Nel 2009 il Federal Bureau of Investigation iniziò un'investigazione sulla Chiesa di Scientology arrivando a ipotizzare un'irruzione nella roccaforte ecclesiastica del deserto californiano. Poi tutto si arenò. I motivi ce li spiegano Joe Childs e Thomas C. Tobin del Tampa Bay Times. Gennaio 2013. © Traduzione a cura di Simonetta Po, febbraio 2013
L'indagine del FBI su Scientology si arricchisce di un nuovo testimone, ma incappa in un ostacolo legaleDi © Joe Childs e Thomas C. Tobin, redattori del Tampa Bay Times 14 gennaio 2013. © Traduzione a cura di Simonetta Po, febbraio 2013.John Brousseau era davvero un fuggiasco? O faceva il doppio gioco, inviato dalla Chiesa di Scientology per infiltrare il nemico? Nel ricevere l'inattesa e-mail del 22 aprile 2010, in cui Brousseau gli diceva di essere fuggito dalla Int Base, Marty Rathbun fu prudente. Ma l'ex collega aveva bisogno di un posto dove stare. «Qui fuori non conosco nessuno», gli aveva scritto, aggiungendo di avere letto le sue aspre critiche al leader di Scientology David Miscavige e di voler contribuire a "depotenziarlo". Il giorno successivo si sentirono al telefono. Come Rathbun, anche Brousseau aveva lavorato a stretto contatto con Miscavige e disse di comprendere perché l'altro potesse sospettarlo di essere una spia. «Sarei lo scagnozzo perfetto di DM» gli disse, sperando che parlar chiaro gli avrebbe guadagnato la sua fiducia. «Raggiungimi in Texas», gli disse Rathbun. Fu così che iniziò un lungo melodramma del West. Negli otto giorni successivi, Scientology inviò in Texas una sua squadra con l'incarico di recuperarlo. Ma non ci riuscirono. Rathbun e il suo alleato Mike Rinder conclusero che Brousseau non era una talpa e lo consegnarono al FBI. Da nove mesi due agenti federali stavano investigando su un possibile traffico di esseri umani all'interno della chiesa, i loro informatori erano testimoni usciti ormai da anni. Ma ora le investigatrici avevano a disposizione informazioni aggiornate sulle condizioni interne della remota roccaforte Scientology a est di Los Angeles. Durante un incontro segreto, l'agente capo ebbe un colloquio di cinque ore con Brousseau. Poi tornò in California armata di nuove informazioni. Per diversi altri mesi le agenti federali continuarono a scavare sulle condizioni di lavoro di Scientology, una strana realtà fatta di violenza, isolamento, sottomissione, deprivazioni e sensi di colpa. Si trattava di un luogo di devozione religiosa? O della scena di un crimine? Nella chiesa, Brousseau era stato un artigiano esperto. Aveva montato eleganti pannelli di legno nel SUV di Tom Cruise, caro amico di Miscavige, e diretto il restauro multimilionario della nave da crociera della chiesa. Adesso era fuori per la prima volta in 32 anni. Impiegò quattro giorni per raggiungere la zona di Corpus Christi. A Portland [Texas] chiamò Rathbun. I due cenarono assieme poi andarono in un motel di Port Aransas. Parlarono ancora per un paio d'ore. Quando si salutarono, Rathbun chiamò Rinder, il suo amico dissidente. «Non so se è "sano"», gli disse di Brousseau. «Si comporta da 007.»
Rinder viveva a Tarpon Springs. Come Rathbun, aveva lavorato per decenni ai vertici di Scientology, per molti anni in coppia con Rathbun su progetti ecclesiastici delicati. Era fuggito nel 2007. Due anni dopo si era unito a Rathbun in una serie di articoli del Times intitolata "Rundown della Verità" in cui avevano accusato Miscavige di tormentare e maltrattare i dirigenti della chiesa, accuse che la stessa nega. Investigatori privati assunti dal movimento seguivano regolarmente i due, che ora stavano fornendo informazioni all'investigatrice capo del FBI Tricia Whitehill e all'agente Valerie Venegas. Le federali avevano dato ai due un nome in codice: "Cheese-N" per Rinder e "Crackers" per Rathbun. Rinder telefonò alla Whitehill e le disse di Brousseau - fresco fuoriuscito. La informò che si stata recando in Texas per aiutare Rathbun a capire se ci si potesse fidare del