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Interventi al Convegno OSCE
 
Convegno Europeo sui Diritti dell'Uomo, Marzo 1999, Vienna.
 
Contributo della Chiesa di Scientology, della Congregazione dei Testimoni di Geova e della Presidenza Tedesca dell'Unione Europea. Traduzione a cura di Martini. Vedi anche OSCE - Intervento francese Link
 
 
 
 
 
 
Intervento della Chiesa di Scientology
 
Ufficio Europeo Diritti Umani e Affari Pubblici. 22 Marzo 1999.
 
Analisi e soluzioni per l'intolleranza religiosa - un passo avanti  [1] 
 
Il fenomeno dell'intolleranza religiosa verso le minoranze non è nuovo e, grazie al cielo, questa crescente intolleranza che in alcuni Stati, negli ultimi anni, sta raggiungendo livelli esplosivi non si è rivelata sempre contagiosa. In occasione di questo Convegno sulla Libertà Religiosa abbiamo pensato di partecipare fornendo una breve analisi del modo in cui l'intolleranza viene generata e mantenuta, e possibili direzioni che si potrebbero imboccare per cercare una soluzione a questa pericolosa tendenza.
 
Di certo nessun governo dell'Europa orientale ammetterebbe di opporsi alla libertà religiosa. Questi paesi hanno costituzioni che, in teoria, proteggono la libertà religiosa e forniscono strutture per applicare standard internazionali sulla libertà di religione. Tuttavia, come risulta dalla presentazione fatta al presente Convegno dalla International Helsinki Federation, alcune democrazie costituite hanno ingaggiato campagne concertate contro le minoranze religiose, che hanno portato all'accertamento del rapporto che «un'alta percentuale di governi OSCE ha violato chiaramente questa dichiarazione [Documento OSCE di Budapest] oppure contribuito ad accrescere l'intolleranza religiosa.»
 
Questa allarmante escalation di intolleranza religiosa verso le minoranze documentata nel rapporto è comparsa per la prima volta in Germania verso la metà degli anni '90, e da allora si è diffusa in altri paesi compresi Francia, Belgio e Austria. Questi paesi hanno impiegato la tecnica delle leggi restrittive, o azioni esecutive per prendere di mira religioni di minoranza e i loro membri con trattamenti impari e ingiusti, minando i principi di tolleranza che costituiscono il cuore degli Accordi di Helsinki.
 
Altri paesi occidentali sono stati certamente posti sotto pressione al fine di avviare campagne sistematiche di "lotta" alle cosiddette "sette". La risposta tipica di paesi come Regno Unito e Olanda è stata che i gruppi di minoranza religiosa hanno ogni diritto di praticare liberamente fintanto che non infrangono la legge, e solo allora le autorità prenderanno misure adeguate. Si tratta di un approccio equilibrato al problema - perché infatti i gruppi religiosi dovrebbero ricevere un trattamento differente da qualsiasi altro gruppo?
 
Anche la Svezia ha adottato un approccio costruttivo. Il rapporto del Parlamento Svedese in materia ha evidenziato come un approccio che polarizzasse diversi settori della società sarebbe inutilmente distruttivo e di scontro. Al contrario il rapporto trova che dialogo, comprensione e tolleranza dovrebbero costituire gli strumenti per risolvere situazioni problematiche.
 
Gli approcci di scontro adottati dai Governi su questo soggetto sono riassunti nel rapporto dell'IHF sulla Francia, dove si legge: «Il governo francese ha recentemente istituito una Missione Interministeriale per la Lotta alle Sette e ha designato come suo direttore Alain Vivien, presidente del movimento anti-sette. Mentre altri rapporti all'estero (rapporto del parlamento svedese e rapporto del cantone di Tessin) raccomandano il dialogo con le cosiddette sette, la Francia ha scelto lo scontro aperto. Ciò ha portato a resoconti diffamatori sui media, a proibizioni professionali, a discriminazione religiosa da parte delle autorità francesi e ad una crescente intolleranza della società civile verso gente ordinaria, sulla base delle sue personali credenze religiose.»
 
