Una reporter del New Yorker racconta la sua visita al Centro delle Celebrità californiano e ci presenta le proprietà immobiliari della chiesa a Hollywood. Di © Dana Goodyear, New Yorker, 14 gennaio 2008
© Traduzione di Simonetta Po, settembre 2012
Franklin Avenue sfiora i canyon orientali di Hollywood e quasi scompare sul bordo più settentrionale delle mappe cittadine. È un viale ricurvo su cui si affacciano edifici residenziali. La vita pubblica si snoda attorno al supermercato Mayfair e su un tratto di marciapiede lungo un isolato pieno di caffè e di negozi di libri usati. I condomini sono vecchi e in alcuni casi molto belli come il Villa Carlotta, una struttura in stile mediterraneo della fine del XIX secolo disegnata da Arthur Harvey, dove ha vissuto per molti anni l'architetto Wallace Neff. Di fronte a Villa Carlotta c'è la vera anomalia del viale: un castello turrito e monumentale, anch'esso disegnato da Harvey, che sorge su un lotto enorme con giardini ben curati, un ruscello gorgogliante, un campo da tennis e un paio di alberi della gomma vecchi di oltre cento anni. Alto sette piani, il castello è un'esagerata follia color panna con altissime palme ondeggianti che sembrano sfiorare i tetti. «Ti consiglio di fare il giro dell'isolato e guardarlo dal dietro», mi dice Richardson Robertson III, architetto locale. «In questo mondo moderno di scatole in cui viviamo, è veramente insolito vedere tanti angolini, buchetti, finestrelle e questa interessante linea dei tetti.» Nato come Château Élysée, hotel per lunghi soggiorni delle star del cinema, i conservazionisti lo considerano uno dei maggiori esempi cittadini di edificio neo-normanno (il Château Marmont è più piccolo e si erge su un lotto decisamente inferiore). Dal 1973 il Château Élysée è di proprietà della Chiesa di Scientology, che lo ha ribattezzato Celebrity Centre. Scientology, la religione nata dal manuale popolare di auto-aiuto Dianetics: la forza del pensiero sul corpo di L. Ron Hubbard, incorpora aspetti di filosofia orientale, teoria manageriale e fantascienza - genere in cui Hubbard fu decisamente prolifico. La prima chiesa di Scientology fu fondata a Los Angeles nel 1954. Sebbene la sede spirituale si trovi a Clearwater, Florida, e la chiesa possieda strutture in tutto il mondo, Scientology è particolarmente radicata a Los Angeles e nella sua industria dello spettacolo. Le decine di edifici di proprietà della chiesa, molti dei quali storicamente significativi e ora per lo più tappezzati di poster che pubblicizzano Dianetics, o caratterizzati dalla stella a otto punte che rappresenta uno dei simboli di Scientology, sono entrate nel paesaggio iconico dell'architettura di LA, massa informe visivamente stimolante della vecchia Hollywood e delle regie artistiche anni '70. Al Celebrity Centre, dove una grande insegna gialla sul tetto che dà sulla 101 annuncia l'edificio e il suo proprietario, la giustapposizione è particolarmente acuta. Dianne Kanner, storica dell'architettura specializzata nella Los Angeles del XX secolo, lo ha soprannominato Château Scientology.
