Kathryn, OT7 di Scientology che ebbe un crollo psicotico durante una seduta di auditing e che la sua chiesa abbadonò al suo destino. Tratto da Operation Clambake, articolo collegato a "Nancy Many, Lisa McPherson, Greg Bashaw, Jeannine".
Torna a Nancy Many, Lisa McPherson, Greg Bashaw, Jeannine: perché questi scientologist veterani, tre dei quali ai più alti livelli OT, hanno subito un crollo psicotico dopo intense sedute di auditing di Scientology? Quanto la loro chiesa li ha aiutati a guarire? Giorno del ringraziamento 1998 (aggiornato nel 1999 e nel 2004) Sono stata membro della Chiesa di Scientology per molti anni. L'unico auditing che io abbia mai fatto era auditing ufficiale e autorizzato da Scientology. Qualche anno fa, grazie ad alcuni dei membri più addestrati della Chiesa di Scientology, ho vissuto un'esperienza devastante che mi ha lasciata menomata a livello spirituale e mentale. Non ero più una persona intera, completa. Solamente ora sono in grado di cominciare a parlarne. Storie come la mia sono l'eccezione, non la regola. Però non sono la prima ad aver vissuto quanto ho vissuto e non sarò l'ultima. Sto pubblicando questa storia in modo anonimo perché non voglio rivelare la mia identità. Ora sto meglio, ma ho ancora bisogno di tempo per continuare in privato la mia guarigione. Naturalmente, gli scientologist dell'Ufficio degli Affari Speciali (OSA Int) e del Religious Technology Center (RTC) mi riconosceranno, perché quando tutto questo è avvenuto ero affidata alle loro cure. La storia che desidero condividere con voi ebbe inizio circa tre anni fa, nel 1996. All'epoca non lo sapevo, ma la mia saga iniziò otto settimane dopo la morte di Lisa McPherson, avvenuta il 5 dicembre 1995 a Clearwater, Florida. Diversi aspetti della mia storia sono simili a quella di Lisa, se non identici; avevamo lo stesso medico scientologist, ci furono ordinate le medesime vitamine e misture erboristiche, ci venne prescritto l'idrato di cloralio ed entrambe avemmo un collasso mentale totale accompagnato da allucinazioni. Fortunatamente alcuni aspetti sono stati molto diversi, in particolare l'epilogo. Io e Lisa eravamo entrambe scientologist veterane, io ero stata staff di Scientology per oltre 10 anni (nella Sea Organization) e staff a tempo pieno di una delle organizzazioni. Trascorsi parecchi di quegli anni nel Management Internazionale (Int) della Chiesa di Scientology. Dopo aver lasciato la Sea Org, sono stata per un'altra decina d'anni una scientologist del pubblico e mi sono dedicata alle sue attività a vario livello. Come scientologist, riscontrai nella chiesa molte condizioni e situazioni che non mi piacevano o che non condividevo. Però le razionalizzavo e le collocavo in una prospettiva che mi permetteva di pensare che potevo e dovevo continuare a esserne un membro attivo. Immagino di aver sempre sperato che alla fine quelle condizioni sarebbero cambiate in meglio. All'inizio degli anni '90 mi resi conto che le mie speranze erano sempre più labili, mentre dubbi e disaccordi non potevano più essere mesi facilmente a tacere. Feci alcuni corsi di Scientology intesi a risolvere quei dubbi e quei disaccordi. Che però si rafforzarono. Verso la fine del 1994 mi telefonò una donna di OSA Int che voleva che mi infiltrassi nel nuovo gruppo Internet creato da "Wolly" (Nota: Wolly è il nomignolo che lo staff di OSA Int usa per Larry Wollersheim, ex scientologist). Voleva sapere che cosa stesse combinando Wolly. Rifiutai dicendole che non sapevo usare Internet. Quella telefonata però mi incuriosì e imparai come entrare "online". Ho scoperto Internet in quel modo. Nel 1995 trovai e lessi molti atti giudiziari, sentenze, dichiarazioni giurate e articoli a stampa a favore o contrari a Scientology. Se da una parte quelle informazioni rispondevano a molti miei quesiti, dall'altra non dissiparono i miei dubbi, né mi rafforzarono come scientologist. Mi rivolsi ad AOLA (l'organizzazione Scientology avanzata di Los Angeles) e al CCLA (Celebrity Centre, LA) in cerca di aiuto per comprendere i miei sentimenti. Ma nemmeno quelle azioni ebbero successo. Ecco alcuni dei punti che desideravo chiarire:
