Prende avvio il procedimento che vede imputati 12 dirigenti e due associazioni della Chiesa di Scientology con accuse che vanno dalla truffa all'abuso della professione medica, fino all'associazione criminale Cronaca di © Jonny Jacobsen, dicembre 2015
Chiudete Scientology Belgio, ha chiesto mercoledì il procuratore nel processo contro la chiesa e 12 singoli individui.
Scientology fu fondata con lo scopo principale di fare soldi, ha sostenuto il PM Christophe Caliman richiedendo anche il massimo della sanzione prevista: 200.000 euro.
I metodi utilizzati da Scientology, così come delineati negli scritti del suo fondatore L. Ron Hubbard – ha aggiunto – sostengono esplicitamente le attività criminali elencate nel rinvio a giudizio e comprendono la truffa, l'estorsione e l'abuso della professione medica.
Caliman ha chiesto condanne minori per le 12 persone a processo. In parte, ha spiegato, perché la maggioranza degli eventi in questione risalgono a moltissimi anni fa.
Già martedì, all'inizio della sua arringa finale, aveva annunciato di aver lasciato cadere le accuse contro l'Ufficio Europeo per gli Affari Pubblici e i Diritti Umani di Scientology. Il nocciolo della sua arringa ha avuto lo scopo di determinare che Scientology è un'organizzazione criminale come descritto nel rinvio a giudizio.
Qualunque reato abbiano commesso i singoli imputati, ha proseguito Caliman, non lo si deve attribuire al loro zelo personale: quegli imputati eseguivano semplicemente gli ordini dati nelle voluminose lettere direttive lasciate da Hubbard.
Il Fondatore aveva infatti insistito sulla costante espansione di Scientology e i documenti interni, non accessibili ai fedeli comuni, sottolineano continuamente la necessità di mantenere il flusso di denaro in entrata e di fare pressioni sui membri ordinari affinché acquistino più corsi.
La Chiesa di Scientology del Belgio è parte di un'organizzazione piramidale di vendita che fa capo a un'organizzazione statunitense, ha continuato Caliman.
Il PM si è molto soffermato sulle presunte violazioni delle severe leggi belghe sulla privacy. Agli scientologist era richiesto di compilare dei questionari e di sottoporsi a interrogatori noti come “verifiche di sicurezza”, durante le quali dovevano rivelare dettagli intimi della loro vita. Alcune trascrizioni [degli interrogatori] venivano conservate a tempo indefinito negli archivi di Scientology e alcuni venivano inviati dal Belgio alle organizzazioni superiori negli Stati Uniti senza il consenso delle persone interessate. Il fatto che Scientology conservasse dettagli così intimi della vita privata dei suoi membri, ha detto Caliman, configura anche il reato di estorsione.
La chiesa poi mantiene in funzione un “feroce” sistema disciplinare grazie al quale i membri sono incoraggiati, a volte obbligati, a denunciarsi a vicenda per ciò che viene percepito come una violazione o un rischio, venendo a loro volta disciplinati se non lo fanno.
Gli scientologist che entrano nello staff firmano un documento con cui accettano di pagare i corsi gratuiti ricevuti in quanto membri del personale, nel caso interrompano il contratto anzitempo. La minaccia di dover pagare quei conti, ha continuato il PM, aveva dissuaso alcuni dal lasciare lo staff nel momento in cui avrebbero voluto farlo.
Per quanto riguarda l'abuso della professione medica, Caliman si è soffermato in particolare sul Rundown di Purificazione, un programma messo a punto da Hubbard che contempla esercizio fisico, sedute in sauna e l'assunzione di vitamine e minerali. Un rapporto peritale ha concluso che il Programma di Purificazione è una truffa e che, contrariamente a quanto sostenuto da Scientology, non ripulisce l'organismo dalle tossine. I medici hanno espresso particolare preoccupazione per i rischi alla salute rappresentati dai forti dosaggi di vitamina B3, o niacina: gli effetti collaterali possono comprendere dispepsia, nausea, diarrea e l'aggravamento del diabete.
Anche l'auditing, la terapia in versione Scientology – ha aggiunto Caliman – potrebbe essere classificato come abuso della professione medica, viste le affermazione fatte in merito dal Fondatore. Hubbard affermò infatti che le persone con malattie croniche sono PTS – un concetto Scientology secondo cui si è Fonte Potenziale di Guai perché connessi a una “persona soppressiva” (per esempio a un nemico della Chiesa di Scientology).
«Nel momento in cui sostieni che tutti i malati sono PTS», ha spiegato Caliman, «allora assumi quell'atteggiamento in cui puoi affermare di curare qualsiasi cosa.» Ha poi letto alcune note interne sequestrate durante le irruzioni in cui degli scientologist ritenuti PTS erano stati mandati a fare il Programma di Purificazione, come cura. Ma, ha aggiunto, per risolvere la loro condizione PTS gli scientologist venivano anche indirizzati all'auditing. Poiché le malattie vengono ridefinite come una condizione che può essere “audita via”, anche quella pratica costituisce abuso della professione medica.
Un'altra direttiva di Hubbard afferma che a volte le “assistenze tramite tocco” [touch assist], una specie di imposizione delle mani in salsa Scientology, sono indispensabili per i pazienti che non rispondono al trattamento medico convenzionale. E anche questo, ha detto il procuratore, corrisponde ad abuso della professione medica.
La Chiesa di Scientology del Belgio, ha proseguito, è una franchise che segue le direttive della madre chiesa di Los Angeles: in base alle direttive dettagliate lasciate da Hubbard deve pagare ai suoi addetti alle vendite, i Field Staff Member [membri dello staff del campo – NdT] una percentuale fissa, oltre che continuare a mandare il suo personale nelle organizzazioni Scientology superiori, in base a quote specifiche.
«La Chiesa di Scientology del Belgio è parte di una organizzazione piramidale di vendita», ha detto Caliman, e i principi guida che la governano furono chiaramente delineati in una direttiva chiave di Hubbard. «Non è molto difficile afferrare il principio fondamentale che sta alla base di tutte le policy letter e dell′organizzazione», scrisse Hubbard. «Tutta la nostra policy è quindi basata sull′ESPANSIONE. Così, quando s′interpreta la policy, lo si dovrebbe fare solo prendendo in considerazione l′ESPANSIONE come unico fattore che la regola.»
