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Il processo parigino: parlano gli imputati (Prima parte)

Il 16 ottobre 2013 la Corte di Cassazione francese ha confermato le condanne a due entità della Chiesa di Scientology e a sei suoi operatori. Il giornalista anglo-francese Jonny Jacobsen ha seguito tutte le udienze del primo grado e ci racconta le deposizioni di tre degli imputati.

Di © Jonny Jacobsen, giugno/luglio 2009.

© Traduzione di Simonetta Po, novembre 2013.

 

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Il Facilitatore

La parte lesa Aude-Claire Malton ha raccontato l'esperienza Scientology in modo rapido e nervoso, a volte scoppiando in lacrime. Gli avvocati della difesa l'hanno contro-esaminata con molta cautela. Patrick Maisonneuve le ha chiesto di chiarire che i risultati del suo Test della Personalità contenevano sia elementi positivi che negativi, e ha cercato di stabilire che la donna era entrata nel movimento con gli occhi bene aperti. Non era forse vero che aveva sentito parlare del processo di Lione del 1996? (Concluso con diverse condanne per truffa e una per omicidio colposo [involontario] per il suicidio di uno scientologist).

Non era forse vero che quando si era unita al gruppo manteneva delle riserve? Sì, ha risposto lei, si era anche chiesta se per caso non fosse un culto. Al Centro aveva fatto delle domande, «Mi dissero che non era un culto, ma un'associazione di persone unite dalla stessa causa.»

Maisonneuve ha voluto sapere delle sue "storie di successo", le lettere in cui descriveva quanto benefici fossero stati i corsi frequentati. Ne ha anche letto un estratto. «Queste lettere non le furono dettate, giusto?», No, ha risposto la Malton. Le aveva scritte con parole sue, giusto? Sì, è stata la risposta della donna.

Poi le ha chiesto del Rundown di Purificazione che l'aveva lasciata così prostrata: prima di iniziare il programma si era fatta vedere da un medico, giusto? Sì, ha risposto, un medico che le era stato raccomandato dal personale del centro. Ma comunque un medico, ha ribadito Maisonneuve.

Se durante il Rundown aveva sofferto, perché non aveva chiesto un dottore? Lei ha spiegato che il suo atteggiamento dell'epoca era stato: «ci passerò attraverso a ogni costo.»

Perché aveva chiesto un prestito alla SOFINCO?

«Presi il prestito perché mi sentivo bene e volevo andare avanti. In pochi mesi avevo fatto dei progressi.»

Se Scientology era un culto di vedute ristrette interessato soltanto a indottrinarla, perché l'avevano incoraggiata a parlare con la sua famiglia? La Malton ha detto solo che l'avevano allenata in anticipo su che cosa dire. Ma ha obiettato quando un altro avvocato della difesa si è meravigliato che avesse cambiato così radicalmente atteggiamento dopo solo quattro mesi da scientologist. «Non ho mai detto di voler essere una scientologist», gli ha risposto, «io volevo solo fare dei corsi.»

La Malton ha anche respinto l'idea che l'imputato Jean-François Valli l'avesse accompagnata alla banca SOFINCO solo perché lei glielo aveva chiesto. Altre domande della difesa hanno riguardato la sua difficoltà a identificare chi a suo dire l'aveva manipolata: non è riuscita a ricordare i nomi di alcune di quelle persone, nonostante le molte domande del giudice.

I giudici a latere le hanno chiesto delle sedute di vendita a fine serata di studio, e la Malton ha spiegato come funzionava. Se opponeva resistenza alle pressioni, le dicevano: «Adesso te lo spiego di nuovo», e rispiegavano per mezz'ora. E se alla fine ancora non voleva firmare l'assegno, le dicevano: «Non credo che tu ne abbia realmente compreso il valore», e ricominciavano a spiegare. Così, ha ribadito, «Era impossibile uscire dal Centro senza aver firmato un assegno.»

Il giudice Sophie-Hélène Château ha quindi voluto sentire l'imputato Jean-François Valli, l'uomo accusato di averla truffata.


"In Scientology non ci sono obblighi"

Valli, 44 anni, è uno dei pochi staff del Centro parigino di cui la Malton era riuscita a ricordare il nome. È accusato di truffa organizzata ai danni di tre persone, tra cui la donna. È vestito in modo sobrio, abito scuro e camicia bianca. Le sue risposte alla corte sono state deferenti all'eccesso, nonostante qualche balbettio.