Per Scientology, la conversione delle celebrità è stata importante fin dall'inizio. Un notiziario interno prodotto probabilmente alla metà degli anni '50dall'Hubbard Communication Office, afferma: «Ci sono molte persone che l'America e il mondo intero ascoltano. È sulle loro spalle che poggia molto dell'entusiasmo che muove la società. È ovvio ciò che succederebbe all'America se aiutassimo i suoi leader ad aiutare il prossimo. Il "Progetto Celebrità" è parte di quel programma. È ovvio ciò che succederebbe a Scientology se i comunicatori che per primi ne beneficiano, ogni tanto la citassero.» L'articolo si conclude con un elenco di star dell'epoca - tra gli altri, Orson Wells, Howard Hughes, Walt Disney e Greta Garbo - denominati "selvaggina" o "prede" che gli scientologist dovevano "cacciare". Anche se non risulta che Scientology abbia avuto alcun successo con loro, oggi il movimento annovera nelle sue file Tom Cruise, John Travolta, Kirstie Alley e diversi altri personaggi famosi. Il Celebrity Centre viene usato per corsi di Scientology e per il suo "auditing", uno dei capisaldi della religione in cui l'individuo si sottopone a una seduta guidata di terapia della parola, tenendo generalmente in mano gli elettrodi di un apparecchio chiamato E-Meter. Si crede che l'apparecchio misuri lo stato spirituale del soggetto. Lo scopo è eliminare le "immagini mentali" associate ad eventi traumatici. Raggiunto lo stato di "Clear" - cioè di liberato da tutte quelle associazioni mentali - si può proseguire sui livelli mistici ed esoterici di Scientology. Il percorso per diventare "Thetan Operante", o esseri di puro spirito ("thetan" è la parola che Hubbard usava per riferirsi all'anima), è evidenziato in un tabellone chiamato "Ponte della Libertà Totale: Quadro di Classificazione, Gradazione e Consapevolezza dei Livelli e dei Certificati" di Scientology. Scientology è una religione tecnologica che sostiene di aver sviluppato "metodi esatti, precisi per accrescere la consapevolezza spirituale e la capacità dell'uomo". Completare il Ponte richiede anni e ogni successivo gradino comporta un importante investimento finanziario. Un pacchetto iniziale di dodici ore e mezza di sedute di auditing costa tra i sei e i settecento dollari, ci dice Greg LaClaire, vicepresidente del Celebrity Centre (gli aspiranti scientologist possono contenere le spese scegliendo di essere auditi da un iniziato, piuttosto che da un membro dello staff). Il catalogo natalizio di Dianetics e Scientology del 2007 offre una Edizione color "Blu Diamante" dell'E-Meter per la Disseminazione Planetaria - pubblicizzato come «uno strumento per la certezza dell'Età d'Oro della Tech» al fine di ottenere «un progresso più veloce sul Ponte» - a 5.500 dollari. Ai piani superiori, il Celebrity Centre offre agli scientologist in visita trentanove camere d'albergo. Un volantino privo di data pubblicizza «un ambiente sicuro per le celebrità e gli scientologist»; in un box, John Travolta informa: «Buon cibo, ottimo riposo, eccellente servizio ma soprattutto qui mi sono sentito molto sicuro». Celebrity, la rivista prodotta dal Celebrity Centre che sulla copertina di ogni numero riporta la foto di una celebrità Scientology, invita i lettori a trattenersi all'hotel per cinque o sei settimane «per completare più velocemente i corsi dei libri e delle conferenze dei Fondamenti!» Nel seminterrato c'è una struttura disintossicante. Il castello incoraggia poi un senso di comunità. «Hollywood non è un'industria in cui si riesca a sfondare facilmente», mi dice Hilary Royce, ex danzatrice già allieva di Sarah Lawrence e ora direttore degli affari comunitari della Church of Scientology International. «Tutti gli artisti del Celebrity Centre le confermeranno che è un luogo sicuro per studiare le scritture e per allacciare amicizie. È veramente un centro comunitario.» La promessa di poter fare conoscenze attrae molti speranzosi. Il Celebrity Centre offre un'ampia gamma di seminari per avere successo nel mondo dello spettacolo - Farcela nella Pubblicità, Come Entrare nel Cast della Puntata Pilota, Lezioni di Recitazione Hollywood - che esso promuove con volantini affissi nei luoghi di audizione. Un ex attore mi ha detto che al suo arrivo a Hollywood una decina di anni fa si recò al Celebrity Centre per ciò che sembrava un «vero seminario sull'industria dello spettacolo», solo per scoprire che «era più o meno un modo per attirare clienti.» «Assistetti alla loro presentazione, una vera lezione di indottrinamento. C'erano Marissa Ribisi, Juliette Lewis e un direttore del casting che raccontavano quanto fosse eccezionale essere degli