Il Volto Nudo del Messia - Capitolo 5: Fantascienze

© 1988 Di Russell Miller

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 
 

Già nel 1938 Hubbard era riconosciuto come uno degli autori di best seller più famosi… [e] venne incoraggiato a cimentarsi nella fantascienza. Ribatté che non scriveva di "macchine e macchinari", ma che gli piaceva raccontare cose che riguardavano le persone. "È precisamente ciò che vogliamo" gli dissero. Il risultato fu una raffica di racconti che allargò il campo d'azione e cambiò il volto del genere letterario…

About L. Ron Hubbard, Writers of the Future, Volume II, Bridge Publications Inc., 1986

(Il racconto di Scientology degli anni 1937-1940)

Per gli appassionati di fantascienza il 1938 segnò l'alba di una nuova era che ricordano come "L'Età d'Oro". Fino ad allora le riviste pulp di fantascienza, con nomi roboanti come Amazing, Wonder, Planet Stories e Startling erano state ridicolizzate, se non completamente ignorate. Ammassate nell'angolo più buio o nello scaffale più basso delle edicole, erano sostenute unicamente dalla devozione di un piccolo gruppo di entusiasti appassionatamente leali che, sognando macchine del tempo e viaggi interstellari in un'epoca che ancora viveva gli strascichi della Depressione, venivano generalmente considerati un po' tocchi.

La triste verità era che giunti agli inizi degli anni '30 il retaggio del diciannovesimo secolo di Mary Shelley, Jules Verne, Edgar Allen Poe e H.G. Wells era fortemente degenerato in spazzatura - storie fiacche di robot e animali parlanti scritte in prosa da quattro soldi, molto "fanta" e poco "scienza". I protagonisti più importanti erano creature mostruose dagli occhi a palla, mostri che invadevano la terra per rendere schiava l'umanità oppure per rapire le nostre "signorine più belle" da usare come trastulli sessuali su qualche pianeta alieno. I lettori avevano bisogno di molta fede per apprezzare ripetizioni delle stesse trame noiose, ma gli appassionati di fantascienza erano noti per essere un pubblico particolarmente fanatico, se non esigente.

È possibile datare con precisione la metamorfosi che introdusse l'Età d'Oro poiché iniziò con la nomina di John W. Campbell Junior a direttore della rivista Astounding. Era l'inizio del 1938 e Campbell aveva 27 anni. Egli fu l'artefice del cambiamento, riuscì a far emergere la fantascienza dal pantano pulp e ad elevarla a forma d'arte.

Ostinato, prepotente e loquace Campbell, gran fumatore, era una dinamo intellettuale che sfornava idee continue, esponendole nel dettaglio e sottolineando ogni punto con grandi fendenti in aria del suo lungo bocchino nero. Nel 1930 Amazing aveva pubblicato il suo primo racconto di fantascienza, "The Atoms Failed", e si era ben presto fatto un nome come scrittore originale, fantasioso e sofisticato. Uno dei suoi romanzi migliori venne trasformato, senza alcuna colpa da parte sua, in uno dei peggiori film di Hollywood, The Thing From Outer Space.

In qualità di direttore, Campbell usava la rivista per speculare sulle implicazioni - emotive, filosofiche e sociologiche - delle future scoperte scientifiche. Dai suoi collaboratori pretendeva stile, capacità, ingenuità e competenza tecnica. Pochi degli autori dell'epoca soddisfacevano i suoi standard, così iniziò a coltivare nuovi talenti. Quasi tutti i nomi più importanti dell'Età d'Oro - Isaac Asimov, Robert Heinlein, A.E. van Vogt e molti altri - furono pubblicati per la prima volta da Astounding. Campbell non scendeva mai a compromessi. Le trame insipide venivano scartate senza pietà, accompagnate da pagine di critiche dettagliate. Theodore Sturgeon una volta si vide respinto un racconto con una spiegazione di sette pagine sul perché una particolare fissione di metalli leggeri non era possibile. Ma le critiche di Campbell erano sempre accompagnate da una valanga di nuove idee e suggerimenti per ulteriori racconti. «Nessun direttore è mai stato altrettanto utile» ha raccontato Jack Williamson, uno dei suoi collaboratori. Leggeva ogni manoscritto; quelli che respingeva tornavano indietro con commenti utili e molte delle lettere con cui si accettava un racconto contenevano idee per il successivo [1]. Le formiche meccaniche del romanzo di Williamson, The Moon Child, furono un'idea di Campbell.

Isaac Asimov ricordava sempre il suo primo incontro con Campbell negli uffici sulla Settima Strada di Street and Smith, gli editori di Astounding. «Avevo diciotto anni ed ero arrivato con la mia proposta, la prima in assoluto. Non mi conosceva, ma mi accolse e mi tenne a parlare per due ore; quella sera stessa lesse il mio racconto e il giorno seguente lo respinse con una lettera molto gentile di due pagine in cui mi spiegava dove avevo sbagliato.» [2]

Campbell era sia visionario che realista. Credeva nei poteri sovrannaturali e nei viaggi spaziali, nei razzi e nella molteplicità dei mondi, ma credeva anche fermamente che la fantascienza doveva far onore al suo nome. I suoi scritti traboccavano di dettagli tecnici straordinari che spiegavano in che modo funzionavano le macchine, e i suoi scienziati erano sempre persone vere, con emozioni ed eccentricità umane.

Una delle sue "idee predilette", per usare le sue parole, era che l'uomo utilizzasse soltanto un quarto della capacità del cervello. «Se si riuscisse a convogliare l'intera apparecchiatura in un'unica unità di funzionamento» scriveva nel 1937 in Thrilling Wonder Stories, «l'intelligenza che ne conseguirebbe sarebbe tale da conquistare il mondo senza troppa difficoltà». Lavorando su questa incerta premessa Campbell cercò incessantemente di includere telepatia, ESP ed altri strani fenomeni psichici in una scienza che battezzò "psionics".

Con l'aumentare della reputazione di Astounding, sotto la direzione di Campbell, apparvero velocemente sul mercato nuove riviste - Marvel Science Stories fu una delle prime, seguita a ruota da Startling Stories, Dynamic Science Stories e Fantastic Adventures. Per differenziare la sua creatura da quello sgargiante pulp Campbell cambiò il nome della rivista in Astounding Science Fiction, che pensava avesse un suono più dignitoso e riflettesse in modo più accurato il suo contenuto.

Campbell incontrò per la prima volta L. Ron Hubbard quando divenne direttore. Ron raccontò la circostanza nel suo solito modo ampolloso: «Sono entrato nel mondo della fantascienza e del fantasy perché F. Orlin Tremaine, per ordine del direttore esecutivo della Street and Smith, mi portò in sede ordinando a John W. Campbell Jr. … di acquistare qualsiasi cosa scrivessi, al fine di rinfrescare la rivista e aumentarne la tiratura, per inserire persone e trame vere al posto delle formiche umane. John, anche se in seguito diventammo amici, non apprezzò per nulla» [3].

