Tratto dal capitolo cinque de L'Illusione Comunitaria - La costruzione moderna delle "comunità artificiali", a cura del dr. Mario Di Fiorino. Moretti & Vitali Editori, 1998. Via Betty Ambiveri 15, 24126 Bergamo. Fax 035 321647. ISBN 88 7186 107 8. Copyright (C) 1998. Non può essere riprodotto senza il consenso esplicito dell'autore.
"Il lavaggio del cervello, come si pratica oggi, è una tecnica ibrida, che trae la sua efficacia in parte dall'uso sistematico della violenza, in parte dall'accorta manipolazione psicologica. Rappresenta la tradizione di 1984 che sta per mutarsi nella tradizione del Mondo nuovo" Se ci spostiamo dalle istituzioni psichiatriche, problematiche riguardanti la manipolazione mentale e il condizionamento hanno interessato la costruzione di altre moderne "comunità": le comunità settarie. Potrà sembrare un passaggio forzato, in realtà in Asylum di Erving Goffmann (1), vero livre de chevet per la generazione "sessantottina", vediamo citati con grande attenzione gli scritti sul "lavaggio del cervello", che si riferiscono alla manipolazione nelle prigioni cinesi (2,3,4). Riporta ad esempio la regimentazione delle
evacuazioni descritta da Hinkle e Wolff (1956) (3):
"Un aspetto del regime del loro isolamento che è in special modo oneroso per i prigionieri occidentali è costituito dalle disposizioni per l'eliminazioni di urina e feci. Il secchio di solito presente nelle celle russe è assente in quelle cinesi. In Cina vige l'abitudine di consentire di urinare e defecare solo una o due volte determinate ogni giorno, di solito al mattino dopo colazione. Il prigioniero è spinto dalla sua cella da un guardiano e gli vengono concessi approssimativamente due minuti per accovacciarsi su una latrina aperta cinese. La fretta e l'esame pubblico sono specialmente difficili da sopportare per le donne. Se i prigionieri non riescono a svolgere queste funzioni nel tempo permesso, vengono bruscamente trascinati via nelle loro celle." Cita le osservazioni di Cohen sul "benvenuto"
(l'iniziazione nei campi di prigionia cinesi), le procedure di ammissione
e i tests di obbedienza (2) o utilizza un altro brano, sempre
di Hinkle e Wolff, sulle condizioni di promiscuità (3):
"Il prigioniero può attendersi, in uno stadio della carcerazione, di trovarsi in una cella con circa altri otto prigionieri. Se era stato inizialmente isolato e interrogato, l'ingresso nella cella può avvenire poco dopo l'accettazione della sua prima "confessione"; ma molti prigionieri sono messi in celle multiple fin dall'inizio della prigionia. La cella è di solito povera e non abbastanza grande da contenere il gruppo che ospita. Ci può essere un pianale per dormire, ma i prigionieri dormono sul pavimento e quando si sdraiano sul pavimento della cella ogni pollice del pavimento è occupato. L'atmosfera è estremamente intima. La privacy è del tutto inesistente". I processi di indottrinamento e le descrizioni di vita sono impiegati da Goffmann per la sua teorizzazione dell'istituzione totale. I prigionieri di guerra che divengono Pros, proseliti, e sposano completamente la concezione comunista del mondo, vengono presi ad esempio per proporre uno dei modi di adattamento al sistema, la "conversione": "l'internato che si è convertito segue la linea più disciplinata, più moralistica e monocromatica, presentandosi come colui che mette a completa disposizione dello staff il suo entusiasmo istituzionale." Viene così "raggiunta una sorta di opportunistica combinazione di adattamenti secondari, conversione, colonizzazione e senso di lealtà di gruppo, così che l'internato si trova a disporre - in particolari circostanze - del massimo di opportunità per poter uscire finalmente e psicologicamente indenne". Annota Goffman che le istituzioni totali possono essere distinte proprio perché alcune, come "i campi di brain-washing" e gli ospedali psichiatrici progressisti, forniscono agli internati un modello di condotta, che è nel loro interesse adottare (almeno nella percezione dei sostenitori). Tuttavia i processi di spoliazione e riorganizzazione non sembrano avere effetti definitivi se non in alcune istituzioni religiose.