scientologist», mi ha raccontato. «Questo gruppo di celebrità stava dicendo ai presenti che se solo avessero fatto i corsi e fossero diventati "Clear" avrebbero concretizzato i loro sogni. Poi venni seguito da degli auditor che cercarono di portarmi in un'altra stanza per farmi audire. Fu un tentativo di vendita pervasivo e invadente. Cominciai ad innervosirmi parecchio, allora iniziarono a dirmi che i miei problemi derivavano dallo stress.» «Quei seminari sono totalmente, assolutamente e palesemente una introduzione a Scientology», mi dice Greg LaClaire. «Sono un servizio introduttivo della chiesa.» Aggiunge però che trova abbastanza sospetto il racconto dell'ex attore. «C'è moltissimo interesse per Scientology. E noi mai, mai e poi mai siamo inclini o abbiamo tempo per cercare di convincere chi si dimostra disinteressato.» Assieme alle testimonianze raggianti di chi - celebre o no - accredita a Scientology il merito della propria trasformazione personale, ci sono i resoconti di patrimoni dilapidati, vite rovinate, critici molestati. I non-scientologist tendono a fremere davanti all'aura di coercizione e seduzione - per non parlare del kitsch - che circonda la chiesa. Per loro il castello è un oggetto di particolare fascinazione, una torta che non può essere assaggiata. Ma le offerte della sua cucina sono un'altra cosa. Il suo ristorante Renaissance è aperto a tutti. Una produttrice di Hollywood, che mi ha pregata di restare anonima nel caso si trovasse a dover trattare con l'agente di Travolta, ricorda un brunch al Renaissance a cui partecipò qualche anno fa assieme a dirigenti cinematografici, agenti, registi e attori non scientologist. «C'era molta curiosità», mi dice. «Era come andare in terra straniera e osservare esotici indigeni.» In quel caso si trattava di camerieri particolari che li fotografarono ripetutamente, piuttosto che di qualche nota celebrità. Dopo il brunch, la produttrice e i suoi amici chiesero di poter visitare l'edificio e furono portati in un attico dove, stando ai racconti, usava soggiornare Ginger Rogers. «La stanza era completamente decorata, c'erano queste due anziane signore, ovviamente delle scientologist, tutte gridolini "oohh" e "aahh".» Durante la visita, la produttrice e il suo fidanzato si guardavano intorno: «In effetti pensammo anche di approfittare di un letto e di fare sesso. Mi spiace non averlo fatto. Ti immagini essere cacciati dal Celebrity Centre perché pizzicati a fare l'amore nella suite di Ginger Rogers?» Due anni, fa il regista e sceneggiatore Julien Nitzberg decise di organizzare la cena del suo quarantesimo compleanno al Renaissance. Il suo amico architetto John Dutton fu deliziato dalla possibilità di vedere gli interni del palazzo. «Da molto desideravo entrarci e soddisfare la mia curiosità di architetto, ma senti tutte queste storie di gente che ci entra e non riesce più a uscirne», commenta. «Non avrei mai osato andare a bussare alla loro porta.» Era una fredda e buia serata di dicembre. «Avevano acceso le luminarie natalizie. Sembrava un parco divertimenti - tutto ben tenuto, pulito, mobili e suppellettili disposti con cura», prosegue Dutton sognante. Il Renaissance era quasi vuoto e servirono vino non fresco. I camerieri sembravano attori che recitavano la parte dei camerieri. Dutton e la sua ragazza, a cui non piaceva l'idea dell'edificio deserto a sera inoltrata, se ne andarono subito dopo cena. Altri del gruppo fecero una visita e alla fine furono accompagnati in stanze separate e fu loro chiesto di iscriversi a un corso introduttivo. Nitzberg ricorda che una delle loro guide continuava a dire cose come « Wooo, è così sinistro... siamo degli scientologist!» accompagnando le parole con sfarfallio di mani. Quella sera Nitzberg mandò da casa sua una mail alla fidanzata di Dutton: Oggetto: ho crackato questo computerQuando a dicembre sono stata al Celebrity Centre per "Christmas Stories", spettacolo natalizio di varietà che - come il Renaissance - è aperto a tutti anche se il pubblico è quasi unicamente scientologist, non ho trovato nulla di più minaccioso di quella nota aria hollywoodiana da club privato. Il palco, allestito in una grande serra di vetro e ferro nota come Garden Pavillon, ricordava il set di un programma radiofonico degli anni '30, con una insegna elettrica "On Air", un grande caminetto pieno di tronchi e carico di stelle di Natale rosse, e un gigantesco albero di Natale con decorazioni rosse e oro. Il pubblico, salvo un paio di donne molto truccate e con quegli abiti super-aderenti alla "scoprimi!", aveva l'aspetto di gente comune. Un attorte di nome Jim Meskimen recitava la parte del presentatore