Tremaine era direttore editoriale della Street and Smith ed è probabile che fosse stato lui a presentarli - sicuramente conosceva Ron, dato che aveva contribuito con diversi racconti al vivaio di avventure pulp della Street and Smith. Ma è inconcepibile pensare che Campbell avesse avuto l'ordine di acquistare qualsiasi cosa scritta da Ron. La dedizione di Campbell era totale ed era un noto perfezionista - non avrebbe mai rinunciato ai suoi diritti di direttore, o a chiedere ai collaboratori di riscrivere una storia se l'avesse ritenuto necessario. «Chi non corrispondeva ai suoi requisiti o richieste non gli vendeva nulla» ha raccontato Asimov.

Quali che siano state le circostanze dell'incontro, era chiaro che il giovane direttore e il giovane scrittore si piacquero; nell'aprile del 1938 Campbell scrisse a Ron una lettera lunga e divertente, piena di pomposità, in cui lo rimproverava per non averlo contattato in occasione di un recente viaggio a New York. «HUBBARD SNUBBARD: HUBBARD SNUBBARD: HUBBARD SNUBBARD» iniziava Campbell, proseguendo in tono simile per diverse pagine e invitando Ron a contribuire con qualche aneddoto per un articolo che stava scrivendo sull'industria delle riviste pulp. Concludeva dicendo «Salutami tanto tua moglie e i bambini. Adesso ti saluto. A proposito, perdonami per gli errori, ho imparato a scrivere a macchina da appena due settimane e a volte non riesco a controllare il motore. Addio, John» [4]. Il primo racconto di Ron per Astounding, e la sua prima avventura nel mondo della fantascienza, fu "The Dangerous Dimension", pubblicato sul numero di luglio 1938. Si trattava di una divertente storia su un sofisticato professore universitario, Henry Mudge, che elabora una equazione filosofica che gli permette di essere trasportato ovunque nell'universo con la sola volontà del pensiero. Il teletrasporto gli causa un'infinità di problemi perché ogni volta che pensa ad un luogo vi viene catapultato con un solo "whup!". Nel complesso rimane abbastanza imperturbabile, come quando pensa a Marte («"Santo Cielo" pensò Mudge. "L'ho rifatto"»).

"The Dangerous Dimension" fu seguito quello stesso anno da un romanzo breve in tre parti, "The Tramp" [il Vagabondo], che trattava lo stesso tema: i fantastici poteri della mente. Un certo "Doughface Jack", il vagabondo, cade da un treno e si ferisce gravemente alla testa. Dopo un'operazione che gli salva la vita, nel corso della quale gli viene inserita nel cranio una placca d'argento, scopre di avere il potere di guarire, o uccidere, con una sola occhiata. Il chirurgo è così invidioso degli stupefacenti nuovi poteri del suo paziente che decide di farsi operare a sua volta, ma senza quei felici risultati. Quando, con l'andare del tempo, divenne importante promuovere l'immagine di Ron come uno dei maggiori pensatori e filosofi del secolo, questi due racconti furono presentati come chiara prova del fatto che L. Ron Hubbard aveva iniziato le sue ricerche sul funzionamento della mente. Si spiegava che la fantascienza era «semplicemente il metodo che Ron utilizzò per sviluppare la sua filosofia» [5].

Si diceva che questa filosofia fosse stata approfonditamente dettagliata in Excalibur, un libro non pubblicato che Ron avrebbe scritto nel 1938. Descritto modestamente come «un volume sensazionale, un riassunto della vita basato sulla sua analisi dello stato dell'Umanità» [6], negli anni successivi si sarebbe molto parlato di questa grande opera: in realtà è diventata una pietra miliare della mitologia costruita attorno alla sua vita. Si diceva che il libro derivasse dalla "scoperta" di Ron secondo cui la legge fondamentale della vita era sopravvivere anche se, naturalmente, il ruolo giocato da «le sue esplorazioni, viaggi ed esperienze ai quattro angoli del mondo, tra tutti i tipi umani, è stato di importanza cruciale» [7].
Excalibur

Si diceva che le prime sei persone che avevano letto il manoscritto fossero rimaste talmente sconvolte dal suo contenuto da uscire completamente di senno. È tuttavia curioso che pochi dei colleghi scrittori di Ron fossero a conoscenza dell'esistenza del libro, ad eccezione di Art Burks: «un giorno Ron mi telefonò e mi disse "voglio vederti immediatamente, ho scritto un libro". Non avevo mai visto nessuno tanto eccitato. Lo aveva evidentemente scritto di getto, senza dormire e mangiare, e si era ridotto a uno straccio. Era così certo di avere qualcosa "di ben superiore" a qualsiasi altra cosa che mi raccontò di aver inviato telegrammi a diversi editori informandoli di aver scritto il libro, di incontrarsi a Penn Station per discuterne, e che l'avrebbe dato al miglior offerente. Non so se l'avesse fatto davvero, ma era in linea con il suo carattere. Mi disse che il libro sarebbe stato una rivoluzione totale: del mondo, dell'atteggiamento della gente verso il prossimo. Pensava che avrebbe avuto sulla gente un impatto superiore a quello della Bibbia» [8].

Burks ricordava che il manoscritto era di circa settantamila parole ed iniziava con una fiaba su un re che radunava tutti i saggi e ordinava loro di portargli tutta la saggezza del mondo in cinquecento libri. Dopo che l'ebbero fatto, volle che la saggezza fosse ridotta in un solo libro, e infine in una sola parola. Quella parola era "sopravvivi".

Ron aveva sviluppato il concetto secondo cui l'istinto di sopravvivenza poteva spiegare tutto il comportamento umano, e comprendere la sopravvivenza significava comprendere la vita. Burks ricordava in particolare un passaggio in cui Ron spiegava come fosse possibile istigare l'emozione fino a creare una folla pronta al linciaggio. «Faceva davvero rabbrividire da capo a piedi» ha raccontato.

Burks rimase abbastanza impressionato da Excalibur, e accettò di scrivere una breve biografia di Ron da usare come prefazione. Si trattava del solito materiale su "l'impavido dai capelli rossi", salvo la nuova e sorprendente affermazione che il 1934 era stato l'anno in cui Ron aveva «concluso la sua applicazione della geometria analitica alla navigazione aerea».

La prefazione citava inoltre un aspetto del carattere di Ron che pochi membri della American Fiction Guild avevano notato - cioè la ritrosia a parlare di se stesso. «Da molto tempo si è reso conto che le sue avventure facevano sollevare cigli scettici così, senza rallentare le sue attività, si è chiuso nel silenzio. Abbiamo sentito dire che ha costruito una strada sulle Isole Ladrone, che ha fatto dei rilevamenti sul confine canadese, che ha portato squadre ad est e ovest con la perfezione di un militare addestrato, ma nonostante le nostre ricerche non siamo riusciti a saperne di più». Burks concludeva con un riferimento pieno di tatto alle difficoltà di conciliare l'avventuriero con l'autore di trattati filosofici: «Si pensa al filosofo come ad un uomo tranquillo dalla barba grigia, timido in tutte le cose salvo che nel pensiero. Pensare a L. Ron Hubbard come autore di Excalibur stravolge completamente questa generale convinzione».

Nonostante Excalibur non sia mai stato pubblicato - Burks era convinto che Ron fosse rimasto profondamente deluso dal non essere riuscito a trovare un editore - Hubbard alimentò le chiacchiere sulla sua esistenza e sui suoi contenuti. «Una volta mi disse che nel baule aveva un manoscritto che avrebbe rivoluzionato il mondo» ha raccontato il suo amico Mac Ford. «Diceva che si intitolava Excalibur, ma è tutto ciò che so. Non l'ho mai visto» [9].

