Di Delfi, febbraio 2004.
Credo non esista un solo scientologist che, prima o poi, non sia entrato in contatto con l'affermazione secondo cui il nazionalsocialismo tedesco sarebbe stato un prodotto della psichiatria.
Fin dai primissimi corsi di base di Scientology (ad esempio: Anatomia della Mente Umana) ci si sente ripetere che i veri istigatori delle barbarie del terzo Reich appartenevano alla sfera psichiatrica. Secondo gli scientologist sarebbero stati proprio gli psichiatri del tempo a creare le condizioni favorevoli all'ascesa del nazionalsocialismo tedesco, e lo stesso Adolf Hitler non sarebbe stato altro che una sorta di pupazzo controllato a piacimento dalla cerchia psichiatrica [1]. Innanzi tutto è bene precisare che il movimento nazionalsocialista tedesco non affondava le sue radici in alcuna branca della psichiatria, quanto piuttosto in determinate società segrete di tipo iniziatico, le cui componenti mistico-esoteriche si ricollegavano ad antichi miti del passato, in genere di origine nordica (riconducibili alla leggendaria "terra di Thule") o di origine indoeuropea (in quanto imbevuti di antiche credenze proprie dell'induismo oppure perché erano direttamente correlati alla "teosofia occulta" di cui si era fatta promotrice, alla fine del secolo precedente, l'enigmatica figura di Madame Blavatskij) [2]. La cerchia di stretti collaboratori del Fuerher non annoverava alcuno psichiatra. Molte delle figure di maggior spicco dell'establishment politico del nazionalsocialismo tedesco proveniva da circoli (o società segrete) di estrazione esoterica che si rifacevano ad una comune dottrina (o teosofia) che si prefiggeva di creare le condizioni ideali affinché l'essere umano potesse evolversi in qualcosa di diverso. Un qualcosa di livello superiore che potesse riavvicinarlo alla sua vera natura: qualcosa di molto simile a Dio [3]; [4]. Ciò non toglie che, all'epoca, alcune branche della psichiatria avessero solidarizzato con il nazionalsocialismo, condividendone l'ideologia senza remore di sorta [5]. Ma è altrettanto vero che la stragrande maggioranza degli psichiatri che appoggiarono apertamente la politica razziale di quel regime (qualche volta sporcandosi le mani, a tutti gli effetti, nello sterminare ebrei e zingari oppure persone ritenute non socialmente produttive come venivano considerati i malati di mente, gli handicappati, ecc.), era associabile ad una "vecchia psichiatria" che si rifaceva esclusivamente a fattori genetici o biologici. Una psichiatria dogmatica e conservatrice che mal sopportava le innovative e rivoluzionarie metodologie di lavoro introdotte da Sigmund Freud, ma che soprattutto non accettava che potessero essere messe in discussioni certezze ormai ritenute acquisite e come tali immodificabili [6]. L'ideologia nazionalsocialista trovò consensi anche in molti altri settori del mondo scientifico ed accademico del suo tempo. Tuttavia gli scientologist non dicono che, se proprio si volesse identificare un contesto scientifico che si oppose all'avanzata del nazionalsocialismo tedesco intuendone con largo anticipo la pericolosità e diagnosticando le possibili turbe mentali del suo carismatico leader, quel contesto è da ricercarsi nell'ambito della psichiatria del tempo: la psicanalisi e tutta la psicoterapia che ne discendeva più o meno direttamente, compresa la "psicologia analitica" di Jung. Nelle loro pubblicazioni gli scientologist dimenticano poi di citare la feroce e spietata persecuzione che il regime nazionalsocialista portò avanti contro la cosiddetta "scienza giudea", e il prezzo altissimo che molti psicanalisti dell'epoca dovettero pagare; allo stesso modo dimenticano che l'odierna psichiatria si ricollega alla strada tracciata dai vari Freud, Adler, Fromm, Jung... e non certamente alle teorie dell'eugenetica, così come era concepita a quei tempi [7]. Gli scientologist ci raccontano solo una minima parte della verità. La loro versione dei fatti costituisce una mistificazione della realtà storica basata su fatti oggettivi e documentati. Del resto è nota l'avversione della Chiesa di Scientology per l'attuale contesto psichiatrico, reo di avere più volte messo in guardia l'opinione pubblica sull'uso che il movimento fa di certe tecniche. Tecniche che si prestano alla manipolazione e al condizionamento mentale dei propri seguaci, fino ad esercitare su di essi un controllo totale ed incondizionato. Il tentativo degli scientologist di far ricadere solo sull'ambito psichiatrico le responsabilità del genocidio nazista sfiora il ridicolo e non regge all'analisi storica di quel periodo.
