In ottemperanza al provvedimento 08/05/2014 Garante per la protezione dei dati personali, si avvisa il lettore che questo sito potrebbe utilizzare cookie per fornire servizi e per effettuare analisi statistiche anonime. Proseguendo con la navigazione si accetta l'uso dei cookie.
Il fenomeno settario: funzionamento dei gruppi
Indice e Capitolo 1: la storia di Info-Cult

Di Mike Kropveld e Marie-Andrée Pelland, a cura di Info Secte/Cult, Canada, 2006.

NOTA: Info-Cult informa che la versione italiana del libro è una traduzione non autorizzata. Info-Cult non ha verificato il contenuto di questa versione. (NOTE: Info-Cult would like to note that the book in its Italian version is an unauthorized translation. Info-Cult did not verify the contents of this version).

Traduzione a cura di Martini, autunno 2006.

 

Capitolo 3: Come funzionano i gruppi

Esaminare il fenomeno delle "sette" o dei "nuovi movimenti religiosi" è impresa difficile. Come possono essere definiti questi termini senza etichettare i gruppi come "buoni", "cattivi", "manipolativi" o "violenti"? Per evitare di considerare questi gruppi semplicemente in quei termini, il presente capitolo propone di ritornare alle basi. Poiché le sette o i movimenti religiosi sono gruppi che riuniscono una varietà di individui che condividono valori comuni, lo studio del fenomeno "settario" dovrebbe iniziare con la comprensione del funzionamento del gruppo.

Nella vita quotidiana i gruppi [21] possono costituire uno spazio rassicurante per la partecipazione sociale e lo scambio, ma anche per l'esclusione e la brutalità psicologica. Esamineremo perciò gli elementi che influenzano il funzionamento del gruppo e l'esperienza individuale dei membri al fine di comprendere perché alcune esperienze sono armoniose ed altre sono problematiche. Per far luce sulla questione, questo capitolo fornisce una introduzione alla comprensione generale di come i gruppi funzionano, e i loro effetti sull'esperienza di membri individuali del gruppo.

Esamineremo il funzionamento interno ed esterno dei gruppi. Il termine "funzionamento interno" viene usato per descrivere la dinamica interna del gruppo, vale a dire la sua struttura, i processi di socializzazione e le relazioni tra i membri. "Funzionamento esterno" fa riferimento alle relazioni tra i gruppi e le altre organizzazioni.


Funzionamento interno

Per comprendere la struttura di un gruppo e i suoi effetti sui membri, in questa sezione presenteremo certi concetti come norme, regole sociali, comunicazione e relazioni intra-gruppo.

Norme

Nella vita quotidiana, si sia a scuola, al lavoro o nel tempo libero, gli individui generalmente rispettano diverse norme, regole e leggi al fine di adattarsi all'ambiente o al gruppo a cui appartengono. Ma che cosa sono le norme? Come influenzano la vita quotidiana dei membri? La sezione che segue fornisce alcune domande a queste risposte.

Definizione di norma

Le norme sono regole o modelli comportamentali stabiliti e accettati dai singoli appartenenti alla stessa cultura o gruppo [22]. Poiché essi riflettono i valori del gruppo, possono:

  • Definire la natura delle relazioni interpersonali promosse tra i membri o i non membri;
  • Determinare le abilità richieste a ogni individuo al fine di ottenere specifici compiti all'interno del gruppo;
  • Stabilire il comportamento accettabile o non accettabile all'interno del gruppo.

Per scoprire quali norme il gruppo ha adottato è importante fare domande sui suoi valori centrali, su condotta e pratiche.

Un sistema di premi e punizioni può essere una buona indicazione sulle norme preferite da un particolare gruppo.

Il ruolo delle norme in un gruppo

Gli scopi delle norme sono [23]:

  • Aiutare il gruppo a raggiungere i suoi obiettivi. Poiché i membri condividono lo stesso codice di condotta, le norme del gruppo dettano responsabilità e obblighi di ciascun membro. Questa combinazione di scelte, decisioni e comportamenti generalmente favorisce un funzionamento armonioso tra i membri del gruppo;
  • Favorire le relazioni tra i membri e la coesione interna del gruppo. Le norme indicano quali atteggiamenti i membri dovrebbero adottare nelle diverse circostanze. Esse possono, ad esempio, aiutare i membri a redimere un conflitto fornendo possibili risoluzioni ai problemi o alle incomprensioni. Come risultato, i malintesi possono esseri evitati e le relazioni armoniose tra i membri preservate [24];
  • Aiutare i membri ad acquisire una comprensione migliore della loro esperienza. Suggerendo o prescrivendo atteggiamenti o comportamenti accettabili o non accettabili, oltre che ruoli e funzioni di ogni membro, le norme permettono loro di comprendere meglio i comportamenti degli altri membri. Le norme permettono inoltre ai membri di identificare chi non rispetta le regole fatte osservare dal gruppo.

In che modo le norme del gruppo influenzano gli individui

Nella vita quotidiana ogni individuo sviluppa un modo unico e personale di giudicare le situazioni e le persone [25]. Il giudizio personale può essere modellato dalla partecipazione alla vita di gruppo e dall'interiorizzazione di regole esistenti nel gruppo [26].

L'influenza che un gruppo può avere sulla percezione o rappresentazione dei membri della realtà non è, in fase iniziale, buona o cattiva. E' importante tuttavia comprendere che diventare membro di un gruppo e adottare le sue regole e pratiche modifica in modi diversi la visione del mondo individuale. L'abilità di un gruppo di esercitare la sua influenza sul membro può, comunque, variare a seconda dell'individuo e del gruppo in questione.

La sezione che segue descrive i diversi processi di influenza che possono esistere in un gruppo.


Adattamento al gruppo: dalla socializzazione al conformismo

La persona che decide di affiliarsi a un gruppo deve necessariamente adattarsi alla vita del gruppo sottoscrivendone valori, norme e credenze [27]. Uno dei processi in cui gli individui modellano il proprio comportamento a quello degli altri membri è noto come socializzazione [28].

Coordinare il comportamento dei membri del gruppo nelle loro interazioni con gli altri riduce la possibilità di disaccordo e conflitto tra i membri e, alla fine, favorisce un senso di unità, coesione e vera comunanza.

Una volta che i membri hanno adottato valori, pratiche e comportamenti simili, all'interno del gruppo possono avvenire quattro cambiamenti [29]:

  • Senso di unità: i rapporti tra i membri del gruppo diventano più armoniosi e si sviluppa un senso di appartenenza. I membri sono orgogliosi di identificarsi con il gruppo e i suoi partecipanti;
  • Stabilità: una volta che i conflitti sono risolti e l'armonia mantenuta, il numero dei membri si stabilizza;
  • Soddisfazione: la coesione del gruppo e la soddisfazione dei membri che partecipano alla sua vita sono strettamente correlate. Maggiore è il senso di appartenenza tanto più i suoi membri sono felici di appartenervi. Si sentono privilegiati ad essere riconosciuti come partecipanti a quel particolare gruppo;
  • Dinamica interna: i gruppi con forte coesione interna godono di maggior influenza sui propri membri. Quando la coesione interna è forte i membri accettano più facilmente scopi, obiettivi e norme imposte dai leader o dai compagni.

Sebbene la coesione di gruppo possa avere effetti positivi sulla vita del gruppo stesso, la sua intensità può avere a volte un impatto negativo. Alcuni membri potrebbero diventare intransigenti nei riguardi di chi dimostra un comportamento deviante. Di conseguenza il più piccolo atteggiamento di non conformismo potrebbe portare a sanzioni [30].