Questi erano alcuni dei dubbi che cercai di chiarire anche in Internet. Verso Capodanno del 1995 mi resi conto che dovevo parlare a mio marito di ciò che pensavo, nonostante comunicare a un altro scientologist il proprio scontento per Scientology fosse considerato un Alto Crimine. Gli dissi che forse non volevo più essere una scientologist. Ne fu visibilmente turbato e mi disse chiaramente che per lui sarebbe stato un problema. Sapevo che se avessi continuato in quella direzione, il mio matrimonio e i miei figli sarebbero stati a rischio. Per cui smisi di parlare di ciò che provavo. Lunedì, 5 febbraio 1996, ricevetti una telefonata da un membro di OSA Int. che conoscevo personalmente. La donna voleva vedermi. Incontrai lei e la sua collega nella sala riunioni di OSA Int. su Hollywood Boulevard. Con mia grande sorpresa, le due mi consegnarono un messaggio e-mail che io avevo spedito a una certa persona diversi mesi prima. Scientology aveva dichiarato quell'uomo Persona Soppressiva, vale a dire che l'organizzazione l'aveva espulso, aveva troncato ogni suo rapporto con Scientology e con gli scientologist attivi e aveva proibito a tutti gli scientologist di avere a che fare con lui. Quella persona, nella risposta al mio messaggio, si meravigliava che io, scientologist in buoni rapporti con l'organizzazione, mi fidassi ancora a comunicare con lui. Gli risposi che io non provavo diffidenza per lui personalmente, ma che mi preoccupavo delle spie che ero certa Scientology gli avesse messo molto vicino. Le due donne di OSA Int. non ammisero mai le circostanze in cui erano entrate in possesso di quel messaggio e-mail. Dissi loro che non avevo nulla da nascondere, infatti avevo firmato con il mio nome vero e inoltre sapevo che loro avevano osservatori e spie ovunque. Le informai delle mie visite a AOLA e al CCLA per cercare di chiarirmi pensieri e sentimenti nei riguardi di Scientology, tra cui alcune cose che avevo recentemente risolto. Dissi che non condividevo molte delle operazioni che OSA Int. istigava contro i suoi cosiddetti "nemici", poiché le ritenevo non etiche. Non ero d'accordo con l'assunto Scientology "il fine giustifica i mezzi" che governava ogni loro azione e decisione, comprese le azioni in cui ero stata personalmente coinvolta o di cui avevo conoscenza diretta. Le due non parevano molto interessate al mio punto di vista, ma si concentravano sui nomi specifici che avevo fatto e volevano sapere se avevo parlato con questa o quella persona; erano tutte, ovviamente, sul loro libro nero. Si offrirono di aiutarmi a chiarire i miei dubbi e confusioni e aggiunsero che una meravigliosa auditor che conoscevo, ma che non vedevo da molti anni, stava già studiando i miei folder e voleva aiutarmi. Non ero contraria a un'offerta di aiuto e andai dal D of P per un'intervista. Ma scoprii che non si trattava di un'intervista D of P come quelle che avevo sempre fatto per tanti anni, ma piuttosto di un interrogatorio. Volle sapere se conoscevo persone che erano uscite dal Ponte. Conoscevo degli SP? Chi erano le persone con cui chattavo? Che cosa pensavo? Tornai a casa INTONTITA. Non volevo parlare di quelle cose. Sapevo che se avessi rifiutato quel "maneggiamento" sarei stata dichiarata e sapevo che se fosse successo, il mio matrimonio (e altri aspetti della mia vita) sarebbero stati in pericolo. Quella sera, per caso, ricevetti la telefonata di un'amica scientologist. Era parecchio turbata perché la sua Org (AOLA) le aveva ordinato di disconnettere dalla sua migliore amica (disillusa come scientologist, ma non sull'elenco dei nemici). Suo marito le aveva detto che se non avesse disconnesso non avrebbe progredito sul Ponte, e se non avesse progredito sul Ponte, lui non poteva restare sposato con lei. Mi sentivo intrappolata nello stesso angolo, ritenni di non avere altra scelta se non presentarmi alla "seduta" già programmata per il giorno seguente. La chiamo "seduta" perché non si trattava di un'intervista, quella l'avevamo fatta in giornata, un'intervista informale prima dell'inizio dell'auditing "formale". Il giorno dopo le due donne di OSA Int. mi accompagnarono nella stanza di auditing per incontrare la mia auditor. Entrarono con me nella stanzetta. Guardai quelle tre donne, le loro facce arcigne e mi chiesi se non si trattasse di una di quelle "verifica di sicurezza Gang Bang" di cui avevo sentito parlare nel corso degli anni. Ma non era così e le due mi lasciarono sola con l'auditor. Quanto accadde nei giorni seguenti non aveva nulla a che fare con l'"auditing" che conoscevo. Il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverlo è "feroce". Quelle sedute duravano diverse ore e si protrassero per parecchi giorni. Ricordo che il secondo giorno l'auditor mi fece leggere alcuni bollettini per mostrarmi che quanto stavano facendo era veramente per il mio bene e che quelle sedute non erano inquisitive, e nemmeno un "attacco" contro di me. L'auditor mi disse che a me ci teneva moltissimo e che lo stava facendo per aiutarmi. Ma poi quando dicevo cose che non le piacevano, o che non condivideva, mi urlava addosso inferocita. Per esempio, a un certo punto le dissi che avevo fatto una certa cosa a una Persona Soppressiva, ma che io la consideravo un overt. E lei mi sgridò. Mi urlò che quanto avevo fatto non poteva in alcun modo essere un overt, poiché «non si possono commettere overt sulle Persone Soppressive.» Avemmo diversi disaccordi sulla definizione di overt. Aggiunsi