Il giornalista anglofrancese Jonny Jacobsen racconta la sua esperienza personale con la Chiesa di Scientology. Di Jonny Jacobsen, Sunday Herald, 8 novembre 2009.
©Traduzione a cura di Simonetta Po, novembre 2009
Ho capito che Scientology era nei guai quando i media hanno abbandonato il solito gossip sui suoi membri celebri per dedicarsi a questioni più oscure e inquietanti al cuore del movimento. Il mese scorso un tribunale parigino ha condannato per truffa organizzata diversi scientologist e due organizzazioni associate al movimento in Francia, e tra le altre inchieste francesi c'è anche quella per un suicidio e un presunto rapimento; poi il regista vincitore di premio Oscar e membro veterano Paul Haggis ha lasciato Scientology. Haggis, che ha scritto e diretto Crash, ha denunciato la pratica della disconnessione: i membri vengono costretti a troncare i rapporti con chiunque sia considerato nemico di Scientology - anche i propri cari. Scoprii sulla mia pelle quanto la pratica della disconnessione incide sulla gente comune a Edimburgo nei primi anni '90. Una cara amica era rimasta coinvolta in Scientology e quella fu un'esperienza che mi ha segnato profondamente; da allora tengo d'occhio il movimento. Chiamiamola Hannah. La conobbi quando si trasferì nella casa in cui vivevo a Edimburgo. Era una ragazza americana di una ventina d'anni che voleva vedere un po' di Europa tra il termine del college e l'inizio della carriera lavorativa. Adorava la Scozia e vi trascorse l'inverno. Avemmo modo di passare parecchio tempo insieme poi arrivò la primavera, preparò il suo zaino e ripartì per visitare il resto dell'Europa. Fu in Svizzera, come appresi in seguito, che incontrò "alcune persone veramente cordiali" che la invitarono a fermarsi con loro. La introdussero anche a Scientology. Qualche mese dopo Hannah tornò in Scozia: era infatuata, innamorata di questo misterioso procedimento che, diceva, le aveva trasformato la vita. Fu solo dopo parecchie insistenze che alla fine mi parlò di una cosa chiamata Dianetics - la filosofia al centro di Scientology. Ne sapevo già qualcosa - avevo visto quei giovani zelanti su South Bridge a Edimburgo che cercavano di attirarti alla Hubbard Academy of Personal Independence per un test gratuito della personalità. Quella era la loro base locale nella capitale scozzese e prendeva il nome dal fondatore del movimento, L. Ron Hubbard. Avevo una copia del classico Fads and Fallacies in the Name of Science scritto nel 1952 da Martin Gardner, autore scientifico. Il libro conteneva una critica devastante a ciò che all'epoca era il fenomeno relativamente nuovo di Dianetics. Ma senza alcun motivo plausibile Hannah rifiutò di dargli anche solo un'occhiata. Per rabbonirla accettai di leggere il libro di Hubbard Dianetics: The Modern Science of Mental Health [ripubblicato in Italia con il titolo "Dianetics: la forza del pensiero sul corpo" - N.d.T.] e fu a quel punto che cominciai a preoccuparmi sul serio. Dianetics... come leggere Freud con gli occhi di Hitchcock. Hubbard sosteneva di essere in grado di liberare le persone dalle "cianfrusaglie" della mente inconscia, e perciò curare un mucchio di malattie grazie a un procedimento chiamato "auditing", attraverso il quale il soggetto avrebbe ricordato gli eventi traumatici della sua vita. Non passò molto prima che cominciasse a occuparsi anche di vite precedenti. All'inizio trovavo veramente difficile credere che qualcuno potesse innamorarsi di tali sciocchezze, ma dopo aver parlato con ex membri di Scientology, sia in Scozia che altrove, feci conoscenza dei meccanismi di controllo usati all'interno del movimento. I nuovi arrivati si sottoponevano a corsi che comprendevano una serie di potenti esercizi induttori di trance che riducevano le capacità critiche personali, mi spiegò l'ex scientologist Bonnie Woods. «Il grado di coinvolgimento non tarda a diventare più profondo, provi il desiderio intenso di continuare proprio grazie a quelle tecniche». Sono poi venuto a conoscenza del modo in cui i principianti venivano addestrati fin dall'inizio a rifiutare informazioni negative sul gruppo, in quanto esse avrebbero rallentato il progresso sul "Ponte della Libertà Totale". Gli scientologist sono convinti che il loro movimento sia la speranza ultima e migliore per tutta l'Umanità. In un video interno ora diventato di pubblico dominio, Tom Cruise diceva ai suoi colleghi di credenza: «Noi siamo le autorità della mente. Noi siamo le autorità in grado di migliorare le condizioni... noi possiamo portare la pace e l'unità delle culture». Hannah si trasferì in Inghilterra per entrare nella Sea Organization, il corpo di élite di Scientology per i membri più dedicati, conosciuta come Sea Org. Firmò un contratto da un miliardo di anni - valevole per questa e per le sue vite future. Hubbard definiva la Sea Org la "aristocrazia di Scientology". Alcuni ex membri la descrivono piuttosto come un campo di lavori forzati. I membri della Sea Org indossano uniformi militari in stile navale, marciano e fanno esercizi ginnici, osservano un severo codice disciplinare. Quando non sono impegnati anche di notte lavorano 14 ore al giorno, sei o sette giorni alla settimana, per 50 dollari la settimana - circa 30 sterline. Fu circa in quel periodo che contattai i genitori di Hannah: erano già inquieti. Li tenevo aggiornati sulle mie visite alla figlia nella base inglese di Scientology di Saint Hill, vicino a East Grinstead, West Sussex. Si