Rapporto 1992 del Consiglio d'Europa su Sette e Nuovi Movimenti Religiosi Relatore: Sir John Hunt, Regno Unito. Vedi l'indice di riferimento. Il materiale è stato messo a disposizione dal Cultic Studies Journal. Psychological Manipulation and Society. Vol. 9, No. 1, 1992. Traduzione in italiano e trasposizione in formato HTML: Copyright © 1999 Martini & Harry, Allarme Scientology, 26 Giugno 1999. Liberamente distribuibile - con una nota restrittiva per il CESNUR. [*]
Rapporto predisposto
per l'Assemblea da Sir John Hunt
Problema Le attività di certe sette disturbano l'ordine pubblico. C’è bisogno di una legislazione
atta a limitare la libertà delle sette, o addirittura a proibirle?
Oppure, al contrario, c’è bisogno di una struttura in cui le sette
possano proseguire liberamente le loro attività, a patto che soddisfino
certi criteri oggettivi?
Misure proposte
i. si dovrebbe considerare l'introduzione di leggi, se non già esistenti, che concedano status associativo a tutte le sette e nuovi movimenti religiosi che siano stati registrati, unitamente a tutte le derivazioni della setta madre; ii. dovrebbero essere ampiamente diffuse informazioni reali e oggettive su natura e attività di sette e nuovi movimenti religiosi. Si dovrebbero istituire organismi indipendenti per raccogliere e diffondere tali informazioni; iii. per la protezione dei minori e per prevenire rapimenti e trasferimenti all'estero, gli stati membri che non l'hanno ancora fatto dovrebbero ratificare la Convenzione Europea su Riconoscimento e Applicazione delle Decisioni relative alla Custodia dei Minori, e su Ristabilimento della Custodia dei Minori (1980), e adottare leggi che rendano possibile la loro attuazione; iv. l'esistente legislazione relativa alla protezione dei minori dovrebbe essere applicata in modo più rigoroso. Inoltre, gli appartenenti alle sette dovrebbero essere informati sul fatto che hanno il diritto di lasciare il gruppo; v. chi lavora per le sette dovrebbe essere iscritto agli enti di assistenza sociale, dovrebbe avere garanzia di copertura di tale assistenza, e le disposizioni di tale assistenza sociale dovrebbero essere disponibili anche per chi decide di lasciare le sette. Questo rapporto avrebbe dovuto chiamarsi "libertà di religione" oppure "sette e nuovi movimenti religiosi"? Le due mozioni per le raccomandazioni che hanno fornito al rapporto questi spunti iniziali erano intitolate "libertà di religione", ma entrambe riguardavano le sette. Vedremo difatti che gli aspetti sono strettamente connessi. La famosa frase di André Malraux - "O il Ventunesimo secolo sarà spirituale, oppure non sarà nulla" - si sta dimostrando profetica. All'avvicinarsi del Ventunesimo secolo i culti stanno proliferando, mentre si stanno rafforzando le tendenze fondamentaliste riscontrabili in ciascuna religione. Il fenomeno potrebbe non essere nuovo, ma sta crescendo e si sta diffondendo a livello internazionale al punto da aver spesso fatto notizia da prima pagina. Molto recentemente, infatti, è stato riferito che sette stavano minando le fondamenta del governo in America Latina. Sociologi ed ecclesiastici che hanno osservato le ragioni di questa tendenza sono giunti a due possibili spiegazioni, complementari l'una all'altra:
2. In secondo luogo, non si è riflettuto adeguatamente sulle alternative laiche alla religione, e ciò ha lasciato un vuoto etico. Il Relatore ha deliberatamente scelto di non fornire un elenco di sette, e di non citare per nome, né di descrivere, alcune delle meglio conosciute. Elenchi di questo genere posso facilmente essere reperiti su documenti già pubblicati, come ad esempio il rapporto Vivien: "Sette in Francia: Espressione di Libertà Morale o Mezzi di Manipolazione?", redatto per il Primo Ministro francese nel 1985. La maggior parte delle sette, infatti, è dislocata su diversi paesi dato che il fenomeno ha innegabilmente una dimensione internazionale. Similmente si è scelto di non descrivere le attività di queste sette o gli abusi di cui alcune vengono accusate, espressi in dettaglio nel rapporto Cottrell presentato al Parlamento Europeo (doc. 47/84). A un certo punto è stato anche suggerito di organizzare un'udienza con i rappresentanti delle sette. Ciò avrebbe risparmiato all'Assemblea le critiche rivolte al Sig. Alain Vivien, vale a dire di aver attinto informazioni unicamente da Ministero dell'Interno, gruppi anti-sette ed ex membri di sette, e di non aver avuto colloqui con rappresentanti dei vari movimenti conosciuti. Sarebbe anche andato incontro ai desideri delle stesse sette. Tuttavia ciò avrebbe sollevato diversi problemi. Sarebbe parso che l'ascolto dei movimenti anti-sette servisse a bilanciare l'ascolto delle sette. Innanzitutto, quali sette dovevano essere invitate? Qualsiasi scelta sarebbe stata arbitraria, dato che non esistevano criteri obiettivi su cui basarsi: appartenenza, impatto pubblico, controversie generate. C’era il reale pericolo di fornire un palco alle sette già ben equipaggiate nell'autopromozione, che non avrebbero perso tempo ad usare il "riconoscimento" in questo modo accordato loro dal Consiglio d'Europa. Difatti il nome del Consiglio d'Europa è già stato impiegato da alcuni di questi movimenti. Infine, e soprattutto, il vostro Relatore ha ritenuto improbabile che un'udienza di questo genere avrebbe fatto maggior luce sul fenomeno. Questo è il motivo per cui sono stati convocati due esperti specializzati nella materia: il Sig. Francis Messner, docente universitario alla CNRS (Francia) (doc. AS/Jur (41) 9), e il Sig. Alan Tyrrel, Assistente della Regina al Gray's Inn and S.H. Hancox, avvocato del Inner Temple, Londra (doc. AS/Jur (41) 4). Il presente rapporto si basa sulle loro relazioni e sulle risposte a un questionario inviato a tutte le delegazioni sulla situazione della giurisprudenza sulle sette negli stati membri, e sui casi legali che esse hanno sollevato.
