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Messia o pazzo? - Capitolo 1/4: La sola Speranza per l'Umanità
Di Bent Corydon e Ron Hubbard, Jr. (alias Ronald DeWolf)
© 1987 Lyle Stuart Inc. Secaucus, New Jersey, ISBN 0-8184-0444-2
© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2003-2004
I vostri prossimi trilioni di anni e l'interno futuro agonizzante di ogni uomo, donna e bambino su questo pianeta dipendono da ciò che fate qui e ora, con e in Scientology.
- L. Ron Hubbard
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Gli eventi che seguono, avvenuti nel corso del primo anno di viaggio dell'Apollo, sono una storia di avventura e di sfruttamento dell'idealismo. Si tratta di un breve spaccato della vita di Hana (Eltringham) Whitfield, una giovane donna che per molti anni lavorò lealmente e a diretto contatto con Hubbard.
Il suo vissuto è rappresentativo di quello di migliaia di altri nel corso della storia di Scientology. Hana era diventata una fanatica devota alla causa di Hubbard: una credente vera e stoica. Quando amicizie che duravano da una vita intera e anche l'amore profondo entrarono in conflitto con la Command Intention, li abbandonò.
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Hana, una donna alta con la pelle chiara, i capelli scuri e un viso dai tratti gentili, aveva diciotto anni quando, nella Rhodesia della fine degli anni '50, lesse uno dei libri di Madame Blavatsky di sua madre. In quelle pagine l'autrice profetizzava che in occidente, nel 1950, un uomo di carnagione chiara avrebbe organizzato un movimento che avrebbe portato il pianeta all'illuminazione. La profezia aveva enormemente colpito il senso di romanticismo della ragazza. Sognava di poter giocare un ruolo importante nella costruzione di un mondo in cui pace e felicità fossero una realtà. E dove la consapevolezza dei fenomeni spirituali fosse la regola piuttosto che l'eccezione.
Quando nel marzo del 1965 incontrò Scientology pensò di aver scoperto l'uomo di cui aveva parlato Madame Blavatsky. Dopo aver frequentato a Johannesburg il corso per diventare auditor decise di dedicare a quell'uomo tutta la sua devozione, e si recò a Saint Hill per frequentare il Corso di Istruzione Speciale di Saint Hill, all'epoca tenuto personalmente da Hubbard.
La prima volta che lo incontrò rimase molto impressionata. Appariva un uomo sereno, sicuro di sé, generoso e molto, molto saggio. Hana studiò per molti mesi sotto la supervisione diretta della moglie del fondatore, Mary Sue, e dello stesso Hubbard: trascorreva lunghe giornate immersa nei suoi insegnamenti. Esercitava ad esempio la serie esatta di domande che costituivano alcuni "procedimenti": seduta di fronte ad una grossa bambola di plastica che fungeva da sostituto della persona reale, la interrogava. Si pensava che quelle domande fossero molto potenti e, quando indirizzate ad una persona vera, avrebbero portato un tale scompiglio nelle sue emozioni e "forze" subconsce da poter causare un disagio considerevole, a meno di non essere "audite" in modo esperto. Indirizzava le domande proprio al centro della testa della bambola. Ogni parola veniva enunciata chiaramente e posta con la giusta quantità di intenzione.
Hana era affiancata da un "allenatore" che dava voce alla bambola e la assisteva nel corso dell'esercizio, in quel caso un "procedimento sui problemi". La ragazza avrebbe ben presto iniziato a percorrere questo procedimento su un vero "preclear", dopo avergli fatto domande sui suoi rapporti passati e presenti con il prossimo. Sarebbe andata alla ricerca di "terminali con carica", cioè di persone verso cui il soggetto provava dei turbamenti (o su cui aveva "carica"); l'idea era di liberare la persona da qualsiasi preoccupazione, fissazione o atteggiamento compulsivo su persone o cose.
Basandosi sulle reazioni del preclear e dell'E-meter avrebbe selezionato il terminale più "carico" e percorso il procedimento su di esso. Durante gli esercizi, tuttavia, i "terminali" erano rappresentati da frutti e non da persone vere.
Hana: "inventa un problema di importanza paragonabile a una mela"
Allenatore: "uhm... avere una banana sulla scrivania".
