Famiglia Cristiana n. 23, 14 Giugno 1998.
di FRANCO PIERINI
Il diffondersi delle "nuove religioni" è fenomeno tipico dei momenti storici di transizione. Come difendersi, però, quando uno di questi culti s’infiltra in famiglia? Come giudicare certe proposte che arrivano persino dalla scuola o dal mondo del lavoro? Ecco la mappa delle sètte nel nostro Paese e la possibile risposta. Il fenomeno delle sètte religiose o, più eufemisticamente, delle "nuove religioni", sta passando ogni giorno di più dalle strade, dalle piazze, dai luoghi di raccolta, alle prime pagine dei periodici e, adesso, anche ai rapporti di Polizia e ai documenti parlamentari. Episodi tragici come quelli dei davidiani morti nel rogo della loro fattoria nel Texas o degli esoterici suicidatisi in California per trasferirsi sulla cometa Hale Bopp, e altri casi del genere vecchi e recenti, hanno avuto l’effetto di allarmare vasti settori dell’opinione pubblica, e quindi le Polizie e i Governi di mezzo mondo. Come è avvenuto tante altre volte nel corso della Storia, il fenomeno, sempre latente nel sottofondo della società, si acutizza, emerge, si manifesta quando convergono tra loro vari fattori caratteristici delle epoche di crisi e di transizione. Oggi fanno parte della miscela la mondializzazione e il rimescolamento sociale, le comunicazioni di massa e il pluralismo culturale e, paradossalmente ma non troppo, il fallimento delle tante pretese circa la "morte di Dio". Dove sono finiti gli ateismi di Stato, i teorici della secolarizzazione e dell’eclissi del sacro? Si ritrovano nelle tendenze più stravaganti come il regionalismo esasperato (con annessa celtomania e venerazione del dio Po), come il terrorismo ecologico (e relativa New Age), come le frenesie apocalittiche di fine millennio, come le attese spasmodiche degli Ufo e degli extraterrestri, come i desideri di fuga su altre stelle e altri pianeti. E c’è sempre di mezzo un "salvatore" che promette la soluzione di tutti i problemi, ma normalmente a spese degli altri. Il cristianesimo, quando nacque e cominciò ad affermarsi, fu considerato anch’esso da ebrei e da pagani alla stregua di una "setta", di una "nuova religione". I Romani lo definivano "superstizione nuova e malefica". Fu grande merito dei Padri della Chiesa aver cercato vigorosamente ed efficacemente di dimostrare il contrario: il cristianesimo – essi proclamarono – fa parte dell’anima stessa dell’uomo, è la sua più profonda aspirazione, e si ritrova fondamentalmente in tutte le tendenze culturali e religiose dell’umanità. Dovunque – essi dicevano – nonostante difetti, colpe ed errori, esistono e operano i "semi del Verbo divino", dovunque si può scoprire un "Cristo nascosto". È bene che le Polizie facciano indagini e rapporti, è anche giusto che ne discutano Governi e Parlamenti, è del tutto naturale che se ne interessino intellettuali e mass media: il fenomeno delle sètte, delle nuove religioni non si risolve però percorrendo queste strade. Sono e saranno sempre i cristiani l’"anima del mondo" più vera, lo spirito critico più autentico e costruttivo della società. Guidati dal magistero della Chiesa, spetta loro interessarsi di tutta questa gente alla ricerca della religione perduta, cercare di comprenderli, amarli e aiutarli. Questo non deve escludere, tutt’altro, la difesa della propria fede, delle proprie sacrosante convinzioni, e l’opera di prevenzione per la serenità e l’unità della famiglia, "chiesa domestica", e della parrocchia, "chiesa locale". Ciò che non