I membri che non rispettano le norme del gruppo tendono ad essere meno apprezzati dagli altri membri. In alcuni casi chi devia dalla norma crea frizioni e si può esporre a [31]:

  • Ostilità;
  • Isolamento dagli altri;
  • Diventare il capro espiatorio dei problemi del gruppo;
  • Essere rifiutato dal gruppo.

Il comportamento basato su una serie di norme prestabilite può, pertanto, avere un effetto positivo sul gruppo, sul suo funzionamento e sull'interazione tra membri. Può migliorare la produttività del gruppo [32], ma può anche condurre all'isolamento e al rifiuto dei membri devianti.

Conformismo

Quando gli individui si integrano nella vita del gruppo, per essere accettati ne adottano spesso valori, norme e comportamenti. Chi modella il proprio comportamento su quello degli altri membri può essere descritto come conformista [33].

A differenza della socializzazione, in cui gli individui si adattano alla vita del gruppo preservando comunque la loro autonomia, il conformismo richiede che gli individui accettino una serie di richieste del gruppo e modifichino il loro comportamento per duplicare quello degli altri membri, al fine di essere accettati.

Il conformismo può essere descritto come un processo di sottomissione alla maggioranza che può rivelare un bisogno di sicurezza, una ricerca di identificazione attraverso l'appartenenza a un gruppo o una strategia per evitare conflitti.

Ecco tre processi attraverso i quali gli individui adattano il loro comportamento alle norme del gruppo: acquiescenza, interiorizzazione e identificazione.

Evitare i conflitti attraverso l'acquiescenza

In alcuni casi la possibilità di conflitto tra i membri o la possibilità di essere riconosciuti come non conformisti influenza i membri ad accondiscendere alle richieste espresse [35].

I membri possono sentire la pressione dei pari, pressione che li spinge ad accondiscendere alle richieste espresse da altri nel gruppo. In questo caso, quando gli individui desiderano ardentemente compiacere gli altri membri o farseli amici possono accondiscendere alle richieste imposte in cambio della loro amicizia [36]. Quanto più gli individui vengono attratti da un gruppo o dai suoi partecipanti, tanto più vogliosi saranno di aderire alle richieste, anche se sono contrarie alla loro personale filosofia di vita o credenze.

In questo contesto il conformismo può avere vita breve. I membri possono acconsentire alle richieste del gruppo in pubblico, ma rifiutarsi di conformarsi alle sue norme quando non sono più in contatto con gli altri membri [37].

Interiorizzazione

Gli individui possono anche modificare il loro comportamento se ritengono, ad esempio, che il gruppo ha ragione o "possiede la verità" [38].

Gli individui che hanno interiorizzato nel loro proprio sistema di valori le opinioni, le preferenze o le azioni del gruppo, ne accettano norme e richieste sia nella vita pubblica che in quella privata.

Identificazione

Il processo di identificazione avviene quando gli individui, consciamente o inconsciamente, accettano di arrendersi alla pressione del gruppo perché vogliono conseguire le qualità o le caratteristiche possedute da certi membri [39].


Violazione delle norme

Nonostante l'influenza che il gruppo può avere sui propri membri, alcuni di essi potrebbero adottare comportamenti che interferiscono con le attività del gruppo. In queste circostanze il gruppo reagirà al non conformista, il quale potrebbe essere sottoposto a diverse forme di pressione studiate per modificare il suo comportamento [40].

Sanzioni

La violazione di norme suscita reazioni diverse a seconda della loro importanza per il gruppo.

Se una persona infrange una nuova regola o una di importanza secondaria, le reazioni e le sanzioni potrebbero essere minime [41]. Tuttavia se la persona infrange una regola radicata che i membri ritengono importante, la reazione del gruppo e le relative sanzioni potrebbero essere più stringenti.

Al fine di trasgredire una o più norme, deve esistere:

  • Una norma stabilita;
  • Una persona che trasgredisce la norma;
  • Una persona riconosciuta dal gruppo come non conformista [43].

Il soggetto può violare una norma senza provocare reazioni se:

  • Non c'è un testimone che conferma la violazione;
  • Il comportamento deviante è riconosciuto come involontario o non intenzionale [44].

Ne consegue che le sanzioni e la severità imposte sugli individui che vengono riconosciuti come non conformisti varia a seconda della natura dell'atto deviante commesso. Maggiore è la violazione agli occhi dei membri, maggiore sarà la sanzione [45].

Chi viola le regole del gruppo può essere percepito come una forza del male o come una minaccia all'equilibrio del gruppo. In questo caso gli altri membri potrebbero avere una reazione negativa se non ostile verso l'individuo. Il membro deviante potrebbe essere ignorato per un certo periodo, isolato, insultato o addirittura espulso dal gruppo [46].

E' importante notare che le reazioni e le sanzioni dei membri variano da un gruppo all'altro.


L'importanza di membri devianti o non conformisti

I membri devianti giocano un ruolo particolare nel gruppo poiché diventano un simbolo, rappresentando comportamento o ideali mal visti o proibiti dal gruppo. Tali persone potrebbero perciò essere viste come esempio di ciò che i membri non devono fare.

Ruoli nel gruppo

Un ruolo consiste di una serie di comportamenti, condotte o funzioni che ci si aspetta di vedere in una persona in un gruppo [47].

I ruoli sono vari e permettono che le attività a i compiti di ogni membro siano differenziate. Ad alcuni ad esempio vengono assegnati compiti amministrativi, direttivi, pubblici o di base da svolgere per il gruppo.

Ogni ruolo richiede abilità specifiche. Il concetto di ruolo implica compiti specializzati all'interno del gruppo specifico. Alcuni membri non avranno mai l'opportunità di assumere certi ruoli all'interno del gruppo perché sono stati identificati come non in possesso delle abilità necessarie. In alcuni gruppi, ad esempio, il ruolo delle donne è limitato all'educazione dei bambini, mentre gli uomini assumono il ruolo di chi provvede.

Status

Per comprendere il funzionamento del gruppo è importante anche esaminare lo status connesso ai ruoli stabiliti nel gruppo. Ogni ruolo può permettere l'accesso a una particolare posizione sociale. Potere e prestigio variano a seconda del ruolo ricoperto. Ad esempio, in un grande ristorante, al ruolo del maître e a quello del cameriere non vengono assegnati gli stessi poteri, privilegi e responsabilità. Similmente la situazione sociale di un bambino, di una donna o di un uomo in un gruppo possono variare in termini di ruoli che sono autorizzati ad assumere [48].

Valutazione del potere degli individui in un gruppo

Nel gruppo gli individui possono avere potere se possiedono uno o più delle seguenti caratteristiche [49]:

  • La capacità di premiare o punire i membri devianti;
  • Una conoscenza che il gruppo ritiene importante;
  • Un'abilità agognata dal gruppo;
  • Informazioni privilegiate;
  • Comportamento esemplare;
  • E' visto dal gruppo come un buon consigliere;
  • Ha influenza su scelte, decisioni e comportamento dei membri.

Membri e loro personalità

Sebbene in un gruppo possano esservi diversi membri con ruoli simili, ognuno di essi ha una personalità unica. La diversità della personalità individuale ha un impatto definito su come il gruppo funziona [50]. Ecco alcune delle varianti esistenti tra i membri:

  • Atteggiamento o comportamento attivo o passivo nel gruppo: non tutti i membri condividono lo stesso livello di coinvolgimento nel gruppo. Alcuni giocano un ruolo attivo ed esprimono le loro opinioni mentre altri sono più timidi e meno franchi durante le discussioni. I membri possono collocarsi in un punto qualsiasi di questi due poli (attivo e passivo);
  • Atteggiamento positivo o negativo nel gruppo: non tutti i membri di un gruppo sono congegnali e socievoli. Alcuni sembrano essere congegnali e calorosi, mentre altri sono indifferenti o freddi. Alcuni possono essere in costante disaccordo con gli altri membri mentre altri sono più cordiali e aperti alle nuove proposte. La socialità, quindi, varia molto da membro a membro;
  • Atteggiamento o personalità che portano il gruppo a progredire o a ristagnare: i membri investono in modo diverso nelle attività del gruppo. Alcuni prendono sul serio il loro coinvolgimento mentre altri sono più incentrati sulle proprie necessità che al raggiungimento di obiettivi comuni.

