© Di Jeff Hawkins, 2009. Tratto da Counterfeit Dreams © Traduzione di Simonetta Po per Allarme Scientology, dicembre 2009. Tutti i diritti riservati. Prefazione della traduttrice Jeff Hawkins è stato staff della Chiesa di Scientology per 35 anni, la maggioranza dei quali in Sea Org. Per tutta la sua carriera si è occupato di promozione e marketing, ha tra l'altro lavorato, curato e diretto le riviste interne e ha progettato e lanciato alcune tra le campagne pubblicitarie di maggior successo della Chiesa di Scientology. Ha lavorato a Pubs WW a Edimburgo, partecipato al trasferimento a Copenhagen di quella che sarebbe diventata la New Era Publications, concluso la carriera a Golden Era Productions oltre a collaborazioni con Bridge Publications e ASI (Author Services Inc.) Il suo è un racconto dettagliato della vita da staff della chiesa e mostra la schizofrenia delle decine e decine di organizzazioni Scientology, la loro farraginosa burocrazia, il complicato organigramma. Parla dell'indifferenza verso il vero merito del lavoro svolto, della follia delle "statistiche", di come venga premiata l'obbedienza piuttosto che la creatività e il buon senso, spesso messo da parte per compiacere i capi di turno. E di come, in definitiva, a vincere sia sempre l'ottusità, in quello che dovrebbe invece essere il regno per eccellenza della razionalità (caratteristica dell'Essere "chiarito" con la "tecnologia" di Hubbard) e dell'intelligenza al suo massimo livello. Ciononostante quello di Hawkins è un racconto pacato e sereno che non scade mai nel vittimismo, ma nemmeno nell'apologia. Con Hawkins si ripercorrono quattro decenni fondamentali per la storia della Chiesa di Scientology: gli anni della costituzione della Sea Org come organizzazione veramente "del mare", imbarcata sulla piccola flotta privata del "Commodoro". Lo sbarco a terra e la nascita della Flag odierna, infine la costruzione e l'organizzazione interna della INT Base, la Base Internazionale nel deserto californiano dove risiedono i funzionari di vertice del movimento, oltre che il suo attuale capo supremo: David Miscavige. Nel suo racconto compaiono nomi che diventeranno famosi, dal "Capitano" Bill Robertson (che ha poi fondato le Ron's Org, gruppo "squirrel" di un certo successo) a Mike Rinder, che sarà per molti anni il dirigente internazionale di OSA e ha lasciato il gruppo in anni recenti. Per chi non è alla ricerca di facile scandalismo, quella di Hawkins è una lettura interessante dall'inizio alla fine. Il blog originale da cui ho tratto il libro di Hawkins è ricco di fotografie d'epoca a cui vale la pena dare un'occhiata. Simonetta Po prendi il libro in un unico file IntroduzioneTutti abbiamo sogni.Sogniamo una vita migliore. Un noi migliore. Anche il prigioniero rinchiuso nella più buia delle celle sogna, se non altro di evadere. Ogni guru, ogni guida spirituale, ogni leader settario lo sa. Sanno come appellarsi a quel sogno interiore. «Puoi essere un grande» ti dicono. «Dentro di te c'è la grandezza. Il tuo corpo, la tua vita, i tuoi limiti sono solo illusioni. Dentro di te c'è un nucleo potente, consapevole, che trascende il tempo e lo spazio». È un messaggio molto seducente perché sappiamo che in quel che dicono c'è un fondo di verità. Di che cosa è realmente capace la mente umana? Nessuno lo sa. Dove andiamo una volta morti? Nessuno può rispondere a questa domanda. Raggiungeremo mai la saggezza, la libertà, la realizzazione, l'illuminazione? Nessuno può dirlo. Salvo il guru. «Segui il mio cammino» ti dice, «e avrai tutto». E non soltanto per te stesso. «Seguimi» dice il guru, «e insieme potremo portare illuminazione e libertà nel mondo intero». Chi è che non vorrebbe credere che sia vero? Se Gesù stesso comparisse domattina e dicesse «seguimi, lascia la tua famiglia, ciò che possiedi e insieme creeremo il Regno di Dio in Terra» quanti abbandonerebbero la loro vita per seguirlo? In particolare tra i giovani, con le loro menti piene di sogni, speranze, aspirazioni, il cuore che brama la grande avventura. Io ho seguito un uomo del genere per 35 anni. L. Ron Hubbard - maestro, guru, avventuriero, cane sciolto, scrittore di pulp, mistico, genio, truffatore. Un uomo brillante, volgare, colorito, affascinante, prolifico, divertente, stratosferico e, come direbbero alcuni, pazzo. Aveva ciò che Anthony Storr chiamerebbe "il carisma della certezza". Lui, e lui soltanto, aveva le risposte, la chiave magica che avrebbe dischiuso la vera libertà spirituale e l'avrebbe messa a disposizione di tutti. L'idea di prendere un sogno come quello e usarlo per cambiare il mondo elettrizza e ispira. Ma se sei seriamente intenzionato a cambiare il mondo, a un certo punto quel