Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (21 MAGGIO) - In questi giorni, nelle piccole città della Serbia, le madri dei soldati stanno rompendo i
vetri delle sedi militari, chiedendo di riavere i propri figli. Quei figli che spesso ritornano a casa nei sacchi di plastica, realizzando
così la terribile minaccia di quel nostro generale che, all'inizio della guerra, promise che tutti saremmo morti fino all'ultimo, se
fosse stato necessario. E sembra che sia necessario.
Questa disperazione delle madri, viene interpretata dalla gente che
non vive qui, come la protesta della opposizione contro il regime. E quindi ci chiedono cosa stiamo facendo a Belgrado, perché
non organizziamo le manifestazioni, perché la gente non esce sulle strade e non rompe i vetri che sono rimasti interi dopo tante
devastazioni delle bombe Nato, mostrando al mondo che non siamo d'accordo con questo regime. Per l'ennesima volta, dall'inizio
della guerra, mi sento fare questa domanda da uno straniero. Così ho deciso che organizzerò tutto da sola!
Il mio
piano è il seguente: chiamerò una dozzina di amici, ognuno di noi dovrà dare i nomi di cinque persone
di fiducia che potremo invitare a unirsi a noi. E dovrà essere gente distinta, famosa, perché questa volta non
conteremo sulla quantità, ma sulla qualità delle persone coinvolte.
Sulla lista dovranno esserci i loro veri indirizzi,
perché al telefono non si parla di queste cose, dunque è necessario il contatto faccia a faccia. Poi questa lista, di
una cinquantina di persone, la impareremo a memoria. Stracceremo la carta con i nomi e ne mangeremo ognuno la nostra parte,
per levare ogni traccia. Quindi inizieremo il giro del territorio. I messaggeri dovranno unirsi alla gente della lista e, lontano dagli occhi
indiscreti, discutere del programma. Un altro gruppo dovrà scegliere la parte della città dove tutto si svolgerà.
E dovrà farlo con cura, cercando un posto protetto dai missili Nato e raggiungibile a piedi, perché nessuno ha
la benzina e i mezzi pubblici spesso non funzionano. Questo punto è molto importante, perché sarebbe troppo
stupido che questo rovesciamento del regime dalla strada, fallisse per colpa di qualche missile Nato che ha sbagliato mira,
trasformandoci in un "danno collaterale", oppure perché i tram non hanno la corrente elettrica.
Quando tutti
saranno informati, dovremo aspettare il momento giusto. L'allarme antiaereo non è il più adatto per invitare la gente in strada,
potrebbero spaventarsi. Semmai, passata mezz'ora dalla fine dell'allarme precedente, significherà che avremo almeno un'ora a
disposizione e la gente potrebbe venire. Ma prima, come nei film con le spie, coordineremo i nostri orologi. Perché ogni
minuto è importante, quando sai che ne passeranno meno di due dal momento in cui saremo per strada, a quello in cui ci
arresteranno. A quel punto il piano non prevede altro. Ognuno dovrà arrangiarsi. Ci sarà chi sopporterà
meglio le bastonate, mentre altri se la caveranno meglio in prigione.
Ci si può ritirare da questo piano geniale, solo
pensando ai giorni di prigione e alla corte marziale. La pena capitale per l'attività antistatale è, tutto sommato, un
concetto relativo. Che cosa significherebbero cinquanta vittime nella catena mortale di questa guerra? Ma la cosa più
importante di questo piano è che tutto dovrà accadere sotto le telecamere degli altri paesi. E che gli inviati stranieri
mettano i nastri registrati in borse che dovranno poi legarsi ai polsi con una catena. Perché se mai questo materiale dovesse
essere sequestrato, la gente d'Europa e d'America non potrebbe seguire la nostra scomparsa in diretta tv, dalle proprie poltrone.
Disilludere gli spettatori, questo nessuno lo vuole, naturalmente. Perciò, non vi preoccupate, il piano è brillante e
presto sarà realizzato. Le stazioni televisive possono già vendere lo spazio per la pubblicità agli sponsor di
questo programma speciale.
Io adesso vado di fretta, perché devo realizzare quello che le Nazioni Unite, la Nato, i
governi di tutti paesi democratici del mondo e tutte le nazioni della ex-Jugoslavia non sono riusciti a fare da anni. Mi devo sbrigare a
cacciar via dal suo regno il nostro dittatore.
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