gioviale e annunciò quattro energumeni in smoking e farfallino - i "Chairmen of the Chord" - che intonarono "Rudolph the Red-Nosed Reindeer". Poi una serie di sketch sullo sciopero degli sceneggiatori, Lynsey Bartilson e Patrick Renna in una parodia di "Frosty the Snowman" (Renna nei panni di Frosty: «l'ultima cosa che ricordo è che ero un bicchiere d'acqua al Four Season di Pasadena!») e i bambini del gruppo interno di canto e danza del Celebrity Centre, i "Kids on Stage for a Better World". Jenna Elfman si presentò sul palco vestita da elfo con calzamaglia a righe e un cappello verde assieme a una Kelly Preston con il codino, anche lei in costume da elfo; alla fine della parodia, quando le due stavano per essere licenziate da Babbo Natale, apparve in scena Ella Bleu Travolta (figlia della Preston e di John Travolta), una bambina sicura di sé con grandi e brillanti occhi scuri e abbigliata in mantello rosso, a dir loro che avrebbero potuto riavere il posto. Nell'intervallo furono serviti pasticcini e sidro caldo. Il momento clou del secondo atto fu Kirstie Alley in toga verde che, nella parte del giudice degli Alberi di Natale, fece battute grasse (le sue bambine True e Lillie Parker erano vestite da albero di Natale). La serata si concluse con una citazione di L. Ron Hubbard preceduta dal ringraziamento ai benefattori Tom Cruise e John Travolta. La citazione era così ineccepibile da risultare banale: «Quando per una società i bambini perdono di importanza, quella società si sta privando del proprio futuro.» I proventi dei biglietti (settantacinque dollari per un posto riservato) erano destinati alla Lega delle Attività della Polizia di Hollywood per l'acquisto di regali di Natale per i bambini disagiati del quartiere. [... breve storia del Château Élysée] Negli anni '30 e '40 il château fu un luogo di ritrovo popolare dell'industria cinematografica. Vi soggiornarono personalità come Errol Flynn, Carole Lombard, Katharine Hepburn e Cary Grant e la chiesa evoca le sue tradizioni con grande orgoglio. Nella reception del Renaissance è appeso un menù incorniciato del 1937 (rape in crema, crostata di uva spina, un filet-mignon per un dollaro e cinquanta), rinvenuto nei solai da Art Medeiros, il manager dell'edificio. «Questa era la sala da pranzo dove mangiava Humphrey Bogart», mi dice. «Era il luogo numero uno in città». È come se il Falun Gong avesse acquistato l'Algonquin e pubblicizzasse i gin Martini bevuti da Dorothy Parker, ma l'enfasi che la chiesa riversa sull'industria dello spettacolo ha fatto sembrare quasi logico il cambio d'uso del palazzo. Ken Bernstein, capo dell'Ufficio Comunale delle Risorse Storiche, lo spiega in questo modo: «Le celebrità equivalenti alle odierne celebrità Scientology - gente a quel livello di prestigio e glamour - sono state associate in modo significativo a quel palazzo.» La Chiesa di Scientology acquistò il Château Élysée per un milione di dollari da un gruppo affiliato alla First Congregational Church of Los Angeles, che fin dagli anni '50 lo aveva usato come ospizio. Il palazzo era fatiscente e malridotto e quando gli studios si trasferirono nella valle e le star traslocarono a Bel Air e sulle spiagge, anche il quartiere cominciò a decadere. Per la ristrutturazione, la chiesa utilizzò dei volontari e il suo personale interno. Stephen Kent, sociologo della University of Alberta specializzato in religioni alternative, ha intervistato diversi ex membri e mi ha detto che «molta della forza lavoro impegnata nella ristrutturazione del Celebrity Centre proveniva dal RPF, o Rehabilitation Project Force, persone che spesso lavoravano con orari molto lunghi in condizioni rischiose e che non venivano praticamente pagate.» (Bob Adams, ex N.F.L. e ora vicepresidente della Church of Scientology International, sostiene che l'RPF - che a volte i critici descrivono come una forma di punizione per il personale della chiesa che non si conforma - è un programma volontario di auto-miglioramento. «Godono di pause frequenti, di otto ore di sonno e di tre pasti sostanziosi», mi dice. «Il suo aspetto principale è l'auditing, ma anche l'attività fisica è ottima per estrovertere l'individuo e perciò è già in sé decisamente terapeutica.» Inoltre, aggiunge, l'RPF fornì solo una parte della forza lavoro del Celebrity Centre, il quale si avvalse anche di imprese edili professionali). Alla fine degli anni '80 il Comune decise che il château era un monumento storico-culturale, impedendo di fatto alla chiesa di sventrarlo. «Penso che qualcuno si fosse accorto che cominciavamo a ristrutturarlo e a quel punto intervennero gli storici», commenta Medeiros.
