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Il processo parigino: i testimoni della difesa (Terza parte)

Imputati al processo di Parigi concluso nel 2013 erano alcuni dirigenti locali e due organizzazioni Scientology, il Celebrity Centre e la libreria. I testimoni della difesa hanno parlato sia a favore dei singoli imputati, sia a favore delle organizzazioni e della pratica del "Rundown di Purificazione". A seguire le loro deposizioni.

Di © Jonny Jacobsen, giugno/luglio 2009.

© Traduzione di Simonetta Po, dicembre 2013.

 

Si veda anche:


Eric Roux, portavoce del Celebrity Centre

«Immagino che lei sia stato bene addestrato», ha detto il giudice Sophie-Hélène Château con un apparente riferimento a una precedente testimonianza secondo cui gli scientologist sono addestrati a mentire in tribunale.

No, per niente, ha risposto Eric Roux [portavoce del Celebrity Centre - N.d.T.]: la verità è una parte vitale di Scientology. [1]

Alto, magro, abito grigio scuro, Roux sarebbe potuto essere tra gli altri imputati di questo processo, ma lui personalmente non ha mai corso il rischio di trascorrere un solo giorno in prigione. È in tribunale per rappresentare il Celebrity Centre di Parigi, dove hanno avuto luogo alcune delle presunte truffe, una delle due organizzazioni Scientology a processo.

Roux è salito sul banco dei testimoni la mattina di mercoledì 10 giugno [2009] per respingere le accuse formulate contro il Celebrity Centre. Sottoposto alle domande incalzanti del giudice, nelle ore successive ha tenuto un atteggiamento composto e raffinato. Nel corso della sua testimonianza ha fatto numerose affermazioni in netta contraddizione con le precedenti deposizioni, in particolare quelle dell'ex scientologist Roger Gonnet:

  • ha ripetutamente sminuito il valore del Test della Personalità in quanto strumento di reclutamento, liquidando come antiquati i documenti interni di Scientology che suggerivano il contrario;
  • Ha insistito che tutte le richieste di rimborso vengono onorate, nonostante le affermazioni del contrario fatte dai ricorrenti;
  • Ha ridefinito diverse parole chiave della terminologia Scientology; "vendita dura", ha detto, in realtà è dare un aiuto al prossimo.

Il Centro Scientology - o Association spirituelle de l'Eglise de Scientologie (ASES), come viene ufficialmente definito - è stato istituito in base alle leggi francesi sulle associazioni no-profit, ha detto Roux. Il suo scopo è diffondere il verbo della religione Scientology. Ha 135 membri dello staff che rispondono alle necessità dei 500 utenti regolari che utilizzano i suoi servizi, si tratti dello studio degli scritti del fondatore L. Ron Hubbard o della pratica delle tecniche di auditing di Scientology.

Scientology, ha detto Roux, richiede una devozione importante: «Non è sufficiente credere in Dio», bisogna anche studiare approfonditamente le opere di Hubbard - proprio come i seminaristi cristiani devono studiare la Bibbia.

Roux ha riconosciuto che la corte aveva avuto difficoltà a comprendere come si potesse definire "donazione" il denaro versato per qualcosa che andava comprato. «Ho visto che sono state fatte delle domande», ha detto, «ma vi garantisco... non si tratta di doni nel senso legale del termine.» Scientology è una religione fondata nella tradizione anglosassone e, in quei paesi, usano la parola "donazione". Nel fare queste donazioni fisse, ha proseguito Roux, i fedeli stanno semplicemente riconoscendo l'opera svolta dalla loro chiesa. «Contribuiscono alla Chiesa, che contemporaneamente concede loro il diritto a un servizio.» E da quanto ne sapeva, anche altre religioni hanno pratiche molto simili. Nelle religioni indù esistono prezzi fissi per certi riti, ha detto; la Chiesa Anglicana stabilisce una tariffa per la sua messa, «... e se non paghi la tariffa, non hai la messa.»

Il giudice Château ha voluto sapere se tutto questo fosse stato spiegato a Aude-Claire Malton, la ricorrente principale di questo caso. Certamente, ha risposto Roux. L'offerta del servizio viene sempre accompagnata da un documento che spiega a che cosa serve il pagamento. «Viene sottolineato che si tratta di un servizio religioso.»

[Nota del traduttore: sarà anche così, ma ai tempo della mia affiliazione (metà anni '80) questo non succedeva e mi furono addirittura rilasciate delle regolari fatture che avevo scaricato in ditta come "corsi di aggiornamento professionale"... espediente suggeritomi dal registrar di turno. Per i trasferimenti di denaro all'estero, es. per Flag, in un'epoca in cui non si poteva espatriare con più di un milione di lire in tasca, si ricorreva alle "cure mediche", anche questo espediente consigliato dal registrar. Per non parlare del fatto che io appresi di essere entrata in un movimento religioso un paio d'anni dopo essere uscita da Scientology. Io frequentavo un "Centro Dianetica", la parola "chiesa", che compariva in certi (pochi) documenti che mi erano passati sottomano, mi venne spiegata come una cosa "americana", ma "la religione e la fede" non c'entravano niente... era una filosofia religiosa applicata, dove il "religioso" aveva a che fare con lo spirito, non con la religione come comunemente intesa.]

Roux ha poi affrontato la questione dei pagamenti anticipati, ma ha preferito chiamarli contribuzioni. «C'è questa idea che tutti gli scientologist siano spinti a fare pagamenti anticipati», ha detto. Ma semplicemente non era vero: poteva citare per nome almeno 20 compagni scientologist che pagavano i servizi via via che ne usufruivano. Ma se altri sceglievano di pagare prima, era un loro diritto farlo. «Si tratta di una cosa a cui la gente si appassiona», ha spiegato. Lui stesso aveva speso 50.000 franchi (7.600 euro) di auditing in due settimane. «Perché? Perché era ciò che stavo cercando, e lo avevo trovato.»

Ma mentre alcuni sono disposti a pagare forti somme in anticipo - e usufruire delle riduzioni previste in questo caso - altri stanno anni e anni senza fare un solo corso. L'esborso medio di uno scientologist per i suoi studi è di circa 1000 euro l'anno, ha detto. «Se la gente non ci finanziasse dovremmo chiudere. E non un solo centesimo va in profitti.»


