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I combattenti della guerra delle sette si incontrano ad un convegno di pace
 
I capi di entrambe le fazioni della disputa in corso da decenni sui pericoli sollevati dai nuovi movimenti religiosi si sono incontrati lo scorso fine settimana in un centro di ritiro sulle rive del Puget Sound.
© Di Don Lattin, San Francisco Chronicle, 1 maggio 2000.
Traduzione di Simonetta Po.
 

Seattle – Lo definiscono il “Camp David della guerra delle sette”

Ci sono stati qualche scontro turbolento e un po' delle vecchie calunnie e maldicenze, ma nel complesso si è trattato di un incontro pacifico tra defettori, devoti, famiglie a pezzi ed esperti di sette assortiti.

«Siamo giunti al punto di non prenderci più a sassate» ha detto L. Gordon Melton, direttore dell'Institute for the Study of American Religion di Santa Barbara, che per molto tempo è stato etichettato come “apologeta” dai leaders del movimento anti-sette “allarmista”.

Melton era tra i partecipanti al convegno che si è tenuto lo scorso fine settimana al Centro di Dumas Bay a sud di Seattle, sponsorizzato dalla American Family Foundation e intitolato “Le Sette e il Millennio”.

Dalla sua istituzione, 25 anni fa, la fondazione è stata prevalentemente identificata con la fazione di controllo delle sette che crede che i gruppi autoritari e “totalitari” – siano essi organizzati in forma religiosa, politica o psicoterapeutica – rappresentino un pericolo reale sia per i loro membri che per la società in generale. Hanno avuto poco in comune con l'altro campo della guerra delle sette – studiosi e attuali membri di gruppi che discutono sul fatto che la maggioranza delle sette religiose sono relativamente innocue e che la crociata contro di esse viola le garanzie costituzionali della libertà religiosa.

Gli attivisti anti-sette mettevano in guardia contro il "lavaggio del cervello" e il “controllo mentale”, mentre i loro oppositori raccontavano storie di rapimenti violenti e “deprogrammazione” forzata. La guerra ha forse raggiunto l'apice tre anni fa, quando avvocati e altre figure legate alla Chiesa di Scientology, uno dei nuovi movimenti religiosi più potenti e controversi del paese, fece causa al Cult Awarness Network fino a ridurlo alla bancarotta.

Alla fine il network, che era stato uno dei gruppi anti-sette più franchi, vide il suo nome, i suoi archivi e la sua linea di pronto intervento sotto il controllo di una campagna dominata dai membri della Chiesa di Scientology. Oggi chi telefona al Cult Awareness Network riceve informazioni e servizi di riferimento dalla Foundation for Religious Freedom, un gruppo collegato alla Chiesa di Scientology.

«Si tratta di una forma di inganno» dice Herbert Rosedale, presidente della American Family Foundation.

Tra chi fendeva la folla del convegno c'era anche Nancy O'Meara, veterana della Chiesa di Scientology e tesoriere della Foundation for Religious Freedom. Insiste che il “nuovo” Cult Awareness Network fornisce un servizio di valore ai familiari preoccupati per i loro cari che sono entrati in una setta. «Se ci chiama qualcuno per lamentarsi degli Hare Krishna andiamo a parlare con gli Hare Krishna» racconta la O'Meara. «Vogliamo aiutare le famiglie a risolvere i loro conflitti».

Da quando ne hanno preso il controllo tre anni fa, racconta la O'Meara, la loro linea telefonica di sostegno ha ricevuto circa 10.000 chiamate, di cui circa il 75% da persone interessate alle sette fondamentaliste cristiane. Ha detto che il “nuovo” Cult Awarness Network è «completamente indipendente» dalla Chiesa di Scientology, nonostante «scientologisti individuali sostengano la sua attività». Lei ed altri scientologisti non erano inclusi tra gli oratori del convegno, ha fatto notare, «ma almeno ci hanno permesso di partecipare». A condurre la riconciliazione tra i due campi opposti sono stati Michael Langone, psicologo e direttore esecutivo dell'American Family Foundation, e Eileen Barker, sociologa alla London School of Economics e fondatrice di INFORM, un ente benefico britannico che fornisce informazioni sui nuovi movimenti religiosi. Hanno riunito quattro rappresentanti di ogni campo per una sessione di pace pre-congressuale.

«Abbiamo molto in comune, e molti pregiudizi vicendevoli» ha detto la Barker, che è stata prevalentemente identificata con il campo delle libertà religiose. «Ci sono persone che pensano che io sia malvagia per il semplice fatto di essere venuta qui. E loro (la American Family Foundation) sono stati aspramente criticati per avermi invitata».

La Barker e Janja Lalich, direttore del Center for Research on Influence and Control di Alameda, sono d'accordo sul fatto che una delle maggiori differenze tra i due campi sia il «farsi domande diverse» sulle dinamiche delle sette e dei nuovi movimenti religiosi. Molti studiosi che si occupano di culti e sette si focalizzano su domande più astratte tipo come le religioni sono nate ed evolute nel tempo. Gruppi come la American Family Foundation, con sede a Naples, Florida, e il Cult Information Center, con sede a Teaneck, New Jersey, si concentrano sul danno provocato a chi entra in sette autoritarie. Trattano con l'angoscia vera delle famiglie frantumate i cui cari sono stati sottoposti a “controllo mentale” e che hanno subito conversioni religiose che hanno cambiato completamente la loro vita. Sono persone come Paul Glanville e Mike Carriker, che hanno perso moglie e figli dopo aver lasciato una chiesa nelle campagne dello stato di Washington, che descrivono come un «gruppo cristiano totalitario» e una «setta abusiva autoritaria».

«Non ho potuto partecipare al matrimonio di mia figlia, e ho una nipotina che non ho mai visto» ha raccontato Glanville, parlando alla sessione intitolata “Storie di guarigione: riaversi dal totalitarismo cristiano”. «Se un uomo potesse provare che cosa significa essere stuprate, credo sarebbe come mi sento io, adesso» ha raccontato con la voce rotta.

A complicare ulteriormente il week-end di pace è stata la presenza congiunta di credenti e recenti defettori degli stessi gruppi religiosi. Una sessione serale è stata punteggiata dallo scontro verbale tra scientologisti attuali ed ex.

Janja Lalich, ex membro di una setta politica radicale, ha detto che portare pace nella guerra tra le sette non sarà facile. «Ci stiamo immergendo in acque vietate» ha dichiarato all'ingresso del Dumas Bay Center, un ex convento cattolico sulla spiaggia del Puget Sound. «Per molte di queste persone non si tratta di qualche astratta discussione accademica. Sono state realmente danneggiate».

 
 
 
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