Per la chiesa, l'acquisizione dello Château Élysée costituì l'inizio di un periodo di spese folli a Hollywood. Nel 1977 il movimento acquistò l'enorme ospedale art-decò "Cedars of Lebanon" vicino a Silver Lake, e lo dipinse di un azzurro polvere. Il complesso, che comprende dieci diversi edifici su e attorno L. Ron Hubbard Way - tra cui l'American Saint Hill Organization, un college Scientology - è noto ai membri della chiesa come Pacific Area Command [PAC]. Anche Hollywood Boulevard è una sua importante roccaforte. Nel 1979 la chiesa acquistò il Christie Hotel, revival georgiano del 1923, e il lotto adiacente dove un tempo c'era il Club New Yorker, il locale chic di proprietà dell'attore Jean Malin. A metà degli anni '80, il movimento acquisì un edificio bancario costruito nel 1923 vicino al Grauman's Chinese e lo trasformò nella sede della Author Services, agenzia letteraria a cui è affidata la gestione della pubblicazione e della traduzione delle opere di L. Ron Hubbard; nel 2000 è stata la volta della chiesa in stile missionario della fine degli anni '40 che si trova lì a fianco. Nel 1988 arrivò il Guaranty Bank, edificio di dodici piani in stile italiano dove una volta aveva l'ufficio Hedda Hopper. Ora ospita la Mostra dedicata alla vita di L. Ron Hubbard e gli uffici del management internazionale della chiesa, oltre agli uffici del suo Religious Technology Centre - detentore dei marchi di impresa di Dianetics e Scientology che, come si legge nella letteratura ecclesiastica, «fu creato per soddisfare la necessità di assicurare l'applicazione standard della tecnologia e per eliminare ogni possibilità che Scientology cada nelle mani sbagliate.» RTC è diretto da David Miscavige, la figura più potente emersa nella chiesa dopo la morte di Hubbard nel 1986. Di fronte c'è l'ex emporio Regal Shoe, struttura anni '40 rosa-beige che la chiesa fece sua nel 1996 ed è usata dal suo team interno di architetti e designer. Quattro anni fa, la chiesa ha speso 4,6 milioni di dollari per l'El Cadiz, grazioso condominio del 1937 in stile ispanico e dotato di giardino, non distante dal boulevard. Sei mesi dopo il Comune - forse preoccupato dal destino dell'edificio - lo ha proclamato monumento storico-culturale. Il boulevard è contrassegnato anche da riferimenti più occulti alla chiesa. Sul tendone del teatro Vogue, ora chiuso, si legge "NOW LORD XEMU", presumibile allusione burlesca e uno degli aspetti misteriosi di ciò che ovunque si dice sia la cosmologia di Scientology. Avvolta dalla segretezza e destinata soltanto ai Thetan Operanti di alto livello, è una cosmologia che ha a che fare con un malevolo guerriero galattico noto come Xenu o Xemu (quando gli ho chiesto informazioni su Xemu, Bob Adams mi ha risposto: «una piccola parte delle nostre scritture sono confidenziali e non voglio alludere a qualcosa di confidenziale.» [confermando così che la storia di Xenu o Xemu non è un'invenzione dei critici per mettere in imbarazzo la chiesa, come essa ha sostenuto per decenni, ma è uno dei contenuti dei veri livelli OT... - NdT]. ) Negli anni '70 e '80 la chiesa, nonostante il rafforzamento dato dalle sue acquisizioni immobiliari, si ritrovò assediata. Ex membri insoddisfatti l'accusarono di abusi psicologici e finanziari, alcuni chiesero di vedersi restituire il denaro speso. I giornalisti scrissero servizi esplosivi, le cause legali abbondavano. Nella lotta per riconquistare l'esenzione fiscale (revocata alla fine degli anni '60 e poi di nuovo concessa), gli scientologist infiltrarono uffici del governo, rubarono documenti, intercettarono riunioni dell'IRS. Durante le indagini, l'FBI perquisì anche il Celebrity Centre e il complesso Cedri del Libano; la moglie di L. Ron Hubbard venne condannata a quattro anni di detenzione per il ruolo avuto nella vicenda. Ma per la Chiesa di Scientology, nuova religione con ambizioni illimitate e l'acuta consapevolezza dell'importanza dell'immagine, restituire al loro antico splendore eleganti palazzi d'epoca è utile sia come mezzo potente per rifarsi una reputazione, sia come metafora tangibile di quel lavoro. La chiesa ha speso per le sue proprietà di Hollywood decine di milioni in interventi antisismici e restauri storici, e ne avrebbe spesi infinitamente di più se avesse pagato salari e parcelle a prezzi di mercato. Gli esterni dei suoi palazzi sono immacolati e molti di essi sono sorvegliati 24 ore al giorno da telecamere e agenti della sicurezza. «Lo fanno per accrescere il proprio status visivo», mi dice Robert W. Nudelman, direttore della conservazione all'Hollywood Heritage.