2. Scopo del Rapporto In considerazione di quanto sopra e del fatto che disponeva di tutte le informazioni necessarie, il Relatore spera di aiutare a distendere il dibattito e di fare alcune proposte pratiche che, senza essere spettacolari, dovrebbero aprire la strada alle soluzioni. Il suo problema era decidere se occorreva una legislazione speciale per regolare l'attività delle sette o addirittura, come ad alcuni sicuramente piacerebbe, la loro messa al bando. Passiamo a considerare perché questo approccio non può essere raccomandato.
3. Che cos'è una setta? Il dizionario Robert French fornisce questa definizione: "Un gruppo organizzato di persone che condivide la stessa dottrina all'interno di una religione", insieme a un'altra più aggiornata: "un gruppo a fondamento mistico o religioso i cui membri vivono in comunità sotto l'influenza psicologica di una o più persone". Uno studio svolto nei Paesi Bassi (Overheid en nieuwe religieuse bewegingen) offre la seguente descrizione:
"un gruppo di persone recentemente emerso in campo spirituale, caratterizzato sia da un leader che impartisce concezioni religiose, o da una particolare forma di comportamento come gruppo, o da una combinazione di questi aspetti." Alan Vivien, nel suo rapporto, comincia con l'enfatizzare la difficoltà, o meglio l'impossibilità, di definire una setta. Nonostante tutto traccia una distinzione tra gruppi dissidenti di religioni maggioritarie e gruppi o associazioni di tipo filosofico, spiritualista o di sviluppo mentale, dividendoli in tre categorie che coincidono con quelle citate in precedenza, vale a dire orientaliste, sincretiche ed evangeliche. In altre parole, non esiste una definizione accettata del termine setta. La maggioranza delle sette stesse obietta a questa designazione, che ha acquisito connotazioni peggiorative, e preferisce il termine "nuovo movimento religioso", o addirittura "religione". Sia come sia, e con tutto il rispetto dovuto a chi nega l'esistenza di qualsiasi collegamento tra sette e religioni, ogni tentativo di definizione rende chiaro che, di fatto, un collegamento esiste.
4. Una setta è religione? Innanzitutto, che cosa è una religione? Il professor Jacques Robert, che ha avuto il compito di riassumere il Seminario Parmer sui Nuovi Movimenti Religiosi (9-11 maggio 1988), non ha ritenuto possibile fornire una definizione legale di religione, e tantomeno di setta. Ha tuttavia cercato di elencare le loro componenti essenziali. La religione, ha detto, consta di due elementi:
Il dizionario Robert French offre la seguente definizione: "Riconoscimento, da parte dell'uomo, di un potere o principio superiore da cui dipende il proprio destino, e a cui sono dovuti obbedienza e rispetto: atteggiamento intellettuale e morale che deriva da quel credo, in conformità a un modello sociale che può costituire regola di vita". Va aggiunto che alcune delle componenti della religione ricorrono in qualsiasi tentativo di definire una setta, e alcuni appassionati di formule concise addirittura sostengono che le religioni sono semplicemente sette che hanno avuto successo. Vedremo che i sistemi legali nazionali confermano questo approccio.
5. Lo status legale delle sette nei Paesi membri del Consiglio d'Europa In generale per le sette non esiste status legale speciale; esse vengono protette da clausole (costituzionali o statutarie) che garantiscono la libertà di espressione e di religione. In paesi come la Francia la separazione tra stato e chiesa garantisce inoltre la neutralità dello stato nei confronti sia delle religioni che delle sette. In quel paese la maggioranza delle sette prende la forma di associazione no-profit (in base all'Atto del 1 luglio 1901 che generalmente le esenta da ogni forma di controllo). Questo significa che non sono soggette alla tassazione. La Svizzera normalmente non accorda loro lo status di ente morale pubblico. L'Islanda pone come condizione che le associazioni si registrino prima di poter godere di diritti. Attualmente esistono 12 associazioni religiose registrate. Nel Regno Unito le associazioni religiose possono istituire enti morali a scopo di beneficenza, esenti dalle tasse, se soddisfano una delle classificazioni definite di legge. Le autorità pubbliche finanziano un’organizzazione denominata INFORM [diretta da Eileen Barker, membro del Consiglio di Amministrazione del CESNUR - 1999], istituita per fornire informazione obiettiva su autentica identità e natura delle sette [i finanziamenti sono stati interrotti un anno dopo a seguito di proteste pubbliche, come informa un comunicato stampa della Camera dei Comuni del Parlamento inglese nella persona di Alan Meale, datato 15 Novembre 1993]. In Finlandia le sette o nuovi movimenti religiosi sono liberi di agire non appena si siano registrati come comunità religiose. I loro statuti associativi vengono esaminati per assicurare la loro conformità alla legge. In Belgio non esiste uno status speciale. Le associazioni possono esistere in diverse forme legali: ad esempio organismi di interesse pubblico o società no-profit. Il Parlamento spagnolo nel Febbraio del 1989 ha adottato un rapporto sulle sette in cui ha rivolto alGgoverno numerose raccomandazioni. Le autorità dovrebbero:
6. Restrizioni sulle attività delle sette negli Stati Membri del Consiglio d'Europa, e sanzioni applicate Le risposte delle delegazioni al questionario tracciano un quadro abbastanza uniforme: generalmente non esistono restrizioni speciali alle attività delle sette, che sono protette dai principi della libertà di coscienza e di religione. Le potenziali restrizioni sono perciò le stesse applicate a quelle libertà. Belgio, Svizzera, Danimarca, Francia, Irlanda, Lussemburgo e Liechtenstein pongono come condizione la conformità all'ordine pubblico. Pubblico pudore e/o moralità devono essere rispettati in Belgio, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Regno Unito e Irlanda. Alcuni paesi impongono altre condizioni: La Svizzera specifica che l'ordine pubblico comprende: sicurezza, tranquillità, salute e moralità pubblica e buona fede nelle transazioni d'affari; e le restrizioni necessarie alla protezione dell'ordine pubblico si applicano alla propaganda scritta e orale, alla vendita ambulante o porta-a-porta e alle raccolte di fondi. Sono vietate talune forme di terapia religiosa. La conformità alla legge è una condizione in Belgio, Finlandia, Lussemburgo, Liechtenstein e Norvegia. Presumibilmente ciò si applica anche in paesi che non l'hanno suggerito espressamente. A Cipro tutte le religioni i cui riti o insegnamenti non sono segreti possono operare liberamente. In Spagna le sanzioni più severe sono state dichiarate fuori legge; il divieto è contemplato in Finlandia e Svizzera.
