Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (19 MAGGIO) - Ieri sera ho provato a discutere su quello che ci sta succedendo con un gruppo di vecchi amici.
Ci conosciamo da anni, e da anni abbiamo buoni rapporti, però sulla nostra attuale "situazione" non siamo
d'accordo. Abbiamo provato a scambiare qualche idea, ma appena siamo arrivati alla terza frase, il nostro tono non era
più amichevole, le nostre voci si sono alzate, e abbiamo cominciato a litigare. Il mio compagno, più prudente
di me, mi ha solo guardato e ha smesso di parlare. Subito dopo pure io ho taciuto. Non volevamo più parlare di guerra.
Abbiamo parlato di tutt'altre cose, di piccoli argomenti, senza importanza, pur di continuare a conversare. Così abbiamo
incominciato ad allontanarci.
Quando sono rimasta con il mio fidanzato, ho provato a commentare l'accaduto. Ho cominciato
parlando piano piano, poi ho alzato la voce e quando sono arrivata alla terza frase i vicini si sono lamentati per il rumore. Il mio
fidanzato, più prudente di me, mi ha solo guardato e ha taciuto. Ho subito capito il segnale che mi lanciava e anche io
ho taciuto. L'uomo con il quale divido la vita, su questa "situazione" ha la mia stessa opinione, ma anche più
chiara, e forse migliore. Però, non ha più energia né ha voglia di confrontarsi con il mondo, né per
scacciare l'ingiustizia, né per spiegare le sue opinioni. Anche con me non ha voglia di fare commenti su nulla.
Così è incominciato anche il nostro allontanamento.
In questi giorni sembra che tutti ci stiamo allontanando
gli uni dagli altri. Anche, fisicamente, per la mancanza di benzina e per colpa dei mezzi pubblici che funzionano male. Oggi,
infatti, è diventato più difficile attraversare la città. Perciò la gente si vede più di rado,
tagliando i contatti. Si allontanano anche le parti del nostro paese. Novi Sad, che è la grande città più
vicina, è diventata quasi irraggiungibile. I ponti sono rovinati, le strade distrutte. Tutto questo richiede un viaggio di tante
ore, così pericoloso che nessuno vuole affrontarlo. L'estero, naturalmente, è piu lontano che mai, il confine sembra
una meta inarrivabile, ma anche se ci arrivi servono troppi permessi e visti per andare in un qualsiasi paese. Questo
allontanamento, da noi stessi e dal mondo, sembra essere definitivo.
La gente si allontana anche da se stessa. Dimentica
che cosa ha pensato, che cosa sperava, dimentica il buonsenso, si lascia conquistare dalla rabbia, dallo sdegno
(spesso giustificato), dimenticando il vero stato delle cose in questo mondo triste in cui viviamo. Gli amici che hanno lasciato
questo paese, sembrano essere lontanissimi. Da noi arrivano informazioni delle loro manifestazioni pubbliche, e le loro e-mail private.
In una di queste lettere che ho ricevuto oggi si parla della punizione che "noi serbi abbiamo meritato". Ma
generalizzare è sempre un errore, e semplificare è dannoso. Eppure so benissimo che la nostra responsabilità
collettiva è grande, troppo grande per tutti gli orrori che il nostro presidente ha commesso. Se si accusa un popolo intero
di una colpa collettiva, chi è il vero colpevole? Usando questa logica si può parlare di popoli buoni e di popoli cattivi,
ma questo è proprio quello che il leader di questo paese vuole far credere. La pulizia etnica, oltre alla sua applicazione
attaverso la brutale forza fisica, ha anche una applicazione intellettuale. La condanna dei serbi come popolo, ha provocato il
bombardamento delle loro città: troppo facile! Però chiedersi chi è veramente colpevole e chiedersi se
con la forza si può togliere di mezzo questo criminale, è già più difficile. Per questo c'è
bisogno di qualche cosa in più dell'allontanamento, dello sguardo cinico, di uno schiaffo gigantesco che si dà a
un popolo intero.
Anche qui vive gente comune, che pensa in modo "corretto", e gente colpevole che ha
soggiogato gli altri. Colui che mette in pratica i suoi crimini pensa di non sbagliare. Ma sa benissimo di non avere ragione,
di praticare una falsa idea che gli serve solo a dominare. E da come è apparso in questi ultimi giorni, più
lui è vicino ai suoi avversari occidentali, più vicino sembra essere il compromesso che riuscirà a stringere.
Ma più lui sembra forte e grande, più pesante si fa l'allontanamento dal nostro proprio futuro. Per quello che mi
riguarda, con tutto quello che succede, mi accorgo di allontanarmi lentamente dal mio paese. Sempre di più.
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