che non ero d'accordo con la definizione "maggior bene sul maggior numero di dinamiche", perché veniva usata per giustificare molte azioni sbagliate che avevo fatto. Le dissi di ritenere che "non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te" e "ciò che fai ti torna indietro", per me erano infinitamente più validi e che li usavo per decidere se avessi o meno trasgredito. L'auditor, proprio lì durante la seduta, fu del tutto e con molta veemenza in disaccordo con me, perché il mio pensiero non si uniformava a quello di Hubbard e di Scientology, il che portò ovviamente a diversi altri episodi in cui mi urlò letteralmente addosso. Queste "giornate di session" durarono circa una settimana. Quando non ero in seduta parlavo molto poco. Mi sentivo del tutto intontita. Cercavo di dormire, ma non prendevo sonno. Mi costringevo a mangiare per superare la "verifica del metabolismo", quella particolare lettura dell'ago che mostra se il fisico è riposato e nutrito e permette l'inizio della seduta. Di notte sentivo che quelle "sedute" continuavano a risuonarmi nella mente, come se la session non fosse mai finita. Mi portavo a casa l'auditor, era sempre dentro la mia testa e mi urlava i suoi disaccordi, strepitava, mi scavava nella mente. 9 o 10 febbraio 1996 Fu la seduta più lunga, durò circa sei ore. Ricordo il mio disperato desiderio di andarmene. Però ero ai piani superiori del palazzo di OSA Int. Quando mi prefigurai le difficoltà di superare l'auditor, di percorrere tutti quei i corridoi e di scendere le scale, che avevano telecamere ovunque ed erano sempre affollati di staff e di guardie della sicurezza per impedire "blow dalle sedute", finii per restare. Trascorsi quasi tutte quelle sei ore nella stanzetta di auditing a piangere o a vomitare in un cestino dei rifiuti. Domenica sera, 11 febbraio 1996 Andai a dormire. Verso le due di notte mi svegliai con la sensazione che si stesse crepando tutto, che stesse andando tutto in frantumi: la mia mente, la mia anima, me stessa. Non riesco a trovare altre parole se non che la mente esplose e andò in mille pezzi. Dovevo fare qualcosa, ma non sapevo cosa. Stavo urlando contro mio marito, ma era come se le parole non mi uscissero di bocca. Uscii di corsa da casa. Mio marito mi inseguì e riuscì a prendermi prima di raggiungere la strada. Cominciai a girare intorno all'auto, cercavo di toccare gli alberi. Mio marito riuscì a calmarmi a sufficienza per farmi rientrare. Ero terrorizzata a morte. Mi era successo qualcosa dentro la testa e sapevo che adesso mi trovavo in un altro posto. Mio marito telefonò a OSA Int. e parlò con la mia auditor (che a quell'ora era ancora in piedi). Parlò con lui e poi con me. L'unica cosa che ricordo della conversazione e che lei mi disse «non esiste nessuna tech per maneggiare questa cosa.» Ricordo che sentii sciogliersi gli ormeggi della lucidità, cominciai ad andare alla deriva e pensai: «avrebbe almeno potuto dirmi una bugia.» Non so se era il 12 o il 13 febbraio quando qualcuno organizzò una nuova session con la mia auditor. Appena la seduta ebbe inizio, lei tirò fuori la "Lista di Correzione della Verifica di Sicurezza", un'azione di auditing intesa a localizzare e risolvere le difficoltà che si incontrano così spesso nelle Verifiche di Sicurezza di Scientology. Si pensava che molte di quelle difficoltà provenissero da uno o più segreti che il preclear non aveva rivelato. Mi sentii immediatamente devastata. "Loro" (cioè il C/S e l'auditor) pensavano che questo mio problema mentale fosse soltanto un "withhold mancato". Ma io sapevo bene che non era nulla del genere. E pensavo che il supervisore del caso e l'auditor avrebbero potuto correggere quanto mi era accaduto, perciò non riuscivo a capire perché non l'avessero fatto. L'auditor parlò con me fino a un "ago libero", poi mise fine alla seduta. Ricordo che le domandai più volte: «Ma quand'è che sistemiamo quello che mi si è rotto dentro?» Non rispose. Mi mandò a casa e disse che mi avrebbe richiamata. I giorni successivi restai a casa. Mi sentivo molto in ansia, timorosa, indisposta. Cercavo di dormire, ma ero subito svegliata da "quelle cose che mi trituravano la mente". È difficile riuscire a descrivere quelle ombre, quei demoni. Volevo soltanto che smettessero, volevo solo ritrovare la lucidità dei miei pensieri... aumentai il dosaggio delle vitamine che l'auditor mi aveva prescritto - melatonina, calcio e magnesio, vitamina B1. Tuttavia le mie condizioni continuavano a peggiorare e trovavo sempre più arduo mantenere la presa sulla realtà. Trascorsi la notte del 13 febbraio a passeggiare su e giù per il garage per non svegliare i miei. Cercavo di calmare i pensieri che continuavano a scorrazzare nella mia mente, senza riuscire a fermarli. Mio marito non riusciva a capire che cosa avessi e mi