Alcuni membri aiutano il gruppo a raggiungere i suoi obiettivi come segue [51]:

  • Favorendo la collaborazione tra i membri, con il loro comportamento;
  • Cercando di rispondere alle richieste fatte dai membri;
  • Coordinando le azioni dei membri;
  • Facilitando l'orientamento del gruppo o riaffermandone gli obiettivi;
  • Stimolando il gruppo e permettendogli di progredire.

Altri membri occupano ruoli che tendono a mantenere interazioni sociali positive tra i membri come segue [52]:

  • Sostenendo e incoraggiando gli altri, e lodando il lavoro o la personalità dei compagni;
  • Mantenendo l'armonia tra i membri e minimizzando tensioni e disaccordi;
  • Aiutando a riconciliare le opinioni divergenti e proponendo nuove opzioni.

Vi sono anche individui i cui ruoli possono diventare problematici per il gruppo e la sua rincorsa verso obiettivi comuni, come segue [53]:

  • Rifiutando le idee dei compagni e prevenendo perciò l'avanzamento del gruppo;
  • Competendo per il prestigio;
  • Scoraggiando la discussione tra i membri e incoraggiando lunghi monologhi.


Leadership e il leader

La leadership può essere definita come un processo di influenza sociale con cui un individuo riesce a sollecitare e ottenere la partecipazione dei membri del gruppo nell'attuare un compito comune [54]. Chi possiede questo potere di influenzare gli altri viene chiamato leader.

Agire come leader di un gruppo significa avere autorità e responsabilità che differiscono da quelle degli altri membri. Di conseguenza, lo status del leader è unico poiché può:

  • Influenzare o controllare l'interazione tra i membri;
  • Incoraggiare altri per la rapida adozione delle sue idee;
  • Prendere decisioni per conto del gruppo;
  • Imporre sanzioni o punire i membri che non contribuiscono all'attuazione del compito.

Ogni gruppo cerca nel leader qualità specifiche. Basandosi sulle interazioni dei suoi membri, il gruppo raggiunge un consenso relativo alle qualità di valore della leadership, ricercate o attese:

  • In alcuni gruppi comportamenti e attributi ricercati nel leader sono estremamente specifici e lasciano poco spazio a qualsiasi forma di espressione personale. Chi assume la leadership deve perciò restare efficace o rischia di perdere la sua posizione;
  • Altri gruppi possono concedere al leader più libertà. Al leader può così essere permessa la modifica delle esigenze del gruppo e la riconfigurazione della figura del leader basata sulla sua personalità e talento.

Quando i membri riconoscono la qualifica unica del leader, la sua influenza su di essi può crescere nel corso del tempo [56]. Il leader di un gruppo può influenzare scelte, decisioni e comportamenti dei membri attraverso poteri mistici che sostiene di avere, e che sono accettati dai membri. Ad esempio, un leader di un gruppo spirituale può dichiarare di avere la capacità di comunicare con Dio. Poiché nessun altro nel gruppo possiede la stessa capacità, i membri possono attribuire un'importanza spropositata alle idee e alle suggestioni avanzate dal leader [57].

La personalità del leader

Mentre è difficile riconoscere al leader qualità specifiche, certe caratteristiche sono spesso associate a leader capaci di mantenere il loro ruolo al timone del gruppo [58]:

  • L'abilità di creare legami emotivi con i membri: i leader efficaci hanno spesso l'abilità di instaurare velocemente amicizia con i membri, e tendono a favorire calde relazioni interpersonali. Ciò aiuta ad assicurare un miglior funzionamento interno del gruppo;
  • L'abilità di promuovere la produzione: i leader favoriscono l'approccio orientato al compito e riescono a motivare i membri per il raggiungimento degli obiettivi comuni;
  • L'abilità di mostrare compassione: i leader sono o sembrano tolleranti e compassionevoli quando tra i membri insorgono conflitti.

A parte tratti specifici della personalità, il successo di un leader può anche dipendere dalla sua capacità a facilitare il raggiungimento degli obiettivi del gruppo [59]. Al fine di accentrare l'attenzione dei membri sull'ottenimento degli obiettivi, il leader può stimolarli ad identificare un nemico comune. Ciò crea un senso di appartenenza e il desiderio di far fronte comune al nemico del gruppo.

Il ruolo del leader varia da un gruppo all'altro. Per comprendere la piena portata del potere di un leader è importante osservare, tra le altre cose, la sua capacità di prendere decisioni per conto dell'intero gruppo, così come il suo potere di imporre sanzioni ai membri.


Comunicazione nel gruppo

In un gruppo ogni membro viene istruito al linguaggio usato e capisce i riferimenti culturali utilizzati dai compagni. Gli affiliati solitamente condividono chiavi linguistiche comuni che permettono loro di capirsi [60]. Prendete ad esempio questa conversazione tra due adolescenti:

Nancy dice a Julie: «che maglietta terribile indossi!». Julie capisce che a Nancy piace davvero la sua maglietta anche se la parola terribile significa "sgradevole" o "brutto". Gli adolescenti capiscono che si tratta di un termine gergale che in realtà significa "fantastico" o "bello".

Due membri di gruppi diversi possono avere difficoltà a capirsi a vicenda anche se parlano la stessa lingua, poiché il significato attribuito a certe parole può variare da un gruppo all'altro. Inoltre differenze culturali, norme e filosofie di vita impediscono la comunicazione fluida e la comprensione di linguaggio tra membri di gruppi diversi [61]. Condividere un linguaggio comune permette ai membri dello stesso gruppo di capirsi a vicenda e di creare ulteriori legami che li uniscono.

Il processo decisionale in un gruppo

La vita di gruppo implica il prendere decisioni insieme. Il processo di prendere una decisione varia tra i diversi gruppi. Le decisioni possono essere:

  • Imposte dall'autorità del gruppo. Si tratta di un approccio veloce che può essere utile per risolvere questioni di routine. Tuttavia quando usato in modo abusivo i membri possono gradualmente sentirsi manipolati dal/dai leader. Il fatto che gli altri membri non siano consultati può ostacolare l'efficacia del gruppo e la motivazione dei membri;
  • Prese dall'autorità del gruppo, a seguito della consultazione dei membri. Questa soluzione permette che punti di vista diversi vengano presi in considerazione, prima di scegliere la soluzione più adatta;
  • Prese da una persona etichettata come specialista. Questo metodo di funzionamento può essere efficace se il giudizio della persona soddisfa gli altri membri. Tuttavia la scelta stessa di uno specialista può essere fonte di conflitto e controversia. La decisione dello specialista può essere contestata o rifiutata;
  • Presa dalla maggioranza del gruppo. Questo processo può essere soddisfacente per i membri, ma può creare conflitti con la minoranza in disaccordo con le decisioni adottate;
  • Formulate da una minoranza di individui del gruppo. Questo processo è efficace quando le decisioni da prendere non hanno conseguenze importanti, ma possono diventare fonte di conflitto se le decisioni hanno impatto diretto sulla vita quotidiana della maggioranza dei membri;
  • Adottate attraverso ampio consenso. La partecipazione di tutti i membri del gruppo può accrescere la qualità e la popolarità delle decisioni che si stanno prendendo. Tuttavia, poiché questo processo può richiedere tempi lunghi, la produttività del gruppo potrebbe risultarne ridotta. Inoltre tensioni tra i membri possono ostacolare la possibilità di trovare soluzioni a difficoltà incontrate durante il processo decisionale.

