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Le interviste non pubblicate: Richard DeMille

Allegato a "Bare Faced-Messiah - Il Volto Nudo del Messia", biografia di L. Ron Hubbard di Russell Miller. Richard DeMille fu braccio destro di Hubbard dal 1950 al 1952.

© Traduzione in italiano a cura di Simonetta Po, 2001

 

Richard DeMille fu una delle primissime reclute celebri di L. Ron Hubbard, sebbene si tratti forse più di gloria riflessa - era infatti il figlio del celebre regista Cecil B. DeMille. Richard divenne uno dei bracci destri di Hubbard durante la traumatica ascesa e caduta di Dianetics - avvenute nel giro di due anni - e vide la nascita di Scientology; partecipò anche al rapimento della moglie e della figlia di Ron. Lasciò il movimento alla metà degli anni '50 quando i dubbi sull'utilità del lavoro di Hubbard si fecero sempre più forti. I suoi ricordi sono stati raccolti e registrati da Russell Miller, autore di "Bare- Faced Messiah" la biografia non autorizzata del fondatore di Scientology. Quanto segue è la trascrizione di quell'intervista.

Chris Owen

Santa Barbara, California, 25 luglio 1986 - Nastro primo:

Avevo letto l'articolo [su Dianetics] sulla rivista Astounding Science Fiction e feci l'errore di credere che fosse stato scritto da una persona onesta. Se lo fosse stato avrebbe rappresentato un terremoto. Entrai immediatamente nel movimento, non appena la Fondazione aprì i battenti a Los Angeles, al 715 di Parkview; era inizio agosto del 1950. Andai alle conferenze, vidi Hubbard.

Più tardi quell'anno la Fondazione si trasferì al 260 di South Hoover, i locali erano molto grandi. Andai ad altre conferenze e incontrai Van Vogt, che all'epoca era un ufficiale, e mi lasciai coinvolgere sempre di più. C'era un segretario editoriale, un tizio di nome Dewey qualcosa, uno scrittore di fantascienza che traeva materiale scritto dalle conferenze e si occupava del lavoro editoriale. Iniziai anche io a fare quel lavoro e mi occupai di una delle prime pubblicazioni di conferenze. Quasi tutti erano frenetici oppure ignoranti, non c'erano molte persone che potessero fare un lavoro utile.

Il mio lavoro attirò l'attenzione di Hubbard: gli piaceva anche che fossi figlio di Cecil B. DeMille, sebbene all'epoca non me ne fossi reso conto. A lui piaceva collezionare celebrità.

Nel periodo di dissenso e scompiglio, quando Ron accusava i comunisti di voler prendere il controllo - un periodo di grande turbolenza - mi chiese di diventare il suo aiutante e ce ne andammo a Palm Springs con Sara e la bambina. Ron voleva lasciare la città e avere il tempo per riflettere. Aveva delle difficoltà con Sara. Poi tornammo a Los Angeles e circa in quel periodo Sara fuggì con Miles Hollister. Hubbard disse che le cose a Los Angeles non andavano bene e che sarebbe tornato a Elizabeth, NJ; mi disse che mi voleva con sé come luogotenente.

Risposi «OK, vengo». Fu il periodo del rapimento di Alexis. Ron e Frank Dessler (Frank era un criminale che aveva scontato la sua pena e cercava di fare il bravo - era molto nervoso - era un gangster in pensione) ... Frank doveva cercare delle baby sitter che si prendessero cura di Alexis e una giovane coppia caricò la bambina in macchina e la portò direttamente a Elizabeth, NJ, senza il permesso di Sara. Hubbard aveva intravisto la possibilità di rapire la bambina e lo fece.

