Psicoterapie "folli": conoscerle e difendersi
A cura di M. Singer e J. Lalich [*]
Estratti. Edizioni Erikson, 1998. Pag. 208, ISBN 88-7946-238-5, L. 34.000.
(A cura del Dott. Paolo Michielin - Professore
a contratto di Psicologia Clinica presso l'Università di Padova e di Teorie
e Tecniche del Colloquio Psicologico presso l'Università di Urbino).
Il libro, come dichiarato nell'introduzione,
non è stato scritto per la ristretta cerchia degli «addetti
ai lavori», e cioè per gli psicologi o i medici psicoterapeuti,
né più in generale per i professionisti della salute, siano
essi medici o psicologi di altre specialità, medici di base, terapisti,
assistenti sociali, ecc. È invece dedicato a coloro che possono
aver bisogno di (o, comunque, essere interessati a) un trattamento psicoterapico
e si propone di aiutarli a orientarsi nel vasto campo, nel «mercato»
- per usare le parole delle autrici - degli approcci e delle tecniche psicoterapeutiche
e a scegliere un terapeuta adatto, affidabile ed efficace.
Le psicoterapie prese in considerazione
sono quelle proposte in anni recenti; in generale esse si fondano sulle
intuizioni e sul lavoro di un caposcuola autorevole, talvolta un leader
carismatico, e sono discusse e criticate all'interno del mondo scientifico-professionale.
I motivi per cui sono criticate e spesso
rifiutate sono:
2. assente o insufficiente documentazione
della loro utilità ed efficacia;
3. spiegazione di molti (o di tutti) i
problemi e disturbi psicologici sulla base di un'unica causa generale e,
di conseguenza, proposta di una tecnica terapeutica unica e uguale per
tutti i problemi e per tutti i pazienti. In realtà, alcune delle nuove terapie
scontano soprattutto la loro giovinezza: stanno infatti cercando di articolare
meglio una teoria di riferimento, di specificarsi in relazione ai diversi
problemi/disturbi e di sottoporre a verifica i loro esiti.
E così il lettore troverà,
accomunati tra di loro, approcci come il counseling sciamanico, il rapimento
da parte di alieni, le esperienze di ripetizione della nascita o della
prima infanzia - che sono attivamente respinti dalla comunità scientifico-professionale
o che comunque cadranno presto nel dimenticatoio, e approcci - come la
programmazione neurolinguistica - che probabilmente troveranno un posto
tra le terapie consolidate.
Una parte di queste nuove terapie rischia
di danneggiare il paziente anche per inadeguatezze sul piano etico e deontologico;
esse, infatti, portano all'instaurarsi di una forte dipendenza dal terapeuta,
incoraggiano la sua intrusione nella vita quotidiana del paziente - anche
nei rapporti d'affari o sessuali - e richiedono di condividere un gran
numero di convinzioni, talvolta piuttosto bizzarre (dalla reincarnazione
alla possessione da parte degli spiriti o di entità aliene).
I lettori apprezzeranno la semplicità
e l'efficacia dell'esposizione, ma dovranno ricordare che molte delle realtà
rappresentate sono casi estremi, non di frequente riscontro. È vero
che le autrici si preoccupano di puntualizzare che la psicoterapia è
un modalità di cura sperimentata, utile e in molti casi indispensabile
e di precisare che gli psicoterapeuti sono «in larghissima maggioranza»
persone preparate, mature, in grado di instaurare una relazione corretta
e di portare a termine un intervento efficace. La proporzione di rassicurazioni
ai pazienti e di rappresentazione dei rischi, dei possibili abusi, delle
bizzarrie, dei danni concretamente patiti da alcune persone è, però,
tanto squilibrata in questa seconda direzione che più di qualche
lettore potrà sviluppare alla fine del libro un atteggiamento negativo
e di diffidenza verso l'intero campo della psicoterapia.
Atteggiamento negativo e di diffidenza
poco giustificato e che la psicoterapia non merita più di altre
forme di trattamento psicologico o psichiatrico. Si pensi, ad esempio,
al fatto che il principio «una causa, una cura» è attualmente
assai più diffuso nel campo della psichiatria biologica o della
psichiatria sociale. E così viene spesso affermato che, a prescindere
dalle caratteristiche di ciascun paziente, dai suoi bisogni, dal modo in
cui si struttura e si esprime il disturbo, il farmaco Prozac può
essere utile a tutti i depressi, o l’inserimento in una cooperativa sociale
di lavoro a tutti i giovani schizofrenici. Anche in termini di rischi e
di danni, non si possono dimenticare quelli, talvolta inevitabili (almeno
in effetti collaterali), delle terapie farmacologiche.
Conviene inoltre considerare che il motivo
che porta alcuni pazienti a rifiutare la psicoterapia in favore della terapia
farmacologica è lo stesso che può portarli a scegliere il
counseling sciamanico o altri bizzarri interventi: la ricerca dl una soluzione
che venga dall'esterno, rapida, che non comporti costi emotivi né
richieda di fare introspezione o di mettersi in discussione.
La persona bisognosa di psicoterapia può,
dunque, sentirsi da questo libro «serenamente orientata» a
scegliere il trattamento più adatto quanto una persona con l'ernia
al disco lo può essere da una rassegna degli errori e delle distrazioni
dei neurochirurghi e da un elenco di tecniche operatorie poco efficaci
o dannose. In questo senso, la lettura dovrebbe essere integrata con la
lettura di un altro testo, più completo ed equilibrato, sulla psicologia
clinica e sulla psicoterapia.
I lettori dovranno anche capire che alcune
affermazioni sono volutamente provocatorie, che il merito rivendicato dalle
autrici di «portare un po' di razionalità in un campo esposto
alle valutazioni passionali e di parte» è condiviso dalla
maggior parte di coloro che attualmente fanno ricerca in ambito psicoterapeutico
e che le autrici stesse mostrano nei giudizi un'inevitabile parzialità
e una qualche faziosità. Con queste avvertenze, la lettura del libro
è certamente utile non solo alle persone inesperte ma anche agli
psicologi e ai medici psicoterapeuti.
A entrambi i tipi di lettori riuscirà
interessante il confronto tra la realtà rappresentata, quella americana,
e la realtà italiana; le differenze culturali, professionali e normative
che esistono tra i due Paesi giocano certamente a nostro favore. Negli
USA la psicoterapia può essere svolta non solo dai medici e dagli
psicologi, ma anche da un gruppo, più o meno ampio e variegato,
di «operatori sociali»; l'iter formativo in psicoterapia non
è ben definito, lungo e rigoroso come in Italia. Le norme deontologiche
sono vincolanti solo per i medici e per gli psicologi iscritti alle associazioni
scientifico-professionali americane; se uno viene espulso da queste associazioni
per gravi mancanze deontologiche può tuttavia continuare a esercitare
la professione.
Di questa situazione poco regolamentata
e più libera fanno le spese ogni anno centinaia di pazienti, che
vengono privati dei loro beni, indotti ad allontanarsi dalla famiglia e
dal lavoro, esposti ad abusi sessuali, traumi e umiliazioni, spinti a tentare
il suicidio o, più semplicemente, impegnati in terapie di nessuna
utilità. Questo capita assai di rado nel nostro Paese e, quando
capita, vi si può porre rimedio in modo rapido ed efficace.
