La vendetta di Scientology: per anni il Cult Awarness Network è stato il
maggior nemico di Scientology. Ma la religione fondata dal defunto L. Ron Hubbard,con
sede a Los Angeles, l'ha conciato per le feste, prendendone possesso.
Introduzione
Era un'idea che doveva vedere la luce. Ecco come Priscilla Coates descrive l'umile
inizio del Cult Awarness Network, fondato due decenni fa sulla scia degli assassinii
e suicidi di massa in Guyana, che si presero la vita di centinaia di seguaci del defunto
Jim Jones. Il concetto era abbastanza semplice: fondare un'organizzazione nazionale,
non a scopo di lucro, per assistere i cari, spesso disperati, delle persone catturate
dalla scena delle sette, da sempre proliferanti.
Almeno sulla carta, il gruppo conosciuto con l'acronimo CAN sopravvive. Ma a distanza
di mezzo secolo né la Coates, che dirigeva l'ufficio di Los Angeles quando
l'organizzazione era all'apice, né chiunque altro abbia contribuito a far crescere
il network ha più niente a che fare con esso. E questo perché chiunque
oggigiorno chiami le linee dedicate del CAN ha ottime probabilità di sentirsi
rispondere da un appartenente alla Chiesa di Scientology. Invece di mettere in guardia
la gente sulle sette sospette, sostengono gli oppositori, il nuovo gruppo li pubblicizza.
Come ha spiegato un critico di Scientology, è come se «un gruppo contrario
alla contraccezione si impadronisse del progetto 'Pianificazione Familiare'».
La storia di come la controversa chiesa con sede a Los Angeles - che una volta la
rivista
Time ha definito "la setta dell'avidità"
[1] -
ha requisito il gruppo "anti-sette" che costituiva la sua nemesi, è tanto grottesca
quanto qualche pezzo di fantascienza del suo defunto fondatore, L. Ron Hubbard. È
anche un avvertimento per chiunque si schieri contro Scientology, con la sua inclinazione
a molestare i suoi detrattori in tribunale, e la sua rumorosa reputazione di intraprendere
rappresaglie contro i "soppressivi", ovvero chi viene ritenuto colpevole di aver ridicolizzato
gli insegnamenti di Scientology. Queste scritture comprendono l'affermazione perentoria
di Hubbard che gli esseri umani sono costituiti di ammassi di spiriti, chiamati "thetans",
che un feroce governatore galattico di nome Xenu bandì dalla terra circa 75
milioni di anni fa. Hubbard, uno scrittore di pulp fiction che prestò un agitato
servizio in Marina, raggiunse la notorietà nel 1950 quando presentò
il concetto di "Dianetics", da lui ribattezzata "Scienza Moderna della Salute Mentale".
Dianetics rimane il nocciolo della pratica di Scientology. Uno dei suoi elementi base
è una macchina della verità semplificata, chiamata E-Meter, che si sostiene
misuri i cambiamenti elettrici della pelle mentre i soggetti discutono dettagli intimi
della loro vita. Hubbard affermava che l'infelicità scaturisce dalle aberrazioni
mentali, chiamate "engram", e che le sedute di assistenza con l'ausilio dell'E-meter
potevano aiutare a sbarazzarsene. Gli scientologisti chiamano "auditing" questo profondo
(e costoso) presunto processo di "pulizia" della mente. Ma negli anni '70 l'Internal
Revenue Service [IRS, ente fiscale - NdT] condusse alcune sedute del suo particolare
auditing [gioco di parole: "auditing" significa anche revisione dei bilanci - NdT]
e accusò Hubbard di aver scremato milioni di dollari della chiesa e averli
riciclati attraverso aziende prestanome, celandoli su conti bancari in Svizzera. E,
nonostante Hubbard sia morto prima che il caso arrivasse in tribunale, sua moglie
e dieci altri ex dirigenti della chiesa furono mandati in prigione per aver infiltrato,
derubato, e messo cimici in decine di uffici privati e governativi nel tentativo di
bloccare le loro indagini.
Con il suo grande quartier generale sul Sunset Boulevard di Hollywood, la chiesa ha
montato una nutrita scuderia di star seguaci della sua dottrina, tra cui gli attori
John Travolta, Tom Cruise e Kirstie Alley, il musicista jazz Chick Corea e il cantante
soul Isaac Hayes.
Per sostenere la promozione dell'immagine del suo gruppo di frangia, Scientology ha
assoldato la vulcanica agenzia di pubbliche relazioni
Hill and Knowlton; diffonde
una pletora di annunci su televisioni, notiziari importanti e riviste commerciali;
e recluta accademici ed altri professionisti attraverso una rete di esperti i cui
legami con la chiesa vengono generalmente tenuti nascosti. Tra i suoi membri troviamo
anche personaggi mediatici di alto profilo. Greta Van Susteren, la corrispondente
legale della CNN e suo marito, l'influente avvocato di Washington John Coale, sono
scientologisti. Hanno addirittura giocato un ruolo minore nell'assalto di Scientology
alla Cult Awarness Netework, rappresentando una donna dell'Ohio che aveva fatto causa
ad una organizzazione di deprogrammazione dalle sette denominata "Wellspring", il
cui direttore esecutivo siedeva anche nel consiglio del CAN.
Con il senno di poi, i rappresentanti dell'ex CAN - il cui presunto coinvolgimento
con il rapimento e la deprogrammazione da sette sospette ha fatto nascere una controversia
- affermano che avrebbero dovuto prevedere l'assalto di Scientology. Specialmente
dopo che un avvocato di Los Angeles, personaggio importante in Scientology, si era
unito ad una causa legale contro il CAN a Seattle, diversi anni fa. Nessuno avrebbe
potuto immaginare che quella causa, iniziata per conto di un giovane chiamato Jason
Scott - il quale, appartenente a una setta cristiana evangelica, era stato rapito
e deprogrammato - avrebbe portato a risarcimento danni per un totale di 5,2 milioni
di dollari e accelerato la rovina finanziaria del gruppo "anti-sette". E neppure avrebbero
potuto immaginare che un giorno del 1996 il loro logo, mobilia e numeri di telefono
sarebbero stati messi all'asta su ordine di un giudice fallimentare, e che uno scientologista
sarebbe apparso dal nulla per collocare l'offerta vincente.
