Testimonianza allegata a Scientology e "disconnessione" forzata: verità o fantasia dei critici? Traduzione a cura di Martini, dicembre 2008.
Salve a tutti,
Scientology ha il suo gergo e temo che nel raccontarvi la mia storia mi scapperà qualche parola. Cercherò di chiarire i termini e di evitarli quando possibile. Ma non usarli del tutto sminuirebbe l'essenza della mia esperienza. La mia “casa base” era l'Org di Evanston [anni '70]. Basti dire che dopo molti anni di avanti e indietro con Los Angeles ero arrivato in cima al “Lato Addestramento” del Ponte (uno dei due modi per raggiungere la conoscenza di Scientology e i “guadagni” promessi). Avevo anche pagato e ricevuto tutti i livelli più alti, chiamati “Livelli OT”... gli agognati livelli della “conoscenza spirituale”. In termini laici ero quasi arrivato al livello massimo a cui si può arrivare... per l'epoca era un bel traguardo, del resto sono sempre stato un lavoratore indefesso. Nei circa 16 anni successivi al mio primo corso Scientology ero diventato un vero credente, avevo inghiottito lenza e piombo. Per qualche tempo avevo anche lavorato come staff: la sera, quando occorreva, facevo il C/S, cioè il Supervisore del Caso. Ero quello che ordinava i diversi procedimenti e tecniche di auditing a pubblico pagante e staff. Nel 1980, dopo circa due anni di problemi che il Cappellano non era riuscito a risolvere (in Scientology è illegale fare ricorso al sistema di giustizia esterno, ci si può rivolgere solo al dipartimento della giustizia interno, cioè al Cappellano. Fare ricorso ai tribunali contro un collega scientologist è punibile con l'espulsione) finii per perdere la mia falegnameria perché il mio socio continuava a versare nelle casse della chiesa flussi di denaro per servizi futuri, mentre io non lo facevo. Alla fine seguendo le direttive della chiesa vinsi io, ma il mio ex socio cominciò a fare donazioni massicce e riuscì facilmente a ribaltare il verdetto. Naturalmente ero arrabbiato e umiliato, ma anche demoralizzato. Mi sentivo imbrogliato e maltrattato. Cominciai a chiedermi seriamente se avevo scelto il cammino giusto. Poco dopo mia sorella minore, che avevo portano in Scientology alla metà degli anni '70, mi inviò una lettera di disconnessione anche se non ero stato ufficialmente espulso. Avevo comunque detto a chiunque me lo chiedeva, lei compresa, che non avrei continuato a frequentare Scientology. Lasciata la chiesa impiegai un paio di anni per assorbire informazioni alternative. Tonnellate di filosofia. Alla fine degli anni '70, primi anni '80 era difficile trovare informazioni alternative. Il vecchio Cult Awarness Network contribuiva inviando pacchi informativi. Poi finalmente arrivò il libro di Corydon linkare e poco dopo Bare Faced Messiah e poi A Piece of Blue Sky... tutte letture fantastiche. Anche Margery Wakefield (un'altra ex più o meno al mio livello) fu di grande aiuto, fu molto carina con me, ci sentimmo al telefono in diverse occasioni. A quei tempi esisteva “Genie”, un servizio di abbonamento online pre-Internet non dissimile da quello che è poi stato CompuServe. Per diversi anni discussi sul gruppo Genie “Religioni/Scientology” e intanto elaboravo mentalmente le cose e respingevo i regolari attacchi scientology. Poiché il mio nome era noto, per proteggermi minacciai subito di uscire allo scoperto se solo qualcuno avesse tentato di avvicinarmi fisicamente o di molestarmi, o se avessi scoperto che qualcuno rovistava nella mia spazzatura. Uno dei miei migliori clienti era Robert Collins, intrattenitore radiofonico di grande successo la cui stazione in onde medie, la WGN, copriva con il suo segnale diversi stati. Con l'avvento di Internet Genie, CompuServe e anche Prodigy andarono a gambe all'aria. La mia guarigione si è basata unicamente sui libri che ho citato, su qualche articolo di giornale e sulle