Francia, prima delle arringhe conclusive
 
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Il processo parigino: prima delle arringhe conclusive

Nelle ultime giornate di udienza viene sentita in aula l'ex deputato Catherine Picard, che per conto dell'UNADFI di cui è presidente chiede di costituirsi parte civile. Si richiamano poi al banco dei testimoni gli attori chiave del procedimento per mettere a confronto le loro dichiarazioni.

Di © Jonny Jacobsen, giugno/luglio 2009.

© Traduzione di Simonetta Po, febbraio 2014.

 

Si veda anche:


Catherine Picard, presidente di UNADFI

L'associazione antisette UNADFI può costituirsi parte civile?
La richiesta, presentata sin dalle prime battute del processo (2009), è rimasta in sospeso fino alla fine del procedimento (2013), quando è stato deciso che era inaccoglibile. Ciononostante, i legali dell'UNADFI hanno partecipato allo svolgimento di tutto il procedimento di primo e di secondo grado. In questa udienza del 2009, Catherine Picard, presidente dell'UNADFI, dibatte la questione con i legali del movimento.

Catherin Picard era già comparsa in corte durante il processo. Il primo giorno, infatti, nel ruolo di presidente dell'UNADFI, unione nazionale di gruppi antisette, aveva cercato di costituirsi parte civile. [1] Gli avvocati di Scientology avevano irosamente obiettato, mentre i giudici avevano deciso di rimandare la propria decisione.

La Picard era ricomparsa il secondo giorno per accompagnare l'accusatrice principale Aude-Claire Malton, che doveva testimoniare.

Ora, a tre settimane dall'inizio del processo, la Picard viene sentita come testimone per spiegare il suo ruolo a capo dell'UNADFI.

Per gli scientologist, però, la Picard è una vecchia conoscenza. Già molto prima di assumere la direzione dell'UNADFI, e grazie al suo lavoro di deputata all'Assemblea Nazionale, si era guadagnata la reputazione di importante voce critiche delle sette in Francia. Dal 1997 al 2002 fu infatti presidente della commissione parlamentare sulle sette, nonché una delle forze trainanti della legge "About-Picard" del 2001, che ha reso più facile perseguire i gruppi ritenuti colpevoli di pratiche settarie (si veda questa introduzione).

Se agli occhi degli scientologist c'è qualcuno che rappresenta il "soppressivo" da manuale, quella è proprio la Picard.

Catherine Picard ha spiegato alla corte che la prima ondata di gruppi antisette prese forma in Francia nel 1974 come reazione alla crescente popolarità dei movimenti alternativi. L'UNADFI, federazione nazionale che li riunisce, nacque nel 1982. [Gli antisette] non lavorano soltanto con chi ha lasciato gruppi ad alte pretese, ma anche con i familiari e gli amici di chi è ancora membro di vari gruppi. Il personale della sede parigina di UNADFI e dei gruppi satellite con sedi in tutta la Francia è formato all'ascolto dell'utenza. In base al tipo di aiuto richiesto, l'UNADFI dispone di una rete di specialisti - avvocati, medici, operatori sociali e altro - a cui è possibile rivolgersi.

Potendo contare su un archivio raccolto in oltre 30 anni di attività, ha proseguito la Picard, l'UNADFI può anche fare opera educativa sui movimenti con cui ha avuto a che fare. Questo non significa che l'UNADFI etichetti questo o quel gruppo come setta - ma, ha detto, il rapporto parlamentare sulle sette del 1995 ha fornito una mappa di massima del territorio. [2]

La priorità dell'UNADFI non è, come alcuni dei suoi critici hanno suggerito, indirizzare l'utente all'avvocato più vicino - benché sia vero che il gruppo ha affiancato Aude-Claire Malton nella sua azione contro Scientology. A volte gli ex membri non vogliono intentare azione legale contro il gruppo che hanno lasciato, ha spiegato la Picard. A volte è semplicemente troppo tardi per farlo, mentre altre volte esistono priorità diverse, perché le persone che emergono dall'esperienza settaria hanno spesso dei problemi unici della loro situazione. Alcuni per esempio devono essere aiutati a riabituarsi a fare scelte autonome. «Spesso la loro vita è caratterizzata da una guida forte», ha spiegato. «Devono riacquisire la propria autonomia... e se hanno bisogno di aiuto psicologico li aiutiamo a trovarlo.»

Nel 1996, ha continuato la Picard, l'UNADFI ha ottenuto il riconoscimento ufficiale per il suo ruolo di pubblico servizio ed è stata classificata come RUP - association reconnue d'utilité publique - conquistandosi una posizione più elevata agli occhi dello stato.