Questo stesso clima di intolleranza è stato incoraggiato e alimentato dal governo tedesco, e in misura minore in Austria e in Belgio, dove il governo della zona francofona ha appena iniziato la propria campagna emettendo un opuscolo fortemente offensivo sulle "sette pericolose" in cui diversi gruppi vengo presi di mira, con allusioni ed associazioni - ma non con fatti. Questi paesi hanno adottato misure repressive nel tentativo di limitare le organizzazioni religiose minoritarie e le loro attività, regolamentando le ideologie minoritarie sgradite allo Stato. Tutto ciò viola le libertà fondamentali e stimola l'ostilità della maggioranza stigmatizzando i gruppi presi di mira.
 
[...]
 
Da che cosa è influenzato questo clima di intolleranza? Che cosa rende possibile il suo proseguo?
 
Se si cerca un comune denominatore agli approcci negativi adottati da questi paesi, e di conseguenza a problemi simili in Europa nel complesso, in ciascun caso si troverà:
 
     
  1. Che le informazioni impiegate per generare intolleranza e con cui giustificare atti discriminatori sono false, o faziose, o fuorvianti;
  2.  
  3. Che i testi e le affermazioni in materia spesso si dilungano in accuse e generalizzazioni ma sono deficitarie in quanto a fatti;
  4.  
  5. Che governi, funzionari e istituzioni coinvolte rifiutano risolutamente il dialogo.
  6.  
 
Chiunque perpetri l'intolleranza religiosa sa che il pregiudizio verso il nuovo o lo sconosciuto non può resistere di fronte all'aperta comunicazione e all'esame dei fatti.
 
Dalla presente analisi si ricava inoltre una soluzione alla presente situazione:
 
     
  1. Informazioni e accuse dovrebbero avere un fondamento di verità;
  2.  
  3. Le affermazioni devono essere specifiche;
  4.  
  5. Dialogo e aperta comunicazione da entrambe le parti promuoveranno un clima di tolleranza e risolveranno la maggior parte dei problemi.
  6.  
 
Nell'ultimo incontro OSCE sulla materia, tenutosi a Varsavia, l'Unione Europea espresse chiaramente una ferma posizione di sostegno al pluralismo religioso e contro l'intolleranza religiosa nelle nuove democrazie Europee. Ora dovrebbe prendere posizione in materia, considerando i suoi stessi membri.
 
Il solo mezzo per arginare l'inquietante escalation di intolleranza delle autorità verso i gruppi religiosi minoritari in Europa, e per assicurare l'osservanza dei principi della tolleranza espressi dagli Accordi di Helsinki, si trova in un approccio ufficiale che promuova dialogo, tolleranza e comprensione - l'approccio raccomandato dal parlamento svedese.
 
Standard specifici su problemi inerenti alla discriminazione specifica delle minoranze religiose dovrebbero essere affrontati in un documento a parte, e adottato dall'OSCE. Sarebbe inoltre di grande beneficio per tutti se fosse istituito un dispositivo multinazionale neutrale ed obiettivo che potesse permettere il dialogo e la comprensione tra comunità religiose minoritarie e funzionari del governo. In un tale forum di esperti di materie religiose obiettivi e indipendenti, potrebbero venire esaminate e studiate preoccupazioni specifiche, denunce e problemi, in modo che possano essere risolte a beneficio di tutti. Questo forum porterebbe alla soluzione dei conflitti, promuoverebbe la comprensione e l'assistenza alle tendenze latenti di sciovinismo e intolleranza che il rapporto IHF evidenzia stia minacciando la tolleranza e la stabilità politica nella regione.
 