Il modo in cui i gruppi arrivano alle decisioni è pertanto cruciale, poiché può essere fonte di conflitto o armonia tra i membri.

Errori decisionali

Gli errori decisionali possono essere il risultato di una forte coesione del gruppo. Ci si riferisce all'effetto della coesione sulla presa di una decisione come all'effetto "Janis" [62], dal nome dell'autore che ha descritto questo fenomeno.

L'effetto Janis si presenta quando un gruppo cerca di stabilire un consenso attorno a una soluzione considerata la più accettabile. Al fine di salvaguardare la coesione del gruppo ed evitare discussioni che potrebbero portare al conflitto, i membri preferiscono adottare una soluzione più semplice ma consensuale piuttosto che una complessa che potrebbe scatenare il conflitto.

In alcuni gruppi mantenere un clima di complicità è così importante che i partecipanti evitano di prendere l'iniziativa o di fare contro proposte, per evitare qualsiasi potenziale conflitto. La soluzione iniziale, anche se non sembra adeguata, è spesso mantenuta. In questa situazione si è accecati dalla lealtà di gruppo che tende a soffocare qualsiasi ragionamento critico o indipendente. Oltre a questa vi sono altre condizioni nel processo decisionale che favoriscono l'effetto Janis:

  • Il gruppo non esplora soluzioni alternative;
  • Il gruppo non prende in considerazione tutti gli obiettivi del compito da portare a termine o non determina gli obiettivi da raggiungere;
  • I costi e le conseguenze della decisione non vengono esplorate. Le verità sono velocemente affermate senza prove di ciò che è o non è adeguato o efficace.
  • La ricerca di informazioni è superficiale. I membri dimenticano o trascurano gli aspetti incoerenti delle loro decisioni e sono interessati unicamente agli elementi che corrispondono alla loro visione comune;
  • Il gruppo non è interessato alle difficoltà che si potrebbero incontrare durante la realizzazione del programma o del progetto. Il gruppo minimizza, o addirittura trascura, ogni idea pertinente a tali difficoltà con la scusa che quelle situazioni sono estremamente rare.

Due fattori importanti possono essere rilevati nel contesto di un processo decisionale problematico:

  • L'illusione collettiva di moralità, razionale, unanimità o invariabilità porta il gruppo a credere che il suo ruolo sia di un calibro morale talmente alto da essere incapace di fare errori;
  • Regna la censura collettiva, che è auto imposta oppure imposta su altri.
Come conseguenza i membri non esprimono le proprie idee pur di preservare l'armonia del gruppo.


Motivi per diventare membro di un gruppo

Gli esseri umani sono alla ricerca di modi per comprendere le loro esperienze di vita [63]. In questa ricerca di significato, le credenze trasmesse da un gruppo o la sua visione del mondo possono aiutare alcuni a trovare le risposte che stanno cercando o a portare nuovi significati nella loro vita quotidiana [64].

In una situazione di crisi, entrare in un gruppo permette di alleviare la tensione o lo stress che si sta provando. Entrando in un gruppo l'individuo che si è trovato ad affrontare un evento inquietante come la morte di un proprio caro o la fine di una relazione sentimentale, potrebbe essere in grado di comprendere meglio l'evento e di accettarlo. Ad esempio, diventare membro di un gruppo spirituale che crede nell'esistenza di una vita dopo la morte può fornire una spiegazione a chi sta soffrendo la perdita di una persona cara [65].

Anche se non si può, ad esempio, riportare in vita un figlio morto, la credenza trasmessa dal gruppo può permettere di interpretare tale evento in una nuova luce. In questa situazione la morte percepita come ingiusta può assumere un nuovo significato. Una morte inaccettabile diventa una realtà meno dolorosa e, in alcuni casi, un evento tollerabile.

Il gruppo offre uno schema per aiutare ad interpretare i problemi personali da un punto di osservazione diverso. Una volta adottata la dottrina o filosofia del gruppo, le sfide difficili possono non essere più percepite come insormontabili e, in realtà, possono assumere un nuovo significato.

In momenti di crisi alcuni possono trovare più facile gestire le proprie emozioni entrando a far parte di un gruppo che dà spiegazioni plausibili ai loro problemi e sofferenza. Il gruppo perciò risponde ai bisogni individuali in cambio della dedizione ad unirsi agli altri membri nell'inseguimento degli obiettivi del gruppo [67].

L'integrazione nella vita di gruppo offre ad alcuni la possibilità di adattarsi meglio allo stress, allo sforzo fisico e psicologico, all'invecchiamento o alla morte [68]. Entrare in un gruppo può anche aiutare alcuni a vincere la tossicodipendenza o l'alcolismo [69].

Diventare membro per soddisfare un bisogno

Un gruppo di persone può anche condividere certe credenze per reagire alle avversità [70]. I vari tipi di avversità sperimentati dall'individuo prima di entrare nel gruppo possono comprendere:

  • Motivazioni organiche o fisiche. Chi sta soffrendo di una malattia o vive con qualcuno che soffre di problemi fisici può rivolgersi a un gruppo per trovare aiuto. Appartenere a un gruppo può rispondere a questo tipo di sofferenza offrendo la promessa di un rimedio o di uno stile di vita più sano;
  • Motivazioni economiche o materiali. Si possono sperimentare difficoltà finanziarie o si possono avere bisogni materiali. Il gruppo può condividere le proprie risorse.
  • Motivazioni sociali e comunitarie. Chi ritiene che i propri rapporti con gli altri siano insoddisfacenti. Il gruppo offre la possibilità di impegnarsi in rapporti interpersonali positivi, in particolare attraverso l'attiva partecipazione alla vita di comunità.
  • Motivazione morale. Si può sperimentare confusione in merito al proprio sistema di valori, che può essere considerato contrario ai valori socialmente accettati. Il gruppo può fornire un codice morale diverso per soddisfare questo vuoto.
  • Motivazioni esistenziali o psicologiche. Chi è insoddisfatto della propria vita o del proprio ruolo nella società può essere stressato e alla ricerca di nuovi significati di vita, o di un intenso legame emotivo. Il gruppo può, in queste circostanze, fornire uno stile di vita che risponde all'angoscia esistenziale o al senso di vuoto o di noia.

Diventare membro per motivi di similitudine, reciprocità o status sociale

Data la grande diversità di gruppi, quali fattori influenzano la scelta di aderire a un gruppo particolare piuttosto che a un altro?

Similitudine

Si può decidere di aderire a certi gruppi grazie alle similitudini che si pensano di avere con essi. Questa attrazione può basarsi su valori, stili di vita o apparenza fisica [71].

Reciprocità

Chi attraverso la partecipazione al gruppo sente un senso di valore, o chi viene complimentato dai membri per le sue capacità, personalità o apparenza avrà più probabilità di entrare in un particolare gruppo piuttosto che in un altro che è critico del suo stile di vita o personalità. Viceversa un gruppo celebrerà l'arrivo di un nuovo candidato se pensa che le sue capacità contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi del gruppo.

Status Sociale

Lo status sociale di un gruppo può essere un fattore determinante nell'incoraggiare l'affiliazione. Si potrebbe decidere di affiliarsi perché il gruppo è considerato prestigioso agli occhi della comunità [72]. Chi diventa membro di un gruppo influente diviene, per associazione, una persona prestigiosa e importante [73]. Posti limitati in un gruppo possono accrescere il desiderio di alcuni di appartenervi [74].

Prossimità

Spesso gli individui scelgono un gruppo basandosi sull'offerta disponibile nella loro comunità. Ovviamente non possono affiliarsi a gruppi inesistenti o di cui ignorano l'esistenza [75].