Molte delle terapie illustrate non possono,
inoltre, qualificarsi in Italia come «psicoterapie» e non vengono
svolte da psicologi o da medici; è peraltro vero che possono
trovare ospitalità e diffusione nell’area delle «pratiche
alternative», della cultura New Age oppure nel mondo della magia
o, infine, nelle sette.
La parte forse più utile del libro
è quella che incoraggia l'utente a essere più informato e
avveduto, a «contrattare» attivamente con il proprio terapeuta,
e fornisce a questo scopo utili suggerimenti; essa contiene raccomandazioni
che meritano di essere lette anche dai professionisti, come regole per
risultare un «buon» terapeuta e per svolgere una «buona»
terapia.
Senza cadere nei casi estremi esposti dalle
autrici, è comunque vero che i problemi pratici, la fretta, lo stress,
la presunzione, un malinterpretato senso di appartenenza a una impostazione
teorico-metodologica possono talvolta portare ogni terapeuta a discostarsi
da queste regole.
Nel tentativo di riassumere le regole e
di adattarle alla situazione italiana, proviamo a proporre questo elenco.
2. L'approfondimento della storia personale
del paziente e una corretta diagnosi psicologica e/o psichiatrica sono
fondamentali premesse per ogni forma di trattamento. Il terapeuta poco
interessato alla storia personale o che avvia una terapia prima di aver
approfondito il problema/disturbo probabilmente non è in grado di
fornire un aiuto adatto e specifico.
3. I problemi e/o i disturbi del paziente
devono essere adeguatamente concettualizzati e spiegati a lui, utilizzando
una terminologia comprensibile ed evitando il gergo tecnico. Anche i concetti
più complessi e specialistici possono essere, nella misura in cui
è necessario, spiegati con parole semplici.
4. Le tecniche terapeutiche utilizzate
devono avere un'efficacia dimostrata da studi cIinici; questo significa
che devono dare risultati migliori rispetto alla cosiddetta «remissione
spontanea» (il semplice trascorrere del tempo o circostanze favorevoli
della vita possono, infatti, migliorare un disturbo) e anche rispetto a
una uguale quantità di attenzione e aiuto non professionale. Il
fatto che questi risultati durino negli anni, senza ricadute, è
un importante criterio di efficacia.
5. Ogni trattamento deve documentare la
propria efficacia e cioè la capacità di ottenere risultati
con un valido rapporto tra costi (emotivi, economici, di durata nel tempo,
ecc.) e benefici; l'assenza di danni e di rischi è un importante
criterio di efficienza.
6. Dalle due precedenti emerge l'ulteriore
regola della specificità delle diverse forme di terapia: ognuna
è più indicata per determinati tipi di problemi o disturbi
e più adatta a pazienti che hanno certe caratteristiche o esprimono
determinati bisogni, poco efficace ed efficiente in altri casi. Da ciò
consegue che non esistono tecniche adatte a tutti i problemi e i disturbi
psicologici e che si possono utilizzare, in modo uguale, con tutti i pazienti.
7. Il terapeuta deve sempre considerare
la possibilità che il paziente trovi in altre forme di trattamento
un aiuto alternativo, o integrativo, più adatto ed efficace e deve
informarlo dell'esistenza di queste opportunità.
8. Il paziente ha il diritto di farsi chiarire
gli obiettivi, i costi e i tempi presumibili dell'intervento; il programma
di intervento deve essere periodicamente verificato e, se necessario, aggiustato.
9. Il paziente deve valutare in termini
concreti e in piena autonomia la qualità del proprio stato, il benessere
soggettivo, il funzionamento sociale e i cambiamenti ottenuti dalla terapia.
10. Vanno discusse solo le convinzioni
del paziente strettamente legate al problema/disturbo; il terapeuta deve
mostrare grande rispetto per le convinzioni, il sistema di valori e gli
scopi personali del paziente. Analogo rispetto meritano le sue relazioni
personali, le abitudini di vita, il lavoro, ecc.; il terapeuta deve evitare
ogni indebita ingerenza in queste aree.
11. Le norme deontologiche che tutelano
la riservatezza, evitano ogni tipo di sopruso e proibiscono il coinvolgimento
sessuale, sono parte costitutiva di una «buona» terapia. Scopo di questo libro è far conoscere
la vasta gamma di psicoterapie che vengono oggi proposte da una altrettanto
ampia varietà di operatori del campo della salute mentale. Le terapie
variano da trattamenti largamente riconosciuti e scientificamente fondati
a metodi tradizionali ma meno scientifici, a quelli che sono stati inventati
da una persona, hanno scarso fondamento scientifico e godono di poco credito
tra i professionisti. Il nostro scopo è esplorare soprattutto gli
approcci che rientrano in quest'ultimo gruppo.
Le terapie descritte in questo libro sono
state e continuano a essere controverse e noi non siamo affatto le uniche
ricercatrici che hanno esaminato e messo in discussione queste teorie e
tecniche. Definiamo alcune di queste terapie con il termine «folli»
per evidenziarne il carattere controverso, non convenzionale, «fuori»
e a volte per mostrare come appartengano a mode o entusiasmi passeggeri.
Alcune di queste terapie scompariranno presto; altre potrebbero essere
modificate perché soddisfacciano gli standard della comunità
scientifica; altre potrebbero essere fatte scomparire dalle lamentele o
dalle denunce dei clienti.
Le nostre osservazioni e i nostri studi
ci hanno portato alla conclusione che i clienti devono diventare molto
più attenti e più consapevoli dei loro diritti quando scelgono
una forma di psicoterapia o di trattamento psicologico. Hanno il diritto
di chiedere: «Questa terapia è riconosciuta e accettata dalla
comunità professionale? È basata su principi razionali e
scientifici o è il frutto delle congetture e delle convinzioni personali
di un innovatore?». Quando si ha a che fare con metodi innovativi,
il terapeuta dovrebbe informare il cliente del fatto che la procedura non
è ancora stata riconosciuta e accettata dalla comunità scientifica
o che è oggetto di controversie tra sostenitori e critici dell’approccio.
Nell'ultimo capitolo del libro si forniscono alcune linee guida e suggerimenti
per valutare le terapie e i terapeuti.
L'esperienza ci ha mostrato che questo
genere di terapie folli dà tre tipi dl risultati, che vanno dall'utile
al dannoso, a volte con combinazioni dei due. Il primo risultato è
l'effetto placebo. In questo caso il cliente crede di essere aiutato e
si può anche sentire meglio: di fatto, però, non c'è
alcun motivo scientifico o alcuna pratica clinica riconosciuta che spieghi
i risultati apparentemente positivi. Di conseguenza, i singoli clienti
possono trarre dalla stessa procedura risultati diversi, per cui alcuni
saranno convinti che sia stata di grande aiuto e altri che non lo sia stata
affatto.
Il secondo risultato è la perdita.
Il cliente può finire con il perdere molto tempo e denaro seguendo
falsi percorsi e guide. In alcuni di questi casi, i clienti possono cadere
nelle mani di terapeuti senza scrupoli che li sfruttano; in altri possono
farsi trascinare dall'entusiasmo di terapeuti poco preparati, inesperti
o eccentrici e arrivare a convincersi delle proprietà curative di
metodi o trattamenti Improbabili.
