E' giunto alla fine il procedimento che ha visto imputati 12 dirigenti e due associazioni della Chiesa di Scientology con accuse che vanno dalla truffa all'abuso della professione medica, fino all'associazione criminale. La sentenza è stata emessa l'11 marzo 2016 con l'assoluzione di tutti gli imputati. Cronaca di © Jonny Jacobsen, dicembre 2015-marzo 2016
Dopo una breve pausa il giudice Régimont ha continuato l'esame di Myriam Z.*. Erano le 11 e l'imputata si trovava alla sbarra da quasi due ore.
Ora il giudice ha voluto farle domande sull'altra questione — la seconda indagine partita anni dopo e che alla fine è stata fusa con la prima. Anche se i due casi sono confluiti in uno, Myriam Z. è l'unica di tutti i singoli accusati ad essere imputata in entrambi.
Il giudice Régimont ha delineato i dettagli. Ha ricordato all'imputata che questa seconda indagine era iniziata dopo che Scientology aveva fatto pubblicare degli annunci in cui offriva lavoro. Nel 2008 Actiris, l'ufficio di collocamento della regione di Bruxelles, aveva presentato una denuncia sostenendo che Scientology aveva usato falsi annunci di lavoro per reclutare nuovi membri.
Durante il processo il giudice aveva già fatto riferimento ai racconti di persone che avevano risposto agli annunci per trovare un lavoro retribuito. Gli investigatori avevano stabilito che a rispondere erano state più di 300 persone.
«Lei ricorda che cosa è successo?», ha domandato il giudice. «A un certo punto lei ha detto che non era opera sua. Ci spieghi.»
La campagna era stata un'iniziativa di una collega che lavorava in un'altra sezione, quella che si occupa del reclutamento, ha spiegato Myriam. «Fu una sua iniziativa far pubblicare un annuncio di quel tipo.»
L'annuncio doveva comparire una settimana o due dopo, ma l'altra lavorava di giorno e lei di sera... Myriam è sembrata suggerire che a un certo punto c'era stato un problema di comunicazione. Poi un sacco di gente aveva cominciato a presentarsi alla chiesa.
«Una donna disse che le era stato promesso un salario. Sembrava che avessimo promesso cose non previste.» Qui l'interprete è sembrata avere qualche problema nel tradurre in francese l'olandese parlato da Myriam. Ma il senso è sembrato essere che qualcuno della chiesa aveva promesso un salario che non potevano elargire.
«Non potevamo pagarli perché non potevamo fargli un contratto di lavoro», ha spiegato. «Potevamo accettarli solo come volontari...» e, ha aggiunto, «lo scopo era trovare nuovi membri attivi.»
Parlando in senso di filosofia generale della chiesa, le ha domandato il giudice, i membri dello staff devono essere anche membri della chiesa?
«Sì», ha risposto Myriam. «E' logico.»
Gli annunci erano stati pubblicati sui settimanali gratuiti Passe-partout e Vlams:
«La formulazione dell'annuncio non sembra appartenere alla logica della chiesa», ha rimarcato seccamente Régimont. «Continuare a dirmi, Madame, che dovrei inserire la Chiesa di Scientology nel giusto contesto, che la gente dice stupidaggini ( n'importe quoi), che siete stati trascinati nel fango. Questa non era forse un'occasione d'oro per pulire la vostra reputazione?» Il giudice Régimont sembrava sbuffare fumo.
Innanzitutto, perché la chiesa mise quell'annuncio nella sezione delle offerte di impiego?
Myriam ha ripetuto che era stato una collega a scriverlo. Ha cercato di spiegarsi meglio, ma il giudice non è parso soddisfatto. Ha dettato un'annotazione al cancelliere, come fa sempre quando vuole riassumere quelli che considera dei punti chiave.
«La Sig.ra Z. sostiene che per quanto riguarda gli annunci su Vlams e Passe-partout, non fu lei a prendere l'iniziativa, ma è vero che essi furono pubblicati nella sezione "Offerte di lavoro".» Una volta informata della faccenda, ha aggiunto, la donna contattò un avvocato «che le disse che non era opportuno pubblicare quell'annuncio in quella sezione...»
E perché, ha domandato il giudice, nell'annuncio non avevano detto di essere la Chiesa di Scientology?
«Era un annuncio minuscolo e noi avevamo pochi soldi», ha risposto Myriam.
Il giudice non è parso soddisfatto. Ha detto qualcosa il cui senso era che in fondo non servivano molte parole. «Non ci sono problemi, ci sono solo soluzioni», ha aggiunto. (1)
«Bien», ha detto poi come fa sempre quando vuole chiudere una questione.
Myriam ha riso nervosamente.
Come mai quando la gente ha cominciato a telefonare non avete detto «Qui è la Chiesa di Scientology?»
«Questo lo contesto», ha risposto la donna. «Rispondiamo sempre "Buongiorno, Chiesa di Scientology.»
Ma alcuni di quelli che avevano presentato denuncia hanno detto che, una volta arrivati sul posto, avevano visto soltanto un cartello con la scritta "Dianetica". «Hanno detto delle stupidaggini?», le ha domandato il giudice.
«Non è del tutto corretto», ha replicato Myriam. «C'era scritto Chiesa di Scientology del Belgio.»
«Dunque tutta quella gente ha capito male? Perché se tutte quelle persone stanno dicendo cose non corrette, allora non andiamo da nessuna parte», ha commentato Régimont.
