Indice e Capitolo 1: la storia di Info-Cult Di Mike Kropveld e Marie-Andrée Pelland, a cura di Info Secte/Cult, Canada, 2006.
NOTA: Info-Cult informa che la versione italiana del libro è una traduzione non autorizzata. Info-Cult non ha verificato il contenuto di questa versione. (NOTE: Info-Cult would like to note that the book in its Italian version is an unauthorized translation. Info-Cult did not verify the contents of this version). Traduzione a cura di Martini, autunno 2006.
Appendice 6: i governi e il fenomeno settario
Sin dalla tragedia di Jonestown del 1978, che costò la vita a 913 membri del Tempio dei Popoli, diversi altri eventi tragici si sono conquistati le prime pagine di tutto il mondo. Tali eventi comprendono i suicidi, gli omicidi e i roghi dell'Ordine del Tempio Solare nel 1994, 1995 e 1997; lo scontro tra il gruppo di David Koresh e le autorità statunitensi nel 1993; gli attentati al gas nervino e gli omicidi del gruppo Aum Shinrikyo nella metropolitana di Tokyo nel 1995; e i suicidi dei membri di Heaven's Gate nel 1997 [ricordo anche le oltre 1200 vittime del gruppo Dieci Comandamenti di Dio in Uganda nel 2000 N.d.T.]. Questi eventi drammatici suscitarono diverse reazioni sia nell'opinione pubblica che nei governi. Per comprendere la specifica decisione di un governo se intervenire o meno nei rapporti con le "sette", ecco alcuni aspetti che ci aiutano a capirne la reazione in merito al fenomeno:
Si esamineranno quattro aspetti al fine di aiutarci a comprendere le reazioni governative presentate in questa appendice:
Il contesto storico del paese può avere un impatto significativo sulle azioni che un governo decide di intraprendere in merito al fenomeno settario. Le considerazioni che seguono aiutano a far luce sulla decisione di un governo di agire o meno:
Per esempio gli omicidi, i roghi e i "suicidi assistiti" portati a termine dai membri dell'Ordine del Tempio Solare hanno sollevato reazioni diverse in Canada, Québec, Francia e Svizzera:
L'atteggiamento dello Stato nei confronti della religione è diverso da paese a paese. In alcuni paesi il ruolo della religione e quello dello Stato sono definiti chiaramente, laddove in altri paesi i rapporti tra religione e Stato sono più ambigui. In molti paesi i meccanismi di riconoscimento dei gruppi religiosi sono chiaramente definiti. I gruppi che desiderano ottenere lo status di organizzazione religiosa devono soddisfare criteri precisi. In molti paesi democratici esiste una separazione netta tra Stato e religione - in altre parole sono stati laici. In alcuni paesi, però, esiste ancora un forte collegamento tra lo Stato e la religione di Stato.
Diversi paesi descrivono il loro rapporto con la religione e i gruppi religiosi come laico. Uno stato laico [263]:
Queste caratteristiche non sono tutte presenti in ogni paese. Ogni stato ha il suo modo di esprimere lo status di laicità.
Sin dalla legge del 1905, la Francia si descrive come un paese laico (laic), che potrebbe essere preso come sinonimo di stato laico (secular). In Francia il significato poggia sull'esistenza di una separazione totale fra Stato e chiesa. La Francia considera la fede religiosa come una faccenda personale e individuale. Le convinzioni religiose vengono ignorate dalle strutture di governo. I simboli della religiosità devono restare privati e, pertanto, non sono presenti nelle istituzioni sociali come le scuole [264].
Un paese con una religione di Stato è un paese in cui una religione viene dichiarata "dominante" dalla Costituzione. L'Argentina, la Danimarca e il Regno Unito hanno una religione di Stato [265]. Legiferare un metodo specifico per differenziare i gruppi religiosi l'uno dall'altro può avere impatto sulla dinamica religione - Stato. Le tabelle che seguono descrivono la posizione assunta in merito alla religione da ogni stato esaminato in questa appendice.