Hana: "Bene. Come potrebbe essere un problema per te?"
Allenatore: "Potrebbe essere troppo matura e attirare un sacco di moscerini".
Hana: "Ok. Puoi pensare a te stesso che se lo immagina?"
Allenatore: "Mmmm. Sì".
Hana: "Bene. Inventa un problema di importanza paragonabile alla mela..."
La stessa domanda veniva ripetuta innumerevoli volte, generalmente fino a quando il preclear raggiungeva una "cognition" o realizzazione in merito all'argomento a cui ci si era indirizzati.
Hana era affascinata dalle centinaia di procedimenti e impressionata dalla loro efficacia.
Ascoltare le lezioni di Ron e leggere i suoi molti libri era stimolante. Ron aveva un forte senso dell'umorismo e in modo chiaro e facile da capire rispondeva a domande complesse sulla vita e sul comportamento. Hana apprezzava anche il riferirsi costantemente e obbligatoriamente ai dizionari per assicurarsi di aver compreso l'esatto significato delle parole usate.
Dopo aver ottenuto il diploma del Corso di Istruzione Speciale di Saint Hill, Hana entrò nello staff. Nell'agosto del 1967, durante una missione per assistere l'Organizzazione di Los Angeles, ricevette un invito confidenziale e speciale per conto di Hubbard, il quale la invitava ad unirsi al neonato Sea Project.
Hana Eltringham:
Raggiunsi la nave a Las Palmas, una delle isole Canarie dell'Atlantico al largo delle coste del Nord Africa. La Avon River era già lì e si stava lavorando al suo riammodernamento.
LRH aveva affittato una villa sull'isola, a una decina di chilometri dal porto, e ogni pomeriggio veniva alla nave; a volte si fermava fino a tardi per controllare i lavori e parlare con l'equipaggio.
In quel periodo iniziai a rendermi conto di un aspetto di lui che non conoscevo: le sue urla furibonde - offese incredibili che scagliava a destra e a manca quando qualcosa non lo soddisfaceva.
Una volta arrivò attraversando furioso il grande steccato di legno che separava la spiaggia dalla strada. Era davvero una striscia di sabbia, un 35 metri tra la strada e il mare. Le impalcature per i lavori della nave erano lì.
Anche se lui era ancora a metà strada io stavo già dritta con il mio portablocco tra le mani, poiché all'epoca ero il Master at Arms ed era mia responsabilità che tutto andasse bene. Quando LRH imboccava lo scalandrone per salire a bordo iniziavo a tremare di paura all'idea che potesse trovare qualcosa di storto che mi era sfuggito. Bene, me ne stavo lì e lo guardavo avanzare a passo di carica lungo la spiaggia, e lui già sapeva che c'era qualcosa di storto, lo capivo dalla sua faccia che aveva già iniziato a contorcersi e ad arrossarsi. Iniziai a chiedermi "Mio Dio! Che cosa ho sbagliato stavolta?"
Lui cominciò a sbraitare, il viso in fiamme, veramente stravolto; e continuava ad urlare con quanto fiato aveva in gola. A tutto volume. Riuscivo a sentire quella voce rimbombare dappertutto. Marciò dritto verso lo scalandrone, continuando ad urlare e indicando il lato della nave dove gli operai spagnoli stavano stendendo la vernice bianca sopra la copertura di antiruggine rosso. La copertura era stata tirata sull'intero scafo, dai ponti in giù. Ron urlava e gesticolava, e indicava noi. Non riuscivo a capire che cosa non andasse. Voglio dire, gli operai stavano verniciando dall'inizio del pomeriggio, prima che lui arrivasse sulla scena. Quando guardai giù verso lo scafo non vidi nulla di sbagliato. Gli operai intanto avevano smesso di lavorare e lo guardavano intimoriti, chiedendosi che cosa stesse accadendo. Poi riuscii a decifrare le sue urla: "Guardate la vernice! Guardate la vernice!"
Allora sporsi la testa e guardai lo strato di vernice. Sembrava coperto di peli! Lo strato di vernice bianca era effettivamente peloso. In seguito scoprii che i rulli usati dagli operai erano di scarsa qualità. Stendendo la vernice le fibre si staccavano aderendo ad essa, e sembrava che la nave fosse coperta di peli.
