Il 16 ottobre 2013 la Corte di Cassazione francese ha confermato le condanne a due entità della Chiesa di Scientology e a sei suoi operatori. Il giornalista anglo-francese Jonny Jacobsen ha seguito tutte le udienze del primo grado e ci racconta le deposizioni di tre degli imputati. Di © Jonny Jacobsen, giugno/luglio 2009.
© Traduzione di Simonetta Po, novembre 2013.
Si veda anche:
Il Direttore EsecutivoDopo aver sentito i due imputati delle accuse legate alle vitamine utilizzate durante il Rundown di Purificazione di Scientology, il giudice Sophie-Hélène Château ha chiamato a deporre Alain Rosenberg. Rosenberg fondò il Celebrity Centre nel 1979 ed era direttore esecutivo all'epoca degli eventi in questione. Per questo motivo è stato incriminato per truffa organizzata e complicità nell'esercizio abusivo della professione di farmacista. Riferendosi agli atti, il giudice Château ha detto alla corte che Rosenberg aveva raggiunto OT7, uno dei livelli più alti di Scientology. Nel corso delle indagini, Rosenberg aveva confermato l'esistenza di un manuale per la valutazione del Test della Personalità, elemento al centro dell'inchiesta. Ma si era rifiutato di consegnarne copia agli inquirenti, sostenendo che sarebbe stato travisato. Rosenberg aveva anche criticato i periti della corte e i magistrati inquirenti perché, a suo dire, mancavano di imparzialità. Rosenberg aveva detto agli inquirenti che i riferimenti alle basi scientifiche del test non avevano particolare valore; il test era usato anche a fini di proselitismo di Scientology, per farsi conoscere. Quando uno scientologist intraprendeva azioni legali contro il movimento, i suoi fascicoli venivano automaticamente distrutti e per chi non era soddisfatto dei suoi servizi, Scientology seguiva una politica di rimborso. Nessuno, aveva detto Rosenberg agli inquirenti, era mai stato obbligato a scrivere una storia di successo - quel documento autografo con cui i membri del movimento testimoniano i benefici ottenuti del corso appena completato. Su questo punto Rosenberg aveva rimandato gli investigatori al Codice dell'Auditor di Scientology. [1] Aveva poi paragonato il Rundown di Purificazione Scientology a un rituale religioso, come lo è la pratica del digiuno durante il Ramadan per i musulmani. Rosenberg aveva riferito agli inquirenti di ritenere che sia lui, sia Scientology in generale erano delle vittime. Dopo aver letto quanto riferito da Rosenberg in fase investigativa, il giudice Château ha chiamato l'uomo alla sbarra. Rosenberg è parso determinato a "essere causa" sulla corte, che nel gergo Scientology significa avere il controllo della situazione. Già durante l'introduzione del giudice aveva interrotto l'esposizione chiedendo di ripetere dei passaggi che non aveva sentito. Nelle ore successive, ha interrotto diverse volte i suoi interlocutori e fatto domande agli avvocati e ai giudici che lo stavano interrogando, tanto da essere più volte richiamato all'ordine non solo dal suo avvocato, ma anche da uno dei giudici. Una volta alla sbarra, Rosenberg ha cominciato ad esporre la sua posizione. «Sono scientologist da 30 anni», ha detto alla corte. «Ho dedicato gran parte della mia vita ad aiutare il prossimo.» E per lui, quei 30 anni sono stati un percorso religioso: «Ho dato il mio contributo a Scientology e continuo a farlo.» Ha riferito di aver acquistato e usato l'E-meter, l'apparecchio così fortemente criticato nel rinvio a giudizio. «Ho praticato la mia religione.» Rosenberg ha spiegato perché non aveva dato la sua piena collaborazione al magistrato inquirente: «Non ha mai ammesso che Scientology è una religione.» Il magistrato aveva sempre visto Scientology come una specie di psicoterapia, «perciò c'era un pregiudizio di fondo.» Come ulteriore esempio di ciò contro cui lui e i suoi correligionari dovevano combattere, ha ricordato i commenti fatti da Stéphane Lange, l'ispettore dell'osservatorio francese sui prodotti destinati alla salute (AFSSAPS). [2] «Ho appena sentito un esperto dire che siamo dei ciarlatani», ha detto Rosenberg. «E questo perché lui è un esperto - ma non è un esperto di religione.»