Ma l'indignazione definitiva per i crociati "anti-sette" è avvenuta all'inizio
di quest'anno, in un'aula di tribunale di Chicago. Dopo aver conquistato il CAN, essersi
appropriati del suo nome e aver spostato i suoi uffici dall'Illinois alle vicinanze
del quartier generale di Scientology a Hollywood, avvocati legati alla chiesa si sono
mossi per impossessarsi del materiale raccolto e archiviato dal CAN nei suoi 20 anni
di attività, documenti estremamente delicati. Più di 150 cartoni contenenti
nomi, indirizzi e informazioni dettagliate su migliaia di persone che si erano rivolte
al CAN in cerca di aiuto per liberare amici e parenti. L'elenco di organizzazioni
prese di mira dal vecchio CAN rappresenta il "chi è chi" della cultura di frangia.
Tra gli altri troviamo il Ku Klux Klan, La Nazione Ariana, decine di oscuri gruppi
fondamentalisti e cristiani evangelici, la Chiesa di Satana, la Chiesa dell'Unificazione
del Reverendo Sun Myung Moon, seguaci dell'estremista politico Lyndon LaRouche e,
naturalmente, la Chiesa di Scientology.
In precedenza, il giudice aveva escluso questo materiale dalla liquidazione fallimentare,
ordinando che fosse immagazzinato, mentre i rappresentanti del vecchio CAN cercavano
la protezione del tribunale per tenerlo lontano dalle mani dei suoi nemici. I giudici
fallimentari sono spesso restii a consegnare il patrimonio di un gruppo a un altro
gruppo, in modo particolare quando esistono rivalità. Ma i legali di Scientology
pare abbiano escogitato una strategia per aggirare il problema.
Acquistando [i diritti concessi da] la sentenza contro lo squattrinato CAN, un uomo
di Los Angeles di nome Gary Beeny è diventato il capofila dei creditori chirografari
dell'organizzazione fallita. Ed è stato così che il maggio scorso un
giudice ha assegnato a Beeny la proprietà degli archivi, ultime vestigia delle
un tempo potenti risorse del CAN. Secondo la rivista
American Lawyer, Beeny
è uno scientologista, e in breve tempo ha trasferito la custodia degli archivi
alla Fondazione per la Libertà Religiosa, un gruppo sostenuto da Scientology.
La fondazione era già diventata l'entità con licenza ufficiale di dirigere
il nuovo CAN, dopo che un altro scientologista, Steven L. Hayes di Los Angeles, aveva
acquistato il logo e altre pertinenze. Di fatto, l'avvocato che rappresentava Beeny
altri non era che il legale di Scientology e suo portavoce di alto profilo Kendrick
L. Moxon. È lo stesso avvocato che ha rappresentato Jason Scott nel caso che
ha portato al fallimento del CAN (Scott ora afferma che Scientology l'ha usato come
pedina, e ha sconfessato Moxon).
Incredibilmente il presidente della fondazione, che è anche presidente del
nuovo CAN, è il suo vecchio e infaticabile nemico, un auto-proclamato ministro
battista chiamato George Robertson. E in un'altra perversa simmetria, il nuovo direttore
esecutivo del nuovo CAN è Andy Bagley - un tempo segretario di L. Ron Hubbard
- che era il maggior antagonista dell'ultimo direttore esecutivo del vecchio CAN,
Cynthia Kisser. Bagley aveva rivolto la sua attenzione alla Kisser quando era a capo
di uno dei distaccamenti dell'Ufficio degli Affari Speciali di Scientology [OSA],
una unità di intelligence della chiesa simile alla CIA, a Kansas City. «Stiamo
parlando di un complotto strategico di grandi proporzioni, una tragedia non provocata»
dice Ed Lottick, medico della Pennsylvania e uno dei direttori del vecchio CAN. «Ed
ora che hanno ottenuto gli archivi, Dio solo sa il disastro che semineranno».
Lottick non dovrà attendere molto per scoprirlo. Da quando gli archivi sono
stati trasferiti a Los Angeles, meno di due mesi fa, il nuovo CAN sostenuto da Scientology
ha cominciato il difficile compito di organizzarli e ri-archiviarli. Intende consegnare
ad ognuno dei molti gruppi presi di mira dal vecchio CAN copie di tutti i documenti
di pertinenza di quel gruppo, afferma Nancy O'Meara, nuovo tesoriere del CAN e dirigente
dell'ufficio. Da 25 anni in Scientology, la O'Meara pensa che il vecchio CAN fosse
composto da fabbricanti di odio volti alla persecuzione di qualsiasi gruppo non fosse
di loro gradimento.
[2] Citando il "regno di terrore"
del vecchio CAN, cela a malapena la sua gioia all'idea che qualcuno dei gruppi presi
di mira voglia usare il materiale recentemente ottenuto per iniziare cause civili
o addirittura penali. Il più importante luogotenente del leader di setta Tony
Alamo - lo stravagante predicatore di strada di Los Angeles che combinava i suoi pronunciamenti
messianici ad un lucroso commercio di giacche di pelle piene di lustrini - una volta
scarcerato, è già volato dall'Arkansas per ottenere le copie degli archivi
relativi a Alamo. «Quei documento sono stupefacenti» afferma la O'Meara.
«Serviranno di sicuro per aprire gli occhi a qualcuno e pensiamo che attireranno
- o almeno dovrebbero - l'interesse dei media». Comprensibilmente il luogo in
cui essi vengono custoditi è un segreto gelosamente mantenuto. Nello specifico,
rimanda le domande relative agli archivi a Moxon, l'avvocato di Scientology, che fu
una figura chiave nella fine del vecchio CAN, e la persona che lei dice essere responsabile
della supervisione degli archivi. Contattato per un'intervista, tuttavia, Moxon ha
dimostrato più interesse nel fare domande su questo articolo piuttosto che
nel discutere il Cult Awareness Network. «Sul New Times ho letto un sacco di
stronzate [su Scientology]» ha detto al reporter prima di riattaccare il telefono,
«e di voi non mi fido».