Poi Ron, Frank Dessler ed io rapimmo Sara e facemmo un giro lungo e tortuoso nella California meridionale, io guidavo la Lincoln. Ci fermammo nei pressi di San Bernardino: Hubbard voleva portare Sara da uno psichiatra che testimoniasse che la donna era fuori di mente. Sara dal canto suo avrebbe voluto una valutazione medica del marito, ma Hubbard aveva a disposizione la sua truppa. Ci fu questa farsa nel cuore della notte, a Bakersfield. Credo che Hubbard non riuscisse a trovare un medico. Andammo all'ospedale di stato o di contea, non ricordo bene. Alla fine al mattino arrivammo a Yuma, in Arizona, dopo aver girato tutta notte, e loro due giunsero a un qualche tipo di accordo, non so esattamente quale. Ron mise Sara su un aereo per Los Angeles oppure le lasciò l'automobile, non ricordo esattamente. Noi salimmo su un piccolo aereo per Phoenix e poi proseguimmo per Chicago, dove Ron ebbe un colloquio con uno psichiatra e uno psicologo. Voleva avere un parere medico che dicesse che lui era a posto; sapeva che Sara voleva farlo dichiarare pazzo schizofrenico.

Andammo insieme dallo psichiatra. Fu un colloquio molto breve, lo psichiatra subodorò qualcosa, pensò di essere manipolato così fece qualche commento psichiatrico e nient'altro. Gli pagammo 10 dollari e ce ne andammo. Poi Hubbard andò da Murray Krout, un illustre psicologo diagnostico dell'epoca che gli fece fare dei test, i test Rorschach e cose del genere, e disse a Hubbard che gli avrebbe inviato un referto scritto. Il rapporto arrivò qualche tempo dopo ed era leggermente incoraggiante, parlava di un uomo di grande talento creativo sconvolto da problemi e dissensi familiari che incidevano negativamente sul suo lavoro... un rapporto positivo e innocuo. Secondo Hubbard il suo maggior valore era che non dicesse che lui era pazzo. Hubbard disse che la professione psichiatrica l'aveva scagionato. E ne era felice. Nessun giudizio psichiatrico riportato dalla cronaca ha valore, poiché i soli giudizi accessibili al pubblico furono espressi dopo il suo rifiuto a sottoporsi a ulteriori visite.

Poi da Chicago prendemmo un aereo per Elizabeth NJ, il posto più brutto del mondo, dove si trovava la sede centrale della Fondazione. La sede era diretta da Jack Maloney e da Jim [incomprensibile]. La situazione era molto meno turbolenta e arrivò anche John Campbell per un incontro. Alexis stava in una stanza di albergo con un'infermiera. Aveva 13 mesi e stava imparando a camminare.

Poi Hubbard disse che doveva andare via per scrivere il suo libro, il suo secondo libro intitolato Scienza della Sopravvivenza. Mi disse «Bene, Dick. Ce ne andiamo in Florida, dove il tempo è sempre bello». A Elizabeth nevicava.

Così Hubbard, Alexis ed io andammo a Tampa e ci mettemmo in cerca di uno stabile dove trasferire la Fondazione. Avemmo un colloquio con un agente immobiliare che era anche scrittore dilettante e dianeticista. Ci mostrò un posto bello in semi periferia. Hubbard era molto irritabile. Aveva una calibro 45 carica. Una volta bussai alla sua porta e mi aprì con la pistola in pugno. «Dick, non dovresti spaventarmi a questo modo». Eravamo in un hotel di Tampa. Mi disse: «Non mi piace l'atmosfera che c'è qui. Voglio andare dove si possa respirare liberamente. Andiamo all'Avana». Così salimmo su un aereo con la bambina e ce ne andammo a Cuba.

Era la prima volta che vedevo un aeroporto tropicale. Sorvolare quella vegetazione così lussureggiante fu un grosso cambiamento, l'aria era umida. Salimmo su un taxi e ci facemmo portare in centro, dove trovammo un hotel su Paseo Marquis [?], la via principale dell'Avana. Restammo lì un paio di notti. Alexis dormiva in camera mia, me ne occupavo io. Hubbard era riuscito ad affittare una macchina da scrivere molto vecchia, con i caratteri spagnoli. Lui in camera sua a pestare furiosamente sui tasti ed io che cercavo di dormire in mezzo a tutto quel rumore.

Era un hotel familiare e mangiavamo in una grande sala da pranzo. Volevamo stare in un posto migliore così ci rivolgemmo ad un'agenzia che ci mostrò diverse sistemazioni, compresa una fattoria dove Hemingway aveva scritto qualcosa. Alla fine affittammo un appartamento a pian terreno nel quartiere Vedado, la Beverly Hills dell'Avana. Ci trasferimmo assieme a due donne giamaicane assunte per prendersi cura della bambina, cosa che mi diede grande sollievo. Ne avevo avuto abbastanza di biberon, pannolini e tutto il resto. Adesso di Alexis si occupavano questa ragazza e sua nonna.