nuovo arrivato. Si accordò con l'agente per registrare la conversazione. Se Brousseau era una talpa, presto sarebbero emerse le interferenze della chiesa. Il giorno successivo Rinder si recò agli uffici FBI di Clearwater e firmò due moduli con cui autorizzava l'FBI a istallare un apparecchio di registrazione in tutti i suoi apparecchi telefonici e un localizzatore che avrebbe permesso di identificare i numeri in entrata sul suo cellulare. Autorizzò poi i federali a mettergli addosso un microfono nascosto. In California, alla Base Internazionale di Scientology, l'alta dirigenza sapeva già dove si trovasse Brousseau. Un mese dopo la sua fuga, la chiesa aveva telefonato all'ufficio dello sceriffo della Contea di Riverside per denunciare il fatto che Brousseau si era impossessato di materiale informatico. L'ufficio dello sceriffo aveva redatto un rapporto. Warren McShane, dirigente ecclesiastico di alto livello, disse al vicesceriffo di avere inizialmente pensato che Brousseau si fosse infuriato per qualcosa e che sarebbe rientrato alla Base dopo aver sbollito la rabbia. Ma dopo tre giorni aveva iniziato a sospettare che Brousseau avesse contattato Rathbun, che McShane descrisse come «un antagonista della Chiesa di Scientology.» Non gli era occorso molto per scoprirlo con certezza. McShane disse al vicesceriffo che gli investigatori privati della chiesa avevano localizzato Brousseau in Texas, prima in un ristorante e poi in un motel. Brousseau trascorse al motel il suo secondo giorno a Corpus Christi - il sesto da quando aveva lasciato la Base. Ricevette la visita di Rathbun, che lo informò che Rinder sarebbe arrivato il giorno dopo. Brousseau aveva sperato di rivederlo. Alle 5,45 del mattino successivo, uscì dalla sua stanza e si trovò davanti il portavoce della chiesa Tommy Davis e altri tre funzionari ecclesiastici. Davis, con un'aria da "ti abbiamo acchiappato", disse a JB che voleva parlargli. «Ma io non voglio parlare con voi», gli risposte questi. «Lasciatemi in pace.» Brousseau uscì e si sedette su una panchina. I quattro inseguitori lo accerchiarono. Parlò soltanto Davis. JB, sei in un grosso casino, gli disse. «No, non lo sono. So che cosa volete da me.» Davis lo informò che aveva delle carte della chiesa che Brousseau doveva vedere. L'altro gli rispose che non avrebbe firmato nulla. Davis sospettava che Brousseau avesse parlato a lungo con Marty Rathbun. «Non è vero», gli rispose. Poi si sentì accusare di aver rubato delle cose. «Stronzate! Ho preso solo quel che era mio.» Vediamo di aggiustare le cose, possiamo aiutarti, si offrì Davis. Brousseau si alzò e tornò dentro all'albergo. Davis lo tallonò fin sulla porta della stanza. Poi uscirai, vero? «Certo, poi uscirò.» Brousseau si chiuse in camera e telefonò a Rathbun, che gli disse che sarebbe arrivato subito. Qualche minuto dopo, Davis prese a bussare. Brousseau non rispose. Il telefono della stanza cominciò a suonare, ma lo ignorò. Vide allora scivolare un biglietto sotto la porta e riconobbe la calligrafia di Davis che lo invitava a mantenere la parola data e a uscire dalla stanza, e gli ricordava che lui e gli altri erano suoi amici. Avrebbe dovuto rispettare gli accordi che aveva firmato e minimizzare il danno arrecato a se stesso e alla chiesa. Brousseau non rispose. Trenta chilometri più in là, Rathbun stava affrontando una seconda squadra di personale ecclesiastico. Poco dopo avere imboccato la strada per Port Aransas, quattro veicoli gli bloccarono il passaggio. Da una delle auto uscì lo scientologist Michael Doven che gli urlò che dovevano parlare. Rathbun aggirò le auto e telefonò alla polizia per informare gli agenti su quanto stava succedendo al motel. Quando lui stesso vi giunse, la polizia era già lì. Davis e la sua squadra erano spariti. La polizia accompagnò Rathbun e Brousseau fino al confine comunale. Nel pomeriggio i due andarono a prendere Rinder all'aeroporto di Corpus Christi. Nell'avvicinarsi, Brousseau suggerì di costeggiare