Scientology è costituita da una molteplicità di elementi diversi, ha proseguito Rosenberg; se la forma può essere anglosassone, Scientology ha comunque molto in comune con le religioni tradizionali. È una chiesa che ha assunto una forma moderna, la sua struttura riflette le sue radici americane e le sue origini recenti. «Il mio ruolo è quello di coordinatore delle attività ecclesiastiche», ha detto. E non era un segreto: l'organigramma di Scientology era appeso al muro e visibile a tutti. Ma lei è in cima a quell'organigramma, gli ha fatto notare il giudice Château. Per quanto riguardava l'organigramma del Celebrity Centre, ha detto Rosenberg, il termine "directeur général" era una traduzione infelice poiché dava l'impressione di un dirigente d'azienda. [3] Ma quel termine anglosassone non doveva lasciare a intendere che lui fosse coinvolto nella gestione quotidiana del centro: «È importante saperlo, visto che l'organizzazione è l'espressione della nostra religione.» Rosenberg ha poi esposto la struttura del Celebrity Centre e le sue varie divisioni, ognuna delle quali ha un suo proprio capo. «Nella nostra religione diamo grande importanza alle procedure corrette», ha aggiunto. «Io assicuro il coordinamento. Il mio ruolo principale è assicurare che gli insegnamenti siano disponibili, così che le persone possano beneficiarne nelle condizioni migliori possibili.» Ma questo, ha precisato, esclude tutto ciò che ha a che fare con questioni finanziarie o legali. «A parte questo, io celebro i riti più importanti» del calendario Scientology, come per esempio il compleanno del fondatore L. Ron Hubbard. «Sono un uomo di chiesa», ha ribadito Rosenberg. «E un uomo di chiesa non è il direttore di un'impresa commerciale. Io non decido le cose, è la chiesa che lo fa.» Il suo incarico è limitato al ruolo di consigliere pastorale, alla celebrazione dei riti più importanti, come i matrimoni, all'assicurarsi che gli insegnamenti siano applicati in maniera ortodossa. «Non mi occupo della parte finanziaria», ha proseguito. «Nella vita avrei potuto fare molte cose, se ho scelto di essere un religioso è perché non avrei dovuto fare cose che potevo fare altrove.» [4] Il giudice Château gli ha chiesto perché avesse negato di conoscere Eric Aubry, uno dei querelanti originali che poi ha raggiunto un accordo stragiudiziale con Scientology. In una delle sue "storie di successo", Aubry aveva scritto di avergli stretto la mano. «Non gli ho mai stretto la mano», ha risposto Rosenberg. «Non lo conosco nemmeno.» Aubry l'aveva inteso in modo positivo, gli ha fatto presente il giudice. «Lo descrive come un grande onore.» Per Aubry, Rosenberg era stato la figura più anziana e autorevole del Celebrity Centre. Ma l'uomo ha mantenuto la sua posizione: Se Aubry pensava che lui avesse poteri esecutivi, allora si sbagliava. «Se mi fossi occupato delle finanze, l'avrei detto.» «Ma lei riveste un ruolo di grande importanza al Celebrity Centre», ha insistito il giudice. «È ovvio che la gente mi conosca», ha risposto Rosenberg. «Sono stato io a fondare il Celebrity Centre. Sì, sono conosciuto, leggo i sermoni, celebro i matrimoni... perciò è evidente che sono una persona in vista. Ma di sicuro non ne sono il direttore amministrativo.»