Per il vecchio Cult Awareness Network la fine è stata rapida
Ben Hyink, che ha rappresentato il CAN nel fallimento, ricorda lo stato d'animo malinconico
di quel giorno del 1996 quando accompagnò Cynthia Kisser nell'aula di tribunale
di Chicago per quella che doveva dimostrarsi un'azione vana. La Kisser aveva retto
il timone dell'organizzazione per nove anni, e come il capitano di una nave che affonda
aveva cercato di tenerlo disperatamente il più a lungo possibile. Era arrivata
con l'ingenua speranza di acquistare il patrimonio del gruppo. Ancora più ingenuamente
sperava che non avrebbe dovuto pagarlo molto. Anche se fosse stata un successo, la
sua missione sarebbe comunque stata triste. Lo scopo era riprendersi il nome commerciale,
la casella postale, il numero della linea d'aiuto e il marchio di servizio, semplicemente
per ritirarli e far uscire dal tormento l'assediato CAN. Ma quel giorno in aula c'era
un altro concorrente - Steven Hayes, lo scientologo che era arrivato da Los Angeles
con ben altri propositi. L'offerta d'asta partì da 10.000 dollari, e una nervosa
Kisser ne offrì velocemente 11.000. Hayes rilanciò di 1.000. «Offro
13.000 dollari», disse lei. «Quattordicimila» rincalzò Hayes.
La Kisser tenne duro fino a 19.000. Ma quando Hayes rilanciò la Kisser rispose
«basta». Il curatore che conduceva la vendita le chiese se desiderava
una pausa, lei rispose che sarebbe stata una buona cosa. Le disse che se voleva fare
un'altra offerta doveva intervenire entro tre minuti. Ma, come ricorda Hyink, la pausa
fu inutile. La Kisser non poteva spingersi oltre. «Accetto l'offerta di 20.000
dollari del Sig. Hayes», annunciò il curatore fallimentare, come riportano
i verbali della vendita. Era finita.
Ma la presa di potere sul vecchio CAN da parte di Scientology era in cantiere da anni.
A partire dal 1991 il CAN era stato costretto ad affrontare almeno 50 cause legali
indette da scientologisti, sia in tribunali statali che federali, in tutto il paese.
La Coates, capo dell'ufficio di Los Angeles, ricorda che nel 1992 ricevette mezza
dozzina di querele in appena due settimane. «Era divenuto un fatto talmente
di routine che ormai conoscevamo i messi del tribunale». Allo stesso tempo gli
scientologisti presentarono alle commissioni statali sui diritti umani di tutto il
paese decine di denunce per discriminazione contro il CAN, richiedendo i servizi di
un plotone di avvocati.
Nonostante le denunce fossero state presentate da singoli scientologisti, molte erano
scritte praticamente con linguaggio identico. E vi era un altro comune denominatore.
Molte delle cause erano redatte dallo studio legale di Moxon. Le denunce riguardavano
l'una o l'altra di due accuse. Era stata negata l'appartenenza ad uno dei gruppi locali
affiliati al CAN, oppure era stata rifiutata l'ammissione al convegno annuale del
CAN. «Dovevi essere un imbecille per non accorgerti che si trattava di uno sforzo
orchestrato», dice Dan Liepold, avvocato di Santa Ana che ha difeso il CAN in
una trentina di cause, e che si è scornato spesso con Scientology. I suoi archivi
contengono mucchi di lettere di richiesa di ammissione al CAN inviate da scientologisti.
In molte di esse il linguaggio è praticamente identico, come se fossero state
scritte seguendo una bozza comune. La portata del piano divenne evidente, continua,
quando iniziò ad interrogare i querelanti e scoprì che alcuni di essi,
prima di sporgere denuncia, non avevano nemmeno fatto richiesta di adesione al CAN.
Altri, aggiunge, non sapevano chi stava pagando il loro avvocato, o come questi era
stato scelto. Per la Coates quella campagna non era per nulla un mistero. «In
quelle lettere non c'era nulla di spontaneo», ricorda. «Iniziarono ad
arrivare in gran numero, e tutte dicevano più o meno la stessa cosa. Non bisognava
essere un cervellone per dedurre che dietro c'era [la chiesa]». Bagley, l'ex
segretario di Hubbard, lo conferma. Dopo diversi rifiuti della Kisser di discutere
con lui «le bugie che [il vecchio] CAN stava diffondendo» su Scientology,
dice, la informò al telefono che voleva entrare nel CAN «per riformare
l'organizzazione dall'interno».
Ciò che con esattezza spinse Scientology a volgere le sue considerevoli risorse
contro il piccolo gruppo "anti-sette" nel preciso momento in cui lo fece - dato l'odio
che gli scientologisti covavano da lungo tempo - è argomento di speculazione.
Ma non è per nulla sorprendente che l'abbia fatto. Secondo la politica di Scientology,
gli oppositori sono considerati caccia aperta per ritorsioni. Gli insegnamenti stessi
di Hubbard dichiarano l'importanza dell'intraprendere la guerra legale contro chi
viene percepito come nemico, anche quando lo scopo è di intimidazione e scoraggiamento
piuttosto che di vittoria. Come conseguenza, nel corso degli anni gli avvocati assunti
dalla chiesa hanno presentato centinaia di querele (tra i legali più importanti
che hanno rappresentato la chiesa c'è il Presidente della Commissione di Polizia
di Los Angeles, Gerald Chaleff).