l'area dei jet privati. Eccolo lì: un Gulfstream G-IV che la chiesa noleggiava spesso. Davis e i suoi erano arrivati in grande stile. Dentro l'aeroporto Rinder era stato accerchiato da un'altra squadra di operativi della chiesa. «Smetti di fare ciò che stai facendo!», gli urlò una voce mentre lasciava l'area dei gate. «Sei un soppressivo!», gli gridò un altro. Una "persona soppressiva" è un nemico della chiesa. «Smetti di dire bugie!» Jan Eastgate, importante scientologist, continuava a urlare con gli altri tre. Un uomo cercò di videoregistrare la mischia. Poi arrivarono anche Brousseau e Rathbun, che affrontarono la banda. Uno degli uomini si scagliò contro Brousseau urlandogli «Traditore!» a due centimetri dalla faccia. «Sei marcio fino al midollo!» «Chiamate la polizia», disse Rinder al personale aeroportuale, senza avere la prontezza di azionare il registratore che aveva in valigia. Lui, Rathbun e Brousseau si diressero all'uscita, seguiti dai manifestanti. Fu allora che arrivarono quattro agenti di polizia e il Capo di Pubblica Sicurezza John Hyland. Dietro di loro, due federali in borghese che si trovavano per caso all'aeroporto per partecipare al giuramento delle reclute, spiegò Hyland. Allo scoppio della rissa verbale erano tutti impegnati al buffet. Rinder, Rathbun e Brousseau ripararono a casa del secondo, che affaccia su un canale della Baia di Corpus Christi. In strada si radunarono almeno otto scientologist. Rinder telefonò alla Whitehill a L.A. per un aggiornamento, come promesso. La donna era stata testimone a distanza di come la chiesa reagisce davanti a una crisi - con jet privati, investigatori privati, squadre di seguaci, blocchi stradali e risse verbali. In seguito l'FBI rimborsò a Rinder i 950 dollari del volo a Corpus Christi. Nella tranquillità di casa Rathbun, Brousseau si dimostrò molto critico di Miscavige e disse che il leader aveva instaurato alla Base Internazionale un clima di intimidazione. Le sue parole fecero capire a Rathbun e Rinder che non si trattava di una talpa. Nemmeno le spie della chiesa si comportavano in quel modo. Nessun lealista avrebbe parlato male del leader. Rinder, che stava segretamente registrando la conversazione, aveva un'ultima domanda che avrebbe chiuso definitivamente la questione. «Ascolta JB», gli disse. «È in corso un'indagine. Ti andrebbe di parlare con l'FBI?» Brousseau acconsentì. Rinder chiamo la Whitehill e si accordarono per vedersi il giorno successivo. Non a Corpus Christi, però. A San Antonio, distante 200 chilometri. Non fate la statale, si raccomandò l'agente, e non usate i cellulari. Funzionò. Nessuno li seguì. Rinder e Brousseau incontrarono la Whitehill all'Embassy Suites, dove era già pronta una sala conferenze collegata con l'agente Venegas. Brousseau disse alle due federali che nei suoi trent'anni in Sea Org non era mai stato malmenato. Non apparteneva nemmeno al gruppo costretto a vivere nell'edificio derisoriamente soprannominato il "Buco". L'agente sembrò un po' delusa. Non avrebbe potuto sollevare accuse per aggressione o sequestro di persona. Ma Brousseau aveva molto da raccontare. Qualche anno prima, Miscavige gli aveva ordinate di montare delle sbarre d'acciaio a tutte le uscite del "Buco" meno una, che però veniva sorvegliata 24 ore al giorno dalle guardie della sicurezza. In seguito la chiesa aveva fatto rimuovere le sbarre, poi a metà 2009 - circa un mese prima l'inizio dell'indagine federale - allentò le restrizioni. Brousseau spiegò che dopo la pubblicazione del "Rundown della Verità", la serie di articoli del Times, la chiesa aveva permesso ai dirigenti rinchiusi nel "Buco" di alloggiare al dormitorio e di prendere i pasti nella mensa comune. Ma quei dipendenti continuavano a lavorare nel "Buco" e ad essere rigidamente controllati, sorvegliati di continuo dalle guardie che li facevano marciare ai dormitori, a loro volta vigilati per tutta la notte affinché nessuno fuggisse. «Sono ancora letteralmente carcerati», spiegò