Il giudice Château ha cominciato a fargli domande sul Test della Personalità: qual è il suo ruolo in Scientology? Qual è la sua importanza? «Si può diventare scientologist in molti modi diversi», ha risposto Rosenberg. Al giorno d'oggi quasi tutti i neofiti giungono al movimento grazie ai libri e ai DVD. E sebbene il test non sia usato sistematicamente all'inizio dell'esperienza Scientology, viene fatto più volte durante il percorso progressivo attraverso i diversi stadi Scientology. Ma i test venivano distribuiti in strada, gli ha fatto presente il giudice. «Perché vengono fatti fin dall'inizio?» Rosenberg ha risposto che servivano solo per presentare Scientology alla gente. Il giudice gli ha ricordato che non venivano presentati come Scientology: i volantini menzionavano infatti Dianetics, ma non Scientology. Rosenberg non sapeva perché i volantini citassero Dianetics, forse perché il primo libro di Hubbard sull'argomento si intitola Dianetics. Ad ogni modo, ha aggiunto, il test è disponibile sul sito di Scientology. I coimputati di Rosenberg avevano risposto a tono alle domande, ma lui tende a partire con lezioni dettagliate. Dopo aver spiegato i benefici di Scientology, il suo percorso spirituale e pontificato sul diritto di libertà di religione, è infine tornato alla domanda del giudice in merito al Test della Personalità. «È lo stesso programma in tutto il mondo, per tutti», ha spiegato. «Il test viene analizzato dal computer, allo stesso modo per tutti e senza l'intervento di nessuno.» Compresi i nuovi arrivati? Gli ha chiesto il giudice. «I nuovi arrivati... forse soltanto uno o due arrivano per parlare del test», ha detto Rosenberg. E il Test della Personalità è disponibile proprio all'ingresso del Celebrity Centre, dove è del tutto evidente che ci si trova in una chiesa, «perché è scritto dappertutto.» Indipendentemente dal fatto che i volantini del test citassero Scientology, il punto importante è che una volta entrati al Celebrity Centre, dove la gente andava per riceverne i risultati, era impossibile non rendersi conto di stare in una chiesa. «A volte la gente non vuole ammettere con se stessa di essere in una religione», ha commentato Rosenberg. Il personale della reception spiega ai nuovi arrivati i punti principali di Scientology: che l'uomo è un essere spirituale, che l'esistenza ha molti aspetti. E spiega anche il test, ha aggiunto. «Esso mostra che è possibile migliorare a livello spirituale» perché, ha spiegato, meno consapevole sei, meno bene stai.
Ma Hubbard non aveva parlato del test come di un efficace mezzo di promozione? Gli ha chiesto il giudice? Di che documento si tratta? Ha chiesto Rosenberg. Di quale periodo? Il riferimento è a un documento del 1960. Qualunque fosse il documento, Rosenberg ha ritenuto necessaria una lunghissima spiegazione. [5] «Se è un documento amministrativo», ha chiarito, «Allora dovete guardare all'intenzione del fondatore... vuole attirare gente in Scientology.» Questo documento era stato inteso per la chiesa sudafricana del 1960 e doveva essere esaminato in quel contesto. Rosenberg ha chiesto che gli venisse letto di nuovo l'estratto. «No, questa traduzione è pessima», ha detto. «ma ha un certo valore storico.» Quando però ha cominciato a rispondere in termini religiosi, il giudice gli ha rammentato che stavano parlando di un documento che aveva a che fare con il Test della Personalità in quanto metodo di promozione Scientology. Rosenberg le ha replicato che «È normale, in quanto uomo religioso, che io le risponda da religioso.» Il giudice Château ha continuato a fargli domande, ma Rosenberg è parso determinato a non perdere l'iniziativa - al punto che ha cominciato a interrompere il giudice. «Qual è la frase che la disturba?», le ha chiesto a un certo punto. Il documento citato dal giudice aveva un valore storico, ha proseguito. «Quei documento sono ovviamente di ispirazione, ma non crediamo in loro nel modo che lei dice.» E comunque sia, quel documento era stato sostituito da un altro del 1972. «Non c'è nulla nella mia religione o negli scritti di Ron Hubbard che io non possa spiegare», ha commentato. Il giudice Château gli ha chiesto come venisse analizzato il test. «Riteniamo che, in quanto credenti, si debba avere fiducia in se stessi», ha risposto Rosenberg. Quando qualche punto del test era molto basso si diceva alla persona di insistere su quel punto, perché era possibile migliorare. In passato il canone Scientology comprendeva molti documenti non scritti da Hubbard, ha proseguito. Poi ha accusato l'"apostata" Roger Gonnet - un ex scientologist oggi molto critico del movimento - di aver fornito alla corte dei documenti non più validi. «Ora abbiamo la dottrina nella sua purezza», ha spiegato. Era facile travisare i documenti più vecchi, ma non c'era nulla di deplorevole circa il Test della Personalità: «serve soprattutto per verificare l'effettivo progresso spirituale». L'idea che il test fosse una parte centrale di Scientology ingigantiva la sua reale importanza, ha detto Rosenberg. Si poteva ricevere auditing Scientology senza aver mai fatto il test, che semplicemente aiuta la persona a diventare più consapevole, apre un dialogo, una comunicazione. Ma «non è il test a essere determinante.» E allora perché vi date tanto da fare per pubblicizzarlo? Gli ha chiesto il giudice Château. «Non lo so», ha risposto Rosenberg. «Gli scientologist hanno fede. Ora [pubblicizzano il test] molto, molto meno.»
