Parlai con Hubbard la prima volta dopo essermi diplomato al Briefing Course, la prima settimana del gennaio 1964. Mi mandò a chiamare, ed iniziò tutto in quel modo.
Gli dissi: «C'è qualcosa che farei meglio a dirle prima che lo impari da qualcun altro. E cioè che non sono uno scientologist. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai. Scientology non mi interessa nemmeno. Ciò che mi interessa è il funzionamento dell'auditing».
Lui mi rispose: «John McMaster, questo è esattamente ciò che voglio da te. Tu non sei come tutti gli altri che ci sono qui».
E in tutti gli anni che ho lavorato con lui ho scoperto che disprezzava gli scientologist nel modo più assoluto...
Hubbard usava l'affinità per manipolare la gente.
Ma era sempre un'affinità apparente, davvero. Diceva alla gente: «Tu sei il solo, sei unico». Un centinaio di persone mi hanno raccontato «beh, Ron mi ha detto che sono unico».
Era il modo in cui manipolava la gente con l'affinità. Gli diceva che erano unici, poi gli raccontava ogni sorta di storia sui tempi difficili che stava vivendo con Mary Sue. E su come chi aveva davanti fosse l'unica persona in grado di capire le difficoltà del periodo con il resto dello staff e tu sei l'unico...
Naturalmente ci provò anche con me: «John McMaster, tu sei unico... » eccetera.
Una volta Hubbard mi portò una copia dell'Encyclopedia Britannica e me la mise davanti. Poi puntò il dito verso una cosa che voleva leggessi, cioè quando Buddha predice che in Occidente apparirà un uomo dai capelli rossi - Meitreya eccetera. E che il suo primo discepolo sarebbe stato un "discepolo dell'amore" (cioè io). Riuscì a farmi fare cose di ogni tipo.
Aveva timbri con le sue diverse firme e, visto che curavo tutta la tecnologia eccetera, mi prendevo anche cura della sua corrispondenza.
Facevo tutto io, e firmavo con il suo timbro. Ma ricalcavo la firma con inchiostro nero in modo che la gente non si sentisse offesa. Lui quelle lettere non voleva nemmeno vederle - non gliene importava nulla.
Così non credo che, salvo rare eccezioni, negli anni precedenti avesse visto le lettere a lui indirizzate. Io cominciai quel lavoro nel 1964...
Ero così eccitato e amavo la gente al punto che avrei fatto di tutto per vederla felice e vincente... a volte, quando noi due ci mettevamo a parlare, a volte era molto bello. A volte. Altre volte potevo vedere quanto fosse falso. E altre volte parlava semplicemente male di chiunque. E disprezzava chiunque. Disprezzava la gente per un motivo o per l'altro... gli mandavo appunti su queste persone e lui non faceva nulla, e queste persone arrivavano al maniero e ad un certo punto dovevo assolutamente incontrarlo.
Allora dicevo a Ken Urquart, che all'epoca era il suo maggiordomo, «devi accompagnarmi su da lui. Devo assolutamente vederlo».
Bene, una volta era circa mezzogiorno. Lui si stava alzando. Era un uccello notturno. Comunque, andai su nella sua stanza e lui era in bagno. Uscì e rimasi impressionato dal colore del suo corpo. Era grigio. Uscì dal bagno nudo.
Sul tavolo c'era una di quelle bottiglie di gin enormi...
Nel 1966 andò in Sud Africa per trovare i milioni di Rhodes. Diceva che durante una seduta di auditing aveva scoperto dove li aveva sepolti in una vita precedente. Durante un viaggio precedente in Sud Africa era riuscito a rendersi molto impopolare.
Così quando il governo sudafricano non l'aveva lasciato entrare era volato a Salisbury, in Rhodesia. E voleva entrare in Sud Africa per trovare il suo tesoro sepolto. Naturalmente non aveva fatto pubblicità alla cosa. All'epoca io ero in America per un tour promozionale. Mi chiamò in Rhodesia per informarmi di un progetto.
Anche in quel paese si stava rivelando per il tipo che era. Diceva di avere tesori sepolti anche in Rhodesia. Voleva prendere il controllo dell'intero paese. Voleva avere un paese suo...