Il giudice Sophie-Hélène Château le ha chiesto di esporre il caso attuale, così come lei lo aveva vissuto. La Picard ha risposto che si trattava della classica situazione in cui un individuo persegue un obiettivo assolutamente legittimo, ma poi incontra un gruppo con obiettivi non altrettanto trasparenti. Spesso le persone arrivano alle sette in cerca di una cosa specifica. Ma le sette sono abili «ad attirarle verso qualcosa che non stavano cercando». La Sig.ra Malton era in cerca di un modo per aumentare le sue capacità comunicative - non cercava qualcosa di diverso.


Molestie

L'avvocato Olivier Morice, che in questo processo rappresenta le parti lese ed è anche avvocato dell'UNADFI, ha chiesto alla Picard di approfondire altri aspetti del lavoro dell'associazione. L'UNADFI, ha spiegato la donna, ha anche stretto dei rapporti con il governo, i suoi ministri, l'autorità giudiziaria e le autorità locali per sviluppare il lato educativo e preventivo del suo lavoro. I suoi membri tengono conferenze e accettano inviti per parlare alle scuole di legge e ai rappresentanti delle varie forze di polizia al fine di educarli sulle questioni correlate [alle sette].

Morice ha chiesto alla Picard di raccontare i problemi sperimentati con Scientology da Janine Tavernier, suo predecessore alla guida dell'UNADFI. La Picard, lodando la Tavernier per l'egregio lavoro svolto per l'UNADFI, ha confermato che la donna era stata portata in tribunale da diversi gruppi, tra cui Scientology. Per quanto ne sa, la Tavernier aveva sempre vinto.

Era vero che la stessa UNADFI era stata querelata da Scientology con l'intento di farla dichiarare illegale e di farla chiudere? Le ha chiesto Morice. Sì, ha confermato la Picard, ma l'associazione era abituata a stare sotto la lente di ingrandimento. Infatti, per ottenere lo status di associazione di pubblica utilità (RUP) si era dovuta sottoporre a uno scrutinio severo. E poiché riceve sussidi pubblici, anche le sue finanze erano severamente regolamentate. Perciò il tentativo di Scientology di farla chiudere era fallito. [3]

E che dire di quegli ex membri di Scientology che, dopo aver presentato denuncia per il modo in cui il movimento li aveva trattati, avevano poi raggiunto accordi stragiudiziali invece che presentarsi a processo? Ha chiesto Morice. La Picard ha confermato che alcuni dei denuncianti avevano ceduto alle forti pressioni di Scientology, accettando quegli accordi. «Ma altri stanno andando avanti.»

La prospettiva di testimoniare in un caso come questo era comprensibilmente minacciosa, ha detto la Picard. E per certi aspetti umiliante. «È sempre molto difficile dover ammettere con se stessi di aver fatto un errore.»

E durante il suo lavoro all'UNADFI, lei aveva mai subito pressioni? Le ha chiesto Morice. Data la sua posizione di presidente, le pressioni non erano una sorpresa, ha risposto la Picard. Ma essendo stata deputato, per lei non era una novità. Aveva subito pressioni nel 2001, quando assieme al collega deputato Nicolas About aveva fatto approvare all'Assemblea Nazionale quella che ora è nota come "legge About-Picard", un rafforzamento delle sanzioni previste contro i gruppi colpevoli di comportamento settario. All'epoca la sua casella e-mail era stata bombardata di messaggi, ha ricordato; due senatori l'avevano messa sotto pressione per ritirare il disegno di legge; l'allora Primo Ministro aveva addirittura ricevuto lettere sulla questione dagli Stati Uniti.

In epoche più recenti, nella sua nuova carica di presidente dell'UNADFI, è stata testimone di manifestazioni ostili davanti agli uffici dell'organizzazione. E, ha aggiunto, «quando tengo conferenze fuori Parigi sono accompagnata dagli scientologist che cercano di disturbare gli incontri. Alla fine te ne fai una ragione.»

Perché riteneva che l'UNADFI dovesse costituirsi parte civile nel caso? Le ha chiesto Morice. «La nostra associazione», ha spiegato la Picard, «ha accolto un alto numero di vittime che non sono riuscite a esprimersi.» Il loro lavoro come associazione era accogliere persone come Aude-Claire Malton per difendere i loro interessi e, se necessario, accompagnarle in quel tipo di situazione.

A un certo punto del suo esame, Morice aveva chiesto alla Picard di spiegare un precedente scontro con Louis Pamponet, uno degli avvocati di Scientology. Quando Patrick Maisonneuve, a capo della difesa, ha potuto prendere la parola, ha commentato che una delle persone coinvolte in una questione del genere non poteva fornire la sua versione. Morice ha fatto obiezione e lo scambio di opinioni è subito deteriorato in uno scontro verbale - non certo il primo durante questo processo. [4]

Maisonneuve è riuscito a continuare il suo contro-esame soltanto quanto, non senza difficoltà, il giudice Château è riuscita a riportare ordine in aula.