grandi discussioni fatte su Genie. A parte il mio bisogno personale di elaborare la confusione e i dubbi, ciò che mi spinse a dibattere pubblicamente di Scientology fu la disconnessione di mia sorella. All'epoca non riuscivo semplicemente ad accettarla, per me era stata un colpo molto duro. Ma dopo tutte quelle moltissime ore a discutere con altri ex membri di setta (non solo ex scientologist) di cose del genere alla fine arrivai a capire che non c'era nulla che avrei potuto fare e accettai la dura realtà: l'avevo persa. Per cui mi feci coraggio e per la prima volta cominciai a vivere davvero. Lasciai Scientology alla polvere. Qualche anno dopo, mi pare nel 1992 o inizio 1993 quando ormai avevo totalmente concentrato la mia attenzione su altro, mia sorella uscì dalle linee (cioè ebbe i suoi screzi personali con la chiesa e le vennero negati ulteriori servizi fino a che quegli screzi non fossero stati risolti) e per un certo periodo venne a vivere da me, soprattutto perché non aveva altro posto in cui andare. La accolsi a braccia aperte. Lei all'epoca lavorava per una ditta di proprietà di una scientologist che vendeva porta a porta dei coupon per un lavasecco nei sobborghi di Chicago. Uno di quei lavoretti che, ora come allora, non hanno futuro. I suoi cosiddetti “problemi di giustizia” riguardavano la sua titolare, una puttana arrogante (oltre che membro di Scientology di alto livello, che conoscevo personalmente). Una cosa tira l'altra e alla fine mia sorella riuscì a sistemare la situazione con la puttana quanto bastava per poter riprendere il suo “viaggio spirituale”, al ché si trovò un altro alloggio ma continuammo ad avere rapporti saltuari. Più o meno nel periodo in cui stavo per risposarmi (1995) ricevetti un'altra sua lettera di disconnessione. Il mio “crimine” stavolta era di aver lasciato la chiesa e di essermi rifiutato di tornare sulle linee. Adesso mia sorella mi chiedeva di rivolgermi al sistema di giustizia interno della chiesa. Nella sua lettera faceva riferimento ai libri di cui ho parlato, che tenevo sullo scaffale, che definì “quei libri malvagi”. E per i cinque anni successivi sparì dalla mia vita. Poi tornò all'improvviso verso il 1999 o 2000. Adesso diceva che ciò che aveva fatto (la lettera di disconnessione), era stato un gesto “scorretto”. Non mi chiese scusa, disse semplicemente che era stata mal consigliata ed era stato un errore. Non era colpa sua. Mi disse che il mio vecchio e irrisolto problema di giustizia del 1980 era stato “maneggiato” in modo scorretto e che quello che mi era successo all'epoca “non era OK”, ma adesso la chiesa “non era più così”. Per i circa quattro anni e mezzo successivi ci tenemmo in contatto abbastanza stretto. Avevo completamente rinunciato ad ogni tipo di opposizione ai suoi “studi filosofici” e mai una volta feci commenti negativi davanti a lei, salvo in un paio di occasioni in cui era stata lei a lamentarsi della sua titolare, la solita puttana, con cui i problemi restavano irrisolti. Mi ero limitato a dire che la sua titolare era sempre stata una che usa le persone, scientologist o no, e che lei (mia sorella) avrebbe dovuto mandarla a quel paese e trovarsi un altro lavoro. A parte questo avevo chiarito per bene che lei aveva la sua vita e che la sua vita erano affari suoi, e i suoi studi religiosi non erano affar mio. Avevo inoltre chiarito che la mia vita era mia e che avevo diritto a pari tolleranza da parte sua. Non avrei cambiato idea e non sarei tornato in Scientology. Era una condizione su cui entrambi ci eravamo trovati d'accordo, sia verbalmente che tacitamente. Sebbene mia sorella fosse distante e per molti aspetti insincera (dopo tutto suo fratello era un ex membro disaffezionato da oltre 20 anni) io, lei e mia moglie restammo in contatto quel tanto che bastava per ritrovarci con regolarità, uscire a cena, andare