È indubbio che Ron credesse molto in Excalibur, poiché nell'ottobre del 1938 scrisse una lunga lettera emozionata a Polly in cui esprimeva la speranza che il manoscritto gli avrebbe fatto guadagnare un posto nella storia.

Polly aveva appena avuto un incidente a cavallo e aveva perso la punta di un dito. Ron aveva cercato di tirarle su il morale con un divertente elenco dei suoi stessi malanni immaginari, e le aveva promesso un ditale cinese prezioso che avrebbe potuto "mostrare in giro con orgoglio". Raccontava delle frustrazioni del lavoro, della perenne mancanza di soldi («Mi chiedo quanti conti arretrati dobbiamo ancora pagare. È grave, lo so…») e della necessità di passare tanto tempo a New York, lontano da lei e dai bambini.

Passava poi a parlare dell'argomento che chiaramente lo assillava: «Presto o tardi Excalibur verrà pubblicato, e potrò avere la possibilità di vedere il mio nome riconosciuto, e di vedere il mio cammino lastricato di articoli e commenti, cioè quel che penso sia il paradiso dello scrittore.

«La vita è uno scherzo truce, ma pur sempre uno scherzo. L'intero scopo dell'uomo è sopravvivere. Il limite più estremo del suo sforzo è il lavoro creativo. Qualsiasi cosa sia anche solo un gradino più in basso è semplice sopravvivenza, fino al presentarsi della morte. Così mi trovo impegnato a lottare per mantenere un equilibrio sufficiente per realizzare almeno la sopravvivenza, in modo tale da stupire gli dei. Ho scoperto questa cosa, e adesso dipende da me sopravvivere alla grande… Forse è stupido, ma ciò non di meno sono determinato; ho la grande speranza di scagliare il mio nome nella storia in modo così violento che acquisirà una forma leggendaria, anche se tutti i libri andassero distrutti. Questo obiettivo è il vero obiettivo, per quanto mi riguarda…

«Quando l'ho scritto [Excalibur] ho imparato cose che travalicano l'istruzione di chiunque altro. Non so, ma sembrerebbe che mettere assieme e rendere usabile nella testa tutta questa cosa richieda un terribile lavoro di intelletto. So che potrei creare una piattaforma politica, ad esempio, che riceverebbe il sostegno del disoccupato, dell'industriale, dell'impiegato e dell'operaio, tutto in uno, e nello stesso momento. Sarebbe un sostegno entusiasta. Le cose sono destinate a cambiare in modo drastico nei prossimi cinque o sei anni. Aspetta e vedrai…».

Ron era chiaramente preoccupato che la sua reputazione di autore di pulp l'avrebbe ostacolato: «scrivere pulp d'azione non si accorda molto con ciò che voglio fare, perché ritarda il mio progresso richiedendo attenzione continua e, inoltre, indebolisce effettivamente il mio nome. Così, come vedi devo fare qualcosa al riguardo, e allo stesso tempo rafforzare la situazione finanziaria».

Verso la fine della lettera scriveva di strane forze che sentiva gli rimescolavano dentro e lo facevano sentire distaccato e invincibile nella lotta che doveva affrontare per cercare di rispondere alla domanda "Chi sono?", prima di tornare al tema dell'immortalità: «Il giorno in cui Dio ha creato l'Universo deve essersi sentito sardonico. Così pare debba esserci almeno un uomo per secolo che salta fuori e gli arriva così vicino da fargli inghiottire le sue risate».

Il nomignolo con cui chiamava Polly era "Skipper", mentre lei lo chiamava "Red". La lettera terminata con una riga di incoraggiamento: «Ti amo, Skipper, ed andrà tutto bene. Tuo Testarossa»

Mentre il lavoro filosofico di Ron languiva in attesa del sospirato editore, i suoi sforzi letterari in altri campi continuavano ad incontrare un vasto favore. A parte il debutto nel mondo della fantascienza, il 1938 fu l'anno in cui Ron cavalcò l'onda delle avventure western. Il suo nome appariva quasi ogni mese sulla rivista Western Story, con una serie di titoli studiati per fare aumentare il battito cardiaco - "Il Caballero dalle Sei Pistole", "Rivincita al Piombo Bollente", "Cavalca 'Er Cowboy'", "Il Pistolero Fantasma della Città Fantasma", "La Morte Attende il Tramonto" eccetera.

Campbell pensava che Ron con i western stesse sprecando il suo tempo e glielo scrisse in una lettera del 23 gennaio 1939: «Personalmente non amo il western e, di conseguenza, non ho letto la roba che hai scritto. Ma sono convinto che ti piaccia il fantasy, che ti diverta, e che tu per il fantasy sia dotato più che per qualsiasi altro genere. Il fatto che tanti editori ti abbiano incoraggiato in questo senso mi sembra un'indicazione che hai sempre avuto questa abilità e che, evitando il genere, tu abbia soppresso un talento naturale, e raro. C'è un sacco di gente che scrive western leggibili, ma solo tre o quattro uomini per generazione riescono a scrivere fantasy di alto livello» [10].

Campbell desiderava che Ron collaborasse a Unknown, una nuova rivista che stava per lanciare specializzata in fantasy bizzarro, e promise di riservargli spazio, alla condizione che sarebbe stato preso in considerazione soltanto «il fantasy di prima categoria». In risposta Ron produsse un racconto intitolato "The Ultimate Adventure" che venne utilizzato come racconto portante nel numero dell'aprile 1939; da allora e per diverso tempo Hubbard ebbe un ruolo fisso nella rivista.

Il protagonista di "The Ultimate Adventure" era uno degli stereotipi preferiti di Ron - un buono a nulla trasportato per magia in un altro mondo, vagamente orientale, e mutato miracolosamente in un intrepido avventuriero. Il buono a nulla di questo racconto era un orfano poverissimo. Sedotto da un professore pazzo, si trova in uno scenario da Notti Arabe, viene condannato a morte perché sospettato di essere un ghoul [nella mitologia orientale, un demone che si ciba di cadaveri - ndt], riesce a fuggire e cade nelle mani di veri ghoul che mangiano teste umane, salva una bella principessa prigioniera del castello e infine capovolge la situazione con il professore pazzo. Roba molto chiassosa.

Il numero di luglio 1939 di Unknown pubblicò un secondo racconto di L. Ron Hubbard, "Slaves of Sleep" [Prigionieri del Sonno]. Questa volta l'eroe non era un orfano squattrinato, ma l'erede di una fortuna navale, anche se nel complesso un incapace. Un altro professore malvagio (Ron non aveva molto tempo per gli accademici) condanna il giovane all'insonnia eterna relegandolo in un mondo in cui è un marinaio del diciassettesimo secolo, sulla Costa dei Barbari, e coinvolgendolo in avventure da far drizzare i capelli. Fortunatamente possiede un anello magico da usare nelle situazioni veramente complicate - come quando sconfigge da solo una flotta nemica ordinando risolutamente alle navi di auto distruggersi.

