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Snapping: l'epidemia americana di cambiamenti improvvisi di personalità - Capitolo 2: La ricerca

Snapping: America's Epidemic of Sudden Personality Change © di Flo Conway & Jim Siegelman, Seconda Edizione, 1995. Stillpoint Press, ISBN 0-9647650-0-4.

Traduzione a cura di Allarme Scientology, 2007.

 

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2. La Ricerca

Negli anni Sessanta, con l'aumentare del tempo libero e della ricchezza, con l'avvento delle droghe psichedeliche e la riscoperta del pensiero Orientale, milioni di americani partirono all'esplorazione dei poco usati e spesso inattivi poteri del pensiero, delle sensazioni, dell'immaginazione, dell'espressione e dei rapporti interiori che alla fine sono stati riassunti nel termine "potenziale umano". Sul loro percorso varcarono nuove soglie emotive e scoprirono lo "sballo" - il dominio privilegiato di esperienze potentissime ottenibili attraverso le droghe, i gruppi di scontro [1], la meditazione e altri cammini verso la trascendenza. Per la prima volta molti riconobbero quell'esperienza come l'anello mancante del loro sviluppo e ne furono attratti. La ricerca era cominciata: dello sballo più potente, del picco più alto, della ricerca esperienziale più profonda.

Oltre alle ricompense immediate, sia fisiche che emotive, gli strumenti e le tecniche del "movimento del potenziale umano" avanzavano una grande promessa di liberazione: dai traumi dell'infanzia, dalle abitudini indesiderate, dai ruoli condizionati e dalle aspettative sociali. Inevitabilmente, però, questo ricco e variegato mondo della crescita personale divenne oggetto di sfruttamento e abuso con l'arrivo sul campo di dilettanti privi di formazione e comprensione. Senza avvertimenti o linee guida, i seeker [chi è alla ricerca] americani che bramavano la scoperta di qualcosa di più alto ed erano sinceramente desiderosi di migliorarsi non avevano però modo di interpretare quelle nuove esperienze, di discernere tra il veramente spirituale e la truffa o di distinguere la reale crescita personale dalle sensazioni indotte artificialmente.

Ben presto e senza sorpresa la gente cominciò a rimanere ferita, danneggiata sia personalmente che finanziariamente.

Non è facile individuare chi è rimasto danneggiato perché è raro che abbia voglia di parlarne. I guadagni derivati dalla ricerca sono per loro natura una faccenda personale,

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quindi anche le perdite diventano un tortuoso travaglio privato. Spesso la gente è riluttante ad ammettere che i suoi sforzi hanno prodotto molto di meno delle incredibili svolte che stava cercando. Molti sono profondamente imbarazzati da ciò che considerano essere una mancanza personale o un insormontabile difetto che impedisce loro di crescere. Alcuni possono trovarsi nell'incapacità di vincere la paura e la confusione che li avvolge per mesi, se non per anni, dopo il culmine traumatico della loro ricerca. Altri che hanno cercato aiuto psichiatrico, anche di breve durata, sono celati per sempre dalla dovuta confidenzialità che lega medico e paziente.

Quando alla metà degli anni '70 iniziammo la nostra indagine sui cambiamenti improvvisi di personalità apprendemmo presto che i canali tradizionali di comunicazione sarebbero stati praticamente inutili ai nostri scopi. Poi facemmo girare la voce nella vasta selva del movimento del potenziale umano e ci si aprì una grande rete di contatti che, dietro la giubilante superficie del movimento, rivelava un substrato di infiniti racconti, spesso tragici e scioccanti, di "snapping".

