Le sette e il mercato della salvezza: demonizzato o banalizzato, un fenomeno che divide. Di Frédéric Lenorr. [*] Tratto da Le Monde Diplomatique, supplemento a Il Manifesto del 16 Maggio 1999, pag. 22-23. Ricerca e trascrizione a cura di Martini.
Introduzione
Da
vari anni, la questione delle sette scatena le passioni e suscita violente
polemiche in vari paesi occidentali. Nel 1996 un gruppo tedesco di militanti
antisette ha bruciato in piazza i manifesti di un film perché interpretato
da Tom Cruise, membro della chiesa di Scientology. Sulla scia di quest'episodio,
il Congresso americano ha indirizzato alla Germania una nota di biasimo,
in seguito alla decisione di vari Laender di vietare l'accesso ai pubblici
uffici agli adepti di questo movimento, molto controverso in Europa, mentre
negli Stati uniti è riconosciuto come una religione, con i relativi
benefici fiscali [1]. [**]
Per rendersi conto dell'estrema
complessità del problema basti ricordare che in Francia una commissione
parlamentare ha pubblicato, nel gennaio 1996, un importante rapporto [2]
- salutato dalla maggior parte dei media, ma criticato da numerosi storici
e sociologi delle religioni [3] - che attribuisce alla
Chiesa di Scientology la definizione di "setta". E nella primavera del
1997, un tribunale ha condannato in appello alcuni membri di questa Chiesa
per truffa. Lo stesso tribunale ha però stabilito, nelle motivazioni
della sentenza, che "la Chiesa di Scientology può rivendicare
il titolo di religione e sviluppare in piena libertà le proprie
attività, nel quadro della normativa esistente": dichiarazione
che ha suscitato un uragano di proteste.
A proposito della proliferazione
delle sette circolano le cifre più contraddittorie, e si moltiplicano
le voci, a volte calunniose, che accusano questa o quell'impresa, questo
o quel ricercatore o terapeuta di far parte di una setta. Dati i giudizi
diametralmente opposti, che parlano da un lato di un vero e proprio flagello
sociale e dall'altro di psicosi e di nuova caccia alle streghe, è
difficile, per il ricercatore come per il giornalista, impegnarsi in questo
dibattito senza vedersi subito inserito d'ufficio in uno dei due schieramenti.
A questo clima passionale
non sono evidentemente estranei i drammi e le tragedie che dal 1993 hanno
costellato la cronaca. Gli episodi criminosi, che pure riguardano soltanto
cinque delle migliaia di gruppi esistenti, dimostrano a quali estremi possono
arrivare alcuni movimenti apparentemente inoffensivi, e pongono il fenomeno
delle sette in una luce fortemente emotiva, che rende difficile il discernimento
e l'analisi razionale.
Per cercare di uscire da
questo clima passionale e di decifrare il fenomeno, peraltro assai complesso,
si devono porre tre domande di fondo: che cos'è una setta? Qual
è la reale portata del fenomeno? Con quali mezzi gli stati possono
lottare contro i gruppi che percepiscono come una minaccia? Come proteggere
coloro che si lasciano irretire dai gruppi "religiosi" che li sfruttano
più di quanto non li sostengano? E al tempo stesso, come rispettare
il primo principio della laicità, che vuole ciascuno libero di pensare
e di credere?
Tra queste due esigenze,
polemiche e crociate offuscano la comprensione di fenomeni che si alimentano
di miseria morale e del venir meno dei legami sociali. Particolarmente
significativo il caso della Scientologia.
La confusione in merito deriva
in parte dalla difficoltà di delineare esattamente una "setta".
Di questo termine non esiste alcuna definizione giuridica o universalmente
ammessa, e ciascuno applica la propria, a seconda del suo punto di vista.
La parola "setta" deriva dai verbi latini "sequi" (seguire) e "secare"
(tagliare). Queste radici etimologiche sottolineano due modalità
tipiche dell'apparizione storica delle sette, nate talora dall'insegnamento
di un capo carismatico che riunisce intorno a sé i suoi seguaci, o
formate in seguito alla spaccatura di un gruppo esistente. Spesso i due
significati si sono fusi, dato che molti fondatori si sono affermati come
dissidenti di una religione precedente.
La frammentazione
della religiosità
In questo senso, si può
dire che Gesù e il Buddha abbiano fondato nuove "sette" in seno
alle rispettive tradizioni. Il termine è peraltro utilizzato in
senso non peggiorativo nel buddismo o nell'antico ebraismo, per designare
le diverse correnti o scuole. Analogamente, nell'antichità il termine
"setta" designa le scuole filosofiche che aggregavano ferventi discepoli
intorno a un maestro, coltivando spesso il segreto, come nel caso dei pitagorici.
