L'organizzazione parla spesso della
Advanced Org Saint Hill (AOSH) di Copenhagen in termini entusiastici.
È il luogo dove, in Europa, vengono consegnati i corsi più
avanzati. La centrale Europea di Scientology, seconda solo a Flag, la "Mecca"
della Florida. La AOSH-EU di Copenhagen dovrebbe perciò essere il
luogo più mentalmente sano del vecchio continente.
Un amico ha voluto raccontarci la sua
personale esperienza: aspettative e realtà messe a confronto.
L'Org di Copenhagen
Una hostess porge due tartine al salmone.
Intorno, gente elegante con l'aria da manager e fuori dal finestrino dell'aereo
lo straordinario spettacolo delle cime alpine innevate.
Sembra uno spot pubblicitario, invece
è la realtà: sono sul volo per Copenhagen, in viaggio verso
la maggiore org d'Europa per attestare Clear.
L'idea di trascorrere qualche giorno
in questa enclave della Sanità Mentale, archetipo della futura civiltà
senza mente reattiva, mi incuriosisce molto. Sono ansioso di conoscere
l'atmosfera di un posto ad alta densità OT. Smanioso di immergermi
in una comunità che ha definitivamente sconfitto le malattie fisiche,
le aberrazioni mentali e i disagi psicologici. Ho la certezza che sarà
stimolante vivere in un ambiente dove le abilità personali sono
enormemente amplificate e le intenzioni malvagie sono appannaggio del criminale
mondo wog.
Il "Ponte", metaforico percorso "verso
la libertà totale e la felicità" tracciato dal buon vecchio
Ron, è già stato percorso da chi si reca in questa Libera
Repubblica di Scientology, e immagino quindi di stare per visitare uno
Stato fatto di cittadini che, consapevoli di avere raggiunto potenzialità
divine, sono allegri, pieni di vita e perseguono gioiosamente il loro obiettivo:
rendere più sana e felice tutta l'umanità. Me li figuro determinati
ma spensierati. Come quando lavoravo in una delle prime "radio libere",
che poi più che libere erano pirata. Non eravamo pagati, ma ci divertivamo
ed era tutto un gioco, anche la costante e reale minaccia di pignoramento.
Come potrebbero non essere spensierati nella più avanzata org di
Scientology d'Europa? Qui gli OT crescono come funghi e possono ottenere
qualsiasi cosa semplicemente postulando. Spero solo che non siano altezzosi.
Nella piccola org che io frequento
l'ambiente è abbastanza scherzoso e sereno, ma a pensarci bene non
è per niente diverso dagli altri ambienti "meno sani" che ho frequentato.
È vero, di OT non c'è traccia e i Clear sono 4 gatti, ma tutta
questa abbondanza di tecnologia per liberare la mente, espandere
le abilità e risolvere i problemi della vita, dovrebbe pur manifestarsi
in qualche modo. Bisogna però ammettere che non si manifesta proprio
per niente. Tolti un paio di auditor decisamente simpatici e il supervisore
del corso meravigliosamente burbero a cui sono affezionato, con gli altri
non andrei neanche a pescare la domenica mattina. Mi sa che le direttive
della "Fonte" siano alquanto disattese, non c'è altra spiegazione.
Comunque, l'aereo atterra con una manovra
perfetta (mi sa che il pilota è Clear) e tra poco assaggerò
finalmente le delizie di un ambiente veramente theta, libero da
soppressivi, psichiatri e guerrafondai.
Eccomi finalmente a Scientology-Paradise.