"Non c'è un problema rimborsi"

Il giudice Château gli ha fatto domande su quanto affermato dall'ex membro Roger Gonnet: il salario del personale è legato alla loro resa produttiva. «Gonnet non sa nulla della gestione della Chiesa di Scientology», ha risposto Roux, riconoscendo che se le entrate sono scarse, allora a volte il salario del personale è inferiore. Ma questo non significa che gli staff vengano penalizzati proporzionalmente. Roux ha poi negato l'affermazione di Gonnet secondo cui quando si concede un rimborso, il centro Scientology che lo fa deve risponderne al management internazionale - e che i soldi vengono detratti dalla paga del personale. «Non c'è un problema di rimborsi», ha affermato. «Dirlo è totalmente falso.»

La corte aveva già ascoltato la testimonianza che se lasci Scientology puoi ottenere il rimborso totale, ma scatta il divieto di ricevere ulteriore addestramento. Che cosa succede con i rimborsi parziali? Ha chiesto il giudice Château. Per esempio, l'ex ricorrente Eric Aubry, che alla fine ha raggiunto un accordo stragiudiziale con Scientology, aveva fatto fatica a ottenere un rimborso parziale, quando lo aveva richiesto.

«È molto raro che si chieda un rimborso parziale», ha risposto Roux. «La regola è che se chiedi un rimborso, allora non puoi più iscriverti a corsi Scientology.»

Il giudice Château ha insistito: nel suo caso, Aubry avrebbe voluto restare nel movimento, ciononostante aveva bisogno di un rimborso parziale: in seguito si era lamentato di non averlo ottenuto. Perciò, che cosa succede in casi del genere? «Tutte le richieste di rimborso vengono accettate al cento percento», ha risposto Roux. Ma pochissimi scientologist, al massimo un tre percento, lo chiedono.

Alle domande sui prezzi, Roux ha spiegato che le tariffe vengono fissate dalla chiesa madre. Ha calcolato che il Centro versa circa il 10% alla chiesa madre e ha aggiunto che il denaro è trasferito con i sistemi convenzionali, contraddicendo quanto aveva detto Gonnet, cioè di avere contrabbandato soldi all'estero nascondendoli nelle mutande.

«Abbiamo un sistema finanziario molto rigido... i nostri conti sono totalmente alla luce del sole», ha affermato Roux. Dopo tutto, ha aggiunto, erano sopravvissuti ad anni di approfondite analisi dell'Internal Revenue Service americano, e una delle condizioni dell'IRS era che il denaro non fosse usato per arricchimento personale.

Più tardi il pubblico ministero Nicolas Baïetto gli ha fatto presente che la Sig.ra Noucrati, ex tesoriera del Celebrity Centre, aveva detto agli inquirenti che i rimborsi dovevano essere autorizzati dagli Stati Uniti, proprio come testimoniato da Gonnet. «Assolutamente no...», ha risposto Roux. «Non dobbiamo passare per la chiesa madre.»


"... non c'è motivazione finanziaria"

Più di uno tra i ricorrenti aveva riferito di avere subito pressioni per pagare prima del giovedì, altrimenti avrebbe rischiato di vedersi aumentare i prezzi. L'ex membro Roger Gonnet aveva parlato di pressioni tremende vissute dal personale per incamerare più soldi della settimana precedente, e che il giovedì alle 14,00 si chiude la settimana. Perché tante pressioni per incassare prima del giovedì alle 14,00? Ha chiesto il giudice.

Naturalmente, ha detto Roux, la chiesa madre è contenta di veder migliorare le finanze. «Non sto dicendo che non si sia contenti quando qualcuno fa una contribuzione importante.» Ma non per questo qualcuno si arricchisce, ha insistito. Se vogliono incassare di più «è per poter fare le nostre opere di beneficienza... perché pensiamo che Scientology possa contribuire al progresso dell'umanità.»

Il giudice ci ha riprovato: «Perché imponete di aumentare i numeri tutte le settimane?» E Roux ha risposto: «Naturalmente abbiamo i nostri obiettivi, ma non sono finanziari. Il nostro obiettivo principale è il numero dei Clear», ha detto riferendosi a uno stadio dello sviluppo Scientology tenuto in grande considerazione nel movimento.

«Non ha risposto alla mia domanda», ha insistito il giudice.

Tutto quel che accade al giovedì, ha spiegato Roux, è l'analisi dei numeri [le statistiche] e discutere quando è stato fatto, «tra le altre cose, analizziamo anche gli incassi.» Dato quanto guadagna il personale del Celebrity Centre, ha aggiunto, «posso assicurarle che non c'è motivazione finanziaria.»

E che succede se alcuni di quei numeri sono bassi? Ha chiesto il giudice. «Nulla», ha risposto Roux. «Ma valorizzate chi ha numeri alti?», ha insistito. «Non necessariamente», ha detto Roux.

Gonnet aveva testimoniato che i centri Scientology dovevano inviare telex settimanali alla sede centrale negli Stati Uniti e che se i numeri erano bassi, ricevevano forti pressioni per migliorarli la settimana successiva. Roux ha detto che si tratta di una sciocchezza: i telex contengono semplicemente i numeri della settimana: quante persone sono state audite; quante hanno raggiunto lo stato di Clear; a quante persone è stata presentata Scientology. «Lo scopo dell'associazione è religioso», ha affermato. «Non è per metterci in tasca dei soldi, perché non ce li mettiamo.»

Il giudice Château ha affrontato i rapporti tra il Celebrity Centre (ASEL) che è un'organizzazione no-profit, e la libreria (SEL) che è una organizzazione a scopo di lucro. La questione è importante poiché le accuse di truffa organizzata formulata contro le due organizzazioni poggia in certa misura sull'accusa che la separazione di ruoli tra le due sia fittizia.

Roux ha detto che, da un punto di vista legale e manageriale, le due organizzazioni sono completamente separate e lo sono dal 1997, misura presa su richiesta dell'autorità fiscale. E che dire del fatto che il Celebrity Centre condivideva le apparecchiature bancarie con la libreria? Ha chiesto il giudice. Roux ha spiegato che la condivisione era durata sei mesi, quando il Celebrity Centre si era ritrovato senza apparecchio per l'accettazione delle carte di credito e aveva avuto problemi per farsene dare uno. «I nostri fedeli non riuscivano a fare le contribuzioni», perciò avevano chiesto alla libreria di poter utilizzare il loro apparecchio. «Non so se fosse un'operazione corretta, ma è durata solo sei mesi.»