7. Giurisprudenza sulle sette Le risposte delle delegazioni indicano che esiste poca giurisprudenza sulle sette. Il Portogallo sottolinea, per esempio, che non può esistere alcuna giurisprudenza sulle attività delle sette in vista della dichiarazione sull'eliminazione di tutte le forme di intolleranza e discriminazione basate su convinzioni religiose o particolari. Tuttavia parla di procedimenti attualmente in corso relativi al rifiuto di alcuni Testimoni di Geova di svolgere il servizio militare o, in alcuni casi, l'alternativo servizio civile. La Norvegia parla di accuse contro la Chiesa di Scientology, di cui si criticano reclutamento e metodi di finanziamento. La Spagna discute di parecchi casi come proselitismo illecito, costrizioni, minacce, oltraggio alla libertà e sicurezza personali, frode, evasione fiscale, frode valutaria e infrazioni alle leggi del lavoro. Il Regno Unito parla soprattutto delle dispute relative all'esenzione fiscale concessa alle associazioni benefiche. I tribunali francesi hanno dovuto trattare denunce sporte sia dalle stesse sette che da privati – parenti di membri o ex membri – relative a certi aspetti delle loro attività. Sette e loro membri basano le denunce sia sulla diffamazione che sull'esercizio della libertà di religione. Si discute di diffamazione quando vengono pubblicate informazioni sulle sette (si veda, ad esempio, la sentenza del 10 novembre 1982 del Tribunale Regionale di Parigi, citata in Les Petites Affiches del 27 aprile 1988). Alcune sette nascondono i loro reali scopi o attività dietro facciate culturali, filosofiche o altro, e ritengono conseguentemente diffamatoria ogni informazione sulle loro attività reali. Nel caso a cui si fa riferimento, la corte, dopo aver confrontato i documenti pubblicati dalla setta con le affermazioni fatte nell'articolo denunciato, ha concluso che quelle affermazioni erano vere. Questo ci porta a uno degli elementi che distinguono una setta da una religione. Mentre la religione comporta consenso libero e informato da parte di chi l'abbraccia, le persone che entrano in certe sette possono essere libere al momento dell'ingresso, ma non sono informate e, una volta che vengono informate, generalmente non sono più libere. Come ha amaramente osservato il padre di una vittima, le sette generalmente hanno successo perché operano sotto copertura. Un altro terreno su cui si basano le denunce dei membri di setta concerne l'esercizio della libertà religiosa. Perciò la Commissione Europea sui Diritti Umani ha dovuto trattare con parecchi casi relativi alla pratica religiosa delle sette o di alcuni loro membri (si veda tra l'altro: Caso 7805/77, 5 maggio 1979, Vol. XXII, p. 244; Caso 2299/64, Vol. VIII, p. 324; Caso 7705/76; Caso 8282/78 del 14 luglio 1980, D.R. 21, p. 109). Tutte queste denunce sono state dichiarate infondate, visto che riguardavano specifiche pratiche che andavano oltre la portata della legge, ed erano perciò coperte dal paragrafo 2 dell'Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Questo paragrafo stabilisce restrizioni alla libertà di religione, a patto che queste restrizioni siano previste dalla legge e siano necessarie alla società democratica nell'interesse della pubblica sicurezza, per la protezione di ordine, salute e moralità pubbliche, o per la protezione di diritti e libertà del prossimo. Giungiamo ora al nocciolo dell'intero problema delle sette, vale a dire il fatto che esse ingannano al punto da vanificare l'equilibrio tra libertà (sia individuale che collettiva) e ordine pubblico. Il concetto di ordine pubblico è estremamente difficile da definire, essendo una nozione fortemente soggettiva su cui gli stati godono di considerevole discrezione. Questo ci porta a cominciare a pensare alle sette come a minoranze. Non dobbiamo dimenticare che a livello di individualità statale le religioni principali sono legittimate come religioni di massa (un tempo erano religioni di stato, e in alcuni paesi lo sono ancora) e che l'osservanza religiosa che esse generano viene imposta alle minoranze come fenomeno culturale.
8. Dovrebbero esistere leggi o norme speciali sulle sette? La maggioranza delle attività di cui certe sette vengono accusate costituiscono infrazioni alla legge comune. E quando infrazioni manifeste vengono ripetute, una setta può essere messa fuori legge. Tuttavia esistono difficoltà che non andrebbero trascurate. Nel caso dei minori, per esempio figli di membri di setta, al momento in cui si presenta il problema di cominciare procedimenti per proteggerli sono consigliabili due misure:
Dovrebbe esistere una regolamentazione sulle sette "pericolose" in quanto tali? Come distinguerle dalle altre? Ci si dovrebbe assumere il rischio di interferire con la libertà di coscienza o religione di un gran numero di persone per la protezione di una minoranza? La soluzione potrebbe essere prevenire piuttosto che curare? Prevenire dovrebbe primariamente significare informare il pubblico, dal momento che, come abbiamo visto, le sette sono pericolose principalmente perché si sa così poco di loro.