Quando la chiesa cominciò a comprare su Hollywood Boulevard, molti investitori avevano preso il volo e il viale era in balia di spacciatori di droga, fuggiaschi e perdigiorno. I turisti arrivavano in corriera, si fermavano alla Walk of Fame per qualche foto e tornavano di corsa sui loro bus. La Chiesa di Scientology era una delle poche cose ancora aperte; in quel periodo, le sue luci erano spesso le uniche accese dopo il tramonto. Frattanto la chiesa si adoperava per identificarsi con l'aspetto "fabbrica dei sogni" di Hollywood, sia grazie ai suoi fedeli celebri, sia con i tentativi di propagandare la versione anni '30 di L. Ron Hubbard, scrittore che a loro dire sarebbe stato il precursore di effetti speciali e di programmi seriali. (i seguaci di Hubbard cercarono anche di fargli assegnare una stella sulla Walk of Fame come riconoscimenti per il suo contributo all'industria dello spettacolo). Alla chiesa di Hollywood poco importava che il quartiere fosse ormai del tutto scollegato dall'"industria". «La gloria e la maledizione di Hollywood è che è sempre stata contemporaneamente un luogo e un ideale», mi dice Eric Garcelli, assessore comunale di Hollywood. «Da sempre la Chiesa di Scientology cerca di renderli sinonimi. Attingono del tutto volontariamente al glamour della Hollywood di altri tempi. Vogliono attirare la comunità dei creativi - attori, sceneggiatori - e trarre il meglio di quell'ethos hollywoodiano.» Oggi gli scientologist fanno parte dell'establishment locale. La chiesa ha ospitato nei suoi palazzi delle iniziative della Camera di Commercio; contribuisce al barbecue annuale della polizia e dei vigili del fuoco; ha un rappresentante all'Hollywood Arts Council e un altro al distretto imprenditoriale locale e mantiene una presenza forte nella parata di Hollywood per il Giorno del Ringraziamento. A Natale la zona vicina al Christie è trasformata in "Winter Wonderland" con un abete imponente e un Babbo Natale tra cumuli di neve e ghiaccio luccicanti. «Più tempo stanno qui più si guadagnano credibilità e quindi rispetto», mi dice Leron Gubler, che dirige la Camera di Commercio. Kip Rudd, arrivato a Hollywood negli anni '80 per incentivare gli investimenti e che oggi si occupa di progetti per l'agenzia di sviluppo cittadino, commenta: «Per mantenere vitale il boulevard, gli scientologist sono stati importantissimi. Hanno acquistato diversi bei palazzi d'epoca, li hanno ristrutturati e restaurati.» Lo scorso anno, il Business Journal di Los Angeles ha conferito un premio alla chiesa per il riutilizzo adattativo. Altri speculatori edilizi, incoraggiati da politici cordiali e da incentivi, hanno seguito le orme della chiesa. «Non c'è dubbio che negli edifici che possiedono e gestiscono, la gente veda la bellezza della vecchia Hollywood», dice Garcetti. «Hanno aiutato molti di noi a capire quale poteva essere l'aspetto di un quartiere completamente ristrutturato.» Il Broadway Hollywood, sul lato più orientale del boulevard, è un lussuoso condominio con gli interni progettati da Kelly Wearstler. Ha recentemente riaperto in quello che un tempo era un grande magazzino (pare che Charlize Theron ci abbia comprato un appartamento). Sugli antichi marciapiedi si sono riaffacciati club e locali che stanno di nuovo attirando le stelle del cinema. C'è un hotel W in costruzione. Hilary Royce, collegamento tra Scientology e la comunità, dice che altri proprietari immobiliari del boulevard sono venuti alla chiesa per chiedere consiglio su come restaurare i loro palazzi. «Fummo tra i primi a riportare i nostri edifici alla grandeur originale», aggiunge. «È indubbio che siamo stati dei veri pionieri e ne andiamo fieri.» Varcata