Brousseau. Rinder sperava che la Whitehill avrebbe rimandato Brousseau a Corpus Christi con un microfono addosso - pronto a registrare Davis e la sua squadra di inseguitori. Sospettava che Davis avrebbe continuato a stare alle calcagna dell'amico per fargli pressioni affinché rientrasse. Dotare Brousseau di un microfono avrebbe fornito al FBI le prove registrate che la chiesa stava ostacolando l'indagine. Ma la Whitehill era di opinione diversa. Chiese a Brousseau se avesse intenzione di tornare in California, dove lei e la collega avrebbero parlato più approfonditamente con lui. La permanenza in Texas aveva aperto gli occhi all'uomo su che cosa doveva aspettarsi nel caso avesse deciso di sfidare la chiesa. Era rimasto intimorito dalla velocità con cui lo avevano rintracciato, su quanto determinati e disperati erano sembrati i suoi inseguitori. Disse alla Whitehill che sarebbe dovuto essere super-circospetto.
Si era scurito sopracciglia e baffi con il mascara, aveva messo una parrucca, una sciarpa, un berretto di maglia e gli occhiali da sole. Poi sentì bussare alla porta. Quando Whitehill e Venegas entrarono nella sua stanza d'albergo scoppiarono a ridere. Sapevano che Brousseau era venuto a LA per parlare con loro, ma non si aspettavano di vederlo travestito in quel modo. Le agenti lo accompagnarono negli uffici federali dove la Whitehill gli fece una foto. Era metà maggio 2010 - 10 mesi dopo l'inizio dell'indagine del FBI. Brousseau si trattenne a LA per alcune settimane, dormiva sul divano di amici o sul suo furgoncino. Incontrò le investigatrici almeno altre tre volte e, timoroso di essere seguito, si travestì ogni volta. Le agenti prospettarono un piano ipotetico: una irruzione alla Base Internazionale. L'uomo riferisce che scelsero con cura le parole presentandola come un'idea, non come un piano. C'è un luogo centrale dove riunire le persone? La mensa ne può contenere centinaia, rispose lui. I membri della Sea Org possono diventare fisicamente aggressivi? No, disse Brousseau. Ma obietterebbero fermamente alla vista degli agenti. Sulla proprietà ci sono armi da fuoco? Sì, alcune. Ma, aggiunse, «non si tratta di gente pronta a trasformarsi in pistoleri.» Gary Morehead, ex capo della sicurezza della Int Base, ha riferito al Times che anni fa la chiesa acquistò una dozzina di mitragliette, 6 pistole calibro .45 e un fucile a lunga gittata. Le armi erano per protezione, ha detto Morehead, anch'egli diventato testimone del FBI. I funzionari della sicurezza della Base custodivano le armi in armadi blindati. Ai primi di giugno Rathbun si recò a Phoenix. Lui e Brousseau avevano un piano. Si sarebbero recati alla Int Base per richiedere il passaporto di quest'ultimo. Avrebbero anche chiesto notizie di una ex collega, la funzionaria Sea Org Lisa Schroer. Correva voce che avesse tentato la fuga e fosse trattenuta contro la sua volontà. L'FBI si interessò al piano. Rimborsò il viaggio aereo a Rathbun e le agenti pagarono il carburante a Brousseau per il viaggio dal Texas a L.A. Rathbun aveva preso un aereo per Phoenix al fine di evitare le spie della chiesa, che a L.A. sono numerose. Brousseau lo andò a prendere lì. Il 5 giugno, in una calda domenica mattina, si incontrarono con la Whitehill in un motel di Hemet, a poche miglia dalla sede della chiesa. La detective riassunse il piano: agenti del FBI in macchine civili li avrebbero tenuti d'occhio mentre arrivavano all'ex luogo di lavoro. Quando si avvicinarono ai cancelli della proprietà, le guardie urlarono loro di andarsene e chiamarono il 911 [numero di emergenza.] Rathbun cercò di telefonare all'assistente di Miscavige, ma non ebbe risposta. Provò allora un altro stratagemma - chiamare il cellulare dell'addetto che secondo lui sorvegliava la Schroer. Questa volta ebbe risposta. «Passa il telefono a Lisa», gli disse Rathbun. E lui lo fece. «Io e JB siamo al cancello», le disse, «Possiamo portarti via.» La Schroer rifiutò. E non in modo educato, come