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Recensione di Freedom of Mind: Helping Loved Ones Leave Controlling People, Cults, and Belief

«Questa terza puntata della trilogia di Steven Hassan poco aggiunge alla comprensione»

Di © Cathleen A. Mann, Ph.D. [*], tratto da Cultnews.com, 28 agosto 2012

© Traduzione di Simonetta Po, settembre 2012

 
Prefazione:

Steven Hassan è molto amato dal mondo antisette italiano ed è autore di ciò che altrove ho definito "bibbie anticult". Se è vero che i suoi precedenti libri (Mentalmente liberi e Releasing the Bonds) possono essere di aiuto per cercare di comprendere alcune delle dinamiche coinvolte nel processo di affiliazione a certi gruppi, è altrettanto vero che essi non devono costituire delle "bibbie", delle soluzioni/visioni uniche e che non tutto il processo di affiliazione e frequentazione si esaurisce nel "controllo mentale distruttivo" (plagio). Ridurre al solo "controllo mentale" da parte di una "setta abusante" la conversione e l'adesione continuata a un Nuovo Movimento Religioso fa molti torti a parecchie persone e alla loro intelligenza.

La recensione della Mann è articolata e solleva questioni interessanti, non solo sull'ultima fatica di Hassan ma anche sulle precedenti. I punti presi in esame sono più o meno gli stessi da me citati nella serie di articoli "Sette, antisette, setta degli antisette, aiuto e altre riflessioni" che ho dedicato all'antisettarismo italiano, il quale ha evidentemente attinto pienamente e interiorizzato "vizi e virtù" del guru d'oltreoceano: mancanza di studi scientifici a sostegno delle proprie teorie, di statistiche affidabili, di definizioni certe, di categorie teoriche, abbondanza di autoreferenzialità, di resistenza e rifiuto alla critica e, non ultimo, la diffusione consapevole di un "allarme sociale sette" che nella realtà non sembra esistere.

Simonetta Po


Freedom of Mind: Helping Loved Ones Leave Controlling People, Cults, and Belief - La terza puntata della trilogia di Steven Hassan poco aggiunge alla comprensione

Di Cathleen A. Mann, Ph.D.

Introduzione

Freedom of Mind: Helping Loved Ones Leave Controlling People, Cults, and Beliefs [Mentalmente liberi: aiutare i propri cari a lasciare persone, sette e credenze dominatrici], il libro di Steven Hassan uscito nell'estate 2012, è l'ultima puntata di ciò che possiamo considerare una specie di trilogia iniziata con Combatting Cult Mind Control [Mentalmente liberi in Italia] del 1988 e proseguita con Releasing the Bonds del 2000. Molto di questo libro è una ripetizione verbatim di materiali già apparsi in Releasing the Bonds. Nella sua ultima fatica, Hassan riferisce che fu la sorella a dargli l'impulso di modificare il suo "approccio", a portarlo a preferire l'interazione piuttosto che l'intervento, attività a cui l'autore si dedica da oltre 30 anni. Nella prefazione l'autore ripete il racconto della sua affiliazione e successivo abbandono della Chiesa dell'Unificazione (Moonies) e di come quell'uscita lo abbia aiutato a trovare un lavoro: educare e liberare dall'influsso delle "sette a controllo mentale".

Vale tuttavia la pena notare che in questo terzo libro Hassan ha decisamente allargato il suo pubblico potenziale grazie a ciò che egli definisce una attività settaria «in crescita esponenziale» e alla «esplosione di Internet». Poiché Hassan mantiene una sostanziale presenza Internet grazie al suo sito Freedom of Mind.com, si potrebbe discutere sul fatto che ha aumentato la reattività pubblica verso le sette, ingigantendo perciò l'importanza delle sue soluzioni oltre a fornire un forum dove può ampiamente promuovere le sue personali teorie e la sua agenda.

Il tema del suo ultimo libro sembra essere «le sette stanno dilagando», ma non esistono prove di questa affermazione. Hassan non offre studi scientifici o analisi statistiche che confermino la sua teoria. Potrebbe essere altrettanto vero che «le sette sono in calo» o forse che «le sette si sono mantenute stazionarie». Le ultime affermazioni non aiutano a vendere libri, però sono eventualità altrettanto possibili. Naturalmente, nessuna di queste affermazioni relative alla crescita o al declino delle sette si basa su prove scientifiche. In senso fattuale, questa teoria di Hassan non può essere considerata portatrice di informazioni.