sogno etereo deve tradursi in azione pratica. Come confezioni l'idea? Come riuscirai a venderla? Come farai a metterla nelle mani della gente? Questo era il tipo di domande molto terra terra che dovetti affrontare quando feci il mio ingresso nel mondo di Scientology. E con il mio passato di disegnatore e pubblicitario venni chiamato a risolvere quelle cose, che per 35 anni sono diventati i dettagli della mia vita quotidiana. Seducente, direi. Allettante pensare che avevamo tutte le risposte, che stavamo salvando il mondo. E chissà, forse avrebbe funzionato se Scientology avesse davvero creato esseri superiori, illuminati, onniscienti. Forse avrebbe funzionato se fossimo stati tutti degli angeli. Ma non lo eravamo. Eravamo soltanto degli esseri umani comuni, pieni dell'adrenalina della certezza religiosa, del fervore e sì, dell'arroganza. Ho preso consapevolezza del lato oscuro di Scientology un poco alla volta. Quel lato che non avrebbe dovuto esserci. Sono stato testimone del fanatismo, della crudeltà, degli abusi che accompagnano la convinzione che l'umanità personale può essere sacrificata sul breve periodo per raggiungere un obiettivo a lungo termine. Ecco qui come il sogno grandioso si è tramutato in un plumbeo incubo. Capitolo uno: verso casaMi svegliai nell'oscurità, la tetra realtà della mia vita filtrò attraverso la coscienza come un veleno. Potevo percepire le forme stese sulle grossolane cuccette, respiravano sommessamente. Potevo percepire quella massa intorno a me, vedere vagamente gli indumenti e gli asciugamani appesi alle cuccette, sentire l'odore di quei corpi non lavati.Non riuscivo a sedermi, se lo avessi fatto avrei battuto la testa contro la cuccetta superiore così scivolai silenziosamente fuori dal letto. Gli altri avevano un orario lavorativo diverso dal mio, si sarebbero alzati un'ora dopo e sarebbero rientrati quando io già dormivo. A me andava bene - avevo sviluppato un certo gusto per la solitudine. In quella stanzetta dormivamo in sei. Non c'erano armadietti, solo una seggiola, una scrivania e un comò scassato. Trovai i jeans e la T-shirt pulita dove li avevo lasciati, accuratamente piegati sul comò, pronti per la mattina. Infilai gli spessi calzini e gli scarponcini da lavoro, presi da sotto la cuccetta, dove lo avevo infilato, il pesante impermeabile con il cappuccio. Lo scossi per far cadere eventuali ragni - ciò che scarseggiava in spazio vitale abbondava in quantità di insetti. Mi vestii piano al buio, raggiunsi il ballatoio e scesi le scale scricchiolanti. La vecchia casa era buia e silenziosa salvo che per il rumore dei miei scarponi, ancora bagnati dalla pioggia della sera prima. Le scale erano ingombre di tutte le pentole e le padelle che ero riuscito a trovare, ormai piene. Il soffitto continuava a gocciolare. Era marzo laggiù nel deserto, e le notti erano ancora gelide. Fuori, attraverso lo spesso strato di nubi, cominciava a filtrare un po' di luce. Percepivo le figure indistinte degli alberi e l'erba alta attorno alla casa. I primi uccellini si stavano svegliando. La casa era chiamata Old Gilman House o "OGH" - un grosso edificio in rovina di due piani costruito negli anni '20. Decrepito fino all'irrecuperabile, ora serviva come centro di detenzione per chi tra noi veniva considerato irrecuperabile, le "non-persone" pronte per essere "scaricate" dalla Sea Organization della Chiesa di Scientology. I tre o quattro acri attorno alla casa erano completamente circondati da filo spinato, con luci e sensori di movimento ogni pochi metri. Sulla proprietà c'erano cinque edifici e diverse case mobili, usate da magazzino. Telecamere e guardie di sorveglianza controllavano 24 ore al giorno che qualcuno di noi non cercasse di scappare. Il complesso dell'OGH si trova nell'angolo nordorientale di una proprietà di 200 acri a San Jacinto, California, che i locali conoscono con il nome di "Golden Era Production" ma che il suo personale chiama "Base Int" - sede internazionale della Chiesa di Scientology. Vi avevo lavorato per quindici anni e ora era diventata la mia prigione. Karsten, la guardia notturna, era sotto il porticato. Quando uscii mi fece un cenno con la testa. Karsten era un tedesco con il viso aquilino e capelli biondi cortissimi, durante la notte faceva la guardia e al mattino distribuiva gli ordini. «Ieri nella tua stanza ho trovato questa roba» mi disse infilando la mano in uno scatolone ed estraendone due riviste, un Newsweerk e un Entertainement Weekly vecchi di mesi. «Perché leggi queste schifezze?» mi chiese con il suo forte accento tedesco. «Così ti masturbi mentre guardi le figure?» e mi indicò la foto della bella attrice in copertina. «Voglio solo sapere che cosa