poi disse Rathbun. Intanto era arrivato un vicesceriffo. Rathbun e Brousseau gli spiegarono che erano venuti per prendere il suo passaporto. Il vicesceriffo chiese informazioni a un funzionario ecclesiastico il quale gli rispose che il documento era nelle mani di McShane, al momento a L.A. Brousseau e Rathbun ringraziarono il poliziotto e tornarono al motel, dove incontrarono di nuovo la Whitehill. La donna aprì un computer portatile e mostrò un video di sorveglianza aerea della Base. La telecamera aveva zoomato su diversi edifici - il "Buco"; un palazzo gigantesco che serviva da sede del Religious Technology Center, l'organizzazione di vertice della chiesa; e la Golden Era Production, studio cinematografico e unità di marketing. Alcune immagini mostravano dei lavoratori in fila per due su un viottolo vicino al "Buco". Brousseau indicò le guardie. «Ecco lì», disse alle agenti. «Ancora oggi vengono portati in giro come un gregge di pecore da un edificio all'altro.» Le investigatrici avevano accennato con diversi testimoni l'idea di un'irruzione chiedendo se fossero stati disponibili e se sarebbero riusciti a convincere il personale a collaborare con gli agenti federali. «No, è una follia», aveva risposto Rinder. «Una perdita di tempo. Non è che considererebbero me molto diverso da voi.» Brousseau confermò: «Lei pensa... che scoppierebbero a piangere dicendo "Oh, per favore, portatemi via da questo inferno?" No. Combatterebbero comunque per la loro chiesa.» Ma le agenti dissero chiaramente che l'FBI aveva bisogno di prove molto forti per dimostrare il traffico di esseri umani. Volevano avere prove di incarcerazione e intimidazione fisica. Cinquanta. Rinder aveva detto ai media - e anche alle investigatrici del FBI - che Miscavige lo aveva aggredito fisicamente almeno cinquanta volte per dimostrargli la delusione per il suo lavoro. E aveva detto di essere stato trattenuto nel "Buco"assieme ad altri 80/100 dirigenti ecclesiastici. Perché non presentò denuncia penale prima della decorrenza dei termini della prescrizione per aggressione e sequestro? Per tre motivi: non aveva voluto danneggiare la chiesa. Temeva che la chiesa avrebbe diffuso dichiarazioni giurate dei suoi ex colleghi che lo definivano un bugiardo. Anche lui, come molti fuoriusciti, aveva bisogno di un periodo di decompressione per riflettere sulla sua esperienza. Spesso il senso di colpa prolunga quel processo. Un principio fondamentale di Scientology è assumersi responsabilità. Quando le cose vanno male, gli Scientology si guardano dentro: che cosa ho fatto affinché tutto questo accadesse? Rinder racconta di esserselo chiesto ogni volta che era stato preso a pugni e schiaffi. Il processo di auto-analisi può risultare nel dire a se stessi: devo restare e sistemare le cose. Chi se ne va attraverso i canali ecclesiastici solitamente firma accordi di non denigrazione che, viene loro detto, solo legalmente vincolanti. Tutte queste pressioni aiutano a spiegare perché i fuoriusciti da Scientology, molti dei quali si sono mostrati molto critici verso la chiesa, non hanno dato avvio a cause penali. Entrata nel suo secondo anno, l'indagine sembrò raffreddarsi. A fine estate 2010, Rinder e Rathbun chiamarono le agenti federali per chiedere aggiornamenti. «Radio silenzio», dice Rathbun. Ex procuratori federali sostengono che gli eventi sono chiari. Le cause iniziate dagli ex scientologist Marc e Claire Headley erano arrivate in giudizio. Le denuncie, presentate a L.A. qualche mese prima dell'inizio dell'indagine FBI, citavano la legge sul traffico di esseri umani. I due sostenevano che l'isolamento, la minaccia di abuso fisico e il timore di essere inseguiti avevano impedito loro di andarsene. La giudice non fu d'accordo. Il 5 agosto 2010, la giudice distrettuale Dale S. Fischer sentenziò che gli Headley non avevano dimostrato di essere stati confinati sulla proprietà. Accettò anche la tesi degli avvocati del movimento: la chiesa era protetta dalla clausola