I recenti reportage della stampa americana sulla Chiesa di Scientology hanno illustri predecessori. I giornalisti impegnati in quelle storiche inchieste subirono odiose molestie. L'autrice di questo bel tuffo nel passato ci racconta poi la sua visita al Celebrity Centre di Hollywood, rifugio delle star e delle aspiranti tali che seguono la dottrina hubbardiana. Di © Maria Bustillos, The Awl, 16 febbraio 2011
© Traduzione di Simonetta Po, settembre 2012
Di fronte al leggendario Celebrity Centre di Scientology - Hollywood, Franklin Avenue - c'è la caffetteria "The Bourgeois Pig". L'interno è parecchio buio e il caffè non è male, in più puoi sederti ai tavolini esterni. In questo piacevole quartiere c'è un po' dell'atmosfera del "Corso Principale" vecchia maniera, un po' più avanti trovi la Upright Citizens Brigade e nei paraggi anche una buona libreria. Appena a ovest del Bourgeois Pig sorge un bel condominio residenziale. Un giorno di molti anni fa ci capitò di prendere un caffè con uno dei suoi inquilini: era un mezzo hippy arrivato da poco a LA, cercava di sfondare come sceneggiatore. Era un pozzo senza fine di storie truci sugli scientologist, solo che nel suo caso bastava attraversare la strada per trovarne a fantastilioni, perciò i suoi racconti erano ancora più spaventosi: i contratti da un miliardo di anni, le condizioni di segregazione dei membri della chiesa, persone seguite, filmate, "fatte evadere" da amici terrorizzati dalla proprietà su Sunset Boulevard. Noi tutti ascoltavamo con quel tono un po' da "Sì, certo, ho capito"; quelle storie, alcune delle quali del tutto bizzarre e terrificanti, a LA sono in circolazione da decenni. E per tantissimo tempo hai pensato no, non possono essere vere. Poi arrivò l'inchiesta in sei parti pubblicata tra il 24 e il 29 giugno 1990 dal Los Angeles Times, un racconto che separò in modo definitivo il grano dalla paglia e in cui le dicerie su Scientology si facevano reali. Per scrivere la loro inchiesta, Joel Sappel e Robert W. Welkos avevano impiegato cinque anni: fu, e resta, un capolavoro. L'altro giorno Sappell mi ha raccontato che l'inchiesta su Scientology del Times era iniziata dopo aver saputo che un ex sergente del Dipartimento di Polizia di Los Angeles era diventato uno degli investigatori privati dell'organizzazione Scientology a seguito del licenziamento, nel 1981, con l'accusa di aver gestito un postribolo e di aver informato uno spacciatore di droga di un blitz imminente (nel successivo processo venne assolto da tutte le accuse). Era bastato poco per appurare che questo ex agente usava i suoi contatti al Dipartimento di Polizia a beneficio dei suoi nuovi capi di Scientology. Il direttore di Sappell fiutò una storia importante e la macchina si mise in moto. Sappell e Welkos cominciarono a fare ricerche sui fatti reali relativi alle molto strombazzate imprese militari di Hubbard: le false affermazioni di essere stato decorato con una Purple Heart, di aver riportato ferite di guerra che lo avevano "azzoppato e accecato" e di essere poi "guarito" grazie ai principi di ciò che in seguito sarebbe diventata Dianetica. Rivelarono particolari della carriera accademica di Hubbard, dei presunti anni trascorsi in Asia, delle richieste fatte nel 1947 all'Amministrazione Veterani e Reduci per ottenere cure psichiatriche. Poi raccontarono del suicidio del 1976 di Quentin, il figlio di L. Ron Hubbard, che il padre considerava "un imbarazzo" perché il ragazzo era "confuso sul suo orientamento sessuale": quando Quentin Hubbard si tolse la vita aveva appena 22 anni. I giornalisti rivelarono una lunga teoria di inganni, l'infinita storia dei problemi legali e fiscali di Scientology e la storia di Xenu, il tiranno spaziale. Gli articoli svelarono particolari meravigliosamente stravaganti: gli esperimenti occultistici di Hubbard a Pasadena in compagnia di John Whiteside Parsons, uno dei protetti di Aleister Crowley («"Le proteste dei vicini arrivarono quando i rituali cominciarono a prevedere che una donna incinta nuda saltasse per nove volte attraverso un falò acceso in giardino", ha ricordato lo scrittore di fantascienza L. Sprague de Camp»); le affermazioni di Hubbard di essere la reincarnazione di Cecil Rhodes; che tre milioni di anni fa era stato "Arpen Polo", l'inventore della musica.