succede nel mondo» gli risposi. Quel mondo esterno di cui presto avrei fatto parte. «Io non ho bisogno di sapere che cosa succede la fuori» ribatté lui. «Tutto ciò che ho bisogno di sapere è che il mondo wog è brutto e che Scientology ha le soluzioni. È quanto dice L. Ron Hubbard ed è tutto ciò che mi serve sapere. La gente mi ride dietro perché non so chi è il Presidente degli Stati Uniti» aggiunse, «Ma non ho alcun bisogno di saperlo». Ricacciò le riviste nello scatolone. «Non hai bisogno di questa spazzatura». Per parecchi versi Karsten era l'operaio "ideale" della Sea Org. Viveva in una stanzetta della proprietà OGH attrezzata soltanto di una piccola branda e nessuna proprietà visibile. Ogni giorno indossava la stessa uniforme della sicurezza marrone sbiadito che lavava accuratamente in una scassata lavatrice nella stanza sul retro della Gilman House. Ogni volta che entrava in centrifuga tutto l'edificio tremava come se stesse passando un treno merci. Karsten non era sposato e sembrava non nutrire alcun interesse per le donne. L'unica cosa che gli avessi mai visto leggere era un foglio ripiegato che teneva nella tasca dei calzoni con su stampati gli Assiomi di Scientology. Se li studiava per ore, muovendo lentamente le labbra nel tentativo disperato di memorizzarli. Karsten mi diede l'ordine di lavoro per la giornata: dovevo ripulire la zona del recinto perimetrale. Intorno alla Old Gilman House c'era un gruppo di edifici decrepiti a un solo piano che servivano come alloggi degli staff. Quasi tutti gli staff della Base vivevano a Hemet, in un condominio affittato dalla chiesa. Ma per alcuni di noi staff senior c'era il divieto di vivere in città e dovevamo stare in quelle case della Base. Dietro a una di esse c'era una rimessa cadente stipata di bagagli e di roba degli staff e, sul retro, un vecchio frigo dove trovai un po' di cereali e dello yogurt, che bevvi da un bicchiere di polistirolo. Poi lo lavai e lo rimisi sul frigo per usi futuri. Presi un badile e un rastrello e mi incamminai verso il recinto perimetrale. Mi piaceva essere già al lavoro molto prima che gli "staff regolari" si alzassero. Dopo tutto ero un criminale, un "intoccabile". Qualche settimana prima, durante i primi giorni di incarcerazione, avevo fatto l'errore di usare la doccia di una delle case dello staff, l'unica con una doccia o una vasca. Nell'uscire mi ero imbattuto in una donna che, vendendomi, aveva iniziato a urlare e mi aveva ordinato di ripulire il bagno da cima a fondo con l'alcol, altrimenti non lo avrebbe potuto utilizzare. «Sei un sacco di immondizia!» mi aveva urlato in faccia. L'incontro mi aveva lasciato addosso un senso di vergogna e umiliazione. Agli occhi degli altri staff ero un criminale degradato. Hubbard dice che l'unico motivo per cui si vuole lasciare la Sea Org sono i crimini commessi, per cui era importante dimostrare che ero un criminale e che Hubbard aveva ragione. Durante le quotidiane Verifiche di Sicurezza a cui dovevo sottopormi restavo seduto per ore attaccato alle "lattine" dell'e-meter, mentre un auditor mi chiedeva all'infinito quali crimini avessi commesso, quali azioni malvagie. Andava avanti così per ore. Io volevo finire alla svelta e mi ritrovavo a confessare di tutto - pensieri sovversivi, vizi nascosti, astio segreto. Tutte le mie dichiarazioni venivano poi rese pubbliche durante le "adunate" dello staff - sempre maggiori prove della mia criminalità e del fatto che non ero degno di appartenere alla élite, cioè alla Sea Organization. Un tempo avrei virtuosamente reagito con rabbia. Avrei sfidato ogni accusa, richiesto di essere sentito, avrei preteso giustizia. Adesso non più. Ero cotto, sfinito. Mi sentivo svuotato. Avevo raggiunto il capolinea. Dopo 35 anni di lavoro per la Chiesa di Scientology ero ora diventato un intoccabile, una non-persona, una "Persona Soppressiva" pronta per essere scaricata. Un sacco di immondizia. Così evitavo gli altri staff; vivevo nel mio mondo, una specie di occhio del ciclone, il mio calmo rifugio in mezzo al caos che mi circondava. Facevo la doccia durante la pausa pranzo, quando in giro non c'era nessuno. Di mattina andavo direttamente al lavoro. Laggiù, mentre ripulivo la boscaglia e abbattevo gli alberi morti, riuscivo a stare solo, riuscivo a pensare. A spaventarmi non era l'essere cacciato da Scientology, fuori nel mondo esterno, anche se non avevo idea di dove sarei potuto andare o che cosa avrei potuto fare. Il mio più grosso timore, l'incubo maggiore era quello di essere richiamato in servizio. Era già successo tre volte. Prima ero stato bandito, "scaricato" in un lontano campo di lavoro e poi misteriosamente e inspiegabilmente riportato indietro, forse