Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (18 MAGGIO 1999) - Oggi dal fornaio, mentre stavo in fila per comprare il pane, si sentivano le notizie dalla radio.
Le notizie ufficiali, le informazioni di regime, lette da un annunciatore concitato, che si potevano condensare in una frase: "Stiamo
vincendo su tutti fronti!".
Nessuno che abbia un po' di buonsenso prende sul serio questi notiziari, composti da cliché
e frasi fatte che vengono ripetute solennemente come se questo potesse trasformare le falsità in realtà. E sbagliano
tutto, anche le previsioni del tempo.
Appena è arrivato il mio turno per comprare i panini (intanto tutti gli altri tipi di pane
erano stati venduti) dalla stessa radio ho sentito la conosciutissima sigla di radio B92: Notizie, ascolta con attenzione!. B92 era la più
famosa stazione radio indipendente, alla cui chiusura abbiamo assistito in diretta la notte del primo bombardamento, quando è
arrivata la polizia, ha arrestato l'editore e sequestrato tutto ciò che ha trovato. La chiusura di questo mezzo di comunicazione
della Serbia independente, forse il più importante, ha dato il via a una censura spietata e al terrore di regime esercitato su tutti
i media.
Pochi giorni dopo, tutta la gente (giovane, intelligente e laboriosa) che lavorava a B92 veniva licenziata, e il regime -
come se tutto ciò fosse del tutto legale e consentito - imponeva un nuovo direttore, un nuovo editore e nuovi impiegati
ubbidienti. La radio ha continuato le sue trasmissioni - ma di nuovi programmi - con la vecchia struttura. Le sigle, gli spot e tutti i
segni noti della radio sono rimasti identici. È "solo" cambiata la sostanza. Adesso ascoltiamo "con
attenzione" le notizie false, dei giornalisti falsi, che non credono nemmeno a loro stessi quando pronunciano tutte queste
stupidaggini.
Il furto d'identità di un'altra persona, il mimetismo, la trasformazione camaleontica della gente che sta
in stretti rapporti con il regime, sono cose già conosciute da tanto tempo in questo Paese. Sono famose le storie della
nobiltà belgradese, che dopo la Seconda guerra mondiale ha perso la fiducia nella giustizia, quando nei suoi salotti,
nelle sue poltrone, nelle sue pantofole e nei suoi accappatoi, si è ritrovata degli sconosciuti commissari, dalla faccia
di campagnoli, che appena potevano gli sequestravano le case. E non solo case e proprietà, ma anche l'identità, le
memorie. Si riaggiustavano tutti i particolari, e spesso cambiavano perfino i quadri dalle cornici, in modo che al primo colpo
d'occhio tutto sembrava essere rimasto uguale. Solo che il proprietario della tua vita era diventato un altro.
Seguendo
il fulgido esempio dei loro predecessori, adesso appaiono questi nuovi sequestratori delle nostre vite. Quando il nuovo
direttore è entrato a Radio B92, l'unica cosa che ha cambiato è stata la redazione. Così è
cambiato il profilo dei media in Serbia seminando confusione tra i più ingenui. Molti tra quelli che erano abituati a credere
ciecamente in questa radio, sbagliavano, credendo acriticamente alle notizie falsificate che si sentono sulla stessa frequenza e
sulla stessa onda. Quel famoso Ascolta con attenzione! si è trasferito in una nuova dimensione: veramente, ascoltiamo
con attenzione, ma non dobbiamo credere a tutto ciò che potrebbe assomigliare alla verità, a prescindere da
come ci viene presentata.
Il nuovo direttore si è trovato subito bene nelle nuove condizioni. Ha conquistato
l'ufficio dell'uomo che ha cacciato via, ha sequestrato la sua scrivania, ha piantato il sedere nella sua poltrona, ma dai muri non
ha tolto i tanti riconoscimenti internazionali che questa radio ha vinto per anni, e sui quali campeggiano i nomi della gente
cacciata via. Ha preso la sua matita dal cassetto, ha preso il suo blocco per appunti e a lettere nere ha scritto il suo nome
sul nostro oscuro presente.
Mentre camminavo verso casa con i miei panini pensavo: che razza di gente è
questa? Chi sono, questi ladri delle nostre vite, questi che come una massa viscida si introducono dentro i nostri corpi,
nei modelli di cultura che noi abbiamo creato. Che specie di uomo è uno che in una mattina decide che tutto quello che
vede gli appartiene, e quando il suo sguardo si distende sulle vite, case e territori degli altri, comincia a credere in se stesso e
nelle sue bugie, e con violenza inizia a sequestrare tutto? E a cosa gli serve tutto questo? Come può essere felice, come
può dormire tranquillo, come sopporta se stesso, l'ultimo testimone dei suoi misfatti?
Oggi ero particolarmente arrabbiata
con il ladro della nostra libertà. Se per caso l'avessi incontrato, gli avrei tirato addosso quei panini duri come la pietra, e lo
avrei colpito, sicuramente. Poi mi sono seduta e ho mangiato i panini. Chissà, forse con questa mia colazione mi sono lasciata
sfuggire l'occasione di cambiare il corso della storia.
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