Myriam ha insistito sul punto: quando si entra dalla porta, sulla sinistra c'è un'insegna bilingue (francese e olandese) con scritto Dianetics e Chiesa di Scientology.
«Quando queste persone sono arrivate, che cos'è successo?», ha chiesto il giudice. «Diciamo che non avevano capito di essere nella Chiesa di Scientology. Le voglio credere. Voglio credere a tutto ciò che mi dice — almeno per ora.
«Loro dicono "mi è stato offerto un salario" e lei dice "No"?» Il giudice stava lasciando in sospeso un punto interrogativo alla fine delle sue frasi. Stava chiaramente aspettando qualche spiegazione per questi resoconti in conflitto.
Myriam ha raccontato come venivano ricevuti i nuovi arrivati: prima gli facevano fare un giro della sede della chiesa. «Spieghiamo che cos'è la Chiesa di Scientology e poi facciamo vedere un filmato», un DVD di circa un'ora. E da quel film è chiaro che Scientology è una religione.
«La interrompo», ha detto il giudice. Comprendeva che Scientology si considera una religione, la settimana prima la corte aveva ascoltato un esperto di religioni chiamato dalla difesa per spiegarlo. Ma poi agli atti c'è il racconto di una donna marocchina, una delle persone che avevano risposto all'annuncio di lavoro.
La donna aveva detto agli scientologist: «Sono musulmana perciò non posso appartenere a un'altra religione», il giudice stava leggendo dalla sua dichiarazione agli atti. Uno scientologist le aveva risposto: «Non si preoccupi, è del tutto compatibile. Scientology non è una religione.»
O gli scientologist non sono seri in merito alla loro religione, oppure quando gli fa comodo non ci pensano due volte a dire il contrario. Quale delle due? Ha chiesto il giudice. «Questo è quanto ha riferito la donna. Oppure anche lei ha mentito?»
«Non so se è stato detto durante un colloquio», ha risposto Myriam. «Ma se è stato detto, allora è stato un errore.»
«Quindi la persona con cui la donna parlò e che le disse che non era una religione, infranse le regole Scientology, giusto?»
Sì, ha replicato Myriam. «Se lo ha detto, allora chiaramente non è corretto.»
«Sappiamo chi lo ha detto?», ha chiesto il giudice. «Sappiamo chi ha detto a quella donna...? Perché questo in Scientology è un grosso errore. Suppongo che quella persona abbia una cartella di etica.»
Myriam ha nominato una certa Madame P. che era stata «corretta diverse volte in merito ai colloqui che conduceva, in particolare in merito alla promessa di un salario.»
Come mai la Sig.ra P. aveva fatto annunci diretti a persone che non avevano nulla a che fare con Scientology? «Se c'era mancanza di personale, perché non fare un annuncio interno? Perché dovevate andare a cercare persone esterne, quando la logica di Scientology è che gli scientologist diventano staff? ... Perché dovete rivolgervi all'esterno?» ha chiesto il giudice. Questa Sig.ra P. era una donna in cerca di guai?
In effetti erano stati fatti annunci interni ed erano stati contattati diversi membri della chiesa, ha spiegato Myriam, ma non avevano un numero sufficiente di membri attivi. Allora alla Sig.ra P. era venuta l'idea di fare dei piccoli annunci.
All'epoca lei [Myriam] era impegnata sul fronte dei diritti umani e lavorava con molti volontari.
«Non c'è nulla di male ad avere dei volontari», ha commentato il giudice, «ma a leggere le dichiarazioni rese da chi rispose all'annuncio, beh, venne loro chiesto di firmare dei moduli ufficiali.» Ancora non gli era chiaro se quella gente era stata reclutata per lavoro o come membri della chiesa.
Il senso del modulo è che la gente deve sapere di che cosa si tratta, ha detto Myriam.
«Perciò» ha detto il giudice «prima li fate venire, poi li convincete che se vogliono lavorare devono aderire alla dottrina Scientology?»
«Chi lavora come membro attivo è veramente convinto che può davvero aiutare il prossimo», ha detto Myriam, il che è sembrata un'affermazione illogica.
«E fornivamo l'addestramento» ha aggiunto la donna.«Sull'annuncio c'era scritto. Quando la gente viene per fare formazione deve sapere dov'è e che cosa farà. Quindi era molto importante informarla correttamente su cos'è Scientology.»
Ma il giudice non è sembrato soddisfatto. E aveva appena iniziato.
Note dell'autore:
* La legge belga mi permette di identificare gli imputati, ma quasi tutti i media locali preferiscono non farlo. I colleghi belgi mi hanno detto che qui la convenzione è di attendere la sentenza. Mi sembra ragionevole rispettare questa pratica.
1. Forse stava citando André Gide: « Il n'y a pas de problèmes; il n'y a que des solutions.» Il giudice Yves Régimont ha molto incalzato l'imputata Myriam Z. sulla questione degli annunci di lavoro che Scientology aveva fatto pubblicare nella stampa locale, annunci che, alla fine, non portavano a un lavoro retribuito.
La donna ha spiegato che non fu lei a fare quegli annunci, e il fatto che ad alcuni candidati fosse stato promesso un salario dipendeva dall'errore di una singola scientologist. Ma il giudice non era parso soddisfatto. Ad ogni affermazione di Myriam era pronto a produrre la dichiarazione di uno dei candidati che la contraddiceva oppure sollevava un'altra domanda problematica.