perché non si riusciva a trovare nessuno che sapesse fare il mio lavoro con la mia abilità. Tre volte. Preso dall'esilio e riportato alla vita infernale della Base Int - fatta di notti insonni, di minacce, di intimidazioni, bullismo, percosse, degradazione. La sostanza stessa con cui sono fatti gli incubi. Ma adesso no. Non sarei tornato indietro. Mai più. Una notte, verso le tre, Matt mi aveva tirato giù dalla cuccetta. Matt era una delle guardie della vigilanza che fungeva anche da mio "maneggiatore". Mi aveva portato in una stanza della vecchia casa per farmi una "intervista". La stanza era illuminata da una lampadina nuda e dalle crepe del tetto scendeva un tappeto di muffa. Non c'erano sedie, restammo in piedi. «E allora come va?» mi aveva chiesto con un tono casuale che tradiva il suo vero intento. «Hai fatto progressi con le tue Condizioni?». Le "Condizioni" sono formule meccaniche e codificate scritte da Hubbard per fronteggiare le situazioni della vita. Di sera avrei dovuto "lavorare alle mie condizioni" e applicare le formule di "Tradimento" e di "Nemico" per poter rientrare nelle grazie del gruppo. Sapevo che Matt non mi aveva tirato giù dal letto nel mezzo della notte per fare quattro chiacchiere. Ci ero già passato - le domande sui "progressi" significavano una cosa soltanto: qualche executive lo aveva mandato in avanscoperta per vedere se ero pronto a "tornare sul posto". Forse Matt si aspettasse di trovare un uomo in preda al rimorso, castigato e "su propiziazione", pronto a rientrare e a servire di nuovo la causa. «Non sto facendo nessuna condizione» gli risposi. Se lo avessi schiaffeggiato avrei sortito il medesimo effetto. Restò in silenzio per un momento mentre assorbiva la mia dichiarazione sovversiva. «Se fossi in te» mi ammonì, «mi metterei in ginocchio e chiederei di essere mandato sul RPF». Non ero mai stato mandato al Rehabilitation Project Force (Squadra di Riabilitazione), ma durante uno dei miei esili forzati lontano dalla Base avevo lavorato con quella squadra. Era un gruppo forse di 150 o 200 persone impegnato negli incarichi più umili. Lavoravano al "Grande Edificio Blu" (il "Complesso") di Los Angeles, tutti con addosso identiche magliette grigie e jeans neri. Vivevano e lavoravano nei corridoi dei seminterrati, lontano dagli occhi degli scientologist del pubblico. In 20 o 30 per volta si dividevano squallidi dormitori. Lavoravano tutto il giorno in falegnameria a costruire mobili per le "org" - le Organizzazioni di Scientology. Ricevevano sì e no qualche dollaro la settimana e non potevano parlare con nessuno estraneo al loro gruppo. Niente telefonate, niente radio, niente giornali, niente internet, nessun contatto con il mondo esterno. Non uscivano mai dall'edificio. Alcuni, come la mia amica Caroline, ci erano rimasti per tre anni o più. Era una vera colonia di schiavi. «Non andrò sul RPF» dissi a Matt, «e non tornerò sul posto». «Allora sarai cacciato dalla Sea Org» mi disse. «Fuori da Scientology. Sarai dichiarato Soppressivo». «Bene» gli dissi. «Ottimo». Ora, mentre ripulivo metodicamente la boscaglia, avevo un sacco di tempo per pensare al futuro. I cespugli erano fitti e li strappavo via con le mani, li impilavo e li trasportavo alla zona di compostaggio. Era importante tenere pulita un'ampia striscia di terra vicino al recinto in modo che le guardie motorizzate - i "Rover" - potessero avere una buona visuale e accorrere per individuare effrazioni - sia verso l'interno che verso l'esterno. Dovevo stare attento a non far scattare i sensori di movimento. Una volta avevo inavvertitamente toccato la recinzione con un ramo e quasi subito uno dei "Rover" era arrivato rombando sulla sua moto per vedere che cosa stava succedendo. Quel lavoro monotono era il mio rifugio. Mi gustavo realmente quelle ore di solitudine. Dopo mesi fatti di notti insonni e di abusi costanti, essere solo in mezzo alla natura, senza nessuno intorno, era un toccasana. Mi interessavo a ogni più piccolo dettaglio del mio lavoro. Una volta, dopo avere abbattuto un alberello troppo vicino alla recinzione, avevo guardato la sezione del tronco e osservato quanto fosse meraviglioso il modello dei suoi anelli. Ne avevo affettato un pezzetto e lo avevo conservato. Ce l'ho ancora. Un giorno stavo sarchiando uno dei viottoli del giardino quando scoprii una tana con dei coniglietti appena nati. Erano così incredibilmente piccoli. Quella sera al dormitorio avevo violato la regola del silenzio per raccontare del mio incontro con i coniglietti. Darius, uno dei miei compagni di prigionia, si era irritato. «Stiamo per essere scaricati dalla Sea Org» si era lamentato, «e tutto ciò di cui sai parlare sono i