Se paragonata a quella degli anni precedenti, la produzione di Ron nel 1939 fu relativamente scarsa - sette racconti e due romanzi brevi. Ma aveva in mente altre cose. L'anno precedente il suo amico H. Latane Lewis II, che all'epoca lavorava alla National Aeronautic Association, lo aveva raccomandato al Ministero della Guerra di Washington come uomo giusto per un incarico consultivo negli Air Corps.

In una lettera al Brigadiere Generale Walter G. Kilner, Assistente Capo degli Air Corps, H. Latane Lewis II promosse Ron al grado di "Capitano", forse per perorare il suo caso: «Quando la settimana scorsa mi chiese di consigliarla a proposito del problema di portare negli Air Corps dei giovani di tipo più disponibile e avventuroso, non sapevo che sarei stato tanto fortunato da ricevere, oggi, la telefonata del Capitano L. Ron Hubbard, latore della presente.

«Il Capitano Hubbard, che sicuramente conosce in qualità di scrittore e conferenziere, è probabilmente l'uomo migliore a cui chiedere consulto sull'argomento, a causa delle sue vaste conoscenze. Si è offerto di fornire il suo punto di vista di persona.

«Come membro dell'Explorers Club ha l'occasione di rivolgersi a migliaia di giovani nelle diverse istituzioni in cui si reca per parlare delle sue avventure di mare e delle sue varie spedizioni. Sebbene si sia dedicato al volo librato a motore soltanto per raccogliere informazioni per i suoi racconti, è tuttavia molto rispettato nell'ambiente aeronautico per la sua capacità e audacia, che lo hanno portato a stabilire due record. Parla spesso ad Harvard…» [11].

L'offerta di Ron di fornire il suo punto di vista cadde nel vuoto, forse perché il Brigadiere Generale scoprì che L. Ron Hubbard non era Capitano, non era membro dell'Explorers Club, non era un conferenziere, non aveva stabilito record di volo e non aveva mai parlato ad Harvard. Ron, come sempre, rimase imperturbabile ma con il deteriorarsi della situazione in Europa - i giornali erano pieni di allarmanti articoli sull'imminente invasione tedesca della Polonia - si stava innamorando sempre più dell'idea che la sua batteria di talenti fosse messa a disposizione di Washington.

Il 1° settembre, giorno in cui Inghilterra e Francia dichiararono guerra alla Germania, scrisse al Segretario del Ministero della Guerra: «Vista la possibilità che il nostro paese, in un futuro prossimo, possa ritrovarsi in guerra, e visto che sono perfettamente consapevole della difficoltà nel reperire uomini addestrati per una tale crisi, desidero offrire i miei servigi al governo in qualsiasi ruolo dovessero servire…». Continuava con un riassunto della sua carriera che, per Ron, era un modello di misura e veridicità. Lasciò forse inavvertitamente a intendere di aver lasciato l'università solo per dirigere una spedizione nei Caraibi, e la sua esperienza militare fu forse un po' troppo enfatizzata, ma in generale si attenne ai fatti. Ebbe anche il tatto di sottolineare che, nonostante da cinque anni stesse studiando psicologia e comportamento umano, lo faceva solo a proprio beneficio. I suoi appunti "pionieristici" sulle reazioni umane, aggiungeva, sarebbero stati pubblicati l'anno successivo.

Sfortunatamente per Ron, due giorni dopo il presidente Roosevelt dichiarò la neutralità degli Stati Uniti, frustrando temporaneamente la sua ambizione di giocare un ruolo di rilievo nella sconfitta di Hitler.

Dopo il trasferimento a South Colby Ron prese a trascorrere le estati alla Vetta, lavorando fino a notte fonda nella sua capanna nel bosco, e uscendo con il Maggie nelle acque increspate del Puget durante i fine settimana; trascorreva invece l'inverno a New York, dove poteva godere della compagnia amabile e cosmopolita dei suoi colleghi scrittori.

Di solito alloggiava nella camera d'albergo più a buon mercato che riusciva a trovare. Ma nell'autunno del 1939 mise insieme soldi a sufficienza per affittare un piccolo appartamento a Manhattan, nell'Upper West Side tra la 95° e Riverside. Per riuscire a lavorare senza distrazioni chiuse un angolo delle dimensioni di una cabina telefonica con pesanti tende e lo illuminò con una lampadina blu per attenuare il riflesso della carta sulla macchina da scrivere.

Gran parte degli scrittori di fantascienza al vertice in quel momento tendevano a riunirsi nel disordinato ufficio di John W. Campbell, nell'edificio della Street and Smith sulla Settima Strada; fu proprio lì che gli altri collaboratori di Astounding e Unknown fecero la conoscenza di L. Ron Hubbard. L. Sprague de Camp pensava che Ron assomigliasse «a un Pan reincarnato che aveva un po' esagerato con l'ambrosia» [12], e Isac Asimov, che ammirava moltissimo il lavoro di Ron, accolse il loro primo incontro con molta eccitazione.

«Era un tipo espansivo, dalla mascella larga e i capelli rossi, e mi sorprese» ha ricordato Asimov. «I suoi eroi tendevano ad essere piccoli uomini paurosi che si trasformavano quando dovevano affrontare le emergenze, e mi aspettavo che in qualche modo Hubbard fosse un tipo del genere. "Non assomigli per nulla alle tue storie" gli dissi. "Perché, come sono le mie storie?" chiese. "Oh, sono fenomenali" dissi con entusiasmo, e tutti i presenti scoppiarono a ridere mentre io arrossivo e cercavo di spiegare che se le sue storie erano fenomenali, e lui non era come le sue storie, non volevo dire che anche lui non fosse fenomenale» [13].

A New York Ron fece continue pressioni per riuscire finalmente a soddisfare una sua vecchia ambizione - essere accettato come socio dell'Explorers Club. Nel corso degli anni aveva spesso accennato al fatto che ne era membro, ma in realtà aveva sempre trattato l'argomento in modo evasivo. Il club occupava un bell'edificio neogotico di mattoni rossi e pietra sulla 70° Strada Est, ma il suo valore come opera architettonica di Manhattan era nulla se paragonato al privilegio di poterne varcare i cancelli di ferro in qualità di socio. L'affiliazione all'altezzoso Explorers Club di New York, fondato nel 1904, conferiva prestigio, status sociale e influenza. Ron ambiva ad appartenere a questa nobile confraternita, anche perché avrebbe legittimato in un sol colpo la sua dubbia carriera di esploratore e avventuriero.

Quando voleva, Ron sapeva essere l'uomo più affascinante e socievole e si diede molto da fare per stringere le conoscenze giuste. Il 12 dicembre del 1939 venne formalmente proposto come socio dell'Explorers Club sulla base di ciò che sembrava essere una richiesta di ammissione impressionante, che citava i dati di notevole valore raccolti per l'Ufficio Idrografico e per l'Università del Michigan nel corso della sua spedizione nei Caraibi, la sua pionieristica analisi mineralogica di Porto Rico e i suoi voli di ricognizione negli Stati Uniti, intrapresi per «assistere la definizione del campo e facilitare i dati».