Una donna che chiameremo Jean Turner fu solo una dell'incalcolabile numero di persone di ogni età che si era smarrito nei meandri del movimento del potenziale umano. L'uomo che ci parlò di lei era un rispettabile psicologo che era stato inizialmente attivo nel movimento, ma che in seguito si era ritrovato prigioniero delle strade su cui aveva vagato. Conosceva Jean Turner da diversi anni. Nel darci il suo nome ci spiegò che la donna aveva avuto una "reazione estrema" a una delle terapie di massa che stavamo discutendo, ma aggiunse che non voleva pregiudicare la conversazione. Ci disse semplicemente di chiamarla, lo facemmo e lei si offrì di raggiungerci nella piccola casa che avevamo affittato sulla Costa Occidentale per il nostro giro iniziale di interviste.

Quando ci si presentò la nostra prima impressione fu di una donna alta, attraente, di mezz'età, un tipo che avremmo potuto incontrare ovunque. La sua timidezza nel sedersi, se non apprensività, ci sembrò normale viste le circostanze dell'incontro. Dopo qualche chiacchiera per metterla a suo agio le illustrammo il progetto e il nostro background. Lei annuì, sorrise e disse che avrebbe cercato di aiutarci come meglio poteva. Ci raccontò che a cinquantadue anni, mamma laureata di tre figli e con un divorzio recente alle spalle, durante una visita sulla Costa Occidentale aveva letto su un giornale il termine che azzeccava precisamente il suo attuale status sociale: "casalinga senza casa". Ci disse: «siamo in tantissime e nessuno presta attenzione a questo gruppo di donne che, dopo essersi occupate per anni di figli e mariti, si ritrovano alla soglia della mezz'età senza alcun mestiere. E che cosa si fa? Non hai denaro, non hai assistenza sociale, nulla. Chi sei?». Sorrise di nuovo, ma aveva gli occhi pieni di lacrime.

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«Ho cresciuto i miei figli attraversando ogni possibile crisi» continuò. «Una volta cresciuti e sani mi sentivo soddisfatta, ma era come se la parte più importante della mia vita fosse terminata. Dovevo trovare uno scopo, un significato. È stato allora che ho iniziato a cercare».

La sua ricerca di significato la condusse prima verso una nuova esperienza di cui aveva sentito parlare da media e amiche: la Meditazione Trascendentale. Inventata dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi, negli anni Settanta la TM era diventata la maggiore e più famosa tra le nuove tecniche di auto aiuto arrivate sul mercato di massa. Veniva acclamata come mezzo non chimico per alleviare la tensione nervosa e il suo costo relativamente basso l'aveva resa il punto di imbarco ideale per il seeker pratico e pragmatico.

Il suo impatto su Jean Turner era stato profondo.

«La TM mi aveva permesso di intravedere come sarebbe stato vivere a un livello diverso. Tornata a casa dopo un corso residenziale di quattro giorni, per le due settimane successive mi sembrava che corpo e mente fossero una cosa sola, totalmente fuse. Lavoravo e facevo le solite cose, ma le giornate sembravano volare via. Guardavo indietro e mi dicevo "che esperienza incredibile riuscire a muoversi a questo livello". Quello fu l'inizio; mi aprì veramente alla ricerca».

Jean ci disse che grazie alla TM aveva trovato sollievo dallo stress, così come la tecnica prometteva. Sperimentò piacevoli sensazioni fisiche di rilassamento e beatitudine. Quei primi momenti di appagamento stimolarono l'allargamento della sua ricerca. Per un po' continuò a seguire il cammino esplorativo di Maharishi, frequentando diversi ritiri TM della durata di un fine settimana e iscrivendosi al corso "Scienza dell'Intelligenza Creativa". Poi un'amica la invitò a prendere parte a un'altra nuova esperienza, una seduta di scontro per piccoli gruppi.

«Non sapevo che cosa fosse un gruppo di scontro. Non ne avevo idea...» sorrise. «Mi fermai addirittura a comprare un bloc-notes pensando che avrei assistito a una conferenza». Si fece di nuovo seria: «All'inizio fu veramente troppo per me. Vedevo tutta questa vicinanza e il toccarsi. Non avevo mai vissuto nulla del genere e a un certo punto fuggii dalla stanza. Poi una ragazza adorabile mi prese da parte e parlammo per un'ora. Non mi era mai successo di avere tanta vicinanza con un'altra donna.»

