Federico racconta la sua recente esperienza, estate 2008, in uno dei centri di disintossicazione affiliati alla Chiesa di Scientology.
A fine aprile Roma è molto bella, la primavera rende la temperatura mite e la sera i vicoli e le piazze sono dei freschi salotti di pietra e marmo di Carrara. Sono le condizioni in cui agli occhi dello spettatore risaltano la bellezza e l'armonia architettonica del Rinascimento, del Barocco, e risalta il fatto che l'uomo nei secoli, ha sempre ricercato questo valore - il bello - per vivere meglio. Per me, che una sera di fine aprile mi trascinavo completamente ubriaco per quelle strade, nulla era più lontano dalla bellezza, dall'armonia, dall'equilibrio che mi circondavano. Semplicemente ero troppo preso dal pensiero che dominava la mia mente. Volevo trovare la prima fermata di un bus notturno per andare a sciogliere quel che restava della mia dignità in un cucchiaio, e continuare così per tutta la notte, al diavolo Bernini, al diavolo Michelangelo, al diavolo tutti gli altri.
Ma poi, bisogna fare i conti con se stessi la mattina dopo, o meglio, il pomeriggio dopo. Sensazione di bruciore al fegato, sangue che sgorga dalle gengive corrose, voglia di bere appena svegli, per dimenticare, dimenticare la depressione, il senso di frustrazione, e poi ricominciare da capo a distruggersi un'altra giornata. Così andava la mia vita, in quell'aprile del 2008, e forse era troppo anche per un irriducibile come me. Con la testa tra le mani accesi il computer e cominciai a cercare una comunità terapeutica per riuscire a smettere una volta per tutte.
Cominciai così a scorrere questi siti del Narconon [1], anch'essi pateticamente pieni di queste facce da alcolisti anonimi che affiancavano le loro "storie di successo".
Presi coraggio e chiamai questo centro nei pressi di Pesaro, il Centro Narconon Astore [2]. Mi rispose un uomo gentile, sembrava capirmi, gli spiegai la mia situazione e lui disse che il Programma Narconon [3] faceva proprio al caso mio, solo dovevo pagare una bella cifra, 20.000 euro per sei mesi di programma, ma, mi assicurò, con la certezza di uscirne veramente pulito. I miei mi accordarono la cifra, che io ovviamente non avevo, dato che i soldi che guadagnavo andavano sistematicamente buttati in turbo polvere.
Arrivai a Pesaro completamente in paranoia e mi trovai all'uscita della stazione con uno staff del centro, un milanese piccolo, magro ed ex tossico. Ero titubante, lui non mi aveva riconosciuto, potevo ancora scappare, potevo ancora tornare al bar e bere ancora, ma poi mi dissi che dovevo andare avanti e trovare il coraggio di salire su quella macchina. Salii. Arrivai al centro, un casale brutto e ordinario. Vidi i ragazzi che lo popolavano, e non sembravano tanto felici. Facce rabbiose, provate, stanche, annoiate. Mi recai in ufficio per fare l'accoglienza, il colloquio che precede l'entrata in comunità. Io, completamente in down, che parlavo a questa persona che mi spiegava in cosa consiste la vita del centro. Non ricordo nulla di quello che mi disse, perché non me ne importava niente. Ricordo soltanto che firmai svariate scartoffie e che alle pareti dell'ufficio erano appese fotografie di un uomo grassottello, rosso di capelli, ora su una barca con pose da ammiraglio, ora ad una scrivania con atteggiamento da filantropo soddisfatto, e tante altre cose... Non vedevo crocifissi e ricordo che chiesi se avevano a che fare con la Chiesa Cattolica, e mi risposero di no. Tirai un sospiro di sollievo, ancora però non sapevo che avevano a che fare con un'altra e molto più controversa "chiesa", di cui imparai a fare la conoscenza nei mesi che seguirono. Venni accuratamente perquisito, mi privarono del denaro e fui accompagnato nella "mia" stanza. Una stanzetta anonima, letto scomodo, senza bagno. Affisso sulla porta, un cartellino: "stanza astinenza".