Ora ne ha prodotta una di un altro aspirante, un certo Monsieur J. Anche lui aveva detto agli inquirenti che il lavoro per cui aveva fatto domanda non si materializzò mai.
«Avevo spiegato che ero lì per un lavoro, ma nei due giorni in cui ero stato lì non se n'era nemmeno mai parlato, e alla fine avrei dovuto firmare qualcosa che non sapevo nemmeno che cos'era», aveva detto nella sua dichiarazione.
La risposta degli scientologist era stata che avrebbe potuto comprare dei libri per poi rivenderli e guadagnarsi lo stipendio.
«Per due giorni gli parlarono di tutto meno che di un lavoro», ha commentato il giudice. Come poteva Myriam conciliare quel racconto con quanto avevano scritto nell'annuncio? «Non è che metti un annuncio di lavoro per convertire la gente a Scientology.»
«Non ho conosciuto il Sig. J. né gli ho mai parlato», ha risposto Myriam. «Ma capì chiaramente che non faceva per lui. Per quanto ne so, di tutti quelli che si presentarono solo in pochi acquistarono un libro, e in mostra ce n'erano moltissimi — non è vietato.»
Il giudice ha citato poi il caso di un'altra aspirante che aveva parlato con Madame P. , la quale le aveva detto che avrebbe guadagnato sui 1200-1300 euro netti. Aveva allora firmato il modulo di adesione alla chiesa che, le avevano detto, era un contratto di lavoro.
«La Sig.ra P. non avrebbe mai dovuto dire quelle cose», ha commentato Myriam. «L'abbiamo corretta su questo. Pare che sia successo all'inizio, ma non dopo la correzione.»
«Ma 161 persone sono state avvicinate alla stessa maniera!», ha esclamato il giudice. « Quand même!.»
«Sì», ha detto Myriam. «Ma della gente è stata approcciata in modo corretto.» Ha citato un'altra scientologist coinvolta nel progetto, una certa Mme. D. «Lei non ha mai avuto problemi con nessuno.»
«Possiamo andare avanti tutta la mattina», ha detto il giudice, ed è sembrato decisamente disposto a farlo.
Ha citato un'altra donna che aveva risposto all'annuncio e che poi aveva riferito agli inquirenti che le era stato promesso un impiego retribuito. «Le furono fatte domande molto personali», ha detto il giudice, «ha firmato un contratto di adesione, e poi?»
Myriam conosceva il nome e ha riconosciuto che la donna in questione non era stata molto contenta del trattamento. Ma erano intervenuti per raddrizzare le cose.
Il giudice Régimont ha citato un altro caso: questa volta riguardava una donna che con la speranza di essere pagata aveva lavorato nella chiesa per 18 giorni, ma non era stata retribuita.
«Questo si chiama sfruttamento del lavoro, Madame!»ha esclamato il giudice.
«Non era nostra intenzione», ha protestato Myriam. «Non era nel nostro spirito. Era nello spirito del lavoro volontario... non nello spirito dello sfruttamento del lavoro.»
Il giudice non è sembrato convinto. «Un caso va bene. Due? Può succedere. Anche tre, anche cinque — ma un centinaio di persone, tutte alla ricerca di un lavoro, tutte in condizioni precarie, tutte che hanno risposto a un annuncio formulato in termini vaghi... Alcuni che hanno addirittura lavorato per 18 giorni sperando di essere pagati per poi rendersi conto di essere stati sfruttati... (1)
«L'idea era quella di avere sempre più gente che firmava questi contratti? Indipendentemente da come? Fa parte della filosofia della Chiesa di Scientology? E che ne è di tutti i discorsi sulla libertà? Loro... quella gente non è libera!»
«Personalmente non vi presi parte», ha detto Myriam. «Quando incontravo la gente, fu dopo... Dovevano chiedere l'autorizzazione per fare lavoro volontario. Sono quelle le persone che ho visto io. Verificavo di nuovo e quelle persone erano state informate correttamente. »
Ma il giudice aveva un'ulteriore dichiarazione di un'altra candidata. Una certa Sig.ra B. si era confrontata con Myriam perché il contratto che aveva firmato riguardava del lavoro volontario, non un impiego retribuito. Mme. B. aveva detto agli inquirenti: «Lei [Myriam] disse che ero stata informata che si trattava di lavoro volontario, ma è falso.»
«Non dico che stesse mentendo», ha commentato Myriam. «Ciò che sto dicendo è che non fu informata correttamente ed è un vero peccato che sia andata così.» (2)
«Bien», ha detto il giudice passando ai formulari "Life History" che alcuni candidati dovettero riempire: si tratta di un questionario che comprende domande estremamente intime, tra cui quelle sulla propria vita sessuale.
«Quando chiedevate alle persone di riempire questi moduli con domande decisamente indiscrete — il "Life History Form" — alcuni domandarono che cosa c'entrasse con l'assunzione», ha fatto notare il giudice. «Firmavano un documento di consenso alla conservazione dei dati...»
«Non è vero che firmarono un documento», ha detto Myriam.
«Dunque stanno mentendo?», ha nuovamente domandato il giudice.
«Non so di che cosa si tratti ma so che quelle persone firmarono dei documenti che avevano a che fare con la protezione della vita privata», ha risposto la donna.