Dopo aver superato i timori iniziali, la prima esperienza di Jean con un gruppo di scontro si rivelò piacevole. Non c'era nulla di mistico, ci spiegò, non c'erano effetti travolgenti ma l'esperienza della "condivisione" fece scattare in lei qualcosa che la spinse a indagare su altri gruppi di scontro.

Nel successivo trovò una forma di trascendenza che superava qualsiasi cosa avesse conosciuto con la TM. «Pensavo di dovere entrare in contatto con la mia energia psichica. Come altro potrei spiegarmi? Era tutto mente, nessuno faceva nulla o diceva nulla e io

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semplicemente sballai. Fu un'intensità talmente elevata che non sapevo come gestirla. Era una sensazione bellissima di benessere, calore e amore. Fu così strano all'inizio, perché sembrava che nessuno stesse facendo avvenire quella cosa per me. Tornai a casa e per tutta la notte provai queste sensazioni di calore che mi inondavano il corpo. Era come fare del sesso fantastico, oppure essere tornata all'età di quattro anni».

Lo "sballo da scontro", come è stato definito, quella prima grande rivelazione dell'esplosione della coscienza non solo diede a Jean Turner nuove sensazioni di calore e pace interiore; la aprì negli anni successivi a una nuova dimensione di esperienza attraverso scontri intimi con altre persone in ulteriori gruppi e nella vita quotidiana. Ci disse che quando sentì parlare di una terapia di gruppo chiamata "est" non era più così ingenua in merito agli effetti potenti della meditazione e dello scontro.

Est - Erhard Seminars Training - fu la terapia di auto aiuto di maggior successo degli anni Settanta. Descritta come "le sessanta ore che ti cambiano la vita", "l'addestramento" est coinvolgeva 250 persone alla volta in quattro sessioni fiume che di solito venivano tenute in due fine settimana successivi. I partecipanti si riunivano nel salone di un hotel o in altri grandi spazi coperti e firmavano un accordo in cui accettavano di non lasciare il proprio posto senza autorizzazione, e di non parlare a meno che non fossero chiamati a farlo. Era vietato mangiare, fumare, bere o usare droghe. Le interruzioni per andare al bagno, inizialmente previste ogni dodici ore, furono in seguito aumentate a causa degli incidenti frequenti.

Mentre la nostra conversazione si spostava su est Jean si irrigidì. Fino a quel momento aveva risposto alle nostre domande con un certo agio. Ora si era messa sulla difensiva ed era diventata stranamente distante, come se si sentisse improvvisamente minacciata e si chiedesse se poteva o meno fidarsi di noi. Con una qualche esitazione ci disse una frase che avevamo sentito spesso da altri: «Lasciatemi dire innanzitutto che penso che est sia stata una delle cose più positive che io abbia mai fatto».

Restammo in silenzio e lei ci guardò, spostando lo sguardo da uno all'altra, sembrò cambiare idea e ricominciò: «Est è stata molto diversa da qualsiasi cosa io abbia mai fatto», disse con voce bassa e tremante. «Lo dico perché ho avuto uno scontro personale con l'istruttore che mi ha provocato un sacco di traumi. Ho ancora timore a parlarne perché non ho mai trovato gente veramente comprensiva».

Le assicurammo che non era la prima con cui parlavamo che aveva espresso riserve su est. La cosa sembrò aiutarla e gradualmente cominciò a raccontare la sua storia. La tirò fuori in sequenza non ordinata, con fiumi di parole interrotti da pause piene di emotività e, a volte, lacrime. Era come se nella sua memoria l'esperienza con est fosse ancora frammentata. Di tanto in tanto le chiedevamo chiarimenti, ma cercammo di non forzarle il passo e di non

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trasmetterle le nostre conclusioni.

Alla fine riuscimmo ad avere un quadro cronologico della sua storia.