Il giudice ha sottolineato che il venditore Jean-François Valli, uno degli imputati, aveva lavorato per entrambe le organizzazioni. Roux non vedeva il problema. Per lui è del tutto naturale che chi fa i corsi Scientology al Celebrity Centre vada a comprare i libri di Hubbard alla libreria Scientology. «Il punto non è questo», gli ha fatto presente il giudice. Il punto è che le persone che acquistato servizi, come parte del pacchetto potrebbero anche acquistare libri - e questo solleva la possibilità che le vendite dei corsi del Celebrity Centre e dei libri SEL possano finire nella stessa fattura.

Roux ha ribattuto che chi fa i corsi Scientology può incontrare difficoltà a reperire altrove i libri necessari: «Non sono libri accettati ovunque», ha detto. Quindi per lei non esiste problema, per quanto riguarda la separazione? Gli ha chiesto il giudice. «No, per nulla», ha risposto Roux. Forse c'era stato un problema nel periodo in cui avevano condiviso il POS, ma oggi la gestione e le attività sono del tutto separate.

Quando si è arrivati a parlare del Test della Personalità, Roux si è affrettato a smentire uno dei documenti interni più imbarazzanti letti durante il processo, che definisce il test come un «metodo buono e affidabile per attirare le persone». Come già aveva fatto l'imputato Alain Rosenberg, anche Roux ha detto che si tratta di un documento vecchio, degli anni '60, e perciò fuorviante. Il test ha più a che fare con l'aiuto a trovare le "attitudini spirituali" di ognuno, aiutare a raggiungere l'autodeterminazione. Il test, ha detto, è «uno specchio spirituale di come quella persona si sente.»

E allora perché viene presentato come basato su ricerca scientifica? Ha chiesto il giudice. «Non mi importa se è scientifico o se non lo è», ha risposto Roux. Parlando per sé, a lui non interessava quell'aspetto.

Il giudice Château gli ha fatto notare che nel caso della ricorrente Aude-Claire Malton, il test non faceva alcun riferimento alla Chiesa di Scientology, ma solo al Centro Dianetica. Come mai? Perché era stato stampato da un Centro Dianetica, ha risposto Roux, aggiungendo però che «la Malton sapeva benissimo che si trattava di Scientology.» Chiunque entri al Celebrity Centre non può non rendersi conto che è una parte della Chiesa di Scientology.

Ma il giudice non è sembrato convinto. «Pensa che alcuni, magari sbagliando, avrebbero esitazioni a fare il test se sapessero che si tratta di Scientology, laddove se si parla di Dianetics è tutto più misterioso?» Dianetics e Scientology sono associate, ha detto Roux. In ogni caso, il 90 percento delle persone arriva a Scientology con altri mezzi, non grazie al test.

Esiste una direttiva che dice di distribuire il test nei quartieri più ricchi? Ha chiesto il giudice. «Assolutamente no», ha risposto Roux. Ma gli scientologist si trovano in una posizione perdente. «Quando andiamo nei quartieri poveri veniamo accusati di fare proselitismo nei quartieri poveri; quando andiamo nei quartieri ricchi, veniamo accusati di fare proselitismo nei quartieri ricchi. Qualunque cosa facciamo, è sempre la cosa sbagliata.»

Chi ha poche disponibilità finanziarie, ha chiesto il giudice, come fa a progredire in Scientology? Molti servizi sono tassativamente a pagamento, e anche quando paghi a rate il prodotto ti viene consegnato a saldo avvenuto. Persino ai grandi magazzini, se scegli di pagare a rate puoi portarti subito a casa la merce.

«Noi non siamo un negozio», ha risposto Roux, «Noi siamo una chiesa, Non possiamo permetterci che la gente se ne vada senza pagare.» Esistono vari modi in cui le persone meno abbienti possono partecipare, ha spiegato Roux. Puoi andare al Celebrity Centre e avere auditing gratuito. Puoi anche ricevere consulenza pastorale. «Il vero significato della carità è aiutare la persona a raggiungere uno stato in cui riuscirà a ritrovare l'auto-determinazione», e ha aggiunto: «Aiuteremo la persona fino a che non riuscirà a cavarsela da sola.»

La vendita dura è "prendersi cura del prossimo"

Il giudice Château è tornato al caso della parte lesa Aude-Claire Malton, che in appena quattro mesi spese in Scientology 140.000 franchi (21.000 euro), indebitandosi pesantemente. Perché persone come la Malton venivano incoraggiate a chiedere mutui così esorbitanti per corsi che non avrebbero fatto immediatamente, ma per pagare beni e servizi con due o tre anni di anticipo? Gli ha chiesto. Roux ha risposto che non si costringe nessuno a chiedere prestiti. «Vogliamo che le persone progrediscano, è l'unica cosa che ci interessa. La gente in Scientology vuole progredire.»

Per quanto riguarda la Malton, ha detto che: «da quanto ho sentito, era lei a voler avere un servizio.»

«Non sono sicura che sia quanto ho sentito io», ha ribattuto il giudice. Come pensava che avrebbe potuto ripagare questo prestito al 20% di interesse?

Se la gente spende somme importanti in Scientology, ha risposto Roux, oppure chiede prestiti per il proprio progresso nel movimento, è solo una sua decisione. «Se qualcuno lo fa, è perché vuole pagare per il proprio progresso spirituale, che è molto più importante che chiedere un prestito per comprare un'auto nuova.»

Il personale Scientology non fa pressioni, ha affermato. «Naturalmente è nel nostro interesse avere delle contribuzioni, ma tra l'incoraggiare e il costringere c'è differenza. Nessuno viene costretto a fare alcunché.»

E che cosa ci dice delle tecniche di vendita dura descritte dai ricorrenti, e dall'addestramento alla vendita dura citato dall'ex membro Roger Gonnet? Gli ha chiesto la Château. «No, assolutamente no», ha risposto Roux. In Scientology, vendita dura significa qualcosa di completamente diverso, «La definizione è che qualcuno si prenderà cura di qualcun altro, perché quel qualcuno lo chiede.» [2]

Per quanto riguarda i documenti interni sulla vendita dura, Roux ha detto: «Sono testi vecchi. Non hanno nulla a che fare con Scientology. Se Roger Gonnet pratica Scientology in quel modo, allora capisco. Lui è un attivista anti-Scientology.»

