La giornalista Paulette Cooper, autrice del libro Lo Scandalo Scientology del 1972 (prima grande inchiesta giornalistica sul movimento dianetico), racconta le molestie subite dagli agenti dell'organizzazione di L. Ron Hubbard.
© Di Paulette Cooper, 1982.
Quell'estate [relativa alla mia messa in stato d'accusa per le minacce di attentato che di fatto erano state orchestrate da Scientology allo scopo di incastrarmi], con il processo previsto per l'autunno, tutto ciò [il fatto che il tribunale non mi permettesse di lasciare lo Stato] cessò di rappresentare un problema, perché per la prima volta in vita mia divenni sempre più agorafobica, incapace di uscire di casa. Basta pensare che in quel periodo uno dei miei più cari amici morì (e di certo questo non giovò al mio stato mentale), ma nonostante fossi distrutta dal dolore non riuscii ad uscire dal mio appartamento e partecipare al suo funerale. L'idea di stare in mezzo alla gente mi terrorizzava. Ricordo un amico che cercò di farmi fare il giro dell'isolato, ma ero troppo ansiosa per fare più di pochi passi e cominciai a piangere, pregandolo di lasciarmi tornare a casa. Oltre al mio deterioramento psicologico, avevo un aspetto veramente orribile. In parte era dovuto alla tensione, alla totale mancanza di sonno, al fatto che non mi importasse più niente di me stessa e della vita in generale, così avevo smesso di prendermi cura dei capelli, del trucco, dei vestiti... di tutto. Il più delle volte per me era troppo anche riordinare l'appartamento (non parliamo poi di pulirlo o di lavare i piatti), e non giocavo più con il mio cagnolino a cui ero stata molto affezionata. In più ero malata fisicamente. Mi ritornò il mal di stomaco [ero stata operata di un tumore fibroide l'anno precedente] insieme ad altri problemi femminili, e questo si aggiunse alle mie paure, perché l'anno prima il medico mi aveva detto che forse avrei avuto bisogno di un'altra operazione [vale a dire che i fibromi sarebbero probabilmente tornati], e non volevo sottopormi nuovamente a quella prova [A]. Quando la mia relazione con Bob [il mio ragazzo da parecchi anni] divenne sempre più tesa, non ne rimasi sorpresa, principalmente a causa di quelle circostanze che mi rendevano - come disse lui - "non più divertente". Semplicemente non riusciva a capire perché non potessi ignorare quello che stava succedendo.
Avevo perso ogni interesse sessuale (cominciai a soffrire di un altro problema: non volevo che nessuno mi toccasse, sessualmente o in altro modo), e di comune accordo lui iniziò a frequentare un'altra ragazza, "a scopo sessuale". Ma sapevo che lei desiderava avere da lui più di quello, e quando mi resi conto che lo stavo perdendo, le mie difficoltà si aggravarono. Jerry [lo Scientologist in incognito] e Barbara [la mia migliore amica] erano le uniche persone che vedevo tutti i giorni. Verso Maggio o giù di lì Jerry mi convinse di doversi trasferire nel mio appartamento. Bob pensò che fosse veramente una buona idea, dal momento che sapeva che era molto improbabile che potessi essergli "infedele", specialmente con un giovinetto asessuato e immaturo. Jerry pagava metà dell'affitto, della qual cosa avevo assolutamente bisogno, in più avevo sempre paura, così mi piaceva avere intorno un uomo che mi proteggesse. In più, quando cominciai seriamente a soffrire di agorafobia, lui usciva di casa e faceva la spesa e tutte quelle cose per cui avrei dovuto uscire all'aperto. [A] Problemi personali femminili - parte tagliata.
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