Ron si era accorto che qualcosa non andava quando si trovava ancora a metà strada. Non dimenticherò mai quell'episodio, il fatto che da una distanza di 25 o 30 metri si fosse reso conto che qualcosa non andava.
A volte riusciva ad essere incredibilmente perspicace - lo era in modo stupefacente - ma anche completamente irrazionale: del tutto fuori di testa, pazzo.
Le negatività e gli abusi che oggi ritengo così offensivi all'epoca erano solo ombre fugaci. Li giustificavamo... In quei primi tempi del Sea Project provai emozioni così forti... quelle di cui si parla soltanto nei film. Era una cosa del tipo: eccoci qui che sfidiamo il mare con questo uomo incredibile, sapete. C'era questa sorta di misticismo che non provi nella normale vita quotidiana - il romanzo e l'avventura - era tutto così incredibilmente eccitante!
Da qualche tempo Hana Eltringham e John O'Keefe, un altro membro dedicato della Sea Org, erano profondamente innamorati l'una dell'altro: «grazie a quell'avventura la cosa era veramente esplosa. Eravamo molto uniti». Hubbard mandò O'Keefe sulla Avon River (presto ribattezzata Athena) per capitanarla fino ad una destinazione fissata.
Hana:
In seguito LRH disse di avere ordinato a John di lasciare Gibilterra e puntare a Est, e raggiungerci a Cagliari, in Sardegna. Da parte sua John giurò che non era quello il suo ordine, quanto piuttosto puntare a nord est e raggiungere la nave [Apollo] a Monaco. John quindi aveva attraversato Gibilterra facendo rotta verso nord est. Sulla Avon River insieme a lui c'era un equipaggio molto striminzito, forse 12, 15 persone al massimo. Nell'avvicinarsi alle Baleari avevano notato grosse nubi nere all'orizzonte e la tempesta in arrivo. Nessuno però (non essendo mai stati prima nel Mediterraneo) sapeva che quella zona a nord delle Baleari è nota perché vi si formano le tempeste. Un sacco di uragani nascono proprio lì. E così vi finirono dritti dentro, il peggiore uragano degli ultimi 15 anni. Ben 17 imbarcazioni andarono perse. E quella piccola vasca da bagno di nome Avon River vi finì dritta dentro. Rimasero in balia degli elementi per tre giorni di fila, riuscendo a malapena a mantenere la rotta. Per tre giorni quella barchetta fu sbattacchiata in mezzo ad onde alte dodici metri. Non riuscivano a vedere oltre gli spruzzi delle onde e le raffiche di vento cariche d'acqua. Quando sei preso in quel tipo di tempesta non riesci davvero a vedere nulla. Voglio dire, sei cieco. Sai solo che la nave salirà l'onda successiva e sai che poi andrai giù e devi mantenere la nave nella giusta posizione altrimenti ti rovesci.
Ad un certo punto in mezzo a tutto questo trambusto si ruppe il timone idraulico in plancia! La ruota di plancia è collegata ai motori e alle pompe attraverso tubi pieni di olio, così da riuscire a governare il timone. E si ruppero proprio quei tubi. C'era olio dappertutto, in plancia e così via. Per poter mantenere la nave in posizione dovettero collegare la ruota d'emergenza di poppa. Qualcuno stava al timone di poppa e qualcun altro in plancia, comunicando con un walkie talkie. L'equipaggio non dormì né mangiò per quasi tre giorni. Non era proprio possibile cucinare in quelle condizioni. E la gente vomitava dappertutto. È stupefacente che ne siano usciti!
John ad un certo punto vide in un qualche modo si erano avvicinati a Ibiza. Dal radar riuscì a capire di essere vicino a un'isola. Quando si trovavano in cima alla cresta dell'onda "vedeva" l'isola come un breve blip sul radar. Naturalmente quando erano nel cavo dell'onda non vedeva nulla. Ma John era molto in gamba. Riuscì in qualche modo a portar fuori la nave. Raccontò poi che le onde si erano allungate, quindi dovevano essersi spostati sui margini dell'uragano. E riuscì a mantenersi vicino all'isola e, nel momento giusto, a virare bruscamente a tribordo e portarsi sottovento prima di essere colpito dall'ondata successiva.