Confusione di ruoli

Lo scontro con Pamponet a cui aveva fatto riferimento Morice non è stato completamente esplicitato in aula, ma ciò che è emerso è che lui le fece consegnare un summons [ordine di comparizione, citazione, convocazione - N.d.T.] per commenti che lei aveva fatto ai media. L'avvocato Pamponet aveva obiettato che la posizione della Picard sulle sette era chiaramente critica, mentre lo statuto dell'UNADFI imponeva che il presidente, mantenesse un certo distacco. Chiaramente la Picard non condivideva quel punto di vista. E di sicuro sia Maisonneuve, sia Pamponet sono rimasti sul punto durante il contro-esame.

La Picard aveva spiegato che l'UNADFI accoglie le vittime e le accompagna nelle azioni legali. Come funziona la cosa? Le ha chiesto Maisonneuve.

La testimone ha riassunto il modo di operare dell'organizzazione: rivolgersi a un consiglio consultivo quando le questioni richiedono aiuto specialistico e fornire un avvocato nel caso la persona lo richieda.

«Se un familiare vi chiama», le ha chiesto Maisonneuve, «cercate di contattare il parente oggetto di preoccupazione?»

«No», ha risposto la Picard. «Ciò che ci racconta la famiglia è confidenziale.» Non potrebbero tentare un approccio senza il consenso della persona coinvolta - o della famiglia - perché devono attenersi all'obbligo di confidenzialità.

«Allora vi limitate a contattare la stampa», ha commentato in modo retorico Maisonneuve.

Solo se è desiderio della famiglia, ha replicato la Picard. Quando la stampa si rivolge all'UNADFI in vista di un articolo, l'associazione può sentire dai familiari se sono disposti a parlare con i giornalisti. Se - e solo se - la famiglia o i singoli accettano l'intervista, l'UNADFI dà i loro recapiti alla stampa.

Maisonneuve le ha fatto domande sul ruolo dell'associazione in quanto osservatorio del fenomeno settario e sull'azione di prevenzione degli abusi settari. Non si era in presenza di una confusion de genres? Non si correva il rischio di conflittualità tra i ruoli? L'UNADFI, per esempio, tiene corsi di formazione per le forze di polizia francesi e per i suoi avvocati: «Se qualcuno fa domande su Scientology, suppongo che non trasmettiate un messaggio molto positivo», ha fatto notare.

La Picard ha sottolineato che erano le istituzioni atte alla formazione di quegli avvocati che la invitavano a tenere delle lezioni - assieme a molti altri professionisti. Per quanto riguardava Scientology, ha aggiunto, il gruppo era stato elencato tra i movimenti settari (dal rapporto parlamentare del 1995) e nel corso degli anni era stato coinvolto in numerosi procedimenti legali. Quindi sì, se le chiedevano di Scientology, lei rispondeva che - come molti altri - era considerato un movimento a carattere settario.

Ed è precisamente questo il punto che preoccupava Maisonneuve: che l'UNADFI fosse coinvolta nella formazione dei professionisti della polizia e del sistema giudiziario, e che contemporaneamente cercasse di costituirsi parte civile nel caso. Ma per la Picard non sussiste conflitto di interessi: «Lo stato ci fornisce i mezzi per indagare su queste questioni», ha detto. Lo stato ha anche approvato delle leggi a protezione dei soggetti vulnerabili dallo sfruttamento; delle leggi per proteggere i minori nelle sette; per proteggere i pazienti da medici privi di scrupoli. E in tutta la Francia ci sono avvocati che hanno responsabilità diretta sulla gestione di questioni collegate alle sette. «Non vedo il problema», ha commentato.


"La religione non c'entra"

Maisonneuve è tornato a quanto detto dalla Picard sulle pressioni ricevute da due senatori durante il suo mandato come deputato. «Lei ritiene che quando un attore fa visita a Sarkozy e parla di Scientology, si tratti di pressione?», le ha chiesto. Maisonneuve sembrava riferirsi a un episodio dell'agosto 2004, quanto Tom Cruise fece visita a Nicolas Sarkozy, oggi Presidente della Francia, ma all'epoca Ministro delle Finanze.

«Quando gli sono state fatte domande in merito, il Presidente della Repubblica ha risposto che Scientology non era in alcun modo all'ordine del giorno» del loro incontro, ha risposto la Picard. [5]

Maisonneuve ha rivolto poi la sua attenzione ai commenti fatti da Janine Tavernier. Nella prefazione di un libro e in una successiva intervista al quotidiano Le Monde del novembre 2006, l'ex presidente UNADFI (1993-2001) si era detta preoccupata che l'associazione stesse rischiando di scivolare verso una mentalità da caccia alle streghe e vedesse sette ovunque. [6]

Che cosa ne pensava di quei commenti? La Picard ha risposto di aver letto l'intervista a Le Monde: «La sig.ra Tavernier ha rappresentato l'UNADFI quando ne era presidente», ma adesso non lo era più e le sue erano le parole di una privata cittadina.