[3]
Tornando all'attacco contro il CAN, un numero del maggio 1991 della rivista
Time
intitolato "La Setta dell'Avidità" può aver sortito effetti. In quell'articolo
la Kisser faceva osservazioni particolarmente dure sulla chiesa. In ogni caso gli
scientologisti non facevano mistero del loro disprezzo nei suoi confronti. Per esempio,
un numero del 1995 della rivista
Freedom, pubblicazione della chiesa [edita
in Italia come "Diritti dell'Uomo" - NdT] aveva come titolo di copertina: «CAN,
il serpente di odio, intolleranza, violenza e morte». All'interno paragonava
il CAN a «un gruppo d'odio nella tradizione del KKK e dei neonazisti»,
e si riferiva alla Kisser come la «madre di tutti i serpenti». Lo stesso
numero conteneva l'accusa che, prima di diventare direttore esecutivo del gruppo,
nel 1987, la Kisser era stata ballerina topless in un nightclub dell'Arizona - un'accusa
che la Kisser ha pubblicamente rigettato come "grottesca" (la Kisser ha rifiutato
numerose interviste con il "New Times". Amici ed ex collaboratori la descrivono distrutta
per la fine del CAN, e da quelle che lei definisce molestie continue della chiesa
nei suoi confronti. Sostengono che sta cercando di iniziare una nuova vita, e sta
frequentando corsi di giurisprudenza a Chicago).
Nonostante l'attacco di Scientology, per un certo tempo il CAN riuscì a proseguire
la sua attività. La Coates racconta che il gruppo riceveva circa 20.000 richieste
di informazione l'anno, e che il tasso non era diminuito di molto dopo l'inizio della
raffica legale. Ma la litigiosità aveva i suoi costi. «Non è che
dall'altra parte ci fosse da vincere una esperienza [legale] particolare», dice
Hynk, il legale dell'ex CAN. «Era più che altro una guerra di logoramento».
Nel 1993 il CAN pagava già 10.000 dollari al mese per spese legali, e secondo
la Coates la somma sarebbe stata maggiore se non fosse stato per il molto lavoro offerto
gratuitamente. Addirittura alcuni avvocati fatturavano al CAN ben consapevoli che
i conti non sarebbero mai stati pagati. Ma c'era un problema più serio. Dopo
aver perso le coperture assicurative, iniziarono a procurarsi anche le donazioni fatte
all'associazione.
La Coates afferma che i potenziali contribuenti erano riluttanti a sovvenzionare un
gruppo che spendeva tanto del suo denaro in avvocati, e aggiunge «non era difficile
comprendere le loro ragioni». Gli scientologisti avevano messo il Cult Awarness
Network in una posizione di vulnerabilità - sull'orlo di un baratro in cui
bastava poco a farlo precipitare. La spinta definitiva si dimostrò essere una
causa del 1994 molto diversa dalle altre. Jason Scott non era uno scientologista,
ma apparteneva ad una chiesa evangelica quando, all'età di 18 anni, rimase
vittima di una fallita deprogrammazione. Le circostanze fondamentali del caso non
furono mai messe in discussione. Katherine Tonkin, madre di sette figli (si era risposata
due volte dopo la nascita di Jason), nel 1989 era entrata nella Chiesa del "Life Tabernacle",
una piccola congregazione dei Pentecostali Uniti di Bellevue, Washington. Ben presto
si era dimostrata disillusa dagli insegnamenti della chiesa, che vietava televisione
e film e scoraggiava le donne dall'indossare pantaloni o gioielli. Lasciò la
chiesa, ma Jason e i suoi due fratelli minori, di 16 e 13 anni, decisero di restare.
Successivamente testimoniò che era preoccupata dal fatto che i leader del gruppo
stessero cercando di metterle contro i ragazzi.
I suoi timori crebbero nel 1990 quando i due ragazzi più grandi andarono a
vivere con i leader della chiesa, e il figlio più piccolo si trasferì
dalla nonna. Incerta sul da farsi, la Tonkin chiamò un numero d'emergenza che
le era stato dato da Shirley Landa, volontaria del CAN di Seattle. Dopo aver ascoltato
la storia della Tonkin, la Landa le diede un altro numero - quello di Rick Ross, un
esperto di sette di Pheanix coinvolto in numerose deprogrammazioni.
[4] Nel
dicembre del 1990 Ross volò a Seattle. Successivamente deprogrammò tutti
e tre i ragazzi, ma Jason, che aveva più di 18 anni, si sarebbe dimostrato
problematico. Come testimoniò in seguito, il giorno in cui i tre uomini che
assistevano Ross lo afferrarono, ammanettarono e lo costrinsero a salire su un furgone,
urlò che non avevano alcun diritto legale per farlo. Secondo i verbali del
tribunale, i suoi rapitori gli chiusero la bocca con del nastro isolante, lo tennero
schiacciato sul pavimento del furgone e lo condussero in una località a quattro
ore di distanza, in una casa isolata sulla costa dello stato di Washington. Per cinque
giorni Ross e i suoi assistenti lo costrinsero a guardare filmati sulle sette religiose,
e cercarono di fargli rinunciare alla sua chiesa finché disse loro ciò
che volevano sentire. Ma quando l'intero gruppo, compresa la madre di Jason, uscì
per quello che sembrava essere un pranzo celebrativo, Scott fuggì e chiamò
la polizia.
La Coates e gli altri associati al vecchio CAN continuano a dire quel che dicevano
all'epoca: che il gruppo sosteneva unicamente mezzi legali per far uscire le persone
dalle sette, e non avrebbe mai fatto coscientemente riferimento alla deprogrammazione
forzata. Affermazione accolta con considerevole scetticismo da certi ambienti - «Credo
che [il vecchio CAN] abbia fatto un danno tremendo fino al punto di collaborare o
mettere in contatto la gente con questi deprogrammatori», afferma Newton Maloney
del "Fuller Theological Seminary" di Pasadena. Maloney, psicologo clinico che è
al contempo un ministro dei Metodisti Uniti, pensa che il nuovo CAN stia facendo un
lavoro positivo nel cercare di riconciliare i familiari con chi è entrato in
un gruppo che i parenti non approvano. Riconosce che la sua opinione sul nuovo CAN
supportato da Scientology lo ha portato ad essere considerato un difensore delle sette
all'interno del "movimento anti-sette" (la Chiesa di Scientology, in parte a causa
dell'influenza di Maloney, all'inizio di quest'anno ha finanziato un convegno sulla
tolleranza religiosa al Fuller a cui ha partecipato anche il presidente della chiesa,
Heber C. Jentzsch). Altri che esprimono opinioni favorevoli verso il nuovo CAN si
spingono oltre. In un affidavit molto pubblicizzato dalla Chiesa di Scientology, Lowell
Streiker, assistente familiare e ministro della Chiesa Unita di Cristo della California
settentrionale, afferma che l'80% di tutte le deprogrammazioni di cui è a conoscenza
erano state organizzate dal vecchio CAN, sia dalla sede che dai suoi uffici. La sua
dichiarazione è stata riportata in un opuscolo di Scientology intitolato:
Il
Cult Awareness Network: Anatomia di un Gruppo d'Odio.