Valli ha detto di essere scientologist dal 1989. Nel 1998, quando conobbe la Malton, era un consulente-consigliere ["registrar"] del Celebrity Centre di Parigi, ma occasionalmente lavorava anche alla libreria - le due organizzazioni Scientology imputate in questo processo. Incassava una provvigione variabile dal 5 al 15% su beni e servizi venduti e nel 1998 guadagnò circa 100.000 franchi (poco più di 15.000 euro). Oggi non è più membro dello staff, ma continua a fare corsi di Scientology.

Valli ha confermato di avere cominciato a occuparsi di Aude-Claire Malton dopo i suoi primi corsi, ma ha descritto il suo ruolo in termini di dare aiuto affinché le persone facessero la scelta migliore, piuttosto che spingerle all'acquisto. «Rispondevo alle loro domande», ha detto, «e illustravo i vari servizi. Ho conosciuto la Sig.ra Malton dopo che aveva seguito i corsi di Dianetics. Era contenta. Aveva visto parecchi filmati su Scientology e Dianetics.» Il suo supervisore li presentò perché la donna voleva fare il Corso di Comunicazione. «Di solito», ha continuato, «la gente è molto contenta. Quando facevo il consulente vedevo soltanto persone che desideravano proseguire.»

Il giudice Château era interessata in modo particolare al Test della Personalità che aveva attirato la Malton nel movimento. Ma Valli ha detto che lui non era addestrato a valutare il test, «non era quello il mio lavoro», ha ribadito. Il compito spettava agli auditor, i terapeuti di Scientology, oppure ai responsabili della reception. Lui si era limitato a spiegare alla Malton i punti positivi e negativi, «mi pare di ricordare di aver visto anche risultati positivi.»

In seguito, quando i giudici sono tornati sulla questione, ha ripetuto: «Non sono addestrato alla valutazione del test. Per me ciò che importa è quanto mi racconta il cliente.»

Aude-Marie Malton aveva parlato delle pressioni per acquistare altri beni e servizi, ma il ricordo di Valli è diverso. «L'impressione che ebbi è che si trattasse di una persona piuttosto onesta», ha replicato. «Faceva sempre delle domande e non prendeva mai una decisione alla leggera. Il che mi dimostrò che era una che sapeva quel che faceva... avevamo un bel rapporto.»

Perché aveva acquistato così tanti corsi e materiali? Gli ha chiesto il giudice. Nessuno la obbligava, ha risposto Valli. «Mi diceva "voglio fare quello, eccoti il primo pagamento", era molto decisa.» Per i pagamenti anticipati anche di tre o quattro anni, Valli ha spiegato: «Mi chiese se conoscessi una banca e le dissi che se voleva poteva andare alla SOFINCO.» Se l'aveva accompagnata, allora era stato perché lei glielo aveva chiesto. «Un giorno mi chiese di andare con lei, di accompagnarla in banca.»


Un rapporto "conviviale"

Il suo lavoro, ha proseguito Valli, era cercare di aiutare gli altri a ottenere gli stessi benefici che lui aveva personalmente ricevuto da Scientology. «Per quanto mi riguarda, ho fede in Scientology: mi ha dato molte cose... Quando conobbi la Sig.ra Malton, lei voleva veramente progredire... Tutto qui. All'epoca non si è mai lamentata di niente.» Avevano un buon rapporto, lo ha descritto come "conviviale".

Il giudice Château gli ha fatto domande sui prezzi di Scientology. Valli ha detto di aver dato alla Malton un opuscolo con tutti i pacchetti disponibili, perciò aveva tutte le informazioni che le occorrevano. Ma non è forse vero, gli ha chiesto il giudice, che sull'opuscolo non c'erano i prezzi? «Per me», ha risposto l'uomo, «era molto più semplice verificarli a computer.»

Sono seguite diverse altre domande sul perché i prezzi per il medesimo servizio o materiale sembrassero variare drasticamente da un cliente all'altro, per esempio quello dell'E-meter, lo strumento usato nella terapia Scientology. Valli ha ribadito che i prezzi erano uguali per tutti: le variazioni dipendevano dai diversi pacchetti acquistati assieme agli oggetti in questione.

Gli è stato anche chiesto perché Scientology utilizzasse la parola "donazione" per descrivere i pagamenti fatti per quei materiali e servizi. «Le chiamate donazioni», gli ha fatto presente il giudice Château, «ma in realtà sono dei prezzi.»