A quanto pare il comitato di ammissione al club non richiese il controllo di queste dichiarazioni e il 19 febbraio del 1940 L. Ron Hubbard venne regolarmente eletto, con suo enorme ed evidente piacere. Da quel momento in poi rinunciò raramente alla soddisfazione di dare come suo indirizzo "Explorers Club, New York".

Non essendo nella sua natura rimanere in secondo piano, Ron iniziò ben presto a far sentire la sua presenza. Pochi mesi dopo l'ammissione la rivista del club riportò la voce che «il nostro Capitano Ron Hubbard dai capelli rossi» amava combattere con gli orsi bruni. Ron scrisse una gentile smentita, dipingendosi astutamente sia come persona di spirito che come santo: «Non è mia abitudine fare a pugni con i poveri, innocenti orsi Kodiak. Questa storia ha preso a circolare il giorno in cui sono arrivato a New York; suona il telefono e un tizio mi dice con voce turbata "Capitano, ti piace fare a botte con gli orsi?" e da quel giorno non ho più avuto pace. Non so come sia nata questa storia, ma voglio dire che si tratta di una dannata bugia!

«Un uomo può trascorrere interminabili mesi di dure ed eroiche privazioni controllando i piloti costieri; può strizzarsi il cranio tra due cuffie calcolando errori radio; può sfidare l'uragano e la morte improvvisa in ogni sua possibile forma nel tentativo di accrescere la conoscenza umana, e che succede? È un eroe? La gente guarda forse con ammirazione e timore questo uomo spossato e incrostato di sale? Le università gli danno forse riconoscimenti, il governo gli affida forse incarichi? No! Tutti lo guardano con un sorrisino e gli chiedono se gli piace combattere con gli orsi! È un oltraggio! Gratitudine, bah. Attenzione e notorietà si sono incentrate su un solo singolo episodio - una esagerazione - e gli enormi benefici per la razza umana sono stati dimenticati!»

Nei primi mesi del 1940 Ron fu costretto ad abbandonare il perseguimento di ulteriori enormi benefici per la razza umana per cercare di guadagnarsi da vivere. Al lavoro sotto la luce blu del cubicolo costruito nel suo appartamento nell'Upper West Side, scrisse tre racconti che in seguito sarebbero stati considerati dei classici: "Fear", "Typewriter in the Sky" e "Final Blackout".

«Chi ha letto "Fear" su Unknown in un'età impressionabile non è più riuscito a dimenticarlo» ha detto Brian Aldiss, scrittore di fantascienza e storico [14].

Quella narrazione come fosse un flusso della coscienza, una specie di psicoanalisi letteraria, pianifica la disintegrazione di un accademico che scrive un articolo per smontare l'esistenza di spiriti e demoni, e per punizione viene trascinato in un incubo di magia nera e allucinazioni. In contrasto, "Typewriter in the Sky" è una tipico scritto spavaldo su un personaggio di nome Mike de Wolfe che si ritrova intrappolato nel passato, involontaria vittima di Horace Hackett, uno scrittore di fantascienza. Trasportato nel Mar delle Antille, gli viene affibbiato l'improbabile nome di Miguel Saint Raoul Maria Gonzales Sebastian de Mendoza y Toledo Francisco Juan Tumaso Guerrero de Brazo y Leon de Lobo, e deve battersi a duello con un lupo di mare inglese di nome Tom Bristol per la mano di Lady Marion, «chioma infuocata, imperiosa e bella come una dea greca». È una favola ingenua, non certo letteratura, in particolare perché ai protagonisti vengono attribuite esclamazioni tipo "Santo Cielo, milord, lei scherza!" e "Perdio che fegato!", oppure "spenna i tuoi pollastri".

Gli appassionati di fantascienza considerano il romanzo "Final Blackout" [Il Tenente] come il miglior lavoro di Hubbard e, quando uscì, portò a promettenti paragoni con Giulio Verne e H.G. Wells. Successivamente, quando venne pubblicato in versione rilegata, Ron cercò inutilmente di fare il modesto nella nota di copertina: «Non riesco a convincermi che Final Blackout, come risulta in tanti sondaggi, sia uno dei migliori dieci romanzi mai pubblicati».

Pubblicato a puntate sui numeri di aprile, maggio e giugno di Astounding, Final Blackout scatenò una furiosa controversia tra gli appassionati e dure accuse di essere propaganda fascista o comunista. La storia era ambientata in una Europa condotta alla rovina da lunghissime guerre, popolata unicamente da bande di soldati traditori in cerca di prede.

Alla testa di una brigata di "unkillables" [immortali] l'eroe, identificato unicamente come "Il Tenente", si fa strada combattendo verso l'Inghilterra dove fonda una benevola dittatura militare, fino a quando non viene deposto dai suoi ex ufficiali con l'appoggio degli Stati Uniti.

Si trattava di una storia particolarmente lugubre e adatta alla pubblicazione, in quella primavera del 1940. Vista dagli Stati Uniti, la guerra in Europa appariva come il preludio di Armageddon, la potenziale distruzione della vita civilizzata sotto il tacco dell'oppressore. Mentre i liberali americani conducevano campagne per un'azione positiva del governo in aiuto degli Alleati nella lotta al fascismo, altrettanto rumorose erano le lobby contrarie alla guerra o che appoggiavano la neutralità del paese. In "The Final Blackout" i partigiani di entrambe le fazioni vedevano significati politici: era pro guerra, anti guerra, comunista o anti comunista a seconda delle inclinazioni politiche del lettore.

Nemmeno gli amici di Ron erano in grado di decifrare le sue intenzioni. Ron era socio di un club di giochi di guerra fondato da Fletcher Pratt, uno storico navale che a sua volta si divertiva a scrivere fantascienza. Utilizzando modelli in scala in legno di balsa di vere navi da guerra, ricostruivano battaglie navali sul pavimento del salotto dell'appartamento newyorkese di Pratt, fino a che il gruppo non divenne troppo numeroso e fu necessario trasferire il teatro di battaglia in un salone preso in affitto sulla 59° Est. Mentre combattevano le loro battaglie navali discutevano spesso della guerra e dei suoi riflessi politici.

«Hubbard dava di sé un'impressione mutevole» ha ricordato L. Sprague de Camp, anch'egli socio del circolo di giochi di guerra. «Alcuni pensavano che fosse fascista per il tono autoritario di certe sue storie. Ma uno scrittore di fantascienza, all'epoca liberale idealista di sinistra, era convinto che Hubbard avesse idee profondamente liberali. Ad altri Hubbard aveva espresso sdegno sprezzante per la politica e i politici, commentando l'imminenza della guerra con un "Io, combattere per un sistema politico?"» [15].

Non esistevano dubbi sul fatto che Hubbard fosse anti-tedesco, poiché il 16 maggio scrisse al FBI di Washington sull'esotica carta da lettere che riportava le sue iniziali: «Signori, vorrei portare alla vostra attenzione un individuo le cui attività naziste, in periodo di emergenza nazionale - se non adesso - potrebbe costituire una minaccia per lo stato».