sentivo molto sola. Alle 5 di mattina telefonai a un altro scientologist del pubblico che, oltre ad essermi amico, era anche un auditor. Pensavo che forse avrebbe potuto darmi l'aiuto di cui avevo bisogno. Mi fu di grande conforto, paragonò il mio stato mentale a un bruttissimo trip di LSD che lui aveva avuto parecchi anni prima. Fu confortante sapere che qualcun altro era stato nel luogo in cui mi trovavo, ma allo stesso tempo rimasi perplessa perché non avevo assunto dell'LSD. Il mio amico conosceva quelle persone di OSA Int. e mi promise che avrebbe scoperto perché non si stavano prendendo cura di me. È importante sapere che in tutto quel periodo - dal momento in cui la mia mente "esplose" fino ad allora (circa quattro giorni dopo) - ero rimasta del tutto cosciente di avere avuto un collasso mentale. La mente mi si era frantumata ed era successo proprio nel mezzo di una "assistenza pastorale" di Scientology. Ma ricordavo che L. Ron Hubbard aveva detto che «il modo per uscirne è passarci attraverso» (The Way Out, Is the Way Through) e «Ciò che lo accende, lo spegne» (What Turns it On Will Turn it off), perciò restai in attesa che OSA Int. aggiustasse ciò che aveva rotto. Ritenevo avessero gli strumenti per rimettere assieme la mia mente spezzata. Ma le cose peggioravano. Erano trascorsi giorni, un'ora dopo l'altra di sofferenza atroce, e stavo cominciando a pensare che mi negassero di proposito il loro aiuto. Iniziavo ad essere paranoica. 15 febbraio 1996 Una persona di OSA Int. mi telefonò per dirmi che il supervisore del caso aveva ordinato che mi facessi visitare da un medico scientologist. Ma io non avevo un medico scientologist. Conoscevo le tecniche Scientology a sufficienza per capire che il supervisore del caso voleva un parere medico sulle mie condizioni. Ma ormai cominciavo a chiedermi se dopo tutto Captain Bill (Robertson) non avesse ragione. Il Capitano Bill era stato un importante dirigente della Sea Organization. Aveva "mollato gli ormeggi" diversi anni prima e nel 1982 aveva lasciato la Sea Org. Secondo lui, gli alti vertici della Sea Org erano caduti nelle mani dei marcabiani, gli alieni provenienti dal pianeta Marcab. [L. Ron Hubbard parlò diffusamente della civiltà marcabiana e delle sue diverse "forze di invasione" sul pianeta Terra - N.d.T.]. Non avevo mai preso sul serio quanto Capitano Bill diceva, ma ora cominciavo a chiedermi: e se avesse sempre avuto ragione? La dottoressa da cui venni mandata era una OT8. Forse anche gli OT8 erano coinvolti nel programma di controllo mentale alieno comandato a distanza? Forse il motivo della mia rottura psicotica era proprio quello. Nonostante i miei timori, mi feci accompagnare a Los Angeles da questa dottoressa, la quale mi disse di continuare a prendere la melatonina, la vitamina B1, la bevanda al calcio-magnesio già prescrittemi dall'auditor. Poi mi raccomandò di assumere delle miscele di erbe e mi prescrisse l'idrato di cloralio. Mi disse che il Dott. Denk (altro medico scientologist che aveva curato L. Ron Hubbard fino alla fine) aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto che l'idrato di cloralio era il miglior farmaco "non psichiatrico" che potessi prendere. Nei quattro giorni successivi continuai a peggiorare. Avevo le allucinazioni sempre più spesso. Continuavo a passeggiare su e giù, non riuscivo a mangiare. Sentivo che l'universo continuava a scomparire alla mia vista. Solo il movimento riusciva a mantenere il mondo al suo posto e a tenere alla larga i demoni, così camminavo di continuo. Il solo consiglio utile datomi dall'auditor di OSA Int. fu di dire a mio marito che non doveva lasciarmi guidare l'auto. Mi sentivo intrappolata su una ruota panoramica. Avevo momenti di parziale lucidità in cui sapevo di essere impazzita. Ma erano momenti brevi, non duraturi. Ogni volta che uscivo dal delirio sapevo che quel momento non sarebbe durato e che il terribile potere della mia mente spezzata mi avrebbe presto risucchiata giù. Stavo annegando ed ero convinta che le persone di OSA Int. mi stessero osservando scomparire. In quei giorni le provai tutte nel tentativo di trovare aiuto o di far sì che gli scientologist mi aiutassero. Parlai più volte con quelli di OSA Int. e addirittura consegnai loro i miei diari personali e altri miei documenti, convinta che potessero aiutare il supervisore del caso a capire che cosa mi era successo e quanto stessi vivendo. Dissi più volte di stare malissimo, la mia mente era diventata un inferno dantesco. Li implorai di portarmi in seduta e di rimettere assieme i mille pezzi in cui era andata la mia mente. La sola risposta che ricevetti fu che i miei folder di preclear erano a RTC (Religious Technology Center) per una revisione tecnica e che prima di poter fare qualsiasi tipo di auditing dovevo attendere che