Tratto da “Espansione – Teoria della policy”, lettera direttiva del 4 dicembre 1966.
«La natura a scopo di lucro dell'attività [di Scientology] è stata sottolineata dalle conclusioni del rapporto di uno specialista fiscale sentito dagli investigatori. Il perito ha scoperto che il profitto sulla vendita dei libri, che costituisce una parte sostanziosa delle entrate della chiesa, era pari al 100%».
Le tecniche di “vendita dura” sono parte delle procedure operative standard della chiesa, ha continuato Caliman. E ancora una volta, tutto viene spiegato negli scritti di Hubbard.
Gli avvocati della difesa cominceranno le loro arringhe lunedì prossimo e si prevede che proseguiranno per due settimane. Maître Pascal Vanderveeren, che rappresenta la Chiesa di Scientology del Belgio, ha comunicato alla corte che coordineranno le loro presentazioni così da evitare inutili ripetizioni. La sua arringa, però, sarà il pezzo forte della difesa che la chiesa presenterà.
L'inizio del terzo giorno del processo belga contro Scientology ha visto Fabio A. rispondere alle domande del giudice Yves Régimont. L'imputato è stato sentito su un invio collettivo di corrispondenza agli euro-deputati, invio che potrebbe avere violato le leggi belghe sulla privatezza; Fabio ha poi negato il suggerimento del procuratore secondo cui il suo ufficio raccoglieva nei cosiddetti dossier INVEST delle informazioni sui nemici.
Fabio è forse lo scientologist di rango più elevato fin qui sentito dalla corte: è l'ex direttore dell'Ufficio Europeo degli Affari Pubblici e dei Diritti Umani – anche noto come Church of Scientology International – una delle due organizzazioni Scientology imputate nel procedimento.
Fabio è italiano, ma ha scelto di seguire il processo con l'aiuto di un interprete inglese e di rispondere in inglese alle domande del giudice. Ha spiegato alla corte che il suo lavoro di direttore dell'Ufficio consisteva nella gestione dei programmi sociali e umanitari, e nell'informare il pubblico sulle opere di bene di Scientology. Prima di arrivare in Belgio, Fabio aveva ricoperto un incarico simile nella Chiesa di Scientology Italia. Ha spiegato che il lavoro dell'Ufficio comprendeva la distribuzione di informazioni sui pericoli delle droghe e la promozione dei diritti umani e dei valori morali. Sebbene queste campagne fossero dirette da Scientology, erano offerte soprattutto a gruppi esterni: sia organizzazioni private, sia organizzazioni governative.
Il giudice Régimont è parso perplesso: dov'è quindi che entrava in scena la International Association of Scientologists (IAS)? Aveva interrogato più di un imputato sulle cifre importanti pagate alla IAS, pari o superiori a quanto versato per beni e servizi Scientology. Gli avevano detto che la IAS finanzia le opere di bene della chiesa.
Fabio ha dato questa spiegazione: «La International Association of Scientologists è un'associazione di membri nel senso che unisce i membri e porta avanti gli scopi di Scientology – e ovviamente raccoglie fondi per svolgere la sua opera umanitaria; quest'opera è svolta dalla Chiesa di Scientology.» Ha aggiunto che così come la Chiesa Cattolica ha la Caritas che raccoglie fondi affinché la Chiesa Cattolica possa fare le sue opere di bene, la Chiesa di Scientology ha la IAS.
Un paragone utile, ha commentato il giudice; quindi la IAS raccoglie fondi così che la Chiesa di Scientology possa svolgere i suoi progetti. «Ma ancora non riesco a capire quale sia il ruolo dell'Ufficio Europeo, a meno che non esegua i progetti della Chiesa di Scientology. Qual è il suo ruolo esatto?», ha domandato.
Ci stava tornando sopra perché, ha spiegato Régimont, non era facile comprendere chi finanziava cosa. Ma alla fine è emerso questo quadro: la IAS raccoglie fondi da consegnare alla Church of Scientology International affinché paghi le pubblicazioni e gestisca i programmi umanitari.
Il giudice Régimont ha poi parlato di alcune delle accuse che riguardano personalmente Fabio, tra cui l'associazione per delinquere e la violazione delle severe leggi belghe sulla privacy. Sulla questione della privacy Régimont aveva già interrogato almeno uno degli imputati, in particolare sui dossier che Scientology conserva sui suoi membri. Oggi le domande si sono concentrate più sull'uso dei dati relativi a persone esterne alla chiesa.
Il giudice ha fatto riferimento a una lettera inviata ai primi del 2004 ai membri del Parlamento Europeo (MEP) per promuovere una campagna che l'Ufficio Europeo aveva studiato per conto della Chiesa di Scientology. È emerso che, sebbene quelle lettere fossero state scritte soprattutto in francese, una nota legale sul fondo era scritta in inglese. Un'altra questione che sembra rappresentare un problema potenziale è il fatto che quelle lettere furono spedite dagli Stati Uniti.
Le leggi belghe sulla privacy pongono restrizioni chiare non solo sulla raccolta di dati personali, ma anche su come quei dati possono o no essere usati e sul loro trasferimento all'estero, come chiarisce questo riassunto della Commissione sulla Privacy del paese. Secondo il rinvio a giudizio, quella lettera violava le leggi belghe sulla privatezza.
Provenendo dall'Italia, ha detto il giudice, forse non ci si aspettava che Fabio A. conoscesse tutti i dettagli della legge belga, ma sicuramente doveva essersi avvalso di consulenti competenti.
«Lei non fu informato sulla legislazione corrente su questa e altre questioni?» Gli ha chiesto il giudice Régimont. Sì, era stato informato, ha risposto Fabio.
«Lei non era al corrente dell'esistenza di una legge che regolamenta la protezione della vita privata?», gli ha ulteriormente chiesto. Sì, a grandi linee ne era al corrente.