Sappell e Welkos non furono i primi a mettere in dubbio le imprese belliche di Hubbard. Nel 1979, infatti, Charles Stafford e Bette Orsini del St. Petersburg Times avevano già accennato a quella storia in una serie di 14 articoli che nel 1980 vennero premiati con il Premio Pulitzer per il miglior reportage nazionale. Stafford e la Orsini si erano concentrati sugli scandali dell'acquisizione segreta da parte di Scientology di diverse proprietà a Clearwater, Florida, ed avevano rivelato come gli scientologist si fossero infiltrati in un gran numero di uffici governativi americani per rubare documenti relativi a Scientology, reati per i quali undici funzionari del movimento tra cui Mary Sue Hubbard, la terza moglie di L. Ron, erano finiti in prigione. Per quei primi reporter, indagare su Scientology comportò rischi enormi. «All'epoca occuparsi di Scientology non era attività per i deboli di cuore», conferma Sappell. «Alla fine degli anni '80 i rischi erano enormi - maggiori, credo, di quanto lo siano oggi. In quel periodo l'IRS stava indagando su Hubbard (che si era dato alla macchia) per presunta appropriazione dei fondi della chiesa grazie a una serie di entità prestanome. Nel frattempo un certo numero di fuoriusciti di rilievo avevano fatto causa all'organizzazione. Il tutto mentre Scientology stava continuando la sua febbrile battaglia con il governo statunitense per ottenere l'esenzione fiscale, la quale avrebbe permesso ai membri di portare in detrazione le ingenti somme pagate per corsi e servizi della chiesa.» Il movimento aveva perso l'esenzione fiscale nel 1967, per poi riconquistarla nel 1993 con un controverso accordo con l'IRS. «Quando iniziammo a indagare», mi ha scritto Sappell, «diversi investigatori privati cominciarono a scavare nel nostro passato. Venni falsamente accusato di aggressione aggravata (risultò poi che la presunta vittima aveva dato alla polizia nome e indirizzo falsi). Il giorno in cui io e il mio collega scrivemmo in prima pagina un necrologio di Hubbard che contraddiceva fortemente la biografia del fondatore fatta dalla chiesa e molte delle sue affermazioni su se stesso, il mio cane - come gli animali domestici di altri che si erano attirati le ire dei capi della chiesa - venne avvelenato. Quella stessa mattina un burrascoso avvocato bostoniano della chiesa telefonò in redazione urlando: "se volete una fottuta guerra, l'avrete!". Fu una frase parecchio inquietante, perché dal nostro punto di vista la loro guerra era già abbondantemente iniziata.» La ricchezza di particolari di quella serie di articoli fa provare nostalgia per il ritmo pacato dei quotidiani dei bei tempi andati (Sappell è stato al giornale per 26 anni e se ne è andato nel 2008). Assieme alle ben più serie accuse mosse nella loro inchiesta, Stafford e la Orsini raccontarono la storia di Ver-Down Hartwell, che a 15 anni era diventata una delle "messaggere speciali" di Hubbard. Dell e Ernie Hartwell, genitori della ragazza, spiegarono ai giornalisti che «In quel periodo, Ver-Down ci dava parecchie preoccupazioni.» ... e pensammo che se di giorno stava a scuola e di sera ai corsi [di Scientology], non si sarebbe cacciata nei guai. Beh, [i funzionari della chiesa] la convinsero ad abbandonare gli studi. Un venerdì mi chiamò per dirmi che il lunedì sarebbe partita per la California per diventare una delle "messaggere speciali" di Ron.Anche Sappell e Welkos descrissero quelle "Messaggere": «Messaggera!"», tuonava al mattino. «E noi lo aiutavamo a uscire dal letto», ha ricordato una di loro. Le giovani, i cui genitori appartenevano alla Chiesa di Scientology di Hubbard, gli preparavano gli abiti, facevano scorrere la doccia e lo aiutavano a vestirsi. Hubbard insegnò loro come spolverare i suoi calzini di talco e poi farglieli scivolare delicatamente sulle gambe, così da non tirargli i peli.Non deve meravigliare che il New Yorker si sia limitato a questioni più ironiche piuttosto che occuparsi di cose così poco dignitose come le Messaggere. Ciononostante L'apostata, il pezzo di Lawrence Wright per il New Yorker della settimana scorsa [febbraio 2011], ha suscitato scalpore. L'articolo si incentra su Paul Haggis, il regista e sceneggiatore premio Oscar ("Crash") che è stato scientologist per 35 anni e ha raggiunto l'altissimo livello di Thetan Operante VII dell'organizzazione, al costo totale di diverse centinaia di migliaia di dollari; Haggis è uno dei fuoriusciti di Scientology di maggior profilo. La storia sul come e perché una persona con ragionevole senso critico e mente sveglia come Haggis possa essere finito in Scientology, è illuminante. Per chi ha letto le vecchie inchieste del Los Angeles Times o del St. Petersburg Times, molte delle rivelazioni del New Yorker sono storia vecchia. E sollevano la questione sul come, anche dopo