Adolf Hitler aveva sempre nutrito una naturale avversione nei confronti del contesto psicoanalitico e, di conseguenza, diffidava di ogni forma di psicoterapia successivamente sviluppata da eminenti figure del panorama psichiatrico del tempo. Del resto il suo odio per la psicanalisi e la sua diffidenza nei confronti delle innovative e rivoluzionarie terapie introdotte da Sigmund Freud erano cose risapute. Una volta insediatosi al potere osteggiò con particolare veemenza proprio la psicanalisi che, in più di un'occasione, etichettò come "scienza giudea". Non a caso, a seguito dell'invasione tedesca dell'Austria (1938) Sigmund Freud fuggì precipitosamente a Londra, dove morì l'anno seguente. La psicoanalisi venne messa al bando e chiunque avesse avuto a che fare con essa si sentì in pericolo. In molti riuscirono a fuggire, ma non tutti poterono sottrarsi alle persecuzioni del regime e un numero cospicuo di persone, classificate come seguaci di Freud, dovettero pagare di persona un prezzo molto alto. Chi non riuscì a riparare all'estero dovette rifugiarsi nella clandestinità per sfuggire alla sempre più pressante persecuzione nazista. Uno dei primi ad emigrare fu lo psicologo austriaco Alfred Adler (colui che introdusse il concetto di "complesso di inferiorità"). Nel 1930, percependo con largo anticipo l'avanzata del nazionalsocialismo tedesco e intuendone la pericolosità, riparò negli USA. Erich Fromm, altra eminente figura del panorama psicoanalitico di quel periodo ed allievo di Freud, lasciò la Germania (1934) solamente un anno dopo l'avvento di Hitler (1933), rifugiandosi a sua volta negli USA. Anche Wilhelm Reich, autore tra l'altro de "La rivoluzione sessuale" - libro che ha profondamente segnato la cultura giovanile del '68 - fu costretto all'esilio nel 1939. Anch'egli optò per il nuovo continente. L'elenco potrebbe continuare… Non dobbiamo comunque dimenticare che il partito nazionalsocialista tedesco aveva ottenuto un grande consenso elettorale alle elezioni politiche tenutesi nel gennaio del 1933 (passando dal 18,3% delle precedenti elezioni, al 43,9%) ed era del tutto naturale che tra i propri simpatizzanti annoverasse anche figure di un certo rilievo dell'intellighenzia tedesca, tanto nel campo intellettuale quanto in quello scientifico; ad esempio Martin Heidegger (uno dei più grandi filosofi del XX secolo) o Werner Karl Heisenberg, unanimemente ritenuto un autentico genio della fisica (insignito tra l'altro del premio Nobel nel 1932). D'altra parte Hitler, politicamente parlando, non era certo uno sprovveduto. Non va infatti dimenticato che l'allora disastrata economia tedesca trasse grandi benefici dalla sua investitura, e che la sua latente follia non si era ancora manifestata in modo compiuto. Il 30 gennaio del 1933, quando Adolf Hitler fu nominato cancelliere dall'allora presidente Hindenburg, molti membri della "Società tedesca di psicoterapia", presieduta dal 1930 da Carl Gustav Jung, rassegnarono le dimissioni e ripararono all'estero, ma stranamente Jung non lo fece e riorganizzò la società secondo i dettami ed i principi del nazionalsocialismo tedesco. Ciò gli valse numerose accuse di filo-nazismo e di antisemitismo [8]. Hitler, pur diffidando di quelle metodologie di lavoro innovative e rivoluzionarie che non si rifacessero esplicitamente a fattori biologici (genetici o organici), tollerò la "psicologia analitica" sviluppata da Jung (e della quale lo stesso Jung era ancora l'indiscusso leader) e, da fine politico quale sapeva essere nei sempre più rari momenti di lucidità mentale, sfruttò autorevolezza e carisma del dottor Jung per fini puramente propagandistici. Jung fu invitato dagli alti vertici del regime a tenere un seminario a Berlino (dal 26 giugno al 1 luglio del 1933) e si prestò ad un'intervista alla