«Fu consigliato da persone che dovevano conoscere quelle leggi meglio di lei?»
«Sì, avevamo un avvocato che ci dava consigli su come procedere con quelle lettere», ha risposto l'imputato. «E abbiamo seguito i suoi consigli.»
E questo avvocato era al corrente delle informazioni date in fondo alla lettera? Parte del problema sembra essere che la lettera inviata ai MEP non includeva certe informazioni richieste dalla legge – o almeno non in francese. «So che il Belgio è la capitale d'Europa, ma non è sicuro che tutti parlino l'inglese», ha commentato il giudice.
«Sì», ha riconosciuto Fabio. «Fu un errore materiale prontamente corretto.»
«Ma è accaduto nel 2004», ha ribattuto il giudice – anni dopo l'approvazione delle legge di riferimento. È certamente per questo che è stata sollevata la questione della privacy. In quella lettera non avrebbero potuto almeno azzeccare la lingua giusta?
«Sì», ha risposto Fabio. «Come ho detto, si trattò di un errore materiale prontamente corretto.» Ma, ha aggiunto, per come ricordava lui l'avvocato non li aveva informati di quel problema.
«Quindi foste mal consigliati?»
«Sì, è così», ha risposto Fabio. «Sì, se doveva essere in francese, allora fu un errore e fummo mal consigliati.» Ma, ha sottolineato di nuovo, appena rilevato l'errore lo avevano corretto.
«Beh, appena ne foste informati», ha replicato il giudice. «Perché non si tratta solo dell'informazione in fondo alla lettera, ma anche della raccolta di informazioni.»
Il giudice Régimont ha fatto domande sugli elenchi di indirizzi usati per bombardare di corrispondenza gli euro-deputati. Fabio ha risposto che provenivano da un CD-ROM regolarmente acquistato a Bruxelles, oltre che aver rinvenuto altri indirizzi su diversi siti web. «Quegli indirizzi erano di pubblico dominio», ha sottolineato.
«Quindi avevate regolarmente acquistato un CD-ROM», ha commentato il giudice, dicendo al cancelliere di annotare che il Sig. A. dice che le informazioni relative agli indirizzi delle lettere inviate ai deputati furono acquisite principalmente attraverso l'acquisto in un negozio di un CD-ROM.
«Non mi spingerò a chiederle in quale negozio», ha aggiunto il giudice. «Queste informazioni non provenivano dagli Stati Uniti?»
No, ha risposto Fabio.
«Perciò compraste queste informazioni a Bruxelles, ma non inviaste le lettere da qui», ha continuato Régimont.
«Sì, è così. Le lettere furono inviate dagli Stati Uniti.»
E come mai? Ha voluto sapere il giudice.
«Inviammo loro le informazioni.»
E le avete conservate?
«No, ora non le abbiamo. Sono passati 11 anni», ha risposto Fabio.
Ma – ha commentato il giudice – quando Fabio era stato interrogato dagli inquirenti sulla questione, aveva risposto che le informazioni erano state conservate per cinque anni.
«Quando l'ho detto?», ha chiesto stupito l'imputato. È una questione importante perché la legge belga sulla privacy stabilisce anche per quanto tempo i dati personali possono essere conservati. Fabio aveva fatto la sua affermazione in un interrogatorio del settembre 2004, gli ha risposto Régimont.
«Se è scritto, allora devo averlo detto», ha replicato Fabio, riecheggiando uno dei dogmi più noti di Hubbard: «Se non è scritto non è vero.» (HCOPL 9 feb. 1979, “Lista di verifica per sconfiggere la tecnologia verbale").
«Ma dopo di allora», ha aggiunto, «Non so se [quelle informazioni] furono conservate per cinque anni. Il solo motivo per cui ci procurammo quegli indirizzi riguardava quel progetto.» Non era stata loro intenzione tenere quei dati.
Il giudice ha fatto annotare al cancelliere anche questo: L'imputato dice che l'uso di quelle informazioni e indirizzi era inteso unicamente per quella specifica campagna.
«Quindi, se ho ben compreso», ha detto il giudice, «supponendo che ci siano state infrazioni, esse non furono intenzionali: non c'era intenzione di infrangere la legge.»
È corretto, ha risposto Fabio. Fu fatto in buona fede su consiglio di un avvocato. «Se fossimo stati consigliati diversamente avremmo agito di conseguenza, ecco perché abbiamo agito in quel modo.»
Il giudice ha fatto annotare anche questo. Fabio ha aggiunto che all'epoca non era al corrente della possibilità di stare infrangendo la legge.
Régimont ha quindi lasciato la parola al procuratore Christophe Caliman, il quale ha fatto domande sull'avvocato di cui si erano avvalsi. L'esame ha stabilito che lo avevano contattato di propria iniziativa e che non era la prima volta che si rivolgevano a lui. Ma Fabio A. non è riuscito a ricordare chi inizialmente gli avesse consigliato quell'avvocato.
Il pubblico ministero gli ha poi fatto domande su ciò che ha definito “dossier di INVEST” (abbreviazione di “investigazioni”). Perché, gli ha chiesto, a quale scopo un ufficio dei diritti umani investiga sulle persone? Agire in quel modo, ha aggiunto, suggerisce che raccogliessero informazioni sui presunti nemici.
«No, non abbiamo quel tipo di dati», ha risposto Fabio. Aveva già spiegato che il nucleo delle loro attività era sociale e umanitario.
Il procuratore Caliman ha chiesto al giudice di far annotare al cancelliere anche questa risposta, e Régimont ha dettato: Il Sig. A. afferma che l'ufficio europeo non aveva dossier INVEST o nessun altro dossier inteso a raccogliere informazioni sui “nemici” della Chiesa di Scientology.
Su richiesta del proprio avvocato, Fabio ha fornito qualche dettaglio sulle diverse istituzioni internazionali con cui operava il suo Ufficio, tra cui l'Ufficio delle Nazioni Unite su Droghe e Crimine e l'affiliazione a numerose commissioni ONU. Anche i loro rapporti con la Commissione Europea, ha aggiunto, erano eccellenti.