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Quando è stato il suo turno, Louis Pamponet, collega di Maisonneuve, è tornato sulla questione Tavernier. [7] Prima però ha chiesto alla Picard di confermargli che anche lei concorda con il principio della presunzione di innocenza. Se è così, le ha chiesto, perché allora aveva descritto la Chiesa di Scientology come una truffa intellettuale, spirituale e finanziaria? Gli statuti dell'UNADFI non le imponevano di essere più controllata e di non dire nulla in pubblico che non potesse essere confermato in tribunale?

«Non ritengo di aver superato i termini imposti dal mio mandato», ha risposto la Picard. «Non ho l'impressione di essermi spinta troppo oltre.»

Come mai allora la Tavernier aveva espresso commenti così severi verso l'organizzazione che un tempo aveva diretto? Le ha chiesto. Ancora una volta la Picard ha ribadito che la Tavernier aveva fatto dei commenti in qualità di individuo privato. E ha chiarito che tutte le decisioni dell'UNADFI sono prese collegialmente.

Quando Pamponet ha cercato di inquadrare la sua domanda successiva sulla questione della libertà di religione, la Picard lo ha interrotto.

«Qui la religione non c'entra. Se vogliono credere in Hubbard, affari loro: le loro credenze non hanno mai ricevuto condanne - non è quello il problema... Se si desidera venerare i cavolini di Bruxelles sotto la luna piena, quello non è un mio problema.» L'UNADFI non era interessata ad attaccare la libertà di religione, ha ribadito.

Ma, ha fatto notare Pamponet, era ritenuto accettabile definire Scientology una truffa intellettuale.


Note dell'autore:

1. UNADFI: Unione Nazionale delle Associazioni per la Difesa della Famiglia e dell'Individuo, Vittime di Sette. I gruppi satellite individuali presenti sul territorio francese sono noti come ADFI. Lo status di parte civile permetterebbe all'organizzazione di avere accesso a tutti i documenti agli atti e, aspetto più importante, forse costituirebbe un precedente che permetterebbe all'UNADFI di chiedere la costituzione di parte civile in tutti i casi collegati alle sette - cosa che gli avvocati della difesa non vogliono affatto.

2. Il rapporto sulle sette del parlamento francese del 1995 fu in realtà molto controverso proprio perché stilava un elenco di gruppi considerati sette. Fu del tutto naturale che molti dei gruppi elencati obiettassero, discutendo sul fatto che erano stati ingiustamente stigmatizzati. All'inizio di quest'anno, ciò che è sembrato un tentativo di introdurre qualcosa di simile da parte di George Fenech della MIVILUDES (Missione Interministeriale di Vigilanza e Lotta contro le Derive Settarie, che dipende dall'ufficio del primo ministro), si è scontrato con la ferma opposizione di altre parti del governo.

3. La corte aveva già appreso da un altro testimone, Jean-Pierre Brard, come Scientology avesse fatto chiudere il Cult Awarness Network (CAN) negli Stati Uniti.

4. Morice, specialista di casi collegati alle sette, si era chiaramente scontrato diverse altre volte con gli avvocati di Scientology. Nel corso del processo si è avuta l'impressione che i rapporti tra le due parti fossero deteriorati da tempo, trasformandosi da normale rivalità professionale in qualcosa di decisamente più personale.

5. All'epoca l'incontro tra Cruise e Sarkozy provocò non poche controversie, poiché Sarkozy veniva già visto come maggior contendente alla successione di Jacques Chirac alla presidenza. Benché Sarkozy avesse insistito che non si era discusso di Scientology, fu comunque criticato - tra gli altri, anche da Jean-Pierre Brard - per aver concesso grande visibilità al movimento. In commenti successivi, Cruise contraddisse Sarkozy dicendo che avevano effettivamente discusso di Scientology ("Les sermons d'amitié de Tom Cruise à Sarkozy", di Gilles Wallon in Libération, 18 giugno 2005.) Vale la pena notare che all'incontro era presente anche Tommy Davis, oggi portavoce principale di Scientology, come confermato da uno spezzone video parte di un recente documentario francese su Tom Cruise ("One Day, One Destiny", France 2).

6. La Tavernier fece inizialmente quei commenti nella prefazione di un libro pubblicato dai rosacrociani, Sectes sur ordonnance, edizioni Amorc. L'intervista a Le Monde fu pubblicata il 17 novembre 2006 ("Il faut distinguer les mouvements religieux des vraies sects"; "Dobbiamo distinguere i movimenti religiosi dalle vere sette".)
[Nota del traduttore: La Tavernier si dimise dall'UNADFI in polemica con il nuovo corso intrapreso dall'associazione, che definì una "caccia alle streghe". Si veda anche qui e qui.]

7. Maisonneuve e Pamponet sono rispettivamente difensori del Celebrity Centre di Parigi, dove i presunti reati ebbero luogo, e della SEL, l'altra organizzazione imputata, la rete di librerie del movimento che ha il suo negozio parigino nello stesso edificio del Celebrity Centre. Non stavano difendendo scientologist individuali.


