La giornalista Paulette Cooper, autrice del libro Lo Scandalo Scientology del 1972 (prima grande inchiesta giornalistica sul movimento dianetico), racconta le molestie subite dagli agenti dell'organizzazione di L. Ron Hubbard.
© Di Paulette Cooper, 1982.
Con il passare del tempo, pensavo sempre più spesso al suicidio. Ero rabbiosa per il senso di ingiustizia che provavo per quel che stava succedendo [ero accusata di un reato che non avevo commesso e per questo dover subire un processo], e le cose cominciarono ad andare sempre peggio. Sembrava non vi fosse rimasto niente per provare la mia innocenza, se non subire l'agonia di un processo pubblico, con tutta la pubblicità che ne consegue e il grande imbarazzo per me e per i miei genitori. Anche se la cosa si fosse chiarita, sapevo che la mia vita e la mia carriera ne sarebbero state rovinate. E le alternative erano addirittura peggiori. La sera del mio trentesimo compleanno [...] toccai il fondo dei miei pensieri suicidi. Tante cose erano andate storte quel giorno [1]. Decisi di non aspettare fino al processo [avevo pensato di togliermi la vita la sera prima], ma di risparmiare a me stessa e ai miei ulteriori tormenti. Mi ubriacai smodatamente e iniziai a scrivere una lettera d'addio ai miei genitori, cercando di spiegare loro che semplicemente non potevo più sopportare il dolore psicologico. Fortunatamente, mentre stavo scrivendo la lettera mi telefonò Lucy, una mia cara vecchia amica, per augurarmi buon compleanno. Nonostante non le avessi detto dei miei progetti suicidi, si accorse che ero in uno stato tremendo. Mi tenne al telefono per ore, e alla fine mi calmai. Svenni per la stanchezza, l'alcool e il valium. Ero consapevole di essere in pieno collasso nervoso, ma avevo paura di andare da uno psichiatra, perché immaginavo che in seguito sarebbe potuto venire a galla nel corso del processo (la tesi del Governo era che chi manda lettere minatorie è pazzo e deve andare da uno psichiatra). Avrei tratto un gran beneficio se avessi potuto allontanarmi per un po', ma non potevo. Non avevo più soldi, e non ritenevo giusto chiederne altri ai miei genitori, in vista di quanto stavano spendendo per gli onorari dei miei legali [A]. E non potevo fare domanda per un viaggio gratuito su cui scrivere (come avevo fatto nei primi anni '70, e come sto ricominciando a fare ora), perché scrivere era diventato troppo difficile [per tutto quell'anno non riuscii a concentrarmi sulla scrittura]. Inoltre, mi trovavo soprattutto in una specie di "libertà condizionata" prima del processo, e non mi concedevano di lasciare lo Stato senza il permesso della Corte. L'idea di chiedere al Governo l'autorizzazione per recarmi addirittura nel New Jersey era così umiliante che me ne rimasi mestamente a casa. [1] Per prima cosa Bob [il mio ragazzo] doveva venire a trovarmi per il mio compleanno, ma si tirò indietro. Sapevo che non voleva stare con me in quello stato, e io ormai ero andata troppo oltre per far finta di essere felice, cosa che lui mi chiedeva sempre. Secondo, il mio quarto libro, The Medical Detectives, che più tardi ottenne bellissime critiche e vinse un premio speciale [ricevette un Premio Speciale dai Mystery Writers of America, che offre il premio Edgar Allan Poe per il miglior libro giallo], quel giorno ottenne la sua prima recensione - una delle due sole recensioni sfavorevoli su centinaia. Pensai che fosse un brutto segno. Avevo compiuto trent'anni ed ero ancora single, cosa che, prima del movimento di liberazione della donna [...], [B] era ritenuta di cattivo auspicio.
[A] Credo che alla fine, solo per gli avvocati principali, gli onorari abbiano sfiorato i 19.000$ - come dire circa 40.000$ di oggi - e che il totale speso per tutti i legali, i test ecc. sia stato di 28.000$ (del 1973). [B] Qualcuno di voi avrà intuito che ho largamente tagliato dal diario tutti i riferimenti alla mia età. Ognuno potrà figurarsi quanti anni ho leggendo questo documento - nonostante chi mi ha incontrato di persona mi abbia assicurato che non li dimostro affatto - ma dal momento che questo diario verrà archiviato, e che in rete sto conducendo lavori di scrittura con editori ecc. che mi stanno esaminando, non vorrei che la mia età fosse la prima cosa che vedono.
|