E che cosa ci dice del consiglio dato dall'imputato Jean-François Valli alla ricorrente Aude-Claire Malton di chiedere un prestito alla SOFINCO? Ha chiesto il giudice. Era parte della normale consulenza Scientology, oppure Valli aveva fatto un errore solo suo? «Credo che avrebbe fatto meglio a non farlo», ha risposto Roux. «Non è assolutamente pratica dell'associazione comportarsi in quel modo.» Ma era difficile impedire sempre che queste cose avvenissero.

Il giudice Château ha fatto riferimento al documento stilato per la Malton che elencava punto per punto come procedere: dal dare le dimissioni al trasferirsi in un appartamento più economico. Era parte della "vendita dura" di Scientology? «Non ci occupiamo di come la gente gestisce le sue finanze», ha detto Roux. Ma se uno vuole diventare staff - come la Malton era su punto di fare poco prima di lasciare il movimento - allora, con il suo consenso, lo si consiglia sul modo migliore di muoversi.

«E per voi è del tutto normale?» Gli ha chiesto. La Malton aveva pagato corsi in anticipo per parecchi anni, poi improvvisamente aveva deciso di accettare un impiego che la autorizzava ad addestrarsi gratuitamente. Roux ha detto che la situazione della Malton era abbastanza insolita. «Di solito le persone che pagano forti somme non sono staff. Se la sig.ra Malton aveva insistito con la richiesta di diventare staff, e se era stata accettata... avrebbe ottenuto un rimborso.»

Successivamente incalzato sul punto da Olivier Morice, avvocato della Malton, Roux ha aggiunto: «Non diventi un membro dello staff perché vuoi avere gratuitamente i servizi, [ma] perché vuoi portare la torcia di Scientology, perché hai osservato i suoi benefici.»

E la pratica delle telefonate di follow-up, ha chiesto il giudice. Contattare la gente sul lavoro perché acquistino altri corsi? «Quella non è una pratica di Scientology, a meno che qualcuno non lo richieda specificamente», ha replicato Roux. «Che cos'è una telefonata di follow-up? Quella è roba da imprese, e noi non siamo un'impresa. Addestriamo degli auditor così che le persone possano progredire spiritualmente. A volte la gente ci telefona.»


"Non curiamo niente" (con il Rundown)

Affrontando la questione del Rundown di Purificazione, il giudice Château ha detto che non le erano ancora chiare le regole sui dosaggi [delle vitamine] e sulla formazione dei supervisori, e che nemmeno il Dott. David Root, testimone esperto di Scientology, era riuscito a chiarire la faccenda.

Il Dott. Root aveva affermato che il modo in cui Scientology gestisce il programma è del tutto corretto, ha replicato Roux. Ma questa era una questione di libertà di religione, ha aggiunto. «Non libertà di credenza, ma libertà di pratica.» La corte associava il Rundown di Purificazione a qualcosa di medico, ha continuato. «Ma non ha nulla a che vedere con la medicina. Non curiamo niente. È un rito di purificazione che non ha alcuna pretesa di curare niente.» Il Rundown di Purificazione riguarda la liberazione spirituale.

La prima priorità della corte, gli ha fatto notare il giudice, è il rispetto delle leggi. E se questo procedimento viola la legge allora c'è un problema. Siamo d'accorto?

«Se lei sta dicendo che gli scientologist non hanno il diritto di fare il Rundown di Purificazione, allora lei sta violando il nostro diritto a praticare la nostra religione», ha affermato Roux. No, ha detto il giudice: ma deve essere praticato entro i limiti previsti dalla legge. Quali misure di sicurezza di adottano? Gli ha chiesto.

«Non spetta a me decidere», ha risposto Roux. Viene consultato un medico per verificare che il soggetto non presenti controindicazioni. «Per il resto, noi facciamo un programma religioso. In Francia lo hanno fatto migliaia di persone, senza alcun problema.» Facendo riferimento all'esperto di Scientology Dott. Root, Roux ha respinto qualsiasi suggerimento che il trattamento dovesse essere regolato per tener conto di fattori come il peso o l'età. «Ha detto che per gli individui sani non è necessario fare un trattamento personalizzato.»

Il giudice Château gli ha fatto domande sui fascicoli degli scientologist che fanno servizi: voleva sapere chi vi avesse accesso. «Le cartelle sono religiose, segrete, non disponibili a chiunque», ha risposto Roux. Il giudice gli ha ricordato le lamentele dell'ex ricorrente Eric Aubry, secondo cui gli scientologist avevano fatto commenti impropri su di lui, toccando aspetti della sua vita privata emersi durante le sedute di auditing - quel materiale sarebbe dovuto essere segreto.

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«Se qualcuno utilizza le cartelle [folder] di qualcun altro, allora si tratta di una fatto grave», ha detto Roux. Ma nella sua esperienza non era mai successo.

E il fascicolo poteva essere usato contro l'individuo, o poteva essere inviato negli Stati Uniti? Ha chiesto il giudice. Roux si è limitato a ripetere quanto appena detto: «Se un membro dello staff usasse qualcosa contenuto nel fascicolo di qualcun altro, allora si tratterebbe di una violazione grave.» Ma ha negato l'accusa di Aubry di essere stato messo sotto pressione e fatto sentire in colpa.

Il giudice Château è passata a esaminare la posizione dell'imputato Alain Rosenberg sull'organigramma: durante la sua testimonianza, l'uomo aveva insistito che il suo incarico di "direttore esecutivo" - posto in cima all'organigramma - non significava che avesse un reale ruolo esecutivo. Roux lo ha confermato. Quel ruolo, ha spiegato, era più che altro di coordinamento. Rosenberg officiava le cerimonie principali e svolgeva i compiti religiosi convenzionali. Si occupava anche di addestramento e dello sviluppo di nuovi corsi. Sebbene fosse un incarico importante, non doveva essere confuso con il significato convenzionale derivato dalla lingua inglese.

Roux è stato incalzato da uno dei giudici a latere: Eric Aubry aveva parlato di Rosenberg come del capo dell'associazione.

«Rosenberg officia tutti gli eventi importanti», ha ribadito Roux.

«No», ha detto il giudice. «Ne ha parlato come del capo.»


Note dell'autore:

1. Non ero presente a questo scambio di battute, che però è apparso in più resoconti della stampa (AFP, Le Parisien) e uno degli avvocati in aula mi ha confermato i dettagli.

