Il fenomeno dell'eccessivo
moltiplicarsi di espressioni religiose in italia è indice di una
sincera ricerca di Dio o semplice soddisfacimento di una strana forma di
pruriginosa curiosità del sacro? Gli aderenti: quanti sono e come
sono distribuite nel territorio nazionale queste nuove forme di religiosità.
Le matrici religiose da cui sono nate o alle quali si ispirano. Le ambiguità
delle plurime appartenenze e le grossolanità di certe espressioni
purificatorie che non si fermano di fronte ai sacrifici umani. Mistificazioni
e sfruttamento economico della credulità popolare.
1.
Introduzione
1,1 Nel contesto della prima ricerca
campionaria sul cattolicesimo in Italia progettata dai Periodici San Paolo
nel 1990 e realizzata nel 1991 dall’Ispes (Istituto di Studi Politici Economici
e Sociali), alla domanda "qual è il tuo atteggiamento verso la religione?"
l’8,9% del campione della popolazione italiana sopra i 18 anni ha risposto
di essere "non credente", il 10,6% "indifferente", di "credere in Dio"
il 33,3%, di "essere cattolico" il 28,3% e di "essere cattolico praticante"
il 18,0%; il rimanente 0,9% non ha risposto(1). In base a questi risultati,
escludendo i non credenti, la religione (e la Chiesa) cattolica dovrebbe
disporre di un "bacino" di diffusione pari al 43,9% della popolazione italiana
adulta (credenti in Dio + indifferenti, posto che questi ultimi non si
rifacciano, culturalmente, al Dio dei cattolici) mentre i movimenti religiosi
alternativi(2), a proposito dei quali presentiamo alcune annotazioni aggiornate
in questo saggio, dovrebbero potersi espandere sul rimanente 56,1% degli
abitanti del nostro Paese aggirantisi attorno ai 57 milioni.
"I movimenti o gruppi religiosi, parareligiosi,
spiritualisti, magici", per rifarci alla dizione dell’ottima sintesi messaci
a disposizione nel Febbraio scorso dal Gris (Gruppo di ricerca e di informazione
sulle sette), sono costituiti in primo luogo – come del resto qualunque
altro tipo di aggregazione similare – da attivisti, cioè
da coloro che dedicano a tempo pieno la loro attività all’interno
dell’organizzazione. Li assimileremmo, dal punto di vista dell’esercizio
del ruolo, ai sacerdoti, ai vescovi e al Papa della Chiesa cattolica, a
seconda dello status, cioè della posizione sociale che occupano
all’interno del gruppo specifico. In secondo luogo e subordinatamente ci
sono i sostenitori, vale a dire coloro che condividono l’ideologia,
la dottrina e la prassi, ovviamente con intensità diverse e diversificate
come del resto avviene all’interno di movimenti similari. In terzo luogo
si sottolinea il fattore simpatia (i simpatizzanti) che di per sé
non implica impegno e adesione dottrinale o ideologica ma attrazione; con
una parola inglese diremmo appealing nel senso di attrattiva.
1,2 La letteratura in materia sottolinea
come più di uno di questi gruppi ammette la cosiddetta appartenenza
plurima; per cui è permesso non solo il passaggio da un gruppo
all’altro, ma anche l’appartenenza contemporanea a più gruppi.
È ovvio che queste "miscele" possono dar origine a sincretismi con
conseguenze imprevedibili soprattutto perché non si conosce a sufficienza
la compatibilità dei fattori. Ci riserviamo di ritornare più
oltre sulla natura delle eventuali conseguenze.
1,3 La consistenza complessiva del
fenomeno sulla popolazione varia a seconda dei fattori che si includono
nella stima: gli appartenenti ammonterebbero a 400 unità circa;
aggiungendo gli attivisti e i sostenitori si potrebbero raggiungere circa
600.000 italiani e con i simpatizzanti si supererebbe il milione, pari
al 2% degli adulti sopra i 18 anni (circa 49 milioni al 1997).
Di questi movimenti daremo, in prima istanza,
una sintesi delle matrici ideologico-religiose o religioso-ideologiche
(Tab. 1 nel contesto della Tab. 4); in un secondo momento ci soffermeremo
su alcune stime di diffusione di qualche gruppo proveniente e dall’Ispes
(1990) e dal Gris (1997) (Tab. 2); in terzo luogo analizzeremo la distribuzione
regionale dei gruppi interessati alla parapsicologia, all’esoterismo, alle
religioni e all’ufologia al 1990 (Tab. 3) e la metteremo a confronto con
quella delle istituzioni civili (regioni) e religiose cattoliche (diocesi
e parrocchie). Riporteremo, in chiusura, l’elenco dei 64 principali organi
di stampa di cui eravamo a conoscenza (Ispes 1990), disaggregati per provincia
di edizione, oltre a qualche osservazione.
2. Gruppi e aderenti
2,1 La Tab 1 è, per definizione,
una sintesi delle matrici e delle denominazioni con l’aggiunta di 18 denominazioni
a loro volta suddivise in 91 sottogruppi con un totale di 576.000 aderenti.
La dizione sintetica delle 7 matrici principali indicate ci serve non per
comprenderne e analizzarne i contenuti originali, provenienti cioè
dai fondatori, – di cui una più ampia sintesi è riportata
alla Tab. 4 – la loro eventuale evoluzione, per giungere alle odierne modalità
di proposta, di organizzazione, individuare gli scopi peculiari a ciascuno
ecc.; ciò implicherebbe, infatti, la compilazione di una sintetica
enciclopedia. Preferiamo, quindi, dato il fine informativo della presente
sintesi, indicare le scarne e per molti versi incomplete caratteristiche
che sono emerse solo parzialmente dal Rapporto Ispes e, soprattutto, dalle
dense informazioni forniteci dal Gris. (Prossimamente, a cura de La
Domenica, uscirà il fascicolo I cristiani di fronte alle
sette [32 pp., L. 1.200] i cui testi sono stati preparati da Giuseppe
Ferrari, direttore del Gris di Bologna).