trattava di una cosa stressante. Uno dei membri senior, sospettoso del mio background di giornalista, mi doveva controllare. All'uscita mi dava bracciate di letteratura interna che spiegava come gli psichiatri fossero responsabili di tutto, dall'Olocausto alla guerra in Bosnia. Il movimento ritiene che la psichiatria sia uno dei mali peggiori del mondo. Più difficile fu quando Hannah e un amico cercarono di intimidirmi affinché comprassi libri di Scientology e mi iscrivessi ai corsi. Ero determinato a non cedere, ma la pressione ad accondiscendere era tremenda soprattutto perché proveniva da qualcuno a cui volevo bene. «Che cosa c'è nella tua vita che ha veramente bisogno di migliorare?» mi chiese l'amico di Hannah, uno zelante ungherese. Avrei voluto dire che portar via Hannah da Scientology sarebbe stato un buon inizio. La conversazione mi fu risparmiata dall'arrivo del mio taxi. Ormai avevo letto il mio primo racconto di una ex scientologist che raccontava che, quando era nel movimento, aveva interrotto i rapporti con i genitori per ordine dei suoi superiori: disconnessione. In che modo potresti spiegare a una persona cara le tue preoccupazioni sul movimento a cui appartiene, se viene addestrata a ignorare quel tipo di informazioni - e se le possono anche ordinare di troncare i rapporti con te? Già era pesante per me, non riuscivo a immaginare che cosa sarebbe stato per i suoi genitori. Cominciammo a collaborare per fare il possibile per evitare che Hannah disconnettesse completamente da amici e familiari. A quei tempi Scientology sembrava molto più invincibile. Gli sviluppi di quest'anno però hanno cominciato a frantumare quell'aura di forza intoccabile. In giugno il Saint Petersburg Times della Florida ha pubblicato una serie investigativa in cui ex membri di alto livello di Scientology denunciano David Miscavige, il leader del movimento. In una sua confutazione alle accuse Tommy Davis, portavoce di Scientology - che come si sa spinse il giornalista John Sweeney a un eccesso di rabbia durante un'inchiesta di Panorama del 2007 - ha negato che Scientology costringe alla disconnessione i suoi membri. Quella negazione ha aiutato a convincere il regista Paul Haggis a lasciare il movimento. Nella sua lettera di dimissioni ha scritto a Davis: «Forse ricorderai che mia moglie ricevette l'ordine di disconnettere dai suoi genitori per qualcosa di assolutamente insignificante che si dice loro avessero fatto venticinque anni prima, quando avevano lasciato la chiesa.» Da quando è trapelata la lettera di Haggis, Davis ha di nuovo negato che Scientology costringe alla disconnessione, ripetendo la linea ufficiale che si tratta di una decisione individuale piuttosto che di una imposizione dall'alto. La storia di Hannah ha avuto un lieto fine. Quando alla fine tornò per una visita negli Stati Uniti, i genitori le presentarono un ex socio di Hubbard che la convinse a lasciare il movimento. Le ci volle un po' per riprendersi dall'esperienza ma oggi ha una famiglia e una brillante carriera. Nel corso degli anni, però, ho parlato con gente che non è stata così fortunata: con famiglie che non hanno più avuto notizie di figli e figlie, fratelli e sorelle per anni. Alcuni hanno semplicemente perso i propri cari nella Sea Org, dove le vacanze vengono promesse ma raramente concesse - e i cui membri ricevono spesso incarichi lontani da casa e dalla famiglia. Altri hanno ricevuto lettere di disconnessione formali dai familiari che hanno aderito al movimento, in cui venivano ufficialmente informati che non appartenevano più alla loro vita. Ex membri mi hanno raccontato di avere ricevuto ordine di disconnettere dai propri cari, o hanno subito loro stessi la disconnessione una volta lasciata Scientology: alcuni hanno vissuto entrambi gli aspetti dell'esperienza. L'ex membro John Peeler mi ha raccontato che il suo incarico di ufficiale di etica comprendeva l'ordinare agli scientologist di disconnettere dai cari ritenuti "soppressivi" - termine usato contro chiunque si pensi sia ostile al movimento. E nel 2007 ho parlato con Allan Henderson, 77enne ex scientologist, mentre stava morendo di cancro in un ospedale della California. Nel 2001 era stato dichiarato nemico di Scientology e tutta la sua famiglia - la prima moglie, i sei figli e i 22 nipoti - aveva disconnesso da lui. Ci aveva presentati Mike Henderson, il maggiore dei suoi figli. Mike aveva appena ripreso i contatti con il padre dopo aver lasciato il movimento. Ed era stato a sua volta disconnesso.
Allan aveva un messaggio per la sua famiglia: «Vorrei dire di stare uniti. La famiglia è la famiglia e se qualcuno cerca di convincervi a tagliar fuori un familiare... fareste meglio a porvi delle domande su quel gruppo». Ma Mike non riuscì a convincere i fratelli e le sorelle a far visita al padre morente, e nessuno di loro ha partecipato al funerale. La settimana scorsa ho inviato una mail alla dirigenza della Chiesa di Scientology informando che stavo scrivendo questo pezzo per il Sunday Herald. Ho spiegato che avrei esplorato la continua controversia sulla direttiva della disconnessione; le recenti accuse di abuso mosse a David Miscavige e le condanne del mese scorso in Francia. Al momento della pubblicazione non hanno ancora risposto. (Il giornalista Jonny Jacobsen vive in Francia e gestisce il blog Infinite Complacency, che tratta delle accuse di violenza e abuso in Scientology).
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