E lui sapeva nulla del Narconon? Gli ha chiesto Caliman. Narconon è un programma di riabilitazione dalle droghe gestito in base ai principi di L. Ron Hubbard, il fondatore di Scientology. Il motivo della domanda di Caliman è parso essere che il Narconon usa in ambito non-religioso e medico ciò che, nell'ambito religioso della Chiesa di Scientology, è il procedimento noto come Programma di Purificazione. Durante il suo lavoro con tutti quei gruppi internazionali, Fabio aveva promosso il Rundown di Purificazione?
«Non mi occupo nello specifico di quel programma...», ha risposto Fabio. «Nell'ufficio europeo non abbiamo lavorato particolarmente in questo ambito.» Il giudice ha istruito il cancelliere di prendere nota.
Il pubblico ministero ha poi fatto diverse domande sulle relazioni di lavoro di Fabio A. con Martin W., un altro degli imputati che a sua volta lavorava all'Ufficio degli Affari Pubblici e Diritti Umani.
Fabio aveva già risposto di essere stato il superiore di Martin W., ma da quanto emerso in seguito, il PM non è parso molto convinto.
Si vedevano spesso? Gli ha chiesto. Fabio era tenuto informato sulle attività del Sig. W. O il loro rapporto era relativamente distante?
«Lavoravamo insieme», ha risposto Fabio. «Ma considerando che il Sig. W. è un uomo adulto e perfettamente capace, non dovevo accompagnarlo come un bambino. Avevo piena fiducia in lui», ha aggiunto. «Il lavoro che svolgeva nei diritti umani era del tutto visibile.»
«Ma la mia domanda era un'altra: che tipo di rapporto era il vostro?», ha insistito Caliman. «Formale o stretto?»
«Lui gestiva i diritti umani, io dirigevo l'ufficio e venivo regolarmente informato su quanto lui stava facendo», ha risposto Fabio.
Il giudice ha fatto annotare tutto, ma c'è stato un momento divertente quando, durante la dettatura, ha inavvertitamente riformulato la risposta di Fabio: «Il Sig. W è adulto e competente nel suo campo perciò non doveva essere seguito come un cagnolino...». Fabio lo ha corretto e il giudice si è scusato – «Non doveva essere seguito come un bambino.»
La corte ha poi fatto una pausa prima di esaminare il testimone successivo.
Fu un prete cattolico a fargli conoscere Scientology, ha detto alla corte Stéphane J. Un prete cattolico che era anche scientologist. [1]
Giovedì, il terzo giorno del processo, è toccato a Stéphane delineare il suo percorso Scientology al giudice Yves Régimont, presidente della corte. Per motivi di salute ha preferito rendere la sua testimonianza da seduto.
Quando Stéphane ha cominciato a raccontare al giudice l'auditing ricevuto all'inizio del suo percorso Scientology, il magistrato gli ha chiesto come potesse un auditor aiutare qualcuno di cui non sapeva nulla. «Come possono audirla se non sanno nulla di lei?» gli ha domandato. «Questo auditing come può avere la stessa efficacia di una seduta dopo l'OCA?»
Il giudice si stava riferendo all'Oxford Capacity Analysis (OCA) di Scientology, un questionario messo a punto da Hubbard e spesso offerto ai potenziali membri come “test della personalità”.
Stéphane ha rassicurato il giudice: per audire efficacemente, gli auditor non hanno bisogno dei risultati dell'OCA. Per far progredire qualcuno sul Ponte, ha spiegato, l'auditor applica ciò che ha appreso per eliminare tutte le emozioni e gli episodi negativi nel soggetto audito. Per illustrare quanto stava dicendo ha fatto un esempio di ciò che secondo lui si può ottenere con l'auditing.
«Mia moglie era una ginnasta ma ebbe un incidente, così non poteva più gareggiare», ha spiegato. Allora fece alcune sedute di auditing. «Quando uscì dalla seduta fece una capriola in avanti come se non fosse mai stata operata.»
Ha raccontato che all'inizio aveva fatto i corsi di Scientology perché anche lui voleva diventare un auditor. «Ho sempre voluto aiutare la gente, quando ho scoperto Scientology mi scattò qualcosa dentro, anche io volevo diventare auditor. Perciò il mio obiettivo primario era diventarlo.»
«Questi corsi», ha commentato il giudice, «non sono una passeggiata. Devi fare molte ore e pagarle.»
Stéphane s'è detto d'accordo. Nel 1984 non aveva pagato moltissimo, solo in seguito i prezzi erano aumentati. Perciò a un certo punto aveva deciso che per diventare auditor era meglio unirsi allo staff, e aveva lasciato il suo lavoro di tipografo. Ma ha negato di essere entrato nello staff a causa dei costi crescenti dell'auditing. «Il punto centrale non era il prezzo», ha spiegato, «era aiutare le persone.»
Era membro del personale da quattro mesi quando si era reso conto che lo staff era composto da sole 9 persone e che anche lui doveva fare la sua parte. «Gli altri stavano dedicando tutte le loro energie per far progredire la chiesa, così decisi di cambiare direzione.»
Assunse quindi un incarico in Divisione 1: personale, etica e comunicazione. Ma, ha fatto notare il giudice, lui era impegnato anche nella divisione di Etica, che sembra essere un ruolo abbastanza importante. «Lei arrivò nella chiesa», ha chiesto il giudice, «poi interruppe i suoi studi per diventare auditor – fu una decisione sua o di qualcun altro?»
«Fui io a decidere, dato che eravamo solo in nove», ha risposto Stéphane. Erano così pochi, ha spiegato, che ogni membro dello staff ricopriva diverse posizioni – o “hat” come dicono gli scientologist.
Il giudice Régimont ha poi cercato di avere un'idea più chiara di chi decide quali corsi fa uno scientologist novello: è il cliente o è il membro dello staff che si occupa di lui? Chi, per esempio, decide quando una persona è pronta per il Rundown di Purificazione?
Stéphane è sembrato suggerire che la decisione era un po' di entrambi: il supervisore del caso decide basandosi su ciò che trova nelle cartelle dello studente; ma di solito è la persona stessa a sapere quando è pronta. «Il Ponte per la Libertà Totale passa attraverso diversi stadi», ha spiegato. «Il prelcear [chi è sui primi gradini del programma Scientology] sa quando ha superato quello stadio.»