2, 2 Per invogliare il lettore a
scoprire la gamma del "religioso" coperto da tutte le 7 matrici, svolgiamo
i contenuti schematici della prima e dell’ultima di esse: la 1 e la 7 della
Tab. 1 (corrispondenti alla seconda e all’ultima della Tab. 4).
2,2,1 La prima riguarda i gruppi
e movimenti di matrice cristiana che includono 4 grandi classi con le relative
denominazioni:
-
a) Una parte è al di fuori dei principali
filoni cristiani conosciuti o non si ispirano a nessuno di essi. Questa,
come indicato nella Tab. 1, comprende i 9 sottogruppi seguenti (includiamo
anche le denominazioni che sono cambiate o la cui metamorfosi è
ancora in atto): 1) associazione spirituale per l’unificazione del mondo
cristiano (Asumc) o chiesa dell’Unificazione o seguaci di Moon; 2) chiesa
cristiana millenarista; 3) chiesa del regno di Dio o amici dell’uomo; 4)
chiesa del Dio universale; 5) chiesa di Gesù Cristo dei santi degli
ultimi giorni o Mormoni; 6) congregazione cristiana dei testimoni di Geova;
7) la famiglia, ex famiglia dell’amore, ex bambini di Dio; 8) scienza cristiana
(christian Science); 9) vita universale o opera di reintegrazione
cristica o opera di rimpatrio di Gesù Cristo.
-
b) altri gruppi si ispirano o prendono elementi
dal cattolicesimo o ripetono le loro origini ai suoi margini; essi comprendono
8 sottotipi: 1) associazione Cristo nell’uomo o chiesa della nuova Gerusalemme
o seguaci di Roberto Casarin; 2) associazione fra i volontari della carità;
3) associazione mamma Lucia; 4) chiesa degli ultimi tempi o seguaci di
Luciana Prompicai; 5) invito alla vita (I.V.I.); 6) la missione o seguaci
di Luigia Paparelli; 7) libera comunità degli apostoli della fede
o missione divina; 8) seguaci di Luigi Gaspari.
-
c) un gruppo che prende ispirazione dal cristianesimo
ortodosso e orientale cattolico ortodosso e non o ai margini dello stesso
che si chiama chiesa cattolica dei Siri ortodossi di Antiochia o comunità
di S. Antonio abate o seguaci di Gabriele Basmahdji.
2,2,2 L’ultima matrice presente nella
Tab. 1 comprende i gruppi salutisti, di salute olistica, di sviluppo personale,
del potenziale umano, gli psicospiritualisti (che propongono tecniche per
sviluppare le potenzialità psichiche e fisiche dell’individuo),
praticano medicine e terapie alternative, anche limitate al ricupero o
alla guarigione, tipi di ginnastiche o arti marziali. Il Gris le sintetizza
nelle 3 classi seguenti:
-
a) Movimenti psicospiritualistici, del potenziale
umano di sviluppo personale con 4 sottotipi: 1) Advanced Ability Center;
2) Dianetics. Chiesa di Scientology; 3) Life Discovery Principles (LUP);
4) Silva Mind Control.
-
b) Gruppi praticanti medicine e terapie alternative
suddivisi in 6 sub-movimenti: 1) associa-zione igienista italiana; 2) associazione
Reiki amore universale (RAU); 3) associazione punto infinito nell’universo;
4) centro evviva Dio; 5) circolo studi e ricerche radiestesiche, bioplastiche
e geopatiche dott. Walter Stark; 6) istituto di consulenza psicologica
e di medicina naturale - Paris Energy Method.
-
c) Gruppi praticanti particolari ginnastiche
o discipline marziali quali quelli che si rifanno all’Harmony Body Mind.
Dalla Tab. 4 risulta l’esistenza di 12 matrici che si può pensare
che coprano il pianeta. Da queste deriverebbero ben 59 gruppi (associazioni,
movimenti, ecc.) principali e 86 sottogruppi, 8 dei quali – quelli che
si rifanno al protestantesimo e all’anglicanesimo – sono ulteriormente
suddistinti in altri 61 gruppi. Una presenza variegata e composita di questi
gruppi nel territorio del nostro Paese crea fenomeni di coesistenza che
non interessa solo l’ambito strettamente religioso (luoghi di culto) ma
si ripercuote, almeno per gli aderenti di nazionalità diversa dalla
nostra, sempre più visibilmente anche a livello di tutti gli altri
settori della vita sociale: lavoro, casa, scuola, sanità, diritti,
doveri... Ciò premesso e in base al campione di informazioni appena
riportate facciamo alcune costatazioni concernenti soprattutto quel po’
che sappiamo su di essi.
2,3 La prima caratteristica che emerge riguarda
il luogo e il tempo: a) la quasi totalità, in 30-40 anni e forse
anche meno, ha subito due, tre e più cambiamenti di denominazione
fino al punto da diventare "seguaci di...". Il che fa pensare – e il fatto
sembra confermato fin dall’indagine Ispes del 1990 – a un tipo di "localismo
religioso" che certamente crea problemi di convivenza con la religione
o con i movimenti tradizionali, ma forse non si tiene conto abbastanza
della loro circoscritta diffusione; un po’ come quella di questa o quella
apparizione, visione, lacrimazione, ecc. che periodicamente si affaccia
sulla scena dell’universo cattolico; b) l’altro fatto riguarda la loro
effimera durata che farebbe passare inosservata la loro esistenza nella
misura in cui si tiene conto e della vita dei leader e della loro formazione
"religiosa". Il fatto che al momento attuale siano ben 21 i nomi, prevalentemente
italiani, ai quali si richiamano questi gruppi, ci pare la dica abbastanza
lunga. Se a questo dato aggiungiamo anche quello che emerge dalla Tab.
2 sulle stime degli aderenti ad alcuni di essi a distanza di 6 anni ci
accorgiamo quanto pertinente sia l’effimero della loro esistenza.