radio della capitale tedesca per meri scopi propagandistici contrapponendo la "costruttiva psicologia" alla "distruttiva psicoanalisi" di freudiana memoria. È bene comunque ricordare che, all'epoca, tra i due studiosi non correva buon sangue. Ma la luna di miele tra il fondatore della "psicologia analitica" ed il regime non durò a lungo e, con il passare del tempo, Jung prese sempre più le distanze dal nazionalsocialismo arrivando addirittura a collaborare segretamente con le frange del movimento che cercavano di liberarsi del Fuehrer, la cui follia appariva sempre più evidente. Si dice che tanto bastò perché il servizio segreto americano archiviasse definitivamente un dossier che era stato aperto su di lui [9]. Comunque sia, anche ammettendo che qualche esponente di quella "nuova psichiatria" (che discendeva direttamente dalle innovative teorie introdotte da Freud) si fosse conformato alle nuove direttive e avesse collaborato con il regime, si tratterebbe di casi isolati e, soprattutto, di decisioni individuali. La stragrande maggioranza degli appartenenti alla categoria contrastò fermamente l'ideologia nazista senza mai piegarsi a nessuna forma di compromesso. Gli scientologist vorrebbero farci credere che il nazismo non sia stato altro che il prodotto finale di un complotto ordito e perpetrato ai danni dell'umanità dal contesto psichiatrico dell'epoca. Allo stesso modo vorrebbero convincerci che esistono "raccapriccianti somiglianze" tra la psichiatria di quel nefasto periodo e quella attuale, dimenticando che la psichiatria contemporanea non discende certamente da quella "concezione eugenetica" che idealmente sposò diverse sfaccettature dell'ideologia nazista. La psichiatria contemporanea discende invece dalle branche che furono ferocemente perseguitate dal regime di Hitler. Gli scientologist sembrano dimenticare anche le parole di L. Ron Hubbard, il quale indicò proprio Freud, Adler e Jung come le tre principali autorità del contesto psichiatrico [10], figure in alcun modo associabili al nazismo, nemmeno Jung il quale, secondo alcuni biografi, si rese colpevole di non averne preso subito distanze.
Gli scientologist tendono ad attribuire all'abuso di psicofarmaci, a cui avrebbe fatto abitualmente ricorso, alcuni inquietanti aspetti della personalità del Fuehrer. Nell'ambiente capita spesso di sentire parlare di Hitler come di una specie di cavia umana, una specie di marionetta manovrata a piacimento da un non ben identificato gruppo di psichiatri. Sarebbe bene, perciò, cercare di capire meglio che cosa si intenda per psicofarmaco. Se per "uso o abuso di psicofarmaci" gli scientologist si riferiscono a determinate terapie farmacologiche e alla somministrazione di medicinali sviluppati in contesto psichiatrico ci troveremmo davanti ad un falso storico. Infatti lo sviluppo e l'immissione sul mercato dei primi psicofarmaci a scopo terapeutico risale ai primi anni '50. Prima non esistevano. Se, invece, per psicofarmaci gli scientologist intendono riferirsi a quelle sostanze in grado di modificare il comportamento e lo stato mentale, con effetti sia sedativi che stimolanti, allora anche un bicchiere di vino potrebbe produrre gli stessi effetti, ma da qui a definirlo uno psicofarmaco ce ne corre. A tal proposito ricordo che nella Germania degli anni '20 era già possibile acquisire sul mercato clandestino (a cifre relativamente basse e senza troppi rischi) alcuni prodotti comparabili alle droghe leggere (e non solo leggere) dei nostri giorni. Gli effetti indotti nel consumatore da alcuni di questi prodotti (quasi sempre di origine vegetale), potrebbero essere accostati agli stessi effetti di alcuni psicofarmaci contemporanei. Comunque sia, fin dal 1936 il capo dell'équipe medica che assisteva Hitler fu un certo dottor Theodor