Est, ci disse, era stata per lei un incredibile travaglio fisico. «Durante il primo procedimento fisico - era una tecnica di meditazione - sperimentai dolori fortissimi alle gambe. Il primo giorno completo di formazione ce ne andammo molto tardi e avevo questi dolori terribili dal ginocchio in giù. Il giorno dopo ero terrorizzata. Se non fosse che avevo già pagato 250 dollari me ne sarei andata. Ero stanca. Ero sull'orlo delle lacrime ma mi costrinsi a continuare. La prima cosa che feci fu di dire all'istruttore come mi sentivo. Gli dissi "ho paura. Ho una qualche idea di che cosa sia, tirar fuori cose del mio passato, ma qui devo davvero risperimentare la vita intera?" E fu lì che l'istruttore mi si avvicinò e si scontrò con me, facendomi tornare alla prima volta in cui avevo provato dolore alle gambe. Naturalmente tornai a quando da bambina avevo sofferto di febbri reumatiche. Ho sempre avuto le gambe deboli. Nel corso degli anni ero stata curata per l'artrite e quando avevo iniziato la formazione ero in pessima forma. I dottori dicevano che non sapevano che fare. Mi dicevano che dovevo imparare a conviverci».

Ci raccontò che l'istruttore est non aveva perso molto tempo a scavare le esperienze sepolte e le emozioni del passato.

Poi... «Ebbi la guarigione», ci disse. «Quando l'istruttore si concentrò sulla cosa fu indescrivibile. Era troppo. Il dolore alle gambe era fortissimo. Poi fui travolta da ondate di calore e il dolore svanì. Non sceglierei mai di riprovare tanto dolore, ma da quel giorno non ho mai più avuto male alle gambe».

Probabilmente l'intensità di quel confronto penetrò qualcosa di profondo e doloroso che l'aveva afflitta per tutta la vita. La guarigione che ne seguì fu reale e drammatica, e lasciò Jean Turner in uno stato di estasi fisica che non l'abbandonò per tutta la settimana. Verso la fine del secondo week-end est, però, visse una seconda reazione emotiva travolgente - ma di natura ben diversa.

«Mi arrivò dentro come una palla» ci raccontò con voce più forte. «Pensai di stare per vomitare. Contemporaneamente provavo sollievo, come se qualcuno avesse tirato un filo e mi stesse scucendo. Esplose dentro e si disfece fuori dal corpo. Per tutta la giornata non seppi dov'ero. Poi improvvisamente mi ritrovai che urlavo contro l'istruttore. Gli gridavo che era un figlio di puttana. Urlavo, non so perché salvo che il suono della sua voce mi colpiva. Si stava scontrando con qualcun altro quando questa cosa mi saltò addosso, e la lasciai andare. Quando mi sedetti venni travolta dalle emozioni. Credo che il fatto che tutta quella rabbia era esplosa davanti a duecento cinquanta persone abbia avuto un qualche effetto. Mi

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sentivo molto umiliata. Continuava ad assalirmi a grosse ondate successive. Sentivo questo calore ai polsi e non riuscivo a muovere le braccia. Ma mi sedetti perché sentivo che stavo per avere un collasso e dissi a me stessa adesso me ne vado, e lo feci. A quel punto riuscii a lasciare il seminario».

E questo è il fenomeno che noi chiamiamo "snapping" nella sua forma fisica più intensa.

«Uscii da est e camminai fino a casa, un paio di chilometri, e andai a letto. Il mattino dopo quando mi svegliai ero disorientata e terrorizzata a morte. Non volevo avere più nulla a che fare con est. Telefonai al centro di igiene mentale e mi mandarono qualcuno. Stettero con me per circa un'ora. Sembravano capire che cosa stavo passando. Uno di loro mi chiese se mi fosse scoppiata la testa e risposi "Sì, non so che cosa intendi dire ma sembra proprio quello che ho provato". Avevo paura. Tremavo tutta. Mio figlio sarebbe arrivato quella sera e non mi sentivo in grado di guidare per andarlo a prendere. Dopo il primo week-end di formazione gli avevo mandato una lettera incredibile: Porta subito il tuo culo qui! Devo ripulirmi da tutta questa merda! Non mi aveva mai sentita usare un linguaggio simile, era il gergo di est e ne ero satura».