Due o tre giorni dopo aver gettato l'ancora dell'Apollo a Cagliari ricevemmo un messaggio da John in cui diceva di trovarsi in salvo a Ibiza:
«Tutto bene, siamo riusciti a metterci in salvo in porto, nave ed equipaggio sono al sicuro, abbiamo perso due salvagenti e il refrigeratore esterno, gli oblò di plancia hanno subito seri danni e anche una delle antenne è rimasta danneggiata».
Immagino che avesse inviato un cablo a Monaco per chiedere se l'Apollo fosse lì, e che gli fosse stato risposto che avevamo fatto rotta su Cagliari; così aveva inviato il suo messaggio all'ufficio del Capitano del porto sardo.
Quando LRH ebbe il messaggio uscì dai gangheri. Secondo lui non esisteva ragione al mondo per essere a Ibiza, la Avon River avrebbe dovuto puntare direttamente su Cagliari. Inviò diverse comunicazioni per ordinare a John di fare subito rotta sulla Sardegna.
La Avon River vi giunse un paio di giorni dopo. E quando arrivò, il Vecchio [1] aveva già riesaminato a sufficienza gli eventi e tratto le sue conclusioni. Quando John arrivò a Cagliari sapeva già che LRH lo aveva accusato di aver preso della droga, aveva detto che John si era sicuramente drogato quando aveva lasciato la nave a Ibiza per andare a Gibilterra visto che aveva «regolarmente duplicato [capito] male gli ordini».
Ho chiesto a Hana come valutasse l'idea che il drogato fosse Hubbard, non John O'keefe. Mi ha risposto: «in retrospettiva credo sia una buona possibilità».
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Hana:
La Avon River arrivò "zoppicando" a Cagliari. Era sporca e malmessa, e aveva proprio l'aspetto di una nave che avesse appena attraversato un uragano. LRH fece correre le messaggere avanti e indietro tra le due imbarcazioni, e retrocesse John da capitano a terzo ingegnere mettendo qualcun altro al comando. La Avon River arrivò verso mezzogiorno o nel primo pomeriggio, e le messaggere fecero la spola tra John e LRH per fargli sapere tutto ciò che voleva sapere.
Il nuovo capitano della Avon River ricevette l'ordine di salpare immediatamente per Valencia, in Spagna. LRH non volle accettare il consiglio di permettere all'equipaggio di riposare almeno una notte. Disse «No, non se lo meritano. Quella nave è in disgrazia. Sono tutti responsabili allo stesso modo». E ordinò loro di partire immediatamente.
Quella gente era esausta e glielo si poteva leggere chiaramente in viso. Avevano attraversato in pieno un uragano e navigato fino a Cagliari. Appena arrivati, avevano avuto solo il tempo di caricare un po' di provviste e carburante ed ecco l'ordine di salpare immediatamente per altri tre giorni di navigazione fino a Valencia!
Riuscii a malapena a vedere John. Rimasi molto scossa da tutta la faccenda e dal suo aspetto. Quegli occhi cerchiati di nero mi turbarono. Era dimagrito, sembrava aver perso 6 o 7 chili. Tutti avevano quell'aspetto.
Il giorno seguente noi dell'Apollo completammo i nostri cicli a Cagliari e salpammo a nostra volta per Valencia. Quando vi giungemmo la Avon River era già arrivata. LRH convocò una Commissione di Inchiesta contro John. A mia insaputa mi designò a capo di essa. LRH sapeva bene che io e John eravamo fidanzati, e quando la messaggera mi portò il documento che annunciava la Commissione di Inchiesta ero al suo fianco.
Ron si girò e con il suo mezzo sorriso mi disse «Giustizia poetica, vero?» Diedi un'occhiata al documento e vidi che ero stata designata presidente della commissione. Più sotto c'era l'elenco delle accuse contro John: "trascuratezza nell'incarico assegnato, disobbedienza agli ordini" ecc., una dopo l'altra, tutte le accuse dell'universo. Mi si torsero le budella. Avrei dovuto presiedere il giudizio dell'uomo che amavo.