Riuscii a farmi la doccia dopo una breve attesa (gli astinenti hanno la precedenza sugli altri, sapete), mi cambiai e scesi giù in cucina a conoscere gli altri. Ero braccato da un tizio che non aveva assolutamente l'aria dello specialista, infatti era un pescatore di Ancona, anche lui sul programma, ma più avanti di me. Era molto simpatico, chissà che fa ora... Scesi e mi trovai nel bel mezzo di una riunione, il cosiddetto meeting durante il quale tutti gli ospiti ricevono gli attestati di completamento dei corsi fatti e raccontano i loro "successi". Mi fecero sedere, in un tripudio di applausi. Mi sembrava di stare al Cottolengo, ve lo giuro, quella gente patetica che diceva fesserie, seguite da applausi. Fesseria - applauso, fesseria - applauso. Giuro che ormai ho maturato un'idiosincrasia profonda nei confronti degli applausi, ne ho fatto una tale scorpacciata in quei mesi al Narconon che ormai li detesto in modo irreversibile.
Ero preparato a trovare un ambiente patetico, ma speravo meglio. Ero veramente in una gabbia di non-persone, per la stragrande maggioranza.
I giorni dell'astinenza scorrevano lentissimi, ebbi modo di conoscere tutti i miei compagni di viaggio, compagni di viaggio che mi assistevano in quanto "specialisti dell'astinenza", ed erano ragazzi e ragazze come me, con un passato dalle tinte fosche. In quei giorni lo staff che ricopriva le funzioni di "soprintendente al settore astinenza" mi obbligava a fare continuamente quelle che lui chiamava "assistenze", o "procedimenti". In pratica ero costretto, tre volte al giorno e per ore di seguito, a farmi mettere le mani addosso da qualcuno che mi chiedeva se "sentivo le sue mani" [4]. Il beneficio che ne traevo era veramente nullo. Ero anche costretto ad ascoltare lo "specialista" di turno che mi chiedeva di guardarmi intorno e dirgli "che cosa avrei potuto avere", per ore intere. Alla fine, non poche volte ho dovuto pregarli di smettere con quelle cose, perché non ce la facevo più... Il fatto che ero recalcitrante ai loro "procedimenti" indusse lo staff suddetto a farmi trascorrere dieci giorni in astinenza, causa mancanza di "successi" e mancanza di buoni "indicatori". Poi, come per magia, riuscii ad uscire dall'astinenza perché era in arrivo un altro ragazzo e serviva la stanza che occupavo. Cominciai a sospettare che coloro che si definivano "specialisti" del settore fossero in realtà dei parvenu. L' Accademia Fu un sollievo uscire dall'astinenza, che mi obbligava all'ossessiva presenza di un custode sempre a controllarmi e a sottopormi a quei procedimenti idioti che mi innervosivano e basta.
Ebbene il primo giorno che entrai nella cosiddetta accademia risi fino alle lacrime vedendo questa gente che si fissava negli occhi senza muoversi, persone che dormivano l'una davanti all'altra; alcuni erano seduti a dei tavoli pieni di scenette fatte di pupazzetti di pongo, altri che si dicevano delle cose senza senso con sfibrante ripetitività. E, dulcis in fundo, un tizio che urlava di alzarsi a un... posacenere. Un posacenere non si può alzare da solo, ed infatti era lui che lo alzava con le mani, ringraziandolo con lo stesso tono stentoreo. E poi gli urlava di risedersi. Un posacenere... Fu allora che, ridendo come un matto, incrociai lo sguardo del supervisore del corso, che non condivideva la mia ilarità. Occhi fissi, quasi offesi dalle mie risate, ed allora smisi, ammutolendo. Avevo visto lo sguardo di chi crede ciecamente. Uno sguardo folle. Rividi quel tipo di sguardo molte altre volte, durante quei mesi... Fui sottoposto a un "test della personalità" di 200 domande, alle quali risposi, poi mi assegnarono un compagno di "studi", un "twin", un gemello. Ne cambiai molti, perché la gente andava e veniva, eravamo tutti tossici del resto, e non tutti erano determinati. Cominciai con gli esercizi denominati "TRs" [5], occhi chiusi, occhi aperti, e quelli dedicati al "ciclo della comunicazione". In pratica, si deve arrivare a restare per due ore ad occhi chiusi l'uno davanti all'altro, per due ore ad occhi aperti, e poi si passa gran