Relazioni interpersonali nel gruppo

Questa sezione descrive i diversi tipi di relazioni esistenti tra membri e loro leader nei gruppi di stile orientale.

Rapporto leader-seguace

Rapporto con un buon guru

E' difficile descrivere in termini di buono e cattivo il leader di un gruppo. Ogni guru o leader può avere rapporti armoniosi o problematici con certi membri del gruppo [76].

Un "buon" leader: [77]

  • Ha una buona conoscenza degli scritti del gruppo;
  • E' stato discepolo di più maestri e nei processi di apprendimento fa molte domande;
  • Vive secondo i propri insegnamenti.

Il guru accondiscendente

Questo tipo di leader ha un atteggiamento paternalistico verso i membri, è super protettivo e riservato sul rapporto leader-seguace. Sebbene la sua intenzione sia proteggere e rassicurare i membri, in cambio a volte pretende estrema sottomissione. In questa situazione la crescita spirituale o personale avviene attraverso gli insegnamenti del leader e del rapporto leader-seguace. L'obiettivo del gruppo è promuovere la crescita spirituale del leader in modo che i partecipanti possano condividere la sua conoscenza superiore.

L'abusatore spirituale

L'abusatore spirituale può essere descritto come un leader che usa scritti spirituali, biblici o di altra natura per infliggere sensi di colpa ai membri. Il leader utilizza un linguaggio divino o preghiere per riferirsi a problemi sociali, psicologici o di salute.

Il guru truffatore

I guru truffatori possono essere descritti come leader che chiedono continuamente soldi ai loro seguaci. Questi leader vivono nel lusso mentre i loro discepoli conducono vite ascetiche, a volte al di sotto del livello di povertà. Questo tipo di guru spesso non accetta le critiche dai membri e si aspetta che facciano qualsiasi cosa dica loro.

Rapporto di interdipendenza

Per alcuni si crea un legame unico tra leader e seguace [78]. Tale rapporto nasce dai seguenti bisogni complementari tra leader e suoi membri:

  • I leader sentono il bisogno di essere eletti e di essere investiti di una missione. Vedono se stessi come guide che portano i seguaci alla salvazione [79]. Questo bisogno di essere eletti è soddisfatto dalla dedizione fervente dei membri a seguire il leader.
  • I membri, da parte loro, vogliono essere riconosciuti come diversi dal resto della popolazione grazie all'affiliazione al gruppo. [80]. Sentono il bisogno di associarsi a chi considerano fonte di ispirazione al fine di seguire un ideale [81].

Questi bisogni e aspirazioni complementari possono creare un legame potente tra leader e seguace e, nel corso del tempo, esso può diventare vicendevolmente dipendente.

In alcuni rapporti i membri diventano sempre più dipendenti dal leader. L'affiliazione al gruppo può infine avvolgere ogni aspetto della vita individuale. Gradualmente il membro perde la sua abilità di giudizio e diviene totalmente soggiogato al leader.

La dipendenza da un leader diventa problematica quando sia i membri che il leader non riescono a immaginare una vita senza l'altro [82]. In alcuni casi i leader ritengono sia loro compito preservare il fervore dei membri. Per mantenere questo legame il seguace può essere obbligato a rispondere alle richieste del leader. In questo tipo di rapporto di estrema interdipendenza i membri possono commettere azioni criminali [83].


Relazioni di gruppo: possibili effetti sui membri

Le sezioni a seguire trattano gli effetti negativi della vita di gruppo [84].

Spersonalizzazione

I membri possono avvertire un senso di perdita di identità man mano che all'interno del gruppo diventano anonimi. I compagni non li riconoscono per ciò che sono, ma li riconoscono in termini di ciò che ci si aspetta da loro.

Senso di minaccia

Nel corso dell'affiliazione alcuni membri possono a volte sentirsi giudicati dai compagni per quanto riguarda comportamento, atteggiamento o scelte. I membri che si sentono minacciati in questo modo possono:

  • Conformarsi;
  • Ribellarsi;
  • Abbandonare il gruppo.

Senso di dipendenza

Chi partecipa alla vita di gruppo tende a creare legami e a conformarsi alle richieste degli altri. C'è anche la tendenza ad interiorizzare regole e immagini comuni e a sentire di appartenere a una comunità. Questa dipendenza può spaziare dalla collaborazione alla fusione. A volte i membri temono la perdita dell'affetto e del sostegno dei compagni e per non essere rifiutati possono accondiscendere a tutte le richieste del gruppo.


Illusione di gruppo

L'illusione viene creata attraverso affermazioni quali: "Siamo felici insieme; abbiamo creato un gruppo forte; abbiamo un buon leader" [85]. Questa illusione serve a sostituire l'identità individuale con l'identità del gruppo. Questo spirito di corpo promuove relazioni strette tra i membri che si sentono tutti importanti, anche se sono essenzialmente identici. Per creare un'illusione di gruppo sono essenziali due condizioni:

  • Capro espiatorio: ciò permette al gruppo di trasporre la sua aggressione interna su un organismo esterno, e di godere di una vita di gruppo priva di conflitti. Il gruppo può percepire un altro gruppo o un non membro come la rappresentazione del male, mentre il gruppo e i suoi membri rappresentano il bene.
  • Una ideologia egalitaria: ciò favorisce la fusione delle differenze individuali in una singola identità.


Funzionamento esterno o relazioni inter-gruppo

I rapporti tra gruppi possono favorire un senso di valore sociale e fornire vantaggi per la comunità, ma possono anche servire ad alienare certi gruppi o i suoi membri promuovendo rapporti basati sul pregiudizio, la discriminazione e il conflitto. Questa sezione esamina la questione delle relazioni inter-gruppo.

Creare pregiudizio e suoi effetti sulle relazioni del gruppo

Il pregiudizio nelle relazioni inter-gruppo può essere spiegato da due fattori: competizione tra gruppi per l'accesso alle risorse disponibili e teoria dell'identità sociale.

Competizione inter-gruppo

La competizione inter-gruppo può giocare un ruolo significativo nel creare ideali, atteggiamento o comportamenti pregiudiziali o discriminatori. Secondo la teoria del conflitto, la scarsità di risorse e la competizione inter-gruppo per acquisirle sono fonte di pregiudizi contro i membri di gruppi concorrenti. Quando i gruppi si impegnano in questo tipo di competizione si possono osservare tra li affiliati atteggiamenti negativi o pregiudiziali verso i concorrenti [86].

Identità sociale dei membri

La teoria dell'identità sociale spiega che il mero fatto di appartenere a un particolare gruppo o specifica categoria sociale incoraggia lo sviluppo di pregiudizi verso i membri di altri gruppi [87].

Infatti la partecipazione alla vita di gruppo è disegnata per aiutare i membri a costruire una auto-immagine positiva. Per ottenerla, i gruppi si paragonano ai membri di altri gruppi. Questo processo di valutazione comparativa è disegnato per soddisfare il bisogno di stabilire un'identità positiva. Come conseguenza emerge un favoritismo di gruppo, poiché gli individui considerano spontaneamente di alto calibro i propri compagni, mentre denigrano i membri di altri gruppi. A seconda della situazione, i membri di gruppi avversari possono essere percepiti come perversi o immorali. Questa percezione a volte induce pregiudizio o comportamento discriminatorio.

Un senso di coesione di gruppo può pertanto servire ad accentuare le differenze tra i gruppi [88]. Gradualmente il gruppo può dividere il mondo in due categorie, noi e loro [89], in cui:

  • "Noi" sono i membri del gruppo;
  • "Loro" sono i non membri, o i membri di un altro gruppo che condivide valori, ideali ecc. diversi.