Il fattore critico che ha determinato la legalità del rapimento e della deprogrammazione
di Jason Scott è stata la sua età. Se fosse stato minorenne, come i
suoi fratelli, l'incidente avrebbe a malapena attirato l'attenzione. E mentre per
alcuni il legame poteva apparire sottile, fu una volontaria del CAN ad aiutare la
madre di Scott a mettersi in contatto con Ross.
Di fatto Ross venne processato per l'accusa di rapimento, ma quando la Tonkin accettò
pubblicamente la responsabilità per avere ingaggiato Ross fu chiaro che non
ci sarebbe stata condanna. Raramente una giuria accetta di condannare una madre disperata
che desidera salvare i figli adolescenti da una setta sospetta, anche se uno di essi
è già maggiorenne. Ma durante lo svolgimento del processo accadde qualcosa
di cattivo auspicio che riguardava il Cult Awarness Network.
Un avvocato della lontana Los Angeles telefonò a Jason Scott, e iniziò
a discutere il fatto che dovesse intentare una causa civile contro il CAN. L'avvocato,
Marcello Di Mauro, era un collega di Kendrick Moxon. Ben presto, secondo le successive
dichiarazioni di Scott, Di Mauro volò a Seattle, portò Scott fuori a
pranzo e iniziò a parlargli dei potenziali milioni di dollari che avrebbe potuto
fruttargli una causa civile. Il giorno successivo al proscioglimento di Ross dall'accusa
di rapimento, un avvocato di Scientology presentò una causa che si sarebbe
dimostrata la distruzione del vecchio CAN.
L'avvocato difensore del CAN nel processo civile, Mary Steele, si convinse ben presto
che dietro il caso di Scott c'era Scientology e concluse che per la giuria sarebbe
stato di vitale importanza conoscere la lunga guerra tra essa e il CAN. Ma alla vigilia
del processo, il giudice distrettuale John Coughenour sbalordì la difesa affermando
che non poteva lasciare che fossero portate come prove questioni relative a Scientology.
Successivamente negò la richiesta di chiudere il caso con un patteggiamento.
In termini tattici, per il CAN fu un gran pasticcio. L'associazione poteva permettersi
di ingaggiare un testimone esperto, o addirittura di pagare il volo aereo a non più
di un paio di suoi membri del consiglio per andare a testimoniare, afferma la Coates.
Moxon e il suo team, nel frattempo, avevano portato il difensore delle sette Anson
Shupe
[5] dell'Università dell'Indiana, un
testimone esperto che aveva spesso testimoniato per conto di Scientology, il quale
disse alla giuria di aver studiato il CAN per anni, e che aveva una lunga storia di
attacchi a gruppi religiosi non convenzionali. Il CAN era così malmesso da
non potersi neppure permettere di pagare il suo avvocato difensore, e infatti non
lo fece. Alla domanda se si fosse sentita spiazzata in termini di risorse, la Steel
risponde: «penso di non riuscire a trovare parole per descrivere fino a che
punto questo sia vero.»
Alla fine, la giuria assegnò un risarcimento danni di 1,8 milioni di dollari
a carico del CAN, e 3,4 milioni a carico di Rick Ross. Ma Scott avrebbe visto solo
una piccola parte di quel denaro. Al CAN non era rimasto molto da poter spremere.
Dopo essersi diviso da Moxon, Scott finì per vendere per 25.000 dollari il
suo diritto al risarcimento contro il CAN a Beeny. Nel giro di poche ore il nuovo
avvocato di Scott, il legale "anti-sette" di Los Angeles Graham Berry, ricevette una
telefonata da Moxon per conto del suo nuovo cliente - Beeny. «Moxon era interessato
a prelevare il diritto di Scott, non a negoziare compromesso e pagamento», afferma
Berry. «Il vero interesse [di Moxon] era costringere il CAN alla bancarotta,
e impadronirsi del suo patrimonio per conto Scientology».
Contattato una seconda volta dal New Times per commentare le accuse di Berry, Moxon
lo ha criticato affermando che si tratta di un fissato contro Scientology, sottolineando
che il mese scorso un giudice della Corte Superiore di Los Angeles ha trovato che
Berry è un "contendente irritante" in un'altra questione relativa alla chiesa.
«Il vecchio CAN era un gruppo d'odio», dice Moxon, «si occupava
di rapimenti. Denigrava le credenze dei gruppi religiosi di minoranza. Il nuovo gruppo
non è così. Il nuovo gruppo sta cercando di promuovere il dialogo inter-denominazionale».
Nel frattempo Scott si era accordato per il suo diritto contro Ross per, pare, 50.000
dollari. Secondo la madre di Scott, Sig.ra Tonkin, i due sono ora amici. Scott, che
oggi ha 27 anni, vive nell'Arizona settentrionale e pensa di essere stato strumentalizzato
da Scientology per distruggere il CAN. «Jason è stato doppiamente plagiato»,
afferma sua madre; «una prima volta dalla setta in cui era rimasto coinvolto,
e una seconda da Moxon e dagli scientologisti, che l'hanno usato come mezzo per abbattere
il Cult Awarness Network». Nello spiegare il rifiuto di suo figlio nel farsi
intervistare, aggiunge «desidera semplicemente dimenticare l'intera faccenda,
e continuare la sua vita».
Anche se George Robertson [il presidente della Fondazione per la Libertà Religiosa,
ente che gestisce il nuovo CAN - NdT] non aveva mai sentito parlare della Chiesa di
Scientology, ha motivi per essere risentito con il CAN originale.