parte del resto del tempo a leggere al proprio "twin" dei passi del libro "Alice nel paese delle meraviglie" senza fare smorfie o usare dei punti di ritrasmissione, cioè dei "via". Più andavo avanti e più mi rendevo conto che quella gente usava un gergo strano: tutte le azioni erano chiamate "cicli", la gestione di un problema diventava un "maneggiamento", ed ogni volta che qualcuno sbadigliava sullo studio aveva una "mal comprensione" [6]; fare o combinare casini era definito "inturbolare" l'ambiente. I ragazzi più avanti con il programma parlavano in modo diverso, condendo incomprensibilmente l'italiano con questi neologismi che io pensavo fossero solo causati da una cattiva traduzione dell'inglese nel quale originariamente erano scritti i libri su cui "studiavamo", tutti libri di questo tale Ron Hubbard che veniva definito il più grande filantropo della storia, l'uomo che ha dato alla soluzione del problema della droga una spinta determinante, tanto determinante da meritarsi decine e decine di ritratti sparsi per le pareti del centro. Purtroppo, o per fortuna, io non ne ero convinto, dato che là dentro c'erano solo libri suoi, c'era solo la sua onnipresente voce, non c'erano altri che lui. Ricordo che durante una pausa (definita "break") tra le "lezioni", mentre eravamo seduti a chiacchierare tra di noi, cominciai a inveire contro quella figura e definii tutto quello che stavamo "studiando" un "frullatone"; non capivo la sua utilità nella cura della tossicodipendenza. Chi mi stava ascoltando mi invitò a non urlare perché sennò, dicevano, sarebbero venuti gli staff a "maneggiarmi". Urlai ancora più forte. Quella sera fui convocato in un ufficio da colei che si definiva pomposamente "Ufficiale di Etica" la quale mi chiese il perché delle mie affermazioni. Intorno a me scaffali pieni di libri, libri con su scritto SCIENTOLOGY. Io replicai con una domanda: «siete di scientology, voialtri?».
Purtroppo in quel momento non avevo conoscenza approfondita di Scientology, sapevo che veniva definita "setta", sapevo di Tom Cruise, ma niente altro.
I giorni in accademia si susseguivano monotoni e impiegai un mese e mezzo per ottenere i "pass" che mi avrebbero fatto giungere al punto forte del programma Narconon, le saune. Ero così lento perché non scrivevo mai i miei "successi": non mi piaceva quella pratica, la trovavo patetica. Non pensavo fosse giusto scrivere che mi sentivo libero dalle droghe, era troppo facile dirlo da dentro una campana di vetro, chiuso e senza libertà, senza soldi, non avrebbe avuto senso. Ed allora venivo sistematicamente sottoposto a "chiarimenti di parole", a private discussioni con il "Supervisore del Caso" (o C/S), ed ero costantemente invitato a non parlare dei miei malumori ai miei compagni di corso, per non "inturbolarli".
Le saune Il centro era pieno fino all'orlo, la gente continuava ad entrare, ed in astinenza c'era una ragazza madre eroinomane e piena di metadone che faceva veramente impazzire tutti, e mi ricordo le sue urla in piena notte, i calci, i pugni, gli svenimenti, le tentate fughe, gestite ovviamente male dai poveri ragazzi che erano costretti a sorvegliarla. Non si può affidare gente in astinenza profonda a dei ragazzi che, per quanto volenterosi, non hanno le qualifiche per sobbarcarsi tale responsabilità. Molte volte si sfiorarono tragedie, che vidi con i miei occhi. Eppure nessuno protestava, notavo come tutti, chiusi lì dentro, arrivassero ad accettare tutto, pagando tremila euro al mese. Era la condizione di cattività, condita da quel controllo forte che veniva esercitato a livello etico, per cui ogni critica, ogni tensione, ogni forma di dissenso veniva fatta passare per comportamento indecoroso, per tentativo di ritornare a quelle droghe che troppo spesso venivano usate come arma contro il libero pensiero. E cominciai le saune [7]. Anche quelle durarono un mesetto, cinque ore al giorno a sudare dentro una sauna e quel bombardamento vitaminico (alla fine arrivai a dover ingurgitare 80 pastiglie al giorno) e, ovviamente, mancanza patologica di successi.