Poi, quello stesso giorno, Jean decise di contattare est.

«Telefonai al loro ufficio. Non ne avevo parlato con l'istruttore ma il manager mi disse che mi era successo quel che era successo perché non ero arrivata alla fine dell'addestramento. Avevo lasciato qualcosa di incompiuto. Quindi accettai di rifare il secondo fine settimana di corso, che si sarebbe tenuto dopo un mese».

Nel frattempo Jean sperimentò «le sensazioni fisiche più meravigliose che abbia mai provato. Non mi ero mai sentita così bene. Stava succedendo qualcosa che non volevo fermare. Ero semplicemente sballata di continuo».

Alla fine, travolta dal bisogno di condividere quelle sensazioni, andò all'ufficio di est.

«Entrai e gridai SE NON LO CAPITE, ALLORA NON CI SIETE ARRIVATI! La segretaria mi guardò come per dire "che ti succede?". Entrai nell'ufficio del manager e lui mi abbracciò».

Dopo avere atteso un mese Jean Turner completò il seminario est senza ulteriori incidenti. In seguito l'intensità fisica continuò e si riversò su altri aspetti della vita.

«Dopo un'altra settimana di quelle sensazioni fisiche cominciai a fantasticare. Era bellissimo. Avevo perso il contatto con la realtà, era come se riuscissi a vedere in una dimensione diversa. Per tutto il tempo provavo una gioia infinita».

Poi il suo stato mentale prese un'altra piega.

«Arrivai a un punto in cui le fantasie diventavano reali. Era poetico. Parlavo in lingue bibliche. A volte non riuscivo ad aprire bocca, ma quando parlavo lo facevo in versi. Restai

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chiusa in casa da sola per una settimana. Mi sentivo come se avessi un corpo completamente nuovo, un rinnovamento. Ero estremamente attiva. Non riuscivo a smettere di ballare. Non volevo fermarmi, era troppo bello. Il corpo era semplicemente potentissimo».

Poi l'intensità raggiunse il culmine e si spalancò il baratro.

«Non riesco a spiegarlo, salvo che cominciai ad avere paura. In qualche modo sapevo che quel comportamento non era giusto e cominciai a provare paura. Perciò chiamai l'ufficio di est e il manager mi chiese dove fossi, e glielo dissi. Mi rispose "Non possiamo aiutarti, ma possiamo assisterti". Mi disse di andare al seminario quella sera, ma io avevo bisogno di aiuto subito, immediatamente».

Presa dal panico Jean chiamò un amico - l'uomo che poi ci avrebbe messo in contatto con lei - che la portò in un ospedale psichiatrico dove trascorse due settimane, per poi essere dimessa su sua richiesta senza ulteriori cure o aiuto professionale. Non molto tempo dopo, però, le allucinazioni tornarono e fu ricoverata di nuovo. La seconda volta fu dimessa con una terapia a base di torazina, un potente tranquillante. Per i dieci mesi successivi si sottopose a sedute psichiatriche settimanali e le furono prescritti degli antidepressivi.

Est divenne una delle nuove terapie di massa più controverse. Negli anni Settanta fu oggetto di innumerevoli articoli, di diversi best-seller e di infinite discussioni ai talk-show. I personaggi celebri elencati tra i primi 100.000 diplomati comprendono gli artisti Valerie Harper, Cher, Cloris Leachman, John Denver, l'astronauta Buzz Aldrin e John Dean, figura politica di spicco del Watergate.