La connotazione fortemente peggiorativa del termine appare soprattutto
in seno al cristianesimo, per designare i gruppi eretici e dissidenti.
Da alcuni secoli, il carattere
negativo della nozione si è andato sempre più accentuando.
Nel linguaggio corrente degli europei del XVIII e del XIX secolo, il termine
"setta" serve soprattutto a designare la religione dell'altro, del nemico
da screditare. Tuttavia, alcuni fondatori della sociologia moderna quali
Max Weber e Ernst Troeltsch tenteranno di svincolare il termine dal suo
uso volgare per attribuirgli un significato del tutto diverso. Per questi
pensatori, la "setta" diventa, in opposizione alla "chiesa", il modello
di gruppi religiosi radicali, critici nei confronti della società,
che aggregano i convertiti intorno a un capo carismatico, e si oppongono
alle chiese ufficiali, giudicandole troppo compromesse con il mondo.
Ma questo modello sociologico
della setta è realmente operativo soltanto in seno a una società
cristiana tradizionale. Da vari decenni la secolarizzazione della società,
l'avvento dell'individualismo contemporaneo e il fenomeno della globalizzazione
conducono a un'estrema frammentazione della religiosità. Le offerte
di salvezza si moltiplicano, su un mercato religioso in cui la deregulation
è totale [4], ove fioriscono le commistioni, le
innovazioni, i sincretismi, ma pullulano anche truffatori d'ogni genere,
che lucrano sulla religiosità.
Sotto la pressione di varie
associazioni di famiglie, che denunciano gli abusi di ciarlatani o di gruppi
accusandoli di plagio, la nozione di setta, che non aveva mai perduto nello
spirito popolare la sua connotazione peggiorativa, si tinge di pericolosità.
Le derive estreme alle quali sono arrivati di recente alcuni movimenti
hanno contribuito ad accentuare ulteriormente la colorazione negativa del
termine.
L'opinione pubblica della
maggior parte dei paesi europei identifica la setta come un gruppo totalitario
e coercitivo, in cui il rischio di derive criminali è sempre presente.
La comunità scientifica, dal canto suo, prende coscienza del fatto
che non è più possibile applicare indistintamente la definizione
sociologia di "setta" - nel senso utilizzato da Weber e Troeltsch a questi
gruppi che emergono e proliferano in una società decristianizzata.
Rifiutando anche l'uso popolare peggiorativo della parola, ha deciso di
conseguenza di sussumere questi movimenti estremamente diversificati nella
dizione "nuovi movimenti religiosi [5]".
Di fatto, ciascuna di queste
due posizioni comporta un rischio. L'uso del termine "setta" nell'accezione
più diffusa tra il pubblico, tutta centrata sulla pericolosità,
fa di ogni erba un fascio, amaIgamando in senso negativo numerosi gruppi
che non hanno nulla di totalitario né di pericoloso. È questo
il problema del famoso elenco del rapporto parlamentare francese del 1996,
che omologa senza alcuna distinzione o precauzione metodologica gruppi
sanguinari quali l'Organizzazione del tempio solare (Ots), o associazioni
che sono state coinvolte in casi giudiziari gravi come Scientology, e comunità
evangeliche come ne esistono a migliaia negli Stati Uniti, una religione
fondamentalista come i Testimoni di Geova, inoffensivi gruppi New Age,
e persino alcuni gruppi inseriti nell'elenco soltanto sulla base di denunce
malevole e infondate.
Di conseguenza, non può
destare sorpresa che a forza di sentir omologare le sette cruente con quelle
evangeliche, tutt'altro che pericolose, alcuni genitori finiscano per ritirare
i loro figli dalla scuola pubblica con il pretesto che l'insegnante è
testimone di Geova. In una recente opera collettiva [6],
Jean Baubèrot, direttore del gruppo di sociologia delle religioni
e della laicità (Cnrs), sottolinea che la pubblicazione di una lista
del genere è incompatibile con il vero rispetto della laicità.
Ma gli universitari rispondono a questa generalizzazione negativa, giustamente
criticata, con un'altra generalizzazione, stavolta positiva, applicando
a tutti questi gruppi, compresi i più pericolosi, la designazione
di "nuovi movimenti religiosi". Questa terminologia pone un problema, poiché
viene attribuito anche a gruppi che usano la religiosità come un
paravento per mascherare attività licenziose. Così, con queste
due opposte generalizzazioni, si finisce per inquinare il dibattito.