Riassumendo, quanto segue sono le direzioni che dovrebbero essere sviluppate:
 
     
  1. In tema di minoranze religiose L'Unione Europea potrebbe accordarsi su una posizione in linea con gli standard OSCE ed internazionali, sulle linee espresse verso le minoranze religiose nelle nuove democrazie europee.
  2.  
  3. Il Comitato OSCE di Esperti Religiosi dovrebbe proporre raccomandazioni e principi specifici relativi a tolleranza religiosa verso le minoranze, disegnate dall'OSCE e dagli standard internazionali sui diritti umani, e strumenti per essere adottati dall'OSCE.
  4.  
  5. Il Comitato di Esperti dovrebbe continuare il suo lavoro e gli dovrebbe essere concesso carattere più formale al fine di costituire un organismo "di controllo" che possa localizzare ed isolare quelle zone di discriminazione e intolleranza religiosa su cui è necessario concentrarsi. Potrebbe svolgere indagini in proprio ed emettere propri rapporti su argomenti e zone preoccupanti.
  6.  
  7. Potrebbe essere creato un Ufficio all'interno del ODIHR che sia un punto di riferimento specifico per gruppi o singoli che si occupano di tolleranza religiosa o discriminazione, da contattare e a cui presentare il proprio caso.
  8.  
  9. Potrebbero essere istituite (all'interno del ODIHR) emanazioni del suddetto forum dove governi e minoranze religiose interessate possano discutere problemi o conflitti. Si delineerebbero regole di base, che includerebbero i suddetti punti di analisi, e alle parti sarebbe possibile mediare al fine di risolvere i conflitti.
  10.  
 
Ci auguriamo che quanto sopra possa essere di aiuto costruttivo nello sviluppo di modalità per risolvere questa area di crescente preoccupazione.
 
 
 
Intervento dei Testimoni di Geova
 
Incontro Supplementare OSCE su Libertà di Religione. Vienna, Austria, 22 Marzo 1999.
 
Sig. Moderatore, negli ultimi 120 anni i Testimoni di Geova sono stati fraintesi, osteggiati e crudelmente perseguitati per la loro fede in numerosi paesi del mondo. In un incontro a Washington, proprio la settimana scorsa, un senatore degli Stati Uniti d'America ha affermato che il modo in cui un paese tratta Ebrei e Testimoni di Geova è il barometro del suo atteggiamento verso i diritti umani nel loro insieme. Considerata la nostra esperienza come parte oggetto di intolleranza religiosa, pensiamo di avere idee e pensieri da dividere, quest'oggi, con l'OSCE.
 
Abbiamo i seguenti 5 suggerimenti:
 
     
  1. Si sente il bisogno di sviluppare e mantenere un database centrale che contenga le vigenti leggi sulla religione, e la legislazione in sospeso in tutti i paesi OSCE. Ciò servirebbe non solo a fini comparativi, ma anche per quegli Stati che stiano pensando di rivedere le loro leggi. Il database sarebbe geograficamente dislocato per nazione-stato.
  2.  
  3. Vi è la necessità di un tramite per scambiare informazioni in modo obiettivo e neutrale sulle diverse fedi del mondo, piccole e grandi, vecchie e nuove, una stanza di compensazione ufficiale, se preferite. Questo database sarebbe organizzato per religione e dovrebbe mostrare come le altre nazioni-stati del mondo considerano una particolare religione, la sua accettazione internazionale. Dopotutto, in uno stato una religione potrebbe costituire una piccola minoranza, e perciò malcompresa per mancanza di esperienza, ma potrebbe essere molto grande e ben compresa in altri paesi. Una fonte indipendente ed obiettiva di questo tipo potrebbe anche essere usata per confutare le menzogne a volte riprese dai media sul fatto che una organizzazione sia o meno legale, o se è considerata o meno religione in un dato paese.
  4.  
  5. A volte è necessario un tramite per promuovere il dialogo costruttivo tra uno Stato e una particolare fede. Ciò è specialmente vero quando la religione è una piccola minoranza e lo Stato non ritiene di doversi interessare a quella fede. La religione ha bisogno di qualcuno a cui rivolgersi per avere aiuto nell'organizzazione e incoraggiare il dialogo.
  6.  
  7. Quando il dialogo fallisce, allora c'è bisogno di una entità internazionale per facilitare, mediando, la risoluzione della disputa. Si potrebbero potenzialmente eliminare costose battaglie legali, titoli di giornali internazionali e imbarazzanti rapporti sui diritti umani nei forum internazionali. Ho personalmente constatato le conseguenze del non disporre di questo tipo di organizzazione in Russia, durante il processo che ci riguardava delle scorse settimane.
  8.  
  9. Infine, chiediamo che l'Advisory Panel dell'ODIHR accetti e incoraggi le nuove idee delle fedi minoritarie, specialmente su argomenti con cui potrebbero essere strettamente associate, o che le riguardino in maniera significativa.
  10.  
 
