In ottemperanza al provvedimento 08/05/2014 Garante per la protezione dei dati personali, si avvisa il lettore che questo sito potrebbe utilizzare cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche anonime. Proseguendo con la navigazione si accetta l'uso dei cookie.
Vedo i bambini invecchiare

Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic.

Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini.

© Der Spiegel - La Repubblica.

BELGRADO (17 MAGGIO) - Oggi sono andata a salutare un'amica in partenza per l'estero. Portava con sé soltanto le cose più preziose: il biglietto di andata e la figlia. Il marito, l'appartamento, e gli amici, invece li ha affidati a me. Quando è partita, ci siamo salutate, scusandoci l'una con l'altra. Io pensavo di dovermi scusare perché resto. Lei, piangendo, si scusava perché se ne va.

"Non lo faccio per me - mi diceva - io potevo ancora resistere. Ma è mia figlia che è invecchiata". Proprio così. Invecchiata. La figlia ha appena due anni. Ma qui sembra che si sia ormai instaurato un nuovo sistema per misurare il tempo. La gente perde colore e impallidisce, come sulle vecchie fotografie. Non invecchia, ma proprio sparisce lentamente davanti ai mei occhi.

I bambini, invece, invecchiano. Saltano di un colpo l' infanzia e la gioventù, per colpa della paura giornaliera, le notti passate nei rifugi, il futuro incerto.

I bambini semplicemente invecchiano. Mentre giocano giochi di guerra, imitando le sirene dell'allarme, saltando i pasti, i bambini saltano una parte importante della loro esistenza, ed entrano nell'autunno della vita.

"Almeno hanno un tetto sopra le testa, almeno nessuno li perseguita, almeno la polizia violenta non li uccide", così ci consoliamo io e i mei concittadini. Ma sono sempre di più quelli che rimangono senza casa, perché sempre più sono le case distrutte dai bombardieri. E li perseguita, terribilmente, l'ombra di questo regime che sta rubando loro il futuro. E muoiono anche tanti bambini nei disastri provocati dai missili che sbagliano mira. E il tempo passa sempre più lentamente e questo orrore non sembra finire più.

Il tempo si comporta proprio in uno strano modo. Le notti sembrano almeno due volte piu lunghe dei giorni. Quando suonano le sirene dell'allarme poi, le lancette dell'orologio girano molto più lentamente, e un secondo dura due secondi, un minuto venti minuti, una notte duecento notti.

Al contrario, invece, le giornate si snodano a grandissima velocità. Nessuno fa niente, nessuno inizia qualche cosa di importante e di complicato di mattina, perché sembra sempre che da un momento all'altro potremmo essere raggiunti dal buio della notte. E così via, ormai da cinquantacinque giorni.

Quando iniziava tutto questo, chi poteva credere che saremmo mai arrivati fin quasi alla fine di maggio in queste condizioni. Oggi che i generali della Nato annunciano già le nuove azioni per l'estate, sembra che nessuno potrà resistere e aspettare sino alla fine. Ma d'altra parte è solo questione di qualche mese, un periodo che si potrebbe sopportare in qualunque condizione. Naturalmente quando si riesce a sapere o almeno a immaginare cosa succederà dopo.

Sembra comunque che l'incertezza di ogni notte che incombe sia la cosa più difficile da sopportare per tutti. In quale paese e in quale stato fisico e mentale saremo quando ci raggiungerà la mattinata? E come potrà un uomo accorgersi se per caso ha i nervi rovinati, o se è addirittura impazzito? Come un uomo potrà sapere se è morto o no, se nessuno glielo dice?

"Abbiamo vissuto tutto il decennio in questo orrore, sopravviveremo - mi consolo - ancora un paio di settimane, un paio di mesi, forse qualche anno, che significa tutto questo di fronte all'eternità?".

Oggi sono particolarmente felice di non avere figli. Non é che non li desiderassi. Il fatto é che la responsabilità di creare una nuova vita in un mondo dove le vite non valgono niente, non sono ancora pronta ad assumermela. In una antica cronaca russa ho trovato una nota interessante. Nell'occasione del trentesimo assalto dei barbari che seminavano morte e orrori, il cronista scriveva: "Questa condizione insopportabile è durata più di quattrocento anni". Ecco la conferma che per noi slavi il tempo rappresenta solo un concetto relativo.

 
 
 
INDIETRO   INDICE   AVANTI