Come collaboratore del Reverendo Carl H. Stevens Jr., fondatore dell'oggi defunta
minoranza religiosa chiamata "La Bibbia Parla", il cinquantottenne Robertson è
rimasto associato ad un gruppo che il CAN ha più volte descritto come setta
pericolosa. Stevens, che un tempo guidava il furgone di un fornaio, affermava che
qualsiasi espressione era ispirata da Dio. Alla fine degli anni '70 spostò
la sede di "La Bibbia Parla" dal Maine a Lenox, Massachussets. Nella sua natia Florida,
Robertson fondò un ministero affiliato a quello di Stevens. «Pendeva
sempre dalle labbra del Pastore, come noi dicevamo», ricorda un ex-ecclesiastico
di "La Bibbia Parla" che osservò Robertson durante i suoi periodi di lavoro
a Lenox. «Stava continuamente intorno a Carl. Era uno di quei tipi che sentono
il bisogno di restare vicini al re, di sentire l'aroma sensoriale della regalità».
I problemi di "La Bibbia Parla" esplosero con Betsy Dovydenas, erede della fortuna
dei grandi magazzini Dayton-Hudson (che comprende anche i negozi Target). La Dovydenas
entrò nella chiesa di Stevens nel 1982, e ben presto venne convinta a lasciare
il marito e i due figli e a donare a "La Bibbia Parla" 6,6 milioni di dollari di un
immobile il cui valore era stato stimato in 20 milioni.
Sommersa dal contante, l'iniziativa di Stevens si espanse su un campus di 85 acri
nei sobborghi della città. La struttura era completa di studi radiofonici e
televisivi, centro per riunioni e una nuova sede per la scuola biblica di Stevens.
Ma nel 1986 il marito e i genitori costrinsero la Dovydenas a restare lontana dal
gruppo il tempo sufficiente per fare in modo che un deprogrammatore la convincesse
di essere stata plagiata. L'anno seguente fece causa alla chiesa per riavere il suo
denaro, basandosi sull'influenza indebita subita. Il caso arrivò fino alla
Corte Suprema e, nonostante avesse vinto, la vittoria fu priva di sostanza: "La Bibbia
Parla" aveva dichiarato fallimento. Tra le altre cose, i verbali mostrano che Stevens
aveva usato parte del denaro per acquistare un condominio in Florida. L'ereditiera
rimase con una cattedrale nel deserto - l'ex campus sede della chiesa. «Sono
stata plagiata», così oggi la 47enne Dovydenas ricorda la sua esperienza.
Parla di Stevens come di un «predicatore squallido e simulatore», aggiungendo:
«trovo incomprensibile come chiunque nella gerarchia della sua organizzazione
potesse essere sinceramente motivato».
Ma la controversia non pose fine alla carriera di Stevens, e neppure all'associazione
di Robertson con lui. Stevens chiuse l'attività di Lenox e si trasferì
a Baltimora. Laggiù Robertson aveva aperto una chiesa che avrebbe giocato un
ruolo chiave nella sopravvivenza del suo mentore come figura religiosa. Usando la
chiesa di Robertson come testa di ponte, Stevens fondò un nuovo ministero chiamato
"the Greater Grace World Outreach". Nel 1987 la chiesa acquistò a Baltimora
un centro commerciale abbandonato, che diventò la sua sede e anche la sede
della Scuola Biblica del Maryland e del Seminario ad essa affiliati. Robertson è
il vice presidente della scuola. Frotte di seguaci di "La Bibbia Parla" avevano seguito
Stevens a Baltimora, ed ex studenti della scuola biblica di Lenox si erano trasferiti
in quella, non riconosciuta, di Baltimora. «[Stevens] semplicemente ricominciò
la sua attività in un posto nuovo, fingendo che "La Bibbia Parla" non fosse
mai esistita», spiega Doris Quelet, che era attiva nel capitolo di Baltimora
del CAN originale. «La nuova entità permetteva loro di proteggere il
patrimonio dal risarcimento danni concesso [alla Dovynedas].» Nonostante possa
non aver attratto ricche ereditiere, il ministero di Stevens si fece largo tra atleti
benestanti. Per esempio il Reverendo John Love, uno dei subordinati di Stevens, ha
fatto molto per l'immagine della NBA's New York Knicks, che chiama "la squadra di
Dio" e ha condotto frotte di gente a pregare durante il dopo-partita.
Per parte loro, il vecchio CAN e i suoi sostenitori continuarono a tormentare Stevens
e Robertson dopo il trasferimento in Maryland. Accusavano Stevens di aver ottenuto
la laurea in teologia da una scuola fantasma del Tennessee. «Le sue credenziali
non valgono la carta su cui sono scritte», contesta David Clark, l'assistente
d'uscita che ha deprogrammato la Dovydenas. Clark sostiene che un suo collega ha richiesto
per posta, alla scuola ora defunta, uno di questi "pezzi di carta" per il suo cane,
e l'ha ottenuto. Nel frattempo, dice Clark, un investigatore privato inviato in Georgia
per localizzare il seminario in cui Robertson affermava di aver ottenuto la laurea
in teologia trovò un magazzino abbandonato «che sembrava non essere stato
impiegato da anni». Intervistato sulle sue credenziali, Robertson descrive il
college che ha frequentato come piccolo - «aveva circa 50 studenti» -
e ha detto che non era più operativo essendo stato «inghiottito da un
altro seminario che successivamente è stato inglobato da un ulteriore seminario».
Sebbene Robertson si definisca Battista, sostiene di non essere mai stato ordinato
da, e neppure associato a, alcuna organizzazione Battista. «Sono indipendente.
Non credo alle denominazioni». Descrive la "Greater Grace" di cui è ministro
come una chiesa «dall'orientamento evangelico indipendente, che riconosce gli
insegnamenti Battisti». Su questo sfondo, Robertson sembra perfettamente soddisfatto
di aver ricevuto l'invito di Scientology come propagandista anti-CAN.