2. In termini Scientology è assolutamente vero: «Vendita Dura significa insistere affinché la gente compri. Significa interessarsi alla persona, non essere ragionevole su stop o barriere ma interessarsi a sufficienza da farle superare stop e barriere e metterla sul servizio che la riabiliterà.» HCO Policy Letter 26 settembre 1979. Un ringraziamento a John Peeler che l'ha trovata. Si veda anche la definizione ufficiale Scientology di vendita dura: 1. Significa insistere affinché la gente compri. (HCO PL 4 maggio 1965 II). 2. Occuparsi della persona, non essere ragionevole su stop e barriere e ottenere che paghi completamente e che faccia il servizio. (LRH ED 159R-1 INT), tratto da Modern Management Technology Defined.


Aurore Nadler, rappresentante della libreria

Aurore Nadler è salita sul banco dei testimoni consapevole che il suo sarebbe stato un compito arduo. La Nadler è la rappresentante della Scientologie espace librairie (SEL), la rete di librerie francesi del movimento accusata di truffa. La sede parigina della SEL, che secondo il rinvio a giudizio faceva l'80% del turnover, è al centro delle imputazioni per truffa. Nel rinvio a giudizio, il magistrato inquirente Jean-Christophe Hullin aveva concluso che la libreria e il Celebrity Centre non erano le due entità distinte e separate che affermavano essere - punto cruciale dell'imputazione contro entrambe per truffa organizzata. E il magistrato si era fatto la sua idea su chi gestisse realmente il business.

La difficoltà della Nadler è stata che sebbene fosse in aula per rappresentare il network di librerie, non era lei la dirigente ufficiale. A governare le attività, infatti, era [all'epoca dei fatti] la scientologist danese Karen Hansen, che si è rifiutata di incontrare gli inquirenti o di comparire al processo. Dalla sua sede in Danimarca, ha delegato tutti i poteri alla Nadler, perciò era stata lei a dover rispondere alle domande degli inquirenti; la Nadler aveva detto loro di avere incontrato la Hansen solo raramente e non era stata in grado di rendere un resoconto chiaro su chi gestisse la posta aziendale di SEL, come Hullin aveva fatto notare.

Hullin aveva poi sottolineato che solo la Nadler e l'imputato Didier Michaux, impiegato della libreria, avevano accesso ai conti bancari di SEL. Nel rinvio a giudizio, aveva argomentato che in virtù del suo ruolo e dei suoi compiti, a dirigere de facto la libreria era Michaux, cosa che lo stesso aveva negato - e che ha nuovamente negato al processo.

Ad aggiungere problemi alla posizione della Nadler c'è il fatto che Jean-François Valli, uno degli altri imputati al processo, lavorava sia per la libreria, sia per il Celebrity Centre. Il che, per Hullin, offuscava ulteriormente la linea di demarcazione tra le due organizzazioni.

Il giudice Sophie-Hélène Château ha interrogato diversi imputati sul periodo in cui le due organizzazioni condivisero le apparecchiature della banca. Il compito della Nadler era perciò di convincere la corte che le due organizzazioni Scientology a processo - il Celebrity Centre, associazione no-profit e le librerie a scopo di lucro - fossero le due entità separate che sostenevano essere.

Il magistrato inquirente aveva suggerito che i curiosi collegamenti tra le due avessero efficacemente permesso al Celebrity Centre di utilizzare il denaro pagato dai fedeli per sovvenzionare le attività della libreria parigina, con ciò evadendo le tasse per gli importi coinvolti.

Dopo aver delineato la storia delle librerie, la Nadler ha negato il suggerimento avanzato dalla pubblica accusa durante il processo secondo cui i conti della SEL fossero poco chiari, insistendo sulla loro totale trasparenza. «Ogni transazione è comprensibile e visibile», ha detto alla corte, incluse quelle del Celebrity Centre. Ha spiegato che tra il 1998 e il 1999 vi fu un periodo in cui al Celebrity Centre era stato vietato l'uso delle carte bancarie, impedendo ai fedeli di fare i corsi. Così il Centro aveva chiesto aiuto alla libreria, e la libreria aveva accettato di permettere l'uso del loro POS. Prima di accettare, si era consultata con un contabile; l'accordo era stato temporaneo e ogni transazione era stata registrata e correttamente attribuita.


Il prezzo pieno non si applica mai

Il giudice Château aveva già sentito diversi testimoni per cercare di capire la logica del sistema dei prezzi, che a lei sembravano cambiare da cliente a cliente. Il prezzo dell'E-meter, un apparecchio usato nell'auditing di Scientology, è stato oggetto di particolare scrutinio.

La Nadler, come gli altri scientologist già sentiti durante il processo, ha spiegato il sistema Scientology degli sconti. «C'è un prezzo pieno in base al quale vengono calcolati tutti gli sconti e non ho mai sentito che un E-meter sia stato venduto a prezzo pieno.» Questi sconti possono variare dal 10 al 40 percento e sono accordati ai membri che per esempio pagano la quota associativa annuale, oppure la quota vitalizia.

Il giudice Château è intervenuta sottolineando che era stato chiesto ai periti di parte Scientology che avevano testimoniato sull'accuratezza tecnica dell'apparecchio, quale sarebbe stato un prezzo ragionevole di mercato - e loro avevano suggerito cifre di gran lunga inferiori a quelle imposte dal movimento. [1]

«Gli E-meter vengono fatti tutti a mano», ha detto la Nadler. «Forse alcune parti sono particolarmente costose.» Inoltre provengono da 20 parti diverse degli Stati Uniti, e anche i costi di trasporto hanno la loro incidenza. E devono essere costruiti in particolari condizioni di bassa umidità.

E come mai bisogna rispedirli negli Stati Uniti per la manutenzione? Ha chiesto il giudice. Non c'erano tecnici [francesi] che la potevano fare a prezzi inferiori? I controlli di manutenzione, ha risposto la Nadler, non sono obbligatori. In ogni caso, devono essere fatti dal costruttore, e questo contribuisce a mantenere basso il prezzo perché i tecnici sanno quello che fanno.

E quanto costa? Ha chiesto il giudice. Circa 200 dollari, ha risposto la Nadler.

Perché è necessario possedere due E-meter? L'E-meter è uno strumento chiave dell'auditing, ha risposto la testimone, e un auditor non può permettersi di interrompere una seduta a metà, quindi è importante avere un apparecchio di ricambio in caso di malfunzionamento - avvenimento raro ma possibile. Perciò molti scientologist decidono di avere due E-meter, mentre altri si organizzano per condividere il proprio, ha aggiunto.