In breve, quando i membri di un gruppo sviluppano pregiudizi contro i membri di un altro gruppo creano anche un'immagine glorificata di se stessi. Paragonandosi ad altri gruppi che vengono ad esempio percepiti come di spirito meschino, si sentono più sicuri delle proprie capacità e della loro abilità a superare ogni ostacolo si presenti sul cammino.

Tale glorificazione può essere utile per costruire un buon spirito di squadra. Tuttavia può diventare problematica quando porta a manifestazioni di comportamento discriminatorio [90].


Stereotipi nei gruppi

Gli stereotipi sono credenze più o meno consensuali che gli individui condividono in merito al comportamento e alla personalità di un gruppo [91]. Per definizione, gli stereotipi sono generalizzazioni che servono ad attribuire ai membri di un particolare gruppo una serie di tratti di personalità specifici e ad accentuare le differenze tra i gruppi.

Gli stereotipi distorcono la realtà [92]:

  • I membri percepiscono i colleghi di altri gruppi come identici tra loro. I membri del gruppo A diranno, ad esempio, che i membri del gruppo B sono tutti cattivi ed egoisti. Questi pregiudizi possono svilupparsi anche se i membri del gruppo B condividono le stesse caratteristiche fisiche e personali di quelli del gruppo A;
  • Sovrastimando le differenze tra i gruppi i membri vedono se stessi come individui unici, mentre considerano identici gli affiliati ad altre organizzazioni.

E' importantissimo esaminare il modo in cui i membri applicano questi stereotipi, piuttosto che incentrarsi sugli stereotipi stessi. Gli stereotipi diventano distruttivi quando portano al razzismo e al comportamento discriminatorio verso un gruppo e i suoi membri.


Comportamento discriminatorio

Il comportamento discriminatorio può essere un tentativo di limitare i diritti dei membri dei gruppi avversari. Alcune situazioni aumentano il divario tra gruppi e creano un contesto che si presta al comportamento discriminatorio, come ad esempio [93]:

  • Un gruppo che si definisce autonomo e autosufficiente e considera futili i rapporti con gli altri gruppi;
  • Membri che appartengono a un diverso gruppo linguistico, ad esempio, o che godono di un diverso ruolo e status istituzionale;
  • Interessi conflittuali tra gruppi, ad esempio vittorie di un gruppo che implicano perdite per un altro gruppo;
  • Quando i membri di ogni gruppo ritengono di avere l'unica soluzione vera, razionale e giusta.
Identificazione di un capro espiatorio esterno

Il gruppo può anche adottare un comportamento discriminatorio verso una persona o gruppo al fine di liberarsi delle tensioni interne esistenti. Il gruppo proietta perciò tutte le sue tensioni su un capro espiatorio che viene considerato essere la causa di tutti i problemi all'interno del gruppo [94]. Il capro espiatorio serve da chiamata alle armi che raduna e ricompatta i membri per affrontare i problemi creati all'interno da questa forza negativa [95].


Conflitti crescenti

I problemi inter-gruppo descritti in questa sezione (identità competitiva e discriminatoria del gruppo) possono talvolta accrescere i conflitti inter-gruppo. Tale escalation è una conseguenza di atteggiamenti e comportamenti negativi verso altri gruppi.

A causa di scontri e tensioni crescenti i gruppi iniziano ad avere paura e si sentono sempre più minacciati da un nemico. Possono perciò sentire la necessità di reagire a questo nemico [96].

Nei casi estremi il gruppo può adottare un atteggiamento difensivo verso il comportamento e le reazioni di un nemico del gruppo e può, come conseguenza, divenire più vigile. Nell'osservare il gruppo oppositore, i membri possono raccogliere prove per dimostrare le cattive intenzioni dell'altro. L'accumulo di prove può modificare o legittimare il comportamento discriminatorio contro l'altro gruppo.

Conflitti inter-gruppo [97]

I conflitti inter-gruppo possono assumere forme diverse. In una comunità la divisione tra gli interessi del gruppo possono condurre a polarizzazione e ostilità. Conflitti a bassa intensità tra gruppi etnici, razziali e religiosi possono essere espressi con pregiudizi, discriminazione e protesta sociale.

I conflitti inter-gruppo non sono sempre il risultato di percezioni infondate o fraintendimenti; possono basarsi su reali differenze in merito al potere tra i gruppi, all'accesso alle risorse, ai valori o a incompatibilità significative. Le fonti di conflitto possono tuttavia essere esacerbate dal processo soggettivo attraverso il quale gli individui interpretano il mondo, e dal funzionamento del gruppo in relazione a differenze percepite come minacce.

Le differenze percepite dai gruppi in riferimento all'accesso delle risorse può portare a conflitti distruttivi. Questo tipo di conflitto può essere descritto come un'azione sociale in cui due gruppi si confrontano l'un l'altro. I gruppi possono trovarsi in opposizione per incompatibilità di percezioni, obiettivi o valori, e intraprendere perciò azioni per controllarsi a vicenda. Da questa dinamica possono emergere sentimenti antagonisti e spingere un gruppo a commettere azioni estreme per controllare il gruppo percepito come pericoloso o problematico.

Fonti di conflitto inter-gruppo

I conflitti possono essere economici quando i gruppi rivaleggiano per le stesse, spesso limitate, risorse. Per evitare di perdere tali risorse a favore di altre associazioni, alcuni gruppi possono adottare strategie violente.

I conflitti possono essere basati su valori che implicano credenze e preferenze in opposizione. Questi conflitti possono insorgere attorno al significato dei valori e del corrispondente comportamento.

All'interno di una comunità coesiste quotidianamente una grande varietà di gruppi con pratiche e credenze diverse. I rapporti tra questi gruppi possono creare un clima di incomprensione e incompatibilità che, alla fine, può portare all'ostilità e a comportamento discriminatorio.

I conflitti possono insorgere per questioni di potere, quando i gruppi cercano di massimizzare la loro influenza e il loro controllo sugli altri. Questo tipo di conflitto può essere percepito come una lotta per il dominio e per il controllo sugli altri [98].


Conclusioni

Il funzionamento dei gruppi e l'esperienza dei loro membri può variare a seconda di:

  • Obiettivi del gruppo;
  • Norme che modellano il comportamento;
  • Ruolo e status acquisito da ogni membro;
  • Presenza o assenza di un leader;
  • Stile di autorità del leader;
  • Tipo di sanzioni comminate dal gruppo;
  • Comunicazione tra i membri;
  • Processo decisionale;
  • Legami che tengono uniti i membri.


Note:

21. Si veda appendice 3 in riferimento ai vari tipi di gruppo.

22. B. Richard, Psychologie des groupes restreints (Québec City: Presses interuniversitaires, 1995).

23. Z. Cartwring, Group Dynamics: Research and Theory (New York: Harper and Row, 1971).
C.R. McCauley, M.E. Segal, "Social Psychology of Terrorist Groups," in O. Hendrick (ed.), Group Processes and Intergroup Relations: Review of Personality and Social Psychology, vol. 9 (1987) pp. 231-256.

24 C. Leclerc. Comprendre et construire les groupes. Chronique sociale. (Quebec City: Les Presses de l'Université Laval. 1999), 322 pp.
J. Jetten, R. Spears e A.S.R. Manstead, "Intergroup Norms and intergroup Discrimination: Distinctive Self-Categorization and Social identity Effects", Joumai of Personality and Social Psychology, voI. 71(1996), pp. 1222 - 1233.
H.P. Young, "Social Norms and Economic Welfare", European Economic Review, vol. 42 (1998), pp. 821-830.

