Come ci si sente dopo un'esperienza vissuta così intensamente? Un ex scientologist italiano racconta il suo percorso dopo un'affiliazione di 5 anni. Di Momentarylapse, dal newsgroup free.it.religioni.scientology, gennaio 2006.
Come ci si sente, dopo?
Se per dopo intendiamo appena usciti ti posso far leggere questo: è la mia lettera... Uscire da Scientology senza aver realizzato cosa sia veramente è un'esperienza fortissima, a posteriori non riesco ancora a capire come ho resistito, forse la speranza di rientrare un giorno, forse l'attaccamento naturale alla vita, soprattutto per non gettare nella disperazione chi mi viveva a fianco. Se per "dopo" intendiamo "dopo aver capito cos'è Scientology e che Scientology ti ha trattenuto a sé con una violenza psicologica e il controllo mentale", allora posso dire che all'inizio è come un'esperienza che hai nascosto o catalogato alla voce "da rivedere" e che emerge poco a poco. L'indizio più forte e che mi ha indotto a riflettere è il dolore psichico che non riuscivo più a mascherare: da quando entri in Scientology in poi impari a mascherare il disagio emotivo, la pulsione psicologica (pazzia?), diventi talmente bravo che installi dei meccanismi dominanti, una personalità robotica. Una volta che hai staccato non sei più costretto a mascherare il disagio; per un po' continui a usare i vecchi meccanismi, poi crolli perché sono troppo forti e scoppiano, senza l'azione di contenimento dell'etica, dell'indottrinamento e dell'ipnosi dei TRs e dei colpi di accetta mentale dell'auditing. Quindi il primo sintomo è, se ci autoascoltiamo, il dolore psichico: io ho fatto 4 mesi con un forte mal di testa quotidiano e il costante senso di "panico esistenziale" per qualcosa di indefinito, una specie di "sentirsi perduto, senza speranza, in balia di una catastrofe imminente", sensazione amplificata al massimo... è difficile descriverla senza averla vissuta, è strana, morbosa, come quando guardi un film del terrore e sai che sta per arrivare la scena che ti farà sobbalzare, quell'eterno "prima" della scena di terrore... spero di aver reso bene l'idea. Il primo mese di questo "panico" esistenziale l'ho passato ragionando da solo, vedevo Scientology "dappertutto", pensavo solo a Scientology... dopo un po' ho chiaramente capito che tutto ciò era qualcosa di folle, non potevo non pensare ad altro, sentivo un profondo disagio, una rottura forte con la realtà e allora ho deciso di reagire, per difesa, cominciando a leggere materiale "critico", volevo capire, non criticare: e lì ho iniziato ad uscire dal grosso del malessere! Un sollievo iniziale, le esperienze degli ex mi folgorarono (ma come, mi dicevo... OT8 certificati che dicono cose del genere? Chi li ha certificati? Scientology che ricorre a consulenti Wog? e allora la Tech non la usano? eccetera), erano esattamente ciò che anche io stavo provando, dovetti abbinare molte esperienze per togliere validità ai concetti "inculcati" dentro di me... cominciavo a star meglio, cominciavo ad abbinare i malesseri con l'effetto del controllo mentale. Di grande aiuto è stato il saggio di Margaret Singer, in particolare il capitolo intitolato Uscire dalla pseudopersonalità perché avevo la maggior parte dei sintomi emotivi/psicologici in esso descritti: per mesi una volta ogni due o tre giorni mi sentivo "galleggiare" (come quando facevo i TRs) e mi sentivo "morto", come se gli altri parlassero e io non fossi lì. Per difendermi da questi sintomi cominciai ad autocontrollarmi e ad informarmi su come lavorano le "sette a controllo mentale degli adepti" (http://setteculti.psike.it/clt_01.htm), insomma un quotidiano esercizio di informazione/raffronto con la mia esperienza e sensazioni, e tutto combaciava sempre alla perfezione e mano a mano il panico diminuiva, il mal di testa diminuiva, crollava però la mia stima; la domanda: "Come ho fatto a cascarci?" mi deprimeva. Continuai a informarmi e a leggere, ad osservarmi, con la massima obiettività... funzionava, anche se non troppo velocemente; gli attacchi di panico notturni si diradarono e la sensazione di "fine del mondo" quotidiana si stava alleggerendo. Cominciai a leggere di controllo mentale, di ipnosi, di stati di ansia e panico, di come provocarli, di come usarli per manipolare, degli abusi religiosi; la mia mente era vorace di dati e stava meglio... La vera svolta fu quando comincia ad identificare dei "concetti-chiave" inculcatimi che mi impedivano di rientrare nella realtà. Ne elenco alcuni, quelli che mi vengono in mente adesso, e badiamo bene che erano concetti radicati appena sotto il livello di coscienza, "subliminali" o "subconsci" dite come volete, insomma presenti appena sotto non facili da vedere, ma ben presenti.
Come si può notare il mio processo di DE-indottrinamento è stato un lavoro quotidiano di ascolto e percezione delle mie sensazioni e un valutarle e raffrontarle con la realtà e la vita reale, grazie alle letture ma soprattutto all'osservazione e all'autopercezione (difficile da ripristinare per un ex scientologo, impossibile per uno scientologo attivo). Ad ogni concetto "smascherato" equivaleva un rilassamento e benessere mentale ritrovato, pezzo per pezzo devi rimuovere ogni concetto, anche quelli (pochi) che possono essere giusti, perché i concetti positivi che eventualmente sono stati dati sono stati innanzittuto inculcati a forza con la pressione dell'ambiente o con metodi ipnotici, e poi sono stati usati per controllare la nostra parte razionale e sviarla. L'azione di Scientology è un'azione sottopelle, sottile. Una trasmissione di sensazioni che viene registrata sotto, come un'emozione che viene assorbita e come tale deve essere rilasciata, la ragione e il confronto servono a sbloccare pensieri che poi faranno uscire emozioni, come in un processo di "venire a galla" di "stati d'animo" controllanti e distorti. È come tornare da un trip allucinatorio, un viaggio mentale provocato da una strana droga che si chiama esaltazione, che si chiama indottrinamento, controllo mentale... È tornare lucidi dopo una "sbornia acida" durata magari anni. È bello, ma fa anche molto male. Ma è un "male" positivo, un "male" che esce da noi e che forse si porta dietro altro male già presente... |
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