«Decide lui?», gli ha chiesto il giudice.
«Decide il supervisore del caso... lui prende maggiormente coscienza ed è pronto per attestare – con l'accordo del supervisore del caso.»
Perciò se qualcuno vuole passare allo stadio successivo lo dice, ha commentato il giudice. Gli studenti possono interrompere quando vogliono?
Sì, ha risposto Stéphane. «Posso farle un esempio», ha aggiunto. Ma il giudice voleva seguire il suo flusso di pensieri.
«Se uno può interrompere quando vuole – ed è quanto mi viene ripetuto da lunedì – il comune denominatore è che è lo studente che decide se comprare o meno un corso; ed è il seguace che decide se interrompere o meno, di lasciare o no la chiesa.» Ha detto il giudice. «Quindi fino ad ora è chiaro che si può entrare o lasciare a piacimento.»
«Se lei mi facesse la stessa domanda, le direi la stessa cosa», ha commentato Stéphane.
Ma il giudice Régimont stava sfogliando gli atti. «Ho trovato un elenco di studenti», gli ha fatto presente. Un elenco che Stéphane compilò nel 1988 di “studenti da recuperare”. E ha voluto saperne di più.
«Ci sono i nomi, il livello che stanno facendo – uno è PTS/SP – qui vedo addirittura Monsieur G.», ha aggiunto il giudice riferendosi a un altro imputato, Vincent G.
«Che cosa significa questo elenco?», ha chiesto Régimont. «A me viene da pensare a persone che vogliono andarsene ma lei... lei non vuole che se ne vadano.»
«Di solito», ha risposto Stéphane, «si tratta di persone che hanno abbandonato i loro corsi senza averli terminati. E nostra responsabilità è almeno quella di farli finire.»
Ma queste persone non hanno terminato i loro corsi, ha insistito il giudice. «Possono ottenere un rimborso, no? Quindi, a che cosa serve? Forse la lingua Scientology è diversa da quella francese, ma quando vedo scritto qui che qualcuno deve essere “ripreso, recuperato”...? »
«Beh, è che il termine... », ha iniziato Stéphane.
«... è usato malamente?» è intervenuto il giudice.
Stéphane ha provato nuovamente a spiegarsi. Se qualcuno non termina il suo corso è perché non ha compreso qualcosa. È uno dei precetti fondamentali degli scritti di Hubbard. «Perciò è nostro dovere aiutarlo a completare. Ma non è che gli telefoniamo ogni mezz'ora.»
Il giudice Régimont non è sembrato soddisfatto. Ciò che Stéphane stava dicendo non sembrava incastrarsi con quanto aveva nel suo fascicolo.
I querelanti originali non sono più qui, ha detto il giudice. «Ma si trattava di gente parecchio delusa», ha aggiunto. «Perché tutte queste persone hanno detto “non smettevano mai di infastidirmi?”», ha chiesto. «Rilasciarono dichiarazioni molto dettagliate dell'accaduto. Anche a prenderle con cautela, resta il fatto che molte persone dissero le stesse cose.»
Il giudice Régimont ha rimarcato di essere già stato rimproverato di non comprendere come funziona il sistema Scientology – un riferimento a uno scambio avuto a inizio settimana con uno degli avvocati della difesa – «... ma quando vedo un documento su degli “studenti da recuperare”, io vedo qualcuno che se n'è andato e che deve essere contattato affinché ritorni.»
«No», ha risposto Stéphane. «Il nostro intento non è obbligare le persone a restare in Scientology, ma solo assicurarci che non se ne siano andate perché non hanno compreso qualcosa o perché hanno avuto uno scontro con un altro scientologist – cosa già successa.
«Il nostro intento è che queste persone e tutte le persone del pianeta progrediscano sul Ponte», ha aggiunto.
«Ma perché “riprendere, recuperare”?» ha domandato il giudice. «In Scientology, anche quando si scrive in francese non è mai francese!», ha aggiunto, sempre più esasperato.
«Non vedo perché “recuperare” sia un problema», ha detto Stéphane. «Uno studente sta facendo un corso, a un certo punto non c'è più e vogliamo scoprire perché». E quando gli studenti tornano e finiscono il loro corso, nove su dieci sono contenti di averlo fatto, ha aggiunto.
«Quindi esiste una procedura?», ha domandato il giudice. «Dite “dobbiamo davvero sapere se lo vogliono veramente, prima di rendergli il denaro, prima di lasciarli andare?”»
«L'idea è quella di vedere se abbiamo commesso degli errori», ha risposto Stéphane.
«Perciò lo fate per voi, non per loro», ha ribattuto il giudice.
«Nove volte su dieci, quando tornano sono contenti», ha risposto Stéphane. «Se lo studente torna, viene intervistato per scoprire perché non ha funzionato e gli errori verranno corretti.
«Ma se lo studente vuole andarsene, allora può farlo», ha insistito. Non è come se gli puntassero una pistola alla tempia. «Se qualcuno vuole andarsene se ne andrà comunque.»
E che dire dello staff, ha voluto sapere il giudice. Stéphane ha spiegato che lo staff che desidera andarsene deve compilare un formulario di uscita, passare per Etica e parlare con il cappellano.
Ma il giudice stava ancora rimuginando sulla risposta precedente.
«Perché dovete sempre assicurarvi che non ci sia stato un errore?», ha domandato. «Se qualcuno lavora in una banca... » ha lasciato la frase in sospeso, ma il suo discorso era chiaro: in qualsiasi lavoro normale, prendi e te ne vai.
Stéphane ci ha provato di nuovo. «Voglio sapere se c'è un problema con il lavoro o con i colleghi. È importante.» E non si tratta di una cosa solo Scientology, ha aggiunto.