9. Conclusioni Per permettere un autentico controllo delle loro attività:
Comitato relatore: Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani. Implicazioni finanziarie per l’Assemblea: nessuna. Riferimenti del comitato: Doc. 5737 e 5767, Riferimento N. 1568 del 1 luglio 1987. Bozza di raccomandazione: adottata all’unanimità dal comitato il 13 novembre 1991. Membri del comitato: * Lord Kirkhill (Presidente), Sig. Altug (Vice-Presidente), Sig.ra Ekman (Vice-Presidente), Sigg. Akcali, Amaral, Arnalds, Bindig, Brincat, Collette, Colombo, Columberg, De Decker, Espersen, Esteves, Fodor, Fuhrmann, Ghalanos, Gundersen, Stig Gustafsson, Hyland, Jansson, Karcsay, Sig.ra Lentz-Cornette, Sigg. Meimarakis, Negri, Nunez, Oehry, Petitpierre (Alternato a: Sig.ra Haller), Pontillon, Posluch, Rodota, Rokofyllos, Ruiz (Alternato a: Cuatrecasas), von Schmude (Alternato a: Zierer), Schwimmer, Sir Dudley Smith, Sig.ra Soutendijk van Appeldoorn, Sig.ra Staels-Dompas, Sigg. Stoffelen, Vogel, Ward, Worms. Segretari del comitato: Sig.
Plate e Sig.ra Coin.
Parere del Sig. de Puig
- Spagna
Introduzione I seguenti commenti sono stati redatti
sulla base del rapporto del Sig. Hunt, sulla documentazione da egli presentata,
sui primi studi del Sig. Jeambrun e sui contributi altamente informativi
e ponderati degli esperti Sigg. Hancox e Messner. Questo materiale è
sufficiente al presente parere che a sua volta è ispirato in gran
parte alle discussioni svolte al Parlamento spagnolo sulla questione delle
sette, e a cui i suddetti relatori ed esperti hanno fatto più volte
riferimento considerato che costituiscono un esempio eccezionale di dibattito
parlamentare sul soggetto in questione.
Sette, educazione e cultura Stiamo chiaramente trattando un fenomeno complesso. Inizialmente il Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani aveva sollevato la questione dal punto di vista del problema delle cosiddette sette religiose. Alla fine il centro dell’attenzione è diventata la libertà religiosa. Dato che avvicinare la realtà degli abusi delle sette è possibile solamente sulla base della libertà religiosa, sembra certo che stiamo parlando di un diritto culturale fondamentale. La materia interessa il Comitato Cultura ed Educazione non tanto per i suoi aspetti penali, legali o costituzionali quanto per il suo impatto negativo sulla società, come trend sociale e culturale anormale. È di particolare interesse quel che può essere fatto, in campo educativo e culturale, per impedire in primo luogo la violazione del diritto alla libertà religiosa, e in secondo luogo la perversione di quel diritto quando, in alcune sette, l’equilibrio e l’autonomia del membro sono posti sotto minaccia, e abbia come conseguenza la distruzione delle sue relazioni libere e creative con la famiglia o il suo entourage professionale o sociale. È proprio perché dobbiamo difendere la completa libertà intellettuale e morale, e perché comprendiamo che l’appartenenza o l’associazione a un gruppo religioso è esperienza di arricchimento e un’opportunità per la realizzazione e la creatività personale, che dobbiamo lottare contro qualsiasi forma di integrazione in gruppi che implichino alienazione, lavaggio del cervello, soppressione della personalità o sottomissione personale, anche se tutto ciò potrebbe compiersi in un contesto di misticismo religioso e fede trascendentale. Attività che possono apertamente
essere descritte come criminali (proselitismo illecito, rapimento, frode,
abuso sessuale, coercizione e minacce, punizioni fisiche, attacchi a libertà
e sicurezza delle persone in generale – i reati più frequenti delle
cosiddette "sette distruttive") sono intollerabili, ma altrettanto intollerabili
sono le loro ripercussioni educative, culturali e sociali sui figli dei
membri e i loro parenti. Esiste una dimensione culturale e sociale del
problema che dovrebbe preoccuparci altrettanto, se non addirittura di più,
delle illegalità coinvolte.
Libertà Religiosa Appare dimostrato che il fenomeno delle sette conduce alla trasgressione della legge e, in alcuni casi, a conseguenze distruttive. Non tutte le sette, tuttavia, sono criminali o distruttive. Inoltre l’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani richiede rispetto per la libertà di religione, e il diritto a manifestare quella religione in pubblico e in privato, nel culto, nell’insegnamento, nella pratica e nell’osservanza. Dobbiamo pertanto fare attenzione a non commettere ingiustizie. Non possiamo, ad esempio, pensare che ogni gruppo con credo non tradizionale sia una setta, con tutte le connotazioni negative che ciò implica, e neppure possiamo incriminare un gruppo come tale, o le sue credenze – eccetto che in casi molto specifici – ma solo le sue attività criminali e con le dovute dimostrazioni caso per caso. Di conseguenza dobbiamo dichiarare che non è auspicabile raccomandare che i governi emettano leggi specifiche sulle sette che potrebbero violare diritti quali la libertà di coscienza o di religione. Se le toccanti richieste delle vittime di atti criminali commessi dalle sette sono umanamente comprensibili, non sono legalmente né democraticamente giustificabili dato che diritti e libertà non possono essere protetti sopprimendo o limitando altri diritti e libertà. Siamo messi a confronto con la necessità di trovare un equilibrio tra protezione di diritti e libertà individuali e protezione di diritti pubblici, e libertà di religione, associazione, espressione e così via, che sono altresì assolutamente fondamentali. Pertanto lo scopo è prevenire la
possibilità che una associazione o religione venga usata come copertura
per attività criminali. In altre parole, si tratta di far osservare
la legge - che già esiste in tutti i paesi sotto forma di codice
penale – piuttosto che proibire l’esistenza di gruppi culturali o religiosi,
anche se le loro credenze o idee sono insolite. Per essere perfettamente
chiari, ciò significa che ogni cittadino deve essere libero di cambiare
direzione o modificare radicalmente il suo credo, ma senza pressioni e
senza violare la sua integrità fisica e psicologica; egli deve inoltre
essere libero di unirsi ad un gruppo di qualsiasi convinzione ideologica
o religiosa ma allo stesso tempo deve essere libero di restare o andarsene
in qualsiasi momento. Questo significa che, in una democrazia, la libertà
di tutti i gruppi religiosi, culturali o altrimenti diversi deve essere
rispettata fintanto che essi non minaccino l’integrità personale
dei loro membri, così come le loro relazioni personali, professionali
e culturali e, naturalmente, anche la sicurezza della proprietà
o i loro diritti di lavoratori. Queste infrazioni sono già definite
dalla legge.