2,4 La seconda caratteristica concerne
il loro numero. Se a livello planetario i grandi movimenti religiosi si
possono ridurre a 7 (a 12) e le principali denominazioni o sottotipi delle
"religioni" a una cinquantina o a una novantina, si tenga presente che,
nel contesto italiano, operano anche una sessantina di sottogruppi di matrice
protestante e anglicana (Tab. 4). Si può pensare ad una vera polverizzazione,
conseguenza o meno – il che è da verificare – di quel vuoto formativo
religioso che il cattolicesimo di fatto – secondo le citate ricerche –
lascia nel nostro Paese e può far pensare a un "bisogno religioso"
diffuso.
Crediamo però che queste "schegge"
di religioso "nuovo" possano essere attribuibili anche ad almeno 3 filoni
di fattori:
-
a) il Concilio, con tutto quello che è
significato nella sua preparazione, svolgimento, conclusione e inculturazione
e/o acculturazione da parte di coloro che abbiamo definito "gli aderenti"
(clero in particolare);
-
b) una concezione di Chiesa che oscilla tra
due ruoli principali: evangelizzazione e assistenzialismo;
-
c) polverizzazione anche associativa (penso
ai 10-12 milioni di volontari di matrice prevalentemente cattolica) che
ondeggia, più o meno chiaramente o/e ambiguamente tra i due ruoli
di Chiesa citati e che riflette, inoltre, la polverizzazione del contesto
sociale e politico dai quali l’associazionismo, cattolico o meno, non sembra
del tutto disancorato.
3. Distribuzione regionale
in rapporto alle diocesi e alle parrocchie al 1990
Avremmo voluto presentare un confronto
tra i dati della diffusione almeno dei quattro gruppi (parapsicologico,
esoterico, religioso e ufologico) relativi al 1990 con quelli del 1997;
non essendo questi ultimi disponibili ci limiteremo a quelli del 1990 riportati
dalla Tab. 3 (3). Evidenzieremo la discrepanza quantitativa e di distribuzione
dei movimenti tra le regioni e le istituzioni cattoliche (diocesi e parrocchie).
La decisione di limitarci forzatamente a questi è attribuibile al
fatto che, anche secondo l’opinione del Gris, – eventuali ritocchi a parte
– le grandi tendenze della diffusione non sono mutate. L’affermazione "opinionistica"
è sostanziata dal fatto che i 100 centri di monitoraggio di cui
esso dispone coprono le 227 diocesi italiane a più alta densità
sia demografica che di diffusione dei gruppi in questione e riflettono
le osservazioni sul campo di studiosi qualificati e di esperienza.
3,1 Premettiamo un’osservazione
generale di fondo. Dalla Tab. 3 risulta che le diocesi italiane ammontano
a 227, a loro volta suddivise in 25.853 parrocchie; coesistono con l’organizzazione
civile che comprende 103 province e 8.103 comuni. I 42 gruppi o centri
di parapsicologia, i 283 gruppi che si interessavano di esoterismo, i 118
gruppi religiosi e i 362 centri ufologici assommavano a 805 unità,
pari a più di 3 volte il totale delle diocesi e al 3,1% delle parrocchie.
Rapportati all’organizzazione civile, sono circa 8 volte il numero delle
province e risultano pari al 9,9% dei comuni della Repubblica. Per quanto
ovvio possa sembrare il risultato dei due livelli di confronto, ci sembra
necessario evidenziarlo per dare le misure più approssimative alla
realtà del fenomeno dei gruppi religiosi ("alternativi"?!). La carenza
di un’informazione precisa e aggiornata sulla loro quantità ha innescato
e continua a innescare sproporzionati allarmismi e inammissibili intolleranze;
ne accenneremo nelle conclusioni.
3,2 Dalla disaggregazione per gruppi
mancano più di una decina di recapiti di cui non siamo stati in
grado di individuare la collocazione geografica; per il resto i dati della
Tab. 3 non si discostano sostanzialmente da quelli riportati dalla fonte
Ispes. Si noti, inoltre, che i 283 recapiti di esoterismo comprendono anche
i 40 tra corsi, palestre e scuole di cui 8 in Piemonte (6 a Torino e 1
ciascuno ad Alessandria e Novara), 17 in Lombardia (tutti a Milano), 3
nel Veneto (2 a Treviso e 1 a Padova), 2 in Liguria (La Spezia e Savona),
1 a Ravenna, 3 in Toscana (2 a Lucca e 1 a Firenze), 5 a Roma e 1 a Napoli.
A questi si devono aggiungere, inoltre, un’altra ventina tra corsi, scuole,
palestre, comunità, ecc., sparse nelle province più disparate,
che non è facile distinguere se siano o meno un tutt’uno con le
religioni (Tab. 1) e con i centri ufologici (Tab. 3); di tutti, ad eccezione
dei 10 predetti, la fonte in questione riporta gli indirizzi e i numeri
di telefono.
Dopo questa prima costatazione e/o sintetica
premessa di contestualizzazione del fenomeno nel suo insieme, passiamo
all’analisi della distribuzione nel Paese delle quattro espressioni riportate
nella Tab. 3: parapsicologia, esoterismo, religioni e comunità,
ufologia.(4)
3,3 La parapsicologiasi interessa
ai fenomeni di percezione extrasensoriale, alla psicometria, alla psicocinesi,
allo spiritismo e perfino "alla sopravvivenza delle anime dopo la morte
e del possibile contatto con esse"(5). Dalla Tab. 3 risulta che, su un
totale nazionale di 42 centri, 19 sono localizzati nel Nord Italia (4 nella
provincia di Milano e 5 in quella di Bologna), 23 nel Centro (dei quali
11 in provincia di Roma); mentre dal Lazio alla Calabria e nelle Isole
non ne esiste alcuno. La parapsicologia, quindi – il condizionale è
d’obbligo in ricerche su fenomeni emergenti – avrebbe attecchito solo al
Centro-Nord della penisola – come risulta dall’analisi disaggregata dei
dati per provincia e comune, che per ragioni di spazio non riportiamo –
e prevalentemente in contesti urbani.