La parte lesa Malton e gli imputati Valli e Rosenberg - confronto

All'approssimarsi della fine di un processo, in Francia è d'uso risentire gli attori chiave - cioè parti lese e imputati - che rendono nuovamente testimonianza alla luce di quanto emerso dal dibattimento. Aude-Claire Malton, parte lesa principale, e l'imputato Jean-François Valli hanno occupato per diverse ore il banco dei testimoni con racconti radicalmente diversi sul come lui fosse arrivato a vendere a lei alcuni corsi. È emerso nuovamente il particolare significato che Scientology dà al termine "vendita dura": questa volta proposto dal venditore Valli. L'imputato Alain Rosenberg ha invece abbandonato la giustificazione scientifica dei procedimenti di Scientology a favore di un significato prettamente religioso.

Aude-Claire Malton è una delle due parti lese superstiti [tutte le altre hanno rimesso querela dopo aver raggiunto un accordo con Scientology. Lo farà la stessa Malton prima dell'inizio dell'appello - N.d.T.] ed è stata la prima a tornare al banco dei testimoni. Della sua precedente e molto emotiva testimonianza avevano parlato molti giornali.

La Malton aveva conosciuto Scientology nel 1998 e in appena quattro mesi vi aveva speso 140.000 franchi (21.000 euro) di materiali e servizi, prosciugando il suo conto in banca e indebitandosi pesantemente. Oggi sostiene di avere subito pressioni per fare corsi e per spendere denaro che non aveva, e di non aver avuto i benefici promessi. Durante la precedente testimonianza, la Malton era scoppiata più volte a piangere e gli avvocati della controparte erano stati attenti a non incalzarla troppo duramente. Oggi, però, uno di loro ha tentato un approccio più duro.

«Lei è mai stata condannata da un tribunale?», le ha chiesto Louis Pamponet, avvocato difensore di SEL, la rete francese di librerie Scientology e una delle due organizzazioni imputate di truffa. Quando la Malton ha detto di non aver mai subito condanne, Pamponet le ha ricordato una sentenza del 2002. Pare che in quell'occasione le fosse stato ordinato di restituire dei materiali che aveva acquistato nel negozio SEL di Parigi; la sentenza stabilì che quei materiali non le appartenevano più in quanto era stata rimborsata dei soldi pagati per acquistarli.

Olivier Morice, avvocato della donna, ha vigorosamente protestato. «Siamo completamente fuori strada», ha detto. La sentenza in questione era stata successivamente cassata. Qui la Sig.ra Malton è la vittima, ha aggiunto.

Il giudice Sophie-Hélène Château è intervenuta: se Pamponet stava parlando di una sentenza poi dichiarata nulla, allora si era spinto troppo oltre.

In precedenza si era accennato al fatto che qualche anno dopo aver dato inizio al procedimento giudiziario, alla Malton erano stati restituiti 4700 euro. Il rimborso, privo di spiegazioni formali o notifiche, le era stato accreditato sul conto, poi era iniziata l'azione legale per recuperare i materiali Scientology in suo possesso.

Il giudice Château e Morice hanno poi sentito la Malton su punti specifici della sua testimonianza, e la donna ha approfondito la propria vicenda. Ha descritto le pressioni subite per acquistare corsi in anticipo: lei non voleva farlo, non aveva mai chiesto un prestito in vita sua. Cedendo alle pressioni per acquistare corsi di Jean-François Valli, uno dei venditori Scientology oggi imputato, aveva chiesto un finanziamento - comportamento che, ha ribadito, era del tutto estraneo al suo carattere. «Sono sempre stata una risparmiatrice, mettevo da parte i soldi e non avevo mai speso prima così tanto in così poco tempo», ha riferito. «Quando aderii, non mi resi conto che avrei dovuto pagare tanti soldi in anticipo. Io non sono mai stata una persona che spende molto.»


"Volevo solo... che mi lasciassero in pace"

Morice le ha chiesto di ripercorrere la notte del 14 luglio quando Valli la accompagnò a casa per fare un assegno per il corso successivo. «Quella sera ero uscita senza bancomat e senza libretto degli assegni, così non avevo nulla con cui pagare ulteriori corsi. Ma quando terminai lo studio mi dissero che Jean-François Valli voleva vedermi. Non pensavo che volesse accompagnarmi al mio appartamento. Ma lui disse che dovevo assolutamente concludere l'acquisto quella sera stessa.»

Quanto tempo ha impiegato per superare l'esperienza Scientology? Le ha chiesto Morice. «Per superarla mi ci sono voluti praticamente nove anni», ha risposto la Malton. Soltanto da un paio d'anni si sentiva meglio ed era riuscita a ricostruirsi una vita (Aude-Claire Malton era entrata in Scientology nel maggio 1998 e se ne era andata prima della fine dell'anno).