Il terzo risultato è il danno. Alcuni
clienti rischiano di essere danneggiati psicologicamente o in altri modi
- da alcune delle terapie attualmente in voga. Ogni anno un enorme numero
di persone in tutti gli Stati Uniti confidano i loro pensieri e i loro
sentimenti più intimi a un terapeuta di cui si fidano, ma che a
volte le abusa e le sfrutta. Quando ci rivolgiamo a uno specialista di
salute mentale o a qualcuno che afferma di essere esperto in questo campo,
non pensiamo al peggio; al contrario, speriamo per il meglio. Andiamo da
un terapeuta con il cuore e la mente aperti. Tuttavia, ci è capitato
di ascoltare testimonianze di storie come queste:
A Jennifer il medico consigliò
di rivolgersi alla signora W., una ipnoterapeuta, per curare i suoi mal
di testa da stress. Con numerose sedute di trance, la signora W. indusse
Jennifer a credere che il suo corpo fosse stato invaso da circa un centinaio
di uomini, animali ed entità dell'oltretomba e che questi vivessero
e facessero i capricci dentro di lei. La lunga «terapia» con
la signora W aggravò le condizioni di Jennifer, che tentò
più volte il suicidio.
Jake fu attratto da un annuncio
pubblicitario di un week-end di sopravvivenza condotto da un terapeuta
che prometteva: «Trova un nuovo e più sano Sé: non
avrai più paura né ansie». Durante il week-end, Jake
scopri che avrebbe dovuto partecipare a dei combattimenti contro alcune
cinture nere di arti marziali. Durante la lotta serale Jake rimase ferito
e riportò lesioni permanenti: ora deve seguire una lunga fisioterapia
e ha perso il lavoro.
I coniugi Johnson si rivolsero
a uno psicoterapeuta per tipiche questioni matrimoniali. Il dottor T. era
un sostenitore dei metodi aggressivi di espressione delle emozioni. Consegnò
alla coppia delle mazze di plastica e disse loro di battersi con tutta
la forza che avevano. Inizialmente i coniugi risposero timidamente, per
cui il dottor T., con urla e insulti, li incitò a metterci più
energia. Alla fine i due non soltanto si scagliarono con violenza l'uno
contro l'altro, ma si avventarono anche sui mobili dello studio del dottor
T., il quale pure ricevette qualche botta. Più tardi i coniugi Johnson
si sentirono piuttosto sciocchi e decisero di non tornare più dal
terapeuta. La settimana successiva, tuttavia, trovarono nella posta una
fattura di 5.000 dollari per i danni causati al dottor T. e al suo studio.
Carol, una giovane professionista,
fu sedotta dal suo psicoterapeuta, il dottor K., che violò così
sia il codice deontologico che la legge. Ancor prima che iniziasse la relazione,
il dottor K. la sollecitò più volte a divorziare dal marito
per stare con lui. A causa di questa relazione Carol perse l'affidamento
dei figli e, poco dopo, il dottor K. la lasciò. Più tardi
si scopri che l'uomo aveva spesso indotto le sue pazienti ad avere rapporti
sessuali con lui.
A Shari un'amica aveva raccontato
che la cosa più utile per la sua vita era stata la terapia seguita
al Centro di Rebirthing di Rocky Mountain Road. Essendo preoccupata per
il suo rapporto con i figli adolescenti, Shari telefonò al centro
per avere un appuntamento. Alla prima seduta la signora R. le disse che
poteva risolvere i problemi che aveva con i figli vivendo nuovamente il
trauma della sua nascita e crescendo un'altra volta, ma nel modo giusto
(secondo il punto di vista della signora R.). Tutto questo sarebbe stato
fatto durante un fine settimana di seduta, disse a Shari. Per prepararsi,
Shari dovette spogliarsi, sedersi sulle ginocchia della signora R. e succhiarle
il seno, che la signora R. aveva prontamente scoperto. In ogni ambito sociale si commettono abusi,
forse anche peggiori di quelli che descriviamo in questo libro. Tuttavia
riteniamo che questi soprusi, questi casi di devastante danneggiamento
emozionale ed economico, di manipolazione psicologica e a volte di abuso
fisico e sessuale, non debbano essere taciuti. Cerchiamo di mostrare le
logiche e i comportamenti discutibili che si nascondono dietro a un'apparenza
dì professionalità perché siamo convinte che la maggior
parte dell'opinione pubblica, della nostra categoria professionale e dei
mezzi di comunicazione non sappiano (e in alcuni casi - c'è da rabbrividire
al solo pensiero - chiudano un occhio) di questi abusi che dilagano nei
campi della psicoterapia e del cambiamento personale. Aggiungiamo «cambiamento
personale» perché abbiamo osservato che in realtà molte
cosiddette terapie hanno ben poco a che fare con i metodi riconosciuti
di psicoterapia e si avvicinano invece molto a teorie scientificamente
infondate di pseudopsicologia e agli approcci New Age.
Un elemento chiave per capire cosa c'è
che non va in queste situazioni è ricordare che la pratica della
psicoterapia esiste da secoli, se non millenni. Esistono metodi riconosciuti
di trattamento che funzionano e danno risultati positivi. Per esempio,
è ormai accertato il fatto che la terapia cognitiva è efficace
per il trattamento della depressione e che determinati farmaci sono utili
alle persone che soffrono di attacchi d'ansia. Esistono approcci terapeutici
noti e ampiamente utilizzati.
Esistono altre tecniche di counseling,
razionali e usate da decenni, che, sebbene non siano state convalidate
scientificamente, rispondono ai requisiti degli standard della pratica
nel campo generale della psicoterapia. Lo psicoterapeuta competente dovrebbe
disporre di un repertorio di tecniche sufficientemente vasto da poter aiutare
i clienti senza fare ricorso a teorie bizzarre o non dimostrate che potrebbero
risultare inutili, fuorvianti o dannose.
Molti studi recenti, per la maggior parte
ispirati dall’avvento dell’assistenza e sanità managerializzata,
dimostrano inequivocabilmente che la psicoterapia è efficace, ossia
che in determinate situazioni determinate terapie funzionano. Queste conclusioni
sono frutto di studi basati su dati scientifici e risultati oggettivi.
Nel corso degli anni sono stati sviluppati metodi statistici affidabili,
criteri diagnostici obiettivi e colloqui strutturati e standardizzati che
ci permettono di analizzare e valutare l'efficacia della psicoterapia.
Tuttavia, ciò che puntualmente si
riscontra in certe terapie folli è una forma di sperimentazione
di trattamenti e tecniche. Alcuni terapeuti, di fatto, giocano con metodi
non testati. Questi terapeuti non hanno il consenso informato dei clienti,
perché non li mettono al corrente dell'esistenza di approcci e metodi
alternativi di trattamento, dei possibili rischi ed effetti collaterali,
e del fatto che vengono sottoposti a procedure sperimentali non testate.
A parte il fatto che questo tipo di interazione non è etico, vi
è un inaccettabile grado di inganno. Questo, da parte del terapeuta,
può essere dovuto in parte all'incompetenza o alla mancanza di una
formazione adeguata, in parte all'avidità o al desiderio di gratificazione
personale, e in parte a malafede. Comunque, quali che siano le motivazioni
di questa condotta, nulla giustifica la sofferenza e i danni inflitti a
migliaia di persone che hanno avuto a che fare con le terapie folli e chi
le pratica.
