Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (14 MAGGIO) - Oggi ho deciso di passare una giornata "normale". Ho deciso di offrire un
pranzo fuori ai miei amici, perché solo oggi ho ricevuto la prima parte del mio stipendio universitario di gennaio. Penso
che la cifra basterà per un semplice pranzo per tre persone. La giornata è piena di sole ed abbiamo deciso di
andare in un ristorante dietro l'angolo, di rilassarci e di far finta che c'è la pace...
Nonostante Belgrado non sia
mai stata bombardata durante il giorno, abbiamo pensato che saremmo stati piu sicuri nel centro della città, nella zona
pedonale ancora non presa di mira dalla Nato. Avevamo ragione: il giardino del ristorante è strapieno di gente.
Appena ci siamo seduti, ho fissato la mia attenzione al "pubblico" del ristorante. Alla tavola vicino alla nostra
sono seduti insieme i leader del governo municipale e i leader del parlamento della Repubblica! Nemici giurati: adesso
sono seduti insieme e mangiano le prime fragole della stagione. Niente di speciale per quelli che conoscono il sistema
multipartitico della Serbia, perché quasi tutti i politici serbi, in verità, accettano gli ordini da un unico
centro del potere, ma in pubblico pretendono di apparire in conflitto. Nella vita pubblica facevano finta, almeno fino
ad ora, di non mangiare dallo stesso piatto, di non stringersi le mani e baciarsi. Che cosa facevano nel buio, lontano
dagli occhi dei cittadini, potevo facilmente immaginarlo. Adesso che lo fanno pubblicamente, e al tempo stesso
cercano di fregarci, beh, questo è un po' troppo.
Appena mi sono ripresa dal primo choc, ho notato
un altro gruppo attorno all'altra tavola. C'è il comandante Arkan, l' uomo ricercato con mandati d' arresto in
quasi tutti i paesi che non ho mai sentito nominare, compresi quelli che non si trovano sulle mappe. Con lui c'è
la moglie, la diffamata cantante Ceca, e i loro amici piu cari, una dozzina di guardie del corpo. Appena hanno finito
di mangiare, sazi e un po' storditi dal sole di primavera, si stirano con ampi gesti passando vicino alla mia tavola. Si
sono subito fermati gentilmente alla tavola dei "funzionari". Li salutano cordialmente, parlando di salute e
di bel tempo e poi escono verso la loro villa lussuosa.
"Dove ci hai portato?", protesta il mio fidanzato,
mentre la mia amica, alla quale è venuta la nausea per quello che ha visto, gira la testa, cercando di non farsi
notare. Anche il cameriere ha preso questa abitudine dalla mia amica. Non ci nota, non vuole prendere le nostre ordinazioni,
non possiamo chiamarlo per pagare il conto: è occupatissimo con gli ospiti Vip. E loro, si comportano in modo
arrogante, come se tutto gli appartenesse. Si siedono calmi, parlano ad alta voce, si muovono in piena libertà,
quasi godendo di tutto questo. Questa è veramente la realizzazione di un sogno comune del governo tiranno
e della falsa opposizione: tutto il paese è una prigione dove dividono tra loro offese e profitto, usurpando con le
diverse tasse ed imposte gli ultimi soldi che la gente possiede. Quelli che non stanno con loro, non si possono muovere
con così tanta libertà. In maggioranza, si nascondono in Montenegro, che è considerato dalla
vera opposizione il "territorio libero". E quando qualche bomba colpisce anche il Montenegro, qualcuno si
rallegra, altri si rattristano, ma per dire la verità, tutti siamo negli stessi guai.
Mentre mi viene in mente la mia
origine montenegrina, l'unica che mi potrebbe aiutare in questi giorni quando si innalzerà un'altra frontiera
tra di noi, finalmente arriva il nostro conto. Naturalmente, i soldi che avevo ricevuto non bastano per pagare.
La prima parte del mio stipendio di gennaio che ho incassato solo oggi, non è sufficiente per coprire il costo
di un pranzo.
"Pagate voi, perché io non ne ho più voglia", dico ai miei amici. "
Vedendo questi qui mi è passata la voglia di offrirvi questo pranzo".
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