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In Olanda linkare materiale protetto è reato

Sentenza olandese che parte dal caso Scientology per prendere di sorpresa tutti gli esperti europei del settore. Link sempre più rischiosi.

Tratto da Punto Informatico, ZDNews. Anno IV - n. 879 di Venerdì 11 Giugno 1999.

 
L'Aia - Sentenza sorprendente e preoccupante secondo gli osservatori quella di un tribunale olandese secondo cui un sito che crea un link ad un altro sito che contiene illecitamente materiale protetto da copyright viola il copyright a sua volta.

Una sentenza che rischia di porre seri problemi alla circolazione delle idee in rete o, come hanno sottolineato alcuni responsabili di provider olandesi, di porre nuove responsabilità sui contenuti online sulle spalle dei fornitori di servizi internet.

Il tribunale ha emesso la sentenza shock al termine del procedimento voluto dalla Chiesa di Scientology, notoriamente attivissima nel perseguire chi pubblica in rete le sue dottrine.

Nel caso specifico la Chiesa aveva chiesto che un sito venisse chiuso perché conteneva materiale protetto da copyright non autorizzato. E i giudici hanno imposto al provider di chiudere il sito ospitato e hanno affermato che devono essere considerati illegali alla stessa stregua tutti i link al sito finito nel mirino della Chiesa.

La decisione del tribunale dell'Aia ha valore esclusivamente sul territorio olandese ma già si teme che questa visione possa essere esportata o tradotta in legge.

Gli osservatori americani ed europei più attenti alle tematiche della rete, tra cui alcuni universitari, hanno espresso perplessità sulla sentenza, ritenendo che i collegamenti ipertestuali non possono essere considerati altro da ciò che sono, rimandi alla fonte dell'informazione: «fare riferimento ad una fonte, per quanto illegale, non può essere illecito in sé».

Eugene Volokh, professore dell'Università di Los Angeles, ritiene invece che qualche tribunale americano potrebbe presto trovarsi d'accordo con la sentenza olandese nell'ambito di una teoria che ha chiamato «corresponsabilità dell'illecito: potrebbe essere dimostrato l'illecito se venisse provato che il colpevole sapeva che quel materiale era illegale. In quel caso ha collaborato nell'illecito».

Intanto si è appreso che America Online ha ceduto alle pressioni della potente Chiesa e ha comunicato il nome del proprio abbonato che nei giorni scorsi aveva osato pubblicare su un newsgroup alcune pagine di materiale protetto. Pagine che aveva utilizzato per criticare la Chiesa...

 
 
 
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