Anche io, dopo tanto vagare (tra i venti e i venticinque anni sono stato in giro per l'Europa e ho fatto il lavapiatti, il cameriere, il cuoco, per protestare contro quel padre troppo ricco che mi voleva avvocato nel suo studio) potevo amare un'altra volta, e senza sentire il bisogno di essere ubriaco o strafatto per farlo; fu una sensazione forte, che mi indusse a chiudere gli occhi su molte cose, in primis sul fatto che in quel posto non si curavano le dipendenze ma si allenava il pensiero all'ossequioso rispetto di dogmi che facevano parte di un sistema di creazione di proseliti, pagando carissimo un servizio che a livello igienico era da denuncia, un servizio inesistente, una grande "torta di vacca".
Ma ero troppo preso da quella ragazza. Staff da due anni, ex tossica, stava buttando la sua giovinezza lì dentro lavorando dodici ore al giorno per una paga miserrima, e il resto del tempo a riempirsi la testa con le fesserie della persona che, diceva lei, l'aveva salvata.
Intanto le mie saune, il "programma di purificazione per una nuova vita", come veniva chiamato, procedeva. Mi svegliavo alle nove, prendevo la mia dose di niacina, andavo a correre per mezz'ora, poi in sauna, per quattro ore e mezza.
Dovete sapere che chi era sul programma di saune doveva occuparsi anche del settore cucina, con il compito di cucinare ed organizzare i pasti per tutto il centro. Io, che sono un bravo cuoco e ho lavorato per molto tempo nel settore, ho avuto modo di vedere come tutto, in quel centro Narconon, fosse organizzato all'insegna del risparmio.
Roma, Internet, la verità Non riesco a descrivere la sensazione di libertà che provai una volta tornato a casa. Qualcosa di veramente totale.
Il ritorno Decisi così di tornare al centro, di fingermi figliol prodigo per poter vedere con nuovi occhi quello che avevo visto e che spesso non ero riuscito a spiegarmi.
Durante quel mese di permanenza, constatai che la manager del centro era una "OT IV" [8] cominciai a capire dove finivano tutti i soldi, una marea di soldi che le famiglie pagavano per disintossicare i figli, senza poter sapere che in realtà i loro poveri figli venivano traghettati nella rete di Scientology. È così, ed è veramente triste. Sfruttare la tossicodipendenza per il proprio tornaconto non è una cosa edificante. Vendere l'illusione di una "cura miracolosa", sfruttare il bisogno di aiuto.
Feci il corso 3, il corso 5 ("Alti e Bassi", in assoluto la cosa più inquietante che mi è mai capitata tra le mani sottoforma di pubblicazione).
Durante una di queste sedute mi imbambolai completamente e persi il controllo.
Piombai in uno stato di depressione acuta, non so se dovuta al fatto che le sedute avevano un effetto, in questo caso nefando, oppure al fatto che ormai ero giunto al climax definitivo di sopportazione di quell'ambiente, che veramente si era fatto pesante.
