Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (13 MAGGIO) - Pare che oggi i belgradesi
si siano alzati dal letto particolarmente ispirati, perché per tutto
il giorno hanno sciorinato in ogni angolo della città teorie politiche
su come si potrebbero risolvere i nostri problemi. Gente comune, gente
distinta, gente senza dignità, tutti accomunati dallo sforzo di
produrre idee brillanti per una soluzione geniale per la collettività.
Naturalmente, questo genere di conversazioni si svolgono in posti informali
come ristoranti, o agli angoli delle strade, o in telefonate oziose. Pare
che nessuno abbia più paura della repressione, parlano tutti ad
alta voce, protestano, minacciano: ah, se solo avessimo un po' di potere,
qualcosa si potrebbe cambiare...
Una delle menzogne più clamorose
di questa guerra è che i nostri cittadini siano tutti compatti nel
sostenere la politica nazionalista di Milosevic. Non è mai stato
vero, e non è vero soprattutto adesso. Solo che il mondo non viene
a chiedere a noi, la gente che si incontra per strada o nei rifugi, cosa
faremmo se solo potessimo fare qualcosa. Il mondo chiede solo a Lui, e
la risposta spetta solo a Lui. Ma le nostre soluzioni sono molto pittoresche,
le storielle che circolano in città non erano mai state così
fantasiose. Sembra che la Serbia sia unita in realtà su una sola
cosa: tutti siamo stufi di tutto. Ma se qualcuno spera che questo sentimento
comune si propaghi come un'epidemia a chi ha la responsabilità del
governo si sbaglia enormemente: a quanto pare loro sono gli unici che non
si sono ancora stufati anzi, pare che non ne abbiano ancora avuto abbastanza,
si sono appena riscaldati, per loro questo gioco d'azzardo con la vita
e le cose degli altri è appena cominciato.
Per far trascorrere più in fretta
la giornata, ripercorro le teorie sentite fino ad ora. Si dice ad esempio
che il presidente sia scappato parecchio tempo fa, e questo tipo che si
vede in tv non sia altro che un suo sosia, che però può essere
facilmente smascherato per il fatto che non beve whisky ma succo di mela.
Si dice anche che la moglie l'abbia mollato, infuriata perché non
era abbastanza cattivo, e per questo lui, con il cuore infranto, stia trasferendo
i suoi beni in Africa dove intende fuggire per dimenticare il più
lontano possibile il suo dolore. Poi si dice che l'alleanza tra Russia,
Bielorussia e Jugoslavia non è fallita, per il semplice fatto che
non esiste alcuna base legale, logica o perlomeno di buonsenso perché
esista. Oppure si dice che tutto è fallito perché Milosevic,
prima di chiedere a russi e bielorussi se volevano allearsi con noi, ha
proclamato noialtri cittadini di quei paesi e se stesso presidente di tutti.
Si dice che se soltanto la metà di quelli vicini al governo accettassero
l'offerta di asilo in Sudafrica, l'Africa sprofonderebbe nell'Oceano per
il peso. Si dice che in questo Paese tutto è stato distrutto: il
comunismo, il socialismo, il libero mercato, e quindi, se c'è una
logica, anche la Nato sarà distrutta. Si dice che un giorno ci sveglieremo
e Belgrado sarà dichiarata "città aperta": il che significherebbe
che potranno entrare tutti gli eserciti che vogliono. E quelli di passaggio
si potranno fermare. E la città sarà guidata da chi vorrà
farlo, che impartirà gli ordini che vorrà e infliggerà
punizioni a suo piacimento. Nessuna legge, nessuna morale, nessuna tradizione
sarà rispettata. Belgrado sarà aperta a chiunque vorrà
dimostrare il potere della sua forza: sia uno dei nostri o uno straniero,
un terrestre o un marziano, chiunque vorrà dimostrare al mondo cos'è
l'ingiustizia potrà mettersi alla prova in questa città.
Si dice che quel giorno è già
cominciato, solo che noi non ci siamo ancora svegliati.
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