Il giudice Régimont ha presentato un altro caso: una candidata che aveva firmato un documento in cui dichiarava la sua appartenenza alla Chiesa di Scientology e si impegnava a diffondere il verbo Scientology. Quando gli investigatori avevano fatto domande, Mme. V. aveva detto di ritenere che i moduli fossero stati mischiati.
«Se lo hanno firmato allora è stato un errore», aveva detto Mme. V. agli inquirenti. «E il controllo spettava a Mme. Z.»
«Dunque, perché faceste firmare questi moduli alle persone che cercavano lavoro?», ha domandato il giudice.
«Lo scopo non era dar loro un lavoro o un contratto di lavoro», ha risposto Myriam.
«Mi scusi, ma si trattava di un annuncio di lavoro», ha ribattuto il giudice.
«Era un annuncio piuttosto generico», ha risposto la donna. «Feci una verifica con gli avvocati e con la Actiris, e mi dissero che non c'era problema.»
«Ma quello è successo dopo», le ha fatto notare il giudice. «Ed è strano che la Actiris dica una cosa del genere, visto che furono proprio loro a presentare la denuncia.» (Era infatti stata la denuncia di Actiris, l'ufficio di collocamento della regione di Bruxelles, a far partire l'indagine).
«E' vero, quell'iniziativa non fu un successo», ha ammesso la donna.
«Come minimo!», ha esclamato il giudice. «Poi contattò quella gente?»
«Non ero coinvolta nelle attività quotidiane», ha risposto Myriam.
«Ma nel 2008 lei era la presidente!», ha obiettato il giudice. «Era responsabile delle attività quotidiane della chiesa, quella era parte delle sue attività quotidiane, come poteva non sapere?»
«Prendemmo quell'iniziativa e ne ero informata», ha detto, ma il giudice era sempre più esasperato. «Quindi lei è una presidente che non sa che cosa le succede intorno! Prima mi ha spiegato quali sono le responsabilità del presidente e ora mi dice che quando lei era la presidente non era coinvolta nelle attività quotidiane. Mi spiace, ma è davvero strano.»
Myriam ha spiegato che anche se aveva assunto la carica di presidente, aveva mantenuto il suo precedente incarico di Direttore degli Affari Speciali (DSA).
«Perciò lei poteva gestire entrambi gli incarichi, ma Monsieur G. no?», ha domandato il giudice riferendosi a uno dei precedenti presidenti della chiesa, il suo coimputato Vincent G.
Myriam ha cercato di rispondere, ma il giudice stava perdendo la pazienza. «Non ero io, era un altro: ecco che cosa sta continuando a dirmi», è sbottato. «Non ero io, non ero io, non ero io, era qualcun altro.»
«A prendere l'iniziativa fu la Sig.ra B., mentre la gestione del personale spettava alla Sig.ra V.», ha detto la donna.
«La sentiremo dopo», ha replicato il giudice. Jeanine V. era l'ultima degli imputati ancora da sentire.
Note dell'autore:
1. In base ai miei appunti, in quel momento in aula c'era un forte brusio quindi o il giudice non ha finito la frase, oppure non sono riuscito a sentirla (ma penso la prima delle due ipotesi).
2. In realtà ha detto "lui", ma penso che l'interprete abbia fatto un errore che l'ha portata a non capire ciò che il giudice le aveva detto. Sono abbastanza certo di aver sentito bene sia il giudice sia l'interprete.
Myriam Z.* era sul banco degli imputati da un paio d'ore e il giudice Yves Régimont l'aveva esaminata approfonditamente su entrambi gli aspetti del caso. E' l'unica imputata individuale ad essere stata incriminata per entrambe le indagini poi confluite in quest'unico procedimento.
Myriam non faceva in tempo a rispondere a una domanda che il giudice le presentava un'altra delle dichiarazioni rilasciate dai querelanti originali, spesso in contraddizione con la sua versione. Con il trascorrere del tempo Myriam è sembrata sempre più sulla difensiva. (1) Ma la difesa stava per avere la possibilità di riequilibrare la vicenda.
Prima il giudice si è rivolto al Pubblico Ministero Jean-Pascal Thoreau. Aveva qualche domanda? No.
Per sua ammissione, Thoreau è presente solo per sostenere il suo collega, Christophe Caliman, che ha seguito il caso dall'inizio. Ma Caliman, come ha annunciato lo stesso Thoreau questa mattina all'inizio dell'udienza, è ammalato. Stava ancora cercando di capire quale fosse la gravità. (2)
Perciò il giudice ha dato la parola a Maître Johan Scheers, il difensore di Myriam.
Maître Scheers ha cominciato il contro-esame tornando alla questione dei rimborsi su cui il giudice l'aveva interrogata in precedenza. La donna aveva spiegato che era lei a gestire i rimborsi dei membri insoddisfatti e si era parlato di un certo Monsieur M. che aveva chiesto un rimborso. Lei era a conoscenza del motivo per cui aveva chiesto la restituzione dei soldi?
Sì, ha risposto Myriam. «Aveva dei problemi fiscali e feci il necessario affinché i soldi che aveva versato alle diverse chiese, a cui altrimenti avrebbe dovuto rivolgersi, gli fossero resi. La prima volta che lo incontrai fu nell'ufficio del suo avvocato e rifiutò il denaro. Era in contatto con la polizia. Monsieur Lesciauskas [l'investigatore capo] aveva insistito che presentasse denuncia.»