Il primo impatto è da caserma. Mi sembra di rivivere il primo giorno
del servizio di leva. Ambienti scalcinati, trafila di attese aspettando
che arrivi un tizio che mi porta da un altro tizio che deve avvisare un
terzo tizio... Cordialità zero. Mi aspettavo di essere ricevuto
come un Lazzaro rinato che dopo miliardi di anni trascorsi nell'inferno
mest si ricongiunge alla schiera dei "felici". Invece la sensazione
è di essere una pratica da sbrigare. Il disagio cresce quando mi
accorgo che ho un calzino rotto nel calcagno. Si tratta di un particolare
che normalmente avrei ritenuto appena buffo, da liquidare con una battuta
scherzosa, ma in questo ambiente fatiscente, popolato da "soldati" scontrosi
che aspettano un lontano congedo, un sorriso ha poche possibilità
di sopravvivere.
Dopo 2 – 3 ore la Repubblica della
Standard Tech ha formalmente preso atto del mio arrivo, sono ormai le 10
di sera e me ne vado in cerca di un panino. Ci rivediamo domattina, con
la speranza che saziato lo stomaco e senza questo calzino bucato che mi
imbarazza, l'ambiente sia più gradevole.
L'indomani è una splendida giornata
di sole e prima di entrare all'org faccio un giro in cerca di una generosa
colazione. Copenhagen è proprio una bella città. Il centro
è un'isola pedonale piena di gente, di negozi scintillanti e di
pasticcerie irresistibili. Scelgo la più grande e dopo un panino
farcito con tutte le "schifezze" che fanno inorridire mia moglie, rientro
baldanzoso nel santuario della Libertà Totale confortato nel corpo
e nell'anima (pardon: nel thetan).
Della mia deludente esperienza all'org
di Copenhagen, fra staff che sembrano dei carcerati, dove in una settimana
non vedrò neppure un sorriso, dove incredibilmente puoi riconoscere
uno staff per lo sguardo spento perennemente rivolto al pavimento, il ricordo
più triste che ho, è legato a un incontro che sto per fare
adesso. Per l'espletamento delle interminabili procedure burocratiche,
vengo accompagnato dal responsabile dell'etica, il MAA in persona. Nella
dottrina hubbardiana, l'etica è lo strumento che dà la felicità.
Senza etica la felicità non esiste, annientata dal rimorso ecc.
Mi aspettavo quindi che il "depositario della beatitudine" fosse la personificazione
della voglia di vivere, forte della sua integrità morale, che si
gode la pace del giusto.
Seduto su una panca in un disadorno
corridoio deserto, finalmente arriva il Mastro di Chiavi della felicità,
fortunato custode del benessere scientologico. È una ragazza scozzese
sui trent'anni, decisamente carina se non avesse quell'apparenza da automa.
Sembra un personaggio orwelliano. Tutto è spento in lei, e ciò
che mi colpisce di più è il suo sguardo: sembra attanagliata
da una cupa rassegnazione senza speranza. Ne rimango scosso.
Arrivo a chiederle se si sente male o se ha bisogno di aiuto.
Adesso, col senno di poi, è
facile comprendere il motivo di questi sguardi vuoti, di questa cronica
mancanza di vitalità, ma all'epoca mi sentii solo confuso. Non capivo
perché invece di essere una gioiosa macchina di benessere, tutta
l'org era un ambiente così opprimente. Il controllo mentale
era all'epoca un concetto che nemmeno avevo sentito nominare, ma il contrasto
tra le iperboliche promesse del santone e la tristezza esistenziale dello
staff era troppo stridente. Nonostante l'indiscusso indottrinamento che
avevo subito, nonostante l'euforia per l'imminente certificazione del mio
stato di Clear, qualcosa dentro me si ruppe.
Non fu un processo immediato, e nemmeno
cosciente. Ritornai in Italia deluso, ma non ebbi mai la forza di invalidare
Scientology o il "Grande Benefattore dell'Umanità" suo inventore.
Nemmeno con me stesso. Dopo qualche giorno tornai alla mia piccola org.
Venni accolto con molto entusiasmo, ricevetti un sacco di felicitazioni
e mi fecero molte domande sul mio nuovo stato e sulla patria sognata: l'org
di Copenhagen. Risposi in modo evasivo alle prime e non risposi alle seconde.
Fu il mio ultimo contatto con la setta.