Chi può fare quanto suggeriamo? L'unico luogo a cui si possa pensare per logica è l'ODIHR. Vorremmo poter vedere queste nuove funzioni come compito aggiuntivo dell'ODIHR, insieme a personale adeguato e risorse per realizzarlo. Servirebbe forse l'aiuto della comunità accademica, ma se tutto va bene questo dovrebbe essere disponibile. In chiusura, Sig. Moderatore, vorremmo cogliere l'occasione per ringraziare l'OSCE e l'ODIHR per aver organizzato questo produttivo incontro e per averci permesso di fornire i nostri commenti e idee. Grazie.
 
 
 
Presidenza Tedesca dell'Unione Europea
 
Incontro Supplementare su Dimensione Umana, 22 Marzo 1999.
 
Discorso su Dialogo Religioso e Prevenzione dei Conflitti.
 
L'Unione Europea dà il benvenuto all'iniziativa del Presidente in Carica e dell'ODIHR per aver dedicato il primo degli Incontri Supplementari sulla Dimensione Umana, organizzati a Vienna, alla Libertà di Religione. Dieci anni fa, gli Stati partecipanti hanno adottato il lungo paragrafo N. 16 del Documento Conclusivo di Vienna, che rimane ancora il testo più completo dell'OSCE in materia di Libertà di Religione. Tuttavia, in particolare negli ultimi anni, all'interno dell'OSCE è cresciuto l'interesse per l'argomento. Il Seminario del 1996 dell'ODIHR, e il lavoro dell'Advisory Panel sulla Libertà Religiosa dell'ODIHR costituiscono una prova di questo crescente interesse. Siamo in attesa di conoscere, nel corso di questo Incontro, le idee dell'Advsory Panel sulle sue future attività.
 
Questo accresciuto interesse per la Libertà di Religione all'interno dell'OSCE ha diversi motivi, e uno di essi è il rendersi conto sempre più delle relazioni tra dialogo religioso - o la sua assenza - e la prevenzione dei conflitti, che è una delle funzioni primarie di questa Organizzazione. Contrariamente alle nostre aspettative, dieci - o forse meno - anni fa i cambiamenti avvenuti in Europa non hanno portato a un continente privo di scontri. Al contrario, sono scoppiati diversi conflitti sanguinosi, ed alcuni di essi sono ancora in atto. Allo stesso modo abbiamo notato che a volte in queste divergenze gli elementi religiosi hanno avuto il loro ruolo. Questo non equivale a dire che essi siano o fossero conflitti religiosi. Ma le differenze esistenti possono esacerbarli - e così è stato - anche prima che scoppino in maniera completa. È significativo che al Summit di Budapest gli Stati partecipanti abbiano dovuto esprimere la loro preoccupazione sullo "sfruttamento della religione a fini aggressivi nazionalistici".
 