Il giudice Château è tornata alla domanda se il personale del centro si interessasse alla situazione finanziaria dei nuovi arrivati. Eric Aubry, uno dei primi a denunciare, aveva detto che durante una seduta di auditing gli erano state fatte delle domande sui suoi conti bancari. Se durante l'auditing Aubry aveva discusso di questioni finanziarie, ha risposto Rosenberg, allora aveva avvertito il bisogno emotivo di farlo. Ma di sicuro gli scientologist non cercavano quel tipo di informazione. E che ci dice di questo parlare di donazioni o doni (dons) piuttosto che di prezzi? Gli ha domandato il giudice. «Non si può mettere un prezzo alla libertà di coscienza, alla libertà spirituale», ha risposto l'uomo. Ma Eric Aubry e la parte civile Aude-Claire Malton, e addirittura Pierre Auffret - che si era rifiutato di presentare denuncia perché non riteneva di essere stato ingannato - si erano tutti espressi in termini di pagamenti, non di donazioni. «Questi tre casi sono diversi», ha detto Rosenberg. «Una persona potrebbe avere l'impressione di stare dando», ha replicato il giudice Château. «Tutti gli scientologist sono convinti di stare dando», ha detto Rosenberg aggiungendo che, in ogni modo, i prezzi non erano di sua competenza. E che poteva dirci dei racconti dei nuovi arrivati, delle pressioni a comprare immediatamente per evitare gli aumenti di prezzo? Gli ha chiesto il giudice. «Non mi interessano i prezzi», ha risposto l'uomo. «Vengono fissati dal computer.» Il giudice Château ha affrontato i problemi finanziari di Eric Aubry. Perché far pagare i corsi con tre o quattro anni di anticipo, chiedere prestiti pesanti a tassi di interesse esorbitanti sapendo che, così facendo, i problemi si sarebbero soltanto aggravati, quando invece lei dice che voleva portar loro la felicità spirituale? «Non ho niente a che fare con questi tre casi», ha risposto Rosenberg. «Allora ci parli del principio del pagamento anticipato», gli ha detto il giudice. Rosenberg ha fatto l'esempio di un seminarista che paga in anticipo i costi della scuola di teologia, ma il giudice non è sembrata convinta. «Con cinque anni di anticipo?», ha insistito. È una pratica che tutti gli scientologist conoscono, ha detto l'uomo. Questa corte sta trattando di tre casi particolari, ma per uno scientologist, la pratica non pone problemi. «Sto parlando in via teorica», ha ribadito il giudice. «Lo scopo della chiesa non è mettere la gente nei guai», ha risposto Rosenberg. «E qui siamo d'accordo», ha detto il giudice. ("Là, on est d'accord"). Ma in risposta alla domanda teorica del giudice, Rosenberg ha detto: «Se questo causasse a qualcuno dei problemi finanziari - e ripeto, non è quello il mio ruolo - io non lo farei.» Ci ha tenuto a sottolineare che questo aspetto del lavoro del Centro non era di sua competenza. Il giudice Château ha sollevato la questione dei sussidi già discussa con un altro imputato, Jean-François Valli. [6] In realtà, ha detto il giudice, non si trattava di un sussidio, ma piuttosto di un "ti stiamo facendo un prezzo di favore". Ma i risultati in termini di spiritualità avevano un effetto positivo sugli altri aspetti della vita, ha detto Rosenberg. «Il che, però, non risponde alla mia domanda», ha commentato il giudice - che a questo punto gli ha fatto domande su