Era il 18 agosto del 2008. Ieri, praticamente. Conclusioni Ed eccoci qua, ormai sono passati tre mesi da quell'ultimo giorno. La mia vita scorre bene, non ho più avuto botte di testa, non ho più toccato droghe, ho un lavoro, e tutto sembra andare per il meglio. Inutile dire che la mia esperienza al Narconon mi ha segnato molto, ma certo non posso dire che sono più responsabile di prima grazie a quello che ho "appreso" dagli "specialisti di disintossicazione" della Chiesa di Scientology. Forse lo sono perché questa esperienza mi ha fatto capire che la libertà ha un valore, e lì l'ho vista continuamente insidiata da un sistema di concetti che mi si voleva inculcare in testa, ma in qualche modo sono stato bravo e non gliel'ho permesso. Tutto ciò mi ha fatto venire voglia di maturare, di cambiare, perché prima che essere dannoso per la salute, drogarsi è sempre e comunque da poveri di spirito, tipico di un'umanità monotona e abitudinaria, per niente trasgressiva, per niente originale. Se posso dare un consiglio a chi vuole cominciare questo cammino che è un po' doloroso, posso dire che l'importante non è tanto stare attenti a non cadere in tentazione, quanto invece cercare di sviluppare amore e interesse per il mondo che ci circonda, e metterci tanta, tanta autoironia... Il discorso per il Narconon, purtroppo, è diverso e meno speranzoso. Io non mi sono fatto abbindolare, ma tanti non ci riescono, ve lo dico con cognizione di causa. Molti non hanno i mezzi intellettuali e culturali per arginare l'onda distruttrice che il pensiero di Hubbard comporta, e semplicemente vanno alla deriva. Si fanno convincere che quello è il migliore dei modi di pensare possibile. E forse in qualche caso smettono di drogarsi, ma per diventare scientologist, per perdere definitivamente la capacità di analisi delle cose, per diventare delle pedine di un sistema che li sfrutta, come è successo a quella ragazza, che chissà per quanto tempo ancora crederà a quelle favolette senza rendersi conto che perderà nel contempo la sua giovinezza e tutti quelli che le vogliono veramente bene, e che alla fine non avrà realmente aiutato nessuno, nemmeno se stessa. Per farvi rendere conto che il Narconon è Scientology, la ragazza di cui parlo nel mio scritto mi dichiarò il suo amore, a suo tempo. Ed anche quando ero già definitivamente fuori dal centro continuavamo a sentirci, io avevo ancora delle speranze. Poi mi mandò una lettera nella quale mi diceva che ci saremmo potuti rivedere solo se fossi "ritornato sul programma", altrimenti sarebbe stata costretta a "disconnettere" da me. Inutile dire che io non sarei mai più tornato da quei pazzi e così ho rinunciato a lei, che era stata l'unico vero motivo per cui ero rimasto al centro così a lungo. Ma più della mia rinuncia, quello che pesa maggiormente è la sua rinuncia: in pratica ha rinunciato ad una persona cara solo perché quella persona era critica verso i dogmi di Hubbard. Perché non era d'accordo. Perché era un essere libero, nel vero senso della parola. Questa è Scientology e io mi ci sono imbattutto involontariamente e a mia insaputa, solo perché volevo disintossicarmi ed ero disperato. E sono stato trattato da "carne cruda" [10]. A voi il giudizio sul Narconon. Federico
1. Per approfondimenti si veda la sezione di questo sito dedicata al Narconon.
2. Il Centro Narconon Astore si presenta sul Web con innumerevoli "siti civetta" tra cui:
3. Per approfondimenti si veda: Dossier Narconon .
4. Il procedimento, o "assistenza" di Scientology, citata da Federico si chiama "Body Communication Process" ("Procedimento di comunicazione con il corpo") e fa parte del "pacco di studio" al termine del quale lo studente/cliente Narconon ottiene la qualifica di "specialista dell'astinenza", e come tale assisterà i suoi compagni/clienti durante la fase di astinenza. Da quanto apprendo da Federico, a differenza degli altri corsi quello di "specialista dell'astinenza" non ha un testo dedicato, ma dispense a uso interno. Il corso si studia in un paio di giorni e comprende una piccola parte teorica ed esercizi pratici da eseguire su una bambola di pezza.
Il procedimento più somministrato dallo "specialista dell'astinenza" all'astinente è appunto il "body com":
Si veda anche: italian.essentialauditing.org. Il "pacco di studio" per diventare "specialista dell'astinenza" del Narconon comprende tutti i "fattori delle assistenze", cioè l'auditing essenziale di Scientology, qui elencati.
5. Per approfondimenti si veda: TRs - "routine di addestramento" di Scientology e il capitolo del saggio La psicanalisi del futuro che risale al secolo scorso dedicato ai TRs.
6. Per approfondimenti si veda: Il messaggio nascosto nella "Tecnologia di Studio" di L. Ron Hubbard.
7. Per approfondimenti si veda: Narconon e il Purification Rundown, Opinioni mediche sul Purification Rundown, Il Rundown di Purificazione, Rundown di Purificazione: truffa e abuso delle professioni medica.