Questo sfortunato individuo era un cameriere tedesco del Knickerbrocker Hotel di New York la cui sorella, secondo Hubbard, era nella Gestapo. Ron lo accusò di essere anti-americano, immigrato illegale e «senza alcun dubbio quinta colonna». «Il mio interesse non è personale» aggiungeva, «sebbene possa essere influenzato dall'antipatia che sempre mi ispira». J. Edgar Hoover rispose prontamente ringraziando Ron e promettendo di indagare. Ma quando un agente del FBI si recò all'appartamento di Ron su Riverside Drive, scoprì che il 1 giugno si era trasferito. L'agente riferì che Ron aveva detto ai vicini che si trasferiva a Washington DC, ma non avendo lasciato un recapito, il caso venne chiuso [16].

Ron non era andato a Washington DC, ma nello stato di Washington; era tornato alla Vetta da Polly e i bambini. Tuttavia probabilmente non ebbero molto tempo per stare assieme, poiché Ron era molto impegnato nel progettare la sua nuova grande avventura - la Spedizione Radio-Sperimentale in Alaska. Naturalmente lui l'avrebbe condotta e, per la prima volta, avrebbe portato con sé la bandiera dell'Explorers Club.

Il segno distintivo del vessillo del club era custodito gelosamente e concesso soltanto a quei membri che prendevano parte a spedizioni con provati e seri obiettivi scientifici. Naturalmente ogni richiesta veniva rigorosamente vagliata dal Comitato Bandiera e Onori, per timore che il significato del premio venisse svalutato. Pertanto il Capitano Hubbard avanzò lodevoli e importanti scopi per la sua Spedizione Radio-Sperimentale in Alaska, in particolare la riscrittura di un'importante guida di navigazione - la US Coast Pilot, Alaska, Part 1 - e l'indagine sui metodi di ricerca del radio-posizionamento con attrezzatura sperimentale, oltre che un nuovo sistema di computo matematico. Ovviamente, nella sala del Comitato dell'Explorers Club queste lodevoli aspirazioni vennero immediatamente approvate.

A Bremerton, intanto, i membri della famiglia Waterbury avevano un'idea molto più prosaica della Spedizione Radio-Sperimentale in Alaska, a cui si riferivano semplicemente come al "viaggio di Ron e Polly". Per quanto riguardava la famiglia Ron avrebbe portato Polly in crociera in Alaska. Zia Marnie considerava l'impresa come uno degli espedienti assolutamente tipici del nipote per ottenere ciò che voleva. «Ron immaginava quel viaggio come un modo per equipaggiare il Maggie» ha raccontato. «La sua testa era sempre in movimento, non poteva permettersi l'attrezzatura per la barca così iniziò a scrivere a tutti questi diversi produttori di strumenti e attrezzatura, offrendosi di testarli per loro».

Le lettere erano scritte su frusciante carta intestata della "SPEDIZIONE RADIO-SPERIMENTALE IN ALASKA", sottotitolo: "Controllo dei dati per conto dell'Ufficio di Rilevazione Geodetico e delle Coste degli Stati Uniti, e dell'Ufficio Idrografico della Marina degli Stati Uniti".

Veniva data come base della spedizione Yokon Harbor, Colby, e l'indirizzo era inevitabilmente l'Explorers Club di New York. Con credenziali tanto impressionanti non c'è da sorprendersi se le ditte contattate risposero positivamente alle lettere del "Capitano L. Ron Hubbard, Direttore Area 40", che richiedeva attrezzatura da sottoporre a test scientifici.

Zia Marnie sapeva tutto sul "viaggio di Ron e Polly" perché le avevano chiesto di prendersi cura di Nibs e Katie durante la loro assenza. Lei e il marito Kemp vivevano a Spokane, ma lui era disoccupato dai tempi della Depressione e furono felici di trasferirsi alla Vetta nella speranza di poter trovare lavoro ai cantieri navali di Bremerton. «Era un posto splendido» ha raccontato zia Marnie. «Polly aveva magnificamente sistemato casa e giardino. Era molto brava con i fiori, una vera appassionata. Dal giardino si potevano vedere i traghetti fare la spola con Seattle».

Pochi giorni prima di partire Ron si offrì di portate Marnie e Toilie in gita nella baia sul Maggie. Per la Spedizione Radio-Sperimentale dell'Alaska non fu un'uscita benaugurale - «Eravamo abbastanza al largo» ha ricordato Marnie, «quando improvvisamente il motore… put put, carburante finito. Polly era furiosa e gridò a Ron "pensavo che avessi fatto rifornimento!", ma lui se ne era dimenticato. Pregammo per un po' di vento per arrivare a riva con la vela. Alla fine svuotammo tutte le lampade a petrolio e riuscimmo a far ripartire il motore. Alternammo vela e motore finché non riuscimmo a raggiungere la riva. È stata la mia ultima gita sul Maggie» [17].

La "spedizione" lasciò la sua "base" di Yukon Harbor in luglio, con May, Marnie, Toilie, Midgie e tutti i bambini a sventolare fazzoletti dal molo. Marnie e Kemp si installarono alla Vetta con Nibs e Katie, i loro bambini e Marylou, la figlia della sorella di Marnie, Hope. Durante i mesi successivi il loro unico contatto con Ron e Polly furono le lettere impostate dai diversi porti della Columbia Britannica, man mano che il Maggie procedeva la sua navigazione verso nord, lungo le coste canadesi del Pacifico.
Ron il Motorista

Fin dall'inizio il nuovo motore del Maggie, montato solo poche settimane prima di lasciare il Puget Sound, diede problemi. Il secondo giorno di navigazione, procedendo lentamente nella nebbia dello Stretto di Juan de Futa, tra l'Isola di Vancouver e la costa statunitense ad appena 8 miglia da Bremerton, il motore iniziò a sbuffare poi si fermò. Stavano per incagliarsi quando Ron riuscì a farlo ripartire. La stessa cosa successe a Chatham Sound, vicino a Prince Rupert, anche questa volta in mezzo alla nebbia.

Venerdì 30 agosto il Maggie arrancò nel porto di Ketchikan, Alaska, con l'albero del motore che batteva in modo sinistro. Ketchikan era un piccolo porto di pesca e raccolta di legname circondato da foreste d'abeti, sulla punta meridionale della penisola dell'Alaska, a circa 700 miglia da Bremerton. L'arrivo del Maggie si guadagnò un articolo sul Ketchikan Alaska Chronicle, sebbene non venisse fatto alcun accenno alla spedizione: «Il Capitano L. Ron Hubbard, scrittore e viaggiatore a largo raggio, è arrivato ieri a Ketchikan in compagnia della moglie a bordo del Magician, il loro cabinato. Lo scopo della visita in Alaska è duplice: vincere una scommessa e raccogliere materiale per un romanzo sulla pesca al salmone».

Sembra che Ron avesse raccontato al giornale che gli amici avevano scommesso sull'impossibilità di condurre una barca a vela piccola come il Maggie fino in Alaska, e lui era deciso a dimostrare che si sbagliavano. «Il Capitano Hubbard ha accettato la scommessa ed ora che è arrivato avrà la soddisfazione di incassare le poste in gioco».

Ron avrebbe indubbiamente desiderato che la storia fosse vera, poiché aveva abbondantemente sotto stimato i costi del viaggio ed erano già così al verde da non potersi permettere la riparazione del motore. Più per speranza che per aspettativa inviò un cablogramma arrabbiato al fornitore di Bremerton, richiedendo la sostituzione gratuita dell'albero. Nel frattempo rimasero isolati a Ketchikan.