E c'erano state molte richieste di quel tipo?
«Non molte», ha risposto Myriam. Di solito le cose andavano bene. «Vorrei aggiungere qualcosa in merito a quegli annunci», ha detto riferendosi alla questione degli annunci di lavoro su cui era appena stata approfonditamente sentita dal giudice. (Il problema principale originariamente denunciato era che gli annunci avevano dato l'impressione di offrire un impiego retribuito).
«La Sig.ra V. ed io siamo intervenute diverse volte per correggere gli errori e nessuno è venuto a lamentarsi con me», ha detto la donna. «Il mio intento è sempre stato di informare le persone così che sapessero dov'erano e che cosa avrebbero dovuto fare. C'è sempre stata un sacco di gente che se ne è andata, del resto è normale nel lavoro volontario.»
«Ma dovete firmare un contratto di due anni e mezzo», è intervenuto il giudice Régimont. E' sembrato riferirsi ai contratti da staff.
«Ma la gente è libera di andarsene quando vuole», ha ribattuto Myriam.
«Due anni e mezzo», ha ripetuto il giudice.
«Se la gente non vuole restare, non resta», ha insistito Myriam.
Maître Scheers è nuovamente intervenuto. Ha fatto domande sulla famiglia BZ, che aveva sporto denuncia. All'inizio del processo il giudice aveva sentito l'imputata Hilde N. in merito alle loro lamentele. (La donna aveva suggerito che, almeno per alcune questioni, era meglio chiedere a Myriam).
Myriam ha detto di averli visti raramente e che quando avevano chiesto un rimborso, lei all'epoca non ne sapeva nulla; in seguito aveva saputo che la loro richiesta era stata rifiutata. Il suo legale ha anche affrontato la questione della sua mancata risposta a domande precise fattele durante l'indagine della polizia. Voleva darle la possibilità di spiegare.
«A volte la gente ti fa domande, tipo chi era membro dell'associazione tra la data X e la data Y, e io non so rispondere», ha detto la donna. Quindi all'epoca aveva domandato se poteva rispondere per iscritto. In seguito aveva sottoposto numerosi documenti per correggere informazioni false. Ma quei documenti non sono mai stati messi agli atti.
Il giudice Régimont è parso interessato. Pensava di ricordare dei riferimenti ai documenti in questione in alcuni degli atti processuali.
Maître Scheers ha pure suggerito che potesse esserci confusione sul suo ruolo nella Chiesa di Scientology all'epoca dei fatti: Myriam era stata Direttore degli Affari Speciali, non direttore della chiesa, e poi sua presidente.
L'imputata è stata invitata a chiarire la cosa, ha detto il giudice, ma era rimasto stupito di sentirla dire che il presidente non si occupa della gestione quotidiana della chiesa, quando invece prima aveva detto l'esatto contrario in riferimento a un suo predecessore (il coimputato Vincent G.).
Gli avvocati della difesa hanno cercato di analizzare la cosa. Le affermazioni di Myriam non li avevano colpiti allo stesso modo ed erano chiaramente desiderosi che il giudice non le ritenesse delle discrepanze nella sua testimonianza. Ma si sono anche detti preoccupati che certi documenti relativi agli interrogatori a cui gli inquirenti avevano sottoposto la loro cliente non comparissero agli atti. Sulla questione è intervenuto anche Maître Pascal Vanderveeren, il legale della Chiesa di Scientology.
Thoreau per la pubblica accusa ha chiesto alla donna se quegli interrogatori erano stati resi spontaneamente o se era stata arrestata.
Di sua iniziativa, Myriam ha detto: «Perché ritenevamo di dover correggere alcune cose del fascicolo.»
«Se qualcuno viene di sua spontanea volontà... forse si spiega perché non ne sia rimasta traccia scritta», ha suggerito Thoreau.
Il giudice Régimont ha fatto prendere nota formale al cancelliere: «Mme. Z. spiega che si incontrò di sua iniziativa con Monsieur Caliman, il Pubblico Ministero che aveva in mano il caso, e gli consegnò dei documenti per correggere degli errori nel fascicolo: cose non corrette sulla religione di Scientology.»
Dunque dov'erano ora quei documenti? Ha chiesto il giudice. La cosa non era chiara.
Maître Quentin Wauters, legale di Marc B., un altro imputato, è intervenuto per dire che anche il suo cliente si era recato di propria iniziativa dal Pubblico Ministero per consegnargli dei documenti relativi al caso. Su sua richiesta, il giudice ha detto al cancelliere di prendere nota.
Dove sono finiti quei documenti? Ha domandato il giudice.
Anche Maître Cedric Vergauwen per la difesa si è alzato per dire che a un certo punto Caliman aveva parlato di certi documenti che erano stati trovati, il che suggeriva che fossero andati persi.
Thoreau si è stizzito: di quali documenti stavano parlando? Un conto è se si trattava di qualche libro (un altro — è sembrato sottintendere — se si trattava di qualcosa di veramente importante.) Voleva una qualche indicazione se i documenti mancanti riguardavano degli elementi chiave.
Maître Vanderveeren è sembrato convinto che i documenti consegnati da Marc B. al procuratore fossero veramente importanti. «Ma non le sono stati messi a disposizione»ha detto rivolto al giudice. La questione è poi riemersa nella sua arringa finale.