coniglietti?». Darius cercava disperatamente di non essere scaricato. Suo padre, Greg Wilhere, era un top executive della Chiesa di Scientology. Darius trascorreva le sue serate a scrivere petizioni per poter restare. Ma io ormai ero su un altro pianeta. Con la testa me ne ero già andato. Ora le cose per me importanti erano altre - la sezione di un tronco con i suoi anelli, una tana di coniglietti, le costellazioni nel cielo notturno, il modo in cui, al mattino, il sole inondava le colline. C'era una strofa della canzone "Me and Bobby McGee" di Janis Joplin che continuava a ronzarmi in testa. Libertà è solo un altro modo per dire che non è rimasto niente da perdere. Era vero. Non avevo più nulla da perdere. Si erano presi tutto. Non c'era più nulla con cui potevano minacciarmi, non c'erano più spade di Damocle. Su di me non avevano più alcun potere e in uno strano modo mi ero alla fine liberato di loro. Guardai dall'altra parte della valle. Il complesso dell'OGH era su un leggero pendio ai piedi delle colline a nord della Base. Riuscivo a vedere l'autostrada che scende dal Lamb's Canyon. Nelle luci dell'alba potevo vedere i fari delle macchine e avrei voluto essere lì, avrei voluto guidare su quella strada, andare ovunque, salvo che qui. Nella mente si formò un pensiero: voglio andare a casa. Ma dov'era casa mia? Lavoravo per la Chiesa di Scientology da 35 anni, dal 1968. Ero stato in tutto il mondo - a Edimburgo, a Copenhagen, in Nord Africa, nei Caraibi, in Florida. Mia madre, che aveva vissuto a Santa Barbara, era morta nel 1999. Avevo perso i contatti con mia figlia e non sapevo dove fosse. Mio fratello era l'unico parente rimasto ma non sarei riuscito a parlargli perché lui era ancora in Scientology, uno scientologist del pubblico, cioè chi riceve i servizi di Scientology. Secondo la policy di disconnessione di Scientology avrei avuto il divieto di parlargli perché ero una "Persona Soppressiva". E Cathy, mia moglie? L'avevo persa per sempre. Lei sarebbe rimasta in Sea Org. Era stata al mio fianco durante i tre precedenti esili dalla Base, aveva creduto in me nonostante le forti pressioni a lasciarmi. Ma questa volta era troppo. Sarei stato cacciato e dichiarato "Persona Soppressiva". Alla fine aveva ceduto alle pressioni e aveva presentato istanza di divorzio. O almeno così mi avevano detto. Un giorno le guardie mi avevano mostrato le carte del divorzio e mi avevano costretto a firmarle. Forse avevano fatto lo stesso con lei. Ma che altro avrebbe potuto fare? L'ultima notte trascorsa assieme, prima che mi mandassero all'OGH, ci eravamo stretti le mani nel buio consapevoli di ciò che ci aspettava. Avevamo osservato il vuoto davanti a noi, la solitudine. Da allora non le avevo più parlato. Strappai le erbacce ricacciando le lacrime. Voglio andare a casa. Capitolo Due: il Canyon«Ehi amico, aspetta di sentire questa!»Jerry irruppe nel mio quieto pomeriggio domenicale con il suo cespuglio di capelli rossi al vento. «Sentire cosa?» domandai alzando gli occhi dal mio libro. Stavo poltrendo in salotto sul mio pezzo di arredamento preferito, una vecchia poltrona anni '20 da barbiere scovata da un antiquario. Aveva la seduta di pelle imbottita e ferro battuto, e azionando alcune leve si reclinava. Mi alzai. Conoscevo Jerry dall'infanzia e in quel periodo vivevo con Dixie, sua sorella. Gli avevamo dato la stanza degli ospiti della casa in affitto nel Sierra Madre Canyon. Con Jerry intorno la vita non era mai noiosa e quel giorno non faceva eccezione. «Scientology» mi disse. «Ero a casa di Doug e c'erano questi due di Los Angeles che ne parlavano». Sentivo per la prima volta quella parola. Era l'autunno del 1967. Diplomato di fresco alla scuola d'arte stavo cercando di farmi un nome. Lavoravo a Los Angeles come grafico pubblicitario e avevo preso in affitto una casa nel Canyon, che ospitava una eccentrica e colorita collezione di piccoli cottage estivi abbarbicati sulle colline, 30 miglia a nordest di LA. In fondo al canyon scorreva un torrente imbrigliato nel cemento e attraversato da ponticelli pedonali in legno. Laggiù viveva una accozzaglia eterogenea di artisti, intellettuali, anticonformisti di varia natura e negli ultimi anni c'era stata una invasione di capelloni - di hippy. Mi piacevano la vita disinvolta e il clima di amicizia del Canyon. Mia madre viveva vicino ad Arcadia, poco distante, e la andavo a trovare spesso. Era rimasta vedova nel 1960 e adesso viveva sola. Mio fratello e mia sorella studiavano al college. L'Estate dell'Amore era iniziata e finita e per me il sogno di pace e amore cominciava ad avere un sapore stantio. Sapevo che prima o poi sarei stato richiamato, destinazione Vietnam. Ero molto coinvolto