Il pacchetto est era stato assemblato nel 1971 da Werner Erhand, uomo il cui background personale aveva presto assunto proporzioni mitiche. Nato a Filadelfia come Jack Rosenberg, Werner Erhard aveva iniziato la carriera come venditore di macchine usate. Nel 1960 aveva lasciato il lavoro, la moglie e i quattro figli per dirigersi a ovest, verso la California. Durante il viaggio, così narra la leggenda, su Esquire aveva letto un articolo intitolato "L'uomo che ha creato la nuova Germania" e si era inventato una nuova identità cucendo assieme i tratti biografici di Werner Heisenberg, il formulatore del Principio di Indeterminazione della fisica moderna, e di Ludwig Erhard, ministro dell'economia della Germania Occidentale postbellica. Era arrivato in California come Erhard e per un certo tempo aveva addestrato i venditori di enciclopedie, cominciando a sperimentare le diverse tecniche che stavano emergendo dall'esplosione della coscienza. Alla fine aveva cominciato a lavorare per "Mind Dynamics", una delle prime imprese al consumatore che impacchettò le scoperte fatte a livello ancora sperimentale del movimento del potenziale umano. Poi, nel 1971, Erhard aveva fuso in est tutta la conoscenza acquisita, un insieme di tecniche e principi presi da fonti sparse come lo psicodramma, la terapia Gesthalt, Scientology, il

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buddismo zen, Dale Carnegie - e i campi di addestramento dei marine.

Si dice che il nome "est" fosse stato tratto da un romanzo di fantascienza, est: The Steersman Handbook di un ora ignoto autore di nome L. Clark Stevens. L'est di Stevens significava trasformazione sociale elettronica. Il libro presagiva l'ascesa del "popolo est", una generazione di uomini post-letterati che avrebbe portato la trasformazione della società. Si dice che non molto tempo dopo aver formulato est Erhard avesse avuto la sua grande esperienza catartica mentre era al volante della sua Mustang. In un qualche punto dell'autostrada "c'era arrivato" - gergo di est che denota quel particolare tipo di illuminazione - un momento di grande intuizione che lo informò che "Ciò che è, è" e "Ciò che non è, non è". Quell'esperienza aveva portato Erhard ad ulteriori rivelazioni. Disse in seguito che: «Ciò che riconobbi è che non puoi metterlo assieme. È già assieme, e ciò che devi fare è sperimentare il suo essere assieme».

La formazione est originaria consisteva per lo più di lunghissime lezioni sulla natura della realtà, della percezione e dei sistemi di credenza. Le lezioni erano intercalate da una serie di "procedimenti" est, esercizi mentali intesi alla cancellazione dei "nastri" dei partecipanti (gergo interno per modelli emotivi e di pensiero che, diceva est, impediscono di vivere appieno la vita). Il corso di formazione comprendeva attacchi verbali in cui i partecipanti venivano definiti "checche" e "rotti in culo" e attirati in "scontri personali" con l'istruttore est. Nel corso di quei primi week-end molti partecipanti piangevano, svenivano, vomitavano o perdevano il controllo dello sfintere. Si diceva che alla fine dell'addestramento i partecipanti "ci arrivavano"; in un momento di realizzazione improvvisa capivano che loro, e loro soltanto, erano responsabili della creazione di qualsiasi cosa succedesse nella loro vita.

Come molti altri diplomati, Jean Turner non riuscì ad "arrivarci", per dirla alla est. Il dolore alle gambe era sparito come conseguenza dell'intenso sfogo fisico vissuto, e per quello non poteva che sentirsi grata. Per un certo periodo anche lei aveva assaporato l'obiettivo dichiarato di est: "Trasformare la tua capacità di sperimentare la vita in modo che le situazioni che hai creato si chiariranno nel processo stesso della vita". Ma la realizzazione che cercava in est non arrivò mai. Quando l'abbiamo incontrata, a quasi due anni di distanza dall'addestramento, sembrava confusa e vulnerabile.