sull'esercizio religioso del Primo Emendamento e dalla "eccezione ministeriale" comunemente concessa alle religioni in caso di cause di lavoro. Il Primo Emendamento impedisce ai tribunali l'analisi di attività ecclesiastiche radicate nelle scritture religiose. Emettere un giudizio su come la Sea Org fa rispettare la disciplina «è precisamente quel tipo di coinvolgimento che le clausole religiose proibiscono», stabilì la giudice. Stando a ex veterani del Dipartimento di Giustizia che hanno familiarità con il processo decisionale, quella sentenza assestò probabilmente all'indagine il colpo mortale. La chiesa aveva vinto una causa civile per traffico di esseri umani. Il processo penale richiede prove più forti - prove oltre il ragionevole dubbio. I procuratori avrebbero avuto grosse difficoltà a istruire il caso. «Qui c'è un tribunale che, benché in una situazione civile, dice... che in questo tipo di condotta non c'è nulla di improprio e alla chiesa non può essere attribuita malafede», commenta l'avvocato Greg W. Kehoe di Tampa, che ha lavorato per 25 anni al Dipartimento di Giustizia e che fu scelto per recarsi in Iraq come consigliere del Tribunale Speciale che giudicò Saddam Hussein. «Mi pare che dopo una sentenza di questo tipo non resti molto per istruire un caso penale basato essenzialmente sulle medesime accuse», commenta. La sentenza Headley «non lascia spazio ad ambiguità», aggiunge l'ex procuratore federale Michael Seigel, direttore del Criminal Justice Center della University of Florida. «È molto chiara, diretta, tombale. Non sembra lasciare molto spazio a speranze di successo in un processo penale.» La prima settimana di febbraio 2011 portò un altro imprevisto alle due agenti federali. La rivista New Yorker diffuse la notizia che l'FBI stava indagando su Scientology. Il giornalista Lawrence Wright riferì che ex scientologist avevano parlato con l'agenzia federale. La Venegas telefonò a Brousseau, che aveva fornito qualche informazione a Wright. Avete distrutto anni di lavoro, gli disse amareggiata. Si sentiva anche tradita. Non solo ora l'investigazione era diventata pubblica, ma i testimoni avevano anche danneggiato la loro credibilità. Qualsiasi affermazione fatta fuori da un'aula di giustizia poteva essere usata per attaccarli. L'agente disse a Brousseau che gli alti papaveri del Dipartimento di Giustizia di Washington si erano mostrati interessati. Riferì a Morehead, l'ex capo della sicurezza e un altro dei testimoni, che andare avanti non aveva più senso. La Whitehill era già fuori dal caso. Tommy Davis, all'epoca portavoce della chiesa, reagì alla bomba del New Yorker con aria noncurante. La definì una «presunta investigazione» e affermò che le fonti della rivista erano inaffidabili. La chiesa, disse al Times, «non aveva mai ricevuto notifica di essere al centro di inchieste governative.» Ma in un qualche momento della vicenda la chiesa assunse un avvocato con diversi agganci al Dipartimento di Giustizia e con la sua unità di traffico di esseri umani. Mary Carter Andrues aveva lasciato l'Ufficio della Procura Generale di L.A. nel 2007, dopo aver diretto la sua Divisione dei Diritti Civili, quella che persegue i reati connessi al traffico. Rispondendo a domande per questo articolo, la portavoce ecclesiastica Karin Pouw ha dichiarato che la Andrues «trattava direttamente» con il Dipartimento di Giustizia. La Adrues «aveva confermato che non era stata aperta alcuna indagine sulla chiesa o su nessuna delle sue affiliate o leader; qualsiasi resoconto che sostenga il contrario dice il falso.» Il Times ha provato a contattare la Adrues, la quale ha riferito di porre le domande direttamente alla chiesa. Kehoe e Seigel, ex procuratori federali, sostengono che assumere un ex interno è una strategia funzionale e diffusa nel mondo imprenditoriale. «Può avere un impatto psicologico e un impatto reale», dice Seigel. Un ex dipendente federale «sa come pensano i procuratori e quali sono le loro priorità, e