alle feste, in vacanza ecc. Ci sentivamo al telefono almeno una volta a settimana... di solito per discutere dei suoi problemi e della tua titolare, ma non solo di quello. La mia filosofia applicata nei suoi confronti era di essere me stesso, ma senza negatività verso Scientology. Pensavo che forse era in grado di vedere che la mia vita non era un disastro (come prevede la dottrina Scientology) che ero felice e avevo successo, che ero una compagnia divertente alle feste e alle riunioni di famiglia ecc. Forse la genetica di famiglia alla fine aveva vinto... e lei aveva imparato ad essere più tollerante nei miei confronti e rispettava la mia scelta di tenermi alla larga da Scientology, un mio diritto non meno importante dei suoi. Nel 2004 mia madre, ormai ottantenne, fece una brutta caduta con gravi complicazioni per la sua sopravvivenza. Io e l'altra mia sorella avemmo un acceso diverbio su come mamma dovesse essere assistita e se era davvero il caso di farla ricoverare e portarla via dalla casa dove viveva da oltre 30 anni. Feci l'errore di farmi sentire dalla sorella scientologist mentre discutevo molto animatamente con l'altra. Lei impallidì, si alzò e disse: «mi sento a disagio... devo andarmene». Fine della storia. In cinque minuti mia sorella minore gettò dalla finestra quasi cinque anni di esperienza di vita vera con me, mia moglie e i nostri amici. La mia filosofia evidentemente si era dimostrata sbagliata. La programmazione scientologica è veramente molto forte e molto prevedibile. Per chi vive e ha vissuto circostanze simili, mi spiace per voi. Potrebbe suonare crudele, ma il miglior consiglio che potrei darvi per affrontare questo argomento è di trattarlo come qualsiasi altro tipo di dipendenza. Non è colpa vostra, è colpa loro e rimettere in sesto i vostri cari non dipende da voi, ma dipende sostanzialmente da loro. Voi potrete esserci nel bisogno, ma devono essere loro a cercarvi. E la disconnessione non è altro che un ricatto emotivo. Mia sorella minore mi scrisse alcune lettere in merito all'altra sorella e alle sue decisioni su mamma. Sono il più vecchio e decisioni di quella portata vanno prese insieme. Le risposi esponendole le mie opinioni ma le due stavano iniziando a stringere un patto e a prendere decisioni, escludendomi. Ma si trattava anche di mia madre, e anche io facevo parte della famiglia. Naturalmente mia sorella scientologist interpretò le mie parole come rappresentative di qualche pregiudizio su che cos'è un membro disaffezionato. E' un concetto scientologico, e per esso hanno una parola: la chiamano “inturbolamento”. L'inturbolamento è una specie di energia negativa avvolta su se stessa, più o meno fuori controllo, che soltanto uno scientologist può percepire. In inglese si dice “qualcuno è arrabbiato”. Non importa se la rabbia è giustificata. Si suppone che gli scientologist siano calmi e a proprio agio in tutte le situazioni della vita. Sono felici e sintonizzati con l'energia positiva che scorre tra di loro e l'universo. L'inturbolamento proviene soltanto dalle “Persone Soppressive” (altro termine scientologico). In breve, i soppressivi sono i nemici di Scientology. I soppressivi, secondo la dottrina della chiesa, non solo hanno come obiettivo la distruzione di questa idilliaca esistenza scientologica, ma cercano anche di distruggere segretamente l'umanità. E, ancora secondo dottrina, i “Soppressivi” sono l'unica cosa che si pone come ostacolo tra Scientology ed ogni focolare domestico sul pianeta Terra. Quando qualcuno lascia Scientology si pensa che sia passato dalla parte dei “Soppressivi”. Quando uno scientologist sente “l'inturbolamento” è un segnale sicuro che nelle vicinanze c'è un soppressivo. Non importa se la rabbia o la delusione che si stanno esprimendo sono giustificate. E' che lo scientologist è stato “inturbolato”. La programmazione arriva