nel movimento pacifista. Quando Lyndon Johnson era venuto a LA mi ero unito agli altri 20.000 pacifisti che dimostravano davanti al Century Plaza Hotel dove lui alloggiava. Ad attenderci, migliaia di poliziotti che ci caricarono con i manganelli. Ricordo una ragazzina, non aveva più di dodici anni, con il viso coperto di sangue. Jerry, infuriato come un toro, aveva afferrato una lattina di Coca piena e stava per lanciarla contro il poliziotto più vicino quando gli avevo fermato il braccio. Ulteriore violenza non era la risposta giusta. Ma qual era la risposta? Non erano le droghe - avevo smesso sei mesi prima dopo un terribile trip di acido. Quello era un vicolo cieco. Cercavo un'altra risposta e i fine settimana mi trovavano invariabilmente immerso in qualche libro di yoga, di meditazione, di psico cibernetica, ipnosi, qualsiasi cosa su cui riuscissi a mettere le mani. Come quasi tutti gli altri ragazzi del Canyon ero in cerca di qualcosa e Jerry ebbe subito la mia attenzione. «E quindi, cos'è Scientology?» gli chiesi. «Che cosa dicevano quei due?» «Hanno detto che è una scienza» cercò di spiegarmi Jerry. «È una specie di modo scientifico per raggiungere l'illuminazione spirituale. Dicono che è un modo per ripulirsi di tutto ciò che ti impedisce di raggiungere il tuo potenziale». L'entusiasmo di Jerry era sempre contagioso. Decidemmo che la sera dopo saremmo scesi alla "casa di Scientology" di LA per dare un'occhiata. L'"Org", abbreviazione di Organizzazione - avremmo ben presto acquisito familiarità con il gergo - era sulla Nona vicino a McArthur Park, in una casa grande e vecchia. L'atrio era pieno di gente che parlava, rideva, sorrideva. Restai stupito dalla presenza di gente di tutte le età e di tutti i tipi. Anziani dai capelli grigi parlavano animatamente con ragazzi capelloni. Il "gap generazionale" sembrava annullato. La sala conferenze era grande e c'era già un centinaio di persone. Io e Jerry prendemmo posto sul fondo. Un giovanotto scuro di capelli, aspetto da star del cinema, si fece avanti e si presentò come Seaton Thomas; ci tenne una conferenza su Scientology. Era un oratore entusiasmante - infuocato, divertente, eloquente. Ci parlò di una parte della mente chiamata Mente Reattiva che immagazzina le cose dolorose che ci succedono, e poi nei momenti di stress le spara fuori facendoti pensare e fare cose che non vorresti - non ti "permette di essere te stesso". Interruppe la conferenza diverse volte per mostrarci un film in bianco e nero sul Fondatore di Scientology; L. Ron Hubbard sembrava un tipo piacevole, divertente e schietto. Era un personaggio colorito - l'oratore ci raccontò che era stato un esploratore, un marinaio, che aveva condotto spedizioni e studiato parecchie razze diverse. Naturalmente tutto questo succedeva molti anni prima di Indiana Jones, ma L. Ron Hubbard sembrava possedere la stessa aura e lo stesso stile da cane sciolto. Sembrava un ribelle anti-establishment, va da sé che la cosa mi affascinò. Tutti lo chiamavano familiarmente "Ron". Seaton terminò la conferenza con la descrizione dello Stato di Clear - ciò che la persona sarebbe se fosse priva di Mente Reattiva: vibrante, mentalmente sana, intelligente, razionale, dinamica. Il suo sguardo elettrico sembrava fissare ognuno di noi e concluse la conferenza con queste parole: «Io sono Clear. Potete diventarlo anche voi». Rimasi affascinato. Andai subito al reparto libri e ne acquistai tre: Scientology: I fondamenti del pensiero, I problemi del lavoro e Dianetics: evoluzione di una scienza. Trascorsi il successivo fine settimana immerso nella lettura, in due giorni divorai i tre volumi. Il lunedì tornai all'Org e mi iscrissi al Corso di Comunicazione, un corso della durata di un fine settimana che insegnava a comunicare meglio. Volevo assolutamente comunicare meglio - mi ero sempre sentito timido, goffo con le ragazze, esitante se c'era da parlare in gruppo. Se fossi anche solo riuscito ad avere più fiducia in me stesso beh, sarebbe stato grandioso. Il corso consisteva di "TRs" o routine di addestramento, una serie di esercizi che, ci dissero, venivano utilizzati per addestrare gli auditor di Scientology. Gli esercizi erano spiegati in una serie di lunghi fogli protocollo scritti in inchiostro rosso. Il titolo era impressionante: si trattava di "Bollettini Tecnici". Non stavamo studiando una qualche vaga teoria, no - questa era tecnologia. Era roba scientifica. Facevamo esercizi su esercizi e mi entusiasmai perché riuscivo a parlare con estrema disinvoltura alla mia "twin" (compagna di esercizi) - una ragazza molto carina. A un certo punto venni colto da un profondo senso di pace, mi sembrava quasi di essere uscito dal