Avvertiamo perciò l'urgente necessità
di mettere in guardia i clienti, e in generale tutte le persone, riguardo
ai possibili rischi che può nascondere un annuncio pubblicitario
che promette la crescita personale o un biglietto da visita che vi viene
dato per caso, e a quanto possa essere pericoloso dare troppa fiducia a
un terapeuta manipolatorio che vi alletta dipingendovi un'immagine del
vostro «Io ideale».
Inopportune o decisamente dannose, alcune
terapie folli sono difficili da identificare se non si fa attenzione. È
importante ricordare che non esistono cure miracolose e dall'effetto immediato
e che, se qualcosa nelle interazioni con il terapeuta non vi convince,
è meglio trovarne un altro.
In questo libro, i termini «paziente»
e «cliente» vengono utilizzati in modo intercambiabile per
indicare le persone che ricorrono alla psicoterapia, al counseling o ad
altri tipi di consulenza o aiuto.
Per comodità, il termine «terapeuta»
viene usato per indicare tutte le figure professionali che forniscono servizi
di trattamento psicologico, sebbene in alcuni casi non si definiscano come
tali. Tuttavia, per i nostri scopi, «terapeuta» viene usato
nel senso più ampio del termine, ossia come persona che fornisce
un trattamento per rimuovere la sofferenza del paziente o che assiste il
cliente in questo processo. In tutti i casi che descriviamo i nomi sono
stati cambiati per rispettare la riservatezza delle persone coinvolte.
Questi casi sono stati tratti dai cinquant'anni di lavoro come psicologa
clinica di Singer, alla quale molti ex pazienti di terapie folli si sono
rivolti per cercare di fare chiarezza sulla loro esperienza o per avere
l'assistenza di un esperto nell'intraprendere un'azione legale contro il
precedente terapeuta.
La maggior parte dei terapeuti sono ottimi
professionisti, adulti maturi che comprendono la complessità degli
esseri umani e delle loro interazioni, che interpretano secondo criteri
obiettivi. La ricerca ha dimostrato che la psicoterapia può funzionare
e funziona, purché sia basata su metodi razionali ed efficaci e
su un rapporto di fiducia tra cliente e terapeuta. Le terapie efficaci,
per dare risultati positivi, in genere non richiedono il ricorso a teorie
o tecniche straordinarie.
I buoni terapeuti sono equilibrati e si
rapportano ai pazienti in modo professionale e maturo. Non danno ordini
al paziente né esigono la sua obbedienza, ma lo aiutano a identificare
e utilizzare strategie più razionali ed efficaci per affrontare
la vita. Evitano di seguire le teorie «alla moda» e rimangono
sensibili ed equilibrati anche quando altri adottano i principi e i metodi
più bizzarri.
Molti pazienti sono stati maltrattati,
danneggiati, delusi, sfruttati o peggio da sedicenti terapeuti. Terapie
nocive sono state condotte, oltre che da veri e propri ciarlatani, impostori
e guaritori di ogni sorta, anche da laureati in psicologia. Negli anni,
molte pratiche terapeutiche e approcci si sono sviluppati e altri sono
scomparsi. Mode, tendenze e strane terapie sono andate e venute. Oggi,
però, sono più numerose che mai le terapie folli che si vanno
sviluppando nel campo eterogeneo del cambiamento personale e dell'autoaiuto.
Ci troviamo quindi in una nuova era della psicoterapia, e questo perché
non tutti i terapeuti ricevono una formazione e una supervisione adeguate,
per la carenza di osservatori obiettivi tra i professionisti del settore,
per la generale insofferenza verso le critiche e la definizione di standard
rigorosi, e per lo sviluppo della psicoterapia come un mercato privo di
regole. A chi cerca un terapeuta o un trattamento, perciò, è
quanto mai opportuno ricordare di fare attenzione.
Con questo libro, attraverso l'esplorazione
di alcuni degli assunti espliciti e impliciti che stanno alla base di diversi
approcci alla psicoterapia, ci auguriamo di incoraggiare una revisione
razionale di una serie di pratiche e tendenze e di portare del buonsenso
in un campo che sta diventando caotico e incontrollato. Ci auguriamo anche
che la lettura di questo libro aiuti il futuro cliente a essere un consumatore
informato, capace di distinguere tra terapia e fantasia.
Professore: È cercare un
gatto nero in una stanza buia.
Studente: Cos'è la filosofia?
Professore: È cercare un
gatto nero in una stanza buia e il gatto non c'è.
Studente: Cos’è la psicoterapia?
Professore: È cercare un
gatto nero in una stanza buia dove il gatto non c 'è e trovarlo.
Mio marito, i miei figli
e i miei amici si lamentavano che stavo "andando fuori di testa". Ora,
dopo essere stata ricoverata in ospedale per una crisi psicotica, mi raccontano
che mi sedevo e parlavo come una bambina, rifiutandomi di rispondere come
me stessa. Dicono che mi sedevo e mi dondolavo in avanti e indietro singhiozzando
come una bambina. Ricordo che tornavo a casa dalle sedute e raccontavo
storie assurde su cose che non mi erano mai successe ma che avevo visto
nei "film" che la terapeuta mi faceva inventare.
Dopo le sedute andavo a casa
e accusavo i miei familiari di cose inverosimili e folli. Per esempio,
dissi che la mia zia preferita faceva parte di una setta satanica cho cuoceva
bambini in garage. Oppure dissi che mia madre mi picchiava e mi rinchiudeva
in cantina per giorni. Dissi anche che una volta avevo aperto l'anta del
guardaroba di mia suocera da cui era caduto fuori il cadavere di una donna.
Adesso sono in terapia con
uno psicologo vero che mi sta aiutando a capire cosa mi è realmente
successo e perché io abbia perso il controllo della situazione Buona
parte di quanto è successo bisogna farselo raccontare da mio marito
e dai miei amici, perché ci sono molte cose del periodo precedente
al mio ricovero in ospedale che non ricordo. Ma il fatto di liberarmi
di tutti i ricordi assurdi che ho inventato o visto nei cosiddetti film
durante l'ipnosi ancora mi spaventa. A volte mi chiedo come abbia potuto
credere a quella roba e ho paura di non potermi fidare di me stessa, anche
se adesso non ho più a che fare con quella ipnoterapeuta e le sue
idee folli da più di un anno.» Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la terapia
e stata generalmente accettata come metodo per risolvere alcuni problemi
e modificare abitudini nocive, tanto che gli Stati Uniti sono stati a
volte definiti la «società psicologica» (Gross, 1978).
Questo perché in nessun'altra parte del mondo la psicologia, le
filosofie e i programmi di cambiamento di sé sono così popolari
e diffusi. Non è più necessario che una persona abbia qualche
patologia (il termine medico usato per indicare qualcosa di anormale) per
cercare aiuto o consulenza psicologica: è sufficiente che si rivolga
a qualcuno delle migliaia di terapeuti che propongono i trattamenti più
diversi.