Ulteriori discussioni sono solo sembrate confondere le acque, con un avvocato della difesa che è intervenuto quando il giudice è sembrato scambiare una serie di documenti con un'altra. Di sicuro non era sempre chiaro di quale serie di carte si stava discutendo.
In tutto questo tempo Myriam Z. è rimasta pronta a rispondere ad altre domande, ma ormai il dibattito si era spostato da lei a questioni tecniche. La corte si è ritirata per il pranzo e lei si è potuta allontanare dal banco degli imputati.
Ora è rimasta soltanto una imputata non ancora sentita dal giudice, e il suo esame è all'ordine del giorno di una successiva udienza.
Note dell'autore:
1. Tutte le parti lese di questo procedimento hanno trovato un accordo privato con Scientology oppure si sono ritirate per altri motivi. Ciononostante, le loro denunce originali erano ancora a disposizione della Procura, che le ha presentate alla corte.
2. Thoreau ha detto alla corte che il suo collega era ammalato e lui attendeva ulteriori informazioni. Nel pomeriggio ha annunciato che Caliman era in congedo per malattia e il giudice ha accettato di posporre di un paio di settimane la requisitoria e le arringhe difensive, nella speranza che il PM stesse sufficientemente bene per presentare il suo discorso di chiusura (e così è stato). Si veda "Pubblico Ministero ammalato: il processo belga contro Scientology viene rimandato" L'ultima imputata ad essere sentita dal giudice è stata Jeannine V.* Come la sua co-imputata Myriam Z., sentita in mattinata, anche lei è incriminata per gli annunci di lavoro che Scientology fece pubblicare sulla stampa locale.
Molte persone avevano risposto a quegli annunci e in seguito dichiararono agli investigatori che pensavano si trattasse di lavoro salariato, mentre invece non era così. Jeannine V. è stata incriminata perché nel 2007, l'epoca degli annunci, era il Direttore Esecutivo della Chiesa di Scientology del Belgio. All'epoca il presidente era Myriam Z.
Durante la mattina c'era già stata confusione su chi precisamente nella chiesa faceva cosa. Perciò il giudice Yves Régimont ha cominciato chiedendo alla donna quali fossero state esattamente le sue mansioni all'epoca dei fatti.
«Gestivo il corretto funzionamento della chiesa» ha risposto Jeannine «mi coordinavo con i vari dirigenti per assicurarmi che i fedeli ricevessero i loro servizi.»
«Quello è l'aspetto religioso», ha detto il giudice. «Ma quando le ho fatto domande sul suo ruolo di presidente, Madame Z. ha risposto che non era al corrente dell'assunzione di quelle persone. Come mai?»
«Personalmente non so esattamente quale fosse il suo ruolo», ha risposto la donna in merito alla sua co-imputata. «Mi interessava vederla solo per le questioni legali.»
«E allora chi si occupava della gestione corrente della chiesa?», ha domandato il giudice.
«Io ero il capo della Chiesa di Scientology del Belgio e mi assicuravo che tutto funzionasse correttamente», ha replicato la donna.
Come sua abitudine quando pensa di trovarsi davanti a dei punti chiave, il giudice Régimont ha detto al cancelliere di prendere nota formale della risposta.
«Quando qualcuno nella Chiesa di Scientology decide di mettere un annuncio su due giornali in cui dice che la Chiesa di Scientology sta cercando collaboratori amministrativi lei lo viene a sapere, giusto?» (1)
Sì, ha risposto Jeannine. Il giudice ha fatto annotare anche quello.
Quindi di chi era stata l'idea?
Jeannine ha spiegato che l'idea era di sviluppare ciò che nella Chiesa di Scientology sono note come Org(anizzazioni) Ideali, o chiese ideali. Nel 2005 era stato annunciato che la Chiesa di Scientology del Belgio sarebbe diventata una chiesa ideale.
Non solo l'Org Ideale ha molti staff, ma è quella dove tanta gente può venire per imparare la nostra religione», ha aggiunto. «Una Org Ideale ha molti membri — e noi non ne avevamo a sufficienza. Cercavamo di fare in modo che un numero maggiore di scientologist diventasse membro attivo e non c'erano abbastanza fedeli.» (Con "fedeli" ha inteso membri ordinari che pagano per i servizi, non chi è nello staff.) «Avere una Org Ideale era importante per il futuro.» Il fatto che Bruxelles dovesse diventare una Org Ideale era stato anche annunciato a un event internazionale.
«Dunque vi era stato dato un obiettivo: la Chiesa di Scientology del Belgio doveva diventare una Org Ideale», ha detto il giudice.
Sì, ha risposto Jeannine, nel 2005 (l'anno in cui venne fatto l'annuncio del management).
«Affinché una chiesa venga promossa Org Ideale, uno dei criteri è avere "X" numero di membri attivi», ha concluso Régimont. «Non è un mondo a rovescio? Non sarebbe meglio cercare una chiesa che rispetti i parametri e dire che quella sarà una Org Ideale?»
«Non necessariamente», ha commentato Jeannine. «A volte ci sono chiese piccole.»
«Il che sottintende che i funzionari internazionali si presentano e dicono "Voi avrete il certificato di qualità". E voi dite "Grandioso", ma non avete membri a sufficienza — così create dei fedeli?»