Per decenni, e fino alla cessazione del Cult Awarness Network originale, ha girato
per il paese prendendosela con l'organizzazione. Appariva all'improvviso ai seminari
nei campus universitari, irrompeva ai convegni del CAN, pedinava i suoi rappresentanti
nei loro impegni come oratori, e protestava, insieme agli scientologisti, all'esterno
delle abitazioni dei membri del CAN e altrove. Affermava che gli appartenenti al CAN
erano prevalentemente ebrei e psichiatri che si opponevano al cristianesimo organizzato,
e una volta è stato citato da un quotidiano del New Jersey per aver detto che
«per gli ebrei, tutti i cristiani sono sette». Un'altra volta si è
scagliato contro il gruppo definendolo «il KKK della religione». Patricia
Ryan, figlia del defunto deputato Leo Ryan, assassinato dai tirapiedi di Jim Jones
in Guyana, e lei stessa ex presidente del CAN, ricorda Robertson tra una folla di
scientologisti che picchettavano casa sua in una cittadina del Maryland, negli anni
'80. Altri dicono che scatenò una baraonda in un hotel vicino all'Aeroporto
Internazionale di Los Angeles, nel 1982, dove un gruppo di scientologisti cercava
di entrare a forza ad un convegno del CAN. «Il tutto fu veramente ridicolo»,
ricorda la Ryan. «Di fatto cercarono di farsi largo verso gli ascensori, e seguirono
alcuni dei nostri oratori ospiti fin nelle loro stanze, per intimidirli». Un'altra
volta, ricorda la Kisser, a Oklahoma City arrivò con un contingente di scientologisti
che prese delle stanze nell'hotel dove si svolgeva il nostro convegno, e usarono apparecchiature
elettroniche per origliare i partecipanti. Una volta, durante una visita in Florida
della Kisser e di altri funzionari del CAN, Robertson addirittura sbucò nell'ufficio
di un quotidiano nel mezzo di un'intervista. Il suo ruolo, quel giorno, era scortare
un importante scientologista locale che pretendeva di essere ascoltato.
A Hollywood nel 1993, ad una cerimonia presieduta dal leader di Scientology Jentzsch
a cui partecipava anche il cantante soul Hayes, la chiesa consegnò a Robertson
uno dei suoi premi per la Libertà dei Diritti Umani. Veniva citata la sua «realizzazione
nella promozione di libertà religiosa, tolleranza, e il suo lavoro contro l'azione
violenta della deprogrammazione ed altri crimini di odio religioso». Robertson
si infuria quando la Coates ad altri del movimento "antisette" suggeriscono che sia
solamente un lacchè degli scientologisti. «Ciò che mi interessa
è la libertà religiosa» afferma. «Il CAN è totalmente
indipendente dalla Chiesa di Scientology».
Ma per Scientology il nuovo CAN sembra essere diretto da scientologisti. I suoi due
rappresentanti più in vista, e quelli responsabili delle sue operazioni quotidiane,
O'Meara e Bagley, sono membri della chiesa. Robertson sostiene che i cinque membri
del consiglio direttivo si incontrano per conferenza telefonica ogni tre mesi, e tengono
almeno un convegno faccia a faccia all'anno. Ma quando gli è stato chiesto
chi sono i membri del consiglio oltre a lui stesso e alla O'Meara ha detto di rivolgersi
a quest'ultima. Nel corso di un'intervista la O'Meara ha fornito un pacco di materiale
relativo al CAN, dicendo che in esso potevano essere reperiti i nomi dei direttori.
Ma non c'erano. Al contrario, la maggior parte delle informazioni consisteva di ritagli
di giornale e altro materiale denigratorio verso il vecchio Cult Awarness Network.
Nonostante né la O'Meara né Bagley l'abbiano confermato, l'uomo che
detiene il titolo di presidente del CAN, o almeno che l'aveva fino al 1997, secondo
il
Washington Times, è un altro scientologist: l'uomo d'affari del Westside
Isadore Chait. In un'intervista a parte, Bagley, il direttore esecutivo, ha affermato
di non sapere chi fossero i membri del consiglio oltre a Robertson e alla O'Meara.
Ha detto di pensare che il consiglio comprendesse anche uno scientologista del Minnesota
e un buddista di New York, ma non è stato in grado di fornirne i nomi. Incredibilmente,
quanto Robertson è stato contattato una seconda volta ha dichiarato di non
sapere nemmeno che Bagley fosse un direttore esecutivo del CAN. «Chi ve l'ha
detto?», ha chiesto. Informato del fatto che la cosa era stata riferita sia
da Bagley che dalla O'Meara, un agitato Robertson ha risposto: «Controlleremo».
La O'Meara, un'energica donna sulla quarantina, spiega che la missione del nuovo CAN
è aiutare a dissipare paura e malcomprensioni sui gruppi religiosi non convenzionali.
«Quando qualcuno ci telefona a proposito di Scientology - e succede - la prima
cosa che dico è: "Mi ascolti, io sono scientologista. Dobbiamo parlare"».
Presiede un ufficio affollato di una sola stanza al quarto piano del Taft Building,
che si erge all'angolo sudorientale di uno degli incroci più leggendari di
Los Angeles, Hollywood and Vine.
La stanza è praticamente spoglia, se si eccettuano alcuni tavoli pieghevoli,
qualche telefono, un computer e un fax. Su una parete pende una carta geografica degli
Stati Uniti che mostra le località in cui trovare accademici o altri esperti
a cui la O'Meara o gli altri che rispondono al telefono indirizzano le persone in
cerca di informazioni. L'elenco è un "chi è chi" di ciò che il
movimento "anti-sette" descriverebbe come difensori delle sette: Maloney, Shupe, J.
Gordon Melton alla UC Santa Barbara, e una decina d'altri, tra cui lo stesso Robertson
del CAN.
[6] Ascoltandola si ha l'impressione che
la O'Meara non abbia mai incontrato una setta che non le piaccia. Il nuovo CAN si
preoccupa addirittura di non usare la parola "sètta" [in inglese: "cult" -
ndt]. «È un peggiorativo che ha perso di significato», spiega.
Questa opinione sembra in contraddizione con il nome del gruppo, che dopotutto è
Cult Awarness Network. Ma per questo c'è un motivo strategico. «Il nome
è un marchio di servizio», afferma la O'Meara. «Lo usiamo solamente
per evitare che ritorni di dominio pubblico» (o, come suggerisce Priscilla Coates,
per evitare che chiunque associato con l'estinto CAN ne faccia uso).