Mi pare che lo scopo di Hassan nel voler gonfiare i numeri delle sette sia quello di impaurire l'opinione pubblica e darsi uno strumento di marketing per vendere libri, piuttosto che considerare veramente "settaria" questa quantità di gruppi e/o relazioni personali. Di sicuro il suo libro non lo dice.

È interessante notare che la prefazione è scritta dallo stesso Hassan, che offre i soliti aneddoti e le testimonianze del suo successo. L'autore definisce «tratti settari riscontrabili a ogni livello della società» sia il problema che la sua soluzione. Dopo aver postulato la teoria di uno schiacciante problema sociale, Hassan offre la sua personale soluzione.

Definire i termini

È importante notare che in questo terzo libro Hassan aggiunge nuovi ingredienti alla sua definizione di setta. Nel primo capitolo afferma che una setta ricorre a 1) leadership autoritaria, 2) inganno e 3) controllo mentale distruttivo. Il titolo del terzo libro però cita anche le "credenze", ma esse non rientrano nella sua definizione. È inquietante che un libro presumibilmente scritto per educare il pubblico sulle sette possa anche solo pensare di entrare nel campo delle "credenze", laddove quasi tutti gli educatori [sulle sette] e gli esperti non si concentrano sulle credenze, ma sulle pratiche dannose. In realtà, pensare che le sette possano essere definite unicamente dalle loro credenze è un mito. Dopo tutto il Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti garantisce la libertà di religione, la quale contempla il diritto a credere a ciò che si vuole.

Hassan insiste nell'utilizzare il termine "controllo mentale distruttivo", termine che non compare in nessun ambito legale e non ha un vero significato. "Controllo mentale" sembra piuttosto sinistro e piuttosto sensazionalistico, ma non dà strumenti validi per promuovere la discussione sulle dinamiche settarie e su come esse operino. La ricerca fatta in questo ambito non parla mai di "controllo mentale" ma piuttosto di "influenza indebita", che esprime un significato più preciso ed esatto.

Massima Autorità

Anche il recapito Twitter di Hassan può essere visto come un esempio interessante del suo problema nel definire termini ed etichette. Si autodefinisce infatti "esperto di sette". Essere qualificato e accettato in un Tribunale come esperto di qualcosa è una prova significativa di expertise. Ma Hassan non è mai stato chiamato in Tribunale come testimone esperto [perito]. Quale autorità allora - a parte Hassan stesso - lo ha ufficialmente riconosciuto come un esperto di sette? E per quanto possa importare, quale autorità ha ufficialmente riconosciuto Hassan come esperto di qualcosa?

L'ultimo suo libro, proprio come il precedente, è auto-pubblicato. Se Hassan fosse realmente l' "exit counselor N. 1" che dice di essere, sarebbe sicuramente riuscito a trovare un editore. Avere un editore significa soprattutto avvalersi del necessario contributo di un editing professionale, forse anche di una peer review che avrebbe reso migliore e più credibile il suo libro.

A pag. 6 Hassan comincia a descrivere ciò che egli definisce «scenari settari comuni». Tali racconti possono essere descrizioni fattuali di casi veri, ma suonano come scenari particolarmente sensazionalistici. Hassan si colloca ripetutamente al centro di questi brevi esempi di caso. È l'eroe della situazione. Riesce sempre a trovare la cosa giusta da dire per far breccia nel membro di setta. E ancora una volta ci ritroviamo davanti a un modello già visto.

Proprio come l'affermazione secondo cui le sette starebbero dilagando, gli scenari di Hassan sembrano portare acqua al suo mulino e sembrano mettere Mr. Hassan su un piedistallo. Evidentemente è lui quello che può far risvegliare dalla setta con quel paio di commenti fatti ad arte. Si propone come autorità definitiva su cosa dire e quando dirlo. Non si fa accenno a cose similmente ad arte che possono dire i familiari, nonostante il presunto scopo di questo libro sia "aiutare i propri cari" a uscire da una setta.

La definizione di setta data da Hassan potrebbe essere applicata a molti gruppi. L'autore non offre distinzioni sufficienti tra ciò che lui considera setta e ciò che potrebbe essere considerano un gruppo comune. Il messaggio del libro sembra essere che Steve Hassan è in qualche modo diventato l'arbitro finale che avrà l'ultima parola.

