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Invito la libertà al mio tavolo

Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic.

Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini.

© Der Spiegel - La Repubblica.

BELGRADO (20 MAGGIO) - Sulle pagine del mio diario odierno vorrei trascrivere una lettera che ho ricevuto ieri sera tardi, via posta elettronica. Questa lettera mi è arrivata da un amico serbo che si è trasferito ai Caraibi: "Cara Biljana, il cielo con la Croce del Sud che vedo ogni notte mi ricorda sempre quanto sono lontano da te e dagli eventi terribili che ti circondano. L'Europa sta diventando un'altra volta il poligono di tiro dell'intero pianeta. Il nostro futuro non è stato mai così poco prevedibile, non eravamo mai stati così dipendenti dalle forze politiche che ci governano, nelle quali non si può avere fiducia perché non seguono nessuna regola, non avendo buonsenso.

Anche se sembrava più preservata che altrove, oggi appare evidente che la culla della civiltà occidentale sia giunta a un punto critico. Da quando il mondo ha abbandonato la "belle époque" (quando Marcel Proust viaggiava sui lenti treni che lo portavano agli ultimi grandi banchetti del secolo) ed è entrato nel periodo delle grandi guerre mondiali, l'uomo ha smesso per sempre di sperare nell'eventualità che un giorno si possa restaurare il vecchio ordine, quella ricetta salutare che al primo posto immaginava la costruzione di un universo a misura d'uomo: la città, la campagna, le notizie, le malattie, gli affetti, gli interessi, le perdite...

Sembra che solo la consapevolezza della morte, che è la caratteristica umana più fondamentale di tutte, sia rimasta immutata. Ho scritto questa introduzione affinché tu non possa pensare che ho la tentazione di dare lezioni, di giudicare solo una parte coinvolta nel conflitto, difendendo l'altra. Questa strada sarebbe naturalmente la più breve, la più facile.

Cinquant'anni dopo l'accettazione della Carta Universale dei Diritti dell'Uomo, è incomprensibile che uomini e donne possano ancora essere perseguitati ed eliminati per la loro appartenenza etnica, oppure per la loro religione, per la lingua, o per il loro stato sociale. I confini tra gli stati non possono essere definiti in base alle referenze etniche, oppure in base alle memorie eroiche, al passato e alla storia. È facile per me parlare da qui, però è necessario costringere i protagonisti di questo dramma a pagare il conto per il loro crimini. È altrettanto necessario cercare altri interlocutori, perché quelli non possiamo più considerarli adeguati a questo ruolo. E quelli che sono determinati ad applicare un nuovo futuro hanno la responsabilità di proporre scenari per un qualche futuro possibile, che deve essere abbastanza coerente e che dovrà essere lontano dall'orrore e dalle ostilità presenti, un futuro che sarà basato sulla creazione di una società civile laica, ricca i elementi che favoriscano le attività sociale, aiutata da un paese che veramente creda nella funzione dei suoi diritti e dei suoi doveri, un futuro che alle idee morali dell'umanità sia in grado di fornire il potere di esistere.

Sfortunatamente, gli attuali presidenti degli Stati più ricchi e potenti sono tutti quanti di piccolo formato, con scarso spessore etico. Non ci sono più gli Adenauer, i De Gaulle, i Churchill, i De Gasperi. Le lezioni che gli attuali presidenti vogliono darci, pur essendo brutali, non ci convincono, neanche in quello che intendono fare per il nostro futuro, perché sono loro stessi i primi ad ignorarne il senso. Perfino il vocabolario e i mezzi che usano non si distinguono più da quelli usati dai dittatorelli locali contro i quali gli studenti tiravano sassi e scarpe.

Ma non ti preoccupare, mia cara Biljana, perché nessuno gli crede più, perché la gente è buona, e ciò nonostante il fatto che la vita sia un grande equivoco. Noi siamo vivi e siamo felici. E a ogni nostro pranzo, invitiamo la libertà a sedersi con noi, come ha detto quel francese. Il posto rimane vuoto, ma per lei è sempre apparecchiato. Stanotte è piovuta una pioggia calda, equatoriale. Sono uscito nella notte e sono rimasto sotto l'acqua per mezz'ora. Stamattina, il cielo era chiaro e il mare era calmo".

Non aggiungo la firma a questa lettera per proteggere la "privacy" del mio amico. E forse perché mi piacerebbe firmarla io.

 
 
 
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