tornassero indietro. In quel periodo assunsi religiosamente tutto ciò che mi avevano detto di prendere. Convinta che potesse aiutarmi, aumentai i dosaggi e cominciai a prendere la B1 a manciate, ma ancora non riuscivo a dormire più di mezz'ora o quaranta minuti. Mi svegliavo da un sogno e pensavo che quanto appena sognato fosse realmente accaduto, fosse la realtà. Mio marito non riusciva a capire che cosa mi stesse realmente succedendo. Ero totalmente sola. Ricordo che una volta mi rinchiusi nello sgabuzzino, rincantucciata in un angolo, piangevo e sbattevo la testa contro il muro. Volevo riavere la mia mente. Mesi dopo chiesi al mio "FSM" perché in quel periodo non si fosse mai fatto vedere. Mi disse che OSA Int. gli aveva assicurato che era "tutto sotto controllo" e di tenersene fuori. La notte del 20 febbraio 1996 fu del tutto insonne. Adesso ero certa che le teorie e convinzioni del Capitano Bill erano sempre state giuste. I marcabiani si erano impossessati della dirigenza di vertice di Scientology. Captain Bill mi aveva detto che i marcabiani avevano collocato del "tepaphones" invisibili agli umani in cima al palazzo Scientology "Big Blue" di Los Angeles. Era grazie a quei "tepafoni" che praticavano il controllo mentale sugli umani. Aveva senso... quello era il motivo per cui la mia mente era andata in mille pezzi. Inoltre, spiegava il motivo per cui quelli di OSA Int. fossero così insensibili alla mia sofferenza - erano controllati dagli alieni, oppure erano essi stessi degli alieni. Mi era ormai chiaro che OSA Int. non aveva alcuna intenzione di aiutarmi. Quel giorno accaddero molte cose irrazionali... ero totalmente paranoica, totalmente psicotica e in preda alle allucinazioni. Ricordo che sfrecciai a piedi in mezzo a una strada trafficata, meravigliandomi di giungere intera dall'altra parte. Ero certa che sarei stata investita, e adesso non sapevo più che cosa fare. Poco dopo ebbi un collasso fisico e stramazzai sul marciapiedi. Cercavo di alzarmi, ma non riuscivo a stare in piedi e nemmeno seduta. Il collasso mentale era diventato anche fisico, ma ero ancora combattiva. Mi immobilizzarono con le cinghie di costrizione, mi caricarono su un'ambulanza e mi portarono all'ospedale. Mio marito arrivò subito, appena dopo di me. Ero così fuori di testa da non riconoscerlo. Dagli esami clinici risultò che i valori ematici erano impazzii ed ero disidratata. Mio marito aveva portato con sé il tubetto di cloralio idrato prescritto dal medico scientologist. Il personale ospedaliero rimase incredulo davanti a quel farmaco. «Guarda che cosa le hanno dato per farla dormire?!?!», risero tra loro due infermiere. In seguito scoprii che, in quanto medico che aveva firmato la ricetta, la dottoressa scientologist era stata informata del mio collasso e del mio stato mentale. Lei aveva avvisato subito OSA Int., che aveva mandato due persone all'ospedale per impedire un mio eventuale ricovero psichiatrico. Dopo diverse ore e con un po' di aiuto, riuscii a rispondere alle domande chiave del personale del pronto soccorso - «Chi sei? Che giorno è oggi? Dove ti trovi?». I medici avrebbero voluto ricoverarmi, ma alla fine si arresero e mi affidarono a mio marito, dimissioni "contro il parere medico". Uscita dall'ospedale, venni sottoposta a un "baby watch" informale. Dico "informale" perché: a) si svolse a casa mia; b) gli scientologist che si presero cura di me erano persone che conoscevo e c) non avevano il divieto di parlarmi. Quando mio marito tornava dal lavoro, loro se ne andavano. 22 febbraio 1996 Arrivò a casa mia un'addetta di OSA Int. per consegnarmi un biglietto del Supervisore del Caso. Non ricordo che cosa diceva, ma ricordo che mi spinse a ingaggiare una lunga filippica sconnessa contro la donna che lo aveva portato. Inoltre "la gente" (esseri invisibili che potevo vedere solo io) arrivata assieme a lei iniziò una battaglia con "la mia gente". Inutile dire che dopo quella visita mio marito smise di sperare che da parte del Supervisore del Caso/auditing sarebbe mai arrivato un aiuto concreto di qualche tipo. Mio marito telefonò alla dottoressa scientologist per chiederle aiuto. Incredibile a dirsi, la donna gli rispose che non poteva farci niente perché l'unica cosa che avrebbe potuto aiutarmi erano gli psicofarmaci, e lei non poteva prescrivermeli. A quel punto, mio marito venne da me e mi abbracciò. Mi disse che OSA Int. non ci avrebbe aiutati, che nemmeno i medici scientologist lo avrebbero fatto. Eravamo stati lasciati soli e ne saremmo usciti insieme. Anche nel tormento della follia, fui felice di non essere più sola. Sentii un briciolo di speranza. Ricordai i medici che avevano riso vedendo l'idrato di cloralio e pensai che avremmo dovuto fare IL CONTRARIO di ciò che gli scientologist ci avevano detto. Mio marito si disse d'accordo, così smisi di prendere tutte quelle vitamine e le miscele di erbe e tutto quanto mi fosse stato prescritto da chiunque fosse collegato a OSA Int. L'unica cosa che decisi di prendere fu l'aspirina, perché avevo letto da qualche parte che il farmaco "blocca le immagini mentali e l'immaginario." 