Più tardi il giudice Château le ha chiesto come potesse giustificare un prezzo di vendita di 4.700 euro. [2] Quello è il prezzo pieno, ha risposto la Nadler, e il prezzo pieno non viene mai applicato. «Il prezzo pieno è una base per calcolare gli sconti. Serve un prezzo di riferimento da cui partire, poi si applicano sconti variabili tra il 10 e il 40 percento.»

Il rinvio a giudizio aveva poi suggerito che il ricarico applicato ai libri venduti dal network SEL fosse dieci volte superiore a libri simili venduti sul mercato editoriale. Come rispondeva all'accusa che i libri costavano troppo? Ha chiesto il giudice. «Non so da dove venga questa idea», ha risposto la Nadler. Il prezzo di 69 franchi (10,50 euro) di una copia di Dianetics, per esempio, era decisamente inferiore a quello di un volume di dimensioni simili di un editore francese, che costava 129 franchi (19,60 euro).

E come mai, ha chiesto il giudice, la libreria ordinava in anticipo quantità così importanti di libri? «Si ha l'impressione che non sia positivo per gli affari», ha aggiunto.

Era previsto da una direttiva stilata dal fondatore di Scientology L. Ron Hubbard, ha spiegato la Nadler. Non potevano scendere sotto una certa soglia di copie in magazzino - per esempio sotto le 500 copie di Dianetics.

«Il che va più a beneficio del fornitore che non vostro», ha fatto presente il giudice. «No, no, no», ha risposto la Nadler. [3]


"Non facciamo credito"

Il rinvio a giudizio aveva anche fatto notare il periodo del maggio 1999 in cui il servizio antitruffa del Crédit Lyonnais aveva riferito di problemi con i pagamenti provenienti dai POS istallati alla SEL. Si era infatti verificata una impennata nell'uso delle apparecchiature della libreria e diversi pagamenti erano stati contestati e cancellati dai presunti acquirenti, che avevano riferito di aver avuto degli addebiti non autorizzati. Che cosa era successo? Ha chiesto il giudice.

«Non furono molti», ha risposto la Nadler. Le operazioni coinvolte furono quattro ed era il periodo in cui la libreria condivideva il POS con il Celebrity Centre. Uno degli addebiti ammontava a 10.000 franchi (1500 euro). Un fedele voleva comprare un corso e un impiegato troppo zelante glielo aveva venduto, ma il cliente non aveva sufficiente credito così era partita la segnalazione anti-truffa.

«Strana coincidenza», ha commentato il giudice. E chi era il venditore coinvolto? Ha chiesto. Ma la Nadler non lo sapeva.

«Non ci sono tanti venditori», ha insistito il giudice Château. La Nadler aveva già testimoniato che la libreria ne impiegava tre, tra cui Valli e Michaux. «Sono stupita che non abbiate fatto un'indagine», ha aggiunto il giudice.

«Sono certa che il problema fu risolto, ma non ricordo i dettagli», ha detto la Nadler.

Il giudice Château ha chiesto come funzionasse il sistema delle commissioni della libreria, e la Nadler ha spiegato che se la persona acquistava un libro in base al consiglio di uno dei venditori, allora il venditore avrebbe ricevuto una commissione variabile tra il 5 e il 10 percento.

E che cosa poteva dire del sistema di consegna solo a ricevimento del saldo? Ha chiesto il giudice. Perché gestire un sistema di pagamento a rate in base al quale si riceveva la merce soltanto a saldo avvenuto?

«La libreria è un punto vendita», ha risposto la Nadler. «Non facciamo credito perché è un sistema difficile da gestire. Non possiamo permetterci di consegnare articoli non pagati.»

Perciò chi desiderava comprare un E-meter a rate, doveva attendere un anno prima di entrarne in possesso, ha sottolineato il giudice. Secondo la Nadler è normale: «Allo stesso modo si pagano in anticipo anche i corsi.»

Il giudice Château ha affrontato la questione del Test della Personalità. A inizio giornata Eric Roux, rappresentante del Celebrity Centre, ne aveva sminuito l'importanza di strumento di proselitismo: ma il test aveva giocato un ruolo chiave nell'attrarre in Scientology la parte lesa Aude-Claire Malton. La Château ha sottolineato che Michaux, nel minimizzare anch'egli l'importanza del test, aveva però confermato che ne infilava una copia nei libri che inviava ai clienti - su loro richiesta, aveva aggiunto. La Nadler non riteneva che Michaux lo avesse fatto in modo sistematico; «Era una iniziativa del tutto personale.»

Se Michaux era un dipendente della libreria, le ha chiesto il giudice, perché era stato lui a vendere i corsi all'ex ricorrente Eric Aubry, vendita che riservata unicamente al Celebrity Centre? [4].

«Da ciò che ho sentito, il sig. Aubry voleva trattare solo con Michaux», ha risposto la testimone.


Chi dirige il negozio?

La Nadler ha detto che Michaux era soltanto un dipendente della libreria: curava le vendite, teneva in ordine i locali e gestiva il magazzino.

«Non era un po' più di questo?», le ha chiesto il giudice. La Nadler ha risposto che se Michaux fosse stato il direttore de facto (come sostenuto nel rinvio a giudizio), avrebbe diretto anche le altre librerie Scientology in Francia, ma non le gestiva. La dirigente era la Hansen.

E come faceva a gestirle dalla Danimarca? Ha voluto sapere il giudice. «Sono regolarmente in contatto con lei», ha risposto la Nadler, aggiungendo che a un certo punto la polizia era andata nel suo ufficio suggerendo che la Hansen nemmeno esistesse, così fornito il suo indirizzo. La Hansen non gestiva gli ordini correnti della libreria, lei era responsabile della gestione generale, si occupava delle decisioni importanti, dei rendiconti annuali, della firma dei contratti. Uno dei due giudici a latere ha chiesto alla Nadler come mai il network francese delle librerie fosse diretto da una persona residente in Danimarca, e la donna ha risposto che la Hansen conosceva molto bene gli scritti di Hubbard.

Michaux aveva sbagliato nell'occuparsi del Sig. Aubry? Ha chiesto il giudice Château. «Non lo so», ha risposto la Nadler. «Penso di no. Ha venduto al Sig. Aubry quello che il Sig. Aubry voleva acquistare. Aubry voleva comprare l'intera biblioteca [dei libri di Hubbard].»