3,4 È pressoché impossibile
definire l’esoterismo secondo i parametri dell’indagine(6); per
l’individuazione dei gruppi, centri, ecc. ci siamo serviti degli elenchi
con gli indirizzi relativi. Da essi risulta che in Italia esistono 283
centri di cui 167 (59,0%) situati al Nord del Paese, 69 (24,4%) al Centro,
32 (11,3%) al Sud e 15 (5,3%) nelle Isole. Tenendo conto che al Nord vivono
25,5 milioni di italiani, 11 al Centro, 14,3 al Sud e 6,8 nelle Isole,
pari, nell’ordine, al 44,3%, al 19,1%, al 24,8% e all’11,8% del totale
complessivo di 57,7 milioni di abitanti, è evidente che il Centro-Nord
è più "esoterico" del Sud e delle Isole; proprio l’opposto
di quanto si sarebbe potuto prevedere in base alle aspettative basate sugli
stereotipi correnti. Risulta, inoltre, sempre dallo spoglio degli indirizzi
dei centri, che il fenomeno non è solo prevalentemente urbano come
quello della parapsicologia, ma privilegia anche alcune province capoluogo
di Regione; per esempio, su 40 centri esistenti in Piemonte, 18 erano in
provincia di Torino; sui 72 della Lombardia, 57 erano distribuiti in provincia
di Milano; lo stesso dicasi di Trieste (5 su 7) (il secondo numero indica
il totale regionale), di Bologna (10 su 17), Roma (42 su 44), Napoli (15
su 18), Reggio Calabria (4 su 4) e Cagliari (3 su 3).
3,5 L’indagine non permette di conoscere
quale sia stata la definizione di religione assunta, sia pure solo
sociologicamente, per rilevare quale fatto o/e fenomeno verificasse il
contenuto del termine; tanto meno quello di comunità religiosa;
siamo quindi costretti, anche per queste categorie, a rinviare ai classici
citati alla nota 2 e limitarci ad analizzare i dati della distribuzione
delle 118 "religioni", oltre a quella cattolica, e delle eventuali comunità
presenti in Italia secondo questo Rapporto. Di esse 74 (62,7%) erano distribuite
nelle regioni del Nord, 34 (28,8%) in quelle del Centro, 6 (5,1%) al Sud
e 4 (3,4%) nelle Isole. Anche per questo fenomeno l’analisi dei dati disaggregati
rivela una concentrazione principalmente nelle province capoluogo di Regione
e – come emerge dallo spoglio degli indirizzi – preferibilmente nelle città
capoluogo. Infatti 24 delle 33 religioni lombarde sono concentrate nella
provincia di Milano, 3 su 5 friulane in quella di Trieste, 2 su 3 a Genova,
6 su 12 a Bologna, 8 su 10 a Firenze, 20 su 21 a Roma e 4 su 4 a Napoli.
3,6 I centri di ufologia (Ufo =
Unidentified Flying Object) cioè degli oggetti volanti non identificati,
studiano, appunto, gli Ufo, vale a dire "qualunque fenomeno aereo inesplicato";
l’avvi-stamento è classificato in base a tre tipologie: "La prima
comprende un’osservazione ravvicinata (circa 200 metri) di oggetti insoliti
che non interagiscono con l’ambiente. Le osservazioni di secondo tipo riguardano
oggetti che lasciano tracce sul terreno, talvolta circolari, bruciacchiate
con danni alla vegetazione ed effetti inconsueti su animali e uomini che
si trovano in prossimità.
Nelle osservazioni di terzo tipo si notano
entità animate variamente descritte e comunemente definite "extraterrestri"(7).
Questa categoria di fenomeni sarebbe seguita da ben 362 centri di cui 151
(41,7%) al Nord, 104 (28,7%) al Centro, 74 (20,5%) al Sud e 33 (9,1%) nelle
Isole. In genere hanno una distribuzione più capillare dei 3 analizzati
perché interessano quasi tutte le province d’Italia. Oltre alla
già costatata concentrazione nelle province capoluogo di regione
come, per esempio, a Torino (26 su 40 del Piemonte), Milano (21 su 52 della
Lombardia), Firenze (28 su 46), Ancona (10 su 15), Roma (25 su 35), Napoli
(20 su 32), Bari (7 su 14) e Cagliari (7 su 13) si nota una maggior concentrazione
nel Centro Italia, rispetto al totale della popolazione del Paese (19,1%
della popolazione contro 28,7% dei centri Ufo), mentre le percentuali relative
alle altre grandi zone geografiche non presentano variazioni significative.
4. Rilievi conclusivi
4,1 Se il macrocosmo spiega il microcosmo
(e viceversa), non v’è chi non si possa rendere conto che, data
la facilità delle comunicazioni di massa di ogni tipo (massmediali,
turistiche, di affari, ecc.), gli avvenimenti del pianeta come tale entrano
nella coscienza individuale automaticamente, mettendo alla prova le capacità
di critica, di discernimento e di scelta. Dai singoli, specie se in giovane
età o comunque in fase di formazione, si auspicherebbe che il confronto
avvenisse con la famiglia – qualora sia in grado di gestirlo – e da essa
ai vari tipi di aggregazione e di associazione senza insistere più
di tanto sul potere di modellare questo o quel gruppo da parte delle varie
star dello spettacolo, dello sport, e di qualunque altro tipo di attività
umana. Attenzione però ad etichettare questo o quell’ambiente: Torino
come "città di satana"(8), quando poi ci si sarebbe imbattuti in
fatti ben più pesanti a Bologna.