Milioni di persone hanno bisogno di una
buona psicoterapia e la maggior parte degli operatori che forniscono questo
trattamento sono onesti e coscienziosi. Secondo una ricerca, «negli
Stati Uniti ci sono più di 250.000 terapeuti accreditati e un americano
su tre si è rivolto a uno di loro» (Bufler, 1995). Non si
sa invece quanti siano quelli che non sono né accreditati né
autorizzati, per non parlare di quelli che propongono terapie bizzarre
e che svolgono attività che hanno ben poco a che fare con quanto
viene gerneralmente definito «aiuto».
Un libro pubblicato nel 1980 (Herink, 1980)
descrive più di 250 tipi di terapia praticati all'epoca: da allora
è probabile che il numero sia raddoppiato. Tuttavia, è mancato
e manca tuttora un adeguato monitoraggio della professione in generale
e una sana critica obiettiva di determinate pratiche. Per questo motivo
si è assistito alla proliferazione di teorie e tecniche dubbie,
spesso favorita dalla risonanza data ad alcune di esse dai mezzi di comunicazione.
Molte nuove terapie si basano su ricerche
non scientifiche e a volte sull’osservazione di soli uno o due pazienti.
Di conseguenza, numerosi terapeuti e operatori del campo hanno fatto proprie
nozioni alquanto improbabili e si è diffusa una varietà di
tecniche bizzarre, ora ampiamente utilizzate nel ventaglio delle cosiddette
terapie. Tuttavia, gli stessi terapeuti ignorano come gli approcci che
adottano - i principi e le tecniche -siano fondati su miti o teorie non
dimostrate.
Quello che ci troviamo di fronte oggi è
un panorama di teorie e pratiche che, secondo i loro sostenitori, possono
essere utilizzate per trattare con successo un'infinita varietà
di sintomi e disturbi, teorie e pratiche che vanno dallo pseudo-scientifico
al ridicolo e al palesemente inverosimile. Molti terapeuti, counselor e
guaritori utilizzano, tra le altre, le seguenti tecniche:
Questo libro esplora alcune delle idee
e procedure più popolari e insensate che si sono diffuse nella nostra
società, che verranno esaminate e criticate in quanto spacciate
per trattamenti psicoterapeutici. Il nostro scopo è quello di evidenziare
i potenziali rischi che alcuni di tali metodi comportano, compreso il sempre
maggiore numero di casi di danni iatrogeni, ossia danni riportati dal paziente
e provocati dal terapeuta. Desideriamo anche mettere in guardia i clienti
riguardo al pericolo di finire nelle mani di questi presunti terapeuti,
sostenitori di tecniche che non danno al paziente alcun beneficio, ma lo
costringono comunque a pagare profumatamente lunghe e frequenti sedute.
In particolare, sono state vittime di questo
genere di terapie le donne: anziché sentirsi più forti e
autonome, alcune sono diventate più bisognose e dipendenti, sono
state sfruttate e abusate - psicologicamente e/o sessualmente – da terapeuti
attenti solo ai propri interessi. I trattamenti suggeriti ai clienti coinvolti
in terapie folli possono consistere nel fare bagni bollenti insieme al
terapeuta, nell'andare a vivere con altri suoi pazienti, nell'essere inutilmente
ospedalizzati o nell'essere sottoposti per lungo tempo a trance che interferiscono
con la loro capacità di vivere normalmente. Alcune di queste terapie
folli vengono condotte in sedute individuali con il terapeuta, altre in
gruppo con altri pazienti che secondo il terapeuta hanno lo stesso problema,
e altre ancora combinando le due modalità. Varie combinazioni di
procedure e di esperienze vengono pubblicizzate da terapeuti di ogni genere,
i quali, implicitamente o esplicitamente, dichiarano che esse danno benefici
psicologici, emozionali e sociali uguali o maggiori a quelli dati dagli
approcci tradizionali. Le persone che propongono queste terapie vanno dalla
persona laureata, esperta, onesta e qualificata, alla persona senza alcuna
preparazione. Però attenzione! Il solo fatto che alcuni terapeuti
abbiano lauree e certificati vari appesi nello studio non garantisce che
il loro lavoro e la loro condotta siano etici e professionali. È
noto come la qualità dei servizi forniti dai terapeuti laureati
possa andare dall'eccellenza alla negligenza, alla vera e propria ciarlataneria
(West e Singer, 1980). Negli Stati Uniti accade che arrivino nelle città,
come parate aeree della psicoterapia, gruppi di sedicenti terapeuti o guaritori
che reclamizzano e insegnano i loro metodi bizzarri e poi svaniscono lasciando
dietro di sé terapeuti insicuri pronti a adottare ogni teoria, anche
se bizzarra o palesemente pericolosa.
Poiché la psicoterapia nacque originariamente
dalla riflessione e dai metodi della medicina, i clienti si aspettano che
un terapeuta abbia una formazione nelle discipline della salute mentale.
Il consumatore medio, tuttavia, può rimanere confuso dalle differenze
di formazione e studi di psichiatri, psicologi, counselor e altri che si
definiscono terapeuti, consulenti o guaritori. Di seguito si descrivono
brevemente - in riferimento alla situazione negli Stati Uniti - le diverse
figure professionali che operano in questo campo.
Gli psichiatri hanno una laurea in medicina,
ottenuta in genere dopo quattro anni di studi seguiti di norma da un anno
di tirocinio. Per praticare la psichiatria occorrono quindi delle particolari
qualifiche; tuttavia, il titolo «psichiatra» può essere
utilizzato da qualsiasi medico senza l'autorizzazione di nessuno. Oltre
a fornire diversi tipi di psicoterapia (come altri operatori della salute
mentale), gli psichiatri, essendo medici, possono prescrivere farmaci.
Gli psicologi hanno una laurea in psicologia
più un anno di tirocinio in psicologia clinica, che comprende il
lavoro supervisionato in un servizio o in un ospedale.
Esiste poi un folto gruppo di terapeuti
che offrono consulenza e aiuto psicologico, emozionale, spirituale, professionale
e finanziario. In genere queste persone non hanno la formazione descritta
sopra. Questa eterogenea categoria comprende gli ipnoterapeuti, operatori
che si occupano di sviluppo personale, diversi generi di «consulenti»
personali, consiglieri spirituali, chiaroveggenti, medium, sensitivi e
persone che affermano di comunicare con gli angeli o gli spiriti, determinati
tipi di massaggiatori, e altri personaggi che sponsorizzano le loro tecniche
attraverso le pubblicazioni New Age o i passaparola. Nelle loro «terapie»,
molti tendono a usare strumenti come l'I Ching, le rune, l'astrologia,
la regressione ipnotica, le esperienze extracorporee, la chiromanzia e
altri. Spesso frequentano o propongono seminari in cui promuovono tali
tecniche.
Quando ci si rivolge a un terapeuta, in
genere ci si aspetta che questi analizzi la situazione, ponga una diagnosi,
suggerisca un trattamento e definisca lì programma necessario a
risolvere il problema. Così come una laurea non garantisce che il
terapeuta sia effettivamente di aiuto per una persona, allo stesso modo
non è detto che una determinata tecnica funzioni. Come nelle altre
interazioni umane, il rapporto che si instaura tra terapeuta e cliente
è più importante della laurea, delle qualifiche e delle altre
caratteristiche del terapeuta. Analogamente, la qualità del rapporto
tra terapeuta e cliente incide sull'esito del trattamento più della
scelta di un particolare approccio o metodo di psicoterapia. Questo è
un fatto che va tenuto presente durante tutta la lettura di questo libro,
nel quale si farà più volte accenno al livello di influenza
che un terapeuta può esercitare sui pazienti. Vogliamo anche puntualizzare
che segnaliamo e descriviamo alcune di queste terapie non perché
ci sia stato solo qualche caso di terapeuti non convenzionali o di qualche
«guaritore» non qualificato che abbiano coinvolto i clienti
in procedure improbabili o ridicole: la situazione è più
seria. Benché non ci sia possibile nominare persone o istituzioni,
numerosissime prove dimostrano che eminenti figure del campo - professori,
professionisti e istituti di istruzione e formazione molto rispettati -
sono largamente coinvolti in qualcuna di queste terapie folli, tutt'altro
che positive o innocue per i pazienti.