La metafora del lavaggio del cervello (brain-washing, cattiva traduzione del cinese hsi nao "purificare la mente") è stata impiegata agli inizi degli anni '50 in ambito giornalistico da Edward Hunter Jr., corrispondente da Hong Kong per un quotidiano di Miami, per indicare appunto il sistema di "persuasione" in uso prima nei campi cinesi poi in quelli coreani, per prigionieri non cooperatori (5). L'anno successivo il libro Brain-washing in Red China. The calculated destruction of men's minds, consacrò definitivamente il successo della espressione. Ad un opinione pubblica occidentale, impressionata dalle conversioni ottenute non più tra missionari cristiani e funzionari e ufficiali del regime nazionalista di Chang Kai Chek ma, nella guerra di Corea (1950-53), tra soldati americani, venne offerta una chiave di lettura suggestiva e convincente. Nel descrivere le giornate trascorse nei campi Hunter riporta l'utilizzo del diario come strumento per acquisire il controllo nel programma per riformare il loro pensiero (espressione più tardi consacrata da Lifton, ma già formulata da Hunter, a pag. 17). Veniva imposto ai prigionieri di scrivere e riscrivere ancora relazioni sul loro passato di controrivoluzionari e sui crimini commessi. Dopo la confessione dei propri peccati, si dovevano narrare quelli degli altri. Uno studente, che partecipa ad un campo, racconta gli espedienti usati da studenti già membri del partito per ottenere informazioni dai prigionieri. Hunter annota le tecniche per umiliare le persone, abbassando la loro autostima. Durante una esercitazione condotta in una regione rurale, la moglie di un proprietario terriero si ribella, rifiuta di spogliarsi ed è colpita con una pietra e finita. Agonizzante, intona dei sutra buddisti. Il giorno dopo l'episodio viene proposto all'attenzione degli studenti. Alcuni chiedono se la figlia della vittima sarà allevata a spese della collettività, ma viene loro risposto che essendo figlia di un proprietario terriero non rientra nella categoria di popolo. Sono riportati esempi di diari contenenti le note concise che venivano redatte. Queste annotazioni, con descrizioni di aspetti del carattere, potevano poi essere portate alla discussione nelle riunioni di gruppo e venire impiegate come un'arma per fiaccare qualsiasi uomo. Veniva favorita l'autocritica per superare le convinzioni erronee e correggere gli errori ideologici. Hunter ha sottolineato quindi l'importanza del controllo delle informazioni, dello stabilire un clima di sospetto, delle tecniche di spoliazione ed infine dell'impiego del linguaggio nella propaganda e nella manipolazione.
Nel 1956 lo psichiatra statunitense Lifton ha proposto di abbandonare l'espressione brain washing: "dietro il velo della confusione semantica rimane l'immagine del lavaggio del cervello come di un potentissimo, inspiegabile, irresistibile e magico metodo per raggiungere il controllo totale sulla mente umana" (6). Ha preferito definire il processo riforma del pensiero (thought reform), che è la traduzione del termine ufficiale del programma comunista cinese szu-hsiang kai-tsao. L'Autore ha condotto la sua ricerca ad Hong Kong nel 1954-55, intervistando 25 occidentali e 15 cinesi, che erano stati sottoposti a tecniche di indottrinamento. Gli occidentali erano quasi tutti maschi (solo 2 donne), in maggioranza europei; 13 erano missionari (12 cattolici), di età per lo più tra i 35 e i 50 anni. La riforma del pensiero consiste nella combinazione della forza esterna o della coercizione con l'appello ad un entusiasmo interiore (come attraverso un'esortazione evangelica). Il messaggio della coercizione: "Tu devi cambiare e diventare cosa ti diciamo di diventare - o altrimenti...". Altrimenti può significare ogni forma di dolore fisico o emozionale, dalla morte all'ostracismo sociale. Bettelheim aveva già scritto che nei campi di concentramento tedeschi l'intenzione era di "spezzare i prigionieri come individui e cambiarli in docili masse" (7). Il messaggio dell'esortazione: "Tu puoi cambiare, se sei una persona morale e diventare quello