25. S. Moscovici e W. Doise, Dissensions, Consensus. Une théorie générale des dissensions collectives (Paris: PUF, 1992).
G. Mugny, D. Oberlé e J. L. Beauvois, Relations humaines, groupes et influence sociale (Grenoble: Presses universitaires de Grenoble, 1995).

26. R.B. Cialdini, R.E. Petty e J. T. Cacioppo, "Attitude and Attitude Change," Annual Review of Psychology, voI. 32 (1981), pp. 357-404.
R.B. Cialdini, M.R. Trost. "Social Influence: Social Norms, Conformity, and Compliance" in D. Gilbert, S. Fiske e G. Lindzey (eds.), The Handbook of Social Psychology, 4th ed. (New York: McGraw-Hill, 1998), pp. 151-1 92.

27. S. E. Asch, Social psychology (Oxford: Oxford University Press, 1987).
J.M. Levine, R.L. Moreland, "Small Groups", in D. Gilbert, S. Fiske e G. Undzey (eds.), The Handbook of Social Psychology, 4th ed. (Boston: McGraw-Hill, 1998), pp. 415-469.

28. Si veda Appendice 4 per un esempio del processo di socializzazione in un piccolo gruppo.

29. J.M. Levine, R.L. Moreland (1998), op.cit., pp. 415-469.

30. H. Tajfel, "Social Psychology of lntergroup Relations", Annual Review of Psychology, vol. 33 (1982), pp. 1-39.
ME. Turner, AR. Pratkanis, P. Probasco e O. Leve, "Threat, Cohesion, and Group Effectiveness: Testing a Social identity Maintenance Perspective on Groupthink", Journal of Personality and Social Psychology, no. 63 (1992), pp. 781-796.
J.C. Turner, "Towards a Cognitive Redefinition of the Social Group", in H. TajfeI (ed.), Social identity and intergroup Relations (Cambridge: Cambridge Univ. Press, 1982), pp. 15-40.
M. Hogg, The Social Psychology of Group Cohesiveness: From Attraction to Social identity (London: Harvester Wheatsheaf, 1992).
M. Hogg, "Group Cohesiveness: A Critical Review and Some New Directions," European Review of Social Psychology, voI. 4 (1993), pp. 84-11.

31. S.. Schachter, "Deviation, Rejection, and Communication," Journal of Abnormal and Social Psychology, vol. 46 (1951), pp.190-207
M. Gold, E. Douvan, A New Outline of Social Psychology (Washington, DC: American Psychoiogical Association, 1997).

32 E.H. Witte, Group Performance. The Solution of Two Divergent Tasks, (pubblicazione presentata al Convegno del 1994 "Groups, Networks, and Organizations", Nags Head, No).

33. R.B. Cialdini e M.R. Trost (1998), op.cit.. pp. 151-192.
J.M. Levine, R.L. Moreland (1998), op.cit.. pp. 415-435.
S. Moscovici, "Social Influence and Conformity," in G. Linzey e E. Aronson (eds.), The Handbook of Social Psychology (New York: Random House, 1985), pp. 397-412.
B. Mullen, "Operationalizing the Effect of the Group on the Individual: A SeIf-Attention Perspective," Joumal of Experimental Social Psychology, vol. 19 (1983), pp. 295-322.

34. R.B. Cialdini, M.R. Trost (1998), op.cit., pp. 151-192.
J.M. Levine, R.L. Moreland (1998), op.cit.
S. Moscovici (1985), op.cit.

35. V. Kent, "Social Influence, "in Hareetal., Small Groups: An introduction (London: Praeger, 1996), pp. 58-78.
A. Inski, "Conformity and Group Size: The Concern with Being Right and the Concern with Being Liked." Personality and Social Psychology Bulletin, vol. 11 (1985), pp.41 -50.
H.C. Keiman, "Compliance, identification and internaiization: Three Processes of Attitude Change," Joumal of Conflict Resolution, vol. 2 (1958), pp.51-60.

36. H.C. Kieman (1958), op.cit.

37. H.C. Kleman, op.cit.

38. H.C. Kleman, op.cit.

39. H.C. Kleman, op.cit.

40. E. Goffman. Asylums: saggio sulla situazione sociale di pazienti mentali o altri internati, Chicago: Aldine (1961).
H. Becker, Outsider (Paris: Les Métaillés, 1985).

41 P. Robert, F. Soubiran-Paillet e M. Van De Kerchove, Normes, normes juridiques et normes pénales, vol. 2 (Paris: L'Harmattan, 1998).
S. Porter, "The Social Interpretation of Deviance", in M. Birchenall e P. Birchenall (eds.), Sociology as Applied to Nursing and Health Care (London: Bailliere Tindall, 1998), pp. 130-149.

42. L. Muchielli, "Les champs de la sociologie pénale. Vingt ans de recherches et de débats," Déviance et société, no. 1 (1999).
L. Muchielli, Histoire de la criminologie française (Paris: L'Harmattan, 1997).

43. P. Robert., F. Soubiran-Paillet, M. Van De Kerchove, op.cit.

44. P. Robert., F. Soubirari-Paillet, M. Van De Kerchove, op.cit.

45. M. Janowitz, "Socioiogical Theory and Social Control", American Journal of Sociology, vol. 81(1975). pp. 81-108.
M.A. Myers, "Social Contexts and Attributions of Criminal Responsability", Social Psychology; J. Pinatel, La pensée Criminologie d'Émiie Durkheim (1987).

46. E. Goffman. Asylums: essays on the social situation of mental patients and other inmates Chicago: Aldine (1961); E. Goffman, Stigmate (Paris: Les Éditions de Minuit, 1975).

47. P. Hare, "Roles and Relationships", in P. Hare, Small Groups: An Introduction (London: Praeger,1996).

48. ibid.

49. C. Argyris, "Empowerment: The Emperor's New Clothes," Harvard Business Review, vol. 76 pp. 98-105.
J.R.P. French. B. Raven, "The Bases of Social Power," in D. Cartwright (ed.), Studies in Social Power (1959), pp. 150-167.
G. Yukl e B.J. Tracey, "Consequences of Influence Tactics Used with Subordinates, Peers, and the Boss", Journal of Appiied Psychology, vol. 77, no. 4 (1992), pp. 525-535.
J.A. Conger, "Leadership: The Art of Empowering Others," Academy of Management Executive, vol. 3, no.1 (1989), pp. 17-24.
R.E. Quinn, G.M. Spreitzer, "The Road to Empowerment: Seven Questions Every Leader Should Consider," Organizational Dynamics, vol. 26, no.2 (1997), pp. 37-49.
D.E. Bowen, E.E. Lawler, "Empowering Service Employees," Sloan Management Review, 36, no. 4 (1995), pp. 73-85.

50. D. Anzieu e J.Y. Martin, La dynamique des groupes restreints (Paris: Presses universitaires de Franca, 1982).
R.F. Bale, Interaction Process Analysis: A Method for the Study of Small Groups (Reading, MA: Addison-Wesley, 1950).

51. G. L. Wilson e M. S. Hanna, Groups in Context: Leadership and Participation in Small Groups (New York: McGraw-Hill Publishing Company, 1990).

52. lbid.

53. ibid.

54. MM. Chemers, An integrative Theory of Leadership Contributors (New York: Lawrence Erlbaum Associates publishers, 1997).

55. M. Sherif, C.W. Sherif, Attitude, Ego-involvement, and Change (New York: Wiley, 1967).

56. M.A. Hogg, "A Sociai identity Theory of Leadership," Personality and Social Psychology Review. vol. 5, no. 3 (2001). pp. 184-200.

57. W.E. Rosenbach. Contemporary Issues in Leadership (New York: Westview Press, 1998).
M. Galanter, Cults, Faith, Healing and Coercion, 2nd ed. (New York: Oxford University Press, 1999).