possono fungere da negoziatori e avvocati molto efficienti per chi si ritrovi inquisito.» È possibile che l'indagine federale sul traffico di esseri umani non fosse già più attiva quando la Andrues si rivolse al Dipartimento di Giustizia. La sentenza Headley, la pubblicità e altre questioni potrebbero averla affossata già a fine 2010 o ai primi 2011. È probabile che l'ultima parola sulla sua chiusura sia venuta dai funzionari del Dipartimento di Giustizia di Washintgton, affermano Kehoe e Seigel. Di solito la supervisione della divisione dei Diritti Civili dipende da Washington. Inoltre, un caso incentrato su un'organizzazione famosa come Scientology riceverebbe molta attenzione. A capo della sezione penale della Divisione dei Diritti Civili di Washington all'epoca in cui l'indagine su Scientology subì una battuta d'arresto c'era Mark Kappelhoff, che fu responsabile di uno dei maggiori processi mai tenuti sul traffico di esseri umani e ottenne la condanna di un imprenditore di Samoa trovato colpevole di avere ridotto in schiavitù 250 operai di una fabbrica di abbigliamento. Kappelhoff si è dimesso nel 2012 e ora insegna diritto clinico alla Scuola di Legge della University of Minnesota. Il Times lo contattò nel suo ufficio a metà settembre. Il professore declinò l'intervista e chiese di inviargli una mail con le specifiche domande. Non ha risposto alle almeno altre nostre otto telefonate e e-mail, mandandoci infine un breve messaggio l'8 ottobre. «Non desidero parlare con voi. Dovessi cambiare idea, vi contatterò sicuramente.» La Venegas intervistò almeno un altro testimone. Il 17 giugno 2011 sentì l'ex dipendente Sea Org Daniel Montalvo, che tre mesi prima aveva querelato la chiesa. Montalvo sosteneva di aver cominciato a lavorare per il movimento a 15 anni, di aver lavorato almeno 40 ore la settimana e spesso più di 100 nella tipografia di L.A. della chiesa. La sua denuncia affermava che la chiesa aveva violato le leggi californiane sul lavoro minorile, che gli era permesso andare a scuola soltanto un giorno a settimana e che il suo salario settimanale oscillava tra i 35 e i 50 dollari. Era fuggito nel settembre 2010. La sua denuncia afferma che «Daniel arriva davanti a questa corte a 19 anni, con il solo diploma di terza media, senza beni, senza un curriculum», nonostante anni di lavoro. Montalvo incontrò la Venegas e un altro agente federale e il colloquio durò tre ore e mezza, ha riferito il suo avvocato Christopher Winter di LA, presente all'incontro. Montalvo «raccontò la sua storia», dice l'avvocato, rifiutando ulteriori commenti. Aggiunge soltanto che successivamente è stato raggiunto un accordo confidenziale con la chiesa. Non è stato possibile contattare Montalvo per avere un suo commento. Intanto continuavano a emergere testimonianze secondo cui Scientology aveva trattenuto suoi dipendenti contro la loro volontà. In una sola giornata dell'anno scorso, il 9 febbraio, la chiesa affrontò l'accusa in due tribunali di due stati diversi. In Texas, l'ex capitano della Sea Org Debbie Cook rilasciò una testimonianza giurata secondo cui nell'estate 2007 due dipendenti maschi della chiesa l'avevano prelevata dal suo ufficio della Base Internazionale e l'avevano costretta a seguirli nel "Buco", da cui non era possibile uscire. Dopo l'udienza, la Cook disse ai giornalisti di non avere parlato con l'FBI. Quello stesso giorno, in California, la legale rappresentante degli Headley chiese a una corte di tre giudici d'appello di rivedere la causa civile della coppia. Secondo Katherine Saldana, «esistono molte prove fondate a dimostrazione che per loro sarebbe stato incredibilmente difficile andarsene» dalla Base Internazionale. La violenza di cui erano stati testimoni era intesa a intimidire - a «rimetterli in riga e continuare a lavorare.» La chiesa può credere quello che vuole, disse l'avvocato, ma quando agisce in modo da «sovvertire il buon ordine, allora la corte dovrebbe regolare quella