Restammo lì circa un mese. Stavamo alzati quasi tutta la notte con una bottiglia di rum, che al mattino era vuota, e lui dettava Scienza della Sopravvivenza su un dittafono a piccoli dischi verdi che si era portato dalla Fondazione di Los Angeles.

Ron iniziò a sentirsi molto nervoso e a dire di non sentirsi bene. Mi disse che dovevamo tornare a vivere in centro così rompemmo il contratto di affitto (il padrone si arrabbiò molto). Il mio spagnolo era molto stentato, Ron non lo parlava per nulla. Tornammo in centro al Packard Hotel, nel parco di fronte all'ingresso del porto e del carcere. Lo si poteva vedere dalle finestre dell'albergo. Hubbard continuava a stare male, credo fosse l'ulcera. Diceva che era il risultato di ipnosi da dolore e farmaci inflittagli da Sara e dal Dott. Winter. Aveva percorso engram dando comandi, somatici e iniezioni e così via. E loro gli avevano reso la pariglia. Ma credo che ciò che gli fece veramente tornare l'ulcera fosse il fatto che pensava di stare perdendo il controllo dell'organizzazione. Tutto lì.

Mandò un telegramma disperato a Don Purcell a Wichita, e Don mandò un piccolo aereo con un pilota e una ragazza che si prendesse cura della bambina. I due trascorsero la notte all'hotel e il mattino successivo ripartirono tutti e quattro per Wichita.

Io dovevo all'Avana per trascrivere i dischetti verdi del dittafono; Ron diceva che quei dischetti non sarebbero stati al sicuro negli Stati Uniti perché i comunisti volevano rubarli. Dovevo trascriverli e mandargli il materiale per posta. Restai all'hotel a lavorare per un altro mese. Mi aveva ordinato di depositare i dischetti verdi all'ambasciata americana per tenerli al sicuro, così nessuno me li avrebbe rubati dalla stanza dell'albergo. Dovevo consegnarli al Capitano Remick dell'ambasciata. Il capitano era stato ad ascoltare la storia di Hubbard sul complotto comunista, si era dimostrato molto scettico, ma Hubbard l'aveva pregato con tanto ardore che alla fine aveva accettato. Così ogni due giorni andavo all'ambasciata a prendere i dischetti su cui dovevo lavorare.

In quei giorni l'Avana era la capitale del divertimento dell'emisfero occidentale - c'era un'atmosfera era molto edonistica. Terminai il mio lavoro, mandai tutto per posta e poi andai anche io a Wichita dove incontrai Sue. Vi restai un mese. Poi Don Purcell mi licenziò. Hubbard pensava di non aver più bisogno di me e permise a Purcell di licenziarmi. Tornai a Los Angeles poi Hubbard litigò furiosamente con Purcell e se ne andò a Phoenix, da dove mi telefonò e mi riassunse. Così nel '53 lo raggiunsi a Phoenix con Mary Sue e ripresi a lavorare per lui. Alla fine cominciai ad essere sempre più dubbioso. Le sue affermazioni diventavano sempre più grosse ma i risultati restavano sempre molto scarsi. Hubbard giustificava quelle carenze dicendo che non avevamo fatto in modo esatto quel determinato gradino e cose del genere, ma che adesso avevamo un gradino nuovo e sarebbe andato tutto bene. L'intera storia si riduceva ad una piramide sempre più alta di affermazioni. Adesso avevamo una serie infinita di gradini e non c'era modo di sfuggire.

Io ero una strana combinazione tra chi cerca la risposta vera e chi odia le contraddizioni o le cose indimostrate, così iniziai a diventare critico. Un giorno Hubbard mi chiamò e disse: «Mi manchi. Perché non torni?». Espressi il mio scetticismo e lui mi disse: «Chi è che ti ha messo contro di me?». Era una sua reazione tipica. Non riusciva semplicemente a prendere in considerazione l'idea che non si fosse più convinti di qualcosa. Alla base doveva per forza esserci un complotto. Eravamo credo verso la fine del '53.