la soglia del Celebrity Centre si può ammirare uno stemma racchiuso dalla rampa superiore dello scalone, circondato dalla scritta "Château Élysée". Il ristorante Renaissance è subito a destra, una sala di proporzioni delicate con acclusa una veranda. Un pomeriggio di dicembre, dopo una lunga ed estenuante visita alle proprietà di Scientology, sono andata a pranzo al Renaissance con la Royce, Adams e Greg LaClaire del Celebrity Centre. Il locale era vuoto, salvo per Girard - un lugubre maître francese - e una ragazza pallida che ci ha riempito i bicchieri di acqua ghiacciata. Ci siamo accomodati in veranda su sedie di legno intagliato con seduta e schienale imbottiti, riproduzioni delle riproduzioni dei mobili Luigi XIV trovati nel Château Élysée. Ho ordinato insalata d'aragosta e ho osservato una guardia della sicurezza in bicicletta che girava intorno a una fontana gorgogliante, sull'erba ingiallita dall'inverno. Una radio suonava indistinte melodie natalizie. Gli scientologist hanno cominciato a spiegarmi il ruolo speciale dell'artista nella società e come, migliorando la vita degli artisti, la chiesa migliori la cultura in generale. LaClaire, cresciuto nella chiesa e impiegato al Celebrity Centre dall'età di 19 anni, mi ha detto: «Abbiamo un migliaio di persone che ogni settimana vengono qui a fare servizi, sono tutti artisti, oppure lavorano nell'industria dell'arte e 20-25 di loro sono molto famosi. Un'alta percentuale di scientologist famosi, prima di Scientology non lo erano.» La Royce mi ha detto che Hubbard aveva scritto sull'argomento e si è alzata scusandosi. È tornata dopo qualche minuto con un polveroso volume verde: Corso di Executive dell'Organizzazione [OEC], Divisione del Pubblico, Volume 6, parte di una serie di istruzioni scritte da Hubbard e usata dal management per standardizzare tutte le aree di attività della chiesa. La Royce ne ha letto dei passi ad alta voce: «I Celebrity Centre dovrebbero lavorare per riabilitare artisti anziani o appassiti.» È apparsa un attimo perplessa e ha iniziato a sfogliare pagine, forse alla ricerca di qualcosa di più nobilitante. Dopo qualche altro tentativo, ha chiuso la copertina e mi si è seduta accanto. Ho aperto il libro. Le pagine erano copie di annotazioni di Hubbard dattilografate. Del 1971 è il motto del Celebrity Centre: «Le vere celebrità meritano il meglio in quanto a staff, servizio e immagine»; del 1973: «Lo scopo dei Celebrity Centre è: promuovere l'espansione e la popolazione di Scientology grazie alle arti, rimanendo solvibili e usando tech di altissima qualità». Dopo qualche momento la Royce ha portato via il libro, dicendomi che avrei potuto trovare informazioni più utili nella brochure patinata del Celebrity Centre. Fuori, una donna in pantaloni da lavoro e camicia beige manovrava una carriola sul ponticello che porta al Garden Pavillon. Un attimo prima la Royce mi aveva detto che se i non-artisti o le non-celebrità volessero studiare Scientology al Celebrity Centre, «non sarebbero cacciati, ma verrebbe raccomandata una chiesa diversa.» Poi si è spiegata meglio: «Ecco una grande immagine con Scientology e Dianetics. La religione si sta molto espandendo e c'è un pubblico particolare, e quel pubblico ha delle necessità. Le celebrità sono soltanto un pubblico speciale. Lo sono. C'è il pubblico celebre e il pubblico dei medici, quello dei dentisti e quello degli idraulici.» Ha divagato un po', per poi tornare al punto di partenza: «Le celebrità sono un pubblico speciale. Noi dobbiamo aiutarle.» Art Medeiros, il manager dello stabile, ci ha raggiunti nella sala da pranzo e mi ha mostrato dei modelli dipinti a mano in colori pastello dai