Conclusioni La soluzione al problema delle sette non è nella legislazione. Il problema delle sette che commettono reati esiste, ma esistono anche le leggi che puniscono quei reati. Ciò di cui si ha bisogno è maggiore consapevolezza, misure preventive, e la responsabilità collettiva della società. Sarà naturalmente necessaria maggiore vigilanza, ma l’azione più efficace, nel medio e lungo termine, è educazione, informazione generale, associazione libera e creativa tra i giovani, l’amicizia tra la gente e i gruppi in oggetto e crescita culturale con una maggiore capacità di pensiero e analisi critica. Siamo contrari ad una specifica legislazione e in favore di vigilanza e controllo di questo problema nuovo e crescente. Crediamo che le autorità pubbliche debbano migliorare la sorveglianza su qualsiasi associazione sospettata di essere una "setta distruttiva", sottoponendola a ispezione più stretta e istituendo dispositivi amministrativi e di polizia che permettano osservazione e indagini continue. Concordo con la conclusione del Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani che non sia auspicabile una specifica legislazione sulle sette, ma penso ci sia una certa ingenuità nel sostenere la registrazione delle sette, e su questa base la relativa sorveglianza. In primo luogo non esiste definizione legale di setta. Perciò non può esserci un registro delle sette distruttive o dannose. Nessuna si registrerebbe. Ciò che si potrebbe fare è indurire la legislazione che regola le associazioni imponendo requisiti minimi più severi, e sorvegliare le loro attività attraverso registri di organismi religiosi, culturali, terapeutici o altro sotto cui spesso le sette si mascherano. In riferimento all’informazione sulle sette, sono implicati due aspetti. Esiste una informazione generale, che deve essere fornita dalle autorità pubbliche e diffusa dai media che sono probabilmente nella posizione migliore per allertare il pubblico sul problema. Dall’altra parte c’è bisogno, specialmente nelle società dell’Europa occidentale prevalentemente laiche, ma non necessariamente solo in queste società, di fornire una base di valori di giudizio. Informare gli adolescenti su sette e nuovi movimenti religiosi deve essere parte integrante del sistema educativo generale, e non può essere semplicemente lasciato ad organismi indipendenti. Questo problema deve essere presentato a giovani e ragazzi quando apprendono etica e diritti sociali e personali nella libertà di religione, in altre parole a scuola. Concordo con la conclusione del Sig. Hunt sul problema del trasferimento dei bambini all’estero, e vorrei aggiungere che molto può essere fatto nel campo della collaborazione internazionale per sorvegliare le sette in modo più efficace, per ottenere informazioni e per divulgarle. Si dovrebbero pertanto siglare i necessari accordi internazionali. Infine mi sembra evidente che i membri
che lavorano per le sette, e da esse vengono sfruttati, dovrebbero essere
protetti. Il problema è sapere come e quando una persona sta "lavorando
per una setta" ed è "assunta" dalla setta. Questo non è facile.
In tutti i casi dovrebbe essere applicata la legislazione generale in materia
fiscale e del lavoro di ogni paese.
Comitato relatore: Comitato per gli Affari Legali e i diritti Umani (Doc. 6535). Comitato di parere: Comitato su Cultura ed Educazione Implicazioni finanziarie per l’Assemblea: nessuna. Riferimenti: Doc. 5737, Riferimento N. 1568 del 1 luglio 1987. Parere: approvato dal comitato il 6 dicembre 1991. Segretari del comitato: Sigg. Grayson and Ary. Rapporto Ufficiale su Sette
e Nuovi Movimenti Religiosi.
Interventi e riassunti di interventi di membri vari Sir John Hunt (Regno Unito, Relatore del Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani) Ho il piacere di avere l’opportunità di presentare il mio rapporto per conto del Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani. Come i membri del Comitato sanno, il rapporto ha avuto un periodo di gestazione sorprendentemente lungo. Sono perciò sollevato nell'apprendere che gli sia stato assegnato un posto nell’attuale ordine del giorno. Mi fa piacere, perché sono convinto che l’Assemblea sia il forum in cui l’ansia e l’apprensione di così tante persone, in merito alle attività di culti e sette, dovrebbe essere resa pubblica e discussa. Come tutti sanno, stiamo per affrontare un argomento molto carico dal punto di vista emotivo. Le opinioni sono accese da entrambi i lati, ma in nessun luogo tanto tese come tra i genitori di ragazzi e giovani sedotti da gruppi vari che, come conseguenza, si sono staccati dalla famiglia e dall’ambiente domestico. Non c’è dubbio che il proliferare di queste sette, negli ultimi 25-30 anni in Europa e altrove, è stato il fenomeno più inquietante. Nella sezione introduttiva del mio rapporto ho cercato di analizzarne le ragioni. Tra le altre cose vi è il tiepido interesse di chi potremmo definire chiese tradizionali e istituzionali. Come conseguenza le sette si sono mosse per riempire il vuoto, come di fatto è stato, affascinando in modo sottile e a volte sinistro i giovani impressionabili e idealisti. Ci sono prove chiare che molte sette sono preparate per arruolare i membri più vulnerabili delle generazioni più giovani. Reclutano nei campus tra chi si sente a disagio con la vita del college e con gli esami. Reclutano nelle strade tra i senzatetto o tra chi sta affrontando difficoltà nelle relazioni familiari. Al principio le sette offrono sicurezza e stabilità a chi è si sente in qualche modo sottosopra. A volte si tratta di persone emotivamente disturbate; a volte vengono separate dalle famiglie. Sfortunatamente l’iniziale periodo di benvenuto può essere spesso seguito da un periodo di indottrinamento che conduce al genere di alienazione da famiglia e amici che causa tanta infelicità e disagio. Per noi è difficile quantificare la portata di questo disagio, ma una organizzazione nota come Family Action Information and Rescue, che opera nel Regno Unito, racconta di aver ricevuto, nell’ultimo anno, 1.700 lettere e 1.200 telefonate relative a diverse sette e gruppi marginali. Se moltiplichiamo queste cifre per il numero dei paesi membri del Consiglio d’Europa, ritengo che cominceremo ad apprezzare la dimensione e la portata del problema. Nel secondo paragrafo del