Per avere ulteriore conferma della diffusione
e della popolarità di quelle che di primo acchito appaiono teorie
e tecniche assurde è sufficiente una breve navigazioni in Internet.
Usate un qualsiasi motore di ricerca e digitate parole chiave come rebirthing,
Incontro ravvicinato, regressione alle vite precedenti, comunicazione facilitata
o sciamano, e vedete cosa compare: centinaia e centinaia di siti, a cui
ogni giorno se ne aggiungono di nuovi Se quello che viene pubblicizzato
e discusso in Internet può essere indicativo delle tendenze generali,
allora è opportuno leggere attentamente questo libro e utilizzarlo
come risorsa per evitare di finire nelle mani di sedicenti terapeuti innovativi.
L'incapacità del terapeuta di diagnosticare
correttamente il problema del cliente o di definire un trattamento adeguato
è un evento ricorrente nei casi descritti in questo libro. Il pericolo
nasce spesso dall'approccio «una causa, una cura» di questi
terapeuti, che ha portato molti di essi in un vicolo cieco e ha creato
infiniti problemi ai clienti.
Nella vita ci possono essere più
cause e fattori concomitanti che determinano i vari disturbi emozionali
e disagi che inducono una persona a rivolgersi a uno psicoterapeuta. I
problemi di ciascuno sono unici. Perciò, un terapeuta dovrebbe assomigliare
più a un sarto che confeziona capi su misura che non a un commerciante
che vende abiti prodotti in serie. Il sarto prende le misure del cliente,
discute e disegna con lui il taglio dell'abito, spiega quanto tempo occorre
per confezionarlo, quante prove sono necessarie e così via, in modo
che il prodotto finale vesta poi perfettamente quella persona.
Alcuni terapeuti, tuttavia, adottano un
atteggiamento per il quale operano come se ci fossero una sola causa e
una sola cura per tutti i problemi psicologici. Perciò applicano
il loro unico approccio terapeutico a tutti i clienti che si presentano
nel loro studio. Una volta uno psichiatra disse che, così come molti
cuochi sono convinti che ci sia una sola ricetta per cucinare il soufflè
(la loro), molti terapeuti sono convinti che ci sia un solo modo per risolvere
i problemi emozionali e psicologici (il loro).
L'attaccamento ad approcci terapeutici
«taglia unica» ha spesso origine da una scarsa formazione,
per cui molti studenti arrivano a conoscere e apprendere soltanto un numero
molto ridotto di metodi terapeutici. La limitatezza dell'approccio sembra
anche essere dovuta al fatto che, durante gli studi universitari, il tirocinio
o l'inserimento nel lavoro, alcuni futuri terapeuti risolvono la loro ansia
semplicemente seguendo senza discutere la teoria del supervisore più
influente, più ammirato o più temuto.
Sempre più, tuttavia, le altre fonti
di approcci «taglia unica» sono i libri di pseudopsicologia,
i seminari di un week-end e i corsi di «formazione» di sedicenti
guru. In questi casi, i principi e le convinzioni sono spesso molto radicati,
poiché il terapeuta che li propone tende a identificarsi con qualche
elemento della «nuova» filosofia: essere maltrattati, rapiti,
repressi; non sentirsi un/una vero/a uomo/donna; avere ricordi tristi della
propria infanzia. Felici di trovare una cura immediata, questi terapeuti
credono realmente che le idee «una causa, una cura» siano fondate
ed efficaci. Il fatto che il terapeuta si attacchi a una determinata teoria
preferita della personalità o del comportamento umano è molto
dannoso per il cliente. Troppo spesso a questo non viene detto che esistono
moltissime teorie psicologiche, comportamentali e della personalità,
ciascuna delle quali si regge su numerosi concetti e costrutti. Una teoria,
dopo tutto, è una formulazione basata su ipotesi: è una interpretazione,
non una verità indiscussa.
La conseguenza di questo atteggiamento
«una causa, una cura» è che le convinzioni e gli assunti
personali del terapeuta vengono inavvertitamente o deliberatamente imposti
al cliente. I terapeuti si aggrappano alle loro convinzioni utilizzandole
come spiegazione razionale per condurre una terapia scelta arbitrariamente.
Non intendiamo discutere o mettere in discussione l'esistenza degli UFO,
la reincarnazione, l'esistenza degli spiriti e altre idee sottese ad alcune
delle terapie descritte in questo libro. Quello che ci preme evidenziare
è che alcuni terapeuti rimangono affascinati e coinvolti da sistemi
di convinzioni che poi impongono ai clienti come se le idee associate a
queste credenze fossero presupposti generalmente riconosciuti e accettati
per il trattamento. Alcuni degli assunti più comuni riguardano i
seguenti temi:
2. Tutte le persone hanno avuto una o più
vite precedenti, alcuni aspetti delle quali interferiscono con quella attuale.
Un tema secondario è che varie «entità» (umane
e non), spiriti dell'aldilà, si insediano nelle persone causando
loro delle difficoltà.
3. I traumi e gli abusi subiti nella prima
infanzia sono l'origine di tutti i problemi emozionali e psicologici. Tra
questi sono compresi l'incesto e le altre forme di abuso sessuale, l'essere
stati allevati da genitori incompetenti e «tossici», e perfino
l'avere sofferto durante la traumatica esperienza della nascita. Un tema
secondario è che l'abuso sessuale sui bambini, compresa la partecipazione
a culti satanici, è diffusissimo.
4. È possibile far regredire le
persone al momento della loro nascita, farle «rinascere» e
crescere correttamente.
5. Manifestando le emozioni associate a
esperienze passate e presenti, le persone guariscono. L'idea è che
la catarsi sia terapeutica e soprattutto che il fatto di esprimere con
forza la propria rabbia o il proprio dolore sia una liberazione salutare,
una specie di lassativo per la mente.
6. Vivere nuovamente le esperienze traumatiche
aiuta le persone a guarire; per questo occorre ridare corpo e vita ai ricordi,
siano essi reali o immaginari.
7. Il terapeuta e il cliente possono avere
rapporti sessuali, perché questo fa sentire meglio il paziente e
non può in alcun modo nuocergli.
8. Nella mente umana esiste un meccanismo
che impedisce alle persone che nell'infanzia hanno subito un abuso o un
trauma di ricordare questi episodi della loro vita, e ci sono tecniche
che possono aiutare a recuperare questi ricordi bloccati. Man mano che
l'immagine di un evento emerge in modo sempre più nitido, il trauma
diventa come un film e va accettato come ricordo autentico.