Ovviamente la storia di Jean solleva due importanti domande: Era sempre stata vulnerabile o, come qualcuno potrebbe sostenere, fu predisposta a episodi gravi nel periodo immediatamente successivo all'addestramento est? La sua esperienza è stata una rara eccezione tra i diplomati est? Non possiamo dire con certezza che l'addestramento est di Jean fu l'unico responsabile di ciò che le è accaduto. Oggi inevitabilmente nascono domande sulla vulnerabilità. Non sono mai state rese disponibili statistiche sulla vita

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successiva dei diplomati est. Esistono però prove documentate che mostrano che Jean Turner non fu la sola studentessa est ad aver subito disturbi emotivi sufficientemente severi da richiedere trattamento psichiatrico.

Non molto tempo dopo la nostra conversazione con lei leggemmo un articolo sull'American Journal of Psychiatry intitolato "Disturbi psichiatrici associati agli Erhard Seminars Training", la prima relazione di questo tipo pubblicata dalla letteratura professionale. In esso tre psichiatri descrivevano cinque casi che «Rappresentano un segmento di partecipanti est giunti alla nostra attenzione in diversi ambiti psichiatrici d'emergenza». Ognuno di essi aveva sperimentato reazioni molto simili, se non addirittura più estreme, di quelle di Jean Turner; quattro dei cinque casi non avevano una storia clinica precedente di disordini psichiatrici.

Alla fine del nostro colloquio Jean Turner ammise di essere ancora ansiosa - e ancora in cerca.

«Recentemente sto provando un po' di disagio e tensione fisica» ci disse, «e mi sveglio con sensazioni di rabbia. Ma non voglio tornare ai farmaci che mi hanno dato all'ospedale. Voglio cavarmela da sola». Mentre la accompagnavamo alla macchina aggiunse: «Sono andata da questo medico che pratica l'agopuntura. Mi ha dato un libro e lo sto leggendo. Mi sembra che sia una cosa interessante e la farò».

Nel 1985, cavalcando l'onda degli anni Ottanta, Erhard cambiò il nome di est nel più professionale "The Forum" e alzò la tariffa a 525 dollari. Sostituì gli scontri da campo d'addestramento dei marine e le dure regole precedenti con più accomodanti "dialoghi" e "richieste". Ma secondo molti clienti il nuovo pacchetto conteneva essenzialmente lo stesso prodotto. Ai partecipanti a "The Forum" venivano spesso consegnati sacchetti speciali in caso venissero colti da attacchi di nausea. Alcuni dei partecipanti venivano designati come "acchiappa corpi" e dovevano raccogliere chi sveniva; vi furono anche incidenti più gravi. Un ragazzo di 25 anni del Connecticut morì sul colpo durante una sessione di Forum. Il suo avvocato disse che il ragazzo, del tutto sano, era morto di paura. Nel 1992 un giudice federale ordinò a Erhard di pagare 380.000 dollari a una donna del Maryland che, come Jean Turner, dopo i seminari di Forum aveva cominciato a soffrire di attacchi di euforia, ansia, comportamento maniacale e, alla fine, aveva avuto un collasso mentale in piena regola.

Davanti alle crescenti dispute che lo videro coinvolto, tra cui un'indagine dell'IRS, un divorzio turbolento, accuse di abusi fisici ed emotivi da parte delle figlie, nel 1991 Erhard lasciò gli Stati Uniti. Riapparve in Russia, fondò un network di entità straniere e di conti finanziari e si apprestò ad espandere le sue diverse attività di formazione sui fertili mercati dell'Est Europa.


Note del Traduttore:

1. Negli anni '70 e '80 vi fu un grande interesse per i gruppi di scontro e di formazione alla reattività. In tali forum un gruppo di persone, di solito non meno di 7 e raramente più di 20, si riunivano con lo scopo di disfarsi delle comuni maschere sociali ed esprimevano i loro veri sentimenti. Il gruppo di solito enfatizzava l'interazione verbale, il gioco e altre attività che incoraggiano la manifestazione aperta di approvazione, critica, affetto, sprezzo e anche rabbia e lacrime, piuttosto che il tatto o l'inibizione delle espressioni emotive che generalmente governano il nostro comportamento sociale.

 
 
 
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