mio rapporto ho fornito alcune definizioni ragionevoli e neutrali di setta. Ho cercato, per quanto ho potuto, di essere equo. Una descrizione per certi aspetti meno imparziale è venuta dal Cult Information Centre. Definisce le sette come organizzazioni che "usano tecniche ingannatorie e psicologicamente manipolative per reclutare persone ignare". Naturalmente le sette variano in relazione a tecniche e pratiche. Alcune sono meno pericolose di altre, ma certe appaiono estremamente pericolose. Un consulente psichiatrico illustre, la Dott.sa Elizabeth Tyldan - la quale pratica nella mia circoscrizione elettorale di Bromley, nel Regno Unito - ha messo in guardia, per lettera, uno dei miei elettori su alcuni dei pericoli di queste sette. Vorrei leggervi uno stralcio della sua missiva: In alcune sette i ragazzi, e addirittura i bambini, sono soggetti a pratiche sessuali in età così giovane da essere ripugnate praticamente in ogni cultura. In altre sette il codice morale eccessivamente rigido può essere applicato in maniera così severa che il normale sviluppo della sessualità è deformato e ostacolato. La letteratura di diverse sette prescrive una severa disciplina imposta con mezzi rigorosi, invisi a tutti. Un esempio può essere la "bastonatura", vale a dire alle madri vengono dati bastoni per punire il neonato che piange. L’estate scorsa alcuni membri dell’Assemblea hanno avuto il privilegio di ricevere una anticipazione degli insegnamenti della "Via della Felicità" del suddetto Sig. Hubbard. È stata inviata una edizione lussuosa e limitata di quanto viene descritto come una "guida di buon senso non-religiosa e molto popolare". Sfortunatamente io non l’ho ricevuta, ma sono riuscito ad ottenerne una copia. Le massime del Sig. Hubbard sono certamente fondamentali. Ho estratto solo tre gemme come contributo per il nostro dibattito. La prima afferma: Felicità. Gioia e felicità vere hanno valore. Se non si sopravvive, non si possono ottenere gioia o felicità. Nutritevi in modo adeguato. Chi non mangia in modo adeguato non è di grande aiuto a se stesso o a voi. Tende ad avere un basso livello energetico. Conservate i vostri denti. Se vi lavate i denti dopo ogni pasto, è probabile che non soffrirete di carie. Sono grato al Sig. de Puig per il parere che ha presentato per conto del Comitato su Cultura ed Educazione, e per gli utili emendamenti avanzati. Giustamente fa riferimento alla necessità di maggiore vigilanza, e mette inoltre l'accento sul bisogno di educazione. Scrive: "Informare gli adolescenti su sette e nuovi movimenti religiosi deve essere parte integrante del sistema educativo generale". Lo appoggio con calore. Come i membri del comitato ben sanno, durante la preparazione e la discussione del rapporto ho attentamente considerato l’uso della legge per trattare questo problema. Sono giunto alla conclusione, tuttavia, appoggiata dal Comitato, che l’introduzione di una legislazione specifica sarebbe entrata in conflitto con le libertà di coscienza e religione come garantite dall’Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani. Al posto della legislazione suggerisco che venga richiesta la registrazione di tutte le sette e nuovi movimenti religiosi in modo da poter sorvegliare le loro attività. Unitamente dovremmo istituire organismi indipendenti per diffondere informazione obiettiva, in modo particolare in scuole e università, in maniera tale che genitori, insegnanti e giovani possano essere informati in maniera completa ed accurata. Fatto questo, resta la facoltà di ogni individuo di farsi un’opinione e prendere una decisione alla luce delle informazioni rese accessibili. Credo che qualsiasi gruppo sincero non avrà nulla da temere da questo esercizio di sorveglianza, e le attività indesiderabili delle organizzazioni più dubbie, si spera, saranno frenate e contenute dall’esercizio del dispositivo di sorveglianza. In conclusione ammetto che le mie soluzioni
non sono drammatiche o radicali. Temo che possano deludere chi cercava
azioni più severe contro culti e sette, ma ritengo esse siano una
risposta realistica alle profonde preoccupazioni espresse in tutti i nostri
paesi da tantissimi genitori, insegnanti e giovani lavoratori. Su questa
base raccomando il mio rapporto all’Assemblea.
Sig. de Puig (Spagna, Relatore del Comitato Cultura ed Educazione) Ha presentato il parere del Comitato Cultura ed Educazione su sette e nuovi movimenti religiosi (Doc. 6546). Ha affermato che molte delle attività di queste sette erano completamente inaccettabili. Il suo comitato ha studiato molto attentamente il rapporto del comitato di Sir John Hunt. C’era da fare una scelta non facile tra il cercare di prevenire gli effetti negativi delle sette sugli individui e la società, e la difesa della libertà religiosa. Nonostante sia estremamente difficile,
e potrebbe non essere desiderabile mettere le sette al bando, molte delle
loro attività sono semplicemente criminali e potrebbero essere combattute
dalle
forze dell’ordine e della legge esistenti. Esempi di reati perpetrati dalle
sette sono il lavaggio del cervello, sfruttamento economico e riduzione
in schiavitù dei propri membri. Il Comitato Cultura ed Educazione
appoggia il rapporto, ma propone emendamenti che valutino la prospettiva
culturale così come quella legale.
Sig. Worms (Francia) Ha dichiarato di desiderare che il suo
pieno sostegno al rapporto venga messo agli atti. Si tratta di un documento
obiettivo ed ammirevole. Gli aspetti religiosi e laici della società
necessitano di essere mantenuti separati. Tutte le religioni devono avere
rispetto dei diritti umani.
Sig. Muller (Germania) Ha affermato che i decenni recenti sono
stati testimoni, in occidente, del declino dei valori religiosi, mentre
il fondamentalismo islamico si è andato rafforzando. Le chiese tradizionali
europee hanno abbandonato le loro congregazioni ignorando gli argomenti
morali fondamentali. Al contrario, nelle chiese le espressioni di culto
ricordano sempre più seminari sociologici. Le case religiose hanno
permesso a se stesse di politicizzarsi. I genitori non hanno offerto vera
guida ai figli, che sono stati perciò costretti a rivolgersi a sette
religiose d’avanguardia per ottenere nutrimento spirituale. Questi organismi
distruggono l’individualismo e sostituiscono l’insegnamento con l’indottrinamento.