Aude-Claire Malton la quale, lasciando il lavoro e entrando nello staff del Centro, avrebbe dovuto usufruire dei corsi gratuitamente. «Che ne è stato di tutti i soldi già pagati in anticipo?», gli ha chiesto. La Malton aveva pagato anticipatamente per corsi Scientology circa 110.000 franchi (16.700 euro). «Non lo so», ha risposto Rosenberg. «Nel 1998 non ero a Parigi», ma all'estero a studiare. Ha però aggiunto: «Non so come si faccia a obbligare qualcuno a comprare in anticipo e a farlo addirittura entrare nello staff.» «Non sta rispondendo alla mia domanda», ha insistito il giudice, ma Rosenberg ha sviato di nuovo l'attenzione. «È possibile pagare anticipatamente e lavorare per la chiesa», forse la Malton aveva voluto recuperare i suoi soldi, ma in ogni modo non erano i soldi che gli interessavano. «Naturalmente, ne abbiamo bisogno per esistere», ha aggiunto. «Capisco che questi pagamenti possano lasciare scioccati», ma se la donna avesse voluto averli indietro avrebbe potuto farlo. Il giudice è tornato al caso di Eric Aubry. «Pagò un sacco di soldi in anticipo», poi cercò di ottenere un rimborso per finanziare l'acquisto del suo appartamento. Di nuovo Rosenberg ha cercato di interrompere il giudice ed è stato ripreso dal suo avvocato. Negli scambi che sono seguiti hanno stabilito che si può chiedere la restituzione del denaro versato, ma in quel caso non si potranno più frequentare corsi Scientology. Si deve anche firmare un documento in cui si promette di non iniziare mai azioni legali contro la chiesa. Ma questo, ha detto il giudice, riguarda solo chi lascia Scientology definitivamente. Non riguarda il caso della Malton, che stava per entrare nello staff, e neppure quello di Aubry, che voleva solo un rimborso parziale senza però il desiderio di abbandonare Scientology. «Il rimborso è possibile in tutti i casi?», ha chiesto il giudice. La Sig.ra Malton avrebbe potuto farne richiesta, ha detto Rosenberg. Ed è sembrato suggerire che Aubry avrebbe anche potuto continuare in Scientology, date le giuste condizioni. Ma a questo punto ha cominciato a confondersi. «Non so, non capisco la domanda», ha detto. «Possono farne richiesta.» Il giudice Château è tornata alla questione delle lettere inviate ai membri che avevano smesso di fare i servizi, quelle per farli tornare al Centro. Chi decideva di inviare quelle lettere e a chi? «Non c'è un follow-up automatico», ha risposto l'uomo, lamentandosi che «lei lo sta dicendo come se gestissimo un'impresa commerciale.» È una chiesa, ha ribadito. La gente ha diritto di credere nelle vite presedenti, ha aggiunto à propos di nulla. «Non è un follow-up, è comunicazione.» Ha poi obiettato per il linguaggio caricato usato dal giudice - come se si trattasse di "protezione del consumatore". La Château ha sottolineato che anche Auffret, che si era rifiutato di sporgere denuncia contro il Centro, si era comunque sentito un cliente - proprio come Aude-Claire Malton e Eric Aubry. «La nostra preoccupazione sono l'etica, l'onestà e il rispetto», ha commentato Rosenberg. «Ritengo che noi rispettiamo la legge.» Ma, ha continuato il giudice, la gente firma assegni importanti fin dal primo giorno. «Nessuno si impegna il primo giorno», ha risposto Rosenberg. Magari compra un libro, ma per leggerlo occorre almeno una settimana.