trent'anni di informazione e di debunking, Scientology possa ancora essere un'azienda solida che si trova a fronteggiare le medesime accuse e usa le stesse tattiche impiegate ormai da decenni. Haggis è un bel personaggio da studiare per cercare di trovare una risposta a questa domanda, perché chiunque inizi la propria carriera hollywoodiana come sceneggiatore di Scooby-Doo e finisca con un Oscar in mano, deve sicuramente avere un carattere forte e resiliente. Le discussioni di Haggis con Lawrence Wright rivelano un uomo che imboccò la strada della minor resilienza possibile, che mentì a se stesso e al prossimo sul livello di illuminazione realmente trovato grazie a Scientology, che pensava di stare avendo sufficiente guida, avanzamento professionale e tecniche utili per risolvere i problemi della sua vita di quanto riuscisse a trovar ragione del proprio comportamento e di quello dei suoi correligionari. Sappell e Welkos raccontarono una storia simile che riguardava un fuoriuscito di alto livello di molto precedente: Lawrence Wollersheim. Fu la causa di Wollersheim contro Scientology a far conoscere al vasto pubblico i segreti di OT III, Xenu compreso. Il LAT citava brani tratti dall'affidavit del 1980 di Wollersheim: Il membro del culto (Scientology) viene totalmente indottrinato a nutrire timori e speranze. Spera di ottenere i ridicoli miracoli che gli vengono promessi direttamente, indirettamente e grazie alle chiacchiere interne all'organizzazione e tra i suoi membri.Questa è la parte che ancora oggi persiste, quella che non è scomparsa dopo trent'anni [di informazione e debunking] e che non scomparirà tra cento: il desiderio di far parte di un gruppo, di provare senso di appartenenza a un mondo più vasto del proprio, di racchiudersi entro muri che separano "Noi" da "Loro". Indipendentemente da quanto ampiamente vengano diffusi i fatti su Scientology, gli affiliati al gruppo continueranno a dire che sono "Loro", i nemici o i wog (così vengono chiamati i non-scientologist) a sostenere cattiverie e menzogne, sono "Loro" che non capiscono e le cui opinioni non fanno testo. In sé questa non è certo una novità; sappiamo bene che esistono molti gruppi, come le sette religiose di frangia o quei fanatici vegani che si scagliano contro i Simpson, che operano in modo del tutto esclusivo e ostile contro esterni e apostati. Ma ci dice qualcosa sul potere che tali gruppi continuano a esercitare. Tanto più spessi sono i muri tra "Noi" e "Loro" (e tanto più si riesce a farci arrabbiare e a renderci ostili contro di "Loro"), quanto maggiori sono le possibilità di sopravvivenza del gruppo. Infine: le credenze reali del gruppo devono avere poco senso, in realtà non devono proprio avere senso, perché non si tratta tanto di un sistema di credenze, ma di senso di appartenenza da una parte e di esterni al gruppo, di nemici dall'altra. Come i seguaci di L. Ron Hubbard, che su queste questioni fu molto diretto: scrisse infatti che i nemici di Scientology sono "Bersaglio Libero" [Fair Game] e «possono essere imbrogliati, querelati, gli si può mentire, possono essere distrutti.» (Parole strane per un uomo che gli scientologist descrivono spesso come il più grande umanitario della storia). La cosa veramente inquietante di tutto questo è che parte della mentalità "noi contro loro" non è unica prerogativa delle sette e dei gruppi di frangia, ma è riscontrabile anche in molte, moltissime fazioni politiche, religiose e accademiche decisamente meno fanatiche, tra le organizzazioni professionali, tra i gruppi di amici. La "loro-ità" [alterità/diversità da cui tenersi alla larga] è una caratteristica umana, non settaria. Interi paesi fomentano questo sentimento, che chiamiamo "nazionalismo". Non sto parlando di questioni lacaniane, http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Lacan ma piuttosto del semplice fatto che esistono molti gruppi il cui costo d'entrata è rappresentato da approvazione e consenso, e nel momento in cui la tua approvazione e il tuo consenso cessano, cessa anche l'affiliazione. Il punto saliente è che una volta diventato membro, se lasci quel gruppo sei passibile di punizione; se lasciare il gruppo significa pagare un prezzo che non ti puoi permettere, potresti allora non riuscire a uscirne mai, [1] nemmeno se non approvi più quel gruppo, se non sei più d'accordo con esso, e allora devi tenere segreto quel tuo disaccordo. E le cose non cambiano, si tratti del dogma di L. Ron Hubbard o di Joseph Smith, di Rush Limbaugh o di Keith Olbermann, di Peggy Noonan o di Judith Butler. Davanti alla forza dell'appartenenza, il contenuto della credenza può diventare del tutto privo di importanza. 1. A questo proposito si veda l'interessante articolo "La schedatura di un concetto" del sociologo delle religioni Benjamin Zablocki.