Mentre Ron e Polly cercavano di risparmiare quanto più possibile, ricevettero una lettera da Marnie che li informava che Nibs aveva pianto tutta la notte per il mal di denti, e l'aveva portato dal dentista. Ron si arrabbiò perché la zia li stava esponendo ad ulteriori spese e le inviò immediatamente una irritante risposta in cui le diceva di non occuparsi di problemi non suoi, e che avrebbe dovuto attendere il loro ritorno. Marnie rispose furiosa: «ma che razza di mascalzone sei?».

Nonostante queste prove, Ron fece del suo meglio per investire il viaggio di scopi scientifici. A metà settembre inviò un pacco con istruzioni di navigazione e dodici rullini di fotografie all'Ufficio Idrografico di Washington DC, accompagnati da una nota in cui esprimeva la speranza che potessero dimostrarsi di valore. Riuscì anche a inviare un rapporto favorevole alla Cape Cod Instrument Company di Hyannis sull'accuratezza del suo "Cape Cod Navigator", strumento che aveva testato con 721 letture di radio faro. «Tutte le volte si è comportato da perfetto compagno di viaggio» scriveva.
Ron il Disc Jockey

Verso la fine del mese, una soluzione agli impicci si presentò sotto forma di Jimmy Britton, proprietario e presidente della stazione radio locale. La KGBU Radio era un'impresa familiare che si era auto proclamata "La Voce dell'Alaska", visto che si trattava effettivamente dell'unica stazione della zona. Jimmy Britton faceva tutto: leggeva gli annunci, le notizie, conduceva interviste, metteva musica e riempiva il tempo meglio che poteva.

Di solito la KGBU era talmente a corto di materiale che chiunque a Ketchikan era il benvenuto: si poteva andare in onda e parlare praticamente di qualsiasi cosa. Non deve sorprendere, perciò, che Britton avesse considerato come manna dal cielo l'arrivo in città del Capitano Hubbard, capo di una spedizione scientifica che portava l'emblema dell'Explorers Club di New York, soprattutto perché Hubbard non solo era disponibile ad andare in onda, ma sembrava particolarmente desideroso di farlo. Ben presto iniziò a regalare agli ascoltatori avvincenti racconti sulla spedizione e sulle sue avventure in acque inesplorate, avvolte dalla nebbia e rese difficili dalle maree.
Ron il Bearboy

Britton pensava che Ron fosse un cantastorie e giornalista nato, con una riserva di materiale praticamente illimitata; per diverse settimane i suoi interventi alla KGBU divennero un appuntamento molto popolare. Durante una trasmissione rivelò come avesse scoperto, dopo appena una settimana nelle acque dell'Alaska e con l'aiuto dei suoi avanzati strumenti di radio navigazione, una fonte di interferenza che aveva confuso la stazione di segnalazione dei guardia coste locali. In un'altra occasione descrisse il suo ruolo nella scoperta e identificazione di un sabotatore tedesco inviato in Alaska con l'ordine di tagliare le comunicazioni con gli Stati Uniti in caso di guerra. Poi tenne gli ascoltatori inchiodati alla poltrona con il racconto drammatico e divertente di come, mentre era in battuta di pesca con un amico, avesse preso al lazo un orso bruno che nuotava nei pressi e che si era poi arrampicato sulla loro barca. Su richiesta di Jimmy Britton Ron riorganizzò la stazione radio e scrisse la nuova scaletta dei programmi con la sicurezza di chi non aveva fatto altro in vita sua.

Praticamente libero da interferenze di altre stazioni radiofoniche, il segnale della KGBU, 900 watts e 1000 chilocicli, si propagava per centinaia di miglia e spesso arrivava molto a sud, fino a Seattle e Bremerton. Per questo motivo Ron non mancava mai di dire che lui e la moglie erano bloccati a Ketchikan perché la Regal Company di Bremerton aveva rifiutato di assolvere ai suoi obblighi, mancando di sostituire l'albero motore difettoso. Ai primi di dicembre, quando finalmente il pezzo arrivò, Ron era convinto che il merito fosse tutto del suo costante martellare radiofonico.

Appena montato l'albero Ron e Polly fecero vela verso casa. La loro partenza rattristò enormemente Jimmy Britton: pensava che la KGBU avesse a malapena iniziato ad attingere alla scorta di storie di Ron. Il Maggie entrò nel Puget Sound il 27 dicembre 1940. Ron portò a Marnie un canarino giallo per ringraziarla di essersi presa cura dei bambini, e non si fece parola del dentista.

Assillato ancora una volta dai debiti, Ron si rimise immediatamente al lavoro. Per molte settimane la luce nella sua capanna sul retro della Vetta rimase accesa tutta la notte, man mano che i racconti si srotolavano senza posa dalla sua macchina da scrivere. In uno di essi, "The Case of the Friendly Corpse", pubblicato su Unknown, Ron si sbarazzò con insolenza di Harold Shea, l'eroe di un racconto di L. Sprague de Camp apparso sulla rivista due mesi prima. Ron lo fece incontrare con il suo eroe che mostrò a Shea una bacchetta magica; questa si trasformò in un serpente che inghiottì il povero Harold in un solo boccone. I fan di L. Sprague de Camp rimasero molto offesi dal fatto che Hubbard avesse fatto fuori in modo così brusco un eroe altrui.

Come aveva fatto in precedenza, quando non lavorava Ron trascorreva molto tempo con l'amico Mac Ford, che di recente era stato eletto nella legislatura dello stato. Nelle ore che passavano giocando a scacchi facevano lunghe discussioni sulla guerra in Europa e sulla possibilità che anche gli Stati Uniti vi rimanessero coinvolti. Dopo il ritorno dall'Alaska Ron sembrava essersi un po' calmato; era convinto che i giapponesi stessero progettando di attaccare la costa occidentale e profetizzava con pessimismo che le forze armate americane sarebbero state fatte arretrare fin oltre le Montagne Rocciose, prima di poter arginare l'onda degli invasori.

All'insaputa di Ford, Ron aveva deciso di entrare in Marina e stava scrupolosamente preparando il terreno per assicurarsi che gli venisse offerto un incarico; coltivava tenacemente contatti utili e sollecitava lettere di raccomandazione a chiunque. Jimmy Bretton della KGBU Radio fu naturalmente contento di assecondarlo, e il 15 marzo del 1941 inviò un elogio di due pagine al Segretario della Marina, elencando l'abbondanza dei talenti di Ron. Tra gli altri, citò il fatto che Ron era un "buon fotografo professionista" e aveva visto i suoi scatti sulla rivista del National Geographic. Nessun altro ci era riuscito, poiché il National Geographic non aveva mai pubblicato foto di Ron [18]. «Non ho esitazioni» scriveva con entusiasmo Britton, «a raccomandarlo senza riserve come uomo razza, intelligenza e coraggio, oltre che come una delle personalità più versatili che abbia mai conosciuto».