«Per me si tratta di contribuzioni», ha replicato Valli. «Se uno di iscrive a un servizio - se si rende conto di aver ricevuto aiuto spirituale - allora non è un pagamento per quell'aiuto, ma un contributo alla propria chiesa.» A successive domande su questo punto, Valli ha poi aggiunto: «È una contribuzione. È sì per un servizio, ma allo stesso tempo è anche per aiutare la propria chiesa. Per me, è una contribuzione.» Ha detto che lui stesso aveva speso decine di migliaia di euro per Scientology.

Valli è stato sentito diverse volte su questo punto, sia dai giudici, sia dall'avvocato delle ricorrenti Olivier Morice. E quando uno dei giudici ha espresso scetticismo sull'uso in tale contesto dei termini "donazione" e "contribuzione", Valli è intervenuto. «Scusatemi, ma per me è importante. Si tratta di una chiesa, perciò non si parla di acquisto, si parla di contribuzione... quando faccio una contribuzione alla chiesa, in cambio potrò beneficiare dell'auditing, inoltre permetto alla chiesa di continuare a operare.»

Alle domande sulle storie di successo al termine dei corsi di cui aveva parlato la Malton, Valli ha negato che fosse mai stata costretta a scriverle. «Devono essere spontanee. In Scientology non ci sono obblighi», ha ribadito. «Non vedo quale sia l'interesse a mentire a se stessi. Se la si vuole scrivere lo si fa, se non si vuole, non si fa.»

Ma se una persona non è rimasta soddisfatta da un corso, può continuare? Gli ha chiesto il giudice Château. Certo, ha risposto Valli. «Se si tratta di un corso allora può rifarne una parte... non si incoraggia a continuare al gradino successivo se si è scontenti di quanto si è fatto.»

[Nota della traduttrice: ho frequentato alcuni corsi Scientology a Verona verso la metà degli anni '80. Le "storie di successo" a fine corso erano praticamente obbligatorie, perché se si diceva di non volerle scrivere, allora le insistenze si facevano pressanti e continue. Ricordo che, dopo molte insistenze, la prima volta scrissi due righe su quanto il corso fosse stato interessante. Ma il modo in cui avevo redatto la mia lettera fu considerato insufficiente. Dovevo magnificare un SUCCESSO ottenuto dal corso. Mi inventai qualcosa più per la loro soddisfazione e per il timore di perdere il treno, che per qualche "successo" reale.

Non si tratta di "mentire a se stessi" come ha detto Valli, si tratta che al termine di un corso sei contento di averlo finito, magari lo hai trovato interessante, ma i "successi" veri sono altra cosa e saranno verificabili solo nel tempo. "Mentire a se stessi", oltre che agli altri, è invece dover cedere alle insistenze e descrivere nell'immediato delle cose che non hai ancora sperimentato nella vita reale. Tuttavia, senza "storia di successo" non ti lasciavano iniziare il corso successivo, anche se lo avevi già pagato. Perciò se volevi avvalerti del tuo diritto di usufruire di un servizio già pagato, dovevi piegarti alla loro volontà.

Valli dice che "non si incoraggia a continuare al gradino successivo se si è scontenti di quanto si è fatto". Tuttavia, tra l'essere "scontenti" e magnificare "successi" ci sono parecchi gradi intermedi che però l'estremizzazione tipica degli insegnamenti hubbardiani tende a cancellare.

Fu anche a causa di quelle continue pressioni a fare cose che io, di mia spontanea volontà, non avrei fatto (dalle "storie di successo" all'acquisto di corsi e materiali, fino al volantinaggio IMPOSTO) che nel giro di pochi mesi decisi di lasciar perdere Scientology.]

Poi è venuto il turno di Olivier Morice, l'avvocato delle due parti civili. È possibile progredire in Scientology se si è senza soldi? Valli ha risposto che esistevano diverse soluzioni. «Puoi usufruire dei servizi. Puoi avere dell'auditing gratuito. Puoi vedere i film introduttivi. Puoi frequentare le conferenze. E i volontari possono aiutare il prossimo.»

Ma se non si hanno soldi a sufficienza? Ha insistito Morice. «Chi vuole progredire può farlo», gli ha risposto Valli. Morice non ha mollato: senza soldi? L'altro gli ha risposto che se si vuole progredire in Scientology ma non si hanno i mezzi, allora si può sempre chiedere aiuto. «È una questione di volontà», ha detto in un momento successivo. «Se hai la fede, allora una soluzione la trovi.»