Il giudice ha quindi invitato Olivier Morice, legale delle parti civili, a fare le sue domande. Morice ha ricordato che Rosenberg aveva detto agli inquirenti che il Test della Personalità serviva come modo di contatto, e Rosenberg ha confermato. Ha poi fatto riferimento alla sentenza di Lione degli anni '90 contro l'attività svolta da Scientology in quella città, e le critiche alla distribuzione del Test della Personalità per le strade cittadine. La sentenza aveva fatto notare che il test non conteneva riferimenti a Scientology; che veniva analizzato da persone prive di competenza in materia; che rivelava sistematicamente gravi problemi di personalità. [7] «Non so nulla di quella sentenza», ha risposto Rosenberg. Lui in quel periodo era a studiare all'estero. Morice si è mostrato incredulo, ma l'altro ha mantenuto la posizione. E che dire dell'episodio del 1998 quando i presidi di alcune scuole superiori parigine denunciarono alle autorità la distribuzione di Test gratuiti della Personalità davanti ai loro cancelli? Ha chiesto Morice. Rosenberg ne era al corrente? «Assolutamente no», ha risposto l'uomo. «I minori non varcano le porte del nostro Centro.» Morice ha insistito sulla mancata consegna al magistrato inquirente del manuale per il Test della Personalità. Rosenberg, esasperato, ha ribadito di essersi già spiegato con il giudice Château. Sì, ha detto Morice, ma non lo aveva fatto con sufficiente chiarezza. Rosenberg riteneva di essere stato perfettamente chiaro, ma ha spiegato di nuovo: il magistrato inquirente aveva denigrato le sue credenze e per lui era stato inaccettabile. Che cosa mi dice del Test della Personalità? Ha chiesto Morice. Come viene interpretato? Non parlo di computer o di grafico. «Sarei felice se lei ne facesse uno», ha risposto Rosenberg. «È molto semplice, si usano i documenti di Scientology.» Il test serve per aiutare a capire le diverse aree della vita, ha continuato. «Quando lo vede, lo confronta con la sua vita e trova delle corrispondenze.» Morice gli ha chiesto della International Association of Scientologists (IAS): «Lei conosce Mike Rinder?» Poteva spiegare che cos'è una persona soppressiva? «In ogni religione, particolarmente nel cattolicesimo e nel buddismo, c'è l'idea che certe persone vedano solo nemici e che non abbiano amici», ha risposto Rosenberg. Morice ha prodotto un documento, la copia in lingua francese di Impact, rivista dell'International Association of Scientologists. Ha letto il titolo di una pagina: "La IAS: la nemesi della soppressione". L'articolo riportava un discorso di Mike Rinder, Ufficiale Comandante dell'Ufficio degli Affari Speciali International, [8] con riferimenti alle vittorie legali ottenute contro la Francia con l'aiuto e il finanziamento della IAS. Morice ha citato i commenti di Rinder: «Non ci fermeremo fino a che quegli SP non saranno stati fatti a pezzi, perché noi abbiamo la tecnologia e la verità.» Si è quindi rivolto a Rosenberg: «Il fatto che io sto difendendo persone che hanno querelato Scientology, mi rende un soppressivo?», gli ha chiesto. No, ha risposto l'uomo; il fatto che lei rappresenta i ricorrenti sicuramente no, «Ma non la conosco a sufficienza per dire se lei lo è o no.» Quando Morice ha insistito sulla questione, Rosenberg ha protestato. «Quella rivista è per gli scientologist, è intesa a informare gli scientologist.» In tutti i gruppi ci sono persone che ne opprimono altre per vari motivi, ha insistito. Rosenberg ha chiarito che stava protestando per la linea dell'interrogatorio. «Il mio unico ruolo è riuscire a servire la comunità», ha ribadito. «Ritengo che siamo tutti delle creazioni di Dio - alcuni ne sono più consapevoli, ecco tutto.»