In sé il Celebrity Centre ha un'apparenza estremamente innocua, un aspetto così pittoresco da risultare adorabile, ma è un luogo che ancora terrorizza molti a morte. La scorsa settimana mi sono molto sorpresa nello scoprire che l'accesso al ristornare Renaissance è aperto a tutti, così ho telefonato subito e prenotato. Mentre parcheggiavamo non sono riuscita a impedirmi di pensare a tutto ciò che avevo letto sulle telecamere che in questi posti sono puntate in ogni direzione; arrivati davanti all'edificio, ho visto il Bourgeois Pig e ho avuto un brivido di timore irrazionale nel ricordare quell'aspirante sceneggiatore che vi avevo incontrato tanti anni fa, e i suoi sinistri racconti. Ma mi ero sempre chiesta come potesse essere l'interno di quel bel palazzo, un tempo una sorta di casa di riposo per gente del cinema. È una composizione neo-normanna, attraente in quel modo scalcinato della California di un tempo; una specie di Chateau Marmont, ma molto più grande. I giardini sono la sua parte più spettacolare con fontane, aiuole fiorite e alcuni alberi veramente enormi, il tutto estremamente ben curato. C'era anche un bel ragazzo che, piegato sui ginocchi, strappava erbacce con guanti di cotone e secchiello di plastica. Ho sperato che non fosse lì per punizione (hanno questa cosa chiamata RPF, un programma in cui gli scientologist colpevoli di qualche trasgressione devono fare lavori umili per farsi riaccogliere nel gregge). Il ristorante è risultato essere davvero surreale, interni un po' kitsch e una specie di pergolato proteso su questo meraviglioso giardino, cibo e servizio sono stati ottimi. Un'esperienza totalmente anni '70, con i menù in acrilico marezzato, mobili in stile francese e roba del genere. Molto del menù è à la carte, lo sono anche le salse - a, mi pare, tre dollari l'una: dijonnaise, ai funghi, al pepe in grani (che fa così anni '70). Carne alla griglia, bistecche di due pezzature diverse, pollo, hamburger. Ho ordinato pollo alla griglia, salsa ai funghi e haricot verts (fagiolini). Per il mio accompagnatore, un piccolo filet mignon e patatine. Ho chiesto di vedere la carta dei vini e il capo cameriere (il cui accento francese era così spiccato che ho pensato stesse scherzando, o forse faceva le prove per una lezione di recitazione) mi ha chiesto: «Bianchi o rossi?»