4,2 Non si può passare sotto
silenzio l’appartenenza plurima per alcune precisazioni: New Age, Reiki,
Rebirthing, Yoga, Zen e altri movimenti la ammettono; il che pone diversi
problemi:
-
a) gli aderenti, nell’ipotesi che si esiga
un minimo di lealtà e coerenza ai fondamenti religiosi o/e ideologici,
possono trovarsi in situazioni di ambiguità, di conflittualità
quando non di aperta contraddizione sia di atteggiamento che di comportamento
(teoria contro prassi e viceversa);
-
b) il fenomeno del New Age interessa, al presente,
le religioni orientali e i movimenti salutisti; non è detto che
lo Yoga e lo Zen non interessino il mondo cattolico: il che, almeno per
i cattolici non acculturati e alla fede e a queste "tecniche" (solo?),
pone dei problemi non solo strettamente ascetici, ma psichici e psicologici
in genere. Per questo ogni accostamento ad essi andrebbe fatto con la saggia
direzione di chi ne sia veramente maestro e guida per evitare sincretismi
pericolosi.
4,3 L’appartenenza plurima, inoltre,
innesca una strana originalità dei contenuti che ha la sua base
nelle differenti "miscele" di elementi; queste possono originare sincretismi
diversi a seconda dei "dosaggi" delle religioni e/o dei movimenti di provenienza.
Tale fatto, spesso sconcertante, pone questioni riguardanti perfino l’igiene
e la salute mentale degli aderenti: la Dianetics è un caso sintomatico
e non unico; pensiamo all’orgone e all’orgonismo di W. Reich (1897-1957))
che hanno toccato molti Paesi del mondo, Italia compresa. I fattori ai
quali più frequentemente si farebbe ricorso sono, tra i moltissimi
altri, i seguenti: aspetti magici di varia estrazione; cognizioni superficiali
di esoterismo e astrologia; l’alchimia fa volentieri capolino nelle forme
più variegate e impensabili; non manca la cartomanzia dalla più
banale ed elementare alla più "scientifica" e complessa; diventa
sempre più frequente la presenza di tecniche di purificazione dello
spirito, di ascesi, di pacificazione universale sia interiore che esteriore,
ecc., patrimonio di alcune consolidate religioni orientali. Si fa ricorso
anche a questo o a quel testo biblico in generale senza preoccuparsi del
valore scientifico e oggettivo dell’interpretazione: per alcuni movimenti
l’arditezza di questi accostamenti è pari all’ignoranza della lettera
e dello spirito dei testi e, più in generale, dei fattori in gioco.
4,4 Per quanto concerne più
specificamente l’ingrediente "cristiano" e "cattolico", spesso cristologico
o/e paolino, è parte che non può mancare, soprattutto nei
movimenti più giovani e in un ambiente a tradizione e cultura cristiana
come l’Italia. Per es.: il genere apocalittico era diventato una moda dei
Testimoni di Geova, specie per la ricorrente predizione della fine del
mondo. Questi, come il ricorso al termine "chiesa", diventano particolarmente
densi di equivoci nel contesto italiano dove questa è generalmente
sinonimo di "Chiesa cattolica".
4,5 Più in generale si potrebbe
affermare che l’operazione che sconcerta di più in tutti questi
processi non è tanto il risultato più o meno condivisibile
quanto, invece, la naturalezza con cui, da un lato, si enucleano (= si
asportano) da un contesto elementi che, in esso, hanno una certa razionalità
e attendibilità e, dall’altro, più o meno razionalmente,
si accostano, si inseriscono quando addirittura non si mescolano, ad altri
che, origine a parte, non hanno niente in comune con esso; tali processi
potrebbero ingenerare squilibri di atteggiamento e di comportamento paragonabili
a quelli della Dianetics di cui sopra.
4,6 Il settarismo come faziosità
e intransigenza ideologica ci pare sia di casa in questi movimenti in misura
per lo meno non inferiore a quella che esiste tra i vari gruppi e associazioni
cattolici per non parlare dei protestanti. Come conseguenza: se di questi
ultimi abbiamo una "variabile" esperienza quotidiana, possiamo immaginare
la carica che settarismo, faziosità, intolleranza possono iniettare
per es. tra un ebreo osservante e un musulmano fanatico, residenti nel
nostro Paese; per scoprire la potenzialità dei virus non è
necessario disturbare gli eccidi che continuano tra i cattolici e/o i cristiani
hutu e i tutsi , gli zairesi, gli ex jugoslavi, gli ex russi, gli albanesi...
4,7 Un numero imprecisato di questi
gruppi viene, a torto o a ragione, accusato di proselitismo religioso per
procacciarsi denaro; la Dianetics o Chiesa di Scientology ha interessato,
per questo motivo, perfino la stampa internazionale non certo religiosa
e partigiana(9); dalla stessa accusa non sarebbero immuni i Testimoni di
Geova; altri gruppuscoli si comporterebbero alla stessa stregua come fanno
anche alcuni veggenti di matrice cattolica. Del resto, a meno che l’onere
economico di gestione di tutta l’attività non provenga da imprecisate
fonti sia interne che esterne al nostro Paese, come coprire le spese di
campagne capillari, riunioni oceaniche, manifestazioni e simili? Tale constatazione
troverebbe una controprova nella diffusione dei 64 organi di stampa riportati
alla nota 9 e nella qualità della produzione massmediale di Dianetics.
Se e nella misura in cui l’accusa di lucro corrispondesse a verità,
la differenza tra questi movimenti e, per es., la cartomanzia, la chiromanzia
e la magia starebbe nel fatto che questi ultimi non fanno mistero di questa
finalità, mentre i primi la eserciterebbero in maniera decisamente
truffaldina.
4,8 Con frequenza e, prevalentemente,
per fini apologetici di opposta natura, si attribuisce ad alcuni movimenti
la celebrazione di riti, definiti sacrileghi e/o satanici, dai quali non
sarebbe esclusa la performance di azioni sessuali più o meno devianti
e, ultimamente, anche con eventuali sacrifici umani, specie di bambini.
L’esistenza di movimenti esotici o/e di un malaccorto esoterismo, misti
a satanismo e ad altri "ingredienti", in un contesto di martellante pedofilia,
che dura da circa due anni e dopo quanto detto, non dovrebbe essere mistero
per nessuno, visto il risalto che ne danno i media con dovizia di particolari
e di ipotesi esplicative che, lasciando impregiudicata la valutazione della
loro scientificità, poco o nulla hanno a che fare con l’informazione
documentata; un fatto sembra indiscutibile: fanno pubblicità a simili
comportamenti e quindi sono diseducativi.