E in generale, era stata un'esperienza negativa? Le ha chiesto Morice. «Sì, assolutamente», ha risposto la Malton.

Il giudice Château è intervenuta. Secondo Valli, la sera in cui la Malton aveva firmato l'assegno era stata lei a chiedergli di accompagnarla a casa. «Ha detto che fu una sua idea», le ha fatto presente il giudice. «Lei aveva acquistato molti materiali e fu lei a proporgli di pagare subito.»

«No», ha risposto la Malton. «Ero uscita di casa senza mezzi di pagamento così ero sicura che non avrei comprato nulla, poi mi convinsero a comprare un pacchetto - e dovevo pagarlo assolutamente quella sera stessa. Nel pacchetto era compreso un certo numero di libri. Si offrirono di riprenderli indietro e di pagarmeli.»

La Malton ha specificato che l'unica cosa che aveva spontaneamente chiesto era stato l'iniziale Corso di Comunicazione; dopo di allora aveva ricevuto regolari pressioni ad acquistare altro. Dopo due ore di corso venne chiamata nell'ufficio dell'addetto alle vendite per l'aggancio successivo. Un venditore le disse di avere qualcosa da proporle. «Volevo solo andarmene a casa e che mi lasciassero in pace», ha aggiunto. «Ma loro continuavano a spiegare, a parlare, dicevano che il corso era molto importante e mi avrebbe veramente aiutata.

«E dopo diverse ore in quella stanza - e vogliono che resti lì, perché devono spiegarti - il tuo unico desiderio è di dire "okay", così te ne puoi andare.»

L'idea di pagare in anticipo non fu sua. «Quanto compro qualcosa, lo compro con i soldi che ho. Il mio scopo era terminare il corso che avevo pagato... Avrei voluto fare un corso e finirlo prima di acquistarne altri, ma quando mi costrinsero a restare e ad ascoltarli per ore, dissi "okay, pago e vado.»

Il giudice Château ha fatto di nuovo presente alla Malton che, secondo Valli, era lei ad avergli chiesto come ottenere un prestito ed era stata lei a chiedergli di accompagnarla alla SOFINCO.

«No», ha risposto la Malton. Lei non era affatto intenzionata a chiedere ulteriori finanziamenti. «Ne avevo già fatto uno per l'ultimo pacchetto, furono loro a propormene un altro.»

Lei non voleva nemmeno indebitarsi, «ma dopo tante insistenze moleste... sei in un centro pieno di scientologist, sei circondato da scientologist. Sono tutti felici, è fantastico e ti propongono un pacchetto... perciò per porre termine alle molestie dissi "va bene".»

Il giudice Château le ha fatto domande sul Rundown di Purificazione, di cui aveva parlato uno dei testimoni. Il Dott. David Root aveva detto che molti lo incastrano nel tempo libero, continuando a lavorare. Per fare il programma la Malton si era presa le ferie.

La donna ha descritto le quattro ore quotidiane in una sauna affollata: sul programma erano in otto, assumevano tutti forti dosaggi di vitamine. Ha raccontato come lei avesse avuto accessi di rossore e di prurito.


"Mi hanno intimidita"

Il giudice le ha fatto domande sul Test della Personalità, di cui diversi imputati avevano minimizzato l'importanza. Eric Roux, testimone per il Celebrity Centre, aveva detto che il test procurava appena il 10% dei neofiti.

«All'inizio il Test della Personalità è stato importante...», ha detto la Malton. «Era interpretato in modo da demoralizzarti», ha aggiunto riferendosi ai risultati. «Fare programmi per [il primo] corso ha contribuito a risollevarmi il morale.»

Anche il risultato del secondo Test della Personalità fatto appena dopo aver terminato il Rundown di Purificazione era stato demoralizzante - in particolare perché lei pensava di avere fatto molti progressi su quel programma. «Sei immerso in questa atmosfera [dove] tutto è bello, [un'] atmosfera positiva - alla fine del Rundown di Purificazione non puoi evitare di sentirti bene.»

Terminato il Rundown la Malton si sentiva molto stanca e fu obbligata a fare di nuovo il Test della Personalità - e attendere il risultato: «il progresso risultò minimo rispetto a quanto pensavo di avere ottenuto.»

«E questo la convinse ad acquistare altri corsi?», le ha chiesto il giudice Château.

«Dissi a me stessa: "forse con un altro corso otterrò risultati migliori"», ha risposto la Malton, confermando anche il resoconto degli scientologist secondo cui i dosaggi di vitamine sul Rundown venivano gradualmente aumentati ogni giorno. E quando aveva iniziato ad accusare problemi di stomaco, avevano spalmato l'aumento su più giorni.

Alcuni degli imputati avevano riferito che le persone portavano al loro medico Corpo sano, mente sana, il libro Scientology sul Rundown, così che sapesse di che cosa si trattava. La Malton ha detto di non averlo fatto.