«Preferisco i bianchi», ho risposto con trepidazione. Non voglio annoiarvi con il racconto dell'ultima volta in cui sono stata in un ristorante di Los Angeles che serviva unicamente vino della casa, senza dirti nulla della sua provenienza. Credo che il vino fosse tanto giovane da risultare imbevibile. «Abbiamo chardonnay e pinot grigio [in italiano nel testo]», mi ha detto con estrema grazia il capo cameriere. «Oh, pinot grigio, per cortesia.» Il mio pensiero è subito corso a uno sciapo pinot grigio o a un terribile, legnoso chardonnay. Ma devo dire che, sebbene non sia un'intenditrice, il vino era squisito, di un insolito e accattivante color pesca, fruttato, frizzante e freddo. Vorrei averne un bicchiere adesso... Ho fatto qualche foto senza che nessuno avesse a che ridire (arrivati sul tardi, eravamo praticamente gli unici ospiti in una distesa di tovaglie bianche). Nessuno ci ha offerto di fare un tour dell'edificio o ha cercato di venderci dei libri, oppure di vedere un film o cose del genere, come ho letto che a volte capita. Siamo stati trattati con grande gentilezza e se ci fosse stato anche un minimo tentativo di aggancio, me ne sarei accorta. Anche il pollo era delizioso, mi è stato servito con una cucchiaiata di purè alla francese e molto pepe: veramente squisito. Idem per il filetto. Il conto è stato inferiore ai cinquanta dollari per cui se avete voglia di un'esperienza insolita a Los Angeles, raccomando calorosamente questo posto. Nemmeno Paul Haggis, arrivato fino a OT VII, è riuscito a leggere Dianetics; ha detto infatti a Lawrence Wright di averlo trovato "impenetrabile". Per me è stato un sollievo, perché mi sarebbe risultato impossibile comprendere come qualcuno potesse leggere un libro intero di L. Ron Hubbard e poi intraprendere qualche corso d'azione che lo avrebbe portato a leggerne altri, perché leggere L. Ron Hubbard è come immergere il cervello in acido da batterie. Ma poi salta fuori che non ha alcuna importanza ciò che Hubbard scrisse veramente! Anche chi è arrivato fino ai massimi livelli della sua "religione" non ha dovuto leggere quel suo libro e di fatto non lo ha letto, per cui ha veramente poca importanza che Hubbard fosse uno scrittore terribile, di quelli che fanno rizzare i capelli. Ecco un passaggio scelto più o meno a caso da Dianetics: la Forza del pensiero sul corpo: Una delle fonti primarie di "cattivi ricordi" è Mamma. Abbastanza spesso la madre entra nel panico al pensiero che "Junior" possa ricordare che cosa lei gli fece e da qui potrebbe essere nata un'aberrazione comune a tutta l'Umanità. Il caso standard di tentato aborto ha quasi sempre un'infanzia piena di Mamma che rassicura il figlio sul fatto che non può ricordare nulla di quando era solo un infante. Lei non vuole che lui ricordi quanto è stata maldestra nel tentativo, fallito, di [abortirlo] con strumenti vari. È possibile che per l'intera razza umana il ricordo prenatale stesso potrebbe essere soltanto un ricordo come un altro, con piena memoria, se nel corso dei millenni questa coscienza sporca di Mamma non avesse continuato ad agire [...] Ma non tutto si basa sul tentato aborto. Spesso Mamma ha avuto qualche amante in più che non era Papà, e di cui Papà non sa nulla. E spesso Mamma preferisce condannare suo figlio alla malattia, alla pazzia o semplicemente all'infelicità piuttosto che lasciargli fare il corso da Preclear, anche se Mamma giura di non ricordare di aver fatto nulla di male a suo figlio.In questo libro orribile l'autore è veramente ossessionato dall'aborto. E dalla violenza, dalla violenza familiare... anche dalla "perversione" (tra cui include "omosessualità, lesbismo e sadismo sessuale"), e così via. Dianetics tratta prevalentemente del tentativo di contattare cattivi ricordi della vita nel grembo materno, perciò tratta estensivamente di quel periodo. Nemmeno io sono riuscita a finire questo libro meschino e libidinoso. Ma la cosa più dura dell'intera lettura è la pessima qualità dello scritto, dei ragionamenti, la bizzarra miscela di pomposità e ignoranza; Dianetics sembra il delirio di un adolescente affetto da manie di grandezza, con un sacco di nomi citati a caso (Hegel, Einstein, Aristotle, Schopenhauer -nomi citati a vanvera, senza mai analizzare le loro idee), il tutto condito con molte note a piè di pagina, quasi tutte per spiegare il significato di parole che l'autore è convinto che il lettore ignori, cose come "zolfo", "desiderio", "sadismo" e "pappamolle" (sì, è vero! Pappamolle!). Questi termini sono poi raccolti in un "glossario" finale: olfattivo, mania, vignetta e zigote, e anche termini dell'arte scientologica come: «valenza: personalità. Il termine è usato per denotare il prendere a prestito l'identità altrui. Un preclear che è 'nella valenza di suo padre' sta agendo come se fosse suo padre.» Internet ha permesso ai critici di Scientology di far emergere ciò che Scientology voleva mantenere segreto. Dal 1996 è online un sito enorme chiamato "Operation Clambake"; Wikileaks ha permesso la pubblicazione di una incredibile quantità di documenti trapelati dall'interno che vanno dai fascicoli che l'FBI teneva su L. Ron Hubbard alle "conferenze Helatrobus", diverse migliaia di documenti interni, manuali, documenti processuali, archivi, video.