23 febbraio - 1 marzo Continuavo a non dormire e ad avere allucinazione e paranoia. Però non ero più sola. Le uniche parole che riesco a trovare per descrivere quella situazione è che mio marito entrò con me nella mia psicosi. Vedeva ciò che io vedevo, sentiva ciò che io sentivo o, quantomeno, mi lasciava capire che lo stava facendo. Mi aiutava a calmarmi. Di notte, quando le ondate di terrore erano più alte e violente, stava con me. Era come se avesse creato una specie di faro nella mia mente distrutta che stava annegando nel terrore, io seguivo il suo raggio di luce che mi indicava la via d'uscita. Mio marito ancora paragona quel periodo al film "Poltergeist", quando il padre entra nell'"altro universo" per salvare la figlia risucchiata dal televisore. In fondo è proprio ciò che lui fece con me, entrò nella mia psicosi, riuscì ad afferrare la mia mano e mi tirò fuori. Piano piano cominciai a dormire un po' di più. Lentamente, il terrore iniziò a dissiparsi. Avevo ancora le allucinazioni, ma erano diventate meno intense e terrorizzanti. Le voci che sentivo erano più gentili. In quei primi periodi di lentissimo miglioramento, da OSA Int. non telefonò mai nessuno. A un certo punto sentii l'urgenza di tornare ai miei libri e ai miei diari. Mio marito telefonò a OSA Int. e riuscì a farsi restituire le mie cose. I miei diari erano stati completamente appiattiti (come quando si fotocopia un libro) e certe pagine (dove citavo Scientology) avevano delle orecchie. Ma almeno ero riuscita ad avere indietro i miei diari originali. Ricordo che cercavo di "mettere lì della normalità". Appena alzata mi ero sempre fatta un caffè, una spremuta e avevo letto il giornale. Cominciai ad attenermi alla stessa routine - alzarsi, farmi una spremuta, un caffè e aprire il giornale. Nonostante fossi incapace di concentrarmi e non riuscissi a leggere nulla, mi concentravo su due piccole proposizioni: "fare come se" e "fingi finché non ce la farai". Mi trattenevo su una pagina del giornale il tempo che secondo me sarebbe servito a leggerla, poi la giravo. Stavo lottando per riprendermi la mia mente, così da riuscire a tornare nel mondo reale e vivere la quotidianità... ogni notte dormivo un po' di più e ogni giorno stavo un po' meglio. 6 marzo 1996 Mi telefonò l'amico auditor, quello che mi aveva aiutata con la storia sull'LSD e altre cose, prima che mio marito capisse che cosa stava succedendo. Voleva una intervista registrata della mia esperienza. Avevo già deciso che non "avrei mai più rivangato il mio caso". Però mi fidavo di lui e accettai. Volevo che il MIO punto di vista fosse documentato. Non volevo che i miei folder di preclear, che Scientology non mi avrebbe mai permesso di avere, fossero l'unica documentazione della mia esperienza. Ci incontrammo in un posto tranquillo e sicuro. In seguito il mio amico mi disse che, in quanto auditor addestrato, si era reso conto che nelle tecniche a cui ero stata sottoposta c'erano stati errori e applicazioni sbagliate. Le sue affermazioni non mi fecero tornare in me, né mi comunicarono nulla di nuovo, ma era un sollievo pensare che l'essere andata mentalmente a pezzi non era colpa mia. Venerdì 8 marzo 1996 L'amico auditor mi telefonò di nuovo. Mi disse che una donna dell'ufficio legale di OSA Int. voleva farmi firmare delle dichiarazioni giurate. Aggiunse che OSA Int. gli aveva chiesto di convincermi a firmare quelle carte. A OSA Int. non interessava avere informazioni da me, non aveva alcun interesse a intervistarmi per appurare quali sentimenti nutrissi sull'accaduto. Mi disse che era stato lui che aveva preteso di farmi l'intervista da mettere agli atti. Rimasi molto turbata. Mi feci lasciare il numero di OSA Int. Ero furiosa per il fatto che questa donna dell'ufficio legale della Chiesa di Scientology non avesse avuto nemmeno la decenza di chiamarmi personalmente. Infatti, né io né mio marito ricevemmo MAI nessuna telefonata dopo quel venerdì in cui lui si era reso conto che OSA e Scientology non ci avrebbero mai dato assistenza. Quando telefonai, la donna di OSA Int. mi disse che dovevo firmare una breve dichiarazione giurata e una più lunga liberatoria che lei aveva preparato. La informai che prima volevo averne una copia e anche il tempo necessario per leggere tutto con calma. Mentre ero al telefono con lei realizzai che, dopo tutto quel che mi era successo, e dopo tutto quello che avevo fatto per Scientology, quello era l'unica cosa che Scientology mi stava dando, e che mi avrebbe dato, "in