Sì, ha risposto Jeannine.
«Però è strano», ha detto il giudice. «Perché secondo la dottrina Scientology voi siete membri della chiesa, credete nei principi di Scientology quindi diventate suoi membri: questo è il processo normale. A questo punto non è contraddittorio andare nel mondo esterno con un annuncio che non cita assolutamente Scientology? Avvicinare estranei che cercano un lavoro, ma che non necessariamente vogliono diventare scientologist? Non è contraddittorio?»
«Quando facemmo l'annuncio cominciò ad arrivare gente e a conoscere la Chiesa di Scientology», ha detto Jeannine. «All'ingresso c'era un cartello che lo diceva e mi assicurai che tutti i nuovi arrivati sapessero di che cosa si trattava. Sapevano fin da subito che era la Chiesa di Scientology e se volevano andarsene erano liberi di farlo, non è che avessimo nulla da nascondere. Riguardava la nostra filosofia... era quello lo scopo.»
«Ma non è quanto ci hanno raccontato quelle persone», ha obiettato il giudice.
«Cercherò di spiegarmi meglio... », ha detto Jeannine.
«Sì», ha ribattuto il giudice, «Lo stava appunto facendo...»
«Quelle persone non erano felici», ha detto la donna. «Quando ero Direttore della chiesa molti erano felici di lavorare per noi e vi fu soltanto una lamentela, quella di una donna a cui erano stati promessi 700 euro e io le dissi "no, non è possibile, quello è per i membri dello staff..."». E quando si erano resi conto che l'annuncio non era chiaro lo avevano cambiato.
«Poi però avete messo esattamente lo stesso annuncio sul quotidiano più importante», ha detto il giudice, «e la gente si è presentata in cerca di lavoro. Alcuni hanno firmato dei moduli di adesione anche se non era loro intenzione, altri hanno lavorato gratis.»
Il primo annuncio era uscito nell'estate 2007, ha fatto notare il giudice, e le correzioni erano state fatte a febbraio 2008, otto mesi dopo. «Dite che correggete le cose, ma non lo faceste.»
«L'annuncio era corretto in senso legale, ma forse non era molto chiaro», ha detto Jeannine. «Ma quando le persone... se le persone volevano andarsene potevano farlo, e forse la metà se ne andò dopo aver visto il film. Ma mai, mai, mai abbiamo costretto nessuno a restare. Era chiaro che non ci sarebbe stato salario, che non c'è mai stato un salario.»
Il giudice Régimont ha prodotto un altro documento. Le ha ricordato che Mme. Z. aveva detto che quando qualcuno se ne andava finiva lì: lo lasciavano in pace. Ma un altro candidato disilluso, un certo >Monsieur S., aveva detto agli investigatori che di tanto in tanto riceveva telefonate dalla Chiesa di Scientology e gli chiedevano di tornare. Quelle telefonate, ha rimarcato il giudice, provenivano da persone diverse, ma soprattutto dalla stessa Jeannine.
«Quel signore lavorò per la chiesa per alcuni mesi e gli parlavo spesso, ciò che dice adesso mi lascia stupefatta», ha risposto. «Forse lo chiamavo per chiedergli come stava...»
«No», ha detto il giudice. «Non è quello che ha riferito. Ha detto che volevate fargli comprare altri libri. Lei dice bianco e lui dice nero, o qualcosa del genere.»
Il giudice Régimont è tornato a quanto la donna aveva detto poc'anzi. «Mi ha detto che si trattava di lavoro volontario», le ha ricordato. «Ma questo Monsieur S. disse agli inquirenti che nessuno lo aveva mai informato che si trattava di lavoro volontario.»
«Sono stupefatta», ha replicato Jeannine.
A questo punto è intervenuto Maître Pierre Monville, il suo avvocato. «Quell'uomo ha rivisto più volte la sua dichiarazione», ha sottolineato. Lo status di quel signore era illegale, «... per cui la sua posizione può essere messa in discussione.»
«Sì, può essere rilevante», ha ammesso il giudice, «ma non si tratta di una sola persona, furono parecchie persone.»
Ciononostante, ha detto Maître Monville, data la sua natura specifica... — ma il giudice si è risentito. Forse, ha domandato retoricamente, doveva modificare il suo modo di condurre il processo: doveva limitarsi a controllare nomi e indirizzi e passare direttamente alle argomentazioni legali. Il giudice si stava riferendo alle obiezioni sollevate all'inizio del processo da qualche avvocato della difesa sul suo modo di sentire gli imputati (e anche allora non era stato contento delle critiche).
Da una settimana la difesa si lamentava di questo o di quello, ha detto Régimont. «E adesso mettete in discussione degli elementi agli atti?» In 15 anni, ha aggiunto, non aveva mai avuto osservazioni sul suo modo di procedere. «Chi è che dirige il dibattimento?» Era visibilmente irritato.
Le difese avrebbero avuto modo di argomentare, ma nel frattempo dovevano smettere di dirgli che cosa poteva utilizzare e che cosa no dei documenti agli atti.
E a beneficio della difesa ha prodotto un altro documento.
« Maître Monville», ha detto il giudice leggendo il sommario di un interrogatorio a cui la sua cliente era stata sottoposta. «Questa è la dichiarazione di Mme. V.»