-
a) Saremmo cauti nell’enfatizzare che l’entità
della diffusione, la frequenza e il ripetersi delle manifestazioni siano
tali da interessare questo o quel settore della società e, perfino,
intere città: è il caso di Torino (città di satana!)
già citato. Per ragioni prettamente sociopsicologiche: 1) nonostante
le caratteristiche urbane di questi gruppi, essi sono numericamente molto
ristretti da limitarsi ad un giro di alcuni "seguaci"... si tratterebbe
di una conduzione parafamiliare; 2) non è detto che talvolta non
si riducano al narcisismo di un singolo; 3) si richiede sempre netta distinzione
tra conoscenza e prassi personale.
-
b) Per quanto riguarda l’aspetto metodologico
della ricerca il quadro quantitativo, dati gli strumenti di rilevazione
impiegati, è quello fin qui analizzato. Per quanto riguarda l’accuratezza
delle modalità del loro impiego alla natura dei fenomeni da parte
dell’Ispes la si può dedurre dalle osservazioni sin qui fatte. Certo
è che nel Rapporto non è stato incluso il questionario di
rilevazione (che pur dovrebbe essere stato impiegato) e tanto meno le definizioni
o/e descrizioni dei fenomeni da noi riportati. Per queste ragioni s’è
reso necessario il rinvio cautelativo e ripetuto alla bibliografia più
quotata in materia. Ciononostante riteniamo che l’Ispes – come qualunque
altro istituto al suo livello – l’abbia usato. Evidentemente, in sede di
stesura del Rapporto, la direttrice della ricerca sembra aver ritenuto
che il lettore ne desse per scontato l’uso; il che, scientificamente, risulta
assai discutibile e presta il fianco a valutazioni non sempre benevole
semplicemente perché il lettore manca dello strumento fondamentale
di confronto per la valutazione dei risultati.
-
c) Per quanto concerne l’aspetto più
propriamente qualitativo osserviamo che: 1) omologare realtà così
complesse e intricate come le varie correnti interne alla parapsicologia,
all’esoterismo, alle religioni e, in parte, anche all’ufologia, è
impresa ardua per non dire impossibile; da questo angolo di visuale quanto
è stato fatto emergere può considerarsi notevole nel suo
complesso anche se molti gruppi ne escono impoveriti e altri esageratamente
arricchiti; 2) questi squilibri non possono non essere considerati segni
di carenze o addirittura di vuoti culturali di notevole spessore da parte
degli estensori di questo o quel capitolo. Questa lacuna poteva essere
parzialmente evitata se si fosse attinto di più e meglio al Gris
(allora a Ferrara ora a Bologna) a cui si fa pur riferimento; 3) con ogni
probabilità ne sarebbe risultato un quadro notevolmente più
articolato e possibilmente più aderente alla realtà italiana.
4,9 Tutte queste osservazioni però
vanno situate nel contesto di una realtà, quale quella investigata,
che per troppi aspetti è effettivamente occulta, misteriosa e misterica,
cangiante e complessa, soggetta agli umori di una variegata e mutevole
intensità di coinvolgimento degli appartenenti e, in particolare,
di chi è stato l’interlocutore privilegiato degli intervistatori
che hanno dovuto rilevare l’esistenza, la natura, lo scopo di questo o
quel gruppo, ecc.
-
a) A conferma di quanto appena osservato richiamiamo
l’attenzione sul fatto che 6, pari al 20,7% dei 29 "centri" di parapsicologia,
facevano capo a persone singole che non rappresentavano che sé stesse;
lo stesso dicasi per i 108 (38,2%) dei 283 interessati all’esoterismo,
delle 29 (24,6%) su 118 "comunità" religiose e di 99 (27,4%) su
362 centri ufologici. In buona sostanza, nell’ordine, 1/5, 2/5 e 1/4 di
queste attività sono gestite da individui singoli che sembrano –
almeno al lettore critico della ricerca – sfuggire al controllo di un qualsiasi
gruppo di appartenenza. Emerge, quindi, un forte tasso di soggettivismo
che difficilmente accetta – quando non ne è addirittura ostile –
l’interdisciplinarietà e la complementarietà della ricerca
nelle sue varie fasi.
-
b) Si può, quindi, dedurre che sia
stato difficile per l’estensore del Rapporto del 1990 trovare un denominatore
comune ai gruppi, se non simili almeno analoghi, che pur sembravano avere
la stessa matrice ideologica o/e culturale, nonostante la collocazione
geografica diversa. Fatica che si sente crescere a proporzione che il riferimento
culturale o/e ideologico si rivela inesistente, i gradi di disinformazione
pari alla capacità di mistificazione dell’attività specifica
o/e all’autoesaltazione narcisistica della stessa che, a dispetto della
dichiarata appartenenza all’uno o all’altro dei 4 gruppi, spesso e volentieri
si dichiaravano "competenti" in una variegata e cangiante "rosa" di combinazioni.
Ci pare non si sia fatta sufficiente attenzione al pericolo di scavare
nuovi fossati all’interno di una società dove la libertà
di culto, come quella di opinione, più che da restringere si dovrebbe
sempre più ampliare.
-
c) Mentre e per contrasto – anche se non se
ne colgono le ragioni – ci sembra si sia fatto tesoro del fatto che i sociologi
italiani erano già stati abbastanza "facili" – senza cogliere la
contraddizione logica – a dare per scontate (senza il supporto di ricerche
sul campo attuate solo in quest’ultimo decennio) da un lato le ragioni
della stabilità più che trentennale della pratica religiosa
cattolica(10) del Paese e, dall’altro e contemporaneamente, di un suo ipotetico
lento declino; basti pensare al dibattuto problema della secolarizzazione
(dalla fine degli anni ’60 a metà circa degli ’80(11)) proprio all’emergere
dei fenomeni qui in questione.
