Un bambino di sei anni, Jan, che al giorno
d'oggi non conosce giocattoli né televisione. Neanche fosse un alieno.
Ma, in effetti, il piccolo protagonista di "Plagio", film per la TV girato
da Cinzia Th Torrini, proviene da un altro mondo, quello delle sette religiose.
Fenomeno allarmante, questo dei fanatici raggruppamenti pseudoconfessionali,
che dopo le delittuose cronache negli Stati Uniti si sta diffondendo anche
in Europa.
A volte si tratta di vere e proprie associazioni
per delinquere, guidate da carismatici furbacchioni, che fanno leva sullo
sbandamento di valori riscontrabile negli individui più ingenui.
Nella storia girata dalla Torrini il bambino
(il piccolo David Simon Blagg) funge da pretesto per guidare gli spettatori,
attraverso i due protagonisti Oscar e Alice (Stephen Brennan e Leslie Malton)
alla scoperta della realtà inquietante e spesso sconosciuta di una
setta.
"Plagio", programmato da Rai Tre in prima
serata l'11 e 12 Ottobre, è già stato trasmesso dalla prima
rete televisiva tedesca facendo registrare un ascolto di 6 milioni di persone
con uno share del 20%: un successo, visto che è andato in onda a
cavallo di ferragosto.
Cinzia, nel film la storia finisce per
assumere i contorni di un giallo. Pura invenzione o ti sei rifatta alla
realtà?
"Girando una fiction occorre tener conto
anche del lato spettacolare, per questo ho forse calcato un po' la mano"
ammette la Torrini, 36 anni, fiorentina, documentarista con due film importanti
già all'attivo: "Giocare d'azzardo" e "Hotel Colonial". "Diciamo
che ho portato sullo schermo un caso limite ma, scrivendo la sceneggiatura
insieme con Silvia Napolitano, non ho inventato nulla. Abbiamo solo messo
insieme i pezzi di realtà affiorati qua e là in occasione
di fatti di cronaca. Per cercare di capire il mondo delle sette, ci siamo
clandestinamente avvicinate a quelle più attive in Italia. Abbiamo
parlato a lungo con gli adepti e anche con i leader di molti gruppi".
Com'è nata l'idea di girare "Plagio"?
"Raitre era alla ricerca di copioni per
realizzare film per la TV che rispecchiassero problemi della nostra vita
di tutti i giorni. Mi hanno offerto alcune sceneggiature, io ho proposto
questa mia idea. Delle cosiddette sette avevo cominciato ad occuparmi tre
anni fa in seguito a un fatto personale: un caro amico, con tanto di lavoro
e famiglia felice, che di punto in bianco era cambiato allontanandosi inspiegabilmente
da tutto e da tutti dopo aver preso a frequentare una di queste comunità".
Come fanno certe sette a raccogliere
tanti discepoli?
"Con una capillare opera di persuasione
mescolata ad un'innegabile abilità psicologica. Sai quante persone,
oggi, cono confuse, insoddisfatte, stressate dalla convulsa vita moderna.
L'emissario della setta si propone subito come amico, fa parlare, s'interessa.
Poi si passa alle promesse: con noi raggiungerai la felicità, imparerai
a star bene con te stesso, conquisterai il successo, scoprirai poteri paranormali.
Poi scattano vincoli, regole, ricatti psicologici. Difficile uscire una
volta entrati."
È vero che in Germania, dopo
la messa in onda, una setta ti ha denunciato? Temi reazioni di questo genere
anche in Italia?
"I responsabili di Dianetics, o Scientology,
hanno tentato fino all'ultimo di bloccare il film. Non essendoci riusciti
hanno poi sporto denuncia asserendo di riconoscersi in esso. Peggio per
loro, vuol dire che ho colto nel segno. Spero che in Italia non si arrivi
a questo. Vorrei però che di discutesse del problema".
ma. t.