Vogliamo riconoscere in questa sede che diverse chiese e organizzazioni religiose hanno fatto del loro meglio per promuovere la tolleranza e per creare comprensione reciproca. Questi sforzi meritano di ricevere il pieno sostegno della comunità internazionale. In questo contesto sarebbe utile per l'OSCE, in modo particolare alle missioni OSCE sul campo, mantenere buoni contatti con i gruppi religiosi nei loro paesi di residenza e, dove necessario e possibile, riunire diverse rappresentanze religiose. In questo ambito è parimenti importante che i governi non facciano discriminazioni tra le religioni. È doveroso coinvolgere i leader della religione di maggioranza ed incoraggiarli a operare per la libertà di tutte le religioni. Dove necessario, le Missioni OSCE potrebbero giocare anche un ruolo nell'incoraggiare i contatti tra governi e gruppi religiosi, quando ciò sia considerato utile a prevenire che argomenti controversi diventino una possibile fonte di conflitto. Le missioni OSCE devono inoltre sviluppare contatti a livello locale, come autorità e funzionari che interpreteranno e faranno rispettare sul campo le restrizioni di legge. Tutto questo non richiede - e probabilmente non dovrebbe - di prendere la forma di intervento o azioni ufficiali. Potrebbe anche essere fatto in modo meno formale organizzando incontri, tavole rotonde o simili in cui le persone possano incontrasi e conoscersi meglio, e imparare a rispettare leggi, culture e sensibilità locali. Per costruire fiducia e comprensione, le informazioni su tutti i gruppi religiosi devono essere accurate e non si dovrebbe permettere di farsi manipolare per fini politici. In ogni caso, ciò presuppone che le Missioni OSCE abbiano una buona conoscenza delle comunità religiose dei loro paesi di residenza e buoni contatti con i loro leader.
 
È inoltre importante che questi sforzi vengano compiuti a tutti i possibili livelli. Naturalmente è necessario che il dialogo si svolga tra chi, in un modo o nell'altro, sta guidando le rispettive religioni. Il fatto che vengano osservate collaborare - o almeno che comunichino fra loro - può costituire un esempio per i fedeli. Ma l'intolleranza, basata spesso sul pregiudizio, non verrà facilmente sradicata. Le iniziative a livello di base sono pertanto benvenute e necessarie come gli incontri ad alto livello. Tutto questo può essere fatto solo dalle chiese e dalle ONG [Organizzazioni Non Governative] stesse. Esse devono ricevere il nostro sostegno, ma le medesime devono fare il primo passo. Le organizzazioni internazionali delle comunità religiose si trovano in posizione privilegiata per giocare questo ruolo, e infatti se ne stanno occupando.
 
Tutto questo ha ancora a che fare con la prevenzione del conflitto, ed è importante che, nel promuovere la tolleranza e nel rimuovere il pregiudizio, trattando le religioni in modo equo ed evitando la discriminazione, governi e chiese possano rimuovere ogni possibile causa di conflitto, siano esse di natura religiosa o meno. Tuttavia dobbiamo anche pensare alla riconciliazione, una volta che il conflitto è avvenuto. In questo caso i sentimenti sono forti, e la sfiducia dilaga. Le organizzazioni religiose sono spesso in posizione privilegiata per assistere le ferite inflitte in questo genere di conflitto. Come affermato all'inizio - in via di principio tutte le religioni mirano alla pace, alla giustizia e al benessere dell'individuo. Su questa base dovrebbero riuscire a sopraffare le divisioni che, dopo un conflitto, sono spesso profonde e dolorose. Necessitano del nostro aiuto, dei governi individuali, dell'OSCE, delle sue istituzioni e missioni.
 
Questo processo non può essere imposto. Ma tutti gli Stati partecipanti dovrebbero essere disponibili ad ascoltare idee, a facilitare la loro realizzazione, a dar loro tutto il nostro sostegno. È sincera speranza dell'Unione Europea che le discussioni di quest'oggi contribuiranno a un maggior coinvolgimento di tutte le organizzazioni religiose al comune scopo di prevenire il conflitto e della fermezza.
 
 
Le Nazioni Associate Ungheria, Romania, Repubblica Slovacca e Repubblica Ceca si allineano a quanto affermato.
 
 
 
Note
 
[1] L'intervento della multinazionale Scientology appare seguire le linee strategiche generali adottate dal management dell'organizzazione, il quale invoca la protezione delle garanzie accordate alla religione per ciascuna attività nella quale è coinvolta. In proposito il Consiglio d'Europa, nella Raccomandazione in materia di sètte votata all'unanimità nel Giugno del 1999, ha sottolineato con rilievo come talune organizzazioni sfruttino ad arte l'elemento religioso al fine esplicito di inquinare il dibattito e rendere più difficile da parte degli Stati controllare o sanzionare attività dubbie o considerate illecite secondo le leggi in vigore, attività che all'esame dei fatti esulano dal "religioso" malgrado dette organizzazioni insistano nel presentarle come tali (a titolo d'esempio si vedano i contorni del Processo di Milano su Scientology e le argomentazioni della difesa nel procedimento giudiziario avviato in seguito alla morte della Scientologist Lisa Mc Pherson):
 