dovrebbe mai mancare, però, è la testimonianza del rispetto, del dialogo, e anche della ricerca comune, là dove essa risulti possibile, auspicabile, praticabile. In ogni caso, sembra si possano dare per scontati due aspetti del problema. Il pluralismo religioso, così come il pluralismo culturale e politico, è entrato ormai a far parte stabile del paesaggio italiano, così che, accanto alle chiese e alle cappelle, accanto alle sinagoghe, accanto alle moschee con o senza minareto, spunteranno sempre più numerose le sale di riunione delle "nuove religioni". C’è da augurarsi, allora, che tutto avvenga alla luce del sole. La sfida – è questo il secondo aspetto – consisterà dunque nel convincere tutti a confrontarsi e a testimoniarsi reciprocamente la propria disponibilità e la propria fede. La sfida consisterà nel mostrare in teoria e in pratica che siamo tutti nella stessa barca, in viaggio verso il medesimo Cristo e il medesimo Dio. Franco Pierini
Se tuo marito diventa un adepto di LUCIANO SCALETTARI
«L’indifferenza e l’intransigenza», dice don Cadei del Centro cattolico di ascolto di Bergamo, «sono sbagliate». «Meglio studiare il nuovo culto del coniuge». Questa è la storia di una coppia di Bergamo, con una bambina di tre anni. La crisi inizia quando il marito aderisce ai Testimoni di Geova. La moglie non accetta la scelta. I rapporti peggiorano e il clima familiare diventa molto conflittuale. «O me o la tua religione», dice a un certo punto la moglie. Lui sceglie la nuova fede, lei se ne va. La piccola resta col padre, ma nel tempo emerge nella bambina una crescente sofferenza psicologica, dovuta all’assenza della madre. Dopo due anni l’assistente sociale convoca i genitori: «Se non trovate una soluzione questa bambina avrà gravi turbe psicologiche», dice loro. I genitori decidono di provare a tornare insieme, per il bene della figlia. E dopo qualche anno risolvono anche il conflitto religioso, perché il marito lascia i Testimoni di Geova. «È una vicenda che abbiamo seguito al Centro cattolico di ascolto di Bergamo. E forse spiega, meglio di tanti discorsi, l’impatto devastante che ha sulla famiglia, e in particolare sui bambini, la conflittualità che spesso si crea in seguito all’ingresso di un coniuge in un gruppo religioso alternativo». Le parole sono di don Battista Cadei, responsabile del Centro di Bergamo. Sono centinaia, ormai, i casi di famiglie in difficoltà che si sono rivolte alla sua équipe. «Quando in famiglia si nota il cambiamento di atteggiamenti, di idee, di comportamenti del neoadepto, quando si nota la progressiva riduzione dei rapporti sociali abituali, i familiari reagiscono di solito in due modi: o con durezza e intransigenza, oppure con indifferenza, cioè lasciando fare. Entrambi questi modi di reagire sono sbagliati», sottolinea il sacerdote. L’esperienza degli operatori del Centro insegna, invece, che è di fondamentale importanza non interrompere il rapporto. Occorre mantenere un canale di dialogo, nel quale la prima regola è il rispetto reciproco delle idee e delle scelte. Don Cadei, in un volumetto in uscita in questi giorni (Sètte e nuove religioni. Che fare?, Edizioni Dehoniane) offre una serie di suggerimenti ai familiari preoccupati dall’adesione di un parente a una setta. Primo, è importante ottenere informazioni sul gruppo, capire di che cosa si tratta. E, contemporaneamente, comprendere anche le ragioni esistenziali che hanno spinto il proprio caro ad aderire a un "credo" diverso. «Certo», aggiunge don Battista, «studiare