Il giudice Régimont si è concentrato su un altro documento. Era datato 1991, quando Stéphane occupava una posizione esecutiva decisamente elevata. Aveva scritto a Mme K. in merito al fatto che lei non aveva lasciato correttamente la sua posizione di staff. Se non fosse tornata per compilare il formulario di uscita, aveva scritto Stéphane, allora sarebbe stata dichiarata “soppressiva”, così come da direttive di Hubbard. [2] Il giudice ha voluto saperne di più.
Fu perché non aveva lasciato lo staff in modo corretto, ha risposto Stéphane. Ma il giudice non è rimasto soddisfatto: se te ne vuoi andare, ha domandato, «Non puoi semplicemente prendere la porta e non farti più vedere?»
«Nel mondo di Scientology», ha spiegato Stéphane, «bisogna attraversare certi stadi, fare certi passi che i membri dello staff conoscono molto bene.» Gli staff devono andare a parlare con il Funzionario di Etica e applicare le direttive di Hubbard in merito. «Per quanto ricordo», ha aggiunto, «Mme K. tornò e seguì i passi prescritti, poi se ne andò e non fu dichiarata “soppressiva”.»
«E questo non significa che tali persone sono limitate, costrette dalle regole di Mr. Hubbard?» ha domandato il giudice. È come in un posto di lavoro, ha risposto Stéphane. «Quando lavoravo in tipografia non è che arrivassi all'ora che mi pareva.»
Il giudice ha provato con un'altra analogia: se uno studente si iscrive alla facoltà di medicina e poi, dopo tre mesi, decide che non fa per lui, per lasciare la facoltà non c'è alcuna procedura da seguire.
«Certo», ha detto Stéphane, «ma questo non è il caso della Chiesa di Scientology, e l'esperienza ha insegnato al Sig. Hubbard che i due terzi di queste situazioni possono essere risolte.» Ha poi aggiunto che «se si vuole abbandonare si può farlo. Mio figlio decise di non continuare con i servizi e fine della storia.»
Ma quello era suo figlio, ha rimarcato il giudice.
«Che si tratti o no di mio figlio, le cose stanno così», ha risposto Stéphane.
Il giudice ha ipotizzato un altro scenario. «Una persona finisce il suo corso e decide che ci sono alcune cose giuste, ciononostante decide di andarsene e di dedicarsi ad altro...
«Quello che sto cercando di capire... », il giudice Régimont ha citato un altro dei suoi documenti che sembrava essere una direttiva di Hubbard con un elenco di “alti crimini”, quel tipo di violazioni per cui si può essere espulsi dal movimento e dichiarati soppressivi, nemici del movimento. Questa policy letter istruisce gli scientologist a troncare ogni rapporto con chiunque chieda un refund (rimborso). [3]
E che cos'è una “persona soppressiva”?
«Una persona soppressiva è una persona che sopprime la Chiesa di Scientology, o che infrange i copyright sui materiali per farci qualcosa di diverso, che è uno dei crimini maggiori», ha detto Stéphane. «Poiché Mr. Hubbard ha sviluppato una tecnologia che funziona solo se applicata come lui la applicava, ma non quando altri la adottano», ha aggiunto.
«E che cosa significa tutto questo?», ha domandato il giudice. L'idea che si stava facendo è che a Mr. Hubbard o ai funzionari di Scientology non sta bene quando qualcuno vuole sganciarsi da Scientology e fare qualcosa d'altro. «Perciò li dovete escludere», ha commentato, «È una specie di morte sociale di quella persona.»
Stéphane si è detto in disaccordo. Ha raccontato che conosceva almeno tre persone che in anni recenti avevano lasciato Scientology. «Siamo rimasti amici e sono ancora pronti a difendere Scientology», ha aggiunto. «Di certo esistono regole e leggi e, come voi, chiediamo che vengano rispettate.»
La procura ha un'opinione diversa, gli ha ricordato il giudice. Ritiene infatti che le regole di Scientology, le sue leggi, non corrispondano alle leggi del Belgio. La procura vede le vostre regole, il vostro codice penale, come un qualcosa che corre in parallelo alla società belga, ma che con le sue regole e atteggiamenti ha violato le leggi del Belgio. «Possiamo metterla così?», ha chiesto il giudice.
No, ha risposto Stéphane, non è così.
« Monsieur le Procureur dice che nella società belga ci sono delle regole. Secondo lui, voi non le seguite.» Ecco perché erano in tribunale, ha continuato Régimont – proprio come Scientology ha i suoi propri tribunali.
«Quali sono le differenze tra le regole difese da Monsieur le Procureur e le regole che avete nella vostra società?», ha domandato.
Faccio parte di una chiesa, ha risposto Stéphane. E quando il giudice Régimont ha insistito sulla possibilità che le regole di Scientology potessero violare le leggi belghe, ha protestato: «Per me, la regola più importante è non infrangere la legge.»
«Ma le vostre regole», ha commentato il giudice, «Non volete violarle.»
«Ma le regole di Scientology sono naturali», ha replicato Stéphane. «Arrivare puntuali ai corsi.» Era lo stesso esempio fatto dal suo coimputato Vincent G. nello spiegare l'etica Scientology.
Abbastanza giusto, ha commentato il giudice aggiungendo poi: «Ciò che sto cercando di capire è che nella Chiesa di Scientology avete delle regole relative... alla gente che vuole andarsene, e che chi non rispetta le regole viene dichiarato “Persona Soppressiva”. Bene.
«Ma qual è la differenza tra la vostra necessità che le vostre regole siano rispettate, e la posizione della procura secondo cui voi non avete rispettato le regole della società belga, che [la procura] vuole siano rispettate?», ha domandato il giudice. «Abbiamo un'organizzazione con delle regole. Bene. Devono essere rispettate. Ma secondo la Procura, voi dovete rispettare le regole della società belga.»
Quindi, ha voluto sapere il giudice, qual è la differenza tra ciò che sta facendo la Procura «... e ciò che avete fatto alle persone che volevano andarsene?
«Qual è la differenza?»
Il giudice non è sembrato arrabbiato quanto piuttosto frustrato, esasperato: stava ancora cercando di ottenere risposta a ciò che considerava chiaramente una domanda chiave.
C'è stata una lunga pausa.