Morice è tornato sulla questione dei rimborsi. Rosenberg aveva parlato in termini di doni o donazioni, ha ricordato. «Un dono è un dono», ha detto Morice. Lei ci sta suggerendo che è possibile "rimborsare" un dono? Le altre religioni non funzionavano in quel modo. Rosenberg ha risposto che non erano questioni di sua competenza, perciò non poteva dare una risposta precisa. Morice gli ha chiesto di un rimborso inatteso ricevuto da Aude-Claire Malton nel 2004, anni dopo gli eventi in questione. Perché Scientology le aveva improvvisamente restituito il denaro? «Non mi interessano le dispute legali», ha risposto Rosenberg. «Come vuole che sappia che cosa è successo nel 2004?» «Sembra proprio che lei sappia poco di tutto», ha commentato Morice sedendosi. Per la pubblica accusa ha preso la parola Nicolas Baïetto, che è tornato alla reazione di Rosenberg sul passaggio letto dalla rivista Impact. Quando esattamente si diventa uno scientologist informato? «Nel momento in cui si ha fede», ha replicato Rosenberg. Baïetto ha insistito, ma l'altro si è attenuto rigorosamente a spiegazioni spirituali e nel giro di breve i due si stavano interrompendo a vicenda. Il giudice Château è intervenuta per riportare ordine. Rosenberg si è calmato. Rispetto la corte, ha detto. «Il problema», ha ribattuto Baïetto chiaramente frustrato, «è che quando le si fanno delle domande è abbastanza difficile ottenere delle risposte.» Il problema comunicativo è continuato. Baïetto gli ha chiesto dell'organigramma di Scientology. Voleva sapere che cosa facesse un direttore esecutivo come Rosenberg, che sta in cima all'organigramma. L'altro si è attenuto ai discorsi spirituali fatti in precedenza. Il PM gli ha chiesto se per uno scientologist era peggio restare indietro con l'addestramento o indebitarsi per pagarlo. Ma ancora una volta i due non si sono capiti e il PM non è riuscito a ottenere le risposte chiare che desiderava. «Evidentemente non usiamo lo stesso vocabolario», ha detto a un certo punto Rosenberg. «Io parlo francese» gli ha risposto Baïetto esasperato. Riferendosi di nuovo all'organigramma, il PM gli ha chiesto che cosa Scientology intendesse per "crimes majeurs" ("alti crimini"). Rosenberg ha spiegato che anche questa era una traduzione infelice. Un principio di Scientology molto importante è che viene considerato un crimine non comprendere il testo che si sta leggendo, «ma non un crimine nel senso usato in tribunale», è più simile al concetto buddista di rispetto, ha aggiunto. [9]
Baïetto ha fatto di nuovo riferimento all'organigramma: che cos'erano questi riferimenti alle celebrità? Rosenberg ha cercato di spiegare la massima di Hubbard secondo cui la grandezza di una cultura si misuri dai suoi sogni, sogni fatti dai suoi artisti - ma non era questo che Baïetto voleva sapere. Il PM ha poi citato altri dipartimenti e unità dell'organigramma dedicati a entrate e vendite: per quale motivo erano sull'organigramma di una chiesa? Ormai lo scambio s'era nuovamente riscaldato e il giudice Château è dovuta intervenire ancora una volta per richiamarlo all'ordine. Rosenberg ha protestato: «Ho fede e sono in buona fede.» «Sto parlando del suo comportamento», gli ha detto il giudice. «Chiedo scusa, non si ripeterà.» Rosenberg ha spiegato che il suo incarico in Scientology per lui non era un lavoro, ma una chiamata, una vocazione; lui apparteneva al suo sacerdozio. Baïetto si è seduto senza aver cavato un ragno dal buco. Poi è stato il turno dei giudici a latere Hélène Sottet e Josée Grouma. La prima a intervenire è tornata alla questione delle donazioni, o doni (dons). [10] Ha detto che non riusciva a far quadrare la definizione legale di dono con la concezione di Rosenberg. L'idea di un dono implica qualcosa dato liberamente, ma i prezzi Scientology vengono imposti. E che dire del benessere? Ha chiesto. Come si progredisce in Scientology? Buona domanda, ha commentato l'uomo lanciandosi in una lunga disquisizione sui mali della società e sulla delinquenza, fino ad arrivare a ciò che doveva essere il nucleo della sua risposta: «Si può innalzare il proprio livello di consapevolezza, migliorare la propria vita», ha detto. Ma bisogna avere la volontà di farlo. «Scientology rende capaci di prendere decisioni per migliorare la propria vita.» Si possono leggere i suoi libri, mettere in pratica i suoi principi «e le cose andranno a posto da sole.» Ma al giudice interessavano i servizi a pagamento. Il Rundown di Purificazione, per esempio, sembrava uno stadio obbligatorio del progresso Scientology; se non si hanno i soldi necessari è possibile farlo? «Se si comprende realmente Scientology, allora è possibile modificare la propria condizione», ha risposto Rosenberg. E che dire della Sig.ra Malton? Ha chiesto il giudice. Che cosa ne pensava lui del fatto che la donna non si fosse resa conto di stare entrando in una religione? Che aveva finito per sentirsi oppressa e depressa?