L'avevo visto per la prima volta nel 1950 durante una sua conferenza allo Shrine Auditorium. Ricordo che qualcuno gli aveva urlato: «Le tue carie si stanno aggiustando?». Hubbard aveva dei denti molto brutti, aveva sempre problemi con i dentisti e la cosa combacia con la storia degli engram - lo anestetizzavano con il gas esilarante.

La prima impressione. La mia ragazza (ora mia moglie) disse: «Non voglio aver nulla a che fare con questo sciattone». Io pensavo che Ron fosse un grand'uomo che aveva fatto questa incredibile scoperta e qualsiasi fossero i suoi difetti dovevamo perdonarglieli poiché lui aveva la risposta. Era eloquente, dava informazioni, i suoi trucchi facevano presa sulla gente. Quella sera l'auditorio era pieno zeppo, ed è un edificio molto grande.

L'impatto di Dianetics? All'inizio fu una mania nazionale, era eccitante, si diffuse in tutto il paese. Non esiste mai il momento sbagliato per un movimento settario. LRH fu la Madame Blavatsky del 1950. Lenin fu il LRH del 1917. C'è chi presenta nuove idee che cambieranno il mondo e c'è sempre qualcuno disposto a credere a quelle idee. Non esiste un momento sbagliato.

Quando lo incontrai la prima volta Ron viveva con Sara - che poi venne con noi a Palm Springs; mi preparò anche il letto. La sua casa di Palm Springs fu la prima che vidi. A Wichita viveva in una grande casa di legno a due piani, a Phoenix in una casa di campagna.

La mia impressione di Sara fu compromessa dalla relazione tra i due. Non posso dire di averla conosciuta davvero. Sapeva cantare e suonare il pianoforte, cantava Robin Adair e England's Green e Pleasant Land, canzoni che aveva probabilmente imparato al college. Era alta, allampanata, energica, portava la bambina appoggiata sull'anca. Aveva un viso piatto, una lunga falcata, non era particolarmente attraente. Il loro matrimonio era in crisi. Lui mi disse che lei se la faceva con Hollister e «non mi fido di lei».

Il matrimonio andò a rotoli perché lei non ne poteva più di Ron. Era diventata molto critica. Ron mi parlava molto di sé, ma come succede con quel tipo di persone non mi dava confidenza, mi raccontava la sua versione dei fatti, come avrei dovuto conoscerla. Mi raccontò di Jack Parsons, della magick e di quelle cose. Mi disse che un principio importante della magick, proveniente direttamente da Aleister Crowley, era: «Fai ciò che vuoi è la sola legge» - tralasciò il resto della frase: «fino a che non danneggi un'altra persona». Ne rimasi impressionato, era la prima volta che sentivo dire che la regola è fare qualsiasi cosa desideri fare.

Ron non si prendeva alcuna responsabilità per i rituali di magia nera; di essi incolpava Parsons, ma ammetteva di avervi partecipato.

Lo vidi scrivere sulle matrici per il ciclostile, quelle lastre cerate che vengono usate sui ciclostili. Scriveva direttamente in bella copia e gli uscivano perfette. Descriveva come percorrere gli engram, scriveva i bollettini. All'inizio Ron non enunciava soltanto l'idea, ma era lui stesso a battere a macchina e preparare le matrici. Le estraeva dalla scatola, le infilava nel rullo e iniziava a pestare sui tasti. Era velocissimo, davvero impressionante. Era un uomo con una capacità straordinaria di mettere le parole su carta, un virtuoso. La storia della velocità con cui scriveva i libri potrebbe essere un'esagerazione, ma un'esagerazione di qualcosa di veramente insolito. Riusciva a scrivere 25.000 parole al giorno.

Miles Hollister lavorava alla Hubbard Dianetic Research Foundation al 260 di S. Hoover, ed è lì che conobbe Sara. Lei si fidava di lui, era più giovane e abbastanza attraente.