membri della chiesa, che ha detto essere stati copiati da frammenti rinvenuti in loco. Le pareti erano decorate con immagini dipinte a mano di maschere teatrali, di leggii per musica e scarpette da ballo. «Abbiamo restaurato questa sala sul modello del palazzo di Versailles», mi ha detto. «Abbiamo mandato in Francia un paio dei nostri decoratori che sono andati in hotel e château. Hanno scoperto che in Europa le cose erano molto eclettiche, così le abbiamo ricreate anche qui. I restauri di questa sala hanno aggiunto molti dettagli e colori e cose del genere - prima era molto più scialbo. Questa è stata la prima sala che abbiamo fatto, nel 1987. È servita da prototipo per il resto. Gli storici hanno molto apprezzato questa sala. Come può vedere, è un po' rococò ma senza esagerare.» Gli scientologist apportano le loro migliorie rifacendosi al passato, nello spirito della ricostruzione di Sir Arthur Evans del Palazzo di Cnosso - chiamano falegnami, affrescano le pareti e improvvisamente il nulla comincia ad assomigliare a qualcosa. Nudelman dell'Hollywood Heritage, che visitò il palazzo alla sua riapertura, mi dice: «I dettagli non sono una cosa che io abbia particolarmente notato nel loro lavoro.» Abbiamo poi percorso l'atrio - tinteggiato in rosa, crema e salmone con la tecnica della spugnatura - fino alla vecchia lobby, dove gli artigiani della chiesa hanno dipinto il soffitto con un paesaggio trompe-l'oeil di antiche colonne avvolte in tralci di vite. Alle pareti, poster colorati e televisori a schermo piatto che mandavano video illustrativi dei principi più importanti di Scientology. In un angolo, vicino a un caminetto mugghiante, un E-meter.
Ho visto parecchie persone sui venti-trent'anni in abbigliamento casual-chic che sciamavano giù dalle scale, come studenti del college a fine lezioni, oppure radunati a fumare in un piccolo caffè esterno. Ho riconosciuto Patrick Renna - Frosty - ma nessun altro. Davanti all'ascensore, un ragazzino con i capelli lunghi e un costoso abbigliamento da skate che parlava al cellulare. Forse un giorno diventerà famoso. Abbiamo preso l'ascensore fino al quarto piano, dove le pareti erano state decorate con dipinti fatti dagli scientologist sullo stile dei ritratti del diciassettesimo secolo. Medeiros ci ha fatti entrare nella stanza N. 407, suite con un grande soggiorno, una cucina e, al piano superiore, una camera da letto. «Questa suite è stata disegnata da Kirstie Alley», mi ha spiegato. «È in stile chinois, orientale». Alle pareti del soggiorno e della cucina, una tappezzeria di tela cinese nei colori del bronzo e del blu a ricoprire anche la cappa del fornello. La figura in porcellana di una donna orientale costituiva la base di una lampada con paralume quadrato. I mobiletti della cucina erano originali e dipinti di bianco. Il lavello di piccole mattonelle era nuovo, ma immagino storicamente accurato salvo per il colore metallico di alcune delle piastrelle. «Le piaceva l'oro», mi ha detto Medeiros, «voleva qualcosa di vistoso.» Nella camera da letto al piano superiore c'erano stampe argentate di Gloria Swanson, Mary Pickford e Rodolfo Valentino. Pavimenti di bambù a richiamare il tema orientale. I tendaggi a tutta parete color azzurro-uovo di pettirosso erano drappeggiati in modo da rivelare la distesa verde degli alberi. Il sole del tardo pomeriggio metteva in risalto i tetti arancione di Villa Carlotta e lontano sulla collina, il cartellone di Hollywood. Mi sono fermata un attimo per cercare di fissare nella mente quell'immagine. Probabilmente è lo scorcio migliore su quell'insegna che mi sia mai capitato vedere. |
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