Prestito di idee

Nel secondo capitolo Hassan presenta gli otto criteri di Lifton o temi psicologici della riforma del pensiero, altro termine usato per definire il "controllo mentale", anche se Lifton nelle sue opere non ha mai usato le parole controllo mentale. Presenta poi i sei criteri della Singer e introduce il noto costrutto di psicologia sociale della dissonanza cognitiva. Anche se Hassan cita le origini di queste idee, in nessuna parte del libro, in nessun capitolo inserisce citazioni bibliografiche corrette. Di fatto, verso la fine del libro dice di non aver fornito una bibliografia, ma che ci si può collegare al suo sito web. Si tratta di un comportamento in netto contrasto con i protocolli richiesti per i lavori accademici e il suo sembra piuttosto uno stratagemma per minimizzare il più possibile gli autori delle idee che presenta come proprie. Non includere quei riferimenti dopo aver attinto alle idee altrui potrebbe essere considerato una specie di plagio letterario.

Questa disposizione di Hassan a prendere a prestito idee altrui senza citare specificamente la fonte dovrebbe saltare subito all'occhio a chiunque abbia familiarità con la Programmazione Neuro-Linguistica (PNL). Nel suo primo libro Mentalmente liberi, Hassan scrisse di avere studiato a fondo la PNL con i suoi fondatori e e di quanto la PNL abbia influenzato lo sviluppo del suo personale modello di intervento. Nell'ultimo libro (pagg. 208-214), Hassan discute concetti e tecniche provenienti dalla PNL, come la dissociazione visivo cinestetica e l'idea di sistemi rappresentazionali. Ma dimentica di citare la fonte. Hassan non fa più alcun accenno alla PNL, ma attinge ad essa a piene mani. Ed è una cosa particolarmente inquietante, poiché la PNL resta una metodologia fortemente controversa tra chi studia le sette, in particolare perché può essere considerata una tecnica di persuasione manipolativa. La PNL rappresenta anche un dilemma etico quando viene utilizzata in contesti di intervento [settario]. L'integrità [etica] di un intervento e di chi lo attua è compromessa dall'uso di tali tecniche, che sono deliberatamente ingannevoli e manipolative.

Il modello BITE

A pag. 23 Hassan presenta ciò che descrive come il potente modello BITE: controllo del comportamento [behaviour], dell'informazione, del pensiero [thought] e dell'emotività, un qualcosa che a suo dire è una definizione superiore della manipolazione settaria. Una parte importante del modello BITE è mutuata da una tradizione ormai trentennale di ricerca socio-psicologica. Gli elementi del modello BITE presentati nell'ultimo libro sono stati fortemente ampliati rispetto ai due precedenti volumi e il modello ora proposto è talmente vasto che può essere applicato a una vasta gamma di gruppi.

Ciò che inquieta è che Hassan non fornisce linee guida per differenziare i gruppi, il che potrebbe portare ad apporre l'etichetta di setta a chi non lo è affatto. Il modello BITE, come ora Hassan lo applica, è diventato una sorta di costrutto filosofico privo di basi fattuali, solo teorie, molte delle quali mutuate da altri autori.

Hassanologia

Il composito approccio filosofico messo a punto dall'autore potrebbe essere definito "Hassanologia". Nel mondo delle sette, l'Hassanologia descrive essenzialmente Steve Hassan come ultimo e definitivo salvatore. Lui è il martello e c'è questo elenco in costante espansione di gruppi considerati chiodi. Come recita il proverbio, «quando sei un martello, tutto ti sembra un chiodo». Naturalmente potrebbe trattarsi ancora una volta di una semplice e conveniente strategia di marketing.

Ripetendo tematiche già presentate nei suoi due libri precedenti, a pag. 52 Hassan introduce la sua idea di identità duali, cioè identità pre-setta e identità settaria. Ma non esiste alcuna prova dell'esistenza di una identità settaria contrapposta a un'identità pre-setta. Non è mai stato nemmeno stabilito che il comportamento umano funzioni in quel modo. Non si tratta di teorie generalmente accettate dalla psicologia o dal counseling professionale. Queste affermazioni esistono unicamente entro i confini dell'"Hassanologia". Ancora una volta il tono del libro è che si tratti di teorie condivise, piuttosto che di idee strettamente personali non sottoposte a test scientifici.

Un'altra affermazione inquietante è che Hassan ritiene che tutti i membri di setta soffrano di fobie (pag. 56). Ancora una volta, l'autore presenta la sua idea come si trattasse di una verità assoluta e ignora il fatto che non esiste nessuna teoria e/o evidenza scientifica a sostenerla. Hassan sembra pensare che le sue idee sulle fobie siano compatibili con la sua altra affermazione che tutte le sette praticano l'ipnosi. Non riconosce alcuna eccezione. Secondo Hassan, tutte le sette fanno queste cose. È vero che molte sette insegnano ai propri membri che lasciare il gruppo è sbagliato o negativo, ma dove sono gli studi scientifici che dimostrano in modo conclusivo che questa pratica costituisce indottrinamento alla fobia?