«Direi che il processo è similare», ha infine risposto Stéphane. «Il proposito è far rispettare la legge del Belgio, e il proposito è far rispettare la legge di Scientology. Ma forse il modo in cui lo si fa non è lo stesso», ha aggiunto.
La Procura non li aveva accusati in base alle regole Scientology, ma in base alle leggi belghe, ha detto il giudice. Stava per tornare al documento e alle domande sul “recupero” delle persone quando uno degli avvocati della difesa è arrivato in soccorso di Stéphane.
In Scientology il primo principio è rispettare le leggi del paese, ha detto.
«Lo hanno ripetuto almeno 10 volte», ha ribattuto il giudice, «Va bene.»
«Mr. Hubbard sostiene che una delle regole di Scientology è che le leggi del paese devono essere rispettate», ha insistito l'avvocato. [4]
A questo punto è intervenuto Maître Quentin Wauters, un altro dei legali della difesa. «Lei gli sta facendo domande su questioni generali», ha obiettato. «Quelle stesse domande non sono state fatte agli altri: perché no?» Il suo ragionamento è sembrato suggerire che gli imputati non venissero interrogati sulle accuse specifiche a loro rivolte individualmente, ma sentiti più in generale, obiezione che la difesa aveva già sollevato in precedenza.
Il giudice non ha apprezzato l'intervento. Da lunedì quando è iniziato il processo, gli sono state fatte osservazioni su come lo sta conducendo. Prima era stato criticato per aver fatto domande troppo generali; poi ancora quando le sue domande erano troppo specifiche.
«Perciò, su quali basi desidera che faccia le mie domande?», ha chiesto. «Sto citando i documenti e cercando di rispondere a tutte le obiezioni sollevate – e non lo faccio sempre. Quindi, che cosa vuole che faccia?»
Ancora una volta il giudice Régimont ha chiarito di voler comprendere come funziona Scientology, in che modo la vedono gli imputati, ciononostante gli vengono sollevate delle obiezioni. Per cui ancora una volta ha paventato l'opzione radicale: poteva interrompere immediatamente l'interrogatorio e passare direttamente alla discussione legale.
L'avvocato Wauters ha mantenuto la sua posizione. Poteva parlare solo per i suoi due clienti, Marc B. e Martin W., ma, ha detto, alcune domande era meglio farle agli imputati specifici. È sembrato suggerire che altri potevano essere meglio in grado di rispondere al tipo di domande che il giudice stava facendo a Stéphane J. (proprio come Stéphane era stato chiamato il primo giorno a collaborare su un punto su cui un suo coimputato non era in grado di rispondere).
La discussione è proseguita per un po' fino a che il giudice non ha riaffermato la sua posizione. Ha fatto annotare le obiezioni della difesa, ma la sua missione è potare alcuni arbusti di questa foresta in modo da vederci più chiaro. Questo caso è particolarmente complicato e ingarbugliato e spetta alla corte decidere quale sia il modo migliore di procedere.
Perciò le obiezioni sono state messe a verbale e se [la corte] vuole fare altre domande, può farle. Gli avvocati della difesa si sono rimessi a sedere.
Intanto Stéphane J. aveva avuto il tempo di riflettere sulle domande del giudice. Ha voluto sottolineare che quanto il giudice stava chiedendo era solo una parte di ciò che fanno i funzionari di etica.
Bene, ha detto il giudice, ma era parte di un quadro più ampio.
«Ma se si basa solo su quello...», ha ribattuto Stéphane.
«... Le assicuro che abbiamo altri documenti», ha replicato il giudice.
Note dell'autore:
1. Benché la legge belga mi permetta di identificare gli imputati, qui molti dei cronisti scelgono di non farlo. Dopo aver consultato i colleghi locali, mi è stato detto che la convenzione vuole che si attenda la sentenza. Mi sembra ragionevole rispettare questa pratica. E sì, c'era questo prete cattolico che era anche scientologist; forse vi racconterò qualcosa in più dopo il deposito della sentenza, l'11 marzo.
2. Chi in Scientology viene dichiarato “Persona Soppressiva” è espulso dal movimento e gli scientologist rispettabili non possono più avere contatti con quella persona.
3. L'ordinanza di Hubbard di dichiarare “persona soppressiva” chi chiede un rimborso è riportata in una direttiva (HCOPL) del 7 marzo 1965 I intitolata “Atti soppressivi: Soppressione di Scientology e degli Scientologist”. Questa direttiva forma parte del libro di Hubbard Introduzione all'etica di Scientology (Capitolo 7, paragrafo “Atti soppressivi”).
4. Penso che l'avvocato della difesa qui intervenuta fosse Maître Ines Wouters. Benché non abbia specificato alcun testo, potrebbe avere avuto in mente uno dei precetti del libretto La via della felicità di Hubbard che dice: «Non fare nulla di illegale». Il giudice Yves Régimont aveva già interrogato Stéphane J. sul perché sembra così difficile lasciare Scientology. Ora ha cominciato a fargli domande sulle tecniche di vendita della chiesa.
Il giudice ha detto che l'uso dell'e-meter, lo strumento utilizzato nella forma di terapia Scientology gli era già stato spiegato, ma ciò che lo interessava di più era il suo prezzo. Negli anni '90, ha fatto notare, se ne poteva acquistare uno per circa 24.000 franchi belgi (600 euro), ma alcuni ex querelanti si erano lamentati di essere stati obbligati a comprarne dei modelli da 200.000 franchi (quasi 5.000 euro).
«Non ho mai costretto nessuno a comprare ciò che non voleva», ha risposto Stéphan. «Non ho mai obbligato nessuno a comprare qualcosa, se non voleva comprarlo.»
«E se non aveva i soldi per comprare qualcosa?», gli ha domandato il giudice.
«Avrei cercato delle soluzioni, tra cui quella di chiedere un prestito, se fosse stato d'accordo», ha risposto l'imputato.
«E perché non dirgli, “guarda, tutti vogliono qualcosa, ma...”»
«... È una decisione della persona», ha ribattuto Stéphane. E se la persona diceva di non voler chiedere un prestito, allora per lui andava bene.