Provava molta compassione, ha risposto Rosenberg. «In una religione si passano momenti di dubbio. Quando il dubbio aumenta, si può perdere la fede e ce ne dispiace - per lei e per altri - ma posso comprenderlo. Una persona può perdere la fede», ha proseguito, «ma ciò di cui mi dispiaccio è che questo può tradursi in un attivismo anti-religioso, perché lei avrebbe ben potuto ottenere un rimborso e ogni parte coinvolta poteva andarsene per la sua strada.» Non conosceva le parti lese, ha ripetuto Rosenberg, ma per lui tutto il problema era scaturito dalla mancanza di dialogo. Il terzo giudice gli ha fatto domande sulle questioni finanziarie. Quando Rosenberg ha nuovamente negato di avere competenze in quel campo, il giudice ha insistito per fargli dire chi esattamente gestiva le finanze. Lui ha risposto chiedendole a quali questioni finanziarie si riferisse di preciso, il che non ha migliorato le cose. «Signore», ha replicato il giudice, «Quella che fa le domande sono io, lei è quello che deve rispondere», e ha continuato a chiedergli come entrava il denaro, ma lui ha perseverato nelle risposte in termini generali e ha ribadito che i dettagli non erano di sua competenza. «In 30 anni non ha mai avuto conoscenza di questioni finanziarie?», gli ha chiesto di nuovo il giudice. «No», ha risposto Rosenberg. «Non ho mai voluto occuparmi dell'aspetto finanziario o legale, solo del lavoro pastorale.»
Note dell'autore:
1. Una delle clausole dice che un auditor, lo scientologist che amministra la seduta di assistenza o auditing, non deve valutare l'esperienza di chi sta venendo audito.
2. Per essere più precisi, Lange si era riferito al Rundown di Purificazione chiamandolo ciarlataneria.
3. La locuzione francese usata, "directeur général", viene normalmente tradotta come direttore amministrativo. Da quel che posso capire, però, l'incarico elencato al posto più alto della versione in inglese (e in italiano) dell'organigramma è "Direttore Esecutivo".
4. Nel corso del processo è emerso che Rosenberg gestisce con successo un'azienda di abbigliamento.
5. Il solo documento del 1960 che sono riuscito a trovare che rientri nella descrizione è l'Hubbard Communications Office Policy Letter 28 ottobre 1960, "Nuova sezione della promozione dei test". La frase di apertura corrisponde al riassunto fatto dal giudice: "Da un po' di tempo le org usano i test come strumento promozionale. Si è scoperto che si tratta di un metodo buono e affidabile per fare arrivare le persone all'org." C'è un riferimento alle tecniche usate con successo in Sud Africa, come ha detto Rosenberg. Un ringraziamento a Roger Gonnet che mi ha confermato che è proprio questo il documento che lui inviò al magistrato inquirente.
6. Si veda "Primo imputato: il Facilitatore".
7. La sentenza di primo grado è del 1996, ma Morice sembra riferirsi al secondo paragrafo della sentenza d'appello del 1997 che cita: "... manovre fraudolente caratterizzate da ampia pubblicità senza alcun riferimento iniziale alla Chiesa di Scientology, proposta di test gratuiti della personalità analizzati subito al computer da persone prive di qualsiasi competenza nel campo, che rivelano quasi sistematicamente seri problemi personali...". Potete trovare il testo in francese sul sito di Roger Gonnet.
8. N. 96 della rivista Impact, pag. 21 sia nell'edizione in inglese che in quella in francese: ringrazio ancora una volta Caroline Letkeman per avermi fornito l'edizione in inglese. Ciò che la corte non sapeva è che Mike Rinder ha lasciato Scientology e ne è diventato uno dei critici più schietti.
9. Rosenberg ha ragione sul primo punto: "trascurare di chiarire le parole malcomprese" è un alto crimine. È uno dei cinque punti di "out-study tech" elencati nel Capitolo Sette di Introduzione all'Etica di Scientology, nel paragrafo relativo agli atti soppressivi. "Ogni violazione ripetuta o continua", dopo due Corti di Etica e una Commissione d'inchiesta, può portare la persona a "essere dichiarata soppressiva ed espulsa con il massimo della pena". (pag. 333 dell'ed. 1998 in italiano). La "tech di studio" è un sistema ideato da Hubbard e perciò sacrosanto agli occhi degli scientologist.
10. Ammetto di avere afferrato i loro nomi solo a fine processo, perciò non so dire chi ha chiesto cosa. |
Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini,
digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non è consentita senza il preventivo consenso
scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it |