a quel punto. Fratelli e sorelle, madri e padri. Non ha importanza. Se non siamo coinvolti in Scientology veniamo giudicati degli esseri inferiori indipendentemente dai traguardi che abbiamo raggiunto nella vita, indipendentemente da ciò che possiamo dimostrare con le nostre azioni. In risposta alle mie lettere mia sorella iniziò a disconnettere. L'avevo già visto succedere altre volte e stavo di nuovo osservando la Scientology pura. In precedenza avevo avuto paura a dire o fare cose che, dal suo punto di vista scientologico, avrebbero potuto farla esplodere. Sentivo che la cosa stava montando e dissi a mia moglie, che non era mai stata in Scientology, quasi le stesse identiche parole che mia sorella avrebbe poi detto di lì a poco. E fu così, avevo visto giusto. Nelle sue lettere mi esprimeva il suo estremo disagio per il mio comportamento e per i sentimenti forti che provavo per mamma e per l'altra sorella. Mi accusava di essere antagonista e parlando di me usava continuamente il termine “avversione”, per cui da quel momento in poi avrebbe rifiutato ogni mia comunicazione fino a quando io avessi dimostrato tale “avversione”. Era un ultimatum: per parlarmi o per scrivermi non si doveva sentire “inturbolata”. Per cui, visto che non avrei cambiato idea su come assistere mamma, su dove sarebbe dovuta essere assistita ecc., e visto che non riuscivo a cancellare con tanta facilità i dissapori con l'altra sorella, rinunciai. Sapevo bene ciò che stava per arrivare, sapevo bene che dopo le due precedenti disconnessioni sarebbe arrivata la terza per cui le mie ultime parole furono: “cancellata dalla lista”. Mia madre ormai è morta e adesso tra di noi non esiste più alcuna comunicazione. L'ultima volta che le ho parlato mia madre mi ha detto che avrebbe preferito morire a casa sua. Era stata invece ricoverata, e casa sua venduta a un 60-70% in meno del valore di mercato... anche se penso che lei non lo abbia mai saputo. Dopo quasi 25 anni di su e giù con mia sorella minore ho capito diverse cose, oltre naturalmente all'ovvio. Nonostante sia un ex membro non sono andato in rovina come invece prevede la dottrina. Anzi, il contrario. Io e quella che da dieci anni è mia moglie abbiamo continuato a progredire: ci eravamo dati degli obiettivi e dei sogni da realizzare, ci siamo attenuti ai nostri progetti e abbiamo realizzato i nostri sogni. Ovviamente nei quattro anni e mezzo in cui mia sorella è stata con noi è stato così anche per lei, ed è questo il motivo per cui l'ho detto. Anche se tecnicamente lei non ha disconnesso da me una terza volta, direi che tecnicamente le ho soltanto fatto risparmiare un po' di inchiostro. Per chi si ritrova in situazioni simili, per quanto triste sia e sapendo quanto io so di Scientology, sono ancora convinto di avere fatto la cosa giusta. Non solo ho conservato la mia dignità, ma le ho anche dato un ulteriore esempio che, nei fatti, la policy della disconnessione non funziona al 100% dei casi. L'essenza della Disconnessione Scientology è ricattare emotivamente i familiari che mantengono la loro opposizione alla Chiesa di Scientology... in particolare quelli che conoscono bene l'argomento. In quegli ultimi cinque anni ho semplicemente mantenuto una opinione diversa dalla sua. E quell'opinione, tra di noi, è sempre stata palpabile. Per molto tempo con lei ho dovuto camminare sulle uova... non ero emotivamente equipaggiato per portare avanti quel tipo di “gioco”. Concluderò dicendo quanto segue: Forse un giorno mia sorella tornerà sui suoi passi e naturalmente sarò lì per lei, in caso di bisogno. Ci sarò come ci sareste voi, ma non per essere usato e manipolato. Lei è sempre la benvenuta e fin che avrò vita non diventerà mai una mendicante, ma deve anche sapere da che parte sto. Sarà lei a scegliere. Paul Simmel |
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