scambio". I miei amici e conoscenti non scientologist avevano mandato fiori e biglietti di auguri. Scientology voleva che firmassi dei documenti legali. Scoppiai a piangere e riattaccai. La richiamai dopo qualche minuto e lei accettò di inviarmi i documenti per posta. Ero veramente distrutta, stavo male, ero rattristata e profondamente delusa perché la mia presunta "chiesa" non si sarebbe spinta oltre questo. Mio marito, al contrario, non era affatto triste ma irritato dal fatto che l'unica cosa di cui "tutta quella gente" si preoccupava era pararsi il posteriore. I famosi documenti non arrivarono mai. Ciononostante, continuavo a chiedermi se avessi dovuto firmarli oppure no. Sapevo che se non lo avessi fatto, OSA Int. mi avrebbe considerata una minaccia e avrebbe intrapreso ulteriori azioni contro di me. Nonostante stessi un po' meglio, ero ancora instabile e una parte di me continuava a preoccuparsi della presa di potere aliena e di quei "tepafoni" che i marcabiani avevano messo il cima al "Big Blue" di Scientology. Ero ancora convinta che mi avrebbero potuta rispedire all'inferno nel momento stesso in cui fossi riuscita a uscirne. 13 marzo 1996 Mi telefonò la donna dell'ufficio legale di OSA Int. per dirmi che non poteva mandarmi i documenti per posta, ma voleva che li leggessi (in sua presenza) e li firmassi. Quel giorno mio marito era via. Il solo amico che riuscii a contattare mi raccomandò di firmarli, così Scientology mi avrebbe lasciata in pace. Non volevo incontrare quella donna in un edificio Scientology. Ci accordammo per vederci in un ristorante, ma ero troppo fuori di testa, non riuscii a uscire dall'auto e lei mi raggiunse nel parcheggio del ristorante. Era passato soltanto poco più di un mese dall'inizio del mio attacco psicotico e solo una settimana da quando avevo deciso di fingere di essere normale. Ero priva di ancoraggi nel mondo reale, molto debole. Sedetti con lei in macchina e mentre lei leggeva i due documenti, io continuavo a piangere. Mi disse che la prassi era che ci fosse anche un avvocato che me li spiegava, in modo che io sapessi che cosa stavo firmando, ma siccome non ero in grado di entrare nel suo palazzo e incontrare il suo avvocato, non potevo farmeli illustrare. Cambiammo alcune parole. Avevano definito "periodo stressante" quanto mi era successo. Volevano farmi firmare che sapevo che non era colpa di Scientology e che Scientology mi aveva aiutata. L'altra carta che voleva farmi firmare era una liberatoria; mi disse che era un documento standard, che molti lo firmavano tutti i giorni. Un atto veramente comune firmato da chiunque lasci lo staff. OSA Int. conservava quei documenti firmati in un archivio del suo ufficio legale. Sapevano che gli staff in uscita non si sarebbe mai trasformati in nemici e che quelle liberatorie non erano mai state usate, ma per ogni evenienza volevano una firma prima di autorizzare chiunque a uscire dalla Sea Organization. Accettò di cambiare qualche parola del documento e mi disse che ne avrebbe fatto delle copie corrette. Ci accordammo per vederci di nuovo per la firma. Stavo per andarmene quando si girò e mi disse: «Oh, un'ultima cosa. Vorrei che l'atto della firma fosse video registrato. Così che se mai Arnie Lerma dovesse venirlo a sapere, potremo dimostrare che i documenti non sono stati firmati sotto costrizione.» [A questo proposito, si veda la vicenda di Debbie Cook, 16 anni dopo la vicenda di Kathryn/Nancy Many - N.d.T.] Ero seduta in macchina perché non riuscivo nemmeno ad arrivare al ristorante tanto era lo stress che stavo vivendo, stavo piangendo a dirotto... ma non era costrizione. Le dissi che non accettavo la videoregistrazione. Mio marito era ancora irreperibile, non sapevo che fare e a chi rivolgermi. Non volevo restare coinvolta in una guerra con Scientology per una firma su dei documenti. Volevo soltanto riavere indietro la mia mente. Ragionai sul fatto che se firmarli mi avrebbe evitato molestie (e avrebbe distolto da me quei tepafoni), allora avrei dovuto firmarli e voltare pagina. Quello stesso giorno tornai a Hollywood per incontrare la donna di OSA Int. e un pubblico notaio. Li caricai davanti al palazzo di OSA Int., girai l'angolo e parcheggiai. Firmai quei documenti dentro la mia auto. La donna mi diede la mia copia raccomandandosi di tenerla al sicuro e di non farla vedere a nessuno. Sembrava quasi che avere una copia di documenti del genere fosse inusuale. Mio marito non fu affatto felice della mia firma, in particolare quando scoprì che OSA Int. aveva organizzato tutto in un giorno in cui lui era irreperibile. Ma ok, quel che è fatto è fatto. La vita va avanti. La vita andò avanti e io continuai lentamente a migliorare. A fine di giugno/primi di luglio 1996 sentivo che la mente aveva riacquisito una certa consistenza. In tutti