Perché Jeannine faceva firmare ai candidati un documento che diceva: «Dichiaro la mia fedeltà alla Chiesa di Scientology?» Questo è quanto la sua cliente rispose agli inquirenti: «Suppongo che abbiamo fatto un errore.» Dunque Mme. Z. incolpa Mme. V., ha proseguito il giudice, e Mme. V. incolpa Mme. Z. ...
Jeannine ha cercato di rispondere. «In febbraio duemila...» — ma è stata sopraffatta dall'emozione e non è riuscita a finire la frase. Ormai era in lacrime. E' stata fatta una pausa per permetterle di ricomporsi e, una volta pronta, ha concluso la sua spiegazione.
«In febbraio 2012 fui arrestata dalla polizia danese e chiusa in prigione. Il giudice inquirente mi trattenne per 10 giorni e non potei mai parlare con i miei colleghi scientologist, ero assolutamente a disagio.» Non poteva parlare con nessuno, ha continuato, e pensava che la sua religione stesse venendo fatta a pezzi. «Forse ho detto cose che non avrei dovuto dire, non so se quanto dichiarai è giusto oppure no.»
La polizia federale l'aveva contattata due volte e lei aveva risposto che preferiva avere le domande per iscritto. «Poi fui arrestata e trattenuta.»
«Madame», ha detto il giudice. «Quando viene convocata una volta, due, tre, e lei non si presenta, poi si sorprende se viene arrestata?»
La donna ha risposto che era in attesa di una risposta alla sua lettera, «lavoravo a Copenhagen.»
Perciò ci sta dicendo che non si stava comportando in modo razionale, ha commentato il giudice.
«Per me è stato difficile», ha detto l'imputata.
«Bien» — ha detto il giudice, segnale che era pronto a proseguire. «Ci dicono che era lei a dare gli ordini.»
«Non necessariamente, no», ha risposto Jeannine.
Ancora una volta il giudice le ha riferito le dichiarazioni rese dagli aspiranti impiegati: quelle persone avevano detto di essere state indotte a credere che stavano rispondendo a un annuncio di lavoro pagato, cosa non vera; non era neppure un impiego amministrativo come pubblicizzato. Alcuni si erano sentiti pressati a lavorare quando in realtà non era ciò che volevano. Ha portato l'esempio di un certo Monsieur B. che era stato messo a lavorare nel negozio di libri Scientology assieme a un'altra recluta: «Volevo andarmene perché dopo tre settimane mi pagarono appena 30 euro», aveva riferito agli inquirenti.
«Jeannine mi aveva detto... Jeannine mi aveva detto...», ha ricordato il giudice. «C'è un sacco di gente che non sapeva che non sarebbe stata pagata.»
«Ricordo vagamente questo signore», ha replicato la donna. «Veniva ogni tanto, senza regolarità, perché tenevo d'occhio le ricevute e gestivo i libri, perciò se aveva bisogno veniva da me.»
«No», ha detto il giudice. «Veniva da lei perché non voleva occuparsi di vendite. Ma forse sta dicendo delle stupidaggini.»
Il giudice ha preso un'altra dichiarazione di una candidata , e lo status di questa signora non è illegale... ha visibilmente rimarcato. Non aveva nemmeno corretto le sue dichiarazioni.
La donna aveva risposto all'annuncio su Vlams e l'avevano messa ai telefoni: doveva organizzare gli appuntamenti per i futuri candidati che rispondevano all'annuncio di lavoro. In seguito aveva detto agli inquirenti: «Ricordo che verso la fine dicevo di non venire, che era tutta una truffa.» Tutto questo, ha puntualizzato il giudice, detto da una donna che presumibilmente era stata convinta a lavorare come volontaria.
Jeannine ha protestato che non cercò mai di nascondere nulla: «Se ha firmato una dichiarazione di adesione lo ha fatto perché voleva farlo.»
«Ma tutta questa gente pensava di stare firmando un contratto di lavoro, ecco che cosa dicono tutti», le ha fatto presente il giudice Régimont.
Jeannine ha protestato: «Era detto chiaramente che non si trattava di un contratto di lavoro», ha insistito.
«Dunque tutte queste 161 persone hanno frainteso», ha commentato il giudice.
«Tutte quelle persone erano libere di andarsene, anche se avevano firmato per due anni e mezzo», ha risposto la donna.
Il giudice Régimont ha citato un'altra delle dichiarazioni degli aspiranti impiegati: «Quella persona [Jeannine] mi chiese di ripulire la facciata della chiesa. Rifiutai e lei si arrabbiò.»
«Ritengo sia un po' esagerato», ha commentato Jeannine.
Maître Monville è intervenuto. «Non dovremmo generalizzare. Le cose sono più sfumate.»
«Ecco perché ho voluto sentire tutti fin dall'inizio», ha risposto il giudice. Aspettava con impazienza le arringhe della difesa. «Perché francamente, a questo punto... fftt!»
«Che significa?», ha chiesto risentito uno dei legali della difesa.
«Che sono in attesa delle vostre spiegazioni», ha risposto il giudice. E con questo ha aggiornato l'udienza.
Note dell'autore:
1. Sembra essere stata una svista del giudice. In realtà, nell'annuncio la chiesa non si identificò, come egli stesso aveva stabilito in mattinata e sottolineato nuovamente qualche minuto prima (si veda sopra). Per il testo esatto dell'annuncio si veda "Non serve esperienza..." |
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