Quando i giovani hanno a che fare con gruppi religiosi devono poter accedere
a informazioni fattuali e imparziali. Gruppi che fino ad ora avevano promosso
credenze marxiste si sono spostati nel regno dei credo religioso-esoterici.
Ci sono segnali preoccupanti di crescita di pratiche religiose non ortodosse.
In Germania si sono trovate prove di cadaveri mutilati di animali, residui
di Messe Nere.
Sig. Stoffelen (Olanda) Si è congratulato con i relatori
per il loro eccellente lavoro. La scelta di libertà religiosa è
un diritto umano fondamentale sancito dall’Articolo 9 della Convenzione
Europea sui Diritti Umani. Esiste il pericolo di condannare gratuitamente
i movimenti religiosi emergenti, ed etichettarli con epiteti peggiorativi
come "setta". Ciononostante, la chiesa dovrebbe operare all’interno della
legge.
Sig. Rowe (Regno Unito) Grazie, Signor Presidente. Mi fa particolarmente piacere seguire il mio amico Peter Stoffelen su questo argomento. Sono completamente d’accordo su quel che ha detto anche se mi chiedo se delineerei il confine tra cosa sia accettabile e cosa no allo stesso modo. Il problema così eccellentemente coperto dal rapporto di Sir John Hunt è che, per definizione, è la "mia chiesa" e la "tua setta". Tendiamo a giudicare gli altri con standard diversi da quelli che applichiamo a noi stessi. Una regola generale di chi considera questo argomento è chiedere se i fondatori o i guru della setta sono ricchi. Se lo sono è quasi certamente insalubre. Una delle caratteristiche che più colpiscono delle religioni che sono sopravvissute è che i loro fondatori erano poveri, ed erano solidali con i poveri. Il problema che è stato chiesto al comitato di affrontare era un problema di consumatori. O forse è più un problema di famiglie consumatrici. Le famiglie si fanno prendere dall’ansia quando uno dei loro membri viene raggiunto da qualche setta che disapprovano. Come sostiene il rapporto, "mentre una religione implica consenso libero e informato da parte di chi vi aderisce, chi entra in certe sette può essere libero al momento dell’ingresso ma non è informato e, una volta che gli è stata data informazione, generalmente non è più libero". Questo è un punto importante. Come tutti gli oratori hanno fin qui sottolineato, la legge pubblica deve essere la principale pietra di paragone. La legislazione sui diritti umani perde completamente di significato se non previene lo sfruttamento sia dei membri delle sette che del loro personale. Essere membro di una setta non può rappresentare una scusa per infrangere la legge senza essere soggetto alle conseguenze della propria violazione. Esiste sempre un possibile conflitto tra diritti umani e diritti della famiglia e dell’individuo. Vale forse la pena ricordare a noi stessi che Gesù stesso ha detto: "Sono venuto per mettere l’uomo contro suo padre, e la figlia contro sua madre, e la nuora contro la suocera e il nemico dell’uomo sarà nel suo ambiente domestico". Comunque lo si interpreti, è chiaro che chi cerca di trovare il centro della propria lealtà all’esterno della famiglia non sarà sempre particolarmente benvoluto dalla famiglia stessa, e sbaglieremmo se rendessimo troppo facile alle famiglie imporre la loro particolare forma di dovere sui loro membri che hanno preso l’aperta decisione di non conformarsi. Perciò un’altra pietra di paragone deve essere l’apertura piuttosto che la segretezza. Il rapporto in questo è corretto. Dobbiamo conoscere quanto più possibile. Chi commette azioni non buone ama il buio. Le sette che non sono preparate ad uscire allo scoperto vengono giudicate fortemente sospette dalle loro stesse azioni. Perciò accolgo con piacere l’enfasi che il rapporto ha posto sull’informazione. Sono preoccupato dalla registrazione. Il rapporto stesso afferma che il Comitato non ha cercato prove da alcune sette perché così facendo avrebbe potuto concedere loro la legittimità del Consiglio d’Europa. Richiedere la registrazione rimetterebbe il comitato esattamente in quella difficoltà. La protezione contro sfruttamento o vuoto settarismo deve consistere nello sviluppo della nostra dimensione spirituale. Il Sig. Muller ha ragione. Lech Walesa ieri, Irina Ratuschinskaya spesso e molti altri ancora hanno sottolineato la sterilità spirituale della nostra società capitalistica. Ciò ha particolarmente colpito chi è stato fornito dal destino degli strumenti per frantumare l’impero comunista. Non giustifichiamoci per il successo attuale della nostra ideologia. Il ghiaccio che lega in maniera così dura l'Europa orientale ha gelato la discussione nell'Europa occidentale, e corriamo il rischio di basare la difesa del capitalismo democratico principalmente sul suo successo materiale che, arido in sé, necessita continua crescita e progresso materiale per essere credibile, e in sé fallirà. Negli anni futuri dobbiamo concentrarci
sulle disuguaglianze dentro e fuori il nostro continente. Dobbiamo combattere
contro distruzione ambientale, grandi flussi migratori, la carenza internazionale
di acqua, il rapido sviluppo del sottoproletariato urbano e contro molti
altri pericoli globali. Se non riusciamo a sviluppare una filosofia spirituale
che soddisfi la fame dei milioni di persone che cercano solide fondamenta
su cui poggiare, saremo spazzati via dall'onda di razzismo, nazionalismo
o addirittura da conflitti religiosi.