Il controesame è passato a Virginie Benmayor, avvocato di Valli. Nel descrivere la sera in cui Valli l'aveva accompagnata al suo appartamento per prendere il libretto degli assegni, la Malton aveva parlato di "molestie". «"Mi costrinse"», ha fatto rilevare l'avvocato. «Ma questa giunge nuova.» In precedenza infatti la Malton non aveva mai parlato in quei termini dei corsi acquistati, ha fatto notare la Benmayor - termini che contraddicevano anche la sua testimonianza originale.

«Lei aveva detto: "Li ho comprati perché mi sentivo bene". Ci può spiegare il motivo per cui il suo racconto è cambiato?»

«Rispetto al 1999, oggi ho preso più le distanze», ha risposto la Malton.

«Nessuno l'ha istruita?», le ha chiesto l'avvocato. No, ha replicato la Malton. Aveva rilasciato la sua testimonianza sei mesi dopo gli eventi in questione.

Perciò ora lei sostiene di essere stata costretta? L'ha incalzata la Benmayor.

Sì, ha risposto la donna. «Mi hanno intimidita».

Ma nella sua dichiarazione originale aveva detto di aver chiesto il finanziamento perché voleva progredire in Scientology. «Non capisco perché ora lei dice di essere stata costretta», ha continuato la Benmayor.

Olivier Morice è intervenuto in soccorso alla sua cliente citando un altro passaggio dalla prima testimonianza in cui la donna aveva riferito di aver detto a Valli di non potersi permettere il corso successivo. Valli l'aveva spinta comunque a comprarlo, sostenendo che stava investendo su se stessa - e che se non ne fosse veramente valsa la pena non avrebbe perso due ore per spiegarglielo.

Ma un altro dei legali degli imputati ha voluto sapere che cosa la Malton intendesse per molestia. La donna ha risposto che non si trattava di singoli eventi o cose che Valli avesse detto o fatto, «era un fiume in piena di parole - era lui a condurre la conversazione. Perciò per me fu una molestia.»

«Ma lei è intelligente», ha ribattuto l'avvocato della difesa, «avrebbe potuto dire di no.»

«Ed è quello che feci», ha risposto la Malton. «Ma lui insisteva che dovevo restare ad ascoltarlo.»

Un altro dei legali della difesa ha sottolineato che ora aveva ricevuto un rimborso pieno, perciò quale era stato il pregiudizio materiale sofferto?

«Ritengo di aver subito degli abusi», ha risposto la Malton.

L'esame della testimone è stato continuato dal giudice Château, che le ha chiesto se fosse stata sua l'idea di chiedere un impiego al centro [Scientology]. No, ha risposto la Malton, glielo avevano proposto loro.


Non si fanno corsi di "vendita dura"

A questo punto è toccato a Valli raccontare di nuovo la sua versione degli eventi. In riferimento alla sera in cui accompagnò la Malton al suo appartamento per prendere gli assegni, il giudice Château gli ha fatto presente che era stato lui a insistere per ottenere il pagamento, non la Malton come lui aveva sostenuto.

«Sono scioccato», ha esclamato Valli. La Malton aveva sostenuto che lui l'aveva infastidita, che era stanca, ma in realtà lei nel periodo in questione era in ferie, «non era per nulla stanca.»

Secondo Valli, Aude-Claire Malton era una persona che sapeva quel che faceva. «Se non voleva fare qualcosa, non la faceva. Faceva sempre le cose a modo suo. Mi disse di essere contenta e che voleva progredire», ha aggiunto. «Mi disse di voler fare il Corso di Comunicazione, ma non si limitò soltanto a quello.»

Per quale motivo, però, aveva pagato 140.000 franchi nel giro di pochi mesi, chiedendo finanziamenti per acquistare corsi in anticipo? Gli ha chiesto il giudice.

«La Sig.ra Malton aveva fretta», ha risposto Valli. «Voleva progredire più speditamente.» Si era presa le ferie in modo da potersi dedicare all'addestramento Scientology. «Era molto motivata, avevamo un rapporto eccellente», ha aggiunto Valli - proprio come lui l'aveva con il giudice.

«Sì, ma io non le ho ancora pagato 140.000 franchi», ha ribattuto il magistrato sollevando una delle poche risate della giornata. E che cosa ci dice della hard sell? Gli ha chiesto il giudice usando il termine inglese.

«Non esistono corsi di hard sell », ha risposto Valli. «L'hard sell è quando una persona ha delle domande e tu le rispondi. Consiste nel comprendere ciò che la persona vuole e ciò che è meglio per aiutarla. È trovare il servizio migliore che corrisponda a ciò che la persona vuole.»

Il giudice Château non è parsa convinta. «Ho qualche rudimento di inglese», ha ribattuto - e quella non è la giusta traduzione.

«È gergo Scientology», ha risposto Valli riferendosi alla definizione Scientology. [1] «È l'azione di trovare il servizio migliore che meglio corrisponda alla persona.»