La sezione a seguire presenta una visione d'insieme delle principali conclusioni di quei rapporti, oltre che una tavola riassuntiva delle conclusioni tratte da ogni commissione parlamentare o dagli studi condotti da istituzioni governative. Gli stati analizzati hanno dimostrato quattro reazioni alle sette:
In molti dei paesi esaminati in questa appendice, il governo ha reagito alla questione istituendo una commissione di inchiesta o facendo appello alle agenzie di controllo sociale affinché studiassero il rischio potenziale rappresentato da quei gruppi in merito alla sicurezza dei cittadini e della società in generale. Analizzando i paesi in cui c'è stata reazione governativa è possibile concludere che America del Nord e del Sud, o i paesi europei hanno il loro modo di reagire alle sette? Oppure esiste un approccio secolare, laico o della religione di Stato nella reazione alle sette? A questo punto si può dire che salvo per il Rapporto Hill in Ontario (Canada), i governi nordamericani non hanno istituito commissioni parlamentari per investigare il fenomeno settario. La reazione di Stati Uniti e Canada può essere descritta come circostanziale. Vale a dire che studiano una questione specifica o un evento correlato a una setta o a un gruppo religioso invece che il fenomeno settario in generale. La reazione europea può essere descritta come globale, vale a dire che invece di analizzare una tragedia o una situazione unica hanno cercato di comprendere il fenomeno settario e di accertare i rischi che le sette rappresentano per la società.
Informazione Molti dei rapporti parlamentari esaminati hanno ampiamente raccomandato il fornire al pubblico l'accesso a informazioni su sette, nuovi movimenti religiosi o gruppi spirituali. I rapporti delle commissioni governative enfatizzano il bisogno di educare il pubblico sul modo in cui questi gruppi funzionano, sui loro metodi di reclutamento e sulle loro filosofie. L'obiettivo di questa soluzione è fornire al pubblico quanta più informazione possibile in modo che gli individui possano fare scelte informate sulll'affiliarsi o meno a un dato gruppo. In quei rapporti Svizzera, Francia, Belgio e Germania hanno proposto la creazione di centri di informazione aperti al pubblico. Oltre a fornire libero accesso all'informazione sulle sette, questi centri devono svolgere anche ricerca su "sette" e "nuovi movimenti religiosi". Protezione Svizzera, Francia, Belgio e Germania hanno riconosciuto che alcuni individui devono essere protetti dal potenziale pericolo rappresentato da certe "sette":
Pericoli relativi all'essere membro di setta Francia, Belgio e Italia hanno identificato nei loro rapporti alcuni dei pericoli a cui possono essere esposti i membri di setta:
Legislazione A seguito dei rapporti delle diverse commissioni, Svizzera, Germania e Olanda hanno riconosciuto che le loro rispettive leggi sono sufficienti per proteggere i membri e punire i membri devianti. Di conseguenza non hanno ritenuto necessario adottare nessuna legislazione speciale al riguardo. La Commissione Guest e Guyard ha riconosciuto che le leggi esistenti in Francia erano per lo più sufficienti a punire le sette che infrangevano la legge. Tuttavia la Commissione ha anche riconosciuto che migliorando l'arsenale legale a disposizione le autorità sarebbero state meglio preparate a gestire la sfida delle sette. Secondo quella Commissione è importante sviluppare ulteriormente o emendare alcuni dei punti stabiliti in leggi specifiche al fine di permettere una reazione più efficace contro gli abusi perpetrati dalle sette. Sulla base di questa osservazione, l'Assemblea Nazionale francese ha adottato una delibera disegnata per rafforzare la capacità dello Stato di prevenire e sopprimere i problemi associati ai gruppi settari. Nel 2001 il Senato francese ha rivisto e accettato la delibera proposta, diventata famosa come legge About-Picard. Tale legge permette di:
Dopo la legge About-Picard francese, anche Belgio e Spagna hanno intrapreso azioni e fatto proposte simili.
Il termine setta viene definito solo in alcuni rapporti parlamentari o legislazioni, e viene indicato nella tavola a seguire.
Nord America
I paesi hanno svolto analisi in ogni direzione per proteggere i diritti e le libertà dei loro cittadini, come ad esempio la libertà di religione. La protezione di tali diritti e libertà può apparire nella Costituzione di un paese, nella sua Carta dei Diritti o in accordi internazionali quali:
In realtà ogni paese regola a modo suo il rapporto con la religione e i gruppi religiosi. Per comprendere la reazione di un paese dobbiamo quindi spingerci oltre il fatto che sia firmatario di una dichiarazione internazionale. Dobbiamo invece comprendere chi concede lo status religioso e quali gruppi possono avervi accesso. Dobbiamo anche imparare di più sui privilegi concessi ai gruppi che hanno ottenuto uno status ufficiale. Inoltre, dobbiamo capire che cosa un governo dice e come esso si traduca poi nella pratica della sua gestione quotidiana dei gruppi religiosi.