Nel settembre 2010, Panorama della BBC mandò in onda il suo secondo speciale sul movimento, intitolato "The Secrets of Scientology". In esso, diverse celebrità aderenti al movimento mostrano reazioni scomposte davanti alle domande relative al leggendario Xenu e alla possibilità che Scientology sia un culto plagiario. [Penso che l'autrice confonda i due documentari di John Sweeney della BBC: quello in cui le celebrità "hanno reazioni scomposte" è il primo servizio del 2007, non il secondo del 2010 - N.d.T.] Vale sicuramente la pena vederlo, se non altro la terza parte dove l'attrice Anne Archer dice con voce impostata: «MA COME OSA?» Lì fuori nel cyber spazio c'è una montagna di informazioni, di racconti di esperienze personali, di fatti, una quantità enorme di fatti difficili da confutare - non che l'organizzazione non abbia provato a zittire quelle voci. Ma a Scientology sono rimasti davvero pochi segreti. Le stime sull'attuale numero di affiliati a Scientology variano fortemente l'una dall'altra. Ciò che però risulta evidente è che la chiesa non ha mai smesso di cercare proseliti. Come fa, considerando i decenni di stampa negativa così facilmente reperibile al pubblico? L. Ron Hubbard e tutti i suoi cloni di Scientology sono noti da sempre per essere dei veri "artisti", gente che promette successo (nella recitazione, o in qualsiasi altra cosa si cerchi successo) a chiunque sia disposto ad abbracciare i suoi precetti. Per quanto risulti difficile credere che un artista così scadente possa attrarre qualche aspirante artista, la realtà è che ci riesce. Questo aspetto del reclutamento è stato descritto nel 2008 da Dana Goodyear in un altro articolo su Scientology del New Yorker: La promessa di fare conoscenze importanti a Hollywood attrae parecchie persone di belle speranze. Il Celebrity Centre offre una vasta gamma di corsi per arrivare al successo nell'industria cinematografica - Farcela nella Pubblicità; Come superare un provino per la stagione pilota; Corso di recitazione Hollywood - che vengono promossi grazie a volantini distribuiti alle varie audizioni. «Hubbard riteneva che se vuoi veramente ispirare una cultura affinché persegua pace, armonia e grandezza tra gli uomini, devi rispettare e aiutare l'artista a fiorire e prosperare», ha spiegato Anne Archer a Lawrence Wright del New Yorker. «E se l'artista è particolarmente famoso ha bisogno di un posto dove possa sentirsi a suo agio. I Celebrity Centre sono quel luogo.»
Quanto perfetto è realmente questo ambiente? Questa storia d'amore tra Scientology e Hollywood? A Los Angeles arrivano tantissimi sbandati, gente disillusa arrivata per "sfondare" nel mondo del cinema; vivere a Los Angeles può essere un'esperienza straordinariamente solitaria senza una rete di amici. Et voilà, ecco pronto un bacino infinito di potenziali reclute. Tutti possono entrare in Scientology e trovare un qualche tipo di lavoro, entrare in un gruppo, trovare amici, sentirsi promettere aiuto per una "carriera" nel cinema. Purtroppo, però, il segno lasciato da Scientology dopo decenni a Hollywood è invisibile - salvo, oserei dire, per le raccolte fondi e i suoi palazzi. Da qui tutta l'isteria attorno alle poche star Scientology arrivate alla Serie A, anche se le pagliacciate di Tom Cruise che saltella sui divani ha chiarito che, per diffondere la lieta novella, il suo esempio è un'arma a doppio taglio. Infatti l'obiettivo finale della Chiesa di Scientology è convertire tutti i wog a Scientology - o, nelle loro parole, "chiarire il pianeta". Un risultato positivo di tutta l'attenzione mediatica ricevuta da Scientology negli ultimi trentacinque e più anni potrebbe essere una certa maturazione. «La chiesa», mi dice Sappell, «ha cambiato il suo approccio ai media. Già da anni si è resa conto che un articolo negativo porta inevitabilmente a un altro articolo negativo.» |
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