Per 11 anni il suo lavoro era consistito nell'illustrare alla gente come raggiungere lo stato di Clear, ha proseguito l'uomo riferendosi a uno stato decisamente costoso di Scientology. «Lei non può capire che cosa esso significhi per la gente.»

E come interpretava ciò che la Malton aveva definito "un fiume in piena di parole"? Gli ha chiesto il giudice.

«Sono decisamente scioccato», ha risposto Valli. Poi, riferendosi alla testimonianza della Malton all'inizio del processo, quando non si era espressa in termini così forti, ha aggiunto: «mi chiedo soltanto che cosa possa essere successo in questi 15 giorni.»

Ha poi preso la parola Olivier Morice, avvocato della Malton. È tornato a un'affermazione fatta dalla donna in una delle sue deposizioni. Nell'ufficio di Valli, messa sotto pressione per acquistare altri corsi, aveva insistito di non avere più soldi - e Valli le aveva detto che c'erano sempre degli ulteriori corsi da fare, aggiungendo che, in via eccezionale, era disponibile un pacchetto a prezzo speciale. "Ha poi detto che se non ne fosse valsa la pena, non avrebbe perso due ore per spiegarglielo", ha continuato Morice leggendo la deposizione.

A questo punto Valli s'è fatto più animato. «Sono del tutto scioccato», ha ribadito. Aveva letto la prima deposizione della Malton, dove non compariva nulla di tutto questo. Lui le aveva semplicemente proposto di fare dell'auditing, «lei mi ha fatto delle domande, io le ho dato delle risposte», ha aggiunto.


Il Test della Personalità "è parte della mia religione"

È poi stato richiamato al banco dei testimoni Alain Rosenberg, ex direttore esecutivo del Celebrity Centre. L'uomo si è detto deluso della testimonianza data dall'ex scientologist Roger Gonnet, che aveva testimoniato contro gli imputati. Gonnet aveva gestito il suo centro Scientology di Lione negli anni '80, ha detto Rosenberg - non si potevano fare paragoni con la direzione del molto più grande centro di Parigi alla fine degli anni '90.

Il giudice Château gli ha fatto domande sui conteggi spediti settimanalmente via telex alla sede statunitense. Rosenberg ha detto che lui non gestiva quelle cose, ma il giudice non è parso convinto. Morice gli ha fatto domande sulla confusione finanziaria tra il Celebrity Centre e la SEL, la rete di librerie e seconda associazione Scientology imputata di truffa. «Non ho nulla a che fare con la SEL», ha risposto Rosenberg.

Uno dei giudici a latere ha voluto sapere che cosa intendesse Rosenberg quando aveva detto che il riferimento ai meriti scientifici contenuto nel Test della Personalità non aveva un vero valore. «Volevo dire che il fatto che mettiamo quel riferimento non ha... questa etichetta per noi non è essenziale. Ecco che cosa volevo dire», ha risposto l'uomo.

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«Per cui questo Test della Personalità non ha fondamento scientifico», lo ha incalzato il giudice. No, ha replicato Rosenberg. «Il Test fa parte della mia religione. È parte della nostra espressione religiosa. È un'espressione di fede, di una credenza religiosa.» Il Test della Personalità, il Rundown di Purificazione, l'E-meter: fanno tutti parte della pratica religiosa Scientology. E facendo riferimento alle sue origini ebraiche, Rosenberg ha detto di non ritenere che l'ebraismo abbia mostrato la natura scientifica della circoncisione - ma, ha aggiunto diventando piuttosto emotivo, questo non ha impedito la discriminazione contro gli ebrei.

Il giudice ha insistito: perché i riferimenti alle basi scientifiche del test non sono stati eliminati?

«Non lo so», ha detto Rosenberg. Sono state stampate milioni di copie del test con questo riferimento scientifico. «Non ho chiesto io che venisse messo sul mio Test della Personalità.»

La terza settimana di udienze si è chiusa dopo aver ascoltato Eric Roux del Celebrity Centre rispondere a ulteriori domande sull'organigramma di Scientology.

La quarta e ultima settimana del processo sarà dedicata alle arringhe degli avvocati.


Note dell'autore:

1. Ancora una volta, «Vendita Dura significa insistere affinché la gente compri. Significa interessarsi alla persona, non essere ragionevole su stop o barriere ma interessarsi a sufficienza da farle superare stop e barriere e metterla sul servizio che la riabiliterà." HCO Policy Letter 26 settembre 1979. Si veda anche la definizione ufficiale Scientology di vendita dura: 1. Significa insistere affinché la gente compri. (HCO PL 4 maggio 1965 II). 2. Occuparsi della persona, non essere ragionevole su stop e barriere e ottenere che paghi completamente e che faccia il servizio. (LRH ED 159R-1 INT), tratto da Modern Management Technology Defined.

 
 
 
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