il nuovo culto mette i familiari nel rischio di lasciarsi troppo coinvolgere. Quindi è altrettanto essenziale fare un lavoro su sé stessi, per approfondire la propria fede e la pratica religiosa. Per molti è stata un’occasione di vera conversione. Infine, vediamo che è di grande aiuto un sostegno "esterno", come un centro di ascolto. Serve anche per confrontarsi con chi vive esperienze analoghe». Un ultimo importante suggerimento, specie se è un figlio ad aderire al gruppo religioso: niente soldi, oltre a quelli che si danno normalmente. Alcune sètte chiedono forti elargizioni in denaro, anche per molti milioni. Su questo versante il consiglio è di essere rigidi, non solo per salvare il bilancio familiare ma anche per responsabilizzare il figlio sulle sue scelte. Il problema dei minori resta il più grave: «Nelle famiglie in via di separazione», dice don Cadei, «le sofferenze, le sfide e i ricatti fra i coniugi spesso vengono giocati sulla testa dei figli. È necessario che i genitori, pur nella difficoltà del momento, facciano ogni sforzo per lasciar fuori i bambini dalle loro contese, a tutti i livelli e in tutti i modi». E in questa sorta di protezione possono essere d’aiuto anche gli insegnanti, se sono a conoscenza del problema, prestando particolare attenzione a evitare episodi di isolamento nei rapporti con i coetanei, tanto più importanti quando la famiglia è in difficoltà. «Sono d’accordo con don Cadei», aggiunge lo psicologo Maurizio Antonello, perito in molte cause di separazioni legate alle sètte, «per il bene del bambino è necessario che i genitori trovino forme di dialogo e convivenza. Ma occorre innanzitutto la volontà del coniuge che ha aderito al culto alternativo. Questa volontà spesso non c’è. In particolare nei casi in cui sono coinvolti i Testimoni di Geova, il coniuge estraneo alla congregazione di frequente si presenta a noi allargando le braccia: "Ci sono tre strade", dice, "separarsi, lasciar fare o accettare di entrare tra i geovisti". Questo di solito accade perché gli anziani della congregazione, ossia i responsabili locali, sembrano appoggiare in pieno l’intolleranza e la rigidità del coniuge settario». Luciano Scalettari
«Lo stato mette il limite del codice» di GUGLIELMO SASININI Il rapporto Sètte religiose e nuovi movimenti magici in Italia, non porta la firma di un centro studi, né di una commissione parlamentare, com’è avvenuto in Francia e in Belgio, bensì quella della Direzione centrale della Polizia di prevenzione, ovvero l’Ucigos, l’Unità centrale per le investigazioni generali e le operazioni speciali che, normalmente, si occupa di terrorismo e di eversione. Un tipico documento di Polizia, dunque, che in 105 pagine e in 70 schede descrive nei minimi dettagli che cosa sta avvenendo nel mondo misterioso delle sètte e dei movimenti magici, dalle radici del fenomeno fino ai possibili allarmi sociali. L’onorevole Giannicola Sinisi, magistrato, sottosegretario all’Interno con la delega per la Pubblica Sicurezza, ha seguìto le diverse fasi del rapporto e tiene a precisare subito che «parlare di allarme sètte non è corretto perché non corrisponde all’impostazione che abbiamo dato al nostro lavoro, e non è nemmeno la conclusione. La nostra è stata un’attività di analisi svolta a largo raggio, chiamiamola propedeutica all’attività di Polizia di prevenzione, che è nata dopo alcuni fatti di carattere internazionale come gli attentati in Giappone e negli Stati Uniti che hanno destato allarme nell’opinione pubblica».
