Il diario di guerra della drammaturga serba più dura contro il regime, ma che non ha voluto lasciare la sua città. Di Biljana Srbljanovic. Ogni giorno sul quotidiano La Repubblica, dal 28 Aprile 1999. Ripreso da Allarme Scientology, pagine a cura di Martini. © Der Spiegel - La Repubblica.
BELGRADO (12 MAGGIO) - Cinquantesimo giorno di guerra.
Parlano due signore anziane, le mie vicine. La prima, guardando il cielo,
gira la testa e sussurra preoccupatissima alla seconda: "Signora, sembra
proprio una faccenda seria". Al cinquantesimo giorno del disastro, sul
quotidiano principale si legge un grande annuncio: "Il Ministero della
Sanità, in collaborazione con il Comitato Jugoslavo per la Coerenza
e Invincibilità, organizza un corso gratuito di meditazione trascendentale
per mille cittadini". Il Ministero della Sanità sostiene che una
volta imparata la tecnica di meditazione trascendentale saremo tutti capaci
di creare in noi stessi uno scudo naturale per proteggerci dai mali che
ci hanno colpito.
Nel cinquantesimo giorno di bombe, siamo
tutti in trepidante attesa di sapere se si farà vivo il partito
locale del Diritto Naturale, esponente del nostro sistema pluralistico,
che alle ultime elezioni ha organizzato la levitazione dei suoi iscritti
su uno dei ponti che la Nato ora minaccia di distruggere. La levitazione
è stata cancellata per il maltempo, ma adesso potrebbe presentarsi
l'occasione per dare ai cittadini la possibilità di sorvolare Belgrado,
in uno stato di estasi, creando uno scudo di corpi sulla città.
Come spiegare questo stato di totale scadimento
mentale per il quale è necessario che qualcuno bombardi per 50 giorni
il tuo paese per farti dire che la faccenda "sembra seria?". E come interpretare
l'iniziativa del ministero serbo della Sanità, che non ha altro
da offrire ai suoi cittadini tranne la meditazione? I nostri ospedali sono
quasi vuoti, accolgono soltanto i casi più gravi, lo Stato non ha
soldi né tempo per curare i pazienti ordinari. Per finire in ospedale
devi essere davvero in agonia.
Nelle riunioni del governo, l'argomento
principale è diventato quello di come assicurare al Paese abbastanza
scorte alimentari, il che significa che la fame è alle porte. Gli
alimentari si stanno svuotando, gli stipendi si riscuotono ogni tanto e
naturalmente sono molto, moltissimo diminuiti. Non molto tempo fa, anzi,
soltanto cinque anni fa, negli alimentari si potevano comprare solo le
scope. Studiavo ancora all'università quando i professori della
mia facoltà riscuotevano il loro stipendio sotto forma di cibo:
ogni mese, nell'intervallo tra due lezioni, i miei cari professori, grandi
scrittori e scienziati, passavano la farina dai sacchi grandi a quelli
piccoli, dividendoli tra di loro prima di tornare in cattedra, bianchi
di farina.
Non tanto tempo fa, anzi, solo cinque
anni fa, il pavimento della mia facoltà scricchiolava per lo zucchero
disperso, residuo di quello che si dava ai docenti come compenso per il
loro lavoro. Ecco fino a che punto Milosevic e la sua oligarchia ha umiliato
i cittadini di questo paese, ecco cosa ha dovuto sopportare la gente per
sopravvivere. E questo è lo stesso uomo col quale l'Occidente negoziava
e firmava trattati di pace per le guerre che lui stesso cominciava. Questo
è l'uomo con cui, adesso, l'Occidente si è così arrabbiato,
e finalmente punisce tutti noi, che siamo rimasti qui. Il tempo passa,
nel frattempo da studente sono diventata assistente universitaria in quella
stessa facoltà dove, un'altra volta, ci si prepara a trasferire
farina e zucchero dai sacchi grandi a quelli piccoli. Solo che gli studenti
non ci sono più, si nascondono nei rifugi, hanno perso fiducia nell'
arte, nella parola scritta, nell'umanità, nel futuro.
E io? Quando proprio mi concentro controllando
i battiti del cuore e il respiro, cado in uno stato meditazione trascendentale.
Allora mi vedo bianca di farina e dolce di zucchero mentre volo sopra un
ponte, poi un altro, poi un terzo, volo sopra una frontiera, poi un'altra,
e un'altra, e un'altra ancora, lontano, il più lontano possibile.
Poi, prima di svegliarmi da questo torpore così benefico, alzo gli
occhi verso il cielo, giro la testa e dico: "Signori, sembra proprio una
faccenda seria".
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