263. M. Juegensmeyer. The New Cold War? Religious Nationalism Confronts the Secular State, Berkeley: University of California Press, 1994.
264. M. Gauchet, La religion dans la démocratie: parcours de la laïcité, Gallimard, "Le Débat, 1998;
265. F. Champion, "Les rapport Église-État dans les pays européens de tradition protestante et de tradition catholique: essai d'analyse", Social Compass, vol. 40, N. 4, 1993, p. 589-609.
266. P. Bosset, "'Laïcité et pluralism religieux: du bon et du maucais usage de la perspective française dans le débat Québécois". Commission des droits de la personne et des droits de la jeunesse, 2004.
267. Canadian Commercial Corporation Act (R.S. 1985, c. C-14).
268. D. Lyon e M. Van Die, Rethinking Church, State and Modernity: Canada Between Europe and America, (2000);
270. Attualmente i membri del Consiglio Cubano delle Chiese sono 22, tra cui presbiteriani, episcopali, metodisti, e la Chiesa Evangelica Luterana. Altre 31 denominazioni sono ufficialmente riconosciute (ma non sono membri del CCC), tra cui i Testimoni di Geova e le piccole comunità ebraiche. Anche se un gruppo non ha ottenuto lo status ufficiale il governo tollera la sua presenza, ad esempio la Fede Baha'i e la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni).
271. L.R.Q., chapitre C-71, Loi sur les corporations religieuses, Éditeur officiel du Québec.
273. The United States Constitution, come depositata in M.O. Manion, Churches and States: The Politis of Accomodation, Journal of Church and State, vol. 44, 2002, p. 317-343.
274. Ibid. p. 317-343.
275. D.A. Davis, President Bush's Office of Faith-Based and Community Initiatives: Boon or Boondoggle? Journal of Church and State, vol. 43, 2001, p. 411-422.
276. A Brief and Legal Description of Religious Liberty:
http://religiousfreedom.lib.virginia.edu/rihand/Brazil.html
277. Handbook of Religious Liberty around the World:
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279. Costituzione della Repubblica Federale del Brasile, 1988.
281. Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea.
282. B. Schinkele, Autonomia della Chiesa in Austria.
283. Le 12 religioni ufficiali austriache sono: Cattolica Romana; Protestante (luterana e calvinista); Greca, Serba, Rumena, Russa e Bulgare ortodosse; Ebraismo; Islam; Cattolica antica e più recentemente metodisti e mormoni.
285. Sénat, services des affaires Européennes. Le financement des communautés religieuses, 2001.
286. F. Champion, op. cit.
287. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
288. ibid.
289. A.W. Geertz, M. Rothstein, "Religious Minorities and New Religious Movements in Denmark", Nova Religio, aprile 2001, Vol. 4, N. 2, pp. 298-309.
291. Tali religioni sono: Chiesa Cattolica Romana, Chiesa Battista Danese e Avventisti del Settimo giorno, Chiesa Cattolica Apostolica, Chiesa Riformata in Fredericia di Copenhagen, Esercito della Salvezza, Chiesa Metodista, Chiesa Anglicana, Chiesa Ortodossa Russa di Copenhagen, Testimoni di Geova e Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (Mormoni).
292. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
295. Legge del 9 dicembre 1905, concernente la separazione tra Stato e Chiesa.
296. C.R. Barker, "Church and State: Lessons from Germany?", The Political Quarterly, 2004.
297. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
300. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
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303. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
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308. Sénat, services des affaires Européennes, op. cit.
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368. Annual Report on International Religious Freedom, op.cit.
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370. Commissione parlamentare svizzera, rapporto su sette e movimenti indottrinanzi in Svizzera presentato al Consiglio Nazionale (1999).
371. Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo: http://www.unhchr.ch/udhr/index.htm
372. Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici:
http://www.unhchr.ch/html/menu3/b/a_ccpr.htm
373. Dichiarazione sull'Eliminazione di Ogni Forma di Intolleranza e di Discriminazione Basata su Religione o Credenza: http://www.unhchr.ch/html/menu3/b/d_intole.htm
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