Il giudice Château ha lasciato la parola alle colleghe a latere, una delle quali ha chiesto chiarimenti sul passaggio in cui Hubbard paragona l'e-meter sia a un microscopio, sia a una macchina della verità.

Il riferimento poteva essere soltanto all'introduzione di Auditing elettropsicometrico: manuale operativo (1952), già citato durante il processo, in cui Hubbard scriveva:

[i] dati qui contenuti sono parimenti applicabili a qualunque "macchina della verità" usata dalla polizia e nei laboratori di psicologia. La misurazione del pensiero con una macchina non è una novità; l'aspetto nuovo sono la comprensione e l'accuratezza della misurazione...

... in questa epoca della Terra così cinica e ottusa, la nostra generazione non cita l'invenzione dell'elettropsicometro, come di tante altre cose, quale invenzione di fondamentale importanza. Ma in futuro gli storici potranno sicuramente dedicarle molte pagine e immagini. Poiché per conoscere la verità, l'elettropsicometro sovrasta di gran lunga l'invenzione del microscopio, che a Leeuwenhoek servì unicamente per trovare il modo di scovare i batteri; l'elettropsicometro fornisce all'uomo la via per trovare la sua libertà e elevarsi forse a livelli sociali e creativi che non ha mai sognato, e per evitare i pericoli sulla strada che l'uomo, percorrendola, avrebbe trovato più mortale di qualsiasi batterio mai evolutosi o inventato.

È stato proprio questo ultimo passaggio che uno dei periti di parte Scientology chiamato a rendere testimonianza sull'E-meter aveva liquidato come «Una logorrea fantasiosa, ambiziosa e risibile».

«Si tratta di uno strumento con altissime performance e come tale non è falso sostenere che è uno strumento religioso, ma anche uno strumento scientifico», ha risposto la Nadler. «Non siamo autorizzati a vendere l'E-meter a chi non sia intenzionato a utilizzarlo a scopi religiosi.»


Scienza e religione

Il terzo giudice ha ricordato alla Nadler che alcune delle affermazioni di Hubbard sull'apparecchio avevano fatto sorridere anche i due periti della difesa Scientology, i quali avevano parlato del suo uso non scientifico di termini come energia e massa. La Nadler ha ribadito che la terminologia di Hubbard è precisa e scientifica, e ha descritto la credenza Scientology secondo cui sono i ricordi dolorosi a rendere la vita difficile a tante persone. «La terminologia usata proviene dalle nostre credenze», ha aggiunto. «[Hubbard] Non ha detto che è il modo in cui gli scienziati dicono le cose.»

«Ma qui c'è una mescolanza di termini religiosi e scientifici», ha obiettato il giudice.

«Se parliamo di E-meter», ha replicato la Nadler, «gli scientologist hanno il loro gergo. Abbiamo creato il nostro linguaggio: l'energia esiste.»

«Ma il termine energia, in fisica, ha un significato preciso, e può creare confusione», le ha fatto notare il giudice. «Non sono un'esperta di E-meter» ha risposto la Nadler, aggiungendo che la descrizione fatta da Hubbard dell'apparecchio non l'aveva turbata.

A ulteriori domande, la testimone ha spiegato di essere scientologist dal 1994 e che in questi 15 anni il progresso nel movimento le era costato circa 35.000 euro.

Olivier Morice, avvocato delle parti lese, ha quindi preso la parola. Ha chiesto alla Nadler di confermare che Didier Michaux aveva lavorato sia per l'organizzazione a scopo di lucro SEL, sia per l'associazione no-profit Celebrity Centre. Poi le ha fatto domande sulla parola "tecnologia", che emerge così spesso nella letteratura Scientology: era intesa per avere una connotazione scientifica?

«Ho dei problemi a comprendere la tecnologia», ha risposto la testimone.

Come già aveva fatto in altre udienze, Morice ha letto un passaggio della rivista Scientology Impact in cui Mike Rinder, all'epoca ufficiale comandante dell'Office of Special Affairs International, denunciava i cosiddetti soppressivi - i nemici di Scientology e dell'umanità. «Non ci fermeremo fino a che quegli SP non saranno stati fatti a pezzi: noi abbiamo la tecnologia e la verità», aveva detto Rinder. [5]

La Signora Nadler poteva essere così gentile da spiegarne il significato? Ha chiesto Morice. «No comment», ha risposto la donna. «Non ho spiegazioni da darle, Sig. Morice.»

Per la pubblica accusa ha poi preso la parola Nicolas Baïetto. Le ha chiesto come potesse Karen Hansen dirigere SEL, il network di librerie Scientology in Francia, senza essere di fatto presente. Ha poi sottolineato che la Nadler non era stata in grado di dare agli inquirenti il suo numero di telefono [della Hansen]. La donna ha ribadito: «La vedo di rado, ma sono in contatto regolare con lei.»

Baïetto ha fatto presente che Danièle Gounord, portavoce del movimento Scientology in Francia, durante l'interrogatorio sembrava ritenere che la dirigente delle librerie fosse proprio la Nadler.

«Si è sbagliata», ha risposto la donna. «Sulla SEL è confusa. Evidentemente, della SEL non sa niente.» Baïetto le ha fatto domande su una serie di questioni piuttosto tecniche relative alle fatture emesse da due degli imputati, i venditori Michaux e Valli. La Nadler ha risposto con grande sicurezza, dimostrando profonda conoscenza dei dettagli dei documenti in esame. Baïetto però non è sembrato soddisfatto e quando riteneva che le risposte fossero irrilevanti, cercava di passare oltre; ogni volta la donna ha però insistito per terminare ciò che stava dicendo, prima di permettergli di porle la domanda successiva.


Il conto trasferimento-cliente

Allora Baïetto ha sollevato la questione del conto trasferimento-cliente, e improvvisamente la Nadler è apparsa in difficoltà. Nel rinvio a giudizio, il magistrato inquirente Jean-Christophe Hullin aveva sottolineato l'istituzione di un conto trasferimento-cliente per permettere ai clienti di spostare soldi dal loro conto al Celebrity Centre su di un conto della libreria, così da potervi acquistare materiali. Secondo Hullin, quello era un esempio dell'offuscamento della linea di demarcazione tra le due entità; la pubblica accusa doveva perciò minare l'affermazione di Scientology secondo cui le due organizzazioni sono totalmente separate - elemento chiave delle accuse di truffa da cui Scientology si deve difendere.