Dopo il rapimento della bambina Sara presentò richiesta di divorzio a Los Angeles. Ron aveva rapito Alexis per cercare di prendere il controllo della situazione. Era un tentativo di usare ciò che aveva per prendere il controllo. Rapì la bambina da casa mentre Sara era fuori, e la portò ad un centro di infermiere. Non disse a Sara dove si trovava la bambina, poi assunse alcune persone per farla portare a Elizabeth. Sara riebbe la figlia solo quando andò a Wichita per il divorzio. Credo che riuscì a riaverla dopo aver accettato di divorziare e di non dire una parola contro di lui. Il divorzio fu tranquillo, testimoniai che il matrimonio aveva dei problemi e che quei problemi incidevano negativamente sulla creatività di Ron. La testimonianza di Sara non fu pesante, anzi diciamo che fu abbastanza amichevole. Avevano raggiunto un accordo.

Ron mi disse che [nella richiesta di divorzio] Sara a Los Angeles aveva detto che lui era uno schizofrenico paranoide perché così le aveva detto uno psichiatra.

Vidi le persone che presero la bambina. Fu un tentativo di impedire a Sara di fare qualcosa che avrebbe potuto danneggiarlo. Quando Ron prese la piccola non fece nulla se non esprimere un orgoglio di genitore, voleva che la bambina fosse una Clear.

Andò a Chicago perché era lì che andava l'aereo. Si fermò lì per cercare di reagire alle accuse di Sara, cioè che lui era pazzo. Questo accadde prima che le accuse fossero rese pubbliche. L'aveva sentita fare quelle accuse, voleva una testimonianza a suo favore. Derideva la psichiatria ma era anche una persona pratica e se necessario la usava.

Elizabeth era un posto davvero brutto, ma c'era molta attività. Il modo in cui Dianetics venne presentata su Astounding Science Fiction attirò gli ingegneri, era una cosa molto fisica, molto materiale, non c'era il minimo accenno alla spiritualità, era tutto meccanico e materialistico. Gli engram sono ricordi delle cellule, cose del genere. Sapeva che cosa interessava al suo pubblico.

Le persone che ne vennero attratte erano di impostazione tecnica, ingegneristica come Evans Farber. C'erano anche persone un po' folli e anche degli occultisti, per via del messaggio millenaristico, la risposta definitiva a tutti i problemi dell'uomo. Ci fu una spaccatura tra gli "ingegneri" - che in seguito fecero quadrato con Van Vogt - e i tipi spirituali che seguirono LRH, e che erano di tutt'altro stampo. In generale si trattava comunque di persone insoddisfatte dal mondo in cui vivevano e desiderose di un cambiamento rapido.

La prima spaccatura fu tra materialismo e spiritualità. Van Vogt è totalmente materialista. Molto intelligente, molto bizzarro, ha idee molto strane ma è benevolo e sincero.

Quando andai a Elizabeth con Ron alloggiavamo in hotel, la bambina era con noi.

La pistola. Spedimmo la pistola per posta a Jim di Elizabeth; l'arma era carica. La mandammo da Tampa, Ron non voleva portarla con se all'Avana. Era una persona pratica.

Nastro Numero Due:

Hubbard disse diverse volte che S&S aveva ordinato a Campbell di pubblicare qualsiasi cosa lui scrivesse. Ma credo che nessuno che conoscesse Campbell creda questa cosa; Ron lo disse tre volte ma ormai non è rimasto più nessuno che possa smentirlo.

Fu difficile portare Alexis a Cuba? Nient'affatto. In quei giorni Cuba era nota per essere un porto di mare, potevi fare quel che ti pareva. A loro non importata quel che facevi, fintanto che portavi dentro soldi. Era il centro dell'universo della corruzione. Non avevi bisogno di passaporto, era il posto dove gli americani andavano a divertirsi.

Ron non aveva intenzione di tenere la bambina, voleva soltanto usarla. Certo che era sua figlia - erano due gocce d'acqua.

A Cuba trascorreva praticamente ogni notte a dettare il libro. Quando iniziai a trascrivere il materiale pensai che fosse monotono - il libro più monotono che avesse scritto - non portava da nessuna parte. Pensai che fosse orribile. Lui invece lo riteneva vero e importante, ma in realtà era terribilmente noioso e ripetitivo.