Piuttosto, o almeno, oltre che nella secolarizzazione
forse si sarebbe dovuto scandagliare nella profondità della montante
presa di coscienza e "purificazione" da parte della Chiesa (religione)
cattolica, dalle scorie che la tradizione aveva fatto sedimentare sulla
sua bimillenaria esistenza nel nostro Paese. Attualmente sembra coesistere
con questi gruppi un nuovo tipo di religiosità con una concezione
e una pratica del cattolicesimo dalle connotazioni multiformi, abbastanza
critiche quando non addirittura contraddittorie(12).
4,10 Ci può essere tutta
una fascia di persone che, di fronte all’emergere di questi movimenti,
manifesta una certa preoccupazione – quando non si tratta di intolleranza
– di cui è difficile stabilire la natura, il livello di razionalità
e di documentazione che ne fanno da supporto. Di fronte a tale realtà,
oltre al ridimensionamento di valutazione da operare in base all’entità
del fenomeno analizzato, potrebbe essere utile riflettere sulle osservazioni
seguenti:
-
a) il bisogno diffuso di "sacro", di "religioso",
di misterioso se non di mistico, di magico, ecc. si fa sempre più
frequente e diffuso: un indice indiscutibile ne sono anche le conclusioni
convergenti delle ricerche citate che confermano questa costatazione. Proponiamo
di considerare lo stesso lievitare del numero e della varietà di
movimenti, visioni e "veggenti" all’interno del mondo cattolico come una
controprova;
-
b) aggiungeremo, infine, che non è
sempre detto che si tratti di una adesione di "fede", nel senso scientifico
e cattolico del termine. Se gli italiani "credono" a questi fenomeni come
si affidano all’astrologia e agli oroscopi – che ne sono parte integrante
– allora si può, a nostro avviso, aver più fiducia nello
spirito critico dei cattolici in genere e dei praticanti in specie(13).
La risposta della religione più diffusa, eventualmente, dovrà
prendere in considerazione se, quando e come viene formato l’uomo religioso
e cattolico italiano secondo le fasi d’età e la dinamicità
dei ruoli che deve coprire in una società complessa: non bisognerebbe,
forse, essere dei "professionisti della religione" per poterla praticare
secondo i ruoli che ciascuno è chiamato a gestire nel suo vissuto
quotidiano? Il passato, da questo angolo di visuale, non è allenamento
al presente e, ambedue, al futuro?
Riferimenti
1) Cf G. Brunetta - A. Longo
(a cura di), Ispes-Famiglia Cristiana-Jesus, Italia cattolica.
Fede e pratica religiosa degli Italiani, Vallecchi 1991, pp. 21 ss.
La ricerca di V. Cesareo et alii, La religiosità degli italiani,
Mondadori 1995, per quanto riguarda il tema qui considerato, non dava risultati
significativamente difformi.
2) Preferiamo usare, nel
contesto di questo studio statistico, il termine movimento (o anche gruppo
o ambedue come fa il Gris = Gruppo di Ricerca e di Informazione sulle Sette)
piuttosto che altri, da un lato, perché sociologicamente il più
neutro e, dall’altro, perché, anche dal punto di vista cattolico,
più "ecumenico". È doveroso precisare che per i significati
sociologici dei termini "setta", "riti", "culti", "misteri", "religioni",
ecc., meno sintetici e più esaurienti di quelli usati dall’indagine
dell’Ispes, dalla quale abbiamo tratto i dati del 1990, rimandiamo alle
opere fondamentali seguenti: M. Eliade (a cura di), The Encyclopedia
of Religion, Mac Millan Company and Free Press 1987, voll. 16;
B.R. Wilson, La religione nel mondo contemporaneo, Il Mulino 1985;
J.A. Beck-ford (a cura di), Nuove forme del sacro. Movimenti religiosi
e mutamento sociale, Il Mulino 1990; M. Clévenot (a cura di),
Rapporto sulle religioni. Analisi dei fenomeni religiosi nel mondo d’oggi,
Sansoni 1989, 2 voll.; M.C. Del Re, Nuovi idoli, nuovi dei,
Gremese 1988; W. Bartz, Le sette oggi: dottrina, organizzazione, diffusione,
Queriniana 1976; C. Labreque, Le sette e le gnosi: una sfida alla Chiesa,
Àncora 1987; M. Introvigne, Le nuove religioni, SugarCo
1989; idem, Il cappello del mago. I nuovi movimenti magici, dallo spiritismo
al satanismo, SugarCo 1990. Per una più aggiornata, puntuale,
meticolosa informazione bibliografica si veda G. Goggi, Problemi matrimoniali
e familiari derivanti dall’appartenenza ai "nuovi movimenti religiosi".
Profili giuridici (tesi di laurea), relatore prof. Giorgio Feliciani, Università
Cattolica, Milano matricola 2201688. Cf, inoltre, Stam U., Le sette,
San Paolo 1996.
3) La Tab. 2 è la
sintesi di una disaggregazione dei dati non solo per regioni ma anche per
province e per diocesi che, benché evidenziasse di più il
tasso di capillarità di distribuzione a livello territoriale, risultava
sproporzionata all’economia di questo studio; nell’analisi facciamo spesso
uso dell’originale non pubblicato. È superfluo documentare che il
cattolicesimo in Italia è la realtà religiosa certamente
più capillarmente diffusa: basti pensare che all’interno delle 227
diocesi e delle 25.992 parrocchie esistono migliaia di associazioni, movimenti
e gruppi che ad esso si ispirano; i più di 10 milioni di volontari
ne sono un documento vivente.
