Il
mio curriculum personale comprende studi in antropologia e sociologia prima
e dopo la laurea (1961-1970) alla Brandeis University, Washington University
di St. Luis e l'Università di California a Davis.
Nel 1970 ritenni che riparare macchine
fosse più remunerativo di intraprendere la carriera universitaria,
così mi sono occupato di questa attività grosso modo per
una decina d'anni. Nel 1973, mentre attraversavo una fase di cambiamento
e confusione nella mia vita, incontrai la Chiesa di Scientology. Incuriosito
- salvo qualcosa da sistemare - trascorsi undici mesi a Los Angeles studiando
il soggetto. Incontrai la donna destinata a diventare mia moglie e il mio
partner negli affari. Questa apprese Scientology da me ed entrò
nella Chiesa poco prima di ritornare in Colorado per unirsi a me. Decidemmo
che la dottrina di Scientology avrebbe posto le basi concettuali e normative
della nostra unione.
Verso la fine del 1970 cominciai a scrivere
software per computer e, insieme a mia moglie, inaugurammo una compagnia
per commercializzare e continuare a sviluppare il prodotto che avevo creato.
Questa compagnia (senza mia moglie) è tuttora il mio lavoro.
Lasciai Los Angeles con qualche riserva,
dopo aver avuto esperienze negative come aver osservato neonati non custoditi
che strisciavano su tappeti inzuppati di urina (in un posto chiamato l'Org
Cadetti) e aver conosciuto reclutatori che incitavano chiaramente a infrangere
promesse fatte ad amici, famiglie e dipendenti ("noi possiamo maneggiarlo").
La cosa più inquietante di tutte
fu quella di comprendere che una persona, per continuare ad essere uno
Scientologo, doveva diventare un vero maestro nel giustificare alla svelta
cose come queste. Realizzai anche che la dottrina di Scientology era ritenuta
in grado di giustificare qualsiasi cosa. Ma razionalizzai questi dubbi
pensando che dopotutto quella di adoperare un linguaggio comune era una
cosa utile, almeno in principio, per favorire la comunicazione tra persone
che si affidavano l'una all'altra, e ritenni che la parte negativa di Scientology
fosse meno importante e sarebbe stata risolta in seguito, e alla fine il
risultato sarebbe stato positivo. Così, pieno di speranze, andai
via con la sincera intenzione di fare il miglior uso possibile di Scientology.
Non realizzai allora il fanatismo della
Chiesa e il venir meno della bontà d'animo nelle persone coinvolte,
né i pensieri a cui possono portare simili atteggiamenti, e non
immaginavo che i mezzi per raggiungere i fini desiderati avrebbero preso
totale precedenza sui fini in se stessi. Ma non avevo più nessun
posto dove andare, nessuna casa alla quale tornare (vedi la vignetta con
le arachidi disegnata da Charles Schultz: "Casa è dove preferiresti
trovarti quando non conosci le risposte").
Per me è stato un periodo solitario
e frustrante di isolamento intellettuale e sociale, dove la ricerca di
alternative violava di per sé le norme di un gruppo che ora comprendeva
la mia famiglia. C'era qualcosa di fondamentalmente sbagliato in tutto
questo, ma non vi era modo di comunicarlo, esplorarlo o maneggiarlo:
ogni punto di vista che divergeva dalla tech di Scientology era
inaccettabile. Divenni piuttosto strano, negativo, non comunicativo, sgradevole
e soprattutto infelice. Non capivo cosa stesse andando storto o come fare
per risolverlo.
Ero occupatissimo a scrivere software.
Rimasi in Scientology fino al 1986, diventando un Auditor di Classe
IV e facendo il Supervisore del Caso. Lavorai volontariamente per
più di un anno come Supervisore del Caso, ma non sono mai
stato di fatto un membro dello staff. La mia ultima connessione
ufficiale con Scientology avvenne alla base della Chiesa in Florida nel
1986, dove raggiunsi lo status incredibilmente alto che loro chiamano
"Livello OT V". Durante questa permanenza di quattro mesi, nonostante fossi
lì per partecipare e non come osservatore, non riuscii a far nulla
ma osservai come venivano fatti i "giochi di prestigio", ad esempio i meccanismi
di controllo che producono gli "OT" (Thetan Operante) e altri membri
del gruppo.
E un tratto capii che i lunghi anni nei
quali avevo cercato di essere un valido membro del gruppo erano stati una
cosa assurda. Scientology non era una cosa di valore: era manifestamente
distruttiva. Le razionalizzazioni e giustificazioni che mi ero fabbricato
si sbriciolarono, lasciandomi solo ad affrontare cose che in realtà
conoscevo da molto tempo, ma che avevo continuato a negare a me stesso
aggrappandomi a speranze e alla mia lealtà mal riposta.
Non ho ricevuto nessun aiuto specifico
o assistenza al distacco. Trascorsero circa tre anni prima che trovassi
gente in grado di capire attraverso cosa fossi passato. Non raccomanderei
a nessuno di aspettare tanto.
Scientology non è stata per me
un'esperienza positiva. Vorrei evitare la parola "frode" perché
questa connota un inganno deliberato e consapevole, che è raro riscontrare
in persone che vengono a loro volta ingannate, ma posso dire che le pratiche
dell'organizzazione sono basate sul raggiro. La tech è di
certo fraudolenta. Tuttavia, per quanto riguarda la maggior parte degli
Scientologist, suggerisco al suo posto la parola "trappola", nel senso
di un sistema di pensiero auto-giustificante che, una volta che si è
entrati, conduce solo più in profondità dentro di sé.
Le mie parole per descrivere l'esperienza
e il suo effetto sulla mia vita sono distrazione e sviamento
("illusione"), quest'ultima usata nel senso dei giochi di prestigio.
Il gruppo avrà pure innumerevoli
ragioni per spiegare perché non è davvero una setta o perché
la coercizione e l'inganno sono in realtà qualcosa di diverso da
quello che sembra. Ma a dispetto dei cavilli, personalmente suggerisco
che se qualcosa ha l'aspetto di un'anatra, cammina come un'anatra, parla
come un'anatra e via dicendo, allora forse la spiegazione più semplice
e ovvia meriterebbe come minimo di essere presa in considerazione.