Più tardi il giudice Château è tornata sulla questione dell'aiutare le persone a pagare i corsi Scientology e Valli ha citato la possibilità di finanziamenti. Se si pagava in anticipo, ha spiegato, allora era possibile versare solo il 70% di ciò che sarebbe costato, perciò si trattava di uno sconto del 30%.

Ma non è un travisare il significato della parola "finanziamento"? Gli ha chiesto il giudice e gli ha fatto presente che «si tratta di una riduzione. O forse la chiesa versa a quella persona il 30%?»

«No», ha risposto Valli.

«Perciò è soltanto una riduzione», ha ribadito il giudice.

Morice ha affrontato il caso della sua cliente Aude-Claire Malton: ha sottolineato che la donna non riusciva a pagarsi i corsi. «Lei si è proposto di aiutarla?»

«Non mi ha mai parlato di questo», ha risposto l'uomo. «Non mi ha mai detto di avere delle difficoltà finanziarie.»

Ma lei l'accompagnò alla banca SOFINCO per chiedere un prestito, gli ha ricordato Morice.

«Ciò che ricordo è che la Sig.ra Malton voleva programmare un corso, mi chiese se conoscessi una banca e io le risposi che c'era la SOFINCO», ha replicato. Morice ha insistito: la Malton ha detto che la sera che lei l'accompagnò a casa per firmare degli assegni, le disse di aver finito i soldi. E ha letto un passaggio della testimonianza della donna: «mi propose di accompagnarmi a casa perché altrimenti avrei perso la possibilità di un prezzo speciale.»

No, ha risposto Valli. Lui la ricordava diversamente.


"Molta gioia"

Morice gli ha fatto domande sui rimborsi. Perché non esistevano rimborsi automatici? Esistevano, gli ha risposto Valli. E allora perché facevano firmare una promessa a non adire le vie legali? Valli ha detto di non saperlo: non rientrava tra i suoi compiti lavorativi al Centro Scientology.

Dopo Morice ha preso la parola Nicolas Baïetto, uno dei due pubblici ministeri.

Prima del processo c'erano state speculazioni su quale linea avrebbe adottato la pubblica accusa, poiché un rapporto della Procura del settembre 2006 diceva non c'era alcun caso da perseguire. (Ma il magistrato inquirente era giunto a conclusioni diverse, e questo è il motivo per cui si è arrivati al processo).

Prima del processo, un portavoce dell'Ufficio del Procuratore aveva riferito ai giornalisti che in tribunale i PM non sarebbero stati vincolari al precedente rapporto, e che avrebbero agito come meglio avessero creduto. Baïetto ha confermato questa linea. Mettendo in dubbio la rappresentazione che Valli aveva fatto di se stesso, cioè che si limitava ad aiutare i partecipanti a scegliere il corso giusto, il PM ha letto un estratto di una delle direttive interne di Scientology su come gestire i clienti nuovi:

Dovete essere sempre pronti a controllare ogni corpo che entra nel vostro ufficio, dal momento in cui li portate alla Reception oppure, se vi sono stati portati in ufficio da qualcun altro, da quel momento fino al passo finale in cui firmano l'assegno, fino a che non escono dalla porta... la gente implora di essere controllata. [1]

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Valli ha obiettato che quella direttiva non era stata scritta da L. Ron Hubbard, il fondatore del movimento. «Ma Hubbard l'ha avallata», gli ha fatto notare Baïetto. Valli ha insistito che non era stata scritta da Hubbard, perciò «non è un documento valido.»

Infine ha preso la parola Maisonneuve della difesa. Ha chiesto a Valli di tutte le persone che aveva aiutato in Scientology e quali fossero stati i benefici sperimentati da lui personalmente. «Molta gioia, molto benessere», gli ha risposto - com'era stato per tanti altri. E ha aggiunto che questo caso rappresentava l'unica lamentela di cui fosse al corrente.

Ultimo testimone per la giornata, convocato dalla difesa di Valli, è stato uno scientologist che aveva fatto il Rundown di Purificazione assieme a Aude-Claire Malton.

L'uomo ha detto che la Malton non aveva avuto nessun effetto collaterale e che per tutto il tempo si era mostrata felice e soddisfatta. Parlando della sua esperienza, il lavoro di Valli e la sua consulenza lo avevano lasciato sempre molto soddisfatto. «Non mi ha mai costretto a fare nulla», ha ribadito.


Note dell'autore:

1. "Registration", Hubbard Communications Policy Letter, 3 maggio 1961. Questa direttiva, benché scritta dalla scientologist sudafricana Sue Van Niekerk, riporta l'avallo di L. Ron Hubbard.


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