Non ho mai pensato di criticare LRH... non me lo sognavo nemmeno! Era arrabbiato con John. Si sarebbe infuriato e avrebbe sfogato la sua rabbia in tutte le direzioni. E passata quella fase - che sarebbe durata da mezz'ora a un'ora - avrebbe iniziato a trovare "risposte" (risposte sue o portategli dalle messaggere, o cose del genere) e gli sarebbe passata la rabbia, trasformata in entusiastica vendetta. Avrebbe sorriso e perdio, sarebbe uscito a caccia di qualcuno. Sarebbe stato così orgoglioso di se per essere arrivato al punto in cui era arrivato. E poi, gradualmente, nel giro di un giorno o due, si sarebbe calmato.
Sapevo che avrei dovuto dire che John era colpevole. Avrei dovuto farlo assolutamente.
Non c'era scampo nonostante John non si fosse mai drogato come invece sosteneva LRH. Ma siccome l'aveva detto LRH allora era vero! E siccome quell'accusa era già elencata nel documento di convocazione della Commissione di Inchiesta, e vi era stata inclusa da Ron in persona, a nessuno di noi venne nemmeno in mente di metterla in discussione.
LRH possedeva le risposte per salvare l'Umanità. John era semplicemente l'uomo che amavo. Guardai la cosa dal punto di vista del "maggior bene per il maggior numero di dinamiche". Lo feci, anche se amavo profondamente John.
Mettemmo per iscritto le nostre conclusioni - "colpevole" - nonostante lui sostenesse di non esserlo.
Dentro di me sapevo che tutta quella cosa era ingiusta perché conoscevo John e il suo valore. Sapevo che era riuscito in un'impresa fottutamente fantastica. Mio Dio, in quell'uragano, il peggiore abbattutosi nella zona da 15 anni a quella parte, con 17 navi colate a picco. E la piccola Avon River ce l'aveva fatta nonostante avesse a bordo un equipaggio di dilettanti. E secondo Ron il suo capitano, la persona che aveva dato gli ordini per uscire da un'emergenza di quella portata - salvando la nave - sarebbe stato un drogato? Riuscite a immaginare che cosa sarebbe successo se quelle persone fossero morte? E visto che si trattava di dilettanti privi di addestramento, perché diavolo LRH li aveva addirittura mandati per mare, in primo luogo?
Comunque emettemmo un giudizio di colpevolezza e confermammo a John la condizione di tradimento.
Ora sono fermamente convinta che LRH mi avesse designata presidente della commissione perché voleva farmi rompere con John. Ma all'epoca questa considerazione mi sfuggì del tutto.
John diceva di avere ricevuto ordini verbali da LRH di fare rotta su Monaco passando per Ibiza. LRH sosteneva che in realtà erano allucinazioni di John che, dopotutto, «era un drogato». Così alla fine John lasciò la Sea Org.
Ci sono stati momenti in cui mi sono chiesta se avessi preso la decisione giusta, lasciare andare John senza seguirlo, ma erano momenti brevi anche se venivano dal profondo del cuore. Alla fine la missione superiore della Sea Org e la missione suprema in cui eravamo impegnati spazzò via velocemente ogni dubbio - troppo velocemente.
Eravamo pieni di dedizione e determinati a raggiungere il nostro obiettivo, e per quanto ci riguardava non potevamo scusare praticamente nulla. La missione in cui eravamo impegnati era talmente alta che un po' di violenza qui e un po' di ingiustizia là, e una "crocifissione" ogni tanto erano date per scontate.
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La rottura della nostra relazione fu presa come un fatto scontato. Era quel tipo di cose che dovevano succedere - ci muovevamo così velocemente, così rapidamente, su distanze così grandi che dovevi piegarti o rompere con qualcuno se volevi arrivarci in fondo. Dopo tutto, dovevamo arrivarci in fondo! Qualsiasi altra cosa doveva essere spazzata via per lasciar spazio allo scopo supremo. E questa era la considerazione che veniva prima e sopra tutto il resto.
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Bob Ross, l'uomo che nel 1951 introdusse Dianetics in Israele, non si è sbagliato di molto quando, dopo aver letto questo racconto, ha commentato: «mi ricorda l'addestramento nazista in cui ai ragazzini venivano dati due cani da addestrare e con cui vivere per un anno. Dopo di che veniva loro ordinato di uccidere quei cani».
Note:
1. In quel periodo Hubbard permetteva ancora che lo si appellasse con l'uso affettuoso del termine "Vecchio".
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