Dieci giorni più tardi il Comandante W. E. McCain della US Naval Powder Factory di Indian Head, Maryland, aggiunse il suo sostegno: «La presente per certificare di conoscere personalmente da vent'anni il Sig. L. Ron Hubbard. L'ho conosciuto quando era un ragazzo ed ho avuto la possibilità di osservarlo da vicino. Trovo che sia un carattere eccellente, onesto, ambizioso e sempre pronto a migliorarsi per diventare un cittadino più utile… non esito a raccomandarlo a chiunque abbia bisogno dei servigi di un uomo con le sue qualifiche.» (McCain era il Tenente che aveva portato Ron e la madre in visita a Manila nel 1927, e che Ron citava nel suo diario).

Frattanto Ron si teneva in contatto con il suo Deputato, Warren G. Magnuson, membro del Comitato degli Affari della Marina. Ron aveva suggerito che la Marina istituisse un proprio Bureau of Information [servizio segreto] per migliorare le sue pubbliche relazioni, e per contrastare la "propaganda disfattista" sul Corpo che, secondo Ron, stava «inondando la stampa». Su richiesta di Magnuson stilò un rapporto di nove pagine che il deputato presentò con una introduzione che non poteva dispiacere l'autore: «questo progetto per l'organizzazione è stato preparato dal Capitano L. Ron Hubbard, uno scrittore famoso con ben cinque pseudonimi diversi. La sua leadership nella Author's League e nell'American Fiction Guild, i suoi legami politici e professionali, e il rispetto con cui è tenuto da scrittori e giornalisti, rende la sua collaborazione a questa organizzazione di valore incalcolabile. La partecipazione a questa organizzazione le darà immediata reputazione nel mondo degli scrittori, e la porterà ad ideali di standard elevato…»

Se non fosse stato sufficiente, il deputato prese l'iniziativa di scrivere a niente di meno che il Presidente Roosevelt per magnificare le virtù del "Capitano" Hubbard. La lettera, datata 8 aprile, aggiungeva altri allori alla corona di Ron, con l'improbabile affermazione che deteneva più patenti nautiche di chiunque altro nel paese. Presentava poi un aspetto della personalità di L. Ron Hubbard che di certo non era risultato evidente a chiunque altro l'avesse conosciuto - la sua "avversione per la pubblicità personale".

«Caro Signor Presidente» scriveva Magnuson. «Posso raccomandarLe un gentiluomo di valore? L. Ron Hubbard è uno scrittore popolare sotto cinque diversi pseudonimi. È un rispettato esploratore, come Le confermerà il Capitano Bryan, Idrografico della Marina» [Bryan aveva accusato ricevuta delle istruzioni di navigazione e dei rullini fotografici che Ron aveva inviato all'Ufficio Idrografico nel corso del suo viaggio in Alaska].

«Il Sig. Hubbard è nato nella Marina. Ha patenti nautiche per la conduzione di più diversi tipi di vascello di chiunque altro negli Stati Uniti. Ha scritto per Hollywood, per la radio e per diversi giornali, ed ha pubblicato molti milioni di parole sia come narrativa che come articoli fattuali, ha scritto romanzi e per riviste nazionali. È una figura chiave in organizzazioni letterarie, il che lo rende politicamente potente a livello nazionale.

«Un tratto interessante è la sua avversione per la pubblicità personale. È una persona discreta e ingegnosa, come indica il suo curriculum.

«Qualsiasi cosa potrà fare per il Sig. Hubbard sarà molto apprezzata».

Il 18 aprile Ron si presentò al Quartier Generale della Riserva della Marina di Washington DC per un esame fisico. Il giorno seguente convinse il Preside della Scuola di Ingegneria Civile della George Washongton University a scrivere una lettera di raccomandazione per il Comando della Marina. Il professor Arthur Johnson lodò l'attitudine al comando di Ron, la sua ingenuità, ingegnosità e personalità, e cercò di spiegare i motivi per cui, nonostante le sue qualità, non fosse riuscito a laurearsi: «I suoi voti non eccelsi in ingegneria erano dovuti all'evidente fatto che aveva intrapreso la carriera sbagliata. Non riflettono le sue grandi capacità».

Senza dubbio la lettera di raccomandazione più lirica fu quella firmata, su carta intestata della Camera dei Rappresentanti dello Stato di Washington, dal Senatore Robert M. Ford. Ford non era il tipo da preoccuparsi troppo per il protocollo o il disbrigo della corrispondenza. «Non so perché Ron volesse quella lettera» ha raccontato. «Gli diedi un foglio di carta intestata e gli dissi "Accidenti, lo scrittore sei tu, quindi scrivitela da solo!"» [19].

Ron fu molto sobrio nel lodare se stesso: «A chiunque sia interessato» iniziava. «La presente per introdurvi uno degli uomini più brillanti che abbia mai conosciuto: il Capitano L. Ron Hubbard.

«Fa uso di sei diversi pseudonimi per scrivere in una grande varietà di campi diversi, dalla politica all'economia alla narrativa d'azione, e se dovesse rendere pubblico almeno uno dei suoi pseudonimi non avrebbe difficolta [sic] ad entrare ovunque. Ha pubblicato molti milioni di parole e circa quattordici pellicole.

Renderti disponibile la traduzione di questo libro ha comportato decine di ore di lavoro. Contribuisci anche tu a mantenere vivo questo sito
con una una

«Nel campo dell'esplorazione ha onorevolmente portato l'emblema dell'Explorers Club ed ha ampliato la conoscenza nei campi della geografia e della mineralogia. È famoso in diverse parti del mondo ed ha considerevole influenza nei Caraibi e in Alaska.

«In quanto figura chiave in organizzazioni letterarie ha un considerevole peso politico, ed è particolarmente influente nel Nordest.

«Lo conosco da diversi anni e lo considero una persona discreta, leale, onesta e senza pari nell'arte di portare a termine gli incarichi in modo veloce.

«Se il Capitano Hubbard richiede aiuto, siate sicuri che ne trarrà più beneficio il prossimo che non egli stesso.

«Non posso raccomandare a sufficienza il suo coraggio e abilità.» Il 19 luglio 1941 L. Ron Hubbard ricevette l'incarico di Sottotenente della Riserva della Marina degli Stati Uniti.

 

Note:

1. Jack Williamson, Child of Wonder, 1985.

2. Isaac Asimov, In Memory Yet Green, 1979.

3. Ron The Writer, Author Services Inc., 1982.

4. The John W. Campbell Letters, Vol. I, 1985.

5. Ron The Writer, Author Services Inc., 1982.

6. L. Ron Hubbard, Mission Into Time, 1973.

7. Ibid.

8. The Aberee, Dec. 1961.

9. Intervista dell'autore con Ford, 1 settembre 1986.

10. The John W. Campbell Letters, Vol. I, 1985.

11. Lettera di H. Latane Lewis II, 14 Febbraio 1938.

12. L. Sprague de Camp, Elron and the City of Brass ("Fantastic", Agosto 1975) e "Science Fiction Handbook", 1953.

13. Asimov, op. cit.

14. Brian Aldiss, Trillion Year Spree, 1986.

15. Fantasic, Agosto 1975.

16. Dossier dell'FBI su L. R. Hubbard.

17. Intervista dell'autore con la Sig.ra Roberts, aprile 1986.

18. Lettera all'autore da National Geographic, 3 marzo 1986.

19. Intervista con l'ex Senatore R.M. Ford.

 
 
 
INDICE
 
 
 

Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini, digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non è consentita senza il preventivo consenso scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it