Questo malinteso tra un buon
numero di universitari che tendono a relativizzare la pericolosità
delle sette, e varie associazioni di famiglie inclini a esagerarne la portata,
è alimentato anche dall'eterogeneità delle testimonianze
raccolte. I sociologi concentrano i loro studi sugli adepti di gruppi inoffensivi,
o su persone che circolano alla periferia di quelli più pericolosi,
senza rendersi conto dell'esistenza di un nucleo segreto in seno al loro
movimento, e delle azioni devianti che vi si compiono. Si tratta in genere
di individui che aderiscono alla setta per un bisogno di calore affettivo,
della comunione fraterna di cui sentono la mancanza nella società,
o perché credono di trovare alcune risposte alle loro domande esistenziali.
Al contrario, le associazioni
di difesa raccolgono le testimonianze di ex adepti, già impegnati
nel nucleo centrale chiuso e ristretto di gruppi realmente totalitari e
manipolatori, che a volte hanno subito tremende sevizie da parte del guru.
Per farsi un'idea del fenomeno nella sua realtà complessa e globale,
non si devono quindi sottovalutare né le testimonianze positive,
che spiegano peraltro il successo delle sette, né le accuse di ex
adepti, rivelatrici dell'ideologia e delle pratiche totalitarie di alcuni
gruppi.
A questo punto, si possono
distinguere due categorie: le sette "intramondane", che promettono di cambiare
la società dall'interno, in cui le derive nascono essenzialmente
dal desiderio di denaro e di potere; perciò esercitano sugli adepti
pressioni di carattere economico, e tentano di infiltrarsi nello stato;
per quelle "extramondane" invece la società è irrecuperabile;
e quindi tentano di ricrearne un'altra, perfetta e tagliata fuori dal mondo.
In questo caso, la deriva è più grave, tanto che può
condurre fino all'omicidio o al suicidio. È il caso delle sette
sanguinarie tristemente celebri.
Qual è oggi la vera
portata del fenomeno in Francia e nel mondo? Per quanto riguarda i movimenti
evangelici, sincretisti, New Age e terapeutici, dei quali non si è
accertata la pericolosità, secondo lo specialista americano Gordon
Melton i gruppi nel mondo sono circa 20.000, e la loro espansione interessa
principalmente l'America del Sud e i paesi dell'Est.
In Francia, il fenomeno ha
conosciuto una forte espansione negli anni 60 e 70 ma, contrariamente
a quanto si crede, in questi ultimi quindici anni è rimasto relativamente
stabile. Ogui giorno nascono nuovi gruppi, ma molti altri scompaiono. Le
grandi sette degli anni 70, quali Moon o Krishna, in Francia sono ormai
praticamente inesistenti. Per converso, il movimento dei Testimoni di Geova
è in forte crescita e conta da solo circa 130.000 adepti - quasi
due terzi del numero complessivo dei membri di tutte le sette censite.
Secondo la valutazione di
Alain Vivien, presidente del Centro di documentazione, di educazione e
di azione contro le manipolazioni mentali (Ccmm) e nuovo presidente del
Comitato interministeriale di lotta contro le sette, costituito dal governo
di Lionel Jospin, in Francia i gruppi di accertata e grave pericolosità
sono al massimo una decina.
Di fatto, da ogni parte si
ha interesse a gonfiare le cifre: le sette lo fanno per autoconferirsi
un maggior peso (Scientology afferma di avere 50.000 adepti in Francia,
mentre arriva a malapena a 2000); alcune associazioni di lotta contro le
sette lo fanno per giustificare la propria mobilitazione; e i responsabili
politici si sentono gratificati nel ruolo di giustizieri in lotta contro
un nuovo flagello sociale; alcuni media infine pensano soprattutto ad aumentare
l'audience o a vendere più copie.
Detto questo, la pericolosità
delle sette non ha nulla a che fare col loro numero. Una sola setta, Aum,
è riuscita a diffondere nella metropolitana di Tokyo il gas tossico
sarin, provocando dodici morti e migliaia di intossicati. Heaven's Gate
aveva solo 40 adepti, 39 dei quali sono morti nella primavera del 1997
in California. L'Ordine del Tempio Solare non contava più di 500
membri, di cui 74 sono periti tragicamente, in ondate successive, tra il
1994 e il 1997, alternativamente in territorio americano ed europeo. Si
può anzi affermare che quanto più una setta è piccola
e segreta, tanto maggiori sono i rischi di deriva, poiché il gruppo
si regge esclusivamente sull'autorità di un unico capo, che
in qualsiasi momento può trascinare nel suo delirio gli adepti,
senza alcuna possibilità di controllo istituzionale o sociale.