9. Il mondo è pieno di poteri magici.
Tali poteri possono essere posseduti da spiriti guida e angeli, simboli
e archetipi, oggetti come cristalli e bacchette, pozioni e preparati di
erbe. Possono avere poteri magici anche alcune persone speciali o dotate. Sulla base delle loro teorie preferite,
alcuni terapeuti mettono a punto dei trattamenti (oppure li imparano a
qualche seminario) che a volte sono terribilmente semplicistici e possono
consistere in procedimenti analoghi a quelli che seguono.
2. Il terapeuta abbraccia il paziente come
fosse un bambino.
3. AI cliente viene messo un pannolino
e viene dato un biberon che deve portare sempre con sé.
4. Ora il paziente sta meglio o è
guarito. 2. Durante la trance, il paziente (guidato
dal terapeuta) regredisce a una vita precedente, descrive chi è,
dove si trova e cosa sta succedendo.
3. Il cliente cerca e identifica l'evento
traumatico che si è verificato durante quella sua vita.
4. Più tardi, discutendo con il
terapeuta, il cliente scopre come le esperienze della sua vita passata
interferiscono con quella attuale.
5. Ora il paziente sta meglio o è
guarito. 2. Il cliente si immagina di nuovo in quella
situazione e rivive le emozioni provate.
3. Il cliente «si sfoga» esprimendo
ogni pensiero, emozione o impulso che emerge e questo lo rende spontaneo
e libero.
4. Ora il paziente sta meglio o è
guarito. Una caratteristica comune delle nuove psicoterapie,
come di molte più datate, è che hanno origine da un caso
- «il caso chiave». É infatti sorprendonte scoprire
che quello che viene presentato come un fatto scientifico dimostrato è
in realtà una teoria costruita su un solo caso, che ha rivelato
al terapeuta l'«unico modo» per curare ogni psicopatologia.
[…]
Purtroppo, quando un terapeuta sostenitore
della «taglia unica» sviluppa un 'idea troppo ristretta della
causa (o della cura) di tutti (o quasi tutti) i disturbi mentali, il paziente
corre un grave rischio, perché la realtà della sua vita tende
a essere ignorata e la sua storia personale viene vista e interpretata
in funzione delle idee e delle convinzioni del terapeuta. Di fatto la vera
terapia non ha mai inizio, perché il terapeuta è troppo intento
a selezionare o reinterpretare ciò che il paziente desidera o ha
bisogno di discutere. Al paziente, perciò, vengono dette tante cose,
ma non gli viene fornito alcun aiuto né i suoi veri problemi vengono
affrontati. In un certo senso, questi pazienti diventano elementi di un
quadro che verrà poi utilizzato dal terapeuta per convalidare la
sua teoria, spesso l'approccio più in voga del momento.
Per molti terapeuti, la prima fase di approccio
al cliente è quella di farsi raccontare brevemente la loro storia
e poi tirare fuori una delle tante checklist di sintomi utilizzate nel
campo della medicina e della psicoterapia. Usando queste checklist, il
terapeuta mostra al cliente come egli, presentando numerose caratteristiche
tipiche di una persona che ha avuto determinate esperienze passate, evidentemente
soffre del disturbo X, dovuto in genere al trauma Y. In questa procedura
ci sono due aspetti discutibili:
1. Queste checklist contengono numerosi
item estremamente generici, ai quali la maggior parte delle persone risponderebbe
affermativamente. Tra gli item di tali checklist troviamo esempi come:
«Non mi piace parlare in pubblico», «Non mi piace andare
dal dentista», «Spesso mi sento stanco». Chiunque può
rispondere «sì» a molti di questi item; da essi, tuttavia,
il terapeuta conclude che il cliente soffre di un particolare disturbo.
Queste checklist assomigliano ai discorsi dei maghi o degli astrologi.
È noto come essi mettano a punto degli elenchi di affermazioni generali
in cui le persone di un certo gruppo della stessa età, sesso, etnia
o livello di istruzione si possono riconoscere. Essi, inoltre, affinano
le loro abilità interlocutorie in modo da evitare che la persona
che hanno di fronte si renda conto di quanto sta succedendo. I proponitori
delle terapie folli sembrano avere acquisito abilità simili per
confondere la visione - e le idee - dei loro pazienti.
2. Basare la diagnosi sulle risposte a
una checklist non è un modo né scientifico né accettabile
di analizzare il comportamento o di identificare i disturbi. In sostanza,
questo approccio porta a una diagnosi «preconfezionata» e ancora
una volta non tiene conto delle differenze individuali. Ponendo questo
tipo di diagnosi e dicendo al cliente: «Lei presenta molte delle
caratteristiche tipiche della persona che...», alcuni terapeuti finiscono
con l'impostare il percorso di trattamento del paziente secondo modalità
che vanno a sostenere le loro convinzioni personali e fanno questo essenzialmente
abituando il cliente ad adattarsi a modelli precostituiti. Il terapeuta
induce il paziente ad accettare la diagnosi, errata ma avvolta dalla sua
autorità.
In generale, le molte checklist di sintomi
generici oggi ampiamente utilizzate nel campo della psicoterapia tendono
a danneggiare il cliente a cui vengono somministrate, in quanto vanno più
ad avallare diagnosi errate che non a suggerire soluzioni ragionevoli e
produttive. Facendo affidamento sulle proprie convinzioni personali e su
checklist inefficaci, sempre più terapeuti adottano quello che può
essere definito come approccio del «letto di Procuste». Procuste
è un personaggio della mitologia greca che, secondo la leggenda,
costringeva le sue vittime a stare nel suo letto, allungandone le estremità
se erano troppo corte o amputandole se erano troppo lunghe. Adattando a
forza i loro pazienti alla propria teoria preferita, questi terapeuti dell'approccio
«taglia unica» mostrano essenzialmente di ignorare nel modo
più assoluto l'individualità dei clienti.
In alcune delle terapie folli descritte
in questo libro si nota come i pazienti vengano abusati e danneggiati.
Descriviamo le caratteristiche tipiche di queste terapie e i relativi effetti
senza seguire un ordine particolare, in quanto le conseguenze possono essere
diverse a seconda delle situazioni. tuttavia, si tratta sempre di conseguenze
negative.
- La maggior parte di queste terapie si
basano su miti e fantasie, non su studi scientifici che ne dimostrino l'efficacia.
I pazienti vengono indotti a credere in una specie di magia, «fede»
che, una volta sviluppata, si estende facilmente a tutti gli ambiti della
loro vita e della loro visione del mondo. Di conseguenza, anziché
basarsi sulla logica e sul buonsenso, i clienti tendono a cercare soluzioni
istantanee per ogni loro difficoltà o problema. Questo può
ripercuotersi sulla loro vita quotidiana, sul lavoro, sui rapporti con
i familiari e gli amici, sui loro studi, sulle loro varie attività
e su altri ambiti. Una donna coinvolta in una terapia di questo genere,
per esempio, anziché cercare di trovare una soluzione costruttiva
ai suoi problemi con il figlio adolescente che stava entrando nell'età
della ribellione, passava ore cercando di «visualizzare» una
famiglia felice senza accorgersi che suo figlio stava poco a poco scivolando
nella tossicodipendenza. Questo approccio di pensiero «magico»
può causare ulteriori problemi quando il cliente si rende conto
di avere perso il contatto con la realtà o di non essere più
in grado di vivere nel mondo reale.