quei mesi non avevo mai parlato con nessuno dell'accaduto, nemmeno con i miei amici più cari o con i miei familiari. Non ne avevo mai discusso nemmeno con le persone al corrente dell'accaduto. A quel punto, pensavo che la cosa migliore fosse guardare avanti e non pensarci su. In giugno 1996 un'amica mi disse di aver visto il mio folder di auditing all'Org Avanzata. Era consolante sapere che almeno il mio folder era uscito dal circolo vizioso OSA Int/RTC. Telefonai alla mia D of P per chiederle se per caso il supervisore del caso mi avesse lasciato un appunto. Non solo non c'era nessuna nota, ma l'intervista fatta dal mio amico-auditor che documentava tutti gli errori, era sparita. In realtà, mancavano diverse altre cose. Nel mio folder non c'era nulla in merito all'ordine di farmi visitare da un medico Scientology - nessuna informazione sul mio collasso, sull'ambulanza, sul ricovero o sull'inferno che avevo vissuto - zero. Era come se quelle cose non fossero mai successe. I miei folder di auditing erano stati "candeggiati". Tutte le possibili prove incriminanti erano state rimosse. A OSA Int. e a RTC non piace che le org inferiori sappiano dei loro affari. 14 agosto 1996 Da OSA Int. mi telefonò un tizio giovanissimo. Voleva darmi un appuntamento per terminare l'azione di auditing iniziata a febbraio. Restai esterrefatta dalla sorpresa. Forse non avevo capito bene? Mi rispose che il mio auditor gli aveva chiesto di telefonarmi perché non ero «andata molto avanti con il programma che mi era stato assegnato.» Gli chiesi se sapesse qualcosa di quanto mi era accaduto e lui ripeté soltanto che non avevo portato a termine il programma e che dovevo finirlo. Gli risposi che lo avevo completato all'ospedale, dopo l'ultima azione di auditing. Controbatté al mio commento come se si trattasse solo e soltanto di una mia colpa e aggiunse: «Non ho mai sentito che Scientology dia cattivi risultati.» Mio marito aveva sentito la conversazione dal telefono dell'altra stanza e volle scambiare due parole con quel gentiluomo. Non so che cosa gli disse, ma il giovanotto non chiamò più. Sentii parlare per la prima volta della morte di Lisa McPherson ai primi del 1997. Era una cosa tristissima che mi colpì duramente. Come me, anche lei era una scientologist veterana. Vidi diverse similitudini tra i nostri casi. Quando lessi le annotazioni quotidiane scritte dalle persone che si prendevano cura di lei, non ebbi difficoltà a comprendere le azioni e i commenti apparentemente folli di Lisa. Sapevo esattamente dov'era finita la sua mente, proprio là dov'ero stata anche io ed era un luogo che non augurerei a nessuno. Feci il collegamento tra i farmaci, le vitamine e le erbe che entrambe avevamo assunto solo quando nell'estate del 1997 vidi un programma televisivo. Avevo già studiato gli effetti della deprivazione del sonno sulla stabilità mentale. Ma dopo quel programma mi informai sugli effetti collaterali dell'idrato di cloralio e delle altre pastiglie. Mi resi conto che avevamo assunto le stesse sostanze e che avevamo sofferto i medesimi effetti. Solo dopo aver smesso quella roba avevo cominciato a migliorare. In settembre 1997 scrissi una lettera a David Miscavige, presidente del Consiglio d'Amministrazione del Religious Technology Center e capo di Scientology, informandolo della mia esperienza e dei collegamenti tra farmaci e vitamine. Ero preoccupata che altri scientologist vivessero esperienze del genere. Non mi ha mai risposto. Da allora ho condiviso il mio vissuto con alcuni amici intimi. Ho cambiato lavoro, ci siamo trasferiti. Mi sto ancora riprendendo dagli effetti di quanto ho patito. Non sono più mentalmente ed emotivamente forte come prima. Forse occorreranno ancora anni, forse non mi riprenderò mai del tutto, ma sono grata di risvegliarmi ogni mattina su questo mondo e di riuscire a capire la differenza tra un incubo e il mondo reale che prima davo per scontato. Kathryn
Aggiornamento del 2004: Prima che Greg Bashaw decidesse di togliersi la vita, gli parlai in diverse occasioni. Le nostre esperienze hanno molto in comune. La sua morte mi ha spinta a cercare metodi alternativi per aiutare persone traumatizzate come noi. La psichiatria standard non comprende una psicosi indotta da Scientology e potrebbe peggiorare le cose. Inoltre, chi è stato scientologist sviluppa avversione e profonda fobia contro le professioni di salute mentale. Ho trovato un centro che offre un tipo di assistenza simile a quella datami da mio marito e vi abbiamo indirizzato un'altra donna di Los Angeles. Ora (tre anni dopo l'inizio del suo inferno) sta bene, ha ricominciato a lavorare ed è tornata alla vita normale. Esistono forme alternative di aiuto per chi in futuro dovesse ritrovarsi in quella situazione. |
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