condotta, indipendentemente dal fatto che esistano giustificazioni religiose.» L'avvocato della chiesa Eric M. Lieberman discusse sul fatto che il quadro era molto più complesso. Come motivazione a restare nella Sea Org, gli Headley avevano citato fattori psicologici e sociali. Erano cresciuti nella chiesa, era stata la loro vita. Temevano di essere scomunicati e di perdere i contatti con la famiglia. Ma il Primo Emendamento proibisce «l'accusa di lavoro forzato basato su tali fattori sociali e psicologici.» E questo perché essi si collegano «alle credenze, all'educazione religiosa, alla formazione religiosa, alle pratiche religiose, alle limitazioni sullo stile di vita di un ordine religioso.» Sei mesi dopo la corte sentenziò a favore della chiesa. «Gli atti dimostrano in modo incontrovertibile che gli Headley entrarono volontariamente e lavorarono per la Sea Org perché pensavano di stare facendo la cosa giusta... ci sono stati bene», scrisse il giudice Diarmuid F. O'Scannlain nella sentenza. La corte non aveva trovato prove sufficienti che la chiesa avesse utilizzato forza, minacce o limitazioni fisiche - le definizioni di traffico di esseri umani - per tenere soggiogati gli Headley. Quando la coppia decise di non poter più conformarsi alle condizioni della Sea Org, se ne andò. Ma i giudici ci tennero a sottolineare che non approvavano le pratiche della chiesa. Gli Headley «avevano incentrato tutto» il loro caso sulle leggi che regolano il traffico di esseri umani, che però non sono pertinenti alle circostanze, scrissero nella motivazione. Altri approcci avrebbero potuto dare esiti diversi. «Accuse di aggressione, percosse, sequestro di persona o inflizione intenzionale di stress emotivo», scrisse la corte, «sarebbero state più consone alle prove.» Fonti usate per questo articolo: Questa serie in due parti si basa sugli approfonditi colloqui avuti con almeno 15 testimoni che parteciparono all'indagine del FBI sulla Chiesa di Scientology. Attinge inoltre a un'ampia raccolta di documenti, molti dei quali confermano i racconti dei testimoni. Il Times ha analizzato rapporti di polizia, atti di tribunale, lettere scritte dai testimoni alle investigatrici del FBI, e-mail scambiate tra le agenti e i testimoni e altre annotazioni o scritti redatti dagli stessi. L'FBI non ha rilasciato commenti. I testimoni hanno parlato con il Times dopo aver saputo dalle agenti o da altri testimoni che l'indagine si era arenata. Diversi documenti pubblici e privati messi a disposizione del Times confermano i racconti qui presentati.
La descrizione della fuga di John Brousseau dalla Base Internazionale è confermata da una e-mail che lo stesso inviò a Marty Rathbun il giorno dell'allontanamento e dalle dichiarazioni rilasciate dal dirigente ecclesiastico Warren McShane al vice sceriffo della Contea di Riverside un mese dopo la scomparsa di Brousseau. Anche i racconti fatti da Brousseau e Rathbun sul loro incontro a Corpus Christi è confermato dalle dichiarazioni di McShane. Il rapporto dello sceriffo chiarisce poi che fu McShane a chiedere a investigatori privati assunti dalla chiesa di localizzare Brousseau. Poi McShane inviò dei funzionari ecclesiastici a Corpus Christi per intercettarlo. La ricostruzione fatta da Brousseau del suo incontro di primo mattino in un motel con i quattro inseguitori è confermata da una deposizione successivamente rilasciata dal capo-squadra: l'allora portavoce della chiesa Tommy Davis. Il racconto di Mike Rinder di essersi coordinato con l'agente Tricia Whitehill mentre si preparava a prendere un aereo per il Texas e incontrare Brousseau e Rathbun è confermato dalle copie delle liberatorie firmate da Rinder e messe a disposizione del Times. La scena che descrive i cinque scientologist che affrontarono Rinder poco dopo il suo atterraggio all'aeroporto di Corpus Christi è stata confermata da un'intervista con il capo della sicurezza aeroportuale John Hyland. |
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