«Se lei dice a qualcuno “sei arrivato a questo punto ma hai ancora dei problemi”», ha ipotizzato il giudice, se qualcuno avesse iniziato il Ponte della Libertà Totale e avesse ancora dei problemi psicologici, non gli avrebbe detto che se voleva progredire doveva fare questo corso?
«Tecnicamente non dici “devi chiedere un prestito”», ha continuato il giudice, «ma quando gliela metti giù in quel modo, non corrisponde forse fare delle pressioni? Sono certo che tutti in Scientology vogliono progredire, ma c'è differenza tra la volontà e i mezzi.
«Perciò, se solleciti... qualcuno non è che lo stai prendendo inconsciamente per mano affinché paghi per un servizio?»
No, ha risposto Stéphane. L'unica cosa che facevano era illustrare le possibili opzioni. «Il parrocchiano decide se vuole acquistare il servizio e, se non ha i soldi, lo aiutiamo a trovare delle soluzioni. È il parrocchiano che decide ciò che vuole fare», ha insistito e ha aggiunto: «Sono lì per aiutare la gente e so che il Ponte della Libertà Totale è la soluzione. Non siamo in una società dove tutto è gratuito, perciò quando dobbiamo discutere di soldi, discutiamo di soldi.»
«Ma come dice Mr. Hubbard, più gente, più soldi», ha replicato il giudice Régimont.
«Dice che quanta più gente fai entrare in Scientology, tanto meglio sarà per la società», ha puntualizzato Stéphane.
«Lei e altri avete detto che ciò che conta è il progresso della persona», ha continuato il giudice, «il suo progresso sul Ponte della Libertà Totale.» Ma, ha proseguito, quando guardava le istruzioni lasciate da Hubbard, non era quello ciò che contava. E ha citato da una direttiva scritta da Hubbard:
«La sola ragione per cui esistono le organizzazioni è VENDERE E CONSEGNARE MATERIALI E SERVIZI AL PUBBLICO E FAR ARRIVARE ALL′ORG PUBBLICO A CUI VENDERE E CONSEGNARE MATERIALI E SERVIZI. L′OBIETTIVO È: ESSERI
COMPLETAMENTE LIBERATI!»[maiuscolo in originale] [1]
«La riga importante è l'ultima», ha spiegato Stéphane.
«Mi spiace», ha replicato esasperato il giudice, «ma le cose importanti si mettono all'inizio.» La sola ragione per cui esistono le org [i centri, le organizzazioni Scientology] è vendere e consegnare materiali e servizi al pubblico, ha ripetuto. E quella era la spinta, la propulsione [di Scientology].
«No», ha obiettato Stéphane. Non esiste un unico aspetto. C'è lo scopo più ampio di Scientology. «Siamo lì per portare la gente sul Ponte e, per farlo, dobbiamo vendere libri e servizi al pubblico. La cosa più importante è che il pubblico sia sul Ponte nel modo più rapido e corretto possibile.»
Il giudice Régimont ha citato un'altra direttiva di Hubbard:
«Nessuna org che non venda energicamente libri può sopravvivere a lungo. La vendita dei libri costituisce l′avanguardia e trascurarla causa successivamente difficoltà finanziarie.» [2]
[Nota della traduttrice: nella versione originale: "[N]o org that doesn′t sell books hard [sic] can long survive.” Neretto aggiunto. L'aggettivo usato è “duro, duramente, vendere duramente”, poi tradotto ufficialmente in italiano come “energicamente”].
«Mr. Hubbard dice che 25 libri fanno uno scientologist», ha risposto Stéphane. Perciò, più libri vendi al pubblico, meglio è.
Il giudice lo ha messo alla prova con un'altra citazione di Hubbard, questa volta sull'importanza di creare più “membri dello staff sul campo” o FSM: scientologist che vendono beni e servizi ad altri membri percependo una provvigione sulle vendite effettuate.
Stéphane non vedeva dove fosse il problema: più gli FSM sono numerosi, più libri si vendono, ha commentato. E gli scientologist hanno bisogno di consigli mentre progrediscono sul Ponte.
A ogni modo, ha detto il giudice, ciò che risultava chiaro è che per funzionare adeguatamente, una chiesa deve incamerare soldi. Ha citato un'altra direttiva di Hubbard con le istruzioni su come riportare “sulle linee” uno studente “fuori dalle linee” – che non stava più facendo corsi.
«Questi non sono documenti che ho inventato io», ha ribadito il giudice, sottolineando che non erano nemmeno commenti dei magistrati inquirenti, degli investigatori o dei procuratori. Erano documenti interni di Scientology.
«Forse non li capisco – ed è assolutamente possibile – ma io, quando li vedo, ho problemi a leggerci qualcosa di diverso da quanto ci sta scritto.» Qual era allora, ha chiesto il giudice a Stéphane, lo scopo ultimo del Ponte, per quanto lo riguardava?
«L'unico scopo è portare gente sul Ponte», ha replicato Stéphane. E per quanto riguardava i documenti citati dal giudice, ha aggiunto, lui non ci aveva visto nulla che violasse la legge.
«Se si prende un documento alla volta forse lei ha ragione», ha detto il giudice. «Ma se li si prendono nell'insieme... » Il pubblico ministero, ha spiegato, sostiene che Scientology è una impresa, che riguarda sostanzialmente l'incamerare denaro. Secondo la difesa, invece, erano sciocchezze.
«Lui ha la prima parola e voi l'ultima», ha proseguito il giudice. Ma se quanto detto dal pubblico ministero è giusto, allora a quel punto gli imputati hanno un problema.
«Lei comprende l'importanza che ho dato all'ascolto di ciò che avete da dire?», gli ha chiesto il giudice. «Ho alcune tessere del mosaico, ma forse me ne mancano alcune altre.»
E con questo, la corte si è aggiornata per il pranzo.
Note dell'autore:
1. Questo passaggio è tratto da “La ragione dell'esistenza delle organizzazioni”, una Hubbard Communications Office Policy Letter del 31 gennaio 1983.
2. Questo passaggio è tratto da “Membri dello Staff del Campo”, un'altra Hubbard Communications Office Policy Letter datata 26 marzo 1965. |
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