Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (17 GIUGNO) - In questi giorni, più i mezzi di comunicazione del
regime insultano le personalità dell'opposizione, più appare chiaro che qualche cosa di importante sta accadendo.
Fino ad ora, oltre alle offese volgari che erano ormai abituali, per il presidente del Montenegro e per il leader del Partito Democratico,
che erano "normali" durante il bombardamento, il regime non aveva mai fatto niente di così forte che potesse
"smascherare" il "nemico interno", almeno pubblicamente.
Tutto il resto dell'opposizione è stata
lasciata strangolarsi da sola nella sua inutilità; a farsi autocensura, a ritirarsi, cancellarsi da sola, spaventata dalle bombe e
dalla repressione.
Durante la guerra, più il regime taceva sull'esistenza di un'opposizione, più aumentava la disperazione
tra tutti coloro che credevano nei cambiamenti democratici. Perché, se il regime non aveva più bisogno di usare i suoi soliti
vecchi sistemi come il vocabolario volgare e le bugie per accusare i suoi oppositori politici, questo stava a indicare che loro, gli
avversari del regime, non erano sufficientemente pericolosi nella loro resistenza.
Però adesso che i bombardamenti
sono sospesi, a giudicare dalla esplosione delle invettive contro l'opposizione, appare evidente che gli oppositori rappresentano
un vero pericolo per il regime. Così gli oppositori sono tornati ad essere un'altra volta i traditori, i prostituti, i mercanti della
libertà, i putschisti, le anime vendute, ecc. Si incontrano di nascosto, sulla costa montenegrina, e gli sbirri del potere serbo
che vede tutto, riescono subito ad informare il pubblico dei loro torbidi intrighi.
Solo che nessuno dice mai che queste riunioni
non sono segrete, che tutti i media del mondo ne parlano, che non c'è neanche bisogno di segretezza, perché loro
sono cittadini liberi. I pochi cittadini liberi di questo paese non libero. E possono andare dove vogliono, parlare con chi vogliono e
di quello che vogliono, e tutto sommato non devono chiedere il permesso a nessuno sia per la loro vita privata, sia per la loro
attività politica. Naturalmente, per questo non saranno certo decorati come eroi nazionali dal nostro presidente,
perché la decorazione è già riservata a quelli che, con questa guerra crudele hanno perso il Kosovo
separandolo per sempre dalla Serbia.
Quando i generali della Nato alla nostra tv nazionale venivano definiti "ubriaconi"
e "pervertiti" era chiaro come la fine della guerra fosse ancora lontana, come il pericolo fosse vicino, e come non ci si
potesse lasciare andare all'ottimismo. Adesso che i rappresentanti dell'opposizione sono diventati "mercenari" e
"putschisti" sappiamo che possiamo schiudere la porta all'ottimismo.
Certo, se chiedete a me, io non ho ancora
fiducia in nessuno. Tranne che in quei pochi - adesso non posso più nasconderlo - che hanno cominciato ad organizzarsi
da soli nelle piccole città, organizzando i parlamenti liberi, senza ideologie o interessi di partito. Questi sono i cittadini che
sono stufi di continuare a sprofondare, per i quali è arrivata l'ora di ravvedersi, di cominciare a pensare con la propria testa, e
che stanno trasmettendo al Paese questa loro attività euforica come fosse un virus. Loro sono come l'esplosione di una risata,
come uno starnuto che non può essere fermato. Presto rideremo e starnutiremo tutti. E la terra tremerà. Questa volta
per uno scopo nobile e umano: la conquista della libertà.
(traduzione di Aleksandra Jovicevic)
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