Sig. Espersen (Danimarca): Vedo dal rapporto che questa questione è stata inoltrata al Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani nel 1987. Ciò dimostra la difficoltà del problema, e quanto difficile sia risolverlo. Sono state fatte molte considerazioni varie e differenti, e sono stati espressi molti pensieri saggi. Si è anche cercato di fornire parecchie soluzioni ma, per conto della delegazione danese, devo dire che non crediamo che la legge possa risolvere il problema. Informazione ed educazione sono buone strade da percorrere, ma non dovrebbe esserci una specifica legislazione. È stato portato come esempio di setta la Chiesa di Scientology. Ciò dimostra la difficoltà di definire una setta. Non credo sia una setta perché, anche considerando le definizioni fornite da Sir John Hunt, la Chiesa di Scientology non rientra tra esse. Non è basata su alcun tipo di religione. Non opera in campo spirituale. Opera in un campo, ma non è quello spirituale. Non ha basi mistiche. Si tratta di un business freddo, cinico e manipolativo e nient’altro. Visto che la Chiesa di Scientology cade al di fuori della definizione di setta, non rientrerebbe nella legislazione che stiamo richiedendo. Perciò un’associazione pericolosa non sarebbe toccata da questa legislazione. Il problema è molto vasto e crediamo che, sfortunatamente, sia impossibile trovare leggi che lo coprano. Alcune sette, come la Chiesa di Scientology a cui ho fatto riferimento, abusano dei giovani e sfruttano chi ha problemi come la droga o problemi mentali. Abusano di queste persone, ma si definiscono setta e agiscono come se si fondassero sulla religione. Tuttavia si basano unicamente sul desiderio di fare soldi. Temo che non potremo liberarci da queste associazioni con leggi specifiche sulle sette religiose. In tutti i paesi frode ed abusi sessuali
sono già punibili. Così come è punibile la circonvenzione
d’incapace. Crediamo che dovremmo assicurarci che le nostre autorità
usino queste leggi, che non sono applicate tanto quanto dovrebbero. Le
sette che vorrei veder scomparire non dovrebbero ricadere in una legislazione
specifica di natura religiosa. La maggioranza di esse già rientrano
in ambito di codice penale, che dovrebbe essere usato contro di loro. Grazie,
Sig. Presidente.
Sig. Moya (Spagna) Ha accolto con piacere il consenso al dibattito.
I problemi posti dalle sette sono reali e in aumento, ma sono anche complessi.
Il rapporto ha avuto ragione nel discutere misure sociali preventive così
come soluzioni legali, e ad attirare l’attenzione sul diritto individuale
alla libertà, ma anche sulle conseguenze indesiderabili dell’esercizio
di quella libertà. L’approccio del rapporto è stato equilibrato
e non-settario e l’ha accolto con piacere.
Sig. de Puig (Spagna, Relatore del Comitato Cultura ed Educazione Ha ringraziato gli intervenuti al dibattito, i quali hanno tutti sostenuto il rapporto. Ha detto che dalla discussione ha tratto la lezione che affrontare il problema delle sette è assau difficile, e in molti casi esse abusano delle libertà esistenti che sono garantite dalla legge, ma che di fatto non infrangono la legge. Il problema deve essere affrontato dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Il problema sollevato dalle sette non può
essere risolto con l’intolleranza. In questo contesto è incoraggiante
sapere che un comitato dell’Assemblea si stava occupando di intolleranza
religiosa, e avrebbe tenuto un simposio sulla materia il mese successivo
a Gerusalemme.
Sir John Hunt (Regno Unito, Relatore del Comitato per gli Affari Legali e i Diritti Umani) Abbiamo avuto un dibattito breve ma molto utile. Sono grato a tutti gli intervenuti. Ringrazio il Sig. de Puig per quanto ha appena detto, per il suo sostegno personale e per il sostegno al Comitato. Naturalmente la Spagna ha dato un esempio a molti altri paesi d’Europa sul modo in cui affrontare i problemi crescenti di culti e sette. Due oratori, i Sigg. Worms e Moya, hanno detto che è difficile trovare il giusto equilibrio, ma sono felice che pensino che noi, con questo rapporto, l’abbiamo raggiunto. Il Sig. Muller ha raccolto il punto del mio rapporto che parla del declino delle chiese tradizionali e della religione classica. Ha detto, giustamente, che molte sette operano per soddisfare il forte desiderio di nuove dipendenze dei giovani, ma ha anche continuato, giustamente, spiegando che, avendo soddisfatto quel desiderio, in molti casi hanno proseguito abusandone. Ciò l’ha portato alla conclusione, che sicuramente appoggio, che lo stato deve sorvegliare le attività di quei gruppi – da qui la mia raccomandazione per un registro. Il Sig. Stoffelen ha parlato di libertà
religiosa e tolleranza, che appoggio completamente, e del diritto di scelta.
Naturalmente noi tutti li sosteniamo. Abbiamo il diritto di sceglierci
un medico. Quando lo facciamo, tuttavia, ci aspettiamo che il governo assicuri
che quella persona non sia un praticone ciarlatano. In questo senso deve
esistere qualche tipo di sorveglianza. Assicuro al Sig. Stoffelen che non
esiste assolutamente caccia alle streghe contro questi gruppi. Tutto ciò
a cui tendiamo è assicurare che le pratiche non buone vengano denunciate
e rese pubbliche, in modo che il pubblico in generale, e in particolare
giovani e genitori, possa essere messo in guardia.
Raccomandazioni finali adottate dall'Assemblea Vedi qui per
il testo della Raccomandazione tradotto in lingua italiana.
Risposta ad interim del Comitato dei Ministri 1) Il Comitato dei Ministri condivide la preoccupazione dell’Assemblea sui problemi causati dalle attività crescenti di certe sette e movimenti religiosi di carattere non-tradizionale. Dal momento che fino ad ora questi problemi sono stati trattati molto poco a livello del Consiglio d’Europa. Il Comitato dei Ministri ha chiesto al Consiglio per la Cooperazione Culturale (CDCC), al Comitato Europeo per la Cooperazione Legale (CDCJ) e al Comitato Guida sulla Sicurezza Sociale (CDSS) di esprimere un parere sulla Raccomandazione. 2) Il Comitato dei Ministri ha inviato il testo della Raccomandazione 1178 (1992) dell’Assemblea agli Stati membri, attirando la loro attenzione sul paragrafo 7, punto iv. A questo riguardo fa notare che 13 Stati membri hanno ratificato la Convenzione Europea su riconoscimento e applicazione delle decisioni relative alla custodia dei minori, e sul ristabilimento della custodia dei minori, e che è stato istituito un Comitato Permanente per studiare e facilitare il funzionamento di questa Convenzione. |
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