Morell, stimato erborista che godeva dell'amicizia e dell'incondizionata fiducia del Fuehrer. Del resto è risaputo che Hitler fosse da sempre un convinto vegetariano e che, in gioventù, diverse erboristerie lo avessero annoverato tra la propria clientela. È opinione diffusa che Theodor Morell abbia avuto precise responsabilità nel non avere diagnosticato per tempo le effettive condizioni di salute del Fuehrer, non solo sotto il profilo strettamente biologico, ma anche sotto quello mentale, concetto del tutto estraneo ad un erborista tradizionalista e pragmatico quale avrebbe potuto essere definito. Egli prescrisse sicuramente a Hitler i suoi preparati al fine di stimolarlo o di tranquillizzarlo, secondo il bisogno. Questi "beveroni", che pare gli venissero somministrati con frequenza crescente, potrebbero aver contribuito a creare una dipendenza psicologica. È comunque opinione diffusa che il dottor Morell e la sua équipe non fossero all'altezza della situazione. Hitler era un soggetto particolare e si potrebbe scrivere a lungo delle malattie (vere o presunte) che ne avevano profondamente minato la fibra e il fisico; ma non è questo il punto: la vera e più grande malattia di Adolf Hitler si annidava dove il dottor Morell non avrebbe mai potuto scovarla: nella mente. Riassumendo:
Gli scientologist sono soliti presentare come veritiero un episodio che, a voler essere molto benevoli, si potrebbe definire come piuttosto dubbio. Una rivista ufficiale del CCHR dice testualmente: «La psichiatria non era cosa nuova per Hitler. Nel 1918, accecato nel corso di un attacco di gas tossico durante la guerra, egli fu ricoverato in un ospedale militare dove venne sottoposto ad ipnosi dallo psichiatra Edmund Forster. Indotta la trance, Forster impresse ad Hitler la convinzione che era necessario che lui riacquistasse la vista, per potersi dedicare alla causa della rinascita nazionale della sua amata Germania. » [11] Di questo prodigioso episodio non ho trovato traccia in alcuna biografia del Fuehrer. Non ne fa menzione neppure Giorgio Galli, autore di alcuni apprezzati saggi sul nazismo e sulla figura del Fuehrer (tra cui il celeberrimo: Hitler e il nazismo magico, Rizzoli 1989), sebbene l'autore, in più di un'occasione, ci delizi con i racconti delle vicissitudini militari del caporale Adolf Hitler, mai diventato sottufficiale perché non ritenuto idoneo ad assumere compiti di comando [12].
Nel 1943 il servizio segreto degli Stati Uniti (Oss) commissionò ad un gruppo, diretto dall'autorevole psicanalista Walter Langer (che come Sigmund Freud aveva lasciato precipitosamente Vienna nel 1938), un approfondito studio della personalità del Fuehrer. Langer e la sua équipe eseguirono con scrupolo quanto era stato loro richiesto, completando e consegnando al servizio segreto americano un articolato dossier. Questo studio è stato reso pubblico dallo stesso Langer solo agli inizi degli anni '70 con il titolo Psicanalisi di Hitler (Garzanti, 1973). L'autore divide il libro in 6 parti:
A questo punto, e alla luce delle affermazioni di Scientology, è tristemente ironico chiedersi: se nell'entourage medico di Hitler ci fosse stato qualche erborista e qualche ciarlatano di meno, e qualche psichiatra di più, la storia avrebbe avuto un corso diverso?
Da "Televideo RAI", lunedì 30 giugno 2003. Riporto integralmente quanto visualizzato: Aichhorn e il nazismo
Hitler, Joachim Fest, Rizzoli, 1974; La persecuzione nazista degli zingari, Guenter Lewy, Einaudi, 2002; Il razzismo in Europa. Dalle origini all'olocausto, George Lachmann Mosse, Laterza, 1980. |
Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini,
digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non č consentita senza il preventivo consenso
scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it |