 
«Qualunque siano le credenze mantenute da certi gruppi di natura religiosa, esoterica o spirituale, si dovrebbero prendere in considerazione soltanto le attività svolte in nome di queste credenze. La libertà di religione e coscienza è garantita dall'Articolo 9 della Convenzione Europea sui Diritti Umani, tuttavia le attività di questi gruppi [...] devono mantenersi in linea con i principi delle nostre società democratiche. [...] Questi gruppi affermano, rapporti di esperti alla mano, [...] di essere religioni e che di conseguenza lo stato non ha il diritto di agire contro di loro. Se lo stato, messo a confronto con tali affermazioni, entra nel dibattito nel cercare di dimostrare che il gruppo in questione non è una religione fallisce nel suo compito di neutralità e partecipa direttamente alla controversia spirituale o religiosa. [...] Il primo strumento di difesa di alcuni gruppi è cercare di dimostrare che il loro credo costituisce una religione, in modo da poter poi affermare di agire in accordo con esso anche se ciò implica la commissione di illegalità. [...] Questo genere di dibattito è una trappola in cui alcuni gruppi sistematicamente cercano di attrarre le autorità, e queste ultime devono sforzarsi di evitarla.»
 
 
A nostro avviso, inoltre, l'intervento di Scientology spicca per:
 
     
  1. L'intento di presentare se stessa come una "minoranza religiosa perseguitata" esclusivamente per le sue credenze di natura religiosa (e non al contrario soggetta a riserve e maggiori controlli a seguito di condanne subite in tribunale per l'accertata commissione di attività illegali in campi che esulano dalla sfera religiosa), insieme ad altri gruppi minoritari, in un contesto di totale mancanza di autocritica.
  2.  
  3. Un disconoscimento assoluto e perentorio della critica rivolta alle organizzazioni che presentano tratti di religiosità, che si vorrebbe del tutto falsa e inattendibile e mossa unicamente da una impalpabile "intolleranza religiosa". È bene osservare come, ogni qual volta le autorità tedesche sottopongono a scrutinio gli affari della multinazionale, l'organizzazione risponda - ad esempio attraverso inserzioni a tutta pagina acquistate presso le maggiori pubblicazioni mondiali - evocando in maniera irresponsabile lo scenario degli ebrei perseguitati dal regime nazista, il quale viene assimilato alla Germania dei nostri giorni.
  4.  
 
In merito a Scientology, Giuseppe Ferrari, Segretario Nazionale del GRIS, in una intervista rilasciata al quotidiano Avvenire (1 Dicembre 1998), ha dichiarato: «Bisognerebbe verificare se si rivendica soltanto la propria libertà per poi calpestare quella degli altri». Dopotutto, nel recente Rapporto redatto in Svizzera (Luglio 1998, vedi qui), dopo lunga analisi «vengono riconosciute in Scientology le caratteristiche di un sistema totalitario».
 
Ci domandiamo infine quale possa essere la forma di "dialogo" invocata dalla multinazionale a proprio beneficio, considerando i contenuti delle pubblicazioni propagandistiche di Scientology, che dipingono i detrattori nella peggiore luce immaginabile (si veda il caso emblematico della rivista Freedom Magazine, che impiega in abbondanza aggettivi come "criminale", "nazista", "malato di mente"); atteggiamento connaturato all'avversione verso la critica che pervade gli scritti del fondatore L. Ron Hubbard: «Non si trovano persone critiche verso Scientology che non abbiano un passato criminale», scriveva. «Più e più volte ne abbiamo avuto la prova.» (HCOB del 27 Agosto 1987, originariamente pubblicato come articolo in Ability, 199, 1967).
 
Per approfondire la materia, si veda la sezione Le Molestie ai Critici.
 
 
(H@rry, 11.07.99)
 
 
 
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