Quali soluzioni adottare
a fronte di questi gruppi, che costituiscono una minaccia sia per gli individui
che per la società? L'atteggiamento degli stati varia notevolmente,
a seconda della percezione culturale del fenomeno. Gli Stati Uniti, che
furono fondati dai membri di varie comunità minoritarie perseguitate
in Europa dalle chiese dominanti, e affondano quindi le loro radici nel
pluralismo religioso, evidentemente non hanno, nei confronti di questo
fenomeno, lo stesso atteggiamento di un paese come la Francia, erede di
una tradizione cattolica aggressiva verso i gruppi dissidenti o minoritari,
oltre che di una tradizione laica ostile alla religione.
Nel primo caso dunque si
accoglie inizialmente con favore l'emergere di questi nuovi gruppi; si
teme più di ogni altra cosa l'intolleranza religiosa e la caccia
alle streghe, e si reprimono i movimenti in questione solo in caso di delitti
accertati. Nel secondo, a priori l'emergere di gruppi non affiliati a una
grande religione "riconosciuta" suscita diffidenza, tanto che qualcuno
non esita a postularne il divieto.
Tuttavia, in Francia gli
universitari come i parlamentari sono contrari a una normativa specifica,
ricordando che il diritto costituzionale francese non consente di assegnare
a una setta o a una religione una definizione giuridica. Entrambi postulano
invece un miglior uso dell'arsenale giuridico esistente, che consente di
comminare condanne per i reati, molto frequenti nelle sette, di truffa,
estorsione, plagio, violazione delle norme sul lavoro ecc. "Viviamo
in uno stato di diritto. Esistono normative e leggi forse non sempre sufficientemente
conosciute, anche da parte di alcuni magistrati" sottolinea Alain Vivien.
I governi potrebbero anche
condurre inchieste amministrative, muoversi sul terreno fiscale, verificare
sistematicamente la situazione scolastica dei minori. Ma al di là
della necessaria vigilanza degli stati, la miglior risposta rimane probabilmente
il senso critico dei singoli. Come ha sottolineato la sociologa Danièle
Hervieux-Léger, "non esistono vaccini contro le sette. Il miglior
rimedio è il buon senso, il discernimento, I'educazione allo spirito
critico".
Più che una repressione
cieca, una moderna inquisizione che potrebbe sfociare in una caccia alle
streghe, la prevenzione e l'educazione al discernimento restano senza dubbio
i mezzi più efficaci per lottare contro i gruppi - peraltro meno
numerosi di quanto si creda, ma difficili da individuare e da smascherare
- che manipolano le aspirazioni umanitarie e spirituali delle persone per
commettere abusi sessuali, economici e di potere.
[1] Julia
Darcondo, La pieuvre scientologique. Prefazione di Jeanine Tavernier,
presidente dell'Unadfi, Fayard, 1998.
[2] Alain
Gest e Jacques Guyard, Les sectes en France, rapporto n° 2468
della commissione d'inchiesta dell'assemblea nazionale, Parigi, 1996.
[3] Pour
en finir avec les sectes. sotto la direzione di Massimo Introvigne
e Gordon Melton, Dervy, Parigi. 1996.
[4] leggere
Ignacio Rarnonet, "L'eclissi della ragione" e Forence Beaugé, "Verso
una religiosità senza Dio", Le Monde diplomatique/Il Manifesto,
settembre 1997.
[5] Eleen
Barker (a cura di), New Religious Movements: a Perspective for Understanding,
The Edwin Mellen Press, New York - Toronto, 1982.
[6] A cura
di Francoise Champion e Martine Cohen, Sectes et démocratie,
Seuil, Parigi, 1999.
[*] Filosofo
e sociologo. Autore, con Nathalie Luca, di Sectes, mensonges et idéaux
(BayardEditions, Parigi, 1998). Sul fenomeno delle sette i due autori
hanno realizzato un'inchiesta sul campo, durata quasi due anni, in Francia,
in Canada e negli Stati Uniti. Da questo lavoro ha avuto origine, oltre
al libro, una serie televisiva di 5 documentari trasmessi in Francia e
in Canada.
[**]
Sulla vicenda, vedi La guerra di Scientology con
il Fisco Americano e Come ha ottenuto l'esenzione
fiscale negli U.S.A.?
|
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