Approccio dell'interazione strategica

Nel terzo capitolo Hassan ripresenta il suo modello di intervento, l'approccio dell'interazione strategica (SIA). Egli afferma che questo modello «promuove il cambiamento e incoraggia la crescita della famiglia e del membro di setta» (pag. 36). Hassan promuove il modello come alternativa preferibile alla deprogrammazione "vecchio stile" e/o all'"exit counseling". Tuttavia ciò che non dice, e che non diceva nemmeno nei due libri precedenti, è che tale approccio implica elementi di counseling. Hassan non dice nulla di specifico nemmeno sul fatto che il membro che riceve counseling deve avere una comprensione esplicita che sta partecipando a una seduta di counseling, vale a dire: consenso informato. In realtà, sembra che Hassan non veda il suo counseling SIA come una questione di libera scelta, ma che utilizzi piuttosto le dinamiche familiari come strumento per far parlare il membro di setta su cui poi riversa il suo counseling senza consenso informato. Tutto il counseling professionale richiede che, prima di iniziare, il soggetto abbia piena comprensione di quanto si andrà a fare e dia il suo consenso esplicito. Il counseling, proprio per sua natura, è persuasivo e costituisce un rapporto dinamico diseguale. A quanto pare, abbiamo un counselor professionale che sembra ignorare che la pratica può danneggiare le persone.

Le persone devono acconsentire ed essere disponibili a ricevere counseling, indipendentemente da quale sia il setting o l'obiettivo dichiarato. Il fine non giustifica i mezzi. Questo principio viene citato spesso a proposito del comportamento criticabile delle sette e non dovrebbe essere applicato da chi cerca di aiutarne i membri.

A questo punto è importante sottolineare che nell'approccio SIA di Hassan non c'è nulla di nuovo o di straordinario. Esso rappresenta semplicemente una riedizione della teoria dei sistemi famiglia senza che Hassan riconosca i meriti ai suoi pionieri, come gli esperti di sistemi famiglia quali Virginia Satir o i teorici del "gruppo Milano".

Il SIA si rifà pesantemente al corpo teorico e prassico dei sistemi famiglia. I commenti di Hassan sulla superiorità del SIA rispetto all'exit counseling sono un tentativo poco mascherato di dire che il suo metodo è sostanzialmente più efficace e perciò ottiene risultati migliori. Tuttavia, l'autore non fornisce mai tassi di riuscita e/o qualche tipo o metodo statistico accettato che definisca i suoi risultati o ciò che costituisce un lavoro familiare SIA riuscito. Sì, Hassan produce evidenza aneddotica, i suoi testimonial, ma non c'è modo di controllare se si tratta di contenuti veri o corretti. Le testimonianze sono sempre entusiaste e positive, il che è lo svantaggio maggiore dell'uso di testimonial: è ingannevole e dà l'idea che il tuo lavoro con i membri di setta sia superiore, sempre di successo e che abbia esiti migliori di qualsiasi altro approccio. Questo è il motivo per cui le organizzazioni professionali come l'APA (American Psychological Association) hanno scoraggiato l'utilizzo di testimonial. Viceversa, una delle caratteristiche delle pseudoscienze è il ricorso a queste prove aneddotiche piuttosto che allo studio scientifico.

Il SIA è l'approccio migliore? E che succede quando il membro non ha una famiglia adatta per l'approccio SIA? La situazione viene ignorata?

L'approccio SIA, così come viene pubblicizzato, prevede che la famiglia faccia il grosso del lavoro e sembra che per funzionare debba implicare sia l'inganno, sia il ricatto emotivo. Ai membri non viene mai detto che affronteranno un intervento. Non gli viene detto che saranno sottoposti a counseling. E si ritrovano con dei parenti che li affrontano con argomentazioni relative alla famiglia, a delusioni familiari presentate spesso in modo emotivo affinché sia possibile persuadere il membro ad abbandonare il suo gruppo.

Nel capitolo 13, l'ultimo del libro, Hassan prospetta possibili soluzioni al "problema sette". Suggerisce innanzitutto un maggior coinvolgimento del sistema legale. Evidentemente non si rende conto che il sistema legale è già attivamente coinvolto nell'analisi di questioni settarie. Forse l'ignoranza di Hassan dipende dal fatto che non ha mai testimoniato in procedimenti legali.