La Nadler ha cercato di spiegare: «La gente vuole usare i suoi soldi, usarli per un servizio oppure per comprare un libro o qualcosa d'altro.» Ma per Baïetto, questo trasferimento di fondi sembrava più che altro un modo grazie al quale il Celebrity Centre spostava soldi alla libreria, che ne beneficiava. Per la Nadler, invece, la situazione era completamente diversa. I fedeli avevano dato soldi al Celebrity Centre, ma volevano spenderli nella libreria. «Non ci sono cattive intenzioni», ha insistito. «È tutto trasparente.» Ma si stava chiaramente innervosendo.

Baïetto le ha chiesto come aveva funzionato tutto questo nel caso di Aude-Claire Malton, ma la Nadler ha detto di non saperlo. Il PM è sembrato non crederle affatto: si trattava di importi consistenti.

Il rinvio a giudizio di Hullin aveva fatto notare che i venditori come Valli, che lavoravano sia per la SEL, sia per il Celebrity Centre, percepivano commissioni sui clienti che riuscivano a portare alla libreria - altro offuscamento dei confine. Era stato Valli a vendere alla Malton libri e corsi. [6]

Il giudice Château ha scelto questo momento per tornare sulla questione della vendita dura: i dipendenti venivano addestrati alla vendita dura?

«Per niente», ha risposto la Nadler. Si addestravano sugli scritti di Hubbard. E, come aveva già fatto il rappresentante del Celebrity Centre Eric Roux, ha proposto la definizione Hubbard di vendita dura. «Per noi hard sell significa to take care of the person [prendersi cura della persona]», ha detto usando il termine inglese.

«Quella è la definizione Scientology» le ha fatto notare il giudice, «Non è la traduzione.» [7]

La Nadler ci ha riprovato: «significa prendersi il tempo necessario per comprendere i bisogni della persona e sapere quali scritti... risponderanno alle sue domande.»

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Quando l'avvocato Louis Pamponet della difesa di SEL ha preso la parola, ha chiesto alla Nadler di chiarire che il prezzo pieno degli E-meter, come riportato dai listini ufficiali, era di fatto una pura nozione, poiché le persone avevano sempre diritto a un qualche tipo di sconto.

«Scientologist diversi hanno diritto a sconti diversi, dando l'idea che i prezzi siano arbitrari», ha detto la donna. Perciò alla ricorrente Aude-Claire Malton era stato venduto un E-meter a 3.290 euro, mentre l'ex ricorrente Eric Aubry ne aveva acquistati due, uno a 3.180 euro e uno a 3.600. Per la difesa questo era un punto importante: il rinvio a giudizio aveva sostenuto che l'alto prezzo dell'E-meter, intorno ai 4.870 euro, era di gran lunga superiore al suo costo di fabbricazione, calcolato in circa 760 euro.

Pamponet ha sottolineato che la Nadler non era stata in grado di trovare nemmeno una singola fattura o ricevuta che indicasse che un qualche cliente avesse pagato l'importo intero. «Non esiste un prezzo intero», ha ribadito l'avvocato. «Non è riuscita a trovare una sola fattura in questo senso, e ha cercato per una notte intera.»

Il venditore era libero di stabilire il prezzo? Le ha chiesto. «Assolutamente no», ha risposto la testimone. L'avvocato ha poi voluto sapere la sua opinione su Didier Michaux che, ha detto, durante il processo era stato ritratto come una persona non del tutto onesta. Era anche la sua impressione? «No, per niente», ha risposto la Nadler. «Per me il Sig. Michaux è un buon scientologist. Non ha mai fatto nulla di irregolare. È molto apprezzato.»

In precedenza, il pubblico ministero Baïetto aveva fatto riferimento a questioni sollevate dalle autorità fiscali in merito ai conti trasferimento-cliente, perciò Pamponet l'ha riportata sul punto. «Su questa questione avete mai avuto problemi con l'agenzia delle entrate?» Le ha chiesto.

«Assolutamente no.»

E l'agenzia delle entrate vi ha offerto consigli in merito a questi conti?

«Assolutamente no.»


Note dell'autore:

1. Su questo punto il rinvio a giudizio è abbastanza confuso. Si legge che il costo di fabbricazione di un E-meter era al massimo di 5000 franchi, o 762 euro. (Uno dei periti chiamati da Scientology lo aveva addirittura abbassato a 500 euro). Il rinvio a giudizio cita un prezzo di vendita di 4.847 euro, dicendo che è dieci volte il suo valore. In realtà, è 6/7 volte (6,36 secondo i miei calcoli). A meno che le cifre citate non siano sbagliate, si tratta solo di calcoli fatti male forse dovuti alla confusione tra franchi e euro.

2. Potrei aver sentito male: il rinvio a giudizio di Hullin parla di 4.847 euro.

3. Il rinvio a giudizio fa notare che l'unico fornitore della SEL era New Era Publications International con sede in Danimarca, che stampa i libri di Hubbard.

4. La corte era già stata informata che tra settembre 1997 e aprile 1999, Aubry aveva speso in Scientology circa 324.000 franchi (quasi 50.000 euro), indebitandosi pesantemente. Aubry ha ritirato la sua querela poco prima dell'inizio del processo, quando ha raggiunto un accordo privato con il movimento.

5. Oggi Rinder è ovviamente considerato egli stesso un soppressivo, visto che ha lasciato il movimento ed è stato una delle fonti dell'inchiesta del St. Petersburg Times su violenze e abusi interni; l'inchiesta tratta profusamente delle aggressioni fisiche di David Miscavige sugli stretti collaboratori, tra cui Rinder.

6. Fu la stessa Nadler a rivelarlo durante la fase istruttoria.

7. Vale di nuovo la pena sottolineare che, in termini Scientology, la Nadler ha offerto una definizione del tutto corretta. «Vendita Dura significa insistere affinché la gente compri. Significa interessarsi alla persona, non essere ragionevole su stop o barriere ma interessarsi a sufficienza da farle superare stop e barriere e metterla sul servizio che la riabiliterà.» HCO Policy Letter 26 settembre 1979. Si veda anche la definizione ufficiale Scientology di vendita dura: 1. Significa insistere affinché la gente compri. (HCO PL 4 maggio 1965 II). 2. Occuparsi della persona, non essere ragionevole su stop e barriere e ottenere che paghi completamente e che faccia il servizio. (LRH ED 159R-1 INT), tratto da Modern Management Technology Defined. 

 
 
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