che noi (nel nome di una più alta autorità morale) ti diciamo di diventare." Si appella al desiderio di essere una persona buona o di migliorare a tendenze preesistenti verso vissuti di colpa e vergogna. È il metodo delle religioni o delle ideologie secolari pseudo-religiose; a rinforzare l'appello morale vengono formulate promesse di ricompense, terrene o soprannaturali. Il messaggio dell'approccio terapeutico: "Tu puoi modificare la tua condizione di malato e trovare conforto alla tua sofferenza se hai un genuino e imperioso anelito a guarire. Il messaggio della realizzazione: "Tu puoi cambiare in modo tale che sarai capace di esprimere pienamente il potenziale che possiedi" [1]. Il metodo della riforma del pensiero dosa opportunamente esortazione e coercizione: impiega la coercizione per suscitare colpa e vergogna in modo tale che queste determinino una esortazione interiore, impiega l'esortazione per stimolare la cattiva coscienza, così potente da divenire in effetti una forma di autocoercizione. Lifton ha individuato 8 variabili psicologiche che possono condurre al totalitarismo ideologico: 1) Controllo dell'ambiente. Per descrivere il controllo di ogni forma di comunicazione, l'elemento più importante dell'ambiente della riforma del pensiero, l'Autore cita le atmosfere descritte da George Orwell in 1984. 2) Manipolazione mistica. Vi è una spontaneità pianificata (apparentemente dal basso), diretta da un gruppo apertamente onnisciente (che esercita dall'alto il controllo). Può assumere un carattere quasi mistico. Un'aura mistica circonda il Partito, l'Organizzazione. 3) Richiesta di purezza politica e ideologica. L'assunto filosofico sottostante è che sia possibile raggiungere una assoluta purezza politica e idelogica: qualunque cosa sia fatta nel nome di questa purezza è alla fine morale. Vengono mosse accuse costanti di colpevolezza nel nome di un ideale che richiede devozione assoluta. 4) Culto della confessione. La confessione al di là delle sue espressioni religiose, legali e terapeutiche, diventa un culto di per se'. La confessione, in queste mani, diviene un mezzo per sfruttare le vulnerabilità personali invece che per offrire consolazione. 5) "Scienza Sacra". L'ambiente totalitario mantiene un'aura intorno ai suoi dogmi basilari, come una concezione morale che conferisce ordine all'esistenza. 6) Linguaggio ideologicamente connotato. Slogan e frasi riduttive, facilmente memorizzabili, sono impiegati per comprimere la complessità dei problemi esistenziali. 7) Dottrina sopra la Persona. L'ideologia rivoluzionaria prevede la subordinazione della persona alla dottrina. Prima di modificare il mito di fondazione di fronte alle smentite dell'esperienza (l'esame di realtà), l'ortodossia richiede che sia cambiato l'uomo pur di riaffermare il mito. 8) La dispensa dell'esistenza. Vi
è una distinzione tra chi appartiene al popolo e chi essendone fuori
è non-popolo, come scrive Lifton (l'osservazione - come abbiamo
visto - era già di Hunter). La propria esistenza è allora
dispensata dall'autorità.
Riassumerò brevemente una delle vicende presentate da Lifton, il suo incontro con Padre Luca, un sacerdote cattolico italiano, rimasto imprigionato per tre anni e mezzo. Leitmotiven dei colloqui svoltisi nell'arco di un mese, sono non il dolore e l'umiliazione dell'esperienza in cella ma il dolore e la tristezza nel lasciare la Cina. Lifton lo visita in un ospedale. Nota subito come è rimasto conquistato dalla Cina: lo vede vestito non con la tonaca ma con un abito di foggia cinese (evidentemente in quegli anni si notava) e le uniche lamentele, anche se Padre Luca si prodiga in ringraziamenti per l'ospedale, sono di non poter avere del buon cibo cinese. |
Copyright © Allarme Scientology. L'utilizzo anche parziale dei materiali di questo sito - testi, traduzioni, grafica, immagini,
digitalizzazione e impaginazione - con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, non è consentita senza il preventivo consenso
scritto del gestore del sito. Per richieste e chiarimenti contattare: allarmescientology@email.it |