4) Riportiamo le testate
(non disaggregate secondo i 4 gruppi qui analizzati) dei "64 periodici
dell’arcano", con le relative città di residenza editoriale, attraverso
le quali questi gruppi facevano opera di proselitismo nella società
italiana. Roma: Cielo e terra; Dimensione spirituale; Graal
- rivista di scienza dello spirito; Helios; I quaderni teosofici;
Cammino verso la luce; Il pianeta dimenticato; La cultura nel mondo; La
pura verità; Nuovi orizzonti; Persona; Quaderni di testi evoliani;
Testimonianze templari; Verso la luce. Milano: Astra, Esotera: bimestrale
di tradizione e cultura esoterica; Il teurgo: scienza oracolare, psicogonia,
mantica, tecniche dell’estasi, tecniche dell’evocazione; L’astrologo; Notiziario
del mistero del centro esoterico Athene; Psicodinamica; Rivista italiana
di parapsicologia; Sirio; Tuttostelle. Firenze: Altri piani; Conoscenza;
Conoscenza religiosa; Il giornale dei misteri; Il giornale del futuro;
Pegaso. Torino: Cronache dell’insolito; Helios-Adeva; L’età
dell’acquario; Linguaggio astrale; Osservatore astrologico; Rivista di
studi tradizionali. Genova: Arthos: studio tradizione Italico-Romana;
La tavola di smeraldo. Napoli: Cronache stellari; Informazioni di
parapsicologia; La Mandragola; Nuovo mondo occulto. Como: Phoenix.
Bergamo: La nuova era: mensile di spiritualità; Studi
iniziatici. Treviso: Notiziario Alaya. Verona: Realtà
dell’ignoto; Sentiero rosacrociano. Vicenza: Quaderni dell’aurora.
Trieste: Rivista italiana di teosofia. Bologna: Luce e ombra.
Forlì: I quaderni di Avalon. Modena: Informazioni di psicofonia.
Lucca: Arcanum; Tra terra e cielo. Perugia: Il ponte dell’arcobaleno.
Terni: XXI secolo: il mutamento-pubblicazioni. Macerata: L’aurora.
Pescara: Bollettino del gruppo Pegaso. Bari: Astro. Cosenza:
Meteora. Catanzaro: Profezia. Agrigento: La Torre di Babele.
Catania: La settima lama. Trapani: Quarta dimensione.
5) Ispes, Indagine Ispes-Panorama,
cit., p. 36. Diamo le descrizioni dei vari fenomeni come si presentavano
nel 1990, anche se queste sono suscettibili di ulteriori precisazioni dovute
a quanto diremo in sede conclusiva a proposito della loro effimera e dialettica
evoluzione.
6) Ci si limita, di passaggio,
all’affermazione che esso "si manifesta come realtà poliedrica,
con molte facce differenziate ma simultaneamente presenti" (cf ibid.,
p. 128 e, per gli indirizzi, pp. 136 ss.). L’origine, le caratteristiche
generali del fenomeno, il continuo cambiamento del contenuto dottrinale
in base al quale andrebbero costruite tipologie articolate secondo, appunto,
le diversità interne, la storia, lo sforzo di adeguarsi ai tempi
e alla diversità delle culture di inserimento, in sintesi, la sua
dichiarata "poliedricità" possono essere colti nelle opere citate
alla nota 2.
7) Cf Ispes, Indagine
Ispes-Panorama, cit., p.37; i dati elaborati nella Tab. 3 sono stati
desunti dagli indirizzi generali di pp. 136-159 e da quelli specifici di
pp. 160 ss.
8) Cf Ispes, Indagine
Ispes-Panorama, cit., pp. 86 ss.
9) A questo proposito e senza
voler generalizzare, può essere sintomatico ed emblematico ad un
tempo il caso della Dianetics o/e Scientology, fondata da L.R. Hubbard,
per la quale cf L.R. Behar, The Thriving Cult of Greed and Power,
in Time international, n.18, May 6 1991, pp. 52-60 (con la relativa
"Cover Story"), riportato anche da G. Riotta, La stampa Usa smaschera
Scientology. Una setta che promette la purificazione e spilla milioni
di dollari, in Corriere della Sera, 30 Aprile 1991, p. 6.
10) Già anteriormente
(prima metà degli anni ’50) le pionieristiche ricerche sistematiche
sulla pratica religiosa della diocesi di Bologna di A. Toldo, a ridosso
degli anni ’60, passando poi alle sintesi di S. Burgalassi (Italiani
in chiesa, Morcelliana 1967 e Il comportamento religioso degli italiani,
Vallecchi 1968) e non dimenticando i periodici sondaggi d’opinione, parziali
e indiretti, fino alle due ricerche citate della Vallecchi e della Mondadori,
la percentuale media della pratica religiosa dei cattolici (ci si riferiva
prevalentemente, se non proprio esclusivamente, alla frequenza alla Messa
festiva) è oscillata attorno al 30% della popolazione adulta (sopra
i 18 anni).
11) Per le opere più
significative italiane in materia cf S.S. Acquaviva, L’eclissi del sacro
nella società industriale, Comunità, 1961; S.S. Acquaviva
- G. Guizzardi, La secolarizzazione, Il Mulino 1973, G. Guizzardi,
La religione della crisi, Comunità 1979 e, da ultimo, F.
Ferrarotti, Una teologia per atei, Laterza 1984.
12) La prima rileva che il
28,1% degli italiani che hanno compiuto i 18 anni va a Messa; se si dovessero
aggiungere, facendo una conta minimale, i ragazzi dagli 8 ai 14 (circa
3 milioni: si tenga presente che in questa fascia d’età si amministrano
le prime comunioni e le cresime) e, contemporaneamente, i praticanti compresi
tra i 14-18 anni (circa 2 milioni) si può affermare che la percentuale
attuale è, per lo meno, in fase di oscillazione, per cui il 30%
dovrebbe stimarsi superato di almeno 5 punti. Il recupero della pratica
è da attribuirsi anche a una certa fermezza nel richiedere l’istruzione
religiosa dei ragazzi che si accostano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana
e al concomitante coinvolgimento proposto alle relative famiglie, religiosamente
"dormienti"; se a questi si aggiunge anche l’obbligo generalizzato dei
corsi prematrimoniali non meraviglia che tali dati siano sostanzialmente
confermati dalla seconda ricerca citata.
13) Cf Bollettino della Doxa,
L’astrologia e gli oroscopi, anno XLIII, n. 10-11-12, 28 Giugno
1989, pp. 117-164 (il sondaggio è inedito).