Guglielmo Sasinini L'invenzione delle psicosette di LUCIANO SCALETTARI
Mescolano psicanalisi, religione, scienza e pratiche iniziatiche. E spesso si mascherano da scuole di formazione o addirittura da corsi per manager. Le sètte "di tendenza", ossia quelle che negli ultimi anni hanno ottenuto le maggiori adesioni, sono certamente quelle legate al variegato mondo della New Age (Nuova Era). L’antropologa Cecilia Gatto Trocchi, nel suo recente libro Nomadi spirituali (Mondadori), definisce il movimento «in espansione, complesso e articolato», la proposta esistenziale di un «sincretismo davvero stupefacente tra filosofie orientali, psicologia del profondo, visione magica del mondo, ufologia e religioni primitive». Insomma, un calderone dove bolle di tutto, e in cui ciascuno può trovare gli elementi per confezionarsi un "credo su misura". A livello statistico, la New Age presenta le più significative percentuali di crescita (si tratta comunque di circa 3.000 aderenti in Italia), seguita dai gruppi satanisti (ma in questo caso i numeri sono ancora più esigui). Le sètte che, invece, allarmano di più il ministero dell’Interno sono quelle per lo sviluppo mentale, o psicosette, non per ragioni di crescita numerica degli aderenti (c’è, ma è contenuta), quanto piuttosto per la potenziale pericolosità sociale. Secondo il rapporto «queste sètte sono ritenute le più pericolose e capaci di operare una "destrutturazione mentale" negli adepti, conducendoli spesso alla follia e alla rovina economica; per cui sono spesso definite anche "culti distruttivi"». Il censimento del rapporto cita una serie di gruppi: oltre alla nota Scientology, ci sono Life discover principles, Silva mind control, Fellowship of friends, Il Centro (Evo Cris), Centro italiano di psicologia e di ipnosi applicata, Valter bredeon seminars, Centro sipcasdia, Cultural and spiritual association (Casa), Associazione di ontopsicologia, Harmony body mind, Ergoniani. Le psicosètte «rappresentano una novità tutta occidentale», prosegue il rapporto, presentando una mescolanza di intuizioni psicanalitiche, precetti morali, metodi pseudoscientifici, pratiche iniziatiche e liturgiche «che prescindono, nella maggior parte dei casi, dalla credenza in un Essere supremo e da speculazioni escatologiche». Ciò che accomuna queste sètte è la pretesa di sviluppare appieno le potenzialità mentali e psicologiche dell’uomo attraverso la liberazione di condizionamenti mentali, malattie e infelicità. Il guaio è che spesso si mascherano sotto forma di centri psicoterapeutici, istituti di ricerca e scuole di formazione, o addirittura corsi per manager o per lo sviluppo della memoria. Il rapporto del Viminale osserva che spesso «è richiesta la frequentazione di appositi "corsi" a pagamento (piuttosto onerosi) o addirittura la devoluzione di tutti i propri beni al gruppo e un impegno a tempo pieno nelle attività dell’organizzazione». Il documento si sofferma particolarmente su Scientology: «La caratteristica del movimento che desta maggiore preoccupazione è la sua ambizione a creare una "democrazia scientologica" su base planetaria, il cui presupposto necessario è la "purificazione" di tutti gli individui; ove tale obiettivo fosse realizzato almeno all’80 per cento, non ci sarebbe più bisogno di elezioni e dibattiti politici. A chiunque si opponesse sarebbe negato lo status di cittadino». La ricerca sottolinea le gravi ripercussioni familiari nei soggetti che entrano nel movimento (che conta in Italia 7.000 aderenti): la terapia tenta di «ridurli in uno stato di totale soggezione», attuando «sistemi di condizionamento mentale». Infine, le "confessioni" degli adepti sulla propria vita privata, di solito rilasciate durante le sedute di terapia, «successivamente potranno essere adoperate contro di loro come strumenti di ricatto». Luciano Scalettari
Parla Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris «Quei corsi a scuola e in fabbrica...» di SIMONETTA PAGNOTTI
«No, tutto sommato il rapporto del Viminale non ci ha detto niente di nuovo. Credo sia stata fatta una scelta e si sia deciso di pubblicare solo una parte dei dati a disposizione. Le notizie che fornisce mi sembrano attendibili proprio perché parla solo di alcuni gruppi, quelli ritenuti più problematici dal punto di vista dell’ordine pubblico. I seguaci della religiosità alternativa, un fenomeno che noi valutiamo nella sua globalità, sono molti di più, circa l’1,5 per cento». Giuseppe Ferrari è segretario nazionale del Gris, il centro cattolico di ricerca sulle sètte. Non si sbilancia nell’esprimere la sua preoccupazione. «Credo che alcuni di questi gruppi possano essere pericolosi, sono convinto che talvolta ci siano anche legami con elementi del terrorismo. Non credo, però, ci sia una matrice in sé più pericolosa delle altre. Voglio dire che un’eventuale minaccia può venire da gruppi legati all’occultismo come dalle cosiddette dottrine per lo sviluppo del potenziale umano o anche da movimenti di matrice cristiana».
Simonetta Pagnotti |
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