corpo. Quando lo raccontai, il Supervisore mi disse che sì, quella in Scientology è una esperienza comune e si chiama "esteriorizzazione". Tu non sei il tuo corpo, mi disse, e via via che, grazie a Scientology, acquisisci sempre più consapevolezza conquisti anche la capacità di lasciare il corpo e di tornarci dentro a volontà. Wow. Uscire dal corpo. Tornai allo spazio libri, questa volta per cercare qualcosa di più forte. Su uno scaffale vidi un libro intitolato "La storia dell'Uomo" che aveva in copertina una grande galassia a spirale. «Voglio quello» dissi all'addetto. «Uhm... quello è un libro molto avanzato» mi rispose. «Non sarebbe forse meglio cominciare con qualcosa di più fondamentale?» «No» risposi. «Voglio proprio quello». Nei giorni successivi mi immersi nella lettura. Opera spaziale. Vite precedenti. Tutto sembrava così stupefacente - ero totalmente elettrizzato. A un certo punto mi sentii male e dovetti andare in bagno a vomitare. «Cavolo!» pensai. «Se un libro riesce a farmi quest'effetto deve davvero contenere roba grossa!». Dixie, la mia ragazza, non era per nulla contenta di Scientology. Non condivideva il mio entusiasmo e non ne voleva proprio sapere. All'Org mi avevano parlato delle "Persone Soppressive" - o "SP" - che si oppongono al fatto che la gente migliori e cercheranno di impedire ogni attività di miglioramento. Mi suggerirono che forse la mia ragazza era un tipo del genere - forse non voleva che io migliorassi. Cominciai a irritarmi sempre di più per le critiche di Dixie a Scientology - era come se mi stesse attaccando personalmente. Cominciammo a litigare sempre più spesso e alla fine arrivammo all'out-out. «O me o Scientology» mi urlò. «Beh, non rinuncerò a Scientology» le risposi. «È troppo importante». E fu la fine. Dixie mi lasciò e qualche tempo dopo tornò a prendere i suoi mobili con il suo nuovo ragazzo. Io ero troppo preso dalla mia nuova vita per starci male. Molti altri nel Canyon avevano cominciato a frequentare Scientology e si usciva sempre più spesso assieme. Un fine settimana io e Jerry andammo in escursione con alcuni altri del Canyon in una delle gole che partivano dietro le case. Linda, una delle ragazze del gruppo, era già una auditor addestrata. Mi ero messo a giocare agli spadaccini con Jerry con un paio di vecchi rami e alla fine mi ritrovai con la mano piena di sangue per il milione di piccoli tagli che mi ero fatto. Linda mi accompagnò a un ruscelletto, mi lavò la mano nell'acqua gelida e mi fece ciò che chiamò una "assistenza al tocco": mi toccò molte volte la mano e ogni volta diceva "senti il mio dito". Beh, fu un momento davvero magico esaltato dalla bellezza di Linda: mi godetti la sua compagnia e il suo tocco. Quando finì mi guardai la mano e non riuscii a vedere un solo graffio. La cosa mi impressionò. «Come hai fatto?» le chiesi. Sorrise: «Questa è Scientology». In quel momento decisi che sarei diventato un auditor. Quel Natale mio fratello Kimball, che studiava alla Arizona State University, venne a casa per le vacanze. «Devo raccontarti una cosa» mi disse tutto eccitato. «No, stai zitto» risposi io, «Ho io qualcosa da raccontarti che è molto più importante!» Scherzammo per parecchi minuti e alla fine ci accorgemmo che stavamo entrambi parlando della stessa cosa - Scientology. Lui vi era stato introdotto da Cathy Mullins, la sua ragazza, che lavorava alla "franchise" Scientology di Tempe. Alla fine Kimball decise di non tornare in Arizona, si trasferì da me e cominciò a lavorare all'org di Scientology. Potevano pagarlo soltanto qualche dollaro a settimana e siccome guadagnavo bene come grafico pubblicitario lo mantenevo io - era il mio contributo alla "causa". Era proprio così che la consideravamo all'inizio: una causa. In aprile assassinarono Martin Luther King e negli stati centrali del sud scoppiarono le violenze. La guerra del Vietnam impazzava ancora e potevo ricevere la cartolina di leva da un giorno all'altro. Le manifestazioni dei pacifisti sembravano inutili - non avrebbero cambiato niente. Dovevamo invece sbarazzarci della Mente Reattiva della gente! Solo in quel modo si sarebbe accorta che guerra e violenza erano sbagliate, che era una follia. Tutti sarebbero diventati razionali, etici, sani di mente. Quella era la risposta. Dovevamo Chiarire il Pianeta. Io e mio fratello iniziammo ad addestrarci per diventare auditor. Il Livello 0 dell'Accademia insegnava ad audire sulla comunicazione. Per diplomarmi dovevo trovare qualcuno da audire, trovai una ragazza che voleva farsi audire e percorsi su di lei i procedimenti. Ero nervosissimo e credo che anche lei lo fosse. Alla fine i risultati entusiasmarono entrambi. Avevo trovato la mia strada. E