8. Per approfondimenti si veda: I misteriosi livelli OT: riassunto.
9. Oggettivi: Uno dei livelli inferiori dell'auditing di Scientology. Lo scopo dichiarato di questi esercizi è "portare il pc più in contatto con il suo ambiente (realtà)". Il contenuto ipnotico di questi esercizi, però, lascerebbe pensare che sono stati concepiti per produrre l'effetto opposto.
Uno degli "oggettivi" più frequentemente usati è un processo chiamato "Procedura di Apertura Tramite Duplicazione" o più familiarmente "OP Pro by Dup." In questo procedimento il preclear viene portato in una stanza in cui sono stati collocati due oggetti, generalmente su due tavoli a qualche metro di distanza in modo che il preclear debba camminare dall'uno all'altro.
I comandi di questo esercizio sono:
1. "Guarda quel libro".
1. "Guarda quella bottiglia".
1. "Guarda quel libro".
Questo esercizio deve essere fatto per diverse ore consecutive, "fino a che il preclear riesce a farlo senza ritardo, senza protestare, senza apatia ma con allegria".
10. In Scientology per "carne cruda" si intende il pubblico nuovo, cioè le persone nuove che si avvicinano alla dottrina per le sue innumerevoli porte - principali o secondarie - ma che devono tutte necessariamente confluire nella "Chiesa di Scientology".
La questione è spiegata molto bene nella HCO PL 22 dicembre 1982RB, "Services Routes for New Public" di L. Ron Hubbard, di cui a seguire una traduzione non ufficiale.
Ho avuto modo di visionare i "materiali di studio" "basati sulle opere di L. Ron Hubbard" che Federico ha studiato al Centro Narconon Astore (materiale comune a tutti i centri Narconon del mondo), e in essi compaiono ben cinque delle nove "rotte di ingresso a Scientology" elencate nella policy letter di Hubbard, vale a dire: Corso del Successo attraverso la Comunicazione; Corso di Migilioramento della Vita; Programma di Purificazione; Via della Felicità. I "procedimenti oggettivi" e le "assistenze" che Federico cita fanno a loro volta parte del "auditing introduttivo di Scientology". In breve, si direbbe che i centri Narconon non siano altro che un "distaccamento" delle "Divisioni del Pubblico" presenti in ogni "org" (o "chiesa" di Scientology) per guadagnarsi nuovi adepti.
Ma per creare un flusso, all'interno delle Divisioni del Pubblico stesse sono necessari dei canali. La gente, soprattutto la gente nuova, ha bisogno di essere diretta. Ha bisogno di mappe da seguire. Per mappe intendiamo rotte che indichino chiaramente quale servizio fare ora e quale servizio fare come successivo. Se al pubblico non date mappe, lo perderete. E senza mappe o rotte, gli staff delle divisioni del Pubblico di org e missioni non hanno materiale su cui organizzarsi per fare in modo che le gente scorra verso le org, che li incanali con successo su e attraverso i servizi delle Divisioni del Pubblico e da lì verso servizi maggiori.
Le Divisioni del Pubblico sono divisioni di servizio, non divisioni introduttive.
La chiave per far prosperare pienamente ed efficacemente le Divisioni del Pubblico è ROTTE EFFICIENTI DI SERVIZI PER IL PUBBLICO NUOVO [enfasi in originale] che vengono ora fornite alle Divisioni del Pubblico sia delle org che delle missioni.
Questa lettera direttiva, con i suoi allegati, mostra le strade principali che la carne cruda deve seguire per salire sul Ponte [della Libertà Totale] e introduce nove strade di servizi chiave che la carne cruda deve seguire:
1. Strada del co-auditing di Dianetics
Queste rotte producono i flussi maggiori [di pubblico verso le org]. Non sono necessariamente tutte le rotte possibili, ma sono le rotte principali e sono tutte altamente funzionali. [...]
(L. Ron Hubbard, HCO PL 22 dicembre 1982RB, "Services Routes for New Public")
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