58. Richard, (1995), op.cit.
S.A. Kirkpatrick, E.A. Locke, "Leadership: Do Traits Matter?" Academy of Management Executive, vol. 5, no. 2 (1991), pp 48-60.

59. Goleman, "What Makes a Leader?" Harvard Business Review, vol. 76 (Nov.-Dec. 1998), pp. 92-102.
W. E. Rosenbach (1998). op.cit.

60. V. Aebischer, D. Oberlé, Les groupes en psychologie sociale (Paris: Boudas 1992).
J. Deschamps, J.L. Beauvois, Des attitudes aux attributions: sur la construction de la réaiité Sociale (PUG).
S. Moscovici, "L'ère des représentations sociales," in W. Doise and W. A. Paiominani (eds.) L'étude des représentations sociales (Neuchétel: Delachaux et Niestlé, 1986), pp. 1-12.

61. ibid.

62. I.L. Janis. Groupthink (Boston: Houghton, 1982).

63. J. Duhaime, "L'adhésion à la conscience de Krishna de 1965 à 1977 aux États-Unis: Un point de vue des sciences sociales," in Croyances et sociétés, Collection Héritage projet (Montréal: Fides, 1998), pp. 247-263.

64.C.Y. Glock, "Origine et Èvolution des groupes religieux," Archives de sociologie des religions, voI. 8 (1963), pp. 29-38.
C.Y. Glock, "Religion," in Essays in Empirical Study of Religion (Belmont CA: Wadsworth 1973), pp. 455-487.
C.Y. Glock, "Consciousness Among Youth: An Interpretation", in C. Glock and N. Bellah (eds.), The New Religious Consciousness (Berkeley: University of California Press. 1976) pp. 353-366.

65. K. Pargarnent, The Psychology of Religion and Coping: Theory, Research, Practice (New York: Guilford Press, 1997), 548 pp.
J. Lofland, Doomsday Cult (Englewood Cliffs: Prentice-Hall, 1996).
J. Lofland, N. Skonovd, "Conversion Motifs," Journal for the Scientific Study of Religion, vol 20, no. 4 (1981), pp. 373-387.

66 M.A. Pelland, Récits de vie des rnembres actifs et d'anciens membres de groupes sectaires (raccolta di racconti personali di membri di setta attivi ed ex, parte di una dissertazione presentata alla Facoltà di Studi Superiori dell'Università di Montréal), 2000, 156 pp.

67. J. Duhaime, op.cit.

68. K. Pargament, op.cit.

69. J. Richardson, "Psychological and Psychiatric Studies of New Religions," in L.B. Brown, Advances in the Psychology of Religion (New York: Pergamon, 1984).
J. Richardson, "Religiosity as Deviance. The Negative Religious Bias in the Use and Misuse of the DSM III", Deviant Behavior, vol. 14, no. 21(1986), pp. 34-65.
J.T. Richardson, "A Sociological Critique of Brainwashing Claims about Recruitment to New Religions," in J. Hadden and D. Bromley, The Handbook of Cult and Sect in America (Greenwich. CT: JAI Press, 1993), pp. 243-271.

70. J. Duhairne, op.cit.
C.Y. Glock, (1973), op.cit.

71. G. P. Parks e L. J. Sanna, Group Performance and Interaction (Colorado: Westview Press, 1999).

72. A. Trognon, Le Groupe: évolution des théories et des pratiques (Ramonville Saint-Agne: Erès, 1997).

73. Ibid.

74. lbid.

75. Per una descrizione più completa dei processi di influenza che possono sottolineare l'integrazione nella vita di gruppo si veda l'Appendice 1.

76. In questa sezione il termine "guru" è sinonimo di leader. P. Pelletier (2000) utilizza il termine per designare i leader spirituali.

77. P. Pelletier, Les gourous et les Maitres (Montréal: Édition Fides, 2000).

78. D. Casoni, Les sectes: De la promesse du paradis à l'expérience de I'enfer (1996 Symposium in lnterlaken, Switzerland).
D. Casoni, Du Paradis à lenfer: étude des mécanismes psychologiques associés aux dérives sectaires (Conférence ACFAS, 2000).
D. Casoni, "The Relation of Group Philosophy to Different Types of Dangerous Conduct in Cultic Groups", CuItic Studies Journal, voI. 17 (2000b), pp. 143-167.
J.Y. Roy Le Syndrome du berger, essai sur les dogmatisme contemporains (Montréal: Boréal, 1998).

79. Ibid.

80. Ibid.

81 D. Casoni (1996). op.cit.

82. D. Casoni (1998), op.cit.

83. D. Casoni (1996, 2000a, 2000b), op.cit.

84. A. Blanchet, A. Trognon, La psychologie des groupes (Paris: Nathan, 1998).

85. D. Anzieu, Le groupe et l'inconscient: l'imaginaire groupal (Paris: Dunod, 1997).

86. G.V. Kinloch, The Comparative Understanding of Intergroup Relations: A Worldwide Analysis (Colorado: Westview Press, 1999).
P.A. Hare, H.H. Blumberg M.F. Davies, MV. Kent, Small Groups: an Introduction (Connecticut,: Praeger, 1996).

87. M. A. Hogg, "A Social Identity Theory of Leadership," Personality and SociaI Psychology Review, vol. 5, No. 3 (2001), pp. 184-200.
J.C. Turner, "Towards a Cognitive Redefinition of the Social Group," in H. Tajfei (ed.), Social identity and intergroup Relations (Cambridge: Cambridge University Press, 1982), pp. 35-40.
J.C. Turner, M.A. Hogg, P.J. Oakes, S.D. Reicher and M. Wetherell, Rediscovering the Social Group: A Self-Categorization Theory (Oxford: Biackwell, 1987).
H. Tajfel and J.C. Turner, "The Social Identity Theory of Intergroup Behaviour," in 5. Worchel and W. G. Austin (eds.), Psychology of intergroup Relations (Chicago: Nelson-HaiI, 1986), pp. 7-24.
J.C. Turner, "Social Categorization and the Self-Concept: A Social Cognitive Theory of Group Behaviour", in E.J. Lawler (ed.), Advances in Group Processes: Theory and Research, vol. 2 (Greenwich, CT: JAI Press, 1985), pp. 77-121.

88. D. Casoni (1996), op.cit.
D. Casoni (2000 a), op.cit.
G. Krauss, "The psychodynamics of constructive aggression in Small Groups," Small Group Research, vol. 28 no.1 (1997), pp. 122-145.

89. C. Leclerc (1999). op.cit., pp. 81.
M. Hogg (1992). op.cit.

90. R.M. Pynchon and R. Borum, "Assessing Threats of Targeted Group Violence: Contributions from Social Psychology," Behavioral Sciences and the Law, vol. 17 (1999), pp. 339-355.

91. V. Yzerbyt and G. Schadron, Connaître et juger autrui: Une introduction à la cognition sociale (Grenoble: Presses universitaires de Grenoble, 1996).

92. B. Richard (1995), op.cit.

93. M. A. Hogg, Attitudes, Behavior, and Social Context: The Role of Norms and Group Membership (Mahwah, N.J.: L. Ertbaum Associates, 2000).

94. P. Mannoni, La psychologie collective (Paris: Presses universitaires de France, 1985).

95. D. Sibony, Le groupe inconscient: le lien et la peur (Paris: C. Bourgois, 1980).

96. R. J. Fisher, "lntergroup Conflict," in M. Deursch and P. T. Coleman, The Handbook of Conflict Resolution: Theory and Practice (San Francisco: Jossey-Bass Publishers, 2000), pp. 166-184.

97. lbid.

98. Ibid.

 
 
 
INDIETRO INDICE AVANTI
 
 
 

Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini, digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non č consentita senza il preventivo consenso scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it