anche una nuova ragazza, Crystal, una bella bionda dagli occhi verdi. Era una dei tanti che si facevano vedere al Canyon nei fine settimana, voleva fare vita hippy. Arrivava ogni weekend dalla Contea di Orange e i momenti che trascorrevamo insieme erano molto intensi. Poi un giorno di metà settimana si presentò a casa mia in taxi, che dovetti pagare. Mi disse che i genitori l'avevano ricoverata in una clinica psichiatrica da cui era riuscita a scappare scavalcando un muro. Naturalmente gli scientologist dell'Org mi avevano già istruito sulle malvagità della psichiatria così il suo racconto mi colpì molto. Con la fiducia in me stesso di recente acquisizione decisi che dovevo prendere il toro per le corna. La riaccompagnai dai suoi genitori nella Contea di Orange - Jeff l'auditor in missione! Parlai per un'oretta con i suoi e alla fine li convinsi di non rimandarla in clinica ma di permetterle di studiare Scientology. Restai stupefatto del mio coraggio - avevo salvato Crystal! Informai mia madre che l'avrei sposata presto. Lei mi lanciò uno dei suoi sguardi ironici che comprendeva tutte le mie folli ragazze e le mie nozioni romantiche. «Aspetta un po' prima di prendere una decisione del genere» mi disse saggiamente. Su Scientology manteneva riserbo, ma anche tolleranza. «Non ne so niente» era il suo commento, «ma se voi ragazzi ci siete dentro allora deve essere OK». Alla fine accadde l'inevitabile. Arrivò la temuta lettera dall'Ufficio Arruolamento in cui mi si diceva di presentarmi per gli esami fisici pre-reclutamento. L'Esercito mi voleva. In quel periodo stavo ricevendo auditing e la cosa uscì durante una seduta: è ciò che definiscono un "problema del tempo presente". Il mio auditor, un tipo parecchio più grande di me che ammiravo, cercò di calmarmi. «Senti» mi disse. «Una convocazione per la visita pre-arruolamento non è una vera visita fisica. Cercheranno di capire se sei adatto alla vita di gruppo, se non creerai dei problemi». Mi consigliò di fare il contrario di ciò che mi avrebbero detto di fare. «Se ti dicono di tenere il formulario nella mano destra tu tienilo con la sinistra. E stai alla larga dalle altre reclute - comportati da solitario. Ti garantisco che finiranno per sottoporti a una visita psichiatrica». Maneggiare lo "strizzacervelli", mi disse, sarebbe stato semplicissimo. «Limitati a introdurre un comm lag - un ritardo di comunicazione - in qualsiasi cosa dirai. Quando ti fa una domanda aspetta dieci o quindici secondi prima di rispondergli». Sarebbe davvero stato così semplice? Mi presentai alla visita tremante per il nervosismo e seguii i suoi consigli. Con mia sorpresa finii per essere intervistato da uno strizzacervelli e con sorpresa ancora maggiore ne uscii con un congedo temporaneo. Ero deliziato. Ma si trattava di un provvedimento temporaneo... Il mio auditor mi consigliò allora di fare il "Corso da Ministro" e di prendere gli ordini il prima possibile. Quando non ero sui corsi, intanto, lavoravo all'Org come volontario e iniziai anche a ricevere a casa le loro riviste, che a livello di design e di impaginazione lasciavano molto a desiderare. Ero un grafico pubblicitario e pensavo di poter contribuire per dar loro un aspetto migliore. Una sera andai giù all'org per parlare della cosa. Il Segretario di Disseminazione mi accompagnò in una stanza sul retro con un tavolo da disegno. Tirò fuori alcune bozze. «Questa è la roba che riceviamo da World Wide» mi disse. «Noi ci limitiamo a riempire gli spazi vuoti con le informazioni locali». Capii immediatamente dove stava il problema. Le bozze per la stampa erano fatte male. Cominciai a pensare che per dare veramente una mano avrei dovuto andare dove venivano prodotte. «Che cos'è World Wide?» Chiesi. «È la sede mondiale di Scientology» mi spiegò. «È al Maniero di Saint Hill in Inghilterra». Cavolo, Inghilterra! pensai. Sarebbe stato veramente fico vivere lì. Quando ero studente avevo girato tutta Europa e l'Inghilterra mi era particolarmente piaciuta.
Io e Kim cominciammo a pensarci su e più ne parlavamo più eravamo smaniosi di partire. Essere al centro di Scientology, vivere in Inghilterra, riuscire a fare un buon lavoro di design - sarebbe stato il migliore dei mondi. E mi sarei anche allontanato dalla cartolina di leva. Anche Jerry si entusiasmò all'idea, e pure il suo amico Zane. Era il futuro e sembrava roseo. Cominciammo a vendere o a dare via le nostre cose e a impacchettare solo quel poco che ci sarebbe servito per la nostra nuova vita. Salutai Crystal e facemmo vaghi progetti di una sua futura venuta. Misi assieme un portfolio con i miei lavori da mostrare agli inglesi e alla metà di giugno del 1968 salimmo su un aereo per Londra. |