- Si fa un sempre maggiore uso e abuso
dell'ipnosi e di altre tecniche ed esercizi che inducono uno stato di
trance, come la fantasia guidata, la meditazione, lo yoga e le tecniche
di respirazione. Alcuni di questi metodi possono essere efficaci nel contesto
di terapie «serie» e possono avere un notevole potere di guarigione.
Quando però vengono utilizzate in modo errato o eccessivo - come
spesso succede con i bizzarri e infondati approcci adottati da terapeuti
poco preparati o fissati su una determinata teoria, spesso inverosimile
- tali procedure possono avere effetti deleteri sui pazienti. I terapeuti
folli tendono a fare largo affidamento sull'ipnosi, poiché essa
rende i pazienti più suggestionabili e remissivi.
- Queste terapie fanno spesso perdere molto
tempo e denaro ai pazienti. Quando riescono a liberarsi del terapeuta folle,
e quindi dopo avere già perso tempo e denaro, i clienti si trovano
spesso a doverne investire altro per cominciare daccapo un'altra terapia.
In genere, infatti, i problemi che li avevano portati in terapia non sono
stati minimamente affrontati né tantomeno risolti e spesso la terapia
folle ne ha creati di nuovi. A volte il terapeuta interrompe bruscamente
la terapia quando il paziente non è più grado di sostenere
la spesa delle sedute. Mettere fine improvvisamente alla terapia, soprattutto
se questo succede per insistenza del terapeuta, può avere effetti
deleteri per il paziente.
- In alcuni casi i pazienti sono indotti
a fare propri dei principi religiosi o spirituali verso cui prima non avevano
alcun interesse e che potrebbero essere contrari al loro sistema di valori.
Sebbene il cliente cercasse una psicoterapia, di fatto viene portato a
una conversione religiosa. Per esempio, il fatto di essere indotti a credere
che si sono vissute più vite in passato significa sostanzialmente
accettare il concetto di reincamazione, presente nella maggior parte delle
forme di induismo ma non accettato dalle altre religioni. Adottare all'improvviso
questa convinzione nel corso della terapia può causare al paziente
profondi conflitti interiori e impedirgli di riconoscere le vere cause
delle sue difficoltà.
- Molte terapie folli si fondano su idee
errate riguardo alla memoria e alla possibilità' di rievocare ricordi.
I terapeuti che non conoscono bene la memoria e il suo funzionamento tendono
a trasmettere ai pazienti informazioni scorrette o del tutto inverosimili
e in alcuni casi arrivano a confondere i veri ricordi del cliente Ad alcuni
pazienti, per esempio, viene fatto credere che siano stati rapiti dagli
extraterrestri, un «ricordo» che essi non avevano prima di
incontrare il terapeuta e di sottoporsi a numerose sedute di ipnosi. Partendo
da questo, i clienti possono ritrovarsi con altri «ricordi»
e sviluppare una visione completamente diversa della loro vita e del loro
passato, il che può portarli alla rottura dei rapporti con la famiglia
e gli amici, i quali, come spesso succede, possono smentire queste loro
«scoperte».
- Moltissimi pazienti vengono danneggiati
con abusi sessuali, fisici ed emozionali. Veniamo a conoscenza di alcuni
di questi casi quando il cliente riesce a sottrarsi al terapeuta e lo denuncia.
La maggior parte di queste cause, tuttavia, viene composta in via extra-giudiziale,
per cui non se ne viene a sapere nulla: il terapeuta non viene «smascherato»
pubblicamente né viene sospeso dall'esercizio della professione.
Alla peggio, prende una bacchettata professionale sulle dita.
- Molti pazienti non vengono aiutati a
diventare più felici o più capaci. Al contrario, sono sempre
di più le persone sole e tormentate che rimangono invischiate in
terapie interminabili o che, finita la terapia, stanno peggio di prima.
Come abbiamo già detto, possono ritrovarsi ad avere anche problemi
nuovi creati proprio dalla terapia, problemi che vanno da gravi difficoltà
psicologiche al completo isolamento dalla famiglia. In alcuni casi si persuadono
di avere vissuto storie personali diverse da quelle reali, fantasiose o
tragiche. Una donna, per esempio, era stata convinta dal terapeuta che
in passato era stata una prostituta e che perciò ora meritava di
ammalarsi di AIDS e morire.
- Molte persone coinvolte in terapie folli
perdono la speranza e la fiducia verso i terapeuti e gli altri professionisti
dell'aiuto. Uscite da una terapia sbagliata, queste persone a volte non
cercano aiuto, di cui potrebbero invece avere bisogno. Questo può
portarle a vivere in uno stato di angoscia cronica, perché non riescono
a capire chiaramente cosa non abbia funzionato nella terapia e per certi
aspetti si sentono responsabili del fallimento.
Purtroppo regna un allarmante lassismo
tra gli operatori della salute mentale circa il monitoraggio delle procedure,
l'informazione e l'educazione dell'opinione pubblica riguardo a cosa costituisca
una buona terapia, cosa sia il comportamento negligente da parte di un
operatore, e cosa sia - o cosa confini con - la ciarlataneria. Non viene
prestata sufficiente attenzione alla condotta (illecita, dannosa, o semplicemente
folle) del terapeuta incapace, furbo o impreparato.
Quando apriamo il giornale vediamo consigli
sui film belli da vedere, i buoni libri da leggere, i cibi sani da mangiare,
ma non troviamo alcuna indicazione per valutare l’efficacia di una terapia.
Un autore (Begin, 1963) ha osservato che «non esiste un equivalente
della Food and Drug Administration che controlli l'efficacia delle terapie
e dei terapeuti e che vieti la propaganda scorretta o le pratiche dannose
nel campo della psicologia. Le procedure di selezione nelle università,
gli ordini professionali e le leggi dello Stato aiutano, ma non esercitano
sufficiente controllo sulla personalità e i metodi del terapeuta.
Fino a quando le cose staranno in questo modo, il cliente dovrà
fare molta attenzione».
Nei prossimi capitoli vedremo alcune terapie
in cui i pazienti possono rischiare di imbattersi. Alcune di esse, come
il reparenting, vengono praticate da un decennio, altre si sono affermate
negli ultimi anni e altre ancora sono assolute novità. Nella realtà,
sicuramente il numero e la varietà di terapie folli che vengono
praticate vanno ben oltre a quelle descritte in questo libro, ma ci auguriamo
che questi esempi servano al lettore per iniziare a riconoscere le caratteristiche
della psicologia dilettantesca e proteggersi da teorie e tecniche potenzialmente
pericolose.
[*] Gli autori:
Margaret Thaler Singer: Psicologa clinica e Professore al Dipartimento di Psicologia
della University of California, Berkeley, da oltre cinquant’anni si occupa
di pratica clinica, ricerca e formazione. È autrice di più
di cento articoli ed è stata insignita di numerosi premi, anche
dalla American Psychological Association, per il suo lavoro di ricerca.
Ianja Lalich: Consulente
per l'aiuto alle vittime di plagio e abuso psicologico da parte di sètte
e sedicenti carismatici, è autrice di numerose pubblicazioni e coordinatrice
di gruppi di aiuto per persone che fuoriescono da situazioni di abuso psicologico.
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