Secondo: Hassan invoca la discesa in campo dei professionisti di salute mentale affinché si uniscano alla "causa": essi dovrebbero formarsi al suo approccio SIA. Tuttavia, questo tipo di formazione risulterebbe di valore discutibile ed essenzialmente ridondante, poiché il SIA è semplicemente "sistemi famiglia", cosa ben nota ai professionisti. In ciò che sembra essere una contraddizione, Hassan afferma poi che il suo libro può essere utilizzato in proprio per sviluppare un approccio su misura, lavorando in modo autonomo con i propri cari. Perché allora riunire un gruppo di professionisti di salute mentale sotto la guida di Hassan, se le famiglie possono agire in modo indipendente? Hassan sembra veramente contraddirsi.

Conclusioni

È mia opinione che il libro non faccia le adeguate distinzioni tra quelle che sono le presunte idee di Hassan e le idee che ha copiato da altri, non accreditate in modo corretto. Fornire una bibliografia generale sul Web non soddisfa né i criteri accademici, né la responsabilità etica in merito ad attribuzioni significative. Sebbene Hassan non sia ovviamente legato a tali codici di onore accademico, mutuare idee altrui senza la giusta citazione ha avuto come frequente conseguenza l'espulsione da corsi di laurea. Nessuna rivista accademica accetterebbe o giustificherebbe tali omissioni. Hassan è caduto in una trappola accademica? Forse pensa che ciò che ha appreso anni fa da altri si è in qualche modo trasformato nel suo pensiero? Si è convinto che adesso quelle idee sono sue? La citazione delle fonti è sempre un requisito accademico e dovrebbe essere una responsabilità etica dell'autore, indipendentemente dal tempo trascorso da quando le si sono studiate.

L'ultimo libro di Hassan lascia l'impressione che egli veda la sua metodologia come unica via percorribile, ma c'è una deplorevole mancanza di evidenze oggettive che provino le sue teorie. È curioso che Hassan scriva pagine e pagine su come contrastare i suoi critici. Non ritiene forse possibile che esistano altre idee valide? Le affermazioni straordinarie dovrebbero quanto meno richiedere prove straordinarie. Oppure l'"Hassanologia" è diventata una "scienza assoluta"?

È interessante notare che a pag. 25, sotto la condizione "controllo del pensiero", viene elencato «il rifiuto di analisi razionale, di pensiero critico e di critica costruttiva.» È un punto eccellente, un punto che dovrebbe essere ben impresso nella mente di qualsiasi critico delle sette, di chi effettua interventi, del counselor professionale e dell'esperto. Significa accettare le critiche senza mettersi sulla difensiva, oltre che la capacità di vedere e correggere i problemi. Il dibattito dovrebbe basarsi sull'analisi razionale. Chi lavora nell'ambito del recupero [dalle sette] o in campo educativo si dovrebbe sforzare di attenersi a questi principi. Sta a lui o a lei modellare tali comportamenti [negli altri] e il rifiuto di questi valori costituisce spesso le basi di critica dei leader e delle dinamiche settarie.


Cathleen A. Mann ha conseguito il dottorato in psicologia e dal 1994 è titolare di licenza di terapeuta nello stato del Colorado. La Dott.sa Mann ha condotto ricerche sulle forme settarie, sul reclutamento e sulle pratiche di mantenimento dell'affiliazione dei gruppi ad alte pretese. È testimone esperto qualificato presso i tribunali di 12 stati.

Cathleen A. Mann, Ph.D., Ha uno studio privato a Lakewood, Colorado. Ha grande esperienza legale come consulente e testimone in questioni collegate ai culti e ha lavorato con avvocati su tutti gli aspetti dei casi legali. È testimone esperto qualificato presso i tribunali di 12 stati nell'ambito di custodia di minori e sette, caratteristiche settarie, effetti a breve e lungo termine del coinvolgimento settario, frode e inganno nelle sette, ricerca psicologica in ambito settario, influenza indebita e questioni collegate. La Dott.sa Mann ha lavorato al suo primo caso legale che coinvolgeva una setta nel 1999 e dal 1995 assiste ex membri e le loro famiglie. Fornisce perizie al sistema giudiziario per questioni relative alle sette e esercita la professione di counselor per famiglie ed ex membri di gruppi ad alte pretese. Ha condotto indagini su gruppi di interesse e ha scritto numerosi rapporti investigativi.

 
 
 
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