Sorprendentemente, tra chi ritiene che l'attuale nome CAN sia inappropriato c'è
addirittura Robertson. Riconosce che quando è diventato (almeno apparentemente)
uno degli alti funzionari del nuovo CAN ha cercato di seppellire la vecchia identità
e ha fatto pressioni perché il gruppo usasse il nome dell'entità madre,
cioè la Fondazione per la Libertà Religiosa. «La mia proposta
è stata respinta», afferma, ma ha rifiutato di spiegare da chi.
Per i nuovi gestori del Cult Awarness Network nessun dettaglio sembra essere troppo
piccolo per rendere difficile la vita ai critici della chiesa. Dopo che la Coates
e il marito hanno venduto la loro casa di Glendale e si sono trasferiti al nord dello
stato di New York, riferisce che «frotte di investigatori privati», che
lei è convinta essere stati ingaggiati dalla chiesa, sono discese sulla sua
comunità facendo domande ai vicini sul suo conto e quello del marito, sorvegliando
la loro fattoria e, per un certo periodo, seguendola ovunque andasse.
[7] Ancora
più misteriosamente, a Los Angeles il nuovo CAN ha chiamato la compagnia dei
telefoni per fare richiesta del numero di telefono personale lasciato della Coates
quando si è trasferita. Quando il
New Times ha chiamato questo numero,
Bagley, lo scientologo, ha risposto «Cult Awarness Network». Nonostante
la Coates sia irritata all'idea che scientologisti rispondano alle chiamate di ignari
clienti, spiega che ha accettato il fatto che non c'è niente che lei possa
fare. «È una tragedia», dice, «ma siamo confortati dal fatto
che crediamo che il mondo stia venendo informato su quello che [il nuovo] CAN è
effettivamente».
La O'Meara insiste risolutamente sul fatto che la chiesa non ha avuto un ruolo nella
caduta del suo predecessore. «[Scientology] non ha distrutto il Cult Awarness
Network [originale]», afferma. «Il Cult Awarness Network si è distrutto
con le sue mani per il suo flagrante disprezzo dei diritti altrui».
Stacy Brooks, l'ex moglie dell'ex braccio destro di Hubbard Robert Voughn Young, ride
a queste dichiarazioni. Come ex operativa del
Guardian's Office della chiesa,
che successivamente è diventato l'Ufficio degli Affari Speciali [OSA], la Brooks
afferma di aver personalmente diretto una missione per distruggere le attività
del gruppo "anti-sette", in particolare quelle della Coates. «Ogni settimana
ci siedevamo intorno ad un tavolo e facevamo la revisione di quanto stavamo facendo
contro il CAN», racconta. «Abbiamo molestato Priscilla in ogni modo possibile».
La Brooks, che attualmente è in ottimi rapporti con la Coates, ha lasciato
Scientology agli inizi degli anni '90 insieme a Young, suo marito, ed essi sono sicuramente
tra i ranghi più alti che abbiamo mai abbandonato l'organizzazione.
Ma il bottino spetta al vincitore. Come incarnazione del trionfo di Scientology sui
suoi nemici, l'odierno Cult Awarness Network non si vergogna di promuovere gli insegnamenti
di Hubbard. Tra le prime pubblicazioni a portare il suo imprimatur c'è stato
un opuscolo che non aveva nulla a che fare con la consapevolezza sulle sette. O sì?
Il suo titolo:
Fatti contro Finzione. Scientology: Finalmente la Storia dall'Interno.
Note
[1]
Scientology: la florida setta dell'avidità
e del potere. "Time Magazine", storia di copertina. Di Richard Bear, 6 Maggio
1991. Vedi
qui per una traduzione in italiano.
[2] Espressioni come "fabbricanti di odio" o "mercanti di
caos" sono parte degli insegnamenti di L. Ron Hubbard sulle "persone soppressive".
Scientology si auto-definisce il bene supremo, la verità assoluta; di conseguenza,
quanti esprimono pareri contrari a ritrovati e condotte del gruppo, vengono etichettati
dal fondatore Hubbard come "malvagi", "criminali", "esseri degradati" o, più
comunemente, "persone soppressive". «Non si trovano persone critiche verso Scientology
che non abbiano un passato criminale», insegnava agli affiliati, «più
e più volte ne abbiamo avuto la prova» (HCOB del 27 Agosto 1987, originariamente
pubblicato come articolo in "Ability" 199, nel 1967, citato in Mario Di Fiorino,
L’illusione comunitaria, Moretti e Vitali, Bergamo, 1998,
p. 102).
[3] In Italia Scientology è stata affiancata dall'avvocato
Alfredo Biondi, ex ministro di Grazia e Giustizia nel Governo Berlusconi, il quale
ha difeso la multinazionale nel processo in corso a Milano da 13 anni (1986-1999),
che ha visto Scientology condannata per "associazione per delinquere" da due distinte
sezioni della Corte d'Appello della città - sentenze successivamente annullate
con rinvio a giudizio dalla Corte di Cassazione, per difetto di procedura circa la
"questione religiosa". Per approfondire, vedi la sezione
Tribunali.
[4] Vedi l'attuale
homepage
di Rick Ross.
[5] Anson Shupe, in coppia con David Bromley, è autore
di gran parte della pubblicistica di opposizione schierata (lungi da una mera e salutare
riflessione critica) a quello che viene definito come "movimento anti-sètte",
letteratura edita negli Stati Uniti alla quale attingono Massimo Introvigne, Eileen
Barker, J. Gordon Melton (rispettivamente direttore e amministratori del
CESNUR)
e altri estimatori del filone. Per una divertente esposizione, vedi anche questa traduzione
della
"Cult Apologist FAQ"
curata da Tilman Hausherr.
[6] Vedi la nota precedente.
[7] A titolo di informazione, vedi l'articolo
"Vogliono
schedarci" -
Appartenenti all'ARIS denunciano alla Procura il tentativo da
parte di anonimi di prendere informazioni personali nei loro confronti. Di Giordano
Giommoni. Tratto da "Il Gazzettino di Venezia", 29 Marzo 1998.