Un giorno andammo all'ambasciata chiedendo di vedere l'ufficiale di giornata. Ci si presentò questo giovane capitano e Ron gli parlò, da ufficiale a ufficiale. L'altro disse «Beh, Mr. H. cercheremo di aiutarla». Hubbard gli aveva raccontato che c'erano in giro persone che volevano rubargli il materiale per distruggerlo e pensava di aver bisogno dell'aiuto e della protezione di un collega ufficiale.

Scrisse poi a un senatore chiedendogli di mandare a Cuba un aereo militare che lo portasse via. Era uno dei senatori anziani, qualcuno che probabilmente conosceva. Conosceva un sacco di gente a Washington. Non ottenne risposta.

Alla fine fu Purcell a mandargli l'aereo. Si erano conosciuti a Los Angeles o a Elizabeth, non ricordo, e Purcell gli aveva detto «Se mai tu avessi bisogno...».

Quando arrivai a Wichita Ron viveva con una governante che s'era già fatta delle mire su di lui, ma non durò. A lui piacevano le donne, gli piaceva andare a letto con loro e se lei restava incinta diceva a qualcun altro di occuparsene. Quando arrivai a Wichita Mary Sue era soltanto una studentessa come le altre. Mi piaceva, uscivamo insieme, parlavamo. Poco dopo si fece incastrare da Hubbard. Mi diceva che le piaceva uscire con me, ma io le risposi che dovevo tornare a Los Angeles e che ne avremmo riparlato quando fossi tornato. Ma non tornai.

Hubbard dormiva con la governante. Era una donna attraente sulla quarantina. A Ron non piaceva avere intorno donne che non potesse usare come voleva. Aveva una casa molto grande in una bella area residenziale.

Purcell era un costruttore edile di grande successo. Era magro, cronicamente costipato e voleva risolvere la sua condizione fisica con Dianetics, o almeno fu quanto mi disse Ron. La costipazione di Don era nota. Aveva un aspetto molto emaciato. Sospetto che il motivo della rottura fra i due fu che Ron voleva spendere troppi soldi, i soldi erano di Purcell che gli mise un freno. Ron si arrabbiò e se ne andò a Phoenix. Io lo raggiunsi nel 1952.

Quando arrivai a Phoenix Dianetics era già diventata Scientology, Ron viveva in una bella casa di campagna - credo con Mary Sue - e le lezioni si tenevano in città. Stetti da loro per circa una settimana poi venni rimandato a Los Angeles per lavoro, scrissi un'intera serie di materiali a complemento delle sue conferenze cercando di espandere le sue idee. Il nome dell'autore di quel materiale è "D. Folgere", termine anglosassone che significa "seguace". Lui voleva che vi scrivessi il mio nome vero, ma a me non andava.

Ron non cambiò mai.

Faceva come tutti gli altri - prometteva il paradiso, «Ho la chiave che apre quella porta. Vuoi entrare?»

La giustificazione per Dianetics era che funzionava. Occorse un po' di tempo per capire che funzionava solo fino a un certo punto.

Sapevamo che Sara non era contenta che avessimo preso la bambina. La sola pubblicità della cosa fu l'articolo comparso sul Los Angeles Times quando andammo a Cuba. Io dovevo occuparmi della sopravvivenza della bambina. «Perché dovrei tenerla in camera con me?» diceva. Lui era il leader, io il seguace. Lui dava gli ordini, io avevo il privilegio di servirlo.

Credo che Sara fosse venuta a Wichita per riprendersi la figlia, e fecero un accordo.

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Lo vidi per l'ultima volta a Phoenix nel Natale del 1953, volevo assistere a una sua conferenza. Vidi la pubblicità per delle conferenze di LRH, poi saltò fuori che si trattava di LRH Junior e mi arrabbiai. Questo accadde dopo l'ultima telefonata in cui lui voleva sapere chi mi avesse messo contro di lui.

La sua storia è piena di gente che si faceva reclutare, diventava il suo braccio destro e poi scappava. È questo che la gente non capisce di quel tipo di persone - la mancanza di affetto reale. La gente è lì per essere usata, per servire. Secondo quel tipo di persona la gente non ha importanza alcuna.

Mi chiamò da Phoenix nel mezzo della notte dicendomi: «Dick, mi manchi. Quand'è che tornerai a lavorare con me?» Alla fine quando lo rividi mi licenziò perché non gli avevo obbedito.

 
 
 
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