La giornalista Paulette Cooper, autrice del libro Lo Scandalo Scientology del 1972 (prima grande inchiesta giornalistica sul movimento dianetico), racconta le molestie subite dagli agenti dell'organizzazione di L. Ron Hubbard.
© Di Paulette Cooper, 1982.
In estate [quella in cui fui messa sotto accusa, a seguito delle macchinazioni di Scientology] il senso di ansia, paura, disperazione ecc. divennero costanti e incontrollabili. Cominciai a svegliarmi improvvisamente da brutti incubi nel mezzo della notte (se la sera non avevo bevuto abbastanza da mettermi fuori combattimento), sudata fradicia, sognando spesso di prigioni, campi di concentramento e orfanotrofi. Ero così terrorizzata e ansiosa al pensiero di quello che stava accadendo [nessuno credeva alla mia innocenza, dovevo affrontare un processo per qualcosa che non avevo fatto, il caso sarebbe stato seguito da vicino dalla stampa, e ogni cosa che avessi detto o fatto sarebbe finita sui giornali], che spesso rimanevo alzata tutta la notte (a fumare, e talvolta a bere ancora di più), mi appisolavo verso le sei del mattino per poi svegliarmi in preda a nausea acuta (che in quel periodo fu cronica) e ad un forte attacco d'ansia verso le 9, quando Jay [il mio avvocato] mi avrebbe probabilmente telefonato per comunicarmi notizie legali ancora peggiori (in certe occasioni dovevo aspettare fino a due settimane per sapere qualcosa di nuovo, e temevo ogni momento di sentire squillare il telefono).
Provavo una nausea costante, e da Maggio fino a Ottobre circa riuscii a forzarmi di mangiare un uovo o due al mattino, e poco meno di mezzo litro di succo di [pomodoro?? Non capisco - NDT] alla sera. Fumavo quattro pacchetti di sigarette al giorno, a volte di più. Verso Giugno non mi limitavo più a bere di sera, alla ricerca di quelle ore di sonno che mi erano assolutamente necessarie. Cominciai a bere tutte le volte che mi sentivo ansiosa, vale a dire da quando mi alzavo dal letto. E dal momento che la vodka (anche mezza bottiglia al giorno) non mi liberava dall'ansia, la mescolavo con valium di contrabbando. E cercavo di mettere da parte tutto il valium che potevo, per usarlo prima del processo, se mi fossi resa conto di non poter sopportare una prova tanto umiliante.
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