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Il dopo Scientology

Riflessioni di un ex affiliato italiano sull'importante giro di boa da fare dopo aver lasciato il movimento.

© Bryce Terence, marzo 2010.

Una volta usciti da Scientology, una volta respirata l'aria di libertà ed essersi inseriti nella società, rimane ancora un passo da fare.
E' un passaggio complesso ma, a mio avviso, obbligatorio. Tutti gli ex-scientologist devono compierlo... ed è qualcosa che occorre fare da soli, essendo completamente onesti con se stessi.

Questo nella prospettiva di liberarsi per sempre di quel peso che grava sulle nostre spalle, di quel livore che ci portiamo appresso, volenti o nolenti. E' molto facile, inizialmente, dare la colpa di tutto a Scientology. Essere "plagiati" dalle innumerevoli tecniche di controllo mentale di Hubbard è una cosa piuttosto semplice da dimostrare: la tech di studio e l'etica di Scientology sembrano create ad arte per controllare l'individuo e modificare il suo pensiero, ma questo non giustifica gli anni passati all'interno del gruppo, agendo ora come boia ora come impiccato.

Mi spiego meglio. Tutti concorderanno con me (anche gli scientologist) che, durante gli anni trascorsi in Scientology, tutti noi abbiamo assistito a episodi, fatti, occasioni in cui, quello che pensavamo essere Scientology veniva pervertito, disatteso o disilluso. La ragione di questo è che le persone sono esseri umani e possono compiere errori... errori che però non sembrano importare i rami superiori di Scientology che dovrebbero correggerli o evitarli.
E così assistiamo ad etica usata come strumento di punizione e non di correzione, persone con atteggiamenti criminali che vengono lasciate sul proprio posto perché producono un sacco di denaro, abusi di potere, ed ogni altro genere di situazione sconveniente che ci vede spesso vittime. Quando la situazione si ripete o non cambia nonostante i nostri rapporti per conoscenza, ecco che, per un attimo, qualcosa dentro di noi vacilla.

Scientology propina spesso la frase "è vero ciò che è vero per te" ma, se molte persone restano "a bordo" è per fede e speranza, che poco hanno a che fare con risultati empirici. Ebbene... quando la fede vacilla, quando le nostre illusioni si scontrano contro il muro della realtà ecco che arriva il momento di andarsene, ma questo non succede.
Nel mio scritto "Il coraggio di andarsene" avevo elencato una serie di motivi per cui una persona non poteva andarsene, ma avevo trascurato il più importante: non ci si può allontanare da Scientology perché si ha bisogno di Scientology.

Qualche anno fa qualcuno aveva scritto che, per restare in Scientology con tutte le cose che si erano patite, bisognava essere davvero fuori di testa o stupidi: persone con problemi.
Ricordo che all'epoca la frase mi indispettì molto e scrissi al commentatore con rabbia spiegandogli tutte le trappole che Scientology utilizzava per costringere i propri fedeli a restare nonostante tutto. Oggi invece la mia opinione è mutata e devo dire che mi trovo piuttosto d'accordo con quella persona. La gente resta in Scientology perché ne ha bisogno: perché gode dell'importanza che gli viene data quando riceve encomi su carta pergamena, perché è contenta di avere un posto di executive quando, nella realtà normale, non era nessuno... oppure è felice di avere finalmente un gruppo con cui relazionarsi visto che in precedenza conduceva una vita solitaria.
In poche parole credo che il motivo per cui si rimanga in Scientology sia egoismo ed appagamento. Non ci importa nulla se tizio ci ha urlato contro o se abbiamo portato via gli ultimi soldi a caio e sappiamo che non avrà di che mangiare per quella settimana. Quello che conta è che Scientology completa una nostra mancanza.

Questo atteggiamento è riscontrabile anche nei famosi senior executive di RTC che hanno abbandonato Scientology. Sino a che erano loro a distribuire schiaffi e pugni tutto andava bene, quando poi la loro stessa persona è stata offesa, umiliata ed acciaccata ecco che sono scappati a gambe levate, per poi puntare il dito contro Scientology o Miscavidge.

Quello che voglio rendere chiaro è che Scientology non ti trasforma in un burattino senza mente. Quando si fanno determinate cose le si fanno in piena coscienza, così come quando si subiscono. Il motivo per cui non ce ne si allontana è che c'è qualcosa all'interno del gruppo della quale abbiamo bisogno: approvazione, considerazione, amicizia, l'idea di lavorare per qualcosa di importante... quale che sia il motivo è quello che ci trattiene, più di ogni altra cosa.

Siamo entrati in Scientology per curiosità, perché ci ha portati un amico o perché eravamo in un periodo difficile della nostra vita, ma siamo rimasti, nonostante tutto, perché qualcosa in noi non andava e Scientology riempiva in qualche modo quel vuoto. Scoprire cosa non andava in noi è, a mio avviso, un passo decisivo che la maggior parte degli ex ancora non ha compiuto, ma che ritengo fondamentale.
Perché siamo rimasti? Cosa ci dava Scientology che in noi mancava? perché mentre gli altri facevano blow noi continuavamo a restare, subendo le stesse cose?

Ognuno avrà la propria personale risposta a queste domande, così come io ho avuto la mia. Una volta fatto questo